Acqua madre
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Acqua madre
Acqua madre indispensabile, preziosa, inalienabile “Laudato sii mii Signore per sorella acqua, la quale è molto utile, umile, pretiosa et casta……” Il corpo di tutti gli organismi viventi è composto in gran parte da acqua, con percentuale variabile dal 70% a oltre il 90%, ….. Non è dunque una licenza poetica chiamarla Madre ….. Ma di tutta l’acqua presente sulla terra solo una piccola parte può essere direttamente utilizzata per bere, per coltivare la terra e per produrre i beni di cui abbiamo bisogno: l’acqua dolce, cioè meno del 3% del totale. In questo preciso momento le risorse idriche di molti territori si stanno rapidamente esaurendo, minate, da una parte, dallo sfruttamento sconsiderato delle falde e dei corsi d’acqua superficiali e, dall’altro, dai cambiamenti climatici in atto, ormai noti a tutti come “global warming” o, nella nostra lingua, “riscaldamento globale”. Di entrambi i fenomeni siamo direttamente responsabili • • • • • • • • • • • • • • • Il ciclo dell’acqua Deforestazione e cambiamenti climatici Usi e consumi odierni Acqua e agricoltura Acqua e industria Inquinamento dell’acqua Salinizzazione Desertificazione L’acqua che scompare I conflitti per l’acqua La privatizzazione delle acque L’acqua potabile Quanta acqua richiedono i prodotti che consumiamo? Cosa possiamo fare? Qualche consiglio utile Da “clic & go” Poseidonia Edizioni • Sotto l’azione del calore solare le acque di oceani, mari, laghi ecc.. evaporano lentamente.. • ….Altro vapore è prodotto dalla traspirazione delle piante • Il vapore acqueo si condensa in nubi e e ricade sul globo terrestre sotto forma di pioggia, neve, grandine • Le precipitazioni in parte alimentano l’idrografia superficiale, in parte si infiltrano nel sottosuolo alimentando le falde acquifere … • …… tendono a tornare infine al mare che è il principale serbatoio di vapore acqueo Meno del 3% di tutta l’acqua presente nel pianeta è acqua dolce e di quest’ultima solo il 31% è realmente utilizzabile Deforestazione e riscaldamento globale: una minaccia al ciclo dell’acqua L’acqua che utilizziamo proviene in parte dai corsi d’acqua e dai bacini superficiali, ma in gran parte da falde sotterranee situate a varia profondità. L’acqua di falda è generalmente la più pura in quanto il passaggio attraverso il suolo, che avviene in tempi molto lunghi, la purifica dagli inquinanti chimici e dai microrganismi nocivi che può contenere. Durante un evento piovoso, il rapporto tra la quantità di acqua che si infiltra nel suolo, e quella che scorre in superficie raggiungendo direttamente gli alvei dei corsi d’acqua, dipende dall’intensità e dalla durata della pioggia, dalla pendenza del suolo, dalla granulometria del terreno e dalla interazione tra questa e la copertura vegetale presente. Ad es. i suoli sabbiosi assorbono l’acqua più rapidamente dei suoli argillosi, ma, a parità di pioggia caduta, se l’evento piovoso è stato prolungato ma di bassa intensità la differenza tra la quantità di acqua infiltrata nei due tipi di suoli è minore di quanto sarebbe per una pioggia breve ma intensa. Inoltre se il suolo è coperto da vegetazione, questa svolge tre azioni benefiche ai fini dell’infiltrazione: attenua l’effetto battente della pioggia, trattiene l’acqua al suo interno facendola infiltrare lentamente nel suolo, ostacola l’evaporazione superficiale dell’acqua al termine dell’evento piovoso, inoltre mantiene un microclima umido sulla superficie del suolo. La desertificazione, soprattutto nei climi caldi e poco piovosi è la conseguenza diretta dell’eccessivo disboscamento. L’aumento della temperatura media del pianeta, fenomeno di cui oggi si parla quotidianamente in quanto oramai evidente a tutti, è determinato, come afferma ormai unanimemente la comunità scientifica, dall’aumentata concentrazione di gasserra nell’atmosfera: prima fra tutti la CO2. La causa principale di tale aumento sono le emissioni generate dal massiccio utilizzo di combustibili fossili per la produzione di energia, la cui combustione produce CO2 ed acqua. Ma una grossa parte di responsabilità va anche alla deforestazione, in quanto le piante sono in grado di “assorbire”, la CO2 presente nell’atmosfera, trasformandola in sostanza organica attraverso la fotosintesi. Il riscaldamento globale sta determinando disordini nel ciclo dell’acqua, con variazioni notevoli nella distribuzione e nella frequenza degli eventi piovosi, accentuando anche i fenomeni meteorologici estremi: siccità prolungate, piogge catastrofiche, numerosità ed intensità degli uragani nelle zone tropicali. Tutto questo influisce pesantemente nella disponibilità di risorse idriche. La siccità in Italia L’ultimo rapporto periodico della Protezione Civile rilevava come nel periodo settembre 2006aprile 2007 in tutto il nostro paese si evidenziava un deficit delle precipitazioni piovose variabile dal 10% al 50%, rispetto allo stesso periodo del trentennio di riferimento 1961-1990. A questo dato si deve aggiungere quello delle temperature medie, di gran lunga superiori alle medie del periodo, ed il dato allarmante dello scioglimento rapido dei ghiacciai alpini. Il bacino del Po Secondo il rapporto della Protezione Civile l’Arpa Piemonte ha evidenziato, a gennaio 2007, un deficit pluviometrico medio del 32% rispetto al valore medio di gennaio. E’ stata riscontrata inoltre una ridotta copertura nevosa per lo stesso periodo e deflussi mensili ridotti in media del 26% rispetto ai valori medi storici. In Emilia Romagna, le portate fluenti nel Po alla stazione di misura di Pontelagoscuro (Fe) ammontavano a metà aprile a 431 m3/s, inferiori ai valori del 2003 e del 2006 e pari a meno della metà del valore medio storico di 953 m3/s del periodo 19242007. Anche le portate del fiume Po nelle stazioni di Piacenza, Cremona, Boretto, Borgoforte, sono tutte inferiori a quelle del medesimo periodo del 2003 e del 2006. Po in secca – aprile 2007 Il bacino dell’Arno Il bacino dell’Arno grazie alle precipitazioni dei mesi di febbraio e marzo, ha ridotto il deficit di piogge, rispetto alla media stagionale dal 50% di fine gennaio all’attuale 20%. Nonostante queste precipitazioni, i dati raccolti dall’Autorità di bacino dell’Arno sottolineano che i deflussi medi dei mesi invernali, relativi al periodo 1981-2007 sono praticamente la metà di quelli del cinquantennio 1930-1980. In particolare, gli anni 2006 e 2007 sono ulteriormente e significativamente al di sotto della media. Usi e consumi odierni • Nel mondo, in media, il 70% dell’acqua complessivamente captata da fiumi laghi e • • falde è assorbita dall’agricoltura; il 22% è utilizzato dall’industria; l’ 8% dagli usi domestici. C’è tuttavia grande variabilità tra queste percentuali, in relazione al livello di sviluppo dei paesi, in quanto, in quelli ad economia più arretrata, l’agricoltura assorbe la maggior parte dei consumi ( ad es. in Africa l’88% della risorsa idrica), mentre in quelli più sviluppati è l’industria a consumare di più (ad es. il 65% della risorsa negli Stati Uniti). In Italia, secondo dati di IRSA Cnr (1999), l’agricoltura assorbe il 49% dei prelievi di acqua dolce, il 21% è utilizzato dall’industria, ed il 19% ha destinazione idropotabile e l’11% è assorbito dal settore energetico Per quanto riguarda i consumi veri e propri, ovvero l’acqua effettivamente consumata in rapporto ai prelievi, si può osservare che l’agricoltura consuma quasi tutta l’acqua captata, che non viene restituita all’ambiente perché si infiltra nel terreno, mentre l’acqua assorbita da industria ed usi civili torna al 90% in circolo, sebbene venga restituita all’ambiente in condizioni molto degradate. Acqua e agricoltura Consumi e sprechi Secondo Legambiente l’Italia è il paese con la maggiore estensione agricola irrigata d’Europa, pari a circa 4,5 milioni di ettari. Altri 7,5 milioni di ettari sono coltivati senza fare ricorso all’irrigazione. La produzione ottenibile potrebbe sfamare una popolazione di 200 milioni di persone, mentre la bilancia agroalimentare del nostro paese è in pesante deficit. Dove finisce tutta la produzione in eccesso? La risposta è semplice e allucinante al tempo stesso: viene in gran parte distrutta. C’è da chiedersi chi produce sapendo che non c’è mercato per i propri prodotti. La risposta è, per i non addetti ai lavori, ancora più sconvolgente: chi sa che le proprie eccedenze saranno comunque pagate grazie a sovvenzioni apposite. Da questo punto di vista bisogna però dire che le cose rispetto a qualche anno fa sono un po’ migliorate, troppo poco però. La situazione italiana, purtroppo, non è isolata in ambito europeo e mondiale. Molti altri paesi producono da anni eccedenze alimentari superiori alle nostre, che costano molto in termini monetari diretti e, cosa ancora peggiore, in termini di spreco di risorse, idriche soprattutto. Paradossi A fronte delle eccedenze alimentari dei paesi ricchi, in paesi poverissimi, come l’Etiopia, le già scarse risorse idriche vengono impiegate per produrre alimenti di nessuna utilità per le popolazioni locali, ma pregiate per i paesi ricchi, quali il caffè. La tecnica di produzione adottata, comporta grande spreco di acqua, in parte per i metodi di irrigazione non adatti a quei climi torridi, in parte per la grande evaporazione diurna dell’acqua distribuita. Il risultato finale è che per produrre una tazzina di caffé occorrono mediamente 80 litri di acqua, mentre alle popolazioni locali manca la produzione agricola necessaria per sfamarsi e si muore per mancanza d’acqua o per l’utilizzo di acqua contaminata. La ragione di questa tragica contraddizione sta in parte nel fatto che questo tipo di produzione, pagata in valuta pregiata, porta nelle casse dei paesi poveri il denaro occorrente per l’acquisto di beni non prodotti in tali zone, ed inoltre consente di pagare almeno in parte gli interessi sull’immane debito estero contratto con paesi ricchi. In altri termini funziona così: i paesi ad economia arretrata chiedono prestiti ai paesi ricchi e si indebitano. Per pagare gli interessi sui prestiti che non sono in grado di restituire, “vendono” parte delle proprie risorse o, come nel caso descritto, producono beni pregiati per i paesi ricchi, risicandole ulteriormente ….poi magari sono costretti a ricorrere ad aiuti alimentari o di altro genere indebitandosi ulteriormente … Situazioni analoghe a quella illustrata si verificano in molte altre zone del mondo. ….. e paradossi I consumi idrici legati alle attività agricole potrebbero comunque essere ridotti di oltre il 50%, anche a parità di produzione, se venissero utilizzate tecniche di irrigazione adeguate. Già negli anni sessanta la produzione agricola di Israele si avvaleva di tecniche dette di irrigazione “a goccia” con microportate di acqua nei pressi delle piante, che consentivano di produrre agrumi con consumi inferiori a quelli italiani del 70%. Tale tecnica si è successivamente diffusa ovunque, ma non risulta ancora oggi sfruttata appieno, neppure in zone dove le risorse idriche risultano gravemente minacciate dagli eccessivi prelievi. Per fare un esempio, il sistema di irrigazione per aspersione (detto anche “a pioggia”), il più diffuso nei nostri ambienti, richiede portate elevate che si distribuiscono su tutto il terreno, ma gran parte dell’acqua, specie durante i periodi più caldi si perde per evaporazione. I sistemi per microirrigazione, oltre a richiedere portate più ridotte, distribuiscono l’acqua nella ristretta zona intorno alla pianta, ove arriva l’apparato radicale. In questo modo, oltre ad prelevare meno acqua si riducono al minimo le perdite. Acqua e industria I comparti che usano la risorsa idrica sono l’idroelettrico, alcuni settori industriali per il raffreddamento degli impianti o per lavorazioni specifiche, il settore agro-alimentare, la trasformazione dei materiali rocciosi di cava come acque di lavaggio. Come abbiamo visto l’industria assorbe in media in Italia il 21% dei prelievi, ma il principale problema legato all’uso dell’acqua per questo settore è l’inquinamento anche molto grave delle acque reflue che tornano ai corsi d’acqua e al mare. Nella nostra provincia il settore più inquinante è quello tessile, ma per fortuna, Prato già dalla fine degli anni ’70, e fra i primi in Italia, si è dotato di un efficiente impianto di depurazione delle acque reflue, ampliato nel tempo ed attualmente ancora in efficienza: l’impianto gestito da GIDA in località Baciacavallo Inquinamento dell’acqua L’agricoltura, così come l’industria, è responsabile di gran parte della contaminazione dell’acqua causata dall’immissione di sostanze quali prodotti chimici e scarichi di materiali organici che ne alterano la qualità compromettendone gli abituali usi. Il danno recato dalle attività agricole è particolarmente grave perché colpisce le falde freatiche. Il tempo di ricambio medio dell’acqua nelle falde è di 1400 anni, pertanto la loro contaminazione diventa pressoché irreversibile. Alcuni dei principali inquinanti idrici sono: le acque di scarico contenenti materiali organici che per decomporsi assorbono grandi quantità di ossigeno; parassiti e batteri; i fertilizzanti e tutte le sostanze che favoriscono una crescita eccessiva di alghe e piante acquatiche; i pesticidi e svariate sostanze chimiche organiche (residui industriali, tensioattivi contenuti nei detersivi, sottoprodotti della decomposizione dei composti organici); il petrolio e i suoi derivati; metalli, sali minerali e composti chimici inorganici. Salinizzazione Un altro fenomeno legato al sovrasfruttamento delle risorse idriche è l’accumulazione di sali nel terreno. La salinizzazione in realtà può essere dovuta alla co-azione di fattori naturali, ed in tal caso è considerata salinizzazione primaria, mentre se prevalgono fattori antropici la salinizzazione viene considerata secondaria. I problemi legati all’accumulazione di sali sono complessi, dinamici o cronici, con proprietà fisico chimiche dei suoli che vengono alterate rapidamente. Comunque la ragione prevalente di salinizzazione secondaria è l’irrigazione. E’ un fenomeno noto fin dall’antichità e fu la ragione per la quale, dopo un millennio di coltivazione, venne abbandonata la “Mezzaluna Fertile” tra il Tigri e l’Eufrate. E’ dovuto all’accumulo nel terreno di sali depositati dalle acque dei fiumi deviate per irrigare i campi. Se queste sono molto ricche di sali, la loro evaporazione fa sì che questi si depositino sul terreno rendendolo sterile dopo qualche tempo. Le tecniche di irrigazione più antiche (ma ancora largamente utilizzate), consistevano nel deviare piccole portate di acqua dai fiumi e nel farle arrivare ai campi entro canalette adacquatrici da cui, dopo la rottura delle sponde, l’acqua veniva riversata sui campi. In questo modo gran parte dell’acqua veniva persa per evaporazione, lasciando il suo pericoloso deposito sul suolo. Attualmente il fenomeno della salinizzazione riguarda vaste aree, quali in delta del Nilo, dove a causa delle numerose dighe a monte, la portata del fiume si è ridotta da 32 miliardi di m3 a 2 miliardi e sono venute a mancare le benefiche inondazioni periodiche, che “lavavano” il suolo dai sali. Anche il delta del Po è attualmente minacciato dall’avanzamento di un cono salino determinato da due fattori concomitanti: la riduzione della portata di acqua dolce del fiume e l’innalzamento del livello del mare (attualmente 1mm all’anno),che sta facendo avanzare il fronte delle acque saline. Inoltre l’acqua salmastra sta sostituendo l’acqua dolce di falda, abbassata dagli eccessivi prelievi e dalla siccità. I cambiamenti climatici in atto, secondo quanto è attualmente possibile prevedere, determineranno in futuro lo scioglimento di gran parte dei ghiacciai terrestri, tra cui quelli antartici ….. L’innalzamento del livello medio del mare che ne seguirà, non solo sommergerà gran parte delle coste attualmente abitate ma ridurrà ulteriormente le riserve d’acqua dolce freatica. Desertificazione La desertificazione è il processo di degradazione del suolo causato da numerosi fattori, tra cui variazioni climatiche e alla pressione non sostenibile delle attività umane sull’ambiente. La desertificazione spesso ha origine dallo sfruttamento intensivo della popolazione che si stabilisce nel territorio per coltivarlo oppure dalle necessità industriali e di utilizzo per il pascolo. E’ una delle emergenze ambientali più gravi degli ultimi anni e riguarda principalmente le zone climatiche aride, semiaride e sub-umide secche. In Italia, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna presentano già fenomeni di avanzata desertificazione, dovuti in parte alle variazioni climatiche intervenute negli ultimi anni, ma anche e soprattutto ad una cattiva gestione dei terreni agricoli ed all’eccessivo sfruttamento delle riserve idriche In Toscana sono a rischio di desertificazione le zone costiere, la media valle dell’Arno e vaste zone interne tra le province di Siena ed Arezzo. In alcune zone, come la costa compresa tra Livorno e Orbetello prevalgono cause di natura climatica, dovute alla riduzione delle precipitazioni, ma in altre le cause sono da ricercarsi nell’aumento della popolazione, nella pressione turistica estiva, e nella gestione non ottimale del suolo. L’acqua che scompare Il lago di Aral costituisce uno dei maggiori disastri ambientali del pianeta. Prima del 1960 una media di 55 miliardi di m3 di acqua confluivano nel lago di Aral. I prelievi per l'irrigazione del cotone e la costruzione di invasi per immagazzinare le piene, hanno avuto il risultato di far diminuire il flusso medio annuo in entrata a 7 miliardi di m3 fra il 1981 ed il 1990. Come risultato il livello del lago è sceso di 16 metri tra il 1962 ed il 1994 ed il volume del lago si è ridotto di tre quarti. Venti delle 24 specie di pesci che erano presenti nel lago sono scomparse, e la pesca che ammontava a 44 mila tonnellate annue negli anni '50, e sosteneva 60 000 posti di lavoro è crollata a zero. Una mistura tossica di sale e polvere, sollevatasi dal fondo asciutto del lago e depositatasi sui terreni coltivabili circostanti, sta danneggiando e facendo morire i raccolti. La ridotta portata del fiume ha concentrato sale e prodotti chimici tossici, rendendo le risorse idriche inadatte per l'uso potabile e contribuendo all'alto tasso di malattie nell'area. Coloro che continuano a vivere nella zona hanno perduto il loro principale mezzo di sostentamento e coloro che sono partiti sono diventati dei rifugiati ambientali Una situazione analoga è quella del lago Ciad. Qui, l’eccessivo sfruttamento dei pascoli, unito a interventi invasivi sulla vegetazione spontanea per far posto alle colture, ha aggravato un progressivo processo di desertificazione, causa, tra l’altro, del lento prosciugarsi del lago. Programmi speciali a sostegno dell’ambiente hanno trovato difficoltà di attuazione in conseguenza della guerra civile protrattasi per un trentennio. Anche molti grandi fiumi, che una volta venivano definiti “vie d’acqua” soffrono ormai da decenni di siccità, dovuta in gran parte all’eccessivo sfruttamento delle loro risorse. Negli Stati Uniti il Colorado ed il Rio Grande, non giungono più al mare, letteralmente prosciugati dai prelievi idrici per l’agricoltura e per l’assorbimento delle grandi città che si snodano lungo il loro corso. Una sorte simile sta toccando allo Yangtze (Fiume Giallo) in Cina, bloccato a monte da numerose dighe la più grande delle quali, ed in assoluto la più grande al mondo, è oramai in via di completamento. Attualmente 45.000 dighe bloccano i fiumi del mondo, costruite per produrre energia idroelettrica e come invasi per le esigenze dell’agricoltura e delle città. Il risultato è spesso disastroso per l’ambiente e comporta enormi perdite di acqua per evaporazione. Ai danni diretti causati dall’uomo si aggiungono quelli determinati dal surriscaldamento globale dell’atmosfera determinato dall’aumento dell’effetto serra (anch’esso in parte di origine antropica). I ghiacciai arretrano rapidamente ed alimentano sempre meno i fiumi, ampi territori a causa della siccità sono soggetti a desertificazione……i fiumi muoiono e con essi, prima o poi, questa parentesi della storia della Terra che qualcuno ha definito Antropocene. A proposito di dighe: i conflitti per l’acqua Quando uno stesso fiume (o una riserva idrica sotterranea) attraversa più paesi, in questa condizione generalizzata di penuria d’acqua, spesso sorgono conflitti per lo sfruttamento delle sue risorse. Tali conflitti in alcuni casi sfociano in vere e proprie guerre. In Medio Oriente, c’è un contenzioso aperto da decenni tra Israele da un lato e la Giordania e la Siria dall’altro per lo sfruttamento delle acque del fiume Giordano, quasi integralmente sfruttato da Israele che si trova nella zona più a monte del suo percorso. Altri conflitti ci sono tra Turchia, Iraq e Siria per lo sfruttamento delle acque del Tigri e dell’Eufrate. In Africa altri conflitti sono sorti tra Sudan ed Egitto per lo sfruttamento delle acque del Nilo. Esistono attualmente 261 situazioni di questo tipo ed in 13 casi si tratta di bacini che attraversano 5 o più paesi. Per risolvere questi casi sono stati stipulati innumerevoli trattati internazionali, che spesso non sono riusciti a impedire la trasformazione delle controversie in conflitti veri e propri. La privatizzazione delle acque Da qualche tempo, in tutto il mondo, è in atto la privatizzazione delle aziende pubbliche che forniscono acqua potabile e talvolta l’acqua dolce per agricoltura e industria. Nei paesi sviluppati la privatizzazione è iniziata in Gran Bretagna nel 1987. Si è creato così un mercato privato delle acque che attualmente ha un fatturato pari al 40% del mercato petrolifero. Tale mercato è controllato da una decina di gruppi transnazionali i cui maggiori rappresentanti sono attualmente tre europei: i francesi Suez e Vivendi (che hanno rispettivamente 125 e 40 milioni di clienti in tutto il mondo) ed il tedesco RWA, con 70 milioni di clienti. In Italia, Suez fa parte del consorzio della ATO4 Valdarno, mentre un altro colosso francese la Veolia Waters, fa parte della società Acqualatina, che nel 2002 si è aggiudicata la gara d’appalto per la gestione dell’acqua in 38 comuni nel basso Lazio. La motivazione che nei paesi sviluppati ha spinto alla privatizzazione, è stata quella di diminuire le spese pubbliche per la gestione e la manutenzione dei servizi idrici e, nelle intenzioni generali, quella di diminuire gli sprechi. Queste stesse società affermano che la gestione privata, oltre a migliorare il servizio, alla lunga abbassa i costi per il consumatore. In realtà si è creato un prevedibile mercato di monopolio od oligopolio che ha generato aumenti spropositati dei costi per l’utente finale soprattutto nei paesi in via di sviluppo, al punto che, come è accaduto in Sudafrica, 10 milioni di persone si sono viste sospendere addirittura l’erogazione dell’acqua perché non potevano pagare le bollette. . Una situazione simile si stava verificando in Bolivia dove, nel 1999 il governo ha privatizzato la gestione delle risorse idriche affidandola ad un gruppo formato dalla statunitense Bechtel, dall’ italiana Edison, e dalla spagnola Albengoa. Nel giro di poche settimane le tariffe dell’acqua sono aumentate del 300% ed è scoppiata la rivolta dei campesinos con l’occupazione delle piazze. Negli scontri con la polizia ci sono stati anche 4 morti, ma dopo 8 giorni il governo ha ceduto, rotto il contratto e modificato la legge. Successivamente è stato citato in giudizio dal consorzio per i danni subiti dalla rescissione del contratto ed il risarcimento calcolato è di circa 25.000.000 di dollari. La Banca Mondiale sarà l’arbitro della controversia. Situazioni analoghe ci sono in tutto il mondo. In molti paesi in via di sviluppo le amministrazioni pubbliche non sono in grado di dare alla popolazione acqua potabile perché sono povere, indebitate e spesso corrotte. Nel momento in cui le amministrazioni si rivolgono alla Banca Mondiale per ottenere di prestiti e la riduzione del debito, la stessa banca spinge tali governi a risolvere le questioni relative alle acque affidandosi alla gestione di privati, che offrono maggiori garanzie di risoluzione del problema. Tuttavia accade che spesso, anche per speculazioni indebite interne, i costi di approvvigionamento non siano sostenibili da larghe fasce della popolazione che talvolta vedono persino peggiorare la loro situazione. Quanta acqua richiedono i prodotti che consumiamo? Per produrre 1 Kg di cotone, ovvero più o meno un paio di jeans e una T-shirt da donna, occorrono mediamente 20700 litri di acqua cioè 20,7 m3 , ovvero il consumo medio di una famiglia italiana di 3 persone per 1 mese Per produrre una bistecca “fiorentina” da 1 kg occorrono 15.500 litri (15,5 m3 ) di acqua. Se rinunciassimo (del tutto) a fare la doccia per un anno risparmieremmo meno acqua che rinunciando alla bistecca …..e ancora • 1 Kg di riso può richiedere, a seconda della zona climatica e della tecnica di irrigazione, 1800- 4500 litri di acqua; • 1 Kg di carta da cellulosa vergine richiede 250 litri di acqua; • per produrre 1 Kg di caffé tostato occorrono 17400 litri di acqua; • 1 Kg di plastica 2000 litri. L’acqua potabile Cos’è Acqua potabile significa in senso letterale ”che può essere bevuta”senza danno per la salute , in quanto presenta tutti i requisiti di legge per servire all’alimentazione: deve essere limpida, inodore, incolore e di sapore gradevole e non deve contenere germi patogeni o sostanze chimiche che possono danneggiare l’organismo. La principale normativa italiana relativa alle acque potabili è rappresentata dal DPR 515/1982 e dal DPR 236/1988. Quest’ultimo in particolare indica quali sono le concentrazioni massime ammissibili (CMA) e i valori guida (VG) per i vari parametri fisici, chimici, organolettici, microbiologici e riguardanti le sostanze tossiche indesiderabili. Da dove viene L’acqua per usi civili può provenire da raccolta di acque meteoriche (raramente), da acque dolci superficiali , cioè provenienti da corsi d’acqua superficiali, laghi e invasi naturali e artificiali, da acque telluriche, cioè da falde sotterranee. Tutte le acque devono essere trattate prima di essere distribuite per l’uso, ma generalmente quelle di falda richiedono trattamenti meno intensi perché più pure. Come viene depurata Trattare l'acqua per renderla adatta ad essere bevuta è simile a trattare l'acqua reflua. Nelle zone che dipendono dall’acqua di superficie è di solito immagazzinata in un serbatoio per parecchi giorni, per migliorarne la chiarezza ed il gusto permettendo una maggiore ossigenazione e lasciando che la materia sospesa sedimenti. Successivamente subisce una serie di trattamenti fisici e chimici fin quando non soddisfa standard di qualità prescritti. Solitamente passa per prima cosa attraverso filtri a sabbia e qualche volta attraverso filtri a carbone attivo. In seguito, per eliminare le eventuali particelle che restano ancora in sospensione, vengono aggiunti additivi che provocano la flocculazione dei materiali. Infine si procede alla disinfezione vera e propria ottenuta attraverso l’addizione di cloro e/o ozono. Il numero di misure di depurazione che si prendono dipende dalla qualità di acqua che entra nell'impianto di depurazione. Nelle aree con fonti di acqua freatica molto pura è necessario poco trattamento . L’acqua in bottiglia In Italia il consumo medio pro-capite di acqua minerale è il più alto del mondo, pari a 185 litri all’anno, grazie anche al fatto che il prezzo dell’acqua imbottigliata è tra i più bassi dei paesi ricchi. La ragione di tali consumi sta nella presunta scarsa qualità dell’acqua di rubinetto. Tuttavia, indagini condotte non molto tempo fa hanno dimostrato che la qualità dell’acqua proveniente dagli acquedotti è spesso superiore a quella dell’acqua in bottiglia. Non solo, 1000 litri di acqua costano, tasse escluse, circa 52 centesimi, ovvero la cifra necessaria per acquistare al supermercato una bottiglia da 2 litri. Inoltre, chi acquista regolarmente acqua imbottigliata, consuma mediamente in un anno, anche 11 kg di PET (il materiale plastico delle bottiglie) la cui produzione richiede circa 192,5 kg di acqua, ovvero più di un terzo di quella contenuta nelle bottiglie. Senza contare i consumi energetici per la produzione delle bottiglie, la confezione , il trasporto e lo smaltimento finale. E ’proprio il caso di dire : tutto sommato … chi ce lo fa fare? Consumo di acqua potabile in ambito civile Secondo recenti indagini in Italia, la disponibilità media pro capite di acqua è di 306 litri, mentre consumi medi pro-capite per usi civili si aggirano intorno ai 186 litri giorno (nella provincia di Prato 194,3), ripartiti mediamente come indicato sotto. Il principale problema legato a questo settore sta nelle precarie condizioni della rete di distribuzione, con perdite medie del 40%, maggiori al Sud, dove si riscontrano anche punte superiori al 60% (a Cosenza il primato con il 70%) Ripartizione dei consumi idrici in ambito residenziale 6% 6% Bagno/ docci a 6% 36% 6% Al tr i usi sani tar i Uso potabi l e Lavaggi o stovi gl i e Bucato Usi di Cuci na 11% Usi di Cuci na Lavaggi o auto/ gi ar di naggi o 9% Al tr i usi 1% 19 % Un’indagine svolta nella nostra classe ha dato però risultati abbastanza diversi in termini di consumi complessivi, che risultano mediamente di circa 120 litri al giorno procapite. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che, nei consumi civili, le statistiche includono anche il settore terziario. Il dato che abbiamo trovato almeno in parte ci consola, ma stante la situazione di precarietà della risorsa idrica nel nostro territorio, si tratta di una consolazione modesta e di breve durata. Se anche fosse vero che consumiamo relativamente poco … quel poco è comunque troppo! Cosa possiamo fare? Quanto abbiamo illustrato finora dimostra che per contribuire alla conservazione ed alla corretta gestione delle risorse idriche non possiamo limitarci a cercare di risparmiare acqua, ma dobbiamo ripensare tutto il nostro stile di vita. In estrema sintesi le azioni da esercitare devono riguardare: • i consumi energetici personali, che devono essere ridotti per diminuire le • • • emissioni di CO2 e contribuire rallentare il processo di riscaldamento globale; la scelta dei prodotti di consumo, facendo attenzione all’intero ciclo di vita del prodotto, per tener conto dei costi energetici e della quantità di acqua impiegata per produrli, confezionarli e smaltirne i residui; i consumi idrici personali, riducendo gli sprechi inutili e l’inquinamento dell’acqua; non meno importante sarà, infine, impegnarci civilmente affinché le istituzioni locali e nazionali che ci governano, operino le scelte più adeguate nella direzione giusta. Qualche consiglio utile per un consumo responsabile della risorsa idrica nelle nostre case Per evitare sprechi di acqua bastano piccoli accorgimenti che non influenzano le nostre abitudini, ma hanno un elevato effetto sui consumi e quindi sulla bolletta. 1. Chiudere i rubinetti mentre ci si lava; 2. Sostituire il bagno con la doccia permette un risparmio di oltre il 75% ; 3. Controllare perdite di rubinetti o dello sciacquone del W.C. ; 4. Verificare che il valore registrato dal contatore sia il medesimo la sera e la mattina seguente (tendo chiusi i rubinetti in questo intervallo di tempo). Una piccola differenza vuol dire che ci sono perdite; 5. Montare una cassetta di scarico dotata di doppio tasto o di un regolatore di flusso. Inserire nella cassetta dello scarico un mattone o una bottiglia piena , senza ostacolare il meccanismo di scarico, permette un risparmio del 30%; 6. Montare un frangigetto permette un risparmio del 50% ; 7. Usare la lavatrice e la lavastoviglie a pieno carico fa consumare meno acqua e meno energia. 8. Lavare l’ auto con parsimonia usando il secchio. 9. Lavare i piatti,le verdure riempiendo un contenitore usando l’acqua corrente solo per il risciacquo. 10. Installare sistema di irrigazione a timer o innaffiare la sera e cercare di raccogliere l’ acqua piovana. 11. Utilizzare detersivi e tensioattivi con parsimonia, dando la preferenza a quelli totalmente biodegradabili Le nostre fonti I principali siti che abbiamo visitato www.legambiente.com www.ibimet.cnr.it www.retelilliput.com www.wwf.it www.report.rai.it Le principali pubblicazioni/rapporti/dossier a cui abbiamo fatto riferimento Rapporto sullo stato dell’ dell’ambiente e della sostenibilità sostenibilità della Provincia di Prato – 2004” 2004” Provincia di PratoPrato- Agenda 21 Locale Cambiamenti climatici e sostenibilità sostenibilità: i problemi e le soluzioni in Toscana -Ibimet Regione Toscana Emergenza idrica in Italia - Il libro bianco di Legambiente” Legambiente” Roma 3/5/2007 I testi Dinucci Manlio – Il sistema globale (seconda edizione) – Zanichelli 2004 Chi siamo Alì Elfawi Karim Bacci Derio Bresci Ilenia Calistri Leonardo Campione Matteo Cecchi Giacomo Cesare Marco Collina Marco Corrieri Daniele Corsini Tommaso Di Gianni Giulia Fagotti Martina Farinella Alessio Fuccillo Matteo Galeotti Luca Govoni Damiano Iasiello Marco Landini Giulia Miranda Matteo Moraldi Lorenzo Pierozzi Leonardo Ponterosso Stefano Ruggiero Francesco Santini Niccolò Vona Andrea