MERAVIGLIE MAREVEJE

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MERAVIGLIE MAREVEJE
I SIMPOSI DI VINO IN VILLA
2010
XIII FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CONEGLIANO
VALDOBBIADENE PROSECCO SUPERIORE
MERAVIGLIE
MAREVEJE
Paesaggio e lingua nel segno di Dioniso
13, 14 e 15 maggio 2010
Valdobbiadene Conegliano Susegana
ABSTRACTS
1
GIOVEDÌ 13 MAGGIO 2010, ore 20.30
PALAZZO CELESTINO PIVA, VALDOBBIADENE
PAESAGGI IN SCENA
Introduce
ALBERTO CAMEROTTO
(Università Ca' Foscari Venezia)
Tra le vigne di Aristofane: parole e simboli per la città
Solo un preludio antico. Alberto Camerotto proporrà una breve nota per introdurre le
parole e i paesaggi del teatro moderno e di oggi: attraverso uno sguardo al theatron di
Dioniso, tra lingua e paesaggi immaginari e reali della Grecia antica. Dalla commedia
politica di Aristofane, la vite, il fico, e il vino, come parole e simboli concreti per la
felicità sognata della città. Con qualche eredità nelle parole venete di oggi.
PIERMARIO VESCOVO
(Università Ca' Foscari Venezia)
Voci e idiomi nel teatro del paesaggio (tra Ruzante e Zanzotto)
Teatro del paesaggio è una definizione di Eugenio Turri, relativa a un paesaggio
antropizzato, dove il muto spazio di natura si trasforma appunto in paesaggio “per sé e
per gli uomini che lo abitano”. Un paesaggio in cui l’evocazione è anche, propriamente,
“teatro”. Ruzante – curatore degli interessi agricoli di Alvise Cornaro, scrittore-attore e
“fattore” – è sicuramente il primo personaggio che si distacca dall’utilizzo parodistico e
mimetico del dialetto nella sua ultima opera, la Lettera all’Alvarotto, dove una lingua
del profondo e del sonno, la lengua gruossa, dialoga con la lingua sottile della veglia,
l’italiano, nella dimensione del paesaggio. Gli stessi termini – tra lingua matria e patria
– a molta distanza temporale, in altri terreni letterari e in altri registri, trovano la loro
espressione più alta in Andrea Zanzotto, da un paesaggio umanizzato a un paesaggio
talora deformato e sconciato, dove il “teatro” è nelle sovrapposizioni o negli strati – ora
nei conglomerati – di molte tracce e storie.
PAOLO PUPPA
(Università Ca' Foscari Venezia)
Teatro al presente: paesaggi e dialetti sulla scena
L'intervento di Paolo Puppa riguarda la parola drammaturgica novecentesca, dialettale e
in lingua, relativa al paesaggio. Trattando di alcune presenze di rilievo nel panorama
teatrale tra due millenni, da Moscato a Lievi, da Tarantino a Erba, il contributo intende
mettere in luce l'influenza del territorio, e del paesaggio in particolare, sulla costruzione
del personaggio e sulle tipologie del plot. E ancora la relazione cerca di indagare come
la parola, in assenza o a completamento di una scenografia adatta, ospiti al suo interno il
mondo circostante visto e sentito dai protagonisti di una pièce. In appendice, qualche
passaggio sul trittico delle interviste di Marco Paolini a Rigoni Stern, Zanzotto e
Meneghello, contigue agevolmente a questo tema.
a seguire
Recital sulla scena veneta
ALL'ALBA LE STELE...
di e con Paolo Puppa
2.1
VENERDÌ 14 MAGGIO 2010, ore 17.30
SALA DEI BATTUTI, CONEGLIANO
COLLINE E CASTELLI
Omaggio a Cima da Conegliano
Introduce e coordina
GIUSEPPE BARBIERI
(Università Ca' Foscari Venezia)
Lector in loco: nuove prospettive della Pittura Veneta
Nella Pittura Veneta tra Quattrocento e Cinquecento, a partire da Giorgione, muta
l'occhio di chi guarda l'opera d'arte: da puro osservatore o contemplatore il pubblico è
invitato dall'artista a farsi lettore delle tavole, legge le figure e legge i luoghi, la natura e
i paesaggi in cui esse si trovano a vivere.
GIOVANNI CARLO FEDERICO VILLA
(Università di Bergamo - Curatore della mostra su Cima da Conegliano)
Tra cieli e sguardi. La poesia di Cima da Conegliano
L’intervento, accompagnato dalle immagini, si soffermerà a indagare quello che è stato
il fondamentale ruolo di Cima da Conegliano nell’arte veneta e, al contempo, nello
sviluppo dell’Umanesimo in laguna. Il tutto attraverso un incontro diretto con le sue
maggiori invenzioni raccontate anche in quanto celato dalla pellicola pittorica. Svelando
così il disegno sottostante, strumento essenziale della sua altissima arte, in un incontro
che sarà di immagini, sguardi, panneggi, di una pittura indagata nel dettaglio di un fare
artistico alla base del colore veneziano e della rivoluzione paesistica all’aprirsi del
Cinquecento.
MARTA MAZZA
(Soprintendenza B.S.A.E. Veneto)
Meraviglie e tutela tra il territorio e la pittura
L’attività di tutela propone un quotidiano confronto con opere-palinsento, su cui si sono
sedimentate nel tempo le tracce di interventi conservativi o trasformativi e le alterazioni
dovute ai più svariati fattori ambientali. Spesso la discriminazione fra gli strati si
configura quale difficile scelta critica, oltre che tecnica; ma a volte, in premio, si ottiene
la meraviglia di un disvelamento: i colori tornano a squillare intensi e luminosi, le forme
riacquistano correttezza.
Nelle opere che Cima da Conegliano realizza per il suo territorio d’origine, torna a
essere chiaro l’innato, sincero affetto: attraverso la Pala del Duomo di Conegliano, il
Trittico già a Navolè di Gorgo al Monticano e il Polittico di San Fior, l’assoluta
continuità tra arte e contesto si esprime ancora – nonostante talune irreversibili
trasformazioni – a livelli di irripetibile eccellenza.
LUCA BALDIN
(Direttore della Fondazione Mazzotti)
Il paesaggio come infrastruttura: tutela attiva e partecipazione
Rimaniamo spesso incantati dallo splendore delle colline del Prosecco, tra Conegliano e
Valdobbiadene, e certamente la qualità paesaggistica della zona è componente non
trascurabile sia dell'identità locale che del successo dei suoi magnifici frutti. Il
paesaggio tuttavia non è dato una volta per sempre: muta, col mutare dell'uomo e della
società, e dall'uomo dipende, poiché non vi è paesaggio senza un uomo che guarda. Per
quanto la cosa ci possa piacere o meno, l'attuale distesa di colline ricorda soltanto
lontanamente i fondali dei dipinti di Cima.
Ma se il paesaggio è una variabile dell'interazione tra emergenze storiche ed esigenze
della contemporaneità (e in tal senso è una infrastruttura), ciò non significa
necessariamente che si debba andare al guasto; anzi, l'affrancamento dai bisogni primari
pone altri obiettivi all'abitante di queste colline, altre sfide, altre consapevolezze. La
prima delle quali è che tutti, in misura diversa incidono sulla qualità del paesaggio e
quindi della vita, e che quindi la tutela del paesaggio si può esprimere soltanto sulla
base di valori condivisi e partecipati. Ma anche che chi abita e custodisce questi luoghi
oggi, e ancor più domani, ha una responsabilità più grande, che è quella di
salvaguardare la strepitosa green belt che si profila oramai con sempre maggiore
chiarezza ai margini di quella grande città metropolitana e diffusa che è il Veneto
centrale.
2.2
VENERDÌ 14 MAGGIO 2010 - ore 21.00
CONVENTO DI SAN FRANCESCO, CONEGLIANO
CON GLI OCCHI DI DIONISO
Il vino e il cinema
Introduce e coordina
LUCIANO DE GIUSTI
(Università di Trieste)
Vino e paesaggio veneto nel cinema
Nella storia del cinema italiano il motivo del vino conosce una particolare declinazione
e piegatura all'interno dei film di ambientazione veneta. A introdurlo come un elemento
ricorrente dei racconti filmici le cui storie gravitano nel paesaggio veneto sono
soprattutto gli sceneggiatori che hanno avuto le loro origini e formazione nella cultura
di questa regione, come, ad esempio Rodolfo Sonego e Luciano Vincenzoni. Nei film
da loro scritti si trovano alcuni gustosi esempi della lunga teoria di libagioni
cinematografiche.
MICHELANGELO DALTO
(Antennacinema)
Il vino nel cinema italiano
Poco o tanto, scorre anche al cinema. A questa vena non inesauribile la macchina da
presa ci vede accostare spesso da soli o in buona (e talvolta cattiva) compagnia, calati
indifferentemente dentro irrequieti interni che in languidi esterni. Ma di quale misterioso liquido stiamo parlando? Di vino naturalmente, assurto ora a mero dettaglio di
scena, più o meno significativa decorazione, ora a potente e decisivo elemento narrativo. Codici della rappresentazione ben presenti, risaliamo quindi al neorealismo italiano
e seguiamo le tracce della sua presenza (o consumo) lungo la commedia degli anni
Sessanta fino ai giorni nostri. Con degustazioni da Olmi, Ferreri, Monicelli,Visconti.
FABRIZIO BORIN
(Università Ca' Foscari Venezia)
Vita e vino nel cinema ironico di Iosseliani
La leggerezza d'uno stile essenzialmente dinamico-visivo si esprime attraverso
suggestive forme di montaggio a vivace impronta musicale. Forme e modelli che, pur
echeggiando in parte la storica scuola cinematografica russa, si manifestano però anche
come decisamente modificate in originali sperimentazioni – alle quali non è certo
estranea la civiltà del bere – operate dall'autore georgiano nella trentennale efficace
contaminazione di patterns narrativi ed espressivi usualmente connessi alla
rappresentazione di alcune contraddizioni: la nobiltà della tradizione culturale in
conflitto con la vuota e nevrotica ritualità della modernità; il disvelamento, sempre
ironico e disincantato, di stereotipati comportamenti dell'individuo rispetto alle regole
sociali; la dialettica di quei comportamenti letta attraverso l'affascinante mondo degli
oggetti di cui il cinema di Otar Iosseliani è accuratamente e sagacemente disseminato.
MASSIMO FUSILLO
(Università dell'Aquila)
Perdere e ritrovare l'identità: viaggi, vigne, paesaggi
Massimo Fusillo, al culmine della serata, illustrerà un certo schema narrativo ricorrente
in cui un viaggio un po' picaresco implica alla fine l'acquisizione di una nuova vita, una
nuova identità, un nuovo ruolo sociale, attraverso l'incontro con il vino, una vigna, un
paesaggio; con occhi che guardano ormai molto lontano, dall'archetipo petroniano
felliniano, a Blaserti Quattro passi tra le nuvole, e soprattutto il remake Il profumo del
mosto selvatico di Arau, Un'ottima annata di Ridley Scott, French Kiss, e Sideways;
ovviamente con un occhio speciale soprattutto sulle scene del vino, con cenni alle trame
piuttosto complesse.
3
SABATO 15 MAGGIO 2010 - ore 16.00
CASTELLO DI SAN SALVATORE, SUSEGANA
SGUARDI SUL PAESAGGIO
Introduce e coordina
SAVERIO BELLOMO
(Università Ca' Foscari Venezia)
CARLO CARRARO
(Rettore dell'Università Ca' Foscari Venezia)
Paesaggio, territorio e sviluppo sostenibile
La crescita economica necessaria per aumentare il benessere delle nostre società non
necessariemente si accompagna con il degrado del territorio e un paesaggio mutilato.
Anzi, paesaggi protetti e territori salvaguardati possono essere all'origine di una crescita
economica intensa e al contempo sostenibile. La scelta di difendere l'ambiente e il
paesaggio produce ritorni economici importanti sia nei paesi sviluppati che in quelli in
via di sviluppo. Nuove forme di agricoltura e di turismo possono essere all'origine di un
modo diverso di realizzare lo sviluppo economico in numerose aree geografiche del
mondo.
GIULIO GUIDORIZZI
(Università di Torino)
L'edera e la vite: i due mondi di Dioniso
Ritornare all'antico, agli elementi del paesaggio di Dioniso, il dio del vino. Edera e vite
sono le due piante sacre di Dioniso e ne rappresentano i due aspetti polari, l’energia
prorompente dell’ebbrezza e la dimensione cupa della morte (come la vegetazione che
anima silenziosa il bosco sacro di Colono, il bosco della morte). Il terzo aspetto di
Dioniso, la follia, è una forma di morte e di rinascita: lì, ancora una volta l’edera e la
vite s’intrecciano durante le danze di trance delle Baccanti.
STEFANO DAL BIANCO
(Università di Siena)
Zanzotto tra lingua e paesaggio
Stefano Dal Bianco, uno dei maggiori esperti della poesia di Andrea Zanzotto,
percorrerà alcune fasi dell’esperienza del grande poeta di Pieve di Soligo che ha saputo
decifrare la ricchissima lingua del paesaggio natìo attraverso il marasma dei saperi
umani: dopo il trauma della guerra un principio di resistenza accomuna dialetto, natura
e lingua letteraria contro la violenza della Storia.
SALVATORE SETTIS
(Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa)
Che cosa significa paesaggio come patrimonio culturale?
A partire dall'innovativo esperimento del Rinascimento veneto, che ha inventato il
paesaggio come genere nella pittura, saranno sottolineati gli elementi che esso ha assunto
nei secoli successivi (dal Grand Tour al turismo), in relazione alla sua attiva tutela,
sancita anche dalla nostra Costituzione.