Leggi il Diario di Viaggio del tour in montain bike del 2012
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DIARIO DI VIAGGIO DEL TOUR IN MOUNTAIN BIKE – CUSCO, TITICACA – PERU’ Oggi, 24 sett. 2012 partiamo per il Perù. Il gruppo formato da 8 persone non poteva essere più vario: il capogruppo GIOVANNI capelli e barba sale e pepe alla George Clooney, ottimo team leader, carismatico, grande mediatore e diplomatico, quasi un uomo di altri tempi 5 ciclisti: NATALE una simpatica canaglia con la battuta sempre pronta dall’ accento veneto e uno spagnolo maccheronico LUIGI dal fisico asciutto, primo della classe in tutto!!! con valigia al seguito ricca di dolcetti deliziosi fatti da sua moglie che allietano tutte le nostre giornate peruviane CARLO un podista/ ciclista principiante ( si fa per dire) silenzioso, ma che in compagnia fa emergere la sua verve, masticatore di coca per eccellenza ALVINO – Alvin per gli amici, con i suoi poteri paranormali e non solo, si è prestato a essere “portatore di zaini” sempre molto cavaliere e gran sostenitore nei momenti di difficoltà (supporto psicologico nelle salite impervie per esempio) SILVIA o Silvietta la giovane del gruppo che ha dato filo da torcere ciclisticamente e non solo… agli uomini 2 non ciclisti: ROSANNA serafica ma determinata, che con i suoi massaggi si è rivelata la nostra salvatrice nei momenti di defaiance fisica MIRELLA o Mirellina per gli amici e per le sue adorate nipotine, persona molto generosa e profonda con la risata contagiosa. Tutti hanno le proprie motivazioni per intraprendere questo viaggio! Partiamo alla volta dell’aeroporto di Venezia, espletiamo tutte le formalità e vengono spediti anche i 5 enormi pacchi con le bici. (Speriamo bene). Chiacchieriamo e iniziamo a conoscerci. Viaggio Venezia-Madrid perfetto. Madrid – Lima anche. L’aereo dell’Iberia è pieno e i sedili non sono dei più comodi e non possiamo muoverci molto. Dopo 12 ore arriviamo a Lima e qui dobbiamo aspettare la coincidenza per Cusco, ma dobbiamo anche ritirare i bagagli per poi reimbarcarli!!! Il volo Lima-Cusco è splendido. Stiamo sorvolando le Ande e le vediamo dall’alto: maestose. Il cielo è limpido e azzurro. Atterriamo a 3.500 m. di altezza. Un pulmino e il pick-up ci stanno aspettando. Giovanni è di casa qui, grandi baci e abbracci e poi ci accompagnano al “Centro Yanapanakusun” dove ci aspetta Vittoria la persona che ha fondato questo Centro per l’accoglienza delle “bimbe invisibili delle Ande” con tutti i volontari e le ragazze che lavorano. Vittoria ci accoglie in questa grande cucina di un colore rosso mattone attorno ad un enorme tavolo, dove beviamo subito il mate de coca contro il “soroche” o male d’altura. Abbiamo tutti la testa ovattata. Un po’ più in là la stanza si allunga e diventa di un azzurro carta da zucchero: sulla grande cucina economica bollono delle pentole, attorno ad un altro tavolo lavorano incessantemente diverse ragazze. Vittoria sovraintende a tutto, una donna magrissima, alta e curva con i capelli bianchi e la pelle avvizzita dal tempo e dal fumo: generosa e ruvida. Ci sono anche altri ospiti che si avvicendano: una copia italiana con un bimbo piccolo che vive da anni in Messico e due ragazze di Lugano che sono in giro per il Sud America. Roland, braccio destro di Vittoria e responsabile di tutta l’organizzazione ha un sorriso dolcissimo e parla molto bene l’italiano. Andrea, che si occupa della parte turistica lavora da tre anni al Centro, è sveglio, flemmatico e un grande comunicatore. Ci accompagna a conoscere le bimbe ospiti del centro, ci fa vedere il video con le loro iniziative e le attività che svolgono. Siamo stanchi ma tutti attenti e toccati da questi interessanti progetti. Nel Centro l’atmosfera è serena e ci scalda il cuore sentire le bimbe ridere nell’altra stanza nonostante le brutte esperienze che sicuramente hanno vissuto prima di arrivare qui. Le ragazze hanno una bella e grande camera mansardata con bagno. Dalla finestra si vede tutta la vallata di Cusco. Mercoledì 26.9 Tour di Cusco Ci svegliamo tutte e tre con un terribile mal di testa, un bel regalo dovuto all’altitudine. Rosanna e Mirella prendono la Tachipirina e dopo un po’ fortunatamente stanno meglio. La colazione è divina con frullati di frutta: banane, ananas, mango, chirimoya e altra frutta a noi misteriosa, pane tipo arabo con marmellate, formaggio, mate de coca, caffè all’italiana. Vittoria ne beve tantissimi! I ragazzi montano le bici: -Luigi e Natale che abbiamo soprannominato Cip e Ciop ci fanno ridere da matti. Sono sempre che confabulano fra loro, grandi amiconi, ma non in gara, precisa sempre Luigi. -Alvino ha fatto i 5 tibetani -Mirella si è lavata i capelli -Silvia non ha bisogno del phon -Carlo mastica coca -Rosanna si è dimenticata di mettere in carica la macchina fotografica -Giovanni è ben indaffarato a seguire tutto, con la situazione sempre in pugno!!! (Si chiederà ogni tanto: ma chi me l’ha fatto fare????) Fernando la nostra guida ci sta aspettando pazientemente. Finalmente partiamo. Il tempo è grigio e così scendiamo a visitare la Cattedrale: enorme. Entriamo attraverso la cappella El Triunfo e sulla sinistra si trova la torre delle torture. L’inquisizione ha fatto stragi anche qui. La Cattedrale è immensa e il coro è splendidamente intarsiato in legno di cedro. Ci sono dipinti bellissimi della “scuola di Cusco” opera di artisti quechua e meticci che hanno sapientemente mischiato i simboli della loro cultura con la religione cattolica. La pannocchia, i manti triangolari della Madonna, gli animali sacri sono presenti in tutti i quadri e Fernando ne è fiero. Facciamo un giro per il centro ed entriamo al mercato di S. Pedro ricco di colori e di profumi. Il via vai di gente è inimmaginabile ed è proprio qui che i locali fanno i loro acquisti. Il tempo si è rasserenato e saliamo al grande parco archeologico di Sacsayhuaman”. Il parco è immenso, le mura, le pietre megalitiche. Come hanno fatto a incastrare in maniera perfetta e senza malta pietre che pesano tonnellate? Attraversiamo la prima porta e la seconda ma poi torniamo indietro perché Silvia sta male: il mal d’altura si fa sentire e dobbiamo scendere. Al centro Vittoria prescrive tanta idratazione e riposo, dice che capita a tutti…. Andiamo a mangiare in un bel ristorante il “ceviche” pesce crudo con riso e tempura di verdure. Assaggiamo anche la loro bevanda di mais: la chicha morada. Tutto delizioso. Oggi arrivano anche Severino, il gigante Buono che in Perù ha un pezzo di cuore, sempre pronto a sostenerci nelle imprese ciclistiche ed Erminio alla sua prima esperienza in Perù anche se non sembra!! Rimarranno un mese a fare volontariato. Giovedì 27.09 Oggi in bici verso Pisac – Yucay Anche questa mattina ci ha colpito un mal di testa terribile, tutta la camera gira come una trottola. Silvia e Rosanna sono cotte, solo Mirella sta bene!!! Ha una buona fibra!!. Un’altra tachipirina e dopo un po’ va meglio. Silvia è intenzionata ad andare in bici, alla fine si è rivelata una cattiva idea perché il “ soroche” colpisce ancora!!! La strada è in salita, molto faticosa e in mezzo al traffico. Attraversiamo il sito archeologico di Sacsayhuaman e quello di Q’enko. La salita è faticosa ma i prodi non mollano. Tutti sono ciclisti con esperienza a parte Carlo che è un podista di lungo corso e quindi ha grande preparazione fisica, ma correre a 3.700 m. di altezza è un’altra cosa. Ci fermiamo ad ammirare la vallata di Cusco. Il paesaggio è emozionante e il tempo è migliorato. Il cielo è azzurro e adesso in poi è tutta discesa fino a Pisac. Ci affacciamo sulla Valle Sagrada: il fiume Urubamba scorre pacifico, la valle è ricca, verde e coltivata e di fronte a noi la zona archeologica con i terrazzamenti. Come facevano a costruire queste terrazze su strapiombi? In città carichiamo le bici sul pick-up e saliamo lungo queste strade a picco senza protezioni. Che Dio ce la mandi buona. Fernando ci fa camminare lungo i pendii della montagna. Natale ha le scarpe da ciclista e scivola da tutte le parti e per non cadere di sotto si trascina a ridosso della montagna, aggrappandosi alle rocce. Qualcuno fa fatica a respirare, l’altitudine si fa sentire. Bisogna muoversi lentamente altrimenti non si riesce a risalire. Arriviamo finalmente alla cittadella con il “Tempio del Sole” che ci ripaga di tutta la fatica. La vista sui terrazzamenti a semicerchio è mozzafiato. Il Tempio è stato costruito attorno ad un’enorme roccia vulcanica sulla cui sommità possiamo vedere uno sperone che, durante il solstizio di giugno, riflette i raggi del sole che illuminano la croce andina (chakana) che sta ai piedi della struttura. Era utilizzato per seguire il corso delle stelle e le stagioni agricole. Siamo tutti emozionati. Dopo tanta maestosità, scendiamo in paese in un bel ristorante con un personale davvero disponibile e le chicas/camareros muy lindo (a detta degli uomini!!!) a riempirci la pancia vuota con arroz, pollo, carne, birra e chicha morada in un clima festoso. Proseguiamo verso Calca, dove una vecchietta si è fatta pagare per le foto. Qui la notte cala improvvisamente alle 6 di sera, da un momento all’altro è tutto buio. Il prossimo passo è la visita all’agriturismo di Yucay che raggiungiamo all’imbrunire. La struttura è grande ma allo stato grezzo, solo la cucina, tutta in inox degna di un grande ristorante, è funzionante. Giovanni e Severino l’avevano montata e collaudata durante il loro ultimo viaggio. Le ragazze, adesso ospiti da Vittoria, avranno il compito di gestire l’agriturismo quando sarà ultimato e tutto questo andrà a finanziare il Centro Yanapanaksun. Torniamo a Cusco con il buio per una piacevole cena. Si mangia benissimo, una mescolanza di cucina italiana e peruviana. Silvia e Natale si punzecchiano simpaticamente…..e Giovanni solidarizzaa con il companero Natale… Venerdì 28.09 Chinchero-Moray, Salinas, Ollantaytambo, Aguas Calientes. La giornata inizia splendidamente, il cielo è di un azzurro intenso. Dopo un’abbondante colazione, con i soliti frullati deliziosi, partiamo alla volta di Chinchero famosa per le tessiture. Arrivati nella cittadina veniamo accompagnati in una corte, dove una graziosa ragazza con una dolce cantilena ci offre un the e ci fa una dimostrazione della lavorazione della lana: dalla tosatura, lavaggio con una radice detergente (si lavano anche i capelli e per questo hanno delle chiome fluenti e neppure un capello bianco), filatura, tinteggiatura con i vari colori naturali, fino alla tessitura con disegni che vengono tramandati di madre in figlia, di generazione in generazione. Tutte le ragazze devono saper filare la lana, altrimenti non si sposano!!! Dopo gli acquisti, partiamo velocemente! Alle 11 i nostri ciclisti inforcano le bici. Dopo una pedalata di 25 km con il continuo sostegno della macchina ammiraglia, il nostro pick-up rosso guidato egregiamente da Giovanni con Mirella e Rosanna sempre pronte a porgere acqua e viveri per sostenere il gruppo nelle imprese documentate dalle foto e riprese di Giovanni….. A Silvia non piace essere fotografata e ha un conto aperto con lui..! Arriviamo al sito di Moray: è un imbuto immenso nel terreno, formato da terrazzamenti perfettamente concentrici, usato dagli Inca come laboratorio per la selezione delle patate, mais e altri prodotti agricoli. Lungo le strade sterrate incontriamo bimbi che tornano da scuola con le loro divise e camminano per ore: non si vedono case in giro, solo, in lontananza uomini e donne che lavorano nei campi. Tutti salutano cordialmente. Il periodo delle piogge si sta avvicinando e i campi devono essere arati e seminati prima dei nubifragi. Il tempo si è rannuvolato e dopo un fugace pranzo al sacco ci dirigiamo verso le Salinas. Un paesaggio inquietante: sull’altopiano si apre un canyon enorme con una strada a strapiombo che si affaccia su centinaia di vasche da dove viene estratto il sale da oltre 400 anni. C’è un vento minaccioso, risaliamo velocemente e facciamo inversione su questa strada stretta: incrociamo le dita, tutto bene abbiamo ottimi e prudenti autisti. Alla volta di Ollantaytambo da dove prenderemo il treno per Aguas Calientes. Ci fermiamo velocissimamente al “Seminario”, artista che lavora la ceramica, coniugando la tradizione al design. Peccato che ci sia così poco tempo da dedicare agli acquisti! Entriamo a Ollantaytambo, una cittadina inca con stradine strette in ciottolato e con canali di pietra dove scorre velocemente l’acqua, un ottimo sistema per impedire allagamenti durante il periodo delle piogge. Visitiamo rapidamente il sito archeologico della città, purtroppo, non riusciamo a salire fino ai terrazzamenti dove ci sono le pietre megalitiche tanto grandi e pesanti da far pensare che le abbiano portare gli extraterrestri… ma Fernando non ci sta a queste teorie e ci spiega che gli Inca erano ottimi architetti. La nostra giuda ci fa notare la montagna di fronte dove si intravede l’enorme viso del dio Viracocha, un grande uomo di pelle bianca con una lunga barba. Arriviamo in stazione: moderna, bella, pulita, efficiente, con prenotazione, peccato che avevano emesso due biglietti con il nome di Mirella, mancava quello di Rosanna e non volevano farla salire. Il problema si è risolto velocemente e siamo partiti tutti. Prima di lasciare la cittadina decidiamo di bere qualcosa al bar della stazione, Natale e Silvia decidono di bere una cioccolata calda ( gli unici 2 golosi della compagnia) oltre che la bici anche la cioccolata li accomuna!!! contagiando alla fine tutto il gruppo. Un viaggio lungo una vallata strettissima: da una parte la montagna a strapiombo e dall’altra il fiume Urubamba. Entriamo nella giungla amazzonica, lussureggiante, piante altissime, liane, fiori tropicali. Vediamo anche il sentiero del trekking e gente a cavallo. Loro impiegano 5 giorni per salire sul Machu Picchu. Noi arriviamo ad Aguas Calientes e attraversiamo un mercatino per raggiungere l’albergo. Le stanze e le finestre si affacciano sul corridoio interno e possiamo sentire il chiacchierio di tutti gli altri ospiti. Usciamo per una passeggiata e per cenare. Un centro caotico e turistico, un albergo vicino all’altro, ristoranti, negozi, un campo di calcio in mezzo al paese al posto di un parco. Dopo un po’ di indecisione, finalmente scegliamo il ristorante e mangiamo un appetitoso lombo de alpaca, con ottimo servizio. Siamo gli unici clienti! Via a nanna perché domani levataccia. Vogliamo arrivare di buon mattino sul Machu Picchu. Sabato 29.09 Machu Picchu. Qualcuno dorme, qualcuno no, ma siamo tutti pronti. Noi donne siamo sempre puntuali, ma non sempre gli uomini, Luigi e Natale fanno i discoli!!!! Partenza in autobus. La strada è ripidissima e Mirella si aggrappa a Rosanna, ma non si sa chi ha più paura. Si fanno forza a vicenda, sono coraggiose… Arriviamo sul piazzale, il tempo è splendido e il sole cocente a 2.500 m. Saliamo per un ripido sentiero che si eleva sopra le rovine. Camminiamo a strapiombo sulla vallata dell’Urubamba che si inoltra nella giungla amazzonica. E’ persino commovente da quanto è immensamente bello e magico. C’è solo bisogno di silenzio. Torniamo sui nostri passi e ci avviciniamo alle rovine che vediamo dall’alto. Entriamo e attraversiamo l’antico cimitero e ci affacciamo sulla Piazza Sacra. A sinistra l’Intihuatana, una delle poche torri che gli spagnoli non hanno distrutto, perché questo luogo era rimasto a loro segreto. Un gioiello di roccia scolpita: orologio astronomico e agronomico utilizzato per lo studio dei movimenti delle stelle e delle costellazioni. Simbolo della montagna e centro spirituale. In fondo a tutto la Roccia Sacra, un enorme masso di fronte alla montagna di Putukusi e più in là l’entrata alla cima di Huayna Picchu. E’ necessaria la prenotazione e quindi non possiamo visitare neppure il tempio della Luna che sta in una grotta dopo l’entrata. Peccato! Torniamo indietro e visitiamo il Tempio Principale, il Tempio delle 3 Finestre e per ultimo, ma non in ordine di bellezza, il “Tempio del Sole”. Simile a una torre i cui blocchi si adattano perfettamente alla roccia sottostante che nasconde l’entrata ad una caverna che si dice fosse il mausoleo dell’imperatore Pachacuti, ai tempi tutto rivestito di lamine d’oro. Meno male che siamo arrivati presto. Noi ce ne stiamo andando e adesso sta arrivando un fiume di turisti. Torniamo velocemente all’autobus, ma Luigi ha perso per l’ennesima volta la macchina fotografica che ritrova miracolosamente. Lungo il percorso del treno bimbi aspettano che i viaggiatori buttino qualcosa dai finestrini. Ecco cosa porta la civiltà! Herber, il nostro autista del pulmino, ci aspetta al parcheggio della stazione e ritorniamo al “Centro” dove ci attende una cena succulenta con polenta e “bagna coada” e allegria. Natale e Luigi sostengono che nonostante le cene siano prelibate manca un “ bicchiere di rosso” e così Silvia (astemia) che non ne poteva più di sentire questa cantilena ogni sera, decide di uscire con Carlo a prendere 2 bottiglie di “ vino tinto” per gli assetati, tutto questo in cambio di un pezzo di torta al cioccolato e di un cappuccino in un bar nel centro di Cusco, famosa per le fornitissime pasticcerie. Promessa mai mantenuta!!! Domenica 30.9 Accha Questa settimana inizia la seconda parte del viaggio che è prettamente a contatto con le comunità. Partiamo alla volta di Accha, dove il Centro Yanapanakusun ha un’altra struttura di accoglienza e aggregazione e da dove partono le promotrici sociali che seguono i vari progetti direttamente nei villaggi. Partiamo con pick-up e pulmino, carichi anche di materassi, biancheria e ogni sorta di materiale, compresa una porta. Lasciamo Cusco, oggi è domenica e lungo la strada principale c’è mercato: esposizione di mobili sulla strada, bancarelle di frutta colorata e ogni altro materiale. Un brulichio di persone già di mattina presto. Lungo la strada incrociamo tanti panifici che vendono delle ciambelle di morbidissimo pane: DELIZIOSE!! e una moltitudine di persone con abiti e cappelli colorati. Dopo 90 km lasciamo la strada principale e ci inoltriamo in direzione di Acomayo. I nostri ciclisti non vedono l’ora di inforcare le bici e alle 10.30 tutti in sella, non prima di aver espletato i nostri bisogni corporali nel prato. Peccato che un campesinos ci insulta a gran voce. Che vergogna. Infatti poco più in là una scritta sul muro di una casa: no orinar!!!! La giornata è splendida, la strada è un continuo saliscendi con guadi e viste a perdifiato, i ciclisti vengono sempre seguiti dalla macchina da presa e dai supporters Passiamo Acomayo, dove davanti alla chiesa c’è un grande arcobaleno: simbolo di unione tra cielo e terra. Ci fermiamo in piazza a Pillipinto. Ogni paesino ha un giardino curato con fiori e piante, circondato da ringhiere colorate. Le nostre stelle di natale qui sono grandi alberi con fiori rossi e gialli. Mangiamo al sacco con appetito. Grandi e piccoli si avvicinano sorridenti e curiosi, guardando questa strana comitiva con bici e pulmini. Dopo il pranzo è faticoso pedalare, per cui tutti in auto, ma a 5 km da Accha, nuovamente in bici. Entriamo in paese il pomeriggio, dove si sta svolgendo il mercato domenicale. La strada principale è piena di bancarelle, negozietti aperti, cani e ogni sorta di animale per la strada. Non passiamo inosservati. Il “Centro” è in paese e i bambini ci stanno aspettando. Scarichiamo tutto e le mediatrici sociali Benigna e Adalus che ci accompagnano sono carinissime e indaffarate. Noi giochiamo a fazzoletto e a bocce con i bambini coinvolgendo un po’ tutti e nonostante la stanchezza, questi momenti ci fanno sentire un po’ bambini anche noi adulti e ci divertiamo da morire. Sboccia un amore a prima vista tra Silvia e Geronimo, un simpaticissimo bimbo di 6 anni che ogni volta che prende il fazzoletto, batte il 5!!! Noi donne abbiamo una bella camera con 3 letti e il bagno. L’acqua calda c’è e non c’è, ma quando vediamo che Adalus si lava sotto un rubinetto all’aperto non apriamo più bocca. Dopo un’ ottima cena e una ballata di samba di Alvino e Mirella tutti a nanna. Lunedì 01.10 Huasquillay La mattina un altoparlante ci sveglia alle 5.30. Fa avvisi per tutta la popolazione: orari di camion che partono, qualcuno deve presentarsi in comune, chi ha una chiamata al telefono…..Oggi si parte per Huasquillay in bicicletta da Accha. Dopo quasi un’ora arriviamo alla scuola. I bambini della primaria ci aspettano e tutti vogliono provare le bici. Grandi feste. Entriamo nelle aule e con stupore notiamo che hanno i computer. Ci divertiamo a sedere con loro tra i banchi e anche qui Giovanni ci immortala ma è piacevole dice Silvia che si fa fotografare solo con i bambini. Ripartiamo e tutti ci salutano dall’alto della collina. Scendiamo a valle attraverso dei guadi con un’acqua cristallina che scende dall’alto della montagna. Risaliamo fino al passo di Amancay a 3.090 m. e poi attraversiamo il paese di Hasquillay che ha il campo sportivo in piazza, invece del solito giardino con il recinto colorato. Lungo la strada vediamo uomini e bambini lavorare i campi con aratri di legno in situazione di grande miseria ma le persone sono estremamente serene e dignitose: per noi occidentali una grande lezione di vita!!! Nei prati si stanno asciugando i mattoni fatti di terra, acqua e paglia per la costruzione di case. Fuori dal paese un gruppo di persone riconosce Benigna e Adalus e scendiamo tutti a salutare. Una vecchietta con un cappello su cui sono attaccati: una calla e delle campanelle fresche, fa gesti di benvenuto. Le chiediamo perché si portano i fiori sul cappello e ci risponde che sono per felicità e allegria!!!: quanta saggezza di una semplicità struggente. Ripartiamo e ci salutano tutti con tanto calore. Dopo quattro km. arriviamo alla comunità di Adalus e per i ciclisti oggi la fatica è terminata, è veramente dura pedalare su queste strade! Degli uomini stanno preparando mattoni per una nuova casa, altri stanno finendo la copertura di un tetto. Tutti si aiutano. Si avvicinano a noi e arriva anche la sorella di Adalus con 3 bambini. Scaricano la porta e il cemento dal nostro pickup. Ci offrono chicchi di mais enormi che mangiamo e chicha morada che rifiutiamo. Peccato non accettare, ma un malessere non è auspicabile. Lungo il fiume ragazzi pescano. Andiamo a vedere la casa della sorella di Adalus: semplicissima. Per entrare bisogna abbassare la testa e scendere di un gradino. Il pavimento è di terra, un letto, una grande tinozza con acqua dove stanno a mollo i chicchi di mais, una scala a pioli sale nel sottotetto. Oltre la prima stanza c’è la cucina con un focolare nell’angolo, non ci sono tavoli o armadi ma delle nicchie e mensole per riporre qualche oggetto. Le case durano cinque/ sei anni, poi si abbandonano e i mattoni si sgretolano e ritornano terra e tutto si ricicla, e se ne ricostruiscono di nuove. Cani, galline, criceti entrano ed escono tranquillamente dalle case. I bambini con degli occhi bellissimi e le guancie ruvide e screpolate dal sole e dal vento, hanno il cappello in testa, qui il sole è fortissimo. Tutti con costumi coloratissimi e pesanti, ma ai piedi solo sandali fatti con la gomma dei copertoni, senza calze. Le ragazze si sposano molto giovani, 15/17 anni e hanno 4/5 figli per copia e spesso gli uomini vanno in città e lasciano le famiglie nelle comunità. Quanti anni hanno queste persone che sembrano vecchie, ma non hanno i capelli bianchi? Le ragazze del Centro che fanno servizio di assistenza nelle comunità dicono che bisogna combattere: l’analfabetismo, l’alcolismo e ogni tanto la violenza. Loro conoscono bene queste realtà, perché le hanno vissute direttamente, per questo possono operare con maggiore consapevolezza e soprattutto perché parlano quechua. Al ritorno ci fermiamo ad Hasquillay dove veniamo attorniati da uno sciame di bambini vivaci ed incuriositi da questo gruppo di ciclisti e Silvia la tosta che quando vede i bambini va in brodo di giuggiole, offre a tutti un lecca-lecca. Luis che ci accompagna e che lavora al Centro ci offre frutta fresca dolce e saporita. Vive con suo fratello che gestisce il negozio del paese. Tornati ad Accha abbiamo fatto una passeggiata per la cittadina tranquilla. I negozi sono forniti di tutto, ma non si trovano i fazzoletti di carta. Usiamo la carta igienica…… Martedì 02.10 Perccaccata L’altoparlante è stato discreto questa mattina, solo alle 7.30 ha fatto qualche annuncio. Oggi partiamo per visitare la comunità di Perccaccata dove c’è l’asilo di “Alessandro e Chiara”. Il viaggio è impegnativo. Si supereranno abbondantemente i 4000 m. di altezza. I ragazzi e Silvia sono instancabili e percorrono 25 Km. arrivando a 4.460 m. Noi li aspettiamo oppure li seguiamo ma per i ciclisti questa impresa rimarrà nella storia. Si sentono come avvolti tra le Ande in un silenzio surreale dove solo il proprio respiro, la fatica e il rumore dei pedali fa da sfondo e intanto ammiriamo questi paesaggi mozzafiato: vallate dolcissime, canyon, strapiombi. In lontananza la vetta innevata dell‘Ausangate ( 6.384 m.). Vediamo anche la vallata di Huasquillay che abbiamo attraversato il giorno prima. Facciamo un incontro, quasi scontro da brivido con una moto che scende a velocità elevata e taglia la curva. Fortunatamente tutto bene grazie alla bravura del nostro autista. Speriamo sempre di non incontrare quei camion carichi di gente e ogni altra merce che viaggiano a velocità folli su questi fazzoletti di strade. Incrociamo greggi di pecore, alpaca, lama, asinelli, pastori e pastorelle che salutano cordialmente e sorridono sempre. A queste altezze non ci sono alberi, arbusti, ma solo ciuffi di erba secca e tagliente. Non si vedono case in lontananza, eppure ci sono greggi nei pascoli. Quanti km fanno al giorno? Sulle spalle portano questi sacchi coloratissimi, a volte trasportano delle mercanzie, a volte si vede spuntare la testa di un bimbo. Arriviamo all’inizio del villaggio e i bambini ci aspettano. Salutano Giovanni a grandi gesti amichevoli, lo conoscono: ha lavorato nell’asilo con Severino per fare l’impianto elettrico e tanti altri lavori. Tutti saltano nel cassone del pick-up ed entriamo festosi nel villaggio: 30 case, l’asilo, le fondamenta di una chiesa in costruzione. Tutto il paese ci aspetta. Tantissimi bambini, 50 e più, tante donne, uomini, anziani. Hanno preparato un programma per noi e ci fanno sedere sulle sedie dei piccoli. Il presidente del comitato presenta il programma: parla in castigliano come chiamano qui lo spagnolo e in quechua. Ringrazia per la costruzione dell’asilo, Giovanni ringrazia per l’accoglienza. Tutti i bambini sono seduti tranquilli. Iniziano con il canto del loro inno nazionale: tutti in piedi con la mano sul cuore. La grande sorpresa quando suonano l’arpa. A oltre 4000 m in una comunità sperduta i campesinos suonano l’arpa e la chitarra. I bambini ci allietano con i loro canti e poi un bimbo ci racconta una storia: La storia di due adolescenti : Rosando e Chaska. Chaska, un’adolescente di Perccaccata, pascolava tranquillamente le sue pecore e un bel giorno incontrò Rosando. Si conobbero e si innamorarono. Chaska viveva con i suoi nonni che la maltrattavano e non le permettevano di frequentare Rosando. Roaendo le disse “andiamo a casa tua” ma Chaska disse: no, i nonni non vogliono. Allora Rosando entrò nella casa da una finestra portando mote (granoturco) e chuno (patate), però i nonni sentirono rumore ed entrarono nella camera di Chaska. Le chiesero chi fosse il ragazzo e Chaska rispose che era uno dei suoi fratelli. Così i nonni si calmarono e andarono a dormire. I due ragazzi però fuggirono insieme e arrivarono in una comunità che si chiamava Tahnie. Incontrarono un vecchio saggio con poteri spirituali. Chaska disse al vecchio “siamo molto stanchi, aiutaci ad attraversare il fiume, così potremo continuare a viaggiare”. Il vecchio rispose: “io non posso aiutarti, ma tu puoi. Togliti la gonna e la maglia e carica Rosando sulle spalle”. Chaska eseguì quello che il vecchio le disse e riuscirono ad attraversare il fiume. Poi salirono sulla montagna Inkagauarina e Rosando si trasformò in condor e mangiò Charska e volò via con le sue ossa (che fine orribile- anche qui le donne subiscono violenze). I bimbi sono tranquilli che ascoltano. Solo una bimba ha pianto perché è scivolata e si è riempita gli occhi di polvere. Un bimbo l’ha aiutata e si è tranquillizzata. La moglie del mediatore culturale, una bella ragazza allatta tranquillamente il suo piccolo di 4 mesi. I bimbi hanno ricevuto pane e una mela. La comunità ha preparato per tutti noi patate e carne di pecora. Abbiamo mangiato e il cibo è stato distribuito anche a tutti gli abitanti. I bimbi hanno ognuno un contenitore: un piatto, secchiello e tutti hanno aspettato pazientemente in fila e dopo aver ricevuto la minestra, la mangiano senza cucchiaio. Tra tanti bimbi, oltre a quello con le stampelle per una gamba gonfia dovuta a una brutta caduta, c’è un’unica bimba che si muoveva in maniera scoordinata. Nel pomeriggio abbiamo fatto ritorno ad Accha. Abbiamo aspettato inutilmente Severino e Roland che poi abbiamo incontrato per strada. Alla sera siamo in 20 in cucina e stretti stretti abbiamo mangiato tutti assieme con appetito e in allegria. Le ragazze hanno fatto miracoli in cucina per prepararci una cena golosa: sono bravissime!!!. Gli amici di Andrea hanno dormito a terra. Ci sono tantissimi ragazzi che fanno volontariato, si adattano a situazioni di disagio con spirito di servizio, amore e attenzione verso gli altri. I mass media dovrebbero raccontare anche questa realtà e non solo di veline e calciatori! Mercoledì 03.10 Ritorno a Cusco Ci siamo alzati e ci stiamo preparando per il ritorno a Cusco. Partiamo tutti. I ciclisti partono in bici con grande energia, sempre instancabili forse dopati?!? Arriviamo a Colcha, dove, nel mezzo del paese c’è una grande chiesa completamente scoperchiata con una campana senza batacchio del 1800, molto suggestiva. Saliamo fino al passo di 3.800 m. e poi scendiamo con un dislivello di 900 m. fino a valle, al ponte rosso, per ben 19 km. davvero impegnativi con un ghiaino insidioso e pericoloso a ogni curva, ma la vallata è splendida e ricca di eucalipti. Sui bordi della strada, nella ghiaia fioriscono dei bellissimi fiori gialli a forma di campane. Tra gli alberi si intravvedono degli uccelli di un arancione brillante. E’ questo il bosco dei pappagalli??? Finalmente arriviamo al ponte. E’ andato tutto bene e nessun incontro del “terzo tipo” solo la foratura di una gomma della bicicletta di Gigi. E via fino a Paruro in bici per un totale di 45 km. I ragazzi si comportano egregiamente. A Paruro facciamo un meritato spuntino in piazza e nel negozio di biciclette si scopre che una mountain bike costa 150 solas ( 50 euro). Ripartiamo nuovamente per scoprire poi che dopo il passo la strada è bloccata, stanno interrando dei tubi per far defluire l’acqua. Ci sono grossi lavori di sistemazione delle strade e dobbiamo aspettare 2/3 ore. Il traffico qui e quasi inesistente e i tempi sono allungati, nessuno ha fretta e non possiamo far altro che prendercela comoda. Qualcuno cerca di riposare un po’, altri passeggiano. Queste interminabili ore vengono spezzate dal cioccolato e dalle chiacchiere. Avevamo progettato di andare a bere un pisco a Cusco e invece arriveremo tardi. Forse è questo il disagio più grande. La piccola Chiara di 18 mesi, che viaggia con noi è tranquilla. Non l’abbiamo mai sentita piangere o fare capricci. Mangia il panino come noi, beve dalla bottiglia e ride, che differenza dai nostri bambini!! Passate le due ore di attesa ci fanno transitare e dopo un incontro con un camion: testa a testa su chi doveva tornare indietro per permettere all’altro di passare, desistiamo e facciamo retromarcia: purtroppo i grossi sono sempre quelli che vincono. Questa è stata l’ unica volta in cui abbiamo visto Giovanni perdere la pazienza forse anche per la stanchezza. Che HOMBRE!!! Saliamo fino all’ altopiano a 4.200 m. e si presenta un paesaggio spettacolare: viaggiamo all’altezza delle montagne circostanti con un cielo che si sta scurendo e le nuvole sembra che ci accompagnino. I colori sono di un verde/marrone intenso e possiamo solo ammirare questa meravigliosa natura che non ha paragoni. Iniziamo a scendere: la strada è un fazzoletto, curva contro curva su uno strapiombo che è meglio non guardare giù. Speriamo solo che non ci sia nessuno dietro ogni curva. Sta imbrunendo e la guida è molto impegnativa. Finalmente siamo a valle e arriviamo a Cusco alle sei di sera. Tutto perfetto e nonostante la stanchezza, c’è anche il tempo per un pisco meritato. Ammiriamo dalla finestra del primo piano di un tipico locale peruviano, una splendida città illuminata, ricca di storia con la piazza che brulica di gente. Giovedì 04.10 Huancharani Oggi partiamo per Huancharani, dove in pochi mesi è stata costruita un’altra struttura del centro Yanapanakusun. Partiamo in direzione Puno, tutti tranne Silvia costretta a letto da una sgradevole influenza, dopo 30 km, al bivio giriamo a sinistra. I ciclisti scaricano le bici e iniziamo a salire per 26 km. La strada è asfaltata e ampia. Noi donne accompagnamo Roland che ci fa ammirare tutta la vallata sottostante. Giovanni invece fa assistenza ai ciclisti. Al centro ci aspetta Angela, una bella ragazza di 22 anni che tiene una trasmissione giornaliera alla radio locale e parla di vari argomenti di educazione sociale: salute, istruzione, alcolismo, invita ospiti, bimbi, autorità. Passa tre settimane al centro dove tiene anche il doposcuola e visita le comunità. Una settimana al mese torna a Cusco per aggiornamenti. La struttura del centro è simile a quella di Accha, ma più piccola. Attualmente stanno ultimando il muro di cinta del cortile per poi seminare gli ortaggi, prima dell’arrivo delle piogge che sono imminenti. Ci aiutiamo a preparare un pranzo con petti di pollo, patate, insalata e un buon caffè italiano. I piatti e i bicchieri sono delle ceramiche del centro di Accha. Rimettiamo tutto a posto e torniamo tutti sui pick-up, facciamo ritorno risalendo la vallata del Vilcanota, la parte meno conosciuta della valle Sagrada. Una valle ricca e fertile. Tutti i contadini stanno preparando i terreni e li bagnano con le girandole. A Pisac giriamo a sinistra e ci avviamo verso Cusco risalendo la discesa che avevamo fatto il primo giorno in bicicletta. Questa sera Giovanni propone di andare a cena fuori nel quartiere di San Blas, tutti tranne Silvia che rimane a casa ancora influenzata (le dobbiamo una cena!!!) Mangiamo nel giardino del bel ristorante “Pachatata”. Nel mezzo del quale, in un fosso coperto di terra tra pietre bollenti, stanno cuocendo carne, verdura e banane per un gruppo di italiani. Tanto suggestivo, quanto turistico. La serata si è conclusa alla spicciolata, perché in Plaza de Armas abbiamo perso due compagni di viaggio…..ritrovati poi al Centro fortunatamente!!! Venerdì 05.10. Lago Titicaca Riposte le bici, oggi partiamo solo con il pulmino per il lago Titicaca. Il nostro autista è Juan, Schumacher peruviano. Il viaggio è lungo e le strade trafficate e poi ci sono tutti quei dossi in mezzo alla strada per limitare la velocità, non sempre segnalati e se non vai a passo d’uomo saltano i coperchi! Ci dirigiamo verso Puno. Lungo la strada ci fermiamo a visitare il sito archeologico di Raqchi. Il grandioso tempio era stato eretto per placare le ire del dio Viracocha, la cui rabbia aveva fatto scatenare l’attività del vulcano Quimsa Chata. Si vedono ancora: le terme, il palazzo, i baraccamenti, gli acquedotti, edifici e i depositi. I muri del tempio sono imponenti. Davanti l’entrata un variopinto mercatino dove le donne ci offrono le loro mercanzie. Attraversiamo paesini e vediamo villaggi sperduti. Immaginavamo vallate e strapiombi, invece attraversiamo un vasto altopiano che sale lentamente. La ferrovia viaggia parallelamente alla strada e tante volte la interseca, ma i passaggi a livello sono incustoditi. Speriamo che Juan guardi sempre prima di attraversare. Vediamo il pittoresco e turistico treno con i 5 vagoni che ricorda l’Orient Express e che fa servizio da Cusco a Puno. Ci fermiamo lungo la strada. A sinistra si apre un varco tra le montagne e in fondo appare il maestoso nevaio RAYA che Carlo vorrebbe scalare – è instancabile!!! Facciamo una sosta e mangiamo un piatto di patate con un saporitissimo pezzo di pecora per 10 solas .Piatto prelibato ma Natale non è soddisfatto: asserisce che la carne è dura e cosi compensa il pranzo con un pacco di biscotti deliziosi! Il proprietario chiede di poterci fare una foto, Giovanni ha contagiato anche lui!! Ripartiamo ed entriamo a Juliaca, la più caotica, polverosa, trafficata e dicono “losca” città che abbiamo attraversato. Strade intasate di traffico, camion enormi, risciò-taxi che sfrecciano per la città e tagliano la strada a destra e a sinistra. Strade dissestate in cui tutti suonano e passano. Un terno al lotto passare indenni e Juan è bravissimo a districarsi. Usciti dalla città proseguiamo il viaggio percorrendo una lunga e dritta strade che ricorda la Panamerica, dove paghiamo anche dei pedaggi stradali. Ci stupiamo di vedere cani sul bordo della strada in attesa. Juan ci fa notare che i camionisti o turisti gettano loro dei sacchetti di cibo e così aspettano la loro razione con grande pazienza. Prima di arrivare a Puno giriamo a sinistra verso Capachica, dove ci aspetta Luis che ci darà ospitalità nella sua comunità. Natale con il suo spagnolo “fluent” cerca di carpire informazioni più dettagliate riguardo alla nostra sistemazione. Ci fermiamo in un paesino, dove un gruppo di oltre 100 francesi, vestiti con i costumi quechua cantano e ballano. Uno spettacolo singolare. Proseguiamo, si sta facendo buio e la strada è stretta e attraversiamo velocemente tanti piccoli centri lungo il lago. Finalmente arriviamo ed è buio pesto. Tante donne ci accolgono con corone di fiori. E poi ci dividono per portarci nelle loro case due a due. Non possiamo stare con Silvia. Non c’è luce e si vede con la pila. Mirella e Rosanna seguono una bella ragazza di nome Wilma che continua a lavorare con il fuso imperterrita. Salgono dei gradini sconnessi per poi attraversano un piccolo cortile. Di lato alla casa principale si apre la porta di una camera con due letti e il bagno. Semplice, ma tutto pulito e molto decoroso. Le lenzuola profumano e le donne sono soddisfatte. Torniamo a incontrarci a casa di Luis per la cena ma non tutti sono contenti della sistemazione. Quasi tutti hanno il gabinetto in cortile, senza acqua corrente. Luigi e Natale non vogliono condividere un letto alla francese, Silvia ha paura di dormire da sola, la porta non si chiude. La cena è ottima con minestra, pollo, riso e persino il budino di cioccolata. Silvia ha fatto il bis. Ci serve il padrone di casa che poi cena con noi. Tutto è molto bello e familiare. Il cielo fuori è un tripudio di stelle luminose, per il resto il buio è pesto. Le ragazze ci aspettano fuori e ci accompagnano nelle stanze. Finalmente Rosanna dorme profondamente e la mattina si sente riposata. Mirella invece ha un forte dolore al collo. La fatica del viaggio si fa sentire, fino ad ora è sempre stata in splendida forma e spera che la chimica faccia miracoli!! Dalla finestra si vede il lago di un azzurro intenso. La giornata è splendida. Ci mettiamo due dita di crema solare protezione 50. Alle 7.30 colazione abbondante e poi informiamo Luis che non rimaniamo un’altra notte. Giovanni, nonostante la nostra disponibilità è irremovibile. Vengono a salutarci al molo e siamo imbarazzati. Così Juan parte per Puno, mentre noi raggiungiamo con il battello l’isola di Amantinì. L’isola più alta del mondo è inondata nel sole. Troviamo pochissima gente per le strade, sono tutti nei campi. Qualcuno di noi si ferma in paese, Natale pensa bene di salire sul campanile e suonare la campana, il solito Gian burrasca!!. I più tenaci salgono per un viottolo ripido fino a quota 4.072 m. ma solo Carlo sale sul monte Pachatata e Alvi sul Pachamama da dove dicono si gode una vista spettacolare su tutto il lago che è immenso. Giovanni, Mirella e Silvia rimangono nella piazzetta a fare una siesta. La notte trascorsa è stata insonne e si consolano a cioccolata, wafers e Inca Cola (coca cola peruviana al sapore di big babol) Torniamo di fretta in paese, perché ci stanno aspettando per il pranzo. Una famiglia ci ospita sul terrazzo di casa con vista lago e sotto un gazebo improvvisato. La giornata splendida, la minestra ottima e per secondo: formaggio alla piastra e tante patate di diverse forme e colori. E’ tutto saporito e gustoso. Ci serve sempre l’uomo di casa. Tutti sono vestiti con dei bellissimi bolerini completamente ricamati con colori sgargianti. Luis raccoglie la pianta della muna che fa meglio del mate di coca per il mal d’altura. E’ simile al timo con un leggero sapore di menta…. Torniamo a Llachin solo per prendere un battello più veloce che ci porterà a Puno. Durante il percorso ci fermiamo su un’isola galleggiante dove vivono 6 famiglie Uros. Come ci spiega il capo, l’isola è ricoperte giornalmente di canne fresche. L’isola si sposta sull’acqua soprattutto durante il periodo delle piogge quando il lago aumenta anche di 2 m. Dopo aver comperato qualche oggetto e fatto le foto di rito, ripartiamo. Il tempo è cambiato e soffia un vento freddo e dobbiamo rientrare in coperta, nonostante la puzza di nafta. Dopo 3 ore di navigazione, arriviamo in porto e sulla sinistra è attraccata la nave a vapore Yavari, di una società britannica dell’ottocento. Smontata in 1.300 pezzi e trasportata dalla costa a dorso di mulo, era prima una nave da guerra e poi faceva servizio postale per la zona del lago. Juan ci accompagna in un bel Hotel del centro e dopo una doccia ristoratrice che noi tutti apprezziamo, usciamo per la cena. Passeggiamo per l’isola pedonale e ci infiliamo nel ristorante “La Casona” (la guida dice il miglior ristorante della città ma super popolato di turisti). Abbiamo mangiato particolarmente bene e in allegria con il solito pisco in apertura come aperitivo. Solo Natale trova nei suoi piatti sempre odore di “cimice”….Ha ragione nella cucina peruviana si usa molto il “cilantro” le foglie del coriandolo che hanno questo gusto così particolare di cimice….. Domenica 07.10 Ritorno a Cusco La colazione nell’albergo è abbondante e dopo le foto davanti alla Cattedrale, che ha una bella facciata barocca, ma è stranamente spoglia nell’interno, riprendiamo il viaggio. Saliamo al mirador: un parco giochi che sovrasta la città con un enorme puma e il serpente che guardano dall’alto una città non bella. La montagna circostante raffigura perfettamente il profilo di un uomo bonario che sorride pacifico a protezione del golfo. Ci fermiamo lungo la strada a fare uno “spuntino” in un self- service e alla fine ci abbuffiamo di primi, secondi, dolci, birra….Partiamo per il ritorno a Cusco. Siamo quasi alla fine del viaggio e la stanchezza si fa sentire e questo è il risultato. Giovanni è sempre pronto a cogliere ogni momento della giornata… Ma quando arriviamo in città recuperiamo le forze per andare in Piazza de Armas a bere il solito pisco. Lunedì 09.10 Giorno libero Tutto il giorno libero per gli acquisti, ma Vittoria ci apostrofa brontolando: pronti per gli acquisti compulsivi….???? Ma qualche regalino a casa si aspettano comunque. E allora partiamo ma non tutti ( Luigi e Natale vanno in bici – sono instancabili). La città è bellissima e pulsa di vita. Ci troviamo in mezzo alla processione della Vergine del Rosario: un connubio tra processione sacra e sfilata popolare con costumi sgargianti in cui ballano tutti: uomini, donne, grandi, piccoli. Albarosa, una volontaria di Udine, ci accompagna negli acquisti. Pranziamo in città e ci riempiamo di pacchetti. Dopo cena invece ci raggiunge Andrea che vuole sentire le nostre opinioni. Tutti esprimiamo il nostro parere e concordiamo che torniamo più ricchi di esperienze, umanità e che per tutti è stata una vacanza particolarmente intensa, che ci porteremo nel cuore. Martedì 10.10 Partenza Salutiamo i volontari del Centro che partono per Accha e caricano di tutto. Apriranno anche dei laboratori. In bocca al lupo a tutti loro. Ultima passeggiata in centro e pronti per la partenza. Forse qualche giorno in più l’avremmo fatto tutti? Partenza per Lima e coincidenza per Madrid con la Lanperù, molto più comoda dell’Iberia. Sorpresa, Natale non è sull’aereo, forse è in I classe? A Madrid non scende, panico, siamo tutti preoccupati, Giovanni che in tutto questo periodo ha gestito con molto self- control e diplomazia qualunque situazione, ha lasciato trasparire un po’ di preoccupazione per l’assenza del companero’ Natale, fino a quando non scopriamo che lo hanno fatto scendere a Lima un attimo prima che l’aereo decollasse, per un sospetto nel bagaglio della bicicletta. Aveva destato preoccupazione la bomboletta per pompare le gomme della bici. E’ arrivato il giorno successivo, dopo essere stato alloggiato a Lima in un albergo a 5 stelle e aver fatto un giro turistico della città a spese della Lanperù, felice di questo contrattempo che gli ha permesso di vedere anche Lima. Sempre fortunato l’Hombre!!!! Volo Madrid-Venezia altrettanto piacevole anche se quei sedili sono scomodissimi. I bagagli arrivano tutti e poi ripartiamo in macchina, ma non prima di esserci fermati nel parcheggio a brindare con un ottimo cabernet franc e poi tutti a casa. Che cosa ci portiamo nel cuore: che i bambini peruviani non piangono mai anche se non hanno biberon e passeggini, che se si cammina in silenzio si può sentire la magia dei suoni, che i cani stanno sul bordo della strada e aspettano con pazienza, che ci sono dei luoghi che sono incantati, che anche un sol qui ha un gran valore, che il sorriso di un bambino ti scalda il cuore, che se hai una casa con una porta sulla strada puoi aprire un negozio, che ci sono tante persone che aiutano gli altri in silenzio, che è meglio vivere con allegria, accogliendo tutto quello che la vita ci offre! (spesso siamo ciechi).