Rivista 10 - Pen Club Italia
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Rivista 10 - Pen Club Italia
Poets Essayists Novelists P.P.E.N. E.N. CLUB CLUB ITALIAONLUS onlus ITALIA I 100 anni di Dorfles Ferdinando Residenze Il Pen Camon per scrittori svedese Georges Anglade Gillo Dorfles compie cento anni. Milano festeggia il critico d’arte, psichiatra e pittore. Libri, conferenze e un’antologica a Palazzo Reale con oltre 200 opere. «Scrivo per vendetta. Non per giustizia, santità o gloria». Ritratto dello scrittore veneto (nato nel 1935), eletto nel 1999, dopo Mario Luzi, presidente del Pen Italia. Una mappa di luoghi alternativi, in Italia, dove artisti e intellettuali possono lavorare con tranquillità: Bellagio, Donnini, Firenze, Perugia, Bogliasco e Roma. Continua il viaggio nei Pen di tutto il mondo. Secondo incontro con il narratore e saggista Ola Larsmo (1957), attuale presidente del Pen svedese dal 2008. Nel terremoto di Port-au-Prince, è rimasto travolto e ucciso (assieme alla moglie) lo scrittore Georges Anglade, fondatore e presidente del Pen di Haiti. Pagina 3 Pagina 5 Pagine 7-11 Pagine 14 e 15 Pagina 17 Trimestrale, Anno IV, n. 10 • Gennaio-marzo 2010 • Direzione: 20122 Milano, via Daverio 7 • Tel. 335/7350966 • e-mail: [email protected] • www.penclub.it • CC postale n. 88341094 Poste italiane spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 dcb Milano • CC bancario Monte dei Paschi: Iban IT15R0103001609000000365918 FOTO D’AUTORE FERDINANDO SCIANNA scrittori di sinistra e giornali di destra I razzisti della parola Può un uomo di sinistra scrivere su un giornale di destra? Su Libero Paolo Nori recensisce Che la festa cominci di Niccolò Ammanniti. E Andrea Cortellessa mette Nori sotto accusa su Nazione indiana, rivista critica online. L’inserto del prossimo numero del Pen sarà dedicato ai rapporti fra scrittori e politica. di pierluigi battista A nche se si esibiscono come paladini dell’antirazzismo, molto spesso gli intellettuali non resistono alla tentazione di diventare un po’ razzisti. Razzisti contro chi considerano inferiore (culturalmente) a loro. Contro chi pretende di contestare la loro inconfutabile superiorità morale. Pretendono spesso di essere i depositari non solo della cultura, ma anche della morale, del buon gusto, dell’eleganza, dello stile. Credono di avere il monopolio dell’intelligenza. E considerano un’intollerabile infezione dello spirito qualunque contaminazione con il mondo che si considera, come per gli effetti di un dogma indiscutibile, inferiore e immeritevole di ogni riguardo. Prescrivono censure, stilano liste di proscrizione, lanciano l’interdetto sui giornali e le case editrici che considerano disdicevole frequentare. Razzisti sul piano linguistico, hanno inventato la favola delle «due Italie». La loro, superiore e razzialmente pura per definizione. E quella degli altri, volgare, brutta e cattiva. Già Luca Ricolfi, un intellettuale che ragiona con la sua testa, ha definito questa presunzione «razzismo etico». Gli altri sono mascalzoni, mentre il cenacolo della Repubblica delle Lettere si ritiene incontaminato, puro, innocente come le acque sorgive di un ghiacciaio non ancora calpestato dalle masse degli «inferiori» in gita turistica. Chi rompe i ranghi, chi segue a pag. 3 Gillo Dorfles, cent’anni il prossimo aprile, in un ritratto di qualche giorno addietro nella sua casa di Milano I Libri del Pen teatro Paolo Grassi, Il coraggio della Voto responsabilità. Scritti per l’«Avanti!» 1945-1980, Skira, pp. 400, e 30 Trentacinque anni di teatro raccontati sulle pagine dell’Avanti!. Nelle vesti di giornalista e critico, Paolo Grassi commenta le scene contemporanee delineandone limiti e prospettive, secondo il principio per cui «la società ha bisogno più di tensioni ideali che di efficienza». 7 anniversari a cura di camilla guaita Henrik Ibsen, Drammi moderni, Voto Giorgio Strehler, Autobiografia per Voto Rizzoli, pp. 1162, e 15 immagini, Titivillus, pp. 304, e 22 Dodici drammi che offrono un Una vita e una carriera straordinarie affresco lucido e spietato della società ripercorse attraverso fotografie di borghese fra ‘800 e ‘900. La nuova scena. Il volume raccoglie le traduzione dal norvegese – attenta ai immagini scelte regista, P. E.N. CLUB P. E.N.dal CLUB ritmi e ai segni grafici – restituisce rappresentative dei suoi spettacoli, ITALIA onlus ITALIA ONLUS integralmente la durezza del con commenti e didascalie critiche. linguaggio di Ibsen, strumento con Sequenza di istanti fissati sulla carta cui lo scrittore fa intuire la crudeltà per riscoprire e ricordare l’arte dei rapporti fra personaggi. effimera di un grande maestro. 8 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 3 Il 12 aprile 2010, il critico e artista compie un secolo Dorfles, l’uomo che riflette il XX secolo Psichiatra, critico d’arte e pittore, Gillo è l’antisocrate senza proclami Il 12 aprile Gillo Dorfles, socio del Pen Club Italia, compie cento anni. Milano, città in cui vive dal 1940, prepara solenni festeggiamenti. Palazzo Reale dedica l’antologica L’avanguardia tradita (25 febbraio 23 maggio) al suo lavoro d’artista. Castelvecchi pubblica Divenire Gillo (saggi di Massimo Cacciari, Aldo Colonnetti, Mario Pergola, Lea Vergine, Maurizio Ferraris ed altri) e Irritazioni (articoli usciti sul Corriere della Sera). A settembre, da Compositori, esce Itinerario estetico di Dorfles. di nullo Minissi H a attraversato un secolo. L’albero, l’elefante percorrono il tempo ciecamente fissi nel mutevole, rispondono al nuovo con ostinata replica di azioni e reazioni, cercano nel gran mare dell’essere di restar chiusi in uno spazio immutabile come pesci in un vaso. Così la maggior parte di noi s’adatta al quotidiano, mentre intorno la società cambia, insensibile, sempre la stessa e sempre diversa, come la foto del medesimo individuo a distanza di anni, oppure agitata da moti che trascinano quasi come lava. Non Gillo. Gillo in un secolo che non è stato quieto, ma sconvolto da guerre, innovazioni, cambiamenti di regimi e di costumi è passato con riflessione vigile e intuizione aperta, autonomo e distaccato, acutamente intuitivo del nuovo nel I razzisti della parola viene da pag. 1 contesta l’ordine di servizio è perciò considerato un disertore, quando non un traditore vero e proprio. E per lui sarà pronto il plotone d’esecuzione, che non spara pallottole vere (per fortuna) ma è pronto a colpire con le armi della delegittimazione, della denigrazione, della maldicenza. A rimanerne colpito non è il corpo, ma la reputazione del reo, colpevole di essersi mischiato con la razza inferiore o troppo tiepido e refrattario ad arruolarsi nella guerra santa contro l’infedele. Non è un’esagerazione: è ciò che accade di consueto in Italia (ma temo non solo in Italia). I razzisti intellettuali però non sanno che c’è sempre in agguato uno più puro che prima o poi li epurerà. Ma le loro proteste, somma crudeltà del contrappasso, rimarranno per sempre inascoltate. P. B. rispettoso, senza gli occhiali delle teorie, alle quali è visceralmente contrario: l’unica cosa che rifiuta ostinato. La riflessione di Gillo è esperienza, non meditazione. Gillo è un sensitivo che non ha fiducia nel senso, ma vi si abbandona, l’assorbe, lo rinnova in sé: è un artista, un istintivo, soprattutto un visivo poiché della visione fa immagine, ma un’immagine mediata, astratta e ricomposta nella sua realtà di colore. Insomma Gillo è un pittore. Pittore quando scrive d’arte e d’artisti, pittore quando vede da filosofo l’arte, la moda, cioè la maniera di apparire e di essere, maschera che rispecchia le aspirazioni nascoste, le vanità segrete, l’ambizione non dichiarata di sé che è la nostra realtà percepibile. Se Roland Barthes ne fa la teoria, Gillo Dorfles fotografato da Ferdinando Scianna nella sua abitazione di Milano Gillo ne osserva la cronaca, ne presenta i mutamenti e, riflessione generale sull’uomo; non pensiero, nell’arte, nei costumi e nel senza parere, con una moltitudine di l’uomo dei filosofi, astratto, unico e modo di vivere. Quando si dice che, piccole osservazioni ne profila la storia. identico, ma quello molteplice, concreto, laureato in psichiatria, non è stato Gillo dalla psichiatria ha appreso le con cui vivi tutti i giorni, che ha in sé psichiatra si sbaglia. Quando si dice che radici oscure del nostro pensare, dalla qualcosa di generale e molto di proprio. fu filosofo teorico dell’arte si sbaglia. filosofia la relatività della riflessione, Quel proprio, quell’individuale di Perché la psichiatria si è unita alla sua dall’arte la sublimazione dell’istinto. riflessione estetica e, soprattutto, alla sua ciascuno Gillo osserva, ironico ma Psicanalista a suo modo – voglio dire in modo interamente egoista – ha definito in sé la misura, relativizzato i valori, cauto negli entusiasmi quanto forte nelle convinzioni. Sottile, asciutto, con passo prudente ma fermo, ato a Trieste nel 1910, Gillo Dorfles ha studiato, e poi lo sguardo distaccato, i modi curati, insegnato, nel Nord-Italia. Internazionale nel pensiero e nelle Gillo in un secolo scalmanato e abitudini, il critico e artista è stato, verso la metà del secolo, con violento è stato ed è uomo cortese, in Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, fra i promotori del un’epoca di affermazioni chiassose Mac (Movimento Arte Concreta) che dalla geometria della dichiara incertezza, in un secolo di figurazione interiore, irrelata al reale, si evolse verso il disegno ideologie e programmi difese e difende industriale del quale anche Gillo è stato uno dei primi teorici italiani. la futilità della ragione e rinnova quel Il disegno industriale e la moda come forma esteriore del vivere pensiero del no che fu della filosofia esprimono il rapporto arte-società cui Gillo è sempre attento nei suoi nell’età della polis, rinnegato da scritti. Ma il suo modo personale di esprimersi è la pittura che Socrate, o per meglio dire Platone, che pratica quasi in privato: poche le mostre, limitato il giro di impose la filosofia del sí e che ancora diffusione. Dei suoi quadri dice: forse moriranno con me, altrimenti ci affligge. Gillo, l’antisocrate, senza è una fortuna per gli eredi. Non c’è maniera piú schiva, piú pudica proclami, con dire modesto di nascondere una vocazione tanto divorante. Nella mostra milanese quotidianamente dimostrandolo sono esposte 207 opere; in prevalenza sculture, dipinti, disegni, rinnova quel relativismo costruttivo grafiche, ceramiche, gioielli dagli esordi metafisico-surreali agli che resta il solo a portare pace nel ultimi lavori in cui domina, incontrastata, l’ironia. vivere umano. FRA I PROMOTORI DEL MAC N I Libri del Pen Saggistica Costantine Pleshakov, Berlino Voto 1989: la caduta del muro, Corbaccio, pp. 238, e 22 Conoscitore della storia sovietica, Pleshakov propone un’interpretazione nuova e interessante della caduta dell’impero moscovita, attribuendola a questioni di politica interna e soprattutto allo scontro tra le vecchie élites marxiste e i nuovi leaders. Una lotta che si è svolta anche negli altri Paesi dell’Est. 8 a cura di lucio lami Alessandro Cortese De Bosis, Sono entrati Voto Martin Mosebach, Eresia dell’informe, Voto a Roma, Pragmatica, pp. 256, e 18 Cantagalli, pp. 250, e 17,90 Roma, caput mundi ma anche oggetto di Uno dei più grandi letterati tedeschi desiderio per occupanti di ogni tempo e viventi, e collaboratore della colore. Il tema, costellato di aneddoti, Frankfurter Allgemeine Zeitung offre all’autore l’occasione di parlare affronta la profonda crisi liturgica dellaCLUB P. E.N. P. E.N. CLUB dello zio, Lauro De Bosis (fondatore del Chiesa. Quasi un grido d’allarmeITALIA in onlus ITALIA ONLUS Pen italiano) famoso per aver lanciato su difesa della bellezza della Messa antica, Roma, nel 1931, manifestini che millenario patrimonio non solo chiamavano a raccolta gli antifascisti, religioso, messo a rischio nella stagione prima di precipitare in mare con l’aereo. dei più patetici sperimentalismi. 8 i presidenti italiani del pen 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 5 1999: Ferdinando Camon (1935) Scrivere per vendetta, non per giustizia «Chi vive, vive la propria vita. Chi legge, vive anche le vite altrui» di emanuele bettini «S crivo per vendetta. Non per giustizia, non per santità, non per gloria: ma per vendetta. Tuttavia, dentro di me, sento questa vendetta come giusta, santa, gloriosa. Mia madre sapeva scrivere solo il suo nome e cognome. Mio padre, poco di più. Nel paese dove sono nato, i contadini analfabeti firmavano con una croce. Quando ricevevano una lettera dal Municipio, dall’esercito, dai carabinieri (nessun altro scriveva ai contadini), si spaventavano e andavano a farsi spiegare la lettera dal prete. Li ho visti passare molte volte, ero un ragazzo. Da allora ho sentito la scrittura come uno «strumento del potere», e ho sempre sognato di passare dall’altra parte, impossessarmi della scrittura, ma per usarla in favore di coloro che non la conoscevano: per realizzare le loro vendette». Con queste parole lo scrittore e poeta Ferdinando Camon dà vita al proprio sito web, invitando il lettore ad addentrarsi nel percorso biografico e polemico dei suoi 75 anni. Fra i maggiori narratori della letteratura italiana, è tradotto in 22 Paesi. Nato in una piccola frazione del piccolo comune di Urbana in provincia di Padova nel 1935, Camon è subito coinvolto nella tragedia della II guerra mondiale. I bombardamenti, i rastrellamenti e le impiccagioni hanno lasciato una traccia indelebile nella sua memoria di bambino costretto a convivere con la barbarie nazi-fascista, ma anche con la lotta partigiana che in quelle zone ha rivelato tutta la brutalità del conflitto. La sua vita è punteggiata da tanti ricordi. Come quello del grande olmo nella campagna paterna, sul quale il giovanissimo Camon saliva per osservare le battaglie aeree tra i caccia tedeschi e le fortezze volanti americane, o la cattura dei partigiani da parte delle SS; «fu così che vide un suo parente, membro di una squadra della brigata partigiana Garibaldi, mentre si arrendeva in un campo di frumento incendiato: aveva la pancia segata da una raffica, dalla ferita uscivano le viscere, e lui se le reggeva con le mani». Questo episodio, così drammatico e terrificante, verrà ripreso nella raccolta Liberare l’animale (1973) e nel romanzo Mai visti sole e luna (1994). I ricordi di Ferdinando Camon sono talmente vivi che egli riprende l’argomento parlando di Boris Pahor, lo Lo scrittore Ferdinando Camon, fotografato in uno zoo irlandese durante un viaggio nel 2002 scrittore sloveno deportato nei campi nazisti: «Io sono italiano, e ho appena finito di leggere un libro indimenticabile, contro gli italiani fascisti che a Trieste e in Istria han fatto cose immonde, che noi oggi, loro discendenti, non sappiamo più». In ogni momento del suo percorso letterario Camon non dimentica questi temi, che gli tornano in mente puntuali fino a tormentarlo nel profondo. Nell’articolo scritto sul quotidiano cattolico Avvenire (1° aprile 2007), a proposito di Primo Levi, ripropone indirettamente al lettore il quadro della sua infanzia lacerata: «Primo Levi è morto di sabato, il martedì dopo m’è arrivata una sua lettera. Mi viene addosso una tristezza infinita e mi dico: ecco, adesso mi spiega perché ha deciso di uccidersi. Mi aspetto la confessione che vivere gli è impossibile, che dopo Auschwitz lui non viveva ma sopravviveva, che vivere ancora per lui è una colpa, che sulla Terra non c’è spazio per le vittime dello sterminio e per chi lo nega, che lui si uccide adesso ma doveva farlo quarant’anni prima, e che dunque le spiegazioni non vanno cercate in quel che succede adesso, ma in quel che era successo 40-45 anni prima». Altri romanzi riprendono le tematiche del conflitto: Il quinto stato (con la prefazione di Pier Paolo Pasolini, 1970), tradotto in francese per iniziativa di Jean-Paul Sartre; La vita eterna (1972) e Un altare per la madre (Premio Strega, 1978). a costante della deportazione e della tortura coinvolgono talmente Ferdinando Camon che nell’agosto del 2008 scriverà un articolo, pubblicato su un quotidiano veneto, dedicato a Solgenitsin, Gulag e lager. Più che un articolo, è una meditazione sul nazismo e sul comunismo raffrontati attraverso la dinamica dei campi di sterminio e di lavoro. Mentre è preso da queste meditazioni, lo scrittore sviluppa tutto un suo articolatissimo discorso sul terrorismo e sulle migrazioni. Siamo arrivati agli anni di piombo, al sequestro Moro e al terrorismo delle Brigate Rosse. Stagioni che si ritrovano in Occidente (1975) e nella Storia di Sirio (1984). Altro tema L molto caro è quello della famiglia: La malattia chiamata uomo (1981) e La donna di fili (1986). Con il libro Mai visti sole e luna vince il Premio Pen nel 1994. Così Ferdinando Camon si avvicina al Pen Club Italiano finché, nel 1999, ne diviene presidente, subentrando a Mario Luzi. Nel frattempo pubblica un romanzo dedicato ai flussi migratori: La terra è di tutti (1996). L’eredità culturale lasciata da Mario Luzi alla nuova presidenza del Pen Italiano è gravosa e impegna Camon nel congresso mondiale di Varsavia, sempre del 1999. Strenuo sostenitore della scrittura e della lettura, Camon afferma: «Chi vive, vive la propria vita. Chi legge, vive anche le vite altrui. Ma poiché una vita esiste in relazione con le altre vite, chi non legge non entra in questa relazione, e dunque non vive nemmeno la propria vita, la perde. La scrittura registra il lavoro del mondo». Molteplici impegni di carattere internazionale lo inducono a lasciare la presidenza del Pen Italiano nel 2002; la sua attività letteraria e il suo impegno sociale lo vedono però sempre in prima fila nella lotta per la libertà di stampa. I Libri del Pen Michela Murgia, Accabadora, Einaudi, pp. 164, e 18 Ecco la Sardegna arcaica degli anni 50 e le leggi segrete di una comunità ancora chiusa, per affrontare un tema complesso come accompagnare a una morte senza sofferenze. Maria cresce con Tzia Bonaria (che è la accabadora) e impara, soprattutto attraverso il non detto, come si accettano la vita e la morte. DOCUMENTI 1 narrativa italiana Voto 8 a cura di maria antonietta grignani Martino Gozzi, Giovani promesse, Voto Angela Giannitrapani, Parigi, una Voto Feltrinelli, pp. 238, e 16 breve estate, Diabasis, pp. 80, e 12 Romanzo di formazione e della Parigi, quartiere latino, estate 1992. conquista di un’identità da parte Flânerie nella città di una memoria di un giovane tennista ferrarese personale e letteraria, monumenti che approda in una prestigiosa che riportano a Flaubert, P. E.N. CLUB P. E.N. CLUB Balzac, accademia di tennis degli Stati Uniti. Baudelaire e a Benjamin, luoghi ITALIA onlus ITALIA ONLUS Miti, sport, amori, amicizie nella della gioventù, scorci di quartieri e vita del college negli anni in cui di giardinetti sull’onda di un tempo si impongono le scelte: mondo o percorso a ritroso con la guida della provincia? cultura e la fedeltà al proprio passato. 8 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 7 Luoghi alternativi dove artisti e intellettuali possono lavorare con tranquillità Residenze per scrittori Bellagio (Como): veduta d’insieme della Fondazione Rockefeller, immersa nel verde, tratta dal volume «Villa Serbelloni» di Pilar Palacià ed Elisabetta Rurali (foto Alessandro Recalcati) di marina giaveri «M ont Noir, vicino al confine belga, ospita una dimora per scrittori – racconta Annamaria Carpi –. La casa natale della Yourcenar è andata distrutta nella prima guerra mondiale, gli scrittori stanno in una sua dépendance aperta verso Sud, su un immenso prato digradante fino a una cupa barriera di grandi alberi. Tutto nuovo l’interno del castelletto fine secolo, sia la saletta con Internet, sia le nostre stanze con bagno, sia il corridoio con moquette e fotocellule e tutto dipinto di giallo; verde è invece la saletta da pranzo al pianoterra che dà su una terrazza e sulla valle. Di giorno ognuno stava chiuso nella propria stanza nella folle trasferta dello scrivere, la sera si scendeva a cenare assieme, serviti da un’eccellente cuoca, un’eroica fata dai piedi deformati dall’artrite. Eravamo in quattro, un inglese ridanciano che attendeva a una biografia ed era deputato a portar su i vini dalla cantinetta, una giovane polacca ardente di un sogno di gloria, un giovane francese malinconico che avrebbe poi pubblicato il romanzo L’enfant de la pluie e io che scrivevo il mio autobiografico Principe scarlatto. Parlavamo francese e inglese ed eravamo affiatati e felici come quattro principini». Anche se il mondo circoscritto di una residenza per scrittori è apparso ad alcuni giallisti perfetto per ambientarvi congiure e delitti (quasi fosse l’erede delle ville edoardiane care agli autori dei polizieschi all’inglese), la maggior parte degli ospiti delle Fondazioni ricorda con piacere l’esperienza di un periodo di lavoro privo di problemi pratici, nell’atmosfera vagamente regressiva che può ricordare la vita in un collegio, ma un collegio privilegiato, aperto alla libertà e, perché no?, alla stravaganza. L’Europa (soprattutto quella nordorientale) e l’America (soprattutto Usa e Canada) offrono da tempo strutture d’accoglienza e d’incoraggiamento alla produzione artistica, vuoi nelle forme della residenza in villa (come era d’uso ai tempi del mecenatismo aristocratico), vuoi in edifici di tipo universitario, vuoi proponendo sistemi d’affitto di case a prezzi concorrenziali. Vi sono Fondazioni aperte agli artisti (come il Centro Tyrone Guthrie di Annaghmakerring, in Irlanda), a scrittori e traduttori (come la Maison des écrivains étrangers et des traducteurs di Saint Nazaire, in Francia) oppure solo a traduttori, come il Collège international des traducteurs littéraires di Arles, che, nello spazio affascinante un tempo frequentato da Van Gogh, propone camere, biblioteche, mostre e persino una piccola palestra (stare seduti davanti a un foglio di carta o a un computer comporta infatti qualche irrigidimento...). Spesso si cita, in Italia, solo la Rockfeller Foundation di Bellagio o la raffinata fattoria toscana della Santa Maddalena Foundation, ove la baronessa Beatrice von Rezzori invita celebri scrittori a trascorrere soggiorni sereni e produttivi. In realtà anche nel nostro Paese vi sono diverse Fondazioni che offrono interessanti opportunità; ma non sono sempre facili da reperire e per questo appare utile fornirne una selezione. UB nlus I Libri del Pen letteratura greca Lirici greci tradotti da poeti italiani Voto contemporanei, 2 volumi, Bompiani, pp. 1030, e 18 Ottantasette scrittori, poeti, filosofi sono riuniti per dare voce e riportare P. E.N. CLUB la memoria intellettuale ad Archiloco, ITALIACLUB onlus Saffo, Alceo e agli inni omerici. P.E.N. Raffinata opera che fonde la ITALIA letteratura greca della classicità con lo spirito italiano di autori contemporanei. 8 8 a cura di anna economu gribaudo Petros Markaris, La lunga estate Voto Odisseas Elitis, Elegie (Elegie di Oxòpetra Voto calda del commissario Charitos, e A occidente del dolore), pp. 98, e 13 Bompiani, pp. 384, e 10,50 Due raccolte di versi, in un unico Come in ogni giallo che si rispetti, il volume, per esprimere il malinconico narratore si identifica con il stato d’animo del poeta che medita personaggio principale. Coinvolgendo sulla morte, superando l’angoscia con la propria figlia Katerina, il delicata rassegnazione. La sua poesia, commissario Charitos, in un gioco di scrive il curatore Minucci, è, di fatto, intrighi politici, etici e sociali con la un cammino verso la luce, la presa di criminalità, riesce a introdurre il coscienza di se stessi e della propria lettore nei misteri di Atene. «via privata». 6 DOCUMENTI 2 8 Bellagio (Como) e Donnini (Firenze) E l’americana Elle diviene principessa I di rosa Lodesani n altre epoche i mecenati erano soliti fornire a scrittori e artisti luoghi che facilitassero il loro lavoro; «residenze creative» che, grazie a particolari bellezze naturalistiche e alla loro tranquillità, fossero in grado di dare agli autori la giusta atmosfera per lavorare. Con la decadenza delle monarchie europee e la conseguente cessazione del mecenatismo di corte, le residenze per autori sono passate da un patrocinio di stampo aristocratico a uno di tipo più istituzionale, gestito da enti e fondazioni pubbliche o private. Questa realtà è piuttosto diffusa nei Paesi del Nord Europa, in Francia, in Belgio e in Germania. Qui le Writers’ Houses sono di due tipologie: la prima accoglie, tramite concorso, borsisti da tutto il mondo e comprende il Baltic Centre for Writers and Translators di Visby (Svezia) e la International Writers and Translators House di Ventspils (Lettonia). La seconda tipologia di residenze per autori è un sistema di affitti di case a prezzi concorrenziali (ad esempio la Writers’ House di Dubulti, nei dintorni di Riga, offre camere singole a partire da 15 euro giornalieri, a seconda della stagione). La situazione complessiva europea dunque appare generalmente rosea, anche se la ricerca di informazioni riguardo a questi luoghi è piuttosto difficoltosa soprattutto se non si appartiene a una delle associazioni di scrittori. Anche nello Stivale ci sono un buon numero di residenze a cui si può accedere tramite curriculum o bando di concorso; purtroppo anche in questo caso non vi sono molte informazioni se non quelle contenute su siti europei per la ricerca di artists residences (per esempio www.resartis.org oppure www.transartists.nl). Da segnalare l’esistenza di hôtel o agriturismo che propongono agli scrittori soggiorni a prezzi molto contenuti, e la ricorrenza di eventi stagionali che offrono anche un’ospitalità in sede. Ne è un esempio il progetto «Il centro del discorso» di cui è appena stato pubblicato il bando per la seconda edizione. Questa manifestazione, che si tiene nel leccese, si rivolge a scrittori e drammaturghi e ha la missione di indagare sulla relazione tra teatro, arte e società, privilegiando l’aspetto del dialogo e quindi del testo teatrale. Sopra: un’altra veduta della Fondazione Rockefeller di Bellagio, sul lago di Como (foto Alessandro Recalcati). A destra: un ritratto della principessa Elle Holbrook Walker Dal lago di Como al rustico di Von Rezzori Bellagio: The Rockefeller Foundation L a più famosa residenza italiana per scrittori è la Rockefeller Foundation al Bellagio Center, situata a Villa Serbelloni sul lago di Como. L’associazione viene fondata negli Stati Uniti, nel 1913, per volontà di John D. Rockefeller Jr., ma il Centro italiano nasce solo nel 1959, quando la principessa Elle Holbrook Walker dona alla Fondazione la Villa. Qui vengono ospitati contemporaneamente quattro-cinque artisti (anche persone che stiano lavorando allo stesso progetto: poeti, narratori e saggisti) per un lasso di tempo che dura fino a un mese. Gli scrittori che vogliono affrontare le selezioni devono inviare un testo in cui parlano del loro progetto e delle cause che li spingono a cercare un luogo alternativo in cui lavorare. La residenza della Fondazione non è aperta solo ad artisti riconosciuti, ma anche a studiosi di tutto il mondo. Bellagio Center, Villa Serbelloni, 22021 Bellagio (Como). Tel. 031/9551, fax 031/955259. Sito: www.rockefellerfoundation.org/bellagio-center Donnini (Firenze): Santa Maddalena Foundation I Alcuni ospiti alla Fondazione Santa Maddalena di Donnini l Centro Santa Maddalena Foundation for writers and botanists nasce da un rustico che lo scrittore Gregor Von Rezzori e la moglie Beatrice Monti della Corte scovarono nel 1967 nella campagna toscana, nei dintorni di Firenze. Qui Rezzori invitava gli amici scrittori alla ricerca di pace e tranquillità, primo su tutti Bruce Chatwin che in uno scritto dichiarò il suo amore per Santa Maddalena, preferita a molti luoghi da lui visitati nel corso di lunghi viaggi. Alla morte del marito, Beatrice Monti creò una Fondazione in suo onore, trasformando questo luogo in residenza per gli scrittori. Per risiedere a Santa Maddalena bisogna inviare il proprio curriculum alla Fondazione: successivamente una giuria formata da scrittori ed editori di fama internazionale sceglierà le personalità da invitare nella residenza, che è aperta in tutte le stagioni dell’anno. Santa Maddalena Foundation, 50060 Donnini (Firenze). Tel. 055/860042, fax 055/860348. E-mail: [email protected]. Sito: www.santamaddalena.org I Libri del Pen letteratura inglese Rebecca West, Il ritorno del soldato, Voto Neri Pozza, pp. 142, e 12 Splendido esempio di romanzo (1918) sul «ritorno del soldato» traumatizzato dal fronte. Delle donne della sua vita ricorda un lontano amore, rivissuto come in un cerchio magico, in modo straziante e insieme tenerissimo. Non c’è uscita dal dramma, il cuore è doppiamente spezzato: alla fine sarà il ritorno in guerra. 7 a cura di sergio perosa Ali Smith, La prima persona, Voto E. Lucas Bridges, Ultimo confine Voto Feltrinelli, pp. 144, e 13 del mondo. Viaggio nella Terra del Fuoco, Einaudi, pp. 590, e 24 Teneri ma esigenti amori fra donne, colti nell’intimità fisica ma soprattutto Storia di una famiglia di missionari emotiva e mentale che si instaura fra sbarcata nel 1871 nella Terra del loro, senza vera narrazione: solo Fuoco, scritta dal CLUB figlio di 73 anni nel CLUB P. E.N. P. E.N. situazioni, dialoghi anche a distanza, 1947: una serie di incredibili incontri, ITALIA onlus ITALIA ONLUS ricordi, sprazzi, con esibita vicissitudini e iniziative di coloni fra gli consapevolezza di come il XXI secolo indiani delle canoe e i nomadi ona, in costringa il racconto a frammentarsi e una wilderness estrema e impervia di quasi estinguersi nel riflesso di se stesso. grande fascino e terrore. 6 DOCUMENTI 3 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 9 Firenze, Perugia, Bogliasco (Genova) e Roma Dove nascono fiori letterari e musicali Firenze: Villa I Tatti Perugia: Civitella Ranieri H I arvard university center for italian Renaissance studies: il Centro nasce nel 1959 nella Villa I Tatti, residenza fiorentina di Bernard Berenson, alla morte del grande specialista di arte rinascimentale. Il Centro accoglie studiosi di tutto il mondo e ogni anno seleziona quindici dottori di ricerca che vogliano risiedere un anno nella Villa per i loro studi dedicati al tardo Medioevo e al Rinascimento. La biblioteca comprende circa 160mila testi e un archivio di circa 300mila fotografie: lascito Berenson. Nella la residenza è inoltre esposta un’interessante collezione di arte rinascimentale e orientale. Villa I Tatti, via di Vincigliata 26, 50135 Firenze. Tel. 055/603251; fax 055/603383; E-mail: [email protected]; Sito: www.itatti.it Veduta aerea di Villa I Tatti di Firenze l Centro nasce dall’idea di Ursula Corning di riunire artisti di tutto il mondo in un castello cinquecentesco situato appunto a Civitella Ranieri, in Umbria. A questo luogo, in cui gli artisti sono chiamati a mettersi in gioco nel dialogo con gli altri, si accede seguendo un percorso suddiviso in due fasi: inizialmente una giuria composta di scrittori, musicisti e artisti nomina i candidati, i quali in seguito sono invitati a presentare un prospetto delle loro opere che viene poi valutato dalla giuria. La residenza fa capo a una Fondazione che ha il suo centro operativo a New York. Civitella Ranieri Center, località Civitella Ranieri, Umbertide, 06019 Perugia. Tel. 075/9975321, fax 075/7824211; Sito: www.civitella.org Veduta aerea ddella Fondazione Civitella Ranieri L’American Academy di Roma Roma: American Academy Uno scorcio della Fondazione Studi ligure per le arti e le Lettere Bogliasco: Centro Studi ligure per le Arti e le Lettere S ituato nella riviera di Levante, a Bogliasco, il Centro Studi ligure offre borse di studio residenziali «ad artisti ed accademici qualificati nel loro ambito professionale ed impegnati in progetti avanzati di ricerca e creativi». Fondato nel 1996, è gestito dalla Fondazione Bogliasco, che dal 1991 si dedica alla diffusione delle arti e delle lettere. Il Centro studi offre circa 50 borse all’anno, ripartite in due semestri. I candidati devono presentare una descrizione del progetto che intendono sviluppare durante la residenza. La Fondazione propone anche borse di studio speciali che vengono assegnate in giugno. Il Centro può ospitare fino a un massimo di 16 persone in tre residenze storiche in provincia di Genova: Villa dei Pini, Villa Orbiana e Villa Rincon. Fondazione Bogliasco, via Aurelia 4, 16031 Bogliasco (Genova), Tel. 010/3470049, fax 010/3472452; E-mail: [email protected]; Sito: www.bfge.org F ondata nel 1893, l’American Academy in Rome è nata per ospitare studiosi che abbiano intenzione di approfondire lettere e arti. I candidati devono partecipare a un concorso annuale chiamato Rome prize, che seleziona artisti e studenti da ospitare a Roma per un periodo che va dai sei agli undici mesi. Purtroppo questa possibilità è data solo ai cittadini americani o a chi abbia vissuto negli Stati Uniti almeno tre anni. Invece per artisti e scrittori di tutto il mondo la residenza si basa su un invito del direttore dell’Accademia. Scrittori e studenti di lettere possono partecipare alla American School of Classical Studies che offre approfondimenti sulla letteratura dall’antichità a nostri giorni. L’Accademia è situata sul monte Gianicolo e del suo complesso fanno parte diverse costruzioni storiche. Il Centro, oltre alla residenza derivante dal Rome prize, offre possibilità di soggiorni estivi, collegati a corsi e seminari specialistici. New York Contact Information, 7 East 60 Street, New York. Tel. +1/2127517200, fax +1/2127517220; E-mail: [email protected]. Rome Contact Information, via Angelo Masina 5, 00153 Roma. Tel. 06/758461, fax 06/5810788; E-mail: [email protected]; Sito: www.aarome.org I Libri del Pen letteratura spagnola Juan Ramón Jiménez, Libros de amor. Voto Poesie Erotiche di un Premio Nobel, Lupetti editore, pp. 232, e 16 A soli due anni dalla sua comparsa in Spagna, approda in Italia la tanto chiacchierata raccolta inedita di Juan Ramón, Premio Nobel (1956). Il libro riunisce 93 componimenti scritti tra il 1911 e il 1912 ed esibisce uno spigliato erotismo addolcito con la musicalità degli alessandrini. 8 a cura di giancarlo Depretis José Ortega y Gasset, Meditazioni su Don Voto Silvano Zucal, María Zambrano. Voto Giovanni, Le Lettere, pp. 114, e 14 Il dono della parola, Bruno Mondadori, pp. 244, e 19 Dell’illustre filosofo e saggista spagnolo appare oggi questa Nuova lettura della scrittrice importante pubblicazione in cui malagueña, incentrata sul rapporto vengono ricostruite le riflessioni più binario tra P.parola e pensiero. Svelata P. E.N. CLUB E.N. CLUB significative di Ortega sul mito l’attenzione che la scrittrice pone ITALIA onlus ITALIA ONLUS dongiovannesco in un discorso all’autenticità della parola che parla dialettico che corregge la visione dentro di noi. Riflessioni sul «pensiero romantica unamuniana, situandolo poetico» capace di superare l’abisso come nuovo eroe della ragione vitale. esistente tra filosofia e poesia. 8 documenti 4 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 11 Testimonianze Piantare il basilico lungo la valle dell’Hudson di camilla baresani L ungo la valle del fiume Hudson, nel Columbia County, a due ore e mezzo da Manhattan, c’è l’Omi international arts center. Ogni anno ospita a rotazione un centinaio di scultori, musicisti, scrittori, traduttori, danzatori provenienti da tutto il mondo, perché possano lavorare e creare in serenità, senza impicci quotidiani, in un ambiente naturale che li aiuti e li ispiri, e a contatto di colleghi con cui incrociare le rispettive esperienze. Una tenuta di 120 ettari, disseminata di sculture e installazioni di artisti che vi hanno soggiornato, case e padiglioni sparsi nel verde e adatti a ogni tipo di esigenze creative. Il settore per scrittori e traduttori, dove ho avuto il privilegio di soggiornare per due mesi nel 2005, si chiama Ledig House (dal nome dell’editore tedesco Heinrich Maria Ledig-Rowohlt). Tre edifici: due con le stanze-studio degli scrittori, uno per ritrovarsi a mangiare e chiacchierare. Ogni ospite ha a disposizione una bicicletta: i dintorni – una campagna scintillante e poco popolata – sono La Baresani fra Dorote Diekmann, Thomas David, Patricia Boswort, Tom Palumbo e Sharmistha Mohanty magnifici. E poi una piscina, un’auto per gite nei paesi vicini, un cuoco che la sera prepara da mangiare per tutti. Ogni «tornata» prevede dieci scrittori. Io ero l’unica italiana e, come tutti gli altri, impersonavo tratti e abitudini del mio stereotipo nazionale. Cucinavo, avevo piantato il basilico, mangiavo anche a pranzo. La scrittrice indiana aveva sempre l’incenso acceso in camera, il guatemalteco si sbronzava di superalcolici e corteggiava le ragazze, l’inglese indossava giacche di tweed spinoso anche nelle giornate più calde, il tedesco era assertivo e molto rigido, lo svedese di padre algerino stava riscoprendo le sue radici e parlava solo di Islam. Per non dire dell’americana che era stata cameriera, attivista pro aborto, ex alcolista anonima, e dell’australiana esperta di cavalli e canguri. Il soggiorno prevede che ogni venerdì sera, per il week end, arrivino da New York editors, agenti letterari, critici, per raccontare il proprio lavoro interessandosi a quello degli ospiti. Infine, la permanenza è coronata da una festosa giornata di barbecue e readings, in cui i benefattori che sostengono Ledig House arrivano da Boston e da New York per passare la giornata con gli scrittori. Prima della partenza ognuno fa il proprio bilancio: si scrive meglio lontano dagli affanni quotidiani oppure nel caos della vita corrente? Le facilitazioni facilitano davvero o creano invece impalpabili ostacoli? Comunque sia andata, l’esperienza rimarrà indimenticabile. Ad Arles e Séneffe, nei collegi dei «traditori» di margherita pozzoli T raduttori uguale a traditori, si dice scherzando. Ad Arles si trova, da più di vent’anni, il Collège international des traducteurs littéraires che fa parte di un network europeo: situato nell’Espace Van Gogh, e dunque in pieno centro, dotato di un’immensa biblioteca che contiene una moltitudine di dizionari e di opere di traduttologia, è al tempo stesso, come vuole la sua vocazione, un luogo di lavoro, di ricerca e di incontri. Un luogo di residenza per i traduttori letterari del mondo intero – il collegio può ospitarne una decina – con una logica preferenza per quelli che traducono dal o in francese. Quasi una volta al mese vi si svolgono incontri, aperti al pubblico, che permettono di scoprire un autore e il suo traduttore, aprendo così prospettive spesso ignorate sulle letterature straniere, sulle questioni della traduzione e sulla relazione autore-traduttore. Lì nascono amicizie, e letterature sino ad allora sconosciute fanno intravedere tutta la Margherita Pozzoli al Collège international des traducteurs littéraires di Arles loro ricchezza. Ricordo una poetessa iraniana e due giovani uzbechi, uno dei quali aveva venduto la vacca per pagarsi il viaggio; ricordo Kirsten la Danese che ho poi visitato nel suo paese, come Anita che abita ad Amsterdam. Altri collegi mi hanno aperto le loro porte e il loro universo : Séneffe, in Belgio, ad una quarantina di chilometri da Bruxelles. Lusso, calma e voluttà, pasti preparati da un capocuoco, incontri quasi quotidiani con autori belgi (romanzieri, poeti, autori di teatro…). Il collegio di Séneffe è aperto solo durante le vacanze scolastiche, cosa che lo distingue dalla maggior parte delle residenze. Anche Procida ha ospitato un Collegio dei traduttori; gli ospiti abitavano in case locali, con tutte le sorprese che da ciò possono derivare, specie quando i locali non hanno nessuna idea di cosa faccia un traduttore e vi offrono camere senza una sedia né una lampada. Ma essere a due passi da Napoli quando si traduce Domenico Rea, incontrare il traduttore di Primo Levi, Heinz Riedt, che aveva scelto di abitare a Procida, senza parlare dei piaceri dell’isola adorata da Elsa Morante, fa considerare questi dettagli come assolutamente secondari. D’altra parte, anche se il Collegio di Procida ha chiuso le porte, le amicizie sbocciate laggiù, al di là del mondo della traduzione, me ne hanno aperte altre, e hanno fatto di quest’isola una piccola parte di me. I Libri del Pen letteratura tedesca Juli Zeh, Un semplice caso crudele, Voto Baldini Castaldi Dalai, pp 326, e 18 Un omicidio, la sparizione e la riapparizione di un bimbo e della macchina nella quale era seduto. Tutto dovuto a un fenomeno fisico (beaming) recentemente scoperto. Il giallo, che si svolge tra il Cern di Ginevra e Vienna, apre un nuovo capitolo del romanzo tedesco: racconto audace che, però, non si perde nella fantascienza. 8 a cura di karl lubormiRski Martin Walser, Un uomo che ama, Voto Christa Wolf, Che cosa resta, Voto Sugarco, pp. 242, e 19,50 Edizioni e/o, pp 106, e 7,50 Romanzo autobiografico di uno scrittore Germania comunista di ieri. Il peggio forse di 82 anni che vive l’incanto dell’amore non è andare a letto sentendosi sorvegliati, con una donna molto più giovane. ma alzarsi e sapersi ancora sorvegliati. Purtroppo Walser mette i propri pensieri Christa WolfP.racconta una giornataP. E.N. CLUB E.N. CLUB e sentimenti in bocca all’illustre qualsiasi nella sua città, un lager senza ITALIA onlus ITALIA ONLUS precursore Goethe, che a 73 anni chiese sbarre, senza filo spinato, senza cani. Non la mano della diciannovenne Ulrike von occorre altro. Sei tu che nel prossimo vedi Levetzov. Ma questa passione perde la tua rovina, sei tu il tuo filo spinato. È la vigore per la trivialità con cui è trattata. tua paura, il tuo carcere. 6 8 anniversari P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 13 Il 50° del Writers in prison Perché gli scrittori dicono quel che pensano Come e quando è nato il sodalizio. Giornata mondiale: 15 novembre di chiara Macconi I l Writers in prison (Wip: Comitato scrittori in prigione) del Pen compie 50 anni. Com’è noto, il Wip si occupa di quanti sono imprigionati o perseguitati per le loro opinioni espresse con scritti e degli intellettuali che svolgono pacifiche attività politiche o professionali, purché non usino o invochino violenza e odio razziale. Titolo della campagna di quest’anno è Because writers speak their minds («Perché gli scrittori dicono quel che pensano») e si aprirà con una campagna sull’Iran. La storia Nel 1921, i primi 41 membri del Pen posero al centro della nascente associazione la solidarietà fra scrittori e la difesa delle idee. Con la nascita del fascismo e il rogo dei libri in Germania, lo statuto del Pen nel 1933 proclamava che la «la letteratura non conosce frontiere». Bisognava opporsi a ogni forma di limitazione della libertà d’espressione. Molti intellettuali fuggirono dai loro Paesi e a Londra diedero vita al primo Centro di scrittori in esilio: il presidente Herbert George Wells propose un fondo di supporto per loro. Nel 1937 Arthur Koestler fu arrestato e condannato a morte in Spagna. Un telegramma, firmato da 40 membri e da Edward Morgan Forster, fu inviato al generale Franco per chiederne il rilascio: ebbe successo. Nel 1960, i tempi erano maturi per l’azione e lo scrittore ungherese Paul Tabori suggerì l’attivazione di un comitato per investigare su casi di oppressione e per coordinare l’azione dei Centri Pen nel mondo. Al congresso di Rio de Janeiro venne attivato un primo nucleo di tre persone guidate da Rosamond Lehmann del Pen inglese. I primi passi furono discreti e gli appelli di clemenza confidenziali e diplomatici: renderli pubblici era l’ultima risorsa. Nel 1968 la prima missione sostenne il drammaturgo imprigionato Wole Soyinka. Fu solo più tardi che si comprese l’importanza di mobilitare l’opinione pubblica attraverso i media: il Pen ottenne liberazioni e riduzioni di pena, ma subì, anche, importanti sconfitte, come nel caso di Ken Saro-Wiwa, ucciso in Nigeria nonostante la mobilitazione generale. La storica missione in Turchia (1985) con Harold Pinter e Arthur Miller, guidata da un giovane Orhan Pamuk e organizzata per indagare sulla situazione degli scrittori, Salman Rushdie Lydia Cacho Ribeiro Natalia Estemirova Liu Xiaobo ebbe un infausto collegamento, venti anni più tardi, con l’incriminazione dello stesso Pamuk per i suoi commenti sui massacri degli Armeni durante la prima guerra mondiale. affinché queste condizioni vengano almeno migliorate, se non sanate. 2) Missioni organizzate in Paesi dove si tengono processi a carico di uno scrittore per sostenerlo mostrando al governo il sostegno del Pen. 3) Eventi per ricordarli: la giornata mondiale degli scrittori in prigione che si tiene ogni 15 novembre. 4) Un Fondo d’emergenza per i primi aiuti. 5) Pubblicazioni, che raccolgono le voci di chi è impossibilitato a parlare con l’obiettivo di ricordare il diritto fondamentale alla libertà d’espressione. attività del Comitato scrittori in prigione Ogni anno il Wip segue circa mille casi di scrittori minacciati, imprigionati, ma solo il 10% ottiene giustizia. Il Pen è l’unica organizzazione che coltiva rapporti personali con gli scrittori perseguitati che possono essere scelti come Membri onorari dei vari centri. Altre modalità: 1) La raccolta, verifica e organizzazione di informazioni riguardanti casi di abusi a giornalisti e scrittori viene pubblicata dalla sede centrale due volte l’anno (Caselist). I Comitati locali Wip decentrati in 70 Paesi, diffondono le informazioni drammatiche diramate attraverso Ran (Rapid action network), protestando e facendo pressione Il Comitato oggi Ancora nel 2009, 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti umani, si è registrato come, in troppi Paesi, scrittori e giornalisti siano costretti a fare i conti con leggi assai restrittive: alcuni sono famosi, come Salman Rushdie, che, a vent’anni dalla fatwa per aver scritto un romanzo che offendeva la figura del profeta dell’Islam, vive negli Usa; altri, meno noti, hanno però eguale necessità di difesa. Gran parte delle accuse ruota intorno alla diffamazione del Paese o dei suoi simboli nazionali: i Paesi più noti in cui avvengono le persecuzioni sono Turchia, Cuba, Tunisia, Russia, Cina, Messico e il continente africano. Una seconda tipologia di casi è quella della cyberdissidenza: scrittori e giornalisti subiscono condanne durissime, soprattutto in Cina ma anche alle isole Maldive, per aver divulgato su Internet notizie cosiddette «interne» e criticato il regime. In Paesi come il Messico si registra un triste primato di sparizioni e arresti e vige la completa impunità per le uccisioni di scrittori e giornalisti: la giustizia non riesce a condannare né esecutori, né mandanti. Alcuni casi significativi Russia. Assassinati, alla fine di gennaio 2009 in una strada di Mosca, un avvocato, difensore dei diritti umani e collaboratore di Novaya Gazeta, e una giornalista: in Russia vige la più ampia impunità, come evidenzia il caso di Anna Politowskaya e di molti altri. Si stima che siano 40 i giornalisti uccisi o scomparsi in questo inizio di secolo. A luglio anche Natalia Estemirova, operatrice in Cecenia della Ong Memorial, in difesa dei diritti umani, è stata rapita e uccisa. Messico. In uno dei Paesi attualmente più pericolosi per un giornalista, si contano 20 uccisioni fra il 2004 e 2008, 5 sparizioni con un’impressionante escalation di attacchi: tutti coloro che scrivono di crimine organizzato, traffico di droga e corruzione di pubblici ufficiali sono a rischio. Lydia Cacho, scrittrice e giornalista d’attacco, arrestata illegalmente, torturata e minacciata di morte dopo la pubblicazione del suo libro sulla pedo-pornografia in Messico nel 2005, fu sottoposta a processo e assolta. Le minacce non sono, tuttavia, terminate, e solo nel novembre 2009 la scrittrice è stata, finalmente, assolta all’ultimo grado di giudizio. Cina. Resta in prigione lo scrittore dissidente Liu Xiaobo – cristiano, già presidente del Centro Pen cinese indipendente – a seguito dell’iniqua sentenza del processo-farsa svoltosi il giorno di Natale 2009, nonostante le petizioni e le proteste di istituzioni internazionali e illustri scrittori. Il presidente del Pen, John Ralston Saul, ha dichiarato che il caso di Liu Xiaobo non è solamente un episodio di rilevanza cinese ma è un’infrazione agli standard condivisi dei diritti umani. UB nlus I Libri del Pen letteratura araba Amin Maalouf, Un mondo senza Voto regole, Bompiani, pp. 324, e 18,50 Il libanese (premio Goncourt) spiega la trama dello squilibrio del nuovo secolo, la deriva del mondo arabo-musulmano, P. E.N. CLUB illustrando come il tragico scivolamento ITALIACLUB onlus dell’ideologico verso l’identitario abbia P.E.N. generato degli avversari con pochissimi ITALIA riferimenti comuni. Discorso umanista che, attraverso il malessere, esalta la speranza. 14 8 a cura di hadam Oudghiri Joumana Haddad, Il ritorno di Lilith, Voto ‘Ala Al-Aswani, Se non fossi egiziano, Voto L’Asino d’Oro, pp. 104, e 18 Feltrinelli, pp. 224, e 16 Il mito mesopotamico di Lilith, la L’egiziano ‘Ala Al-Aswani, spesso donna creata prima di Eva, che paragonato a Naguib Mahfouz, in questa disobbedì ad Adamo e lo abbandonò, raccolta di racconti scritta in forma di ha ispirato a Joumana Haddad questo diario, denuncia l’ipocrisia di una società poema autobiografico, dedicato alle egiziana contraddittoria e prigioniera sette donne che l’autrice libanese sente dell’oscurantismo e della corruzione. Il dentro di sé. Un grido di speranza per manoscritto fu ripetutamente rifiutato le donne, un incitamento alla ribellione dall’Ente nazionale del libro perché e a «mostrare le unghie». giudicato «anti-egiziano». 7 7 i pen nel mondo 1 Svezia Se il presidente del Pen fa parte dell’Accademia Nobel È avvenuto con Anders Österling, Johannes Edfeldt e Per Wastberg di enrico tiozzo L a storia del Pen svedese s’intreccia strettamente con quella dell’Accademia di Svezia già a partire dal suo primo presidente, il mitico Anders Österling (18841981), che lo guidò per quasi tre lustri, dal 1922, anno della sua fondazione, fino al 1936, durante i quali il poeta era anche un autorevole membro dell’Accademia, di cui sarebbe divenuto Segretario permanente dal 1941 al 1964. Dopo Österling il legame tra Pen e Accademia venne rafforzato dai nove anni di presidenza (19581967) di Johannes Edfeldt, seguita infatti a breve distanza dalla cooptazione dello scrittore fra gli Immortali nel 1969, e da quella di Per Wästberg tra il 1967 e il 1978. Wästberg, saggista e romanziere che oggi ha 76 anni, è dal 1997 socio dell’Accademia e, da qualche anno, è succeduto a Kjell Espmark alla guida della ristretta commissione Nobel, il manipolo di cinque Accademici (Kristina Lugn, Katarina Frostenson, Horace Engdahl, oltre a Espmark e Wästberg) che sceglie ogni anno il vincitore del premio letterario piú prestigioso del mondo. L’accento particolare che il Pen svedese pone, non solo da oggi, sull’importanza della sua azione come una vera e propria crociata permanente per la difesa degli scrittori che vedono la loro libertà messa a rischio nei Paesi di appartenenza, trova piena espressione nel Premio Tucholsky (dal nome dello scrittore perseguitato dai nazisti nella Germania hitleriana), che i membri Pen (attualmente 600) assegnano dal 1985 ogni anno a uno scrittore di rilievo che, come una diretta conseguenza delle idee espresse nella sua produzione letteraria, viva in esilio o, in condizioni di minaccia, nel proprio Paese. Il premio prevede che lo scrittore, oltre a ricevere una somma in denaro, sia accolto in Svezia per lavorare in piena tranquillità e al riparo di ulteriori prepotenze. È evidentissima la parentela con i criteri seguiti, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, anche dall’Accademia di Svezia per l’assegnazione del Nobel e fortemente ribaditi il 10 dicembre 2009 nel discorso tenuto da Anders Olsson a Stoccolma nel momento della consegna del premio a Herta Müller. Il Anders Österling Johannes Edfeldt Kjell Espmark Per Wästberg membro dell’Accademia, nel suo intervento ufficiale, ha infatti sottolineato piú volte, le violenze subite dalla scrittrice sotto la dittatura di Ceausescu e la sua vera e propria condizione di esule, facendo intendere come tali elementi siano stati determinanti per l’assegnazione del Nobel alla scrittrice romena. Né appare meno significativa la ricorrenza annuale del 15 novembre, quando il Pen svedese celebra, nel famoso teatro «Dramaten» di Stoccolma, la «Giornata degli scrittori imprigionati», uno spettacolo nel corso del quale attori, musicisti e cantanti si alternano per mettere a fuoco la necessità di una piú vasta reazione da parte dell’opinione pubblica nei confronti di quanto ancora avviene, in molti Paesi, ai danni di chi vuole esprimere, in piena libertà e attraverso la propria produzione artistica, le sue idee. Lo scopo concreto dello spettacolo è quello di raccogliere fondi destinati al soccorso degli scrittori, vittime delle circostanze appena descritte. I Libri del Pen letteratura israeliana Yehuda Amichai, Nel giardino Voto pubblico, Edizioni A Oriente!, pp. 80, e 24 La preziosa edizione, con testo ebraico a fronte, contiene un cd che permette l’ascolto in lingua originale. Nella vicenda lirico-amorosa, sullo sfondo di un giardino, si avvertono gli echi dell’orto del Cantico, ma anche degli amoureux des bancs publics di Brassens. 8 i pen nel mondo 2 a cura di jack arbib Eli Amir, Jasmine, Einaudi, Voto Sami Michael, Tempesta fra le palme, Voto pp. 454, e 21 La Giuntina, pp. 172, e 15 Nei fatidici giorni del 1967, Un sorprendente parallelismo tra due all’indomani di eventi che segneranno autori e altrettanti personaggi: in il futuro d’Israele, il protagonista questo libro di Michael c’è la storia Nuri, nato in Irak e collocato ai di un altro P.Nuri, nato CLUB E.N. ragazzo CLUB ebreoP. E.N. margini della cultura dominante, si anche lui a Bagdad, e la rievocazione ITALIA onlus ITALIA ONLUS rende comunque conto di vivere in dell’esodo forzato dell’antica una situazione di privilegio, comunità di Babilonia, dalle rive del trovandosi in mezzo a due fazioni Tigri a una nuova condizione contrapposte. nazionale e identitaria. 7 7 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 15 A colloquio con Larsmo, attuale presidente del sodalizio svedese Ola, il narratore e saggista che fabbrica il vento «Cambiare rotta? Sarebbe solo segno di un certo indebolimento» A colloquio con Ola Larsmo, narratore e saggista, presidente del Pen svedese dal 2008. Nato nel 1957 a Sundbyberg, all’età di nove anni si è trasferito con la famiglia a Västervik nel Sud della Svezia. Dopo aver svolto i lavori piú svariati (operaio in una fabbrica di aspirapolvere, portantino in ospedale, ecc.), ha ripreso e completato i suoi studi di letteratura, storia e teologia all’università di Uppsala. Redattore della prestigiosa rivista letteraria Bonniers Litterära Magasin, ha pubblicato il suo primo romanzo, Vindmakaren (Il fabbricante di vento), nel 1983. Tra i suoi lavori piú recenti vanno ricordati Djävulssonaten (La sonata del diavolo, 2007), due lunghi saggi storici sull’antisemitismo, la xenofobia e il trattamento riservato dalla Svezia ai profughi durante la II guerra mondiale, e il romanzo En glänta i skogen (Una radura nel bosco, 2004), incentrato «sul silenzio, sulla neve e forse sugli eroi». Domanda: Come spiega il fenomeno dell’enorme successo dei giallisti svedesi (Stieg Larsson ecc.) in tutto il mondo? Risposta: Credo che, fra gli anni 60 e ’70, ci sia stato un periodo durante il quale la letteratura europea era abbastanza aperta alle impressioni che arrivavano da lingue ed esperienze di altri Paesi. Ci si traduceva, a vicenda, con una certa forza. Fu allora che scrittori come Pe Olov Enquist, Lars Gustafsson e Kerstin Ekman trovarono lettori in Germania e altri, come Torgny Lindgren, in Francia. Dopo, l’interesse per la letteratura svedese è stato abbastanza tiepido al di fuori dei confini nazionali (e, a dire il vero, anche in Svezia è diminuita la voglia a tradurre da altre lingue straniere, a parte l’inglese e, in qualche misura, il tedesco). Per molti lettori europei che s’interessano alla letteratura svedese, essa s’identifica con gli scrittori tradotti alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80. Credo che la maggior parte degli scrittori svedesi abbia un rapporto abbastanza ambivalente con l’ondata dei gialli scritti in Svezia. Io stesso leggo parecchi romanzi polizieschi; certo c’è qualcosa di strano quando l’«unica» cosa che interessa sono i R. Gli scrittori che hanno ricevuto il Nobel sono molto presenti nel dibattito letterario svedese. Le Clézio e Herta Müller, per esempio, sono stati tradotti presto in svedese e, per quanto riguarda la Müller, si può dire che, prima del premio, fosse famosa in Svezia come in Germania. Ma si può anche invertire il discorso. Le Clézio è anche un conoscitore della letteratura svedese. Credo che la cosa sia semplice nel senso che gli scrittori pionieri in qualche modo si assomigliano e sono attirati dagli stessi temi. E si può notare che i vincitori degli ultimi anni hanno avuto un forte interesse per ciò che la Storia fa agli uomini, da Heaney attraverso Pamuk fino proprio a Le Clézio e alla Müller. Il narratore e saggista Ola Larsmo, presidente del Pen svedese dal 2008 gialli e quando, inoltre, sembra non esserci alcuna differenza tra romanzi scritti più o meno bene. All’interno del «fenomeno dei gialli» svedese ci sono scrittori che scrivono benissimo e altri che a mala pena sanno scrivere e che fanno errori da principianti, eppure vendono bene come gli altri. Sembra che la qualità abbia a che fare poco…. Qualche volta mi chiedo se non si tratti di una sorta di colonialismo: ciò che i lettori richiedono è un tipo di «natura», neve con paesaggi deserti e persone rozze che si ammazzano in forme malinconiche. D. La letteratura svedese di oggi è superiore a quella degli anni 60-90? R. Si tratta di un periodo lungo durante il quale sono successe molte cose . Negli anni 90, i giovani narratori svedesi si occupavano esattamente di quello che si trovava all’ombra dei media: la vita al di fuori delle grandi città, in una sorta di messa a nudo di quanto si riteneva fosse degno di interesse. Molti di loro hanno pubblicato ottimi romanzi anche in tempi recenti. Come ha detto qualche collega, il concetto di decennio è mal costruito. Ci sono decenni letterari che cominciano sempre a metà. Così gli anni 60 sono durati dal 1965 al 1975. L’ultimo decennio, 1995-2005, era un po’ sottotono, caratterizzato da una sorta di «romanzo mediatico», scritto da persone note in tv. Naturalmente, in parallelo, c’erano anche buoni scrittori. Mi sembra tuttavia che attualmente si stia verificando una svolta “neostorica”. Molti romanzi in Svezia scandagliano la Storia, cercano di trovare il suo volto nascosto, sia per la storia svedese, sia per quella generale, al punto che si può constatare che due dei romanzi candidati al premio August parlavano dell’olocausto: Hotell Galicia di Per Agne Ekselius e De fattiga i Lodz di Steve Sem-Sandberg. Quest’ultimo libro è stato tradotto in un numero di lingue straniere pari a quello dei gialli di successo. Sta accadendo qualcosa di nuovo. D. Come si caratterizza la letteratura svedese al confronto di altri Paesi europei (Francia, Italia, Gran Bretagna)? R. Quella che ho chiamato «svolta neostorica» sembra essere molto visibile in una parte dei romanzi scritti in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Irlanda per esempio. D. Il premio Nobel per la letteratura è importante per la letteratura svedese? E se sì, in qual modo? D. Con la sua presidenza è mutato qualcosa nel Pen svedese? Iniziative recenti? R. Non credo che il Pen svedese cambi perché cambia presidente. In tal caso sarebbe segno di un indebolimento dell’organizzazione in sé. Continuiamo nel modo in cui abbiamo lavorato per molti anni. Cerchiamo di condurre un’attività rivolta all’esterno con dibattiti, letture in pubblico e, nello stesso tempo, ci muoviamo a favore degli scrittori che hanno bisogno di appoggio e protezione. Collaboriamo molto con la Icorn che cerca di sviluppare un sistema di città libere. Il Pen internazionale durante gli ultimi anni ha subito cambiamenti notevoli: da «club» l’organizzazione si è ritagliata sempre di più un ruolo nel dibattito internazionale, in modo da poter incidere nella difesa della libertà di espressione. Si è cominciato negli anni Venti e si continua a farlo in forme moderne. Ciò che credo sia importante per il futuro è ricordare che la vera letteratura ha sempre un aggancio con la libertà di espressione. Cercare di vedere il mondo in modo nuovo, come ha sempre cercato di fare la letteratura importante, è anche un’incredibile provocazione per le persone ferme nel passato. La letteratura migliore, come il miglior giornalismo, avrà sempre bisogno di difesa. È il nostro compito. E. T. I Libri del Pen architettura Frank O. Gehry dal 1997, a cura di Voto Germano Celant, Skira, pp. 320, e 70 È una delle più complete monografie sugli ultimi dodici anni di lavori di Frank O. Gehry. Dal Guggenheim di Bilbao, il museo che ha segnato l’affermazione dell’architetto decostruttivista, nel 1989, ai progetti della Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, sino ai controversi interventi al Museo d’arte dell’Ontario e al progetto del Guggenheim di Abu Dhabi. 7 Lutti a cura di pierluigi panza Frank Lloyd Wright, Le stampe Voto Francesco Montagnana, Tadahiko Voto giapponesi, Electa, pp 124, e 45 Hayashi, Yoshikatsu Hayashi, Le case del tè. Gli spazi del vuoto e Traduzione italiana di The Japanese dell’inatteso, Electa, pp. 246, e 100 Print, il saggio che Frank Lloyd Wright pubblicò dopo aver visitato il padiglione È un libro sulle tradizionali case e giardini giapponese Ho-o-den all’Esposizione di giapponesi dove si svolgeva P. E.N. CLUB P. E.N. CLUB la cerimonia Chicago del 1893. Wright rimase del tè. Spazi sviluppati nel XVI secolo, ITALIA onlus ITALIA ONLUS affascinato dalla spiritualità dell’arte quando raggiunsero la perfezione nel orientale e confessò ai suoi studenti: cosiddetto stile soan; luoghi dove l’estetica «Per me è stato il grande Vangelo della è definita in rapporto a una consuetudine semplificazione». rituale legata alle filosofie zen. 8 7 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 17 Perito nel terremoto di Port-au-Prince, il presidente del Pen Haiti Georges Anglade, «un uomo in tre pezzi» Più volte esule politico, aveva raccontato la sua terra da lontano Nel terremoto del 12 gennaio scorso a Port-au-Prince lo scrittore Georges Anglade, presidente del Centro Pen di Haiti, è morto assieme alla moglie Mireille. Anglade si trovava sull’isola in occasione del festival Etonnants voyageurs, in seguito annullato a causa del cataclisma. di giulia polizzotti «U n uomo in tre pezzi», così amava definirsi Georges Anglade, prendendo l’espressione da Un homme en trois morceaux, libro del conterraneo Roger Dorsenville. Haitiano di origine (nasce a Port-au-Prince nel luglio del 1944) e canadese di adozione, Anglade trascorre gran parte della sua vita viaggiando e vivendo all’estero, intrecciando le sue tre anime di uomo politico, geografo e scrittore. Nel 1965, sotto la dittatura di François Duvalier, è costretto per la prima volta ad abbandonare l’isola per motivi politici, uno «strappo» che Anglade cercherà di ricucire a più riprese. Va a Strasburgo e da lì in Canada, a Montreal, dove contribuisce alla fondazione dell’Université del Québec (Uqàm) e insegna Geografia sociale. L’impegno politico per la libertà del popolo haitiano lo rende inviso ai regimi che si susseguono sull’isola. Prigioniero e esule per ben tre volte (la seconda nel 1974 e l’ultima nel 1991), Anglade guarda e racconta la sua terra da lontano: nascono i saggi L’espace haïtien (1974), Mon pays d’Haïti (1977), Espace et liberté en Haïti (1982) e Atlas critique d’Haïti (1982). In Canada è tra gli animatori del «Movimento di solidarietà» per la diaspora haitiana e successivamente redige il manifesto La chance qui passe, che rivendica la necessità di un nuovo corso politico e democratico sull’isola. Sono gli anni Novanta e Anglade, tornato ad Haiti, è Pen Club Italiano Onlus Trimestrale italiano dell’International Pen 20122 Milano, via Daverio 7 Tel. 335/7350966 C.F. 97085640155 www. penclubitalia.org e-mail: [email protected] Tiratura: 20.000 copie Georges Anglade, presidente del Pen di Haiti, morto sotto le macerie del terremoto chiamato a ricoprire incarichi ufficiali nei governi di Jean Bertrand Aristide prima e di René Préval poi. Viene nominato ministro dei Lavori pubblici. Con Haiti ha un legame viscerale: l’immaginario di Anglade-scrittore è disseminato di echi di racconti popolari della tradizione orale. Scrive Le Blancs de mémoire (1999) e riprende un genere letterario il cui modello – che si rintraccia in Justin Lhérisson –, specifico dell’isola, legato alle radici della sua cultura quanto il vudù o la lingua creola: i lodyans. Una caratteristica di quell’area geografica che Anglade definisce «figlia dei campi Direttore responsabile Sebastiano Grasso Redazione Liliana Collavo e Rosa Lodesani Registrazione Tribunale di Milano n. 26 del 10 gennaio 2008 Comitato direttivo Pen Presidente onorario: Lucio Lami ([email protected]) Presidente: Sebastiano Grasso ([email protected]) Vice-presidente e tesoriere Carlo Montaleone ([email protected]) Segretario generale Marina Giaveri ([email protected]) Laurana Berra, Anna Economu Gribaudo, Paola Lucarini, Renato Minore, Sergio Perosa, Anna Santoliquido Segreteria: Elena Fontana di canna come il blues afroamericano lo è dei campi di cotone». Sono storie, quasi piccole miniature, che affondano le loro radici nella memoria di quella terra, nella vivacità del popolo haitiano, e che contengono in sé un forte spirito d’evasione. Dall’insieme di queste miniature emerge «un mosaico, una meta-narrazione, un affresco, un’autobiografia generazionale». Raccontare lodyans «è un rituale dei momenti significativi della vita haitiana, che storie per ridere, sorridere, ridacchiare esprimono in mille parole. Il reale è reinventato (da un abile affabulatore, come si conviene) al punto che la sfida per il lodyanseur è, ogni volta, raccontare qualcosa che sia più vero della natura, più vero della verità. È allora che la sua invenzione suona vera e trasforma in evidenza ciò che non è che immaginario». Successivamente pubblica Leurs jupons dépassent (2000), Ce pays qui m’habite (2002) e Et si Haïti déclarait la guerre aux Usa? (2004). Ma è con Rire haïtien - Haitian Laughter (2006), edito in francese e inglese, che Anglade destina questi racconti lodyans all’ampio pubblico americano e non solo alla comunità haitiana emigrata. Nel 2008, pur fra numerose difficoltà e una quasi totale assenza di fondi, Anglade crea il Centro Pen di Haiti di cui diviene il primo presidente. Sempre del 2008 il suo ultimo libro, Chronique d’une espérance. L’Hebdo de Georges Anglade (2007-2008), che raccoglie i suoi articoli settimanali apparsi in un anno su Le Nouvelliste. Sono qui concentrati i pensieri su Haiti e su un’autre Haïti possible, alla ricerca di una propria via di sviluppo. Un percorso non ancora tracciato, che, attualmente, sembra ancora più impervio. Anglade però, come Antonio Gramsci, era probabilmente un uomo «pessimista con l’intelligenza, ma ottimista per la volontà». Responsabili regionali Fabio Cescutti (Friuli-Venezia Giulia), Vittoria Coen (Emilia Romagna), Giuseppe Rando e Sarah Zappulla Muscarà (Sicilia), Stefano Verdino (Liguria), Emma Giammattei (Campania), Impaginazione: Officina d’arte grafica Lucini, Milano - www.lucinisrl.com Stampa: La Tipografica Varese S.p.A. 21100 Varese, via Cherso, 2 Tel. 0332/330444 I Libri del Pen letteratura francese Blaise Cendrars, La mano mozza, Voto Corbaccio, pp 302, e 20 Combattere l’oblio e la rimozione: ecco l’obiettivo principale di Cendrars, che rievoca frammenti di vita vissuta sul fronte durante la I guerra mondiale. Conversazioni fra soldati si susseguono a esperienze personali e a episodi di audacia o vigliaccheria, in un continuo travaso di immagini tra il soldato e lo scrittore. 8 Camille Dumulié, Letteratura e Filosofia, Armando, pp 272, e 23 Dumulié colloca la letteratura nell’ambito dell’estetica e la esamina alla luce di proposte metodologiche incentrate prevalentemente sul rapporto fra scrittura e discorso filosofico, sulla filosofia del romanzo, sull’etica della letteratura e sulla sua funzione politica. È anche un utile e agile strumento didattico. a cura di franca bruera Voto Simone de Beauvoir, Le bocche Voto inutili, Le Lettere, pp 216, e 16.50 La pièce trae spunto dalle Cronache italiane di Sismondi. Incentrata sulla guerra quale dramma collettivo, disegna un modello di rapporto P. E.N. CLUB P. E.N. CLUB responsabile fra individualità, sullo ITALIA onlus ITALIA ONLUS sfondo di una tragedia umana in cui donne, bambini, vecchi e ammalati sono abbandonati al nemico per garantire la sopravvivenza dei più forti. 7 7 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 19 Libri dei soci Notizie Pen Italia Quote 2010 Nei prossimi giorni, i soci riceveranno per posta la tessera per il 2010 e il modulo di versamento per la quota di quest’anno. Comunque, l’importo può essere versato in Posta (conto corrente n. 88341094) o in banca (Monte dei Paschi di Siena: Iban IT15RO103001609000000365918) con bollettino intestato a Pen Club Italia Onlus. Petizione al re di Spagna Il 7 dicembre 2009, la presidenza del Pen Italia ha inoltrato una petizione al re di Spagna, chiedendo di intervenire sul sovrano del Marocco, Mohamed VI, in favore di Aminetu Haidar, di madre spagnola, famosa attivista del Sahara Occidentale che da anni lotta perché sia riconosciuta l’indipendenza al suo Paese, ex colonia spagnola, ceduta al Marocco, negli accordi di Madrid del 1975. Il governo spagnolo ha chiesto al re del Marocco di concedere il passaporto alla donna, espulsa nel novembre scorso dal suo Paese, e che ha iniziato lo sciopero della fame nell’aeroporto di Lanzarote (Canarie). Giuseppe Amoroso Raccontare l’assenza Liguori, pp. 160, e 14,50 Alberto Arbasino Romanzi e racconti - Vol. II Mondadori, pp. 1776, e 55 Camilla Baresani Un’estate fa Bompiani, pp. 308, e 18.50 Pierluigi Battista I conformisti Rizzoli, pp. 220, e 18 Alberto Bevilacqua L’amore stregone Mondadori, pp. 216, e 18,50 Giusi Bonacina Gogì Sestante, pp. 76, e 10 Franco Buffoni Roma Guanda, pp. 184, e 13,50 Paolo Ciampi Una famiglia La Giuntina, pp. 200, e 15 Giovanni Dotoli Le français langue d’Orient? Hermann, pp. 136, e 25 Umberto Eco Vertigine della lista Bompiani, pp. 228, e 15 Rachele Ferrario Regina di quadri Mondadori, pp. 344, e 20 Maurizio Lo Re Gli amici di Leuwen Lampi di stampa, pp. 312, e 11 Maria Grazia Maramotti Arabeschi di luce Campanotto, pp. 144, e 12 Umberto Piersanti Tra alberi e vicende Archinto, pp. 310, e 14 Roberto Rossi Testa (a cura di), William Blake, Canti dell’Innocenza, Feltrinelli, pp. 176, e 7 Armando Torno La scommessa Mondadori, pp. 120, e 17 Nuovo Segretario generale Marina Giaveri è il nuovo Segretario generale del Pen Club Italia. Attualmente ordinaria di Letterature comparate all’Università di Torino, ha precedentemente insegnato, in Italia, negli atenei di Milano, Pescara, Messina e Napoli (L’Orientale); all’estero, a New York (Columbia University), Parigi (Sorbona) e Nizza (Sophia Antipolis). Fra i suoi libri, Il cimitero marino di Valéry (Il Saggiatore), Hoffmann a Parigi (Edizioni Teatro ala Scala), Il re dalla maschera d’oro di Schwab (Sugarco), Opere di Camus (Bompiani), Romanzi e racconti di Colette (Mondadori). Marina Giaveri sostituisce Emanuele Bettini, che si è dimesso dalla carica per «sopraggiunti incarichi istituzionali» che lo «vedranno impegnato nell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano». Responsabile Wip Chiara Macconi è la nuova responsabile del Pen Club Italia per il Writers in prison (Wip: Comitato scrittori in prigione). Nuovi soci Pen Ordinari: Patrizia Landi, Franco Manzoni, Carlo Truppi, Leo Sisti, Silvana Turzio. Amici: Davide Ignazio Interrante, Luigi Marfé. Selpress: tutto sul Pen Ricordiamo ai soci che dal 30 settembre 2008 il Pen Club si è dotato di una propria rassegna-stampa. Il sito, realizzato e gestito da Selpress Media Monitoring & Newsbank, una delle principali società di press-clipping in Italia, è liberamente consultabile da tutti, senza password d’accesso, all’indirizzo web www.selpress.com/penclub e viene aggiornato settimanalmente, ogni venerdì, con possibilità di accedere, in ogni momento, allo «storico». Sebastiano Grasso Du, i bakhåll under ögonlocken Sebastiano Grasso, Du, i bakhåll under ögonlocken Översättning av Ulla Äkerström, förord av Jesper Svenbro 2 Kronors Förlag, pp. 218, sek 12 Stockolm 2010 Lucio Lami, Le passioni del Dragone Cavalli e donne: Caprilli campione della Belle Époque Mursia, pp. 200, e 24