Rivista 10 - Pen Club Italia

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Rivista 10 - Pen Club Italia
Poets
Essayists
Novelists
P.P.E.N.
E.N. CLUB
CLUB
ITALIAONLUS
onlus
ITALIA
I 100 anni
di Dorfles
Ferdinando Residenze Il Pen
Camon
per scrittori svedese
Georges
Anglade
Gillo Dorfles compie
cento anni. Milano
festeggia il critico
d’arte, psichiatra
e pittore. Libri,
conferenze e
un’antologica a
Palazzo Reale con
oltre 200 opere.
«Scrivo per vendetta.
Non per giustizia,
santità o gloria».
Ritratto dello
scrittore veneto (nato
nel 1935), eletto nel
1999, dopo Mario
Luzi, presidente
del Pen Italia.
Una mappa di luoghi
alternativi, in Italia,
dove artisti e
intellettuali possono
lavorare con
tranquillità: Bellagio,
Donnini, Firenze,
Perugia, Bogliasco
e Roma.
Continua il viaggio
nei Pen di tutto il
mondo. Secondo
incontro con il
narratore e saggista
Ola Larsmo (1957),
attuale presidente
del Pen svedese
dal 2008.
Nel terremoto di
Port-au-Prince, è
rimasto travolto e
ucciso (assieme alla
moglie) lo scrittore
Georges Anglade,
fondatore e
presidente del Pen
di Haiti.
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Pagine 7-11
Pagine 14 e 15
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Trimestrale, Anno IV, n. 10 • Gennaio-marzo 2010 • Direzione: 20122 Milano, via Daverio 7 • Tel. 335/7350966 • e-mail: [email protected] • www.penclub.it • CC postale n. 88341094
Poste italiane spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 dcb Milano • CC bancario Monte dei Paschi: Iban IT15R0103001609000000365918
FOTO D’AUTORE
FERDINANDO SCIANNA
scrittori di sinistra
e giornali di destra
I razzisti
della parola
Può un uomo di sinistra scrivere su un
giornale di destra? Su Libero Paolo Nori
recensisce Che la festa cominci di Niccolò Ammanniti. E Andrea Cortellessa
mette Nori sotto accusa su Nazione indiana, rivista critica online. L’inserto del
prossimo numero del Pen sarà dedicato
ai rapporti fra scrittori e politica.
di pierluigi battista
A
nche se si esibiscono come paladini
dell’antirazzismo, molto spesso gli
intellettuali non resistono alla
tentazione di diventare un po’ razzisti.
Razzisti contro chi considerano inferiore
(culturalmente) a loro. Contro chi pretende
di contestare la loro inconfutabile
superiorità morale. Pretendono spesso di
essere i depositari non solo della cultura, ma
anche della morale, del buon gusto,
dell’eleganza, dello stile. Credono di avere il
monopolio dell’intelligenza. E considerano
un’intollerabile infezione dello spirito
qualunque contaminazione con il mondo
che si considera, come per gli effetti di un
dogma indiscutibile, inferiore e
immeritevole di ogni riguardo. Prescrivono
censure, stilano liste di proscrizione,
lanciano l’interdetto sui giornali e le case
editrici che considerano disdicevole
frequentare. Razzisti sul piano linguistico,
hanno inventato la favola delle «due Italie».
La loro, superiore e razzialmente pura per
definizione. E quella degli altri, volgare,
brutta e cattiva. Già Luca Ricolfi, un
intellettuale che ragiona con la sua testa, ha
definito questa presunzione «razzismo
etico». Gli altri sono mascalzoni, mentre il
cenacolo della Repubblica delle Lettere si
ritiene incontaminato, puro, innocente come
le acque sorgive di un ghiacciaio non ancora
calpestato dalle masse degli «inferiori» in
gita turistica. Chi rompe i ranghi, chi
segue a pag. 3
Gillo Dorfles, cent’anni il prossimo aprile, in un ritratto di qualche giorno addietro nella sua casa di Milano
I Libri del Pen
teatro
Paolo Grassi, Il coraggio della
Voto
responsabilità. Scritti per l’«Avanti!»
1945-1980, Skira, pp. 400, e 30
Trentacinque anni di teatro raccontati
sulle pagine dell’Avanti!. Nelle vesti di
giornalista e critico, Paolo Grassi
commenta le scene contemporanee
delineandone limiti e prospettive,
secondo il principio per cui «la
società ha bisogno più di tensioni
ideali che di efficienza».
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anniversari
a cura di camilla guaita
Henrik Ibsen, Drammi moderni,
Voto Giorgio Strehler, Autobiografia per
Voto
Rizzoli, pp. 1162, e 15
immagini, Titivillus, pp. 304, e 22
Dodici drammi che offrono un
Una vita e una carriera straordinarie
affresco lucido e spietato della società
ripercorse attraverso fotografie di
borghese fra ‘800 e ‘900. La nuova
scena. Il volume raccoglie le
traduzione dal norvegese – attenta ai
immagini scelte
regista,
P. E.N. CLUB
P. E.N.dal
CLUB
ritmi e ai segni grafici – restituisce
rappresentative dei suoi spettacoli,
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
integralmente la durezza del
con commenti e didascalie critiche.
linguaggio di Ibsen, strumento con
Sequenza di istanti fissati sulla carta
cui lo scrittore fa intuire la crudeltà
per riscoprire e ricordare l’arte
dei rapporti fra personaggi.
effimera di un grande maestro.
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P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
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Il 12 aprile 2010, il critico e artista compie un secolo
Dorfles, l’uomo che riflette il XX secolo
Psichiatra, critico d’arte e pittore, Gillo è l’antisocrate senza proclami
Il 12 aprile Gillo Dorfles, socio del
Pen Club Italia, compie cento anni.
Milano, città in cui vive dal 1940,
prepara solenni festeggiamenti. Palazzo Reale dedica l’antologica
L’avanguardia tradita (25 febbraio 23 maggio) al suo lavoro d’artista.
Castelvecchi pubblica Divenire Gillo
(saggi di Massimo Cacciari, Aldo Colonnetti, Mario Pergola, Lea Vergine, Maurizio Ferraris ed altri) e Irritazioni (articoli usciti sul Corriere
della Sera). A settembre, da Compositori, esce Itinerario estetico di Dorfles.
di nullo Minissi
H
a attraversato un secolo. L’albero,
l’elefante percorrono il tempo
ciecamente fissi nel mutevole,
rispondono al nuovo con ostinata replica
di azioni e reazioni, cercano nel gran
mare dell’essere di restar chiusi in uno
spazio immutabile come pesci in un
vaso. Così la maggior parte di noi
s’adatta al quotidiano, mentre intorno la
società cambia, insensibile, sempre la
stessa e sempre diversa, come la foto del
medesimo individuo a distanza di anni,
oppure agitata da moti che trascinano
quasi come lava. Non Gillo. Gillo in un
secolo che non è stato quieto, ma
sconvolto da guerre, innovazioni,
cambiamenti di regimi e di costumi è
passato con riflessione vigile e intuizione
aperta, autonomo e distaccato,
acutamente intuitivo del nuovo nel
I razzisti della parola
viene da pag. 1
contesta l’ordine di servizio è perciò
considerato un disertore, quando non un
traditore vero e proprio. E per lui sarà
pronto il plotone d’esecuzione, che non
spara pallottole vere (per fortuna) ma è
pronto a colpire con le armi della
delegittimazione, della denigrazione, della
maldicenza. A rimanerne colpito non è il
corpo, ma la reputazione del reo, colpevole
di essersi mischiato con la razza inferiore o
troppo tiepido e refrattario ad arruolarsi
nella guerra santa contro l’infedele. Non è
un’esagerazione: è ciò che accade di
consueto in Italia (ma temo non solo in
Italia). I razzisti intellettuali però non sanno
che c’è sempre in agguato uno più puro che
prima o poi li epurerà. Ma le loro proteste,
somma crudeltà del contrappasso,
rimarranno per sempre inascoltate. P. B.
rispettoso, senza gli occhiali
delle teorie, alle quali è
visceralmente contrario:
l’unica cosa che rifiuta
ostinato. La riflessione di
Gillo è esperienza, non
meditazione. Gillo è un
sensitivo che non ha fiducia
nel senso, ma vi si
abbandona, l’assorbe, lo
rinnova in sé: è un artista,
un istintivo, soprattutto un
visivo poiché della visione
fa immagine, ma
un’immagine mediata,
astratta e ricomposta nella
sua realtà di colore.
Insomma Gillo è un pittore.
Pittore quando scrive d’arte
e d’artisti, pittore quando
vede da filosofo l’arte, la
moda, cioè la maniera di
apparire e di essere,
maschera che rispecchia le
aspirazioni nascoste, le
vanità segrete, l’ambizione
non dichiarata di sé che è
la nostra realtà
percepibile. Se Roland
Barthes ne fa la teoria,
Gillo Dorfles fotografato da Ferdinando Scianna nella sua abitazione di Milano
Gillo ne osserva la
cronaca, ne presenta i mutamenti e,
riflessione generale sull’uomo; non
pensiero, nell’arte, nei costumi e nel
senza parere, con una moltitudine di
l’uomo dei filosofi, astratto, unico e
modo di vivere. Quando si dice che,
piccole osservazioni ne profila la storia.
identico, ma quello molteplice, concreto,
laureato in psichiatria, non è stato
Gillo dalla psichiatria ha appreso le
con cui vivi tutti i giorni, che ha in sé
psichiatra si sbaglia. Quando si dice che
radici oscure del nostro pensare, dalla
qualcosa di generale e molto di proprio.
fu filosofo teorico dell’arte si sbaglia.
filosofia la relatività della riflessione,
Quel proprio, quell’individuale di
Perché la psichiatria si è unita alla sua
dall’arte la sublimazione dell’istinto.
riflessione estetica e, soprattutto, alla sua ciascuno Gillo osserva, ironico ma
Psicanalista a suo modo – voglio dire
in modo interamente egoista – ha
definito in sé la misura, relativizzato i
valori, cauto negli entusiasmi quanto
forte nelle convinzioni. Sottile,
asciutto, con passo prudente ma fermo,
ato a Trieste nel 1910, Gillo Dorfles ha studiato, e poi
lo sguardo distaccato, i modi curati,
insegnato, nel Nord-Italia. Internazionale nel pensiero e nelle
Gillo in un secolo scalmanato e
abitudini, il critico e artista è stato, verso la metà del secolo, con
violento è stato ed è uomo cortese, in
Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, fra i promotori del
un’epoca di affermazioni chiassose
Mac (Movimento Arte Concreta) che dalla geometria della
dichiara incertezza, in un secolo di
figurazione interiore, irrelata al reale, si evolse verso il disegno
ideologie e programmi difese e difende
industriale del quale anche Gillo è stato uno dei primi teorici italiani.
la futilità della ragione e rinnova quel
Il disegno industriale e la moda come forma esteriore del vivere
pensiero del no che fu della filosofia
esprimono il rapporto arte-società cui Gillo è sempre attento nei suoi
nell’età della polis, rinnegato da
scritti. Ma il suo modo personale di esprimersi è la pittura che
Socrate, o per meglio dire Platone, che
pratica quasi in privato: poche le mostre, limitato il giro di
impose la filosofia del sí e che ancora
diffusione. Dei suoi quadri dice: forse moriranno con me, altrimenti
ci affligge. Gillo, l’antisocrate, senza
è una fortuna per gli eredi. Non c’è maniera piú schiva, piú pudica
proclami, con dire modesto
di nascondere una vocazione tanto divorante. Nella mostra milanese
quotidianamente dimostrandolo
sono esposte 207 opere; in prevalenza sculture, dipinti, disegni,
rinnova quel relativismo costruttivo
grafiche, ceramiche, gioielli dagli esordi metafisico-surreali agli
che resta il solo a portare pace nel
ultimi lavori in cui domina, incontrastata, l’ironia.
vivere umano.
FRA I PROMOTORI DEL MAC
N
I Libri del Pen
Saggistica
Costantine Pleshakov, Berlino
Voto
1989: la caduta del muro,
Corbaccio, pp. 238, e 22
Conoscitore della storia sovietica,
Pleshakov propone un’interpretazione
nuova e interessante della caduta
dell’impero moscovita, attribuendola a
questioni di politica interna e soprattutto
allo scontro tra le vecchie élites marxiste
e i nuovi leaders. Una lotta che si è
svolta anche negli altri Paesi dell’Est.
8
a cura di lucio lami
Alessandro Cortese De Bosis, Sono entrati Voto Martin Mosebach, Eresia dell’informe, Voto
a Roma, Pragmatica, pp. 256, e 18
Cantagalli, pp. 250, e 17,90
Roma, caput mundi ma anche oggetto di
Uno dei più grandi letterati tedeschi
desiderio per occupanti di ogni tempo e
viventi, e collaboratore della
colore. Il tema, costellato di aneddoti,
Frankfurter Allgemeine Zeitung
offre all’autore l’occasione di parlare
affronta la profonda
crisi liturgica
dellaCLUB
P. E.N.
P. E.N. CLUB
dello zio, Lauro De Bosis (fondatore del
Chiesa. Quasi un grido d’allarmeITALIA
in
onlus
ITALIA ONLUS
Pen italiano) famoso per aver lanciato su
difesa della bellezza della Messa antica,
Roma, nel 1931, manifestini che
millenario patrimonio non solo
chiamavano a raccolta gli antifascisti,
religioso, messo a rischio nella stagione
prima di precipitare in mare con l’aereo.
dei più patetici sperimentalismi.
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i presidenti italiani del pen
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P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
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1999: Ferdinando Camon (1935)
Scrivere per vendetta, non per giustizia
«Chi vive, vive la propria vita. Chi legge, vive anche le vite altrui»
di emanuele bettini
«S
crivo per vendetta. Non per
giustizia, non per santità, non
per gloria: ma per vendetta.
Tuttavia, dentro di me, sento questa
vendetta come giusta, santa, gloriosa.
Mia madre sapeva scrivere solo il suo
nome e cognome. Mio padre, poco di
più. Nel paese dove sono nato, i
contadini analfabeti firmavano con una
croce. Quando ricevevano una lettera dal
Municipio, dall’esercito, dai carabinieri
(nessun altro scriveva ai contadini), si
spaventavano e andavano a farsi
spiegare la lettera dal prete. Li ho visti
passare molte volte, ero un ragazzo. Da
allora ho sentito la scrittura come uno
«strumento del potere», e ho sempre
sognato di passare dall’altra parte,
impossessarmi della scrittura, ma per
usarla in favore di coloro che non la
conoscevano: per realizzare le loro
vendette». Con queste parole lo scrittore
e poeta Ferdinando Camon dà vita al
proprio sito web, invitando il lettore ad
addentrarsi nel percorso biografico e
polemico dei suoi 75 anni. Fra i
maggiori narratori della letteratura
italiana, è tradotto in 22 Paesi. Nato in
una piccola frazione del piccolo comune
di Urbana in provincia di Padova nel
1935, Camon è subito coinvolto nella
tragedia della II guerra mondiale. I
bombardamenti, i rastrellamenti e le
impiccagioni hanno lasciato una traccia
indelebile nella sua memoria di bambino
costretto a convivere con la barbarie
nazi-fascista, ma anche con la lotta
partigiana che in quelle zone ha rivelato
tutta la brutalità del conflitto. La sua vita
è punteggiata da tanti ricordi. Come
quello del grande olmo nella campagna
paterna, sul quale il giovanissimo
Camon saliva per osservare le battaglie
aeree tra i caccia tedeschi e le fortezze
volanti americane, o la cattura dei
partigiani da parte delle SS; «fu così che
vide un suo parente, membro di una
squadra della brigata partigiana
Garibaldi, mentre si arrendeva in un
campo di frumento incendiato: aveva la
pancia segata da una raffica, dalla ferita
uscivano le viscere, e lui se le reggeva
con le mani». Questo episodio, così
drammatico e terrificante, verrà ripreso
nella raccolta Liberare l’animale (1973)
e nel romanzo Mai visti sole e luna
(1994). I ricordi di Ferdinando Camon
sono talmente vivi che egli riprende
l’argomento parlando di Boris Pahor, lo
Lo scrittore Ferdinando Camon, fotografato in uno zoo irlandese durante un viaggio nel 2002
scrittore sloveno deportato nei campi
nazisti: «Io sono italiano, e ho appena
finito di leggere un libro indimenticabile,
contro gli italiani fascisti che a Trieste e
in Istria han fatto cose immonde, che noi
oggi, loro discendenti, non sappiamo
più». In ogni momento del suo percorso
letterario Camon non dimentica questi
temi, che gli tornano in mente puntuali
fino a tormentarlo nel profondo.
Nell’articolo scritto sul quotidiano
cattolico Avvenire (1° aprile 2007), a
proposito di Primo Levi, ripropone
indirettamente al lettore il quadro della
sua infanzia lacerata: «Primo Levi è
morto di sabato, il martedì dopo m’è
arrivata una sua lettera. Mi viene
addosso una tristezza infinita e mi dico:
ecco, adesso mi spiega perché ha deciso
di uccidersi. Mi aspetto la confessione
che vivere gli è impossibile, che dopo
Auschwitz lui non viveva ma
sopravviveva, che vivere ancora per lui è
una colpa, che sulla Terra non c’è spazio
per le vittime dello sterminio e per chi lo
nega, che lui si uccide adesso ma doveva
farlo quarant’anni prima, e che dunque
le spiegazioni non vanno cercate in quel
che succede adesso, ma in quel che era
successo 40-45 anni prima». Altri
romanzi riprendono le tematiche del
conflitto: Il quinto stato (con la
prefazione di Pier Paolo Pasolini, 1970),
tradotto in francese per iniziativa di
Jean-Paul Sartre; La vita eterna (1972) e
Un altare per la madre (Premio Strega,
1978).
a costante della deportazione e della
tortura coinvolgono talmente
Ferdinando Camon che nell’agosto del
2008 scriverà un articolo, pubblicato su
un quotidiano veneto, dedicato a
Solgenitsin, Gulag e lager. Più che un
articolo, è una meditazione sul nazismo e
sul comunismo raffrontati attraverso la
dinamica dei campi di sterminio e di
lavoro. Mentre è preso da queste
meditazioni, lo scrittore sviluppa tutto un
suo articolatissimo discorso sul terrorismo
e sulle migrazioni. Siamo arrivati agli
anni di piombo, al sequestro Moro e al
terrorismo delle Brigate Rosse. Stagioni
che si ritrovano in Occidente (1975) e
nella Storia di Sirio (1984). Altro tema
L
molto caro è quello della famiglia: La
malattia chiamata uomo (1981) e La
donna di fili (1986). Con il libro Mai visti
sole e luna vince il Premio Pen nel 1994.
Così Ferdinando Camon si avvicina al
Pen Club Italiano finché, nel 1999, ne
diviene presidente, subentrando a Mario
Luzi. Nel frattempo pubblica un romanzo
dedicato ai flussi migratori: La terra è di
tutti (1996). L’eredità culturale lasciata da
Mario Luzi alla nuova presidenza del Pen
Italiano è gravosa e impegna Camon nel
congresso mondiale di Varsavia, sempre
del 1999. Strenuo sostenitore della
scrittura e della lettura, Camon afferma:
«Chi vive, vive la propria vita. Chi legge,
vive anche le vite altrui. Ma poiché una
vita esiste in relazione con le altre vite,
chi non legge non entra in questa
relazione, e dunque non vive nemmeno la
propria vita, la perde. La scrittura registra
il lavoro del mondo». Molteplici impegni di
carattere internazionale lo inducono a
lasciare la presidenza del Pen Italiano nel
2002; la sua attività letteraria e il suo
impegno sociale lo vedono però sempre in
prima fila nella lotta per la libertà di stampa.
I Libri del Pen
Michela Murgia, Accabadora,
Einaudi, pp. 164, e 18
Ecco la Sardegna arcaica degli anni
50 e le leggi segrete di una comunità
ancora chiusa, per affrontare un
tema complesso come accompagnare
a una morte senza sofferenze. Maria
cresce con Tzia Bonaria (che è la
accabadora) e impara, soprattutto
attraverso il non detto, come si
accettano la vita e la morte.
DOCUMENTI 1
narrativa italiana
Voto
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a cura di maria antonietta grignani
Martino Gozzi, Giovani promesse,
Voto Angela Giannitrapani, Parigi, una
Voto
Feltrinelli, pp. 238, e 16
breve estate, Diabasis, pp. 80, e 12
Romanzo di formazione e della
Parigi, quartiere latino, estate 1992.
conquista di un’identità da parte
Flânerie nella città di una memoria
di un giovane tennista ferrarese
personale e letteraria, monumenti
che approda in una prestigiosa
che riportano
a Flaubert,
P. E.N. CLUB
P. E.N.
CLUB Balzac,
accademia di tennis degli Stati Uniti.
Baudelaire e a Benjamin, luoghi
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
Miti, sport, amori, amicizie nella
della gioventù, scorci di quartieri e
vita del college negli anni in cui
di giardinetti sull’onda di un tempo
si impongono le scelte: mondo o
percorso a ritroso con la guida della
provincia?
cultura e la fedeltà al proprio passato.
8
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
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Luoghi alternativi dove artisti e intellettuali possono lavorare con tranquillità
Residenze per scrittori
Bellagio (Como): veduta d’insieme della Fondazione Rockefeller, immersa nel verde, tratta dal volume «Villa Serbelloni» di Pilar Palacià ed Elisabetta Rurali (foto Alessandro Recalcati)
di marina giaveri
«M
ont Noir, vicino al confine
belga, ospita una dimora
per scrittori – racconta
Annamaria Carpi –. La casa natale della
Yourcenar è andata distrutta nella prima
guerra mondiale, gli scrittori stanno in
una sua dépendance aperta verso Sud, su
un immenso prato digradante fino a una
cupa barriera di grandi alberi. Tutto
nuovo l’interno del castelletto fine secolo,
sia la saletta con Internet, sia le nostre
stanze con bagno, sia il corridoio con
moquette e fotocellule e tutto dipinto di
giallo; verde è invece la saletta da pranzo
al pianoterra che dà su una terrazza e
sulla valle. Di giorno ognuno stava
chiuso nella propria stanza nella folle
trasferta dello scrivere, la sera si
scendeva a cenare assieme, serviti da
un’eccellente cuoca, un’eroica fata dai
piedi deformati dall’artrite. Eravamo in
quattro, un inglese ridanciano che
attendeva a una biografia ed era deputato
a portar su i vini dalla cantinetta, una
giovane polacca ardente di un sogno di
gloria, un giovane francese malinconico
che avrebbe poi pubblicato il romanzo
L’enfant de la pluie e io che scrivevo il
mio autobiografico Principe scarlatto.
Parlavamo francese e inglese ed eravamo
affiatati e felici come quattro principini».
Anche se il mondo circoscritto di una
residenza per scrittori è apparso ad
alcuni giallisti perfetto per ambientarvi
congiure e delitti (quasi fosse l’erede
delle ville edoardiane care agli autori dei
polizieschi all’inglese), la maggior parte
degli ospiti delle Fondazioni ricorda con
piacere l’esperienza di un periodo di
lavoro privo di problemi pratici,
nell’atmosfera vagamente regressiva che
può ricordare la vita in un collegio, ma
un collegio privilegiato, aperto alla
libertà e, perché no?, alla stravaganza.
L’Europa (soprattutto quella
nordorientale) e l’America (soprattutto
Usa e Canada) offrono da tempo strutture
d’accoglienza e d’incoraggiamento alla
produzione artistica, vuoi nelle forme
della residenza in villa (come era d’uso ai
tempi del mecenatismo aristocratico),
vuoi in edifici di tipo universitario, vuoi
proponendo sistemi d’affitto di case a
prezzi concorrenziali. Vi sono Fondazioni
aperte agli artisti (come il Centro Tyrone
Guthrie di Annaghmakerring, in Irlanda),
a scrittori e traduttori (come la Maison
des écrivains étrangers et des traducteurs
di Saint Nazaire, in Francia) oppure solo
a traduttori, come il Collège international
des traducteurs littéraires di Arles, che,
nello spazio affascinante un tempo
frequentato da Van Gogh, propone
camere, biblioteche, mostre e persino
una piccola palestra (stare seduti davanti
a un foglio di carta o a un computer
comporta infatti qualche irrigidimento...).
Spesso si cita, in Italia, solo la Rockfeller
Foundation di Bellagio o la raffinata
fattoria toscana della Santa Maddalena
Foundation, ove la baronessa Beatrice
von Rezzori invita celebri scrittori a
trascorrere soggiorni sereni e produttivi.
In realtà anche nel nostro Paese vi sono
diverse Fondazioni che offrono
interessanti opportunità; ma non sono
sempre facili da reperire e per questo
appare utile fornirne una selezione.
UB
nlus
I Libri del Pen
letteratura greca
Lirici greci tradotti da poeti italiani
Voto
contemporanei, 2 volumi, Bompiani,
pp. 1030, e 18
Ottantasette scrittori, poeti, filosofi
sono riuniti per dare voce e riportare
P. E.N. CLUB la memoria intellettuale ad Archiloco,
ITALIACLUB
onlus Saffo, Alceo e agli inni omerici.
P.E.N.
Raffinata opera che fonde la
ITALIA
letteratura greca della classicità
con lo spirito italiano di autori
contemporanei.
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8
a cura di anna economu gribaudo
Petros Markaris, La lunga estate
Voto Odisseas Elitis, Elegie (Elegie di Oxòpetra Voto
calda del commissario Charitos,
e A occidente del dolore), pp. 98, e 13
Bompiani, pp. 384, e 10,50
Due raccolte di versi, in un unico
Come in ogni giallo che si rispetti, il
volume, per esprimere il malinconico
narratore si identifica con il
stato d’animo del poeta che medita
personaggio principale. Coinvolgendo
sulla morte, superando l’angoscia con
la propria figlia Katerina, il
delicata rassegnazione. La sua poesia,
commissario Charitos, in un gioco di
scrive il curatore Minucci, è, di fatto,
intrighi politici, etici e sociali con la
un cammino verso la luce, la presa di
criminalità, riesce a introdurre il
coscienza di se stessi e della propria
lettore nei misteri di Atene.
«via privata».
6
DOCUMENTI 2
8
Bellagio (Como) e Donnini (Firenze)
E l’americana Elle diviene principessa
I
di rosa Lodesani
n altre epoche i mecenati erano
soliti fornire a scrittori e artisti
luoghi che facilitassero il loro
lavoro; «residenze creative» che,
grazie a particolari bellezze
naturalistiche e alla loro tranquillità,
fossero in grado di dare agli autori la
giusta atmosfera per lavorare. Con la
decadenza delle monarchie europee e
la conseguente cessazione del
mecenatismo di corte, le residenze
per autori sono passate da un
patrocinio di stampo aristocratico a
uno di tipo più istituzionale, gestito
da enti e fondazioni pubbliche o
private. Questa realtà è piuttosto
diffusa nei Paesi del Nord Europa, in
Francia, in Belgio e in Germania. Qui
le Writers’ Houses sono di due
tipologie: la prima accoglie, tramite
concorso, borsisti da tutto il mondo e
comprende il Baltic Centre for
Writers and Translators di Visby
(Svezia) e la International Writers
and Translators House di Ventspils
(Lettonia). La seconda tipologia di
residenze per autori è un sistema di
affitti di case a prezzi concorrenziali
(ad esempio la Writers’ House di
Dubulti, nei dintorni di Riga, offre
camere singole a partire da 15 euro
giornalieri, a seconda della stagione).
La situazione complessiva europea
dunque appare generalmente rosea,
anche se la ricerca di informazioni
riguardo a questi luoghi è piuttosto
difficoltosa soprattutto se non si
appartiene a una delle associazioni di
scrittori. Anche nello Stivale ci sono
un buon numero di residenze a cui si
può accedere tramite curriculum o
bando di concorso; purtroppo anche
in questo caso non vi sono molte
informazioni se non quelle contenute
su siti europei per la ricerca di artists
residences (per esempio www.resartis.org
oppure www.transartists.nl). Da
segnalare l’esistenza di hôtel o
agriturismo che propongono agli
scrittori soggiorni a prezzi molto
contenuti, e la ricorrenza di eventi
stagionali che offrono anche
un’ospitalità in sede. Ne è un esempio
il progetto «Il centro del discorso» di
cui è appena stato pubblicato il bando
per la seconda edizione. Questa
manifestazione, che si tiene nel
leccese, si rivolge a scrittori e
drammaturghi e ha la missione di
indagare sulla relazione tra teatro,
arte e società, privilegiando l’aspetto
del dialogo e quindi del testo teatrale.
Sopra: un’altra veduta della Fondazione Rockefeller di Bellagio, sul lago di Como (foto
Alessandro Recalcati). A destra: un ritratto della principessa Elle Holbrook Walker
Dal lago di Como al rustico di Von Rezzori
Bellagio: The Rockefeller Foundation
L
a più famosa residenza italiana per scrittori è la
Rockefeller Foundation al Bellagio Center, situata a
Villa Serbelloni sul lago di Como. L’associazione viene
fondata negli Stati Uniti, nel 1913, per volontà di John D.
Rockefeller Jr., ma il Centro italiano nasce solo nel 1959,
quando la principessa Elle Holbrook Walker dona alla
Fondazione la Villa. Qui vengono ospitati
contemporaneamente quattro-cinque artisti (anche persone
che stiano lavorando allo stesso progetto: poeti, narratori e
saggisti) per un lasso di tempo che dura fino a un mese. Gli
scrittori che vogliono affrontare le selezioni devono inviare
un testo in cui parlano del loro progetto e delle cause che li
spingono a cercare un luogo alternativo in cui lavorare. La
residenza della Fondazione non è aperta solo ad artisti
riconosciuti, ma anche a studiosi di tutto il mondo.
Bellagio Center, Villa Serbelloni, 22021 Bellagio (Como).
Tel. 031/9551, fax 031/955259.
Sito: www.rockefellerfoundation.org/bellagio-center
Donnini (Firenze): Santa Maddalena Foundation
I
Alcuni ospiti alla Fondazione Santa Maddalena di Donnini
l Centro Santa Maddalena Foundation for writers and botanists
nasce da un rustico che lo scrittore Gregor Von Rezzori e la
moglie Beatrice Monti della Corte scovarono nel 1967 nella
campagna toscana, nei dintorni di Firenze. Qui Rezzori invitava
gli amici scrittori alla ricerca di pace e tranquillità, primo su tutti
Bruce Chatwin che in uno scritto dichiarò il suo amore per Santa
Maddalena, preferita a molti luoghi da lui visitati nel corso di
lunghi viaggi. Alla morte del marito, Beatrice Monti creò una
Fondazione in suo onore, trasformando questo luogo in residenza
per gli scrittori. Per risiedere a Santa Maddalena bisogna inviare
il proprio curriculum alla Fondazione: successivamente una
giuria formata da scrittori ed editori di fama internazionale
sceglierà le personalità da invitare nella residenza, che è aperta
in tutte le stagioni dell’anno.
Santa Maddalena Foundation, 50060 Donnini (Firenze).
Tel. 055/860042, fax 055/860348.
E-mail: [email protected].
Sito: www.santamaddalena.org
I Libri del Pen
letteratura inglese
Rebecca West, Il ritorno del soldato, Voto
Neri Pozza, pp. 142, e 12
Splendido esempio di romanzo (1918)
sul «ritorno del soldato» traumatizzato
dal fronte. Delle donne della sua vita
ricorda un lontano amore, rivissuto
come in un cerchio magico, in modo
straziante e insieme tenerissimo. Non
c’è uscita dal dramma, il cuore è
doppiamente spezzato: alla fine sarà il
ritorno in guerra.
7
a cura di sergio perosa
Ali Smith, La prima persona,
Voto E. Lucas Bridges, Ultimo confine
Voto
Feltrinelli, pp. 144, e 13
del mondo. Viaggio nella Terra del
Fuoco, Einaudi, pp. 590, e 24
Teneri ma esigenti amori fra donne,
colti nell’intimità fisica ma soprattutto
Storia di una famiglia di missionari
emotiva e mentale che si instaura fra
sbarcata nel 1871 nella Terra del
loro, senza vera narrazione: solo
Fuoco, scritta
dal CLUB
figlio di 73 anni
nel CLUB
P. E.N.
P. E.N.
situazioni, dialoghi anche a distanza,
1947: una serie di incredibili incontri,
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
ricordi, sprazzi, con esibita
vicissitudini e iniziative di coloni fra gli
consapevolezza di come il XXI secolo
indiani delle canoe e i nomadi ona, in
costringa il racconto a frammentarsi e
una wilderness estrema e impervia di
quasi estinguersi nel riflesso di se stesso.
grande fascino e terrore.
6
DOCUMENTI 3
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
9
Firenze, Perugia, Bogliasco (Genova) e Roma
Dove nascono fiori letterari e musicali
Firenze: Villa I Tatti
Perugia: Civitella Ranieri
H
I
arvard university center for italian
Renaissance studies: il Centro
nasce nel 1959 nella Villa I Tatti,
residenza fiorentina di Bernard
Berenson, alla morte del grande
specialista di arte rinascimentale. Il
Centro accoglie studiosi di tutto il
mondo e ogni anno seleziona quindici
dottori di ricerca che vogliano risiedere
un anno nella Villa per i loro studi
dedicati al tardo Medioevo e al
Rinascimento. La biblioteca comprende
circa 160mila testi e un archivio di
circa 300mila fotografie: lascito
Berenson. Nella la residenza è inoltre
esposta un’interessante collezione di
arte rinascimentale e orientale.
Villa I Tatti, via di Vincigliata 26,
50135 Firenze.
Tel. 055/603251; fax 055/603383;
E-mail: [email protected];
Sito: www.itatti.it
Veduta aerea di Villa I Tatti di Firenze
l Centro nasce dall’idea di Ursula
Corning di riunire artisti di tutto il
mondo in un castello cinquecentesco
situato appunto a Civitella Ranieri, in
Umbria. A questo luogo, in cui gli
artisti sono chiamati a mettersi in
gioco nel dialogo con gli altri, si
accede seguendo un percorso
suddiviso in due fasi: inizialmente
una giuria composta di scrittori,
musicisti e artisti nomina i candidati,
i quali in seguito sono invitati a
presentare un prospetto delle loro
opere che viene poi valutato dalla
giuria. La residenza fa capo a una
Fondazione che ha il suo centro
operativo a New York.
Civitella Ranieri Center, località
Civitella Ranieri, Umbertide,
06019 Perugia. Tel. 075/9975321,
fax 075/7824211;
Sito: www.civitella.org
Veduta aerea ddella Fondazione Civitella Ranieri
L’American Academy di Roma
Roma: American Academy
Uno scorcio della Fondazione Studi ligure per le arti e le Lettere
Bogliasco: Centro Studi
ligure per le Arti e le Lettere
S
ituato nella riviera di Levante, a
Bogliasco, il Centro Studi ligure offre
borse di studio residenziali «ad artisti ed
accademici qualificati nel loro ambito
professionale ed impegnati in progetti
avanzati di ricerca e creativi». Fondato
nel 1996, è gestito dalla Fondazione
Bogliasco, che dal 1991 si dedica alla
diffusione delle arti e delle lettere. Il
Centro studi offre circa 50 borse all’anno,
ripartite in due semestri. I candidati
devono presentare una descrizione del
progetto che intendono sviluppare durante
la residenza. La Fondazione propone
anche borse di studio speciali che
vengono assegnate in giugno. Il Centro
può ospitare fino a un massimo di 16
persone in tre residenze storiche in
provincia di Genova: Villa dei Pini, Villa
Orbiana e Villa Rincon.
Fondazione Bogliasco, via Aurelia 4,
16031 Bogliasco (Genova),
Tel. 010/3470049, fax 010/3472452;
E-mail: [email protected];
Sito: www.bfge.org
F
ondata nel 1893, l’American
Academy in Rome è nata per
ospitare studiosi che abbiano
intenzione di approfondire lettere e
arti. I candidati devono partecipare a
un concorso annuale chiamato Rome
prize, che seleziona artisti e studenti
da ospitare a Roma per un periodo
che va dai sei agli undici mesi.
Purtroppo questa possibilità è data
solo ai cittadini americani o a chi
abbia vissuto negli Stati Uniti almeno
tre anni. Invece per artisti e scrittori
di tutto il mondo la residenza si basa
su un invito del direttore
dell’Accademia. Scrittori e studenti di
lettere possono partecipare alla
American School of Classical Studies
che offre approfondimenti sulla
letteratura dall’antichità a nostri
giorni. L’Accademia è situata sul
monte Gianicolo e del suo complesso
fanno parte diverse costruzioni
storiche. Il Centro, oltre alla
residenza derivante dal Rome prize,
offre possibilità di soggiorni estivi,
collegati a corsi e seminari
specialistici.
New York Contact Information,
7 East 60 Street, New York.
Tel. +1/2127517200,
fax +1/2127517220;
E-mail: [email protected].
Rome Contact Information,
via Angelo Masina 5, 00153 Roma.
Tel. 06/758461, fax 06/5810788;
E-mail: [email protected];
Sito: www.aarome.org
I Libri del Pen
letteratura spagnola
Juan Ramón Jiménez, Libros de amor. Voto
Poesie Erotiche di un Premio Nobel,
Lupetti editore, pp. 232, e 16
A soli due anni dalla sua comparsa in
Spagna, approda in Italia la tanto
chiacchierata raccolta inedita di Juan
Ramón, Premio Nobel (1956). Il libro
riunisce 93 componimenti scritti tra il
1911 e il 1912 ed esibisce uno spigliato
erotismo addolcito con la musicalità
degli alessandrini.
8
a cura di giancarlo Depretis
José Ortega y Gasset, Meditazioni su Don Voto Silvano Zucal, María Zambrano.
Voto
Giovanni, Le Lettere, pp. 114, e 14
Il dono della parola,
Bruno Mondadori, pp. 244, e 19
Dell’illustre filosofo e saggista
spagnolo appare oggi questa
Nuova lettura della scrittrice
importante pubblicazione in cui
malagueña, incentrata sul rapporto
vengono ricostruite le riflessioni più
binario tra P.parola
e pensiero. Svelata
P. E.N. CLUB
E.N. CLUB
significative di Ortega sul mito
l’attenzione che la scrittrice pone
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
dongiovannesco in un discorso
all’autenticità della parola che parla
dialettico che corregge la visione
dentro di noi. Riflessioni sul «pensiero
romantica unamuniana, situandolo
poetico» capace di superare l’abisso
come nuovo eroe della ragione vitale.
esistente tra filosofia e poesia.
8
documenti 4
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
11
Testimonianze
Piantare il basilico lungo la valle dell’Hudson
di camilla baresani
L
ungo la valle del fiume Hudson,
nel Columbia County, a due ore e
mezzo da Manhattan, c’è l’Omi
international arts center. Ogni anno
ospita a rotazione un centinaio di
scultori, musicisti, scrittori, traduttori,
danzatori provenienti da tutto il mondo,
perché possano lavorare e creare in
serenità, senza impicci quotidiani, in un
ambiente naturale che li aiuti e li ispiri,
e a contatto di colleghi con cui
incrociare le rispettive esperienze. Una
tenuta di 120 ettari, disseminata di
sculture e installazioni di artisti che vi
hanno soggiornato, case e padiglioni
sparsi nel verde e adatti a ogni tipo di
esigenze creative. Il settore per scrittori
e traduttori, dove ho avuto il privilegio
di soggiornare per due mesi nel 2005, si
chiama Ledig House (dal nome
dell’editore tedesco Heinrich Maria
Ledig-Rowohlt). Tre edifici: due con le
stanze-studio degli scrittori, uno per
ritrovarsi a mangiare e chiacchierare.
Ogni ospite ha a disposizione una
bicicletta: i dintorni – una campagna
scintillante e poco popolata – sono
La Baresani fra Dorote Diekmann, Thomas David, Patricia Boswort, Tom Palumbo e Sharmistha Mohanty
magnifici. E poi una piscina, un’auto
per gite nei paesi vicini, un cuoco che
la sera prepara da mangiare per tutti.
Ogni «tornata» prevede dieci scrittori.
Io ero l’unica italiana e, come tutti gli
altri, impersonavo tratti e abitudini del
mio stereotipo nazionale. Cucinavo,
avevo piantato il basilico, mangiavo
anche a pranzo. La scrittrice indiana
aveva sempre l’incenso acceso in
camera, il guatemalteco si sbronzava di
superalcolici e corteggiava le ragazze,
l’inglese indossava giacche di tweed
spinoso anche nelle giornate più calde,
il tedesco era assertivo e molto rigido, lo
svedese di padre algerino stava
riscoprendo le sue radici e parlava solo
di Islam. Per non dire dell’americana
che era stata cameriera, attivista pro
aborto, ex alcolista anonima, e
dell’australiana esperta di cavalli e
canguri. Il soggiorno prevede che ogni
venerdì sera, per il week end, arrivino
da New York editors, agenti letterari,
critici, per raccontare il proprio lavoro
interessandosi a quello degli ospiti.
Infine, la permanenza è coronata da una
festosa giornata di barbecue e readings,
in cui i benefattori che sostengono
Ledig House arrivano da Boston e da
New York per passare la giornata con
gli scrittori. Prima della partenza
ognuno fa il proprio bilancio: si scrive
meglio lontano dagli affanni quotidiani
oppure nel caos della vita corrente? Le
facilitazioni facilitano davvero o creano
invece impalpabili ostacoli? Comunque
sia andata, l’esperienza rimarrà
indimenticabile.
Ad Arles e Séneffe, nei collegi dei «traditori»
di margherita pozzoli
T
raduttori uguale a traditori, si
dice scherzando. Ad Arles si
trova, da più di vent’anni, il
Collège international des traducteurs
littéraires che fa parte di un network
europeo: situato nell’Espace Van
Gogh, e dunque in pieno centro,
dotato di un’immensa biblioteca che
contiene una moltitudine di dizionari
e di opere di traduttologia, è al tempo
stesso, come vuole la sua vocazione,
un luogo di lavoro, di ricerca e di
incontri. Un luogo di residenza per i
traduttori letterari del mondo intero –
il collegio può ospitarne una decina –
con una logica preferenza per quelli
che traducono dal o in francese.
Quasi una volta al mese vi si svolgono
incontri, aperti al pubblico, che
permettono di scoprire un autore e il
suo traduttore, aprendo così
prospettive spesso ignorate sulle
letterature straniere, sulle questioni
della traduzione e sulla relazione
autore-traduttore. Lì nascono
amicizie, e letterature sino ad allora
sconosciute fanno intravedere tutta la
Margherita Pozzoli al Collège international des traducteurs littéraires di Arles
loro ricchezza. Ricordo una poetessa
iraniana e due giovani uzbechi, uno
dei quali aveva venduto la vacca per
pagarsi il viaggio; ricordo Kirsten la
Danese che ho poi visitato nel suo
paese, come Anita che abita ad
Amsterdam. Altri collegi mi hanno
aperto le loro porte e il loro universo :
Séneffe, in Belgio, ad una quarantina
di chilometri da Bruxelles. Lusso,
calma e voluttà, pasti preparati da un
capocuoco, incontri quasi quotidiani
con autori belgi (romanzieri, poeti,
autori di teatro…). Il collegio di
Séneffe è aperto solo durante le
vacanze scolastiche, cosa che lo
distingue dalla maggior parte delle
residenze. Anche Procida ha ospitato
un Collegio dei traduttori; gli ospiti
abitavano in case locali, con tutte le
sorprese che da ciò possono derivare,
specie quando i locali non hanno
nessuna idea di cosa faccia un
traduttore e vi offrono camere senza
una sedia né una lampada. Ma essere
a due passi da Napoli quando si
traduce Domenico Rea, incontrare il
traduttore di Primo Levi, Heinz Riedt,
che aveva scelto di abitare a Procida,
senza parlare dei piaceri dell’isola
adorata da Elsa Morante, fa
considerare questi dettagli come
assolutamente secondari. D’altra
parte, anche se il Collegio di Procida
ha chiuso le porte, le amicizie
sbocciate laggiù, al di là del mondo
della traduzione, me ne hanno aperte
altre, e hanno fatto di quest’isola una
piccola parte di me.
I Libri del Pen
letteratura tedesca
Juli Zeh, Un semplice caso crudele,
Voto
Baldini Castaldi Dalai, pp 326, e 18
Un omicidio, la sparizione e la
riapparizione di un bimbo e della
macchina nella quale era seduto. Tutto
dovuto a un fenomeno fisico (beaming)
recentemente scoperto. Il giallo, che si
svolge tra il Cern di Ginevra e Vienna,
apre un nuovo capitolo del romanzo
tedesco: racconto audace che, però,
non si perde nella fantascienza.
8
a cura di karl lubormiRski
Martin Walser, Un uomo che ama,
Voto Christa Wolf, Che cosa resta,
Voto
Sugarco, pp. 242, e 19,50
Edizioni e/o, pp 106, e 7,50
Romanzo autobiografico di uno scrittore
Germania comunista di ieri. Il peggio forse
di 82 anni che vive l’incanto dell’amore
non è andare a letto sentendosi sorvegliati,
con una donna molto più giovane.
ma alzarsi e sapersi ancora sorvegliati.
Purtroppo Walser mette i propri pensieri
Christa WolfP.racconta
una giornataP. E.N. CLUB
E.N. CLUB
e sentimenti in bocca all’illustre
qualsiasi nella sua città, un lager senza
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
precursore Goethe, che a 73 anni chiese
sbarre, senza filo spinato, senza cani. Non
la mano della diciannovenne Ulrike von
occorre altro. Sei tu che nel prossimo vedi
Levetzov. Ma questa passione perde
la tua rovina, sei tu il tuo filo spinato. È la
vigore per la trivialità con cui è trattata.
tua paura, il tuo carcere.
6
8
anniversari
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
13
Il 50° del Writers in prison
Perché gli scrittori dicono quel che pensano
Come e quando è nato il sodalizio. Giornata mondiale: 15 novembre
di chiara Macconi
I
l Writers in prison (Wip: Comitato
scrittori in prigione) del Pen compie
50 anni. Com’è noto, il Wip si occupa
di quanti sono imprigionati o perseguitati
per le loro opinioni espresse con scritti e
degli intellettuali che svolgono pacifiche
attività politiche o professionali, purché
non usino o invochino violenza e odio
razziale. Titolo della campagna di
quest’anno è Because writers speak their
minds («Perché gli scrittori dicono quel
che pensano») e si aprirà con una
campagna sull’Iran.
La storia
Nel 1921, i primi 41 membri del Pen
posero al centro della nascente
associazione la solidarietà fra scrittori e la
difesa delle idee. Con la nascita del
fascismo e il rogo dei libri in Germania, lo
statuto del Pen nel 1933 proclamava che
la «la letteratura non conosce frontiere».
Bisognava opporsi a ogni forma di
limitazione della libertà d’espressione.
Molti intellettuali fuggirono dai loro Paesi
e a Londra diedero vita al primo Centro di
scrittori in esilio: il presidente Herbert
George Wells propose un fondo di
supporto per loro. Nel 1937 Arthur
Koestler fu arrestato e condannato a morte
in Spagna. Un telegramma, firmato da 40
membri e da Edward Morgan Forster, fu
inviato al generale Franco per chiederne
il rilascio: ebbe successo. Nel 1960, i
tempi erano maturi per l’azione e lo
scrittore ungherese Paul Tabori suggerì
l’attivazione di un comitato per
investigare su casi di oppressione e per
coordinare l’azione dei Centri Pen nel
mondo. Al congresso di Rio de Janeiro
venne attivato un primo nucleo di tre
persone guidate da Rosamond Lehmann
del Pen inglese. I primi passi furono
discreti e gli appelli di clemenza
confidenziali e diplomatici: renderli
pubblici era l’ultima risorsa. Nel 1968 la
prima missione sostenne il drammaturgo
imprigionato Wole Soyinka. Fu solo più
tardi che si comprese l’importanza di
mobilitare l’opinione pubblica attraverso i
media: il Pen ottenne liberazioni e
riduzioni di pena, ma subì, anche,
importanti sconfitte, come nel caso di Ken
Saro-Wiwa, ucciso in Nigeria nonostante
la mobilitazione generale. La storica
missione in Turchia (1985) con Harold
Pinter e Arthur Miller, guidata da un
giovane Orhan Pamuk e organizzata per
indagare sulla situazione degli scrittori,
Salman Rushdie
Lydia Cacho Ribeiro
Natalia Estemirova
Liu Xiaobo
ebbe un infausto collegamento, venti anni
più tardi, con l’incriminazione dello
stesso Pamuk per i suoi commenti sui
massacri degli Armeni durante la prima
guerra mondiale.
affinché queste condizioni vengano almeno
migliorate, se non sanate. 2) Missioni
organizzate in Paesi dove si tengono
processi a carico di uno scrittore per
sostenerlo mostrando al governo il sostegno
del Pen. 3) Eventi per ricordarli: la
giornata mondiale degli scrittori in
prigione che si tiene ogni 15 novembre.
4) Un Fondo d’emergenza per i primi aiuti.
5) Pubblicazioni, che raccolgono le voci
di chi è impossibilitato a parlare con
l’obiettivo di ricordare il diritto
fondamentale alla libertà d’espressione.
attività del Comitato
scrittori in prigione
Ogni anno il Wip segue circa mille casi di
scrittori minacciati, imprigionati, ma solo
il 10% ottiene giustizia. Il Pen è l’unica
organizzazione che coltiva rapporti
personali con gli scrittori perseguitati che
possono essere scelti come Membri onorari
dei vari centri. Altre modalità: 1) La
raccolta, verifica e organizzazione di
informazioni riguardanti casi di abusi a
giornalisti e scrittori viene pubblicata dalla
sede centrale due volte l’anno (Caselist). I
Comitati locali Wip decentrati in 70 Paesi,
diffondono le informazioni drammatiche
diramate attraverso Ran (Rapid action
network), protestando e facendo pressione
Il Comitato oggi
Ancora nel 2009, 60° anniversario della
Dichiarazione dei Diritti umani, si è
registrato come, in troppi Paesi, scrittori e
giornalisti siano costretti a fare i conti con
leggi assai restrittive: alcuni sono famosi,
come Salman Rushdie, che, a vent’anni
dalla fatwa per aver scritto un romanzo che
offendeva la figura del profeta dell’Islam,
vive negli Usa; altri, meno noti, hanno però
eguale necessità di difesa. Gran parte delle
accuse ruota intorno alla diffamazione del
Paese o dei suoi simboli nazionali: i Paesi
più noti in cui avvengono le persecuzioni
sono Turchia, Cuba, Tunisia, Russia, Cina,
Messico e il continente africano. Una
seconda tipologia di casi è quella della
cyberdissidenza: scrittori e giornalisti
subiscono condanne durissime, soprattutto
in Cina ma anche alle isole Maldive, per
aver divulgato su Internet notizie
cosiddette «interne» e criticato il regime.
In Paesi come il Messico si registra un
triste primato di sparizioni e arresti e vige
la completa impunità per le uccisioni di
scrittori e giornalisti: la giustizia non riesce
a condannare né esecutori, né mandanti.
Alcuni casi significativi
Russia. Assassinati, alla fine di gennaio
2009 in una strada di Mosca, un avvocato,
difensore dei diritti umani e collaboratore
di Novaya Gazeta, e una giornalista: in
Russia vige la più ampia impunità, come
evidenzia il caso di Anna Politowskaya e
di molti altri. Si stima che siano 40 i
giornalisti uccisi o scomparsi in questo
inizio di secolo. A luglio anche Natalia
Estemirova, operatrice in Cecenia della
Ong Memorial, in difesa dei diritti umani,
è stata rapita e uccisa.
Messico. In uno dei Paesi attualmente più
pericolosi per un giornalista, si contano 20
uccisioni fra il 2004 e 2008, 5 sparizioni
con un’impressionante escalation di
attacchi: tutti coloro che scrivono di
crimine organizzato, traffico di droga e
corruzione di pubblici ufficiali sono a
rischio. Lydia Cacho, scrittrice e giornalista
d’attacco, arrestata illegalmente, torturata e
minacciata di morte dopo la pubblicazione
del suo libro sulla pedo-pornografia in
Messico nel 2005, fu sottoposta a processo
e assolta. Le minacce non sono, tuttavia,
terminate, e solo nel novembre 2009 la
scrittrice è stata, finalmente, assolta
all’ultimo grado di giudizio.
Cina. Resta in prigione lo scrittore
dissidente Liu Xiaobo – cristiano, già
presidente del Centro Pen cinese
indipendente – a seguito dell’iniqua
sentenza del processo-farsa svoltosi il
giorno di Natale 2009, nonostante le
petizioni e le proteste di istituzioni
internazionali e illustri scrittori. Il
presidente del Pen, John Ralston Saul, ha
dichiarato che il caso di Liu Xiaobo non è
solamente un episodio di rilevanza cinese
ma è un’infrazione agli standard condivisi
dei diritti umani.
UB
nlus
I Libri del Pen
letteratura araba
Amin Maalouf, Un mondo senza
Voto
regole, Bompiani, pp. 324, e 18,50
Il libanese (premio Goncourt) spiega la
trama dello squilibrio del nuovo secolo,
la deriva del mondo arabo-musulmano,
P. E.N. CLUB illustrando come il tragico scivolamento
ITALIACLUB
onlus dell’ideologico verso l’identitario abbia
P.E.N.
generato degli avversari con pochissimi
ITALIA
riferimenti comuni. Discorso umanista
che, attraverso il malessere, esalta la
speranza.
14
8
a cura di hadam Oudghiri
Joumana Haddad, Il ritorno di Lilith, Voto ‘Ala Al-Aswani, Se non fossi egiziano, Voto
L’Asino d’Oro, pp. 104, e 18
Feltrinelli, pp. 224, e 16
Il mito mesopotamico di Lilith, la
L’egiziano ‘Ala Al-Aswani, spesso
donna creata prima di Eva, che
paragonato a Naguib Mahfouz, in questa
disobbedì ad Adamo e lo abbandonò,
raccolta di racconti scritta in forma di
ha ispirato a Joumana Haddad questo
diario, denuncia l’ipocrisia di una società
poema autobiografico, dedicato alle
egiziana contraddittoria e prigioniera
sette donne che l’autrice libanese sente
dell’oscurantismo e della corruzione. Il
dentro di sé. Un grido di speranza per
manoscritto fu ripetutamente rifiutato
le donne, un incitamento alla ribellione
dall’Ente nazionale del libro perché
e a «mostrare le unghie».
giudicato «anti-egiziano».
7
7
i pen nel mondo 1
Svezia
Se il presidente del Pen fa parte dell’Accademia Nobel
È avvenuto con Anders Österling, Johannes Edfeldt e Per Wastberg
di enrico tiozzo
L
a storia del Pen svedese
s’intreccia strettamente con
quella dell’Accademia di Svezia
già a partire dal suo primo presidente,
il mitico Anders Österling (18841981), che lo guidò per quasi tre lustri,
dal 1922, anno della sua fondazione,
fino al 1936, durante i quali il poeta
era anche un autorevole membro
dell’Accademia, di cui sarebbe
divenuto Segretario permanente dal
1941 al 1964. Dopo Österling il legame
tra Pen e Accademia venne rafforzato
dai nove anni di presidenza (19581967) di Johannes Edfeldt, seguita
infatti a breve distanza dalla
cooptazione dello scrittore fra gli
Immortali nel 1969, e da quella di Per
Wästberg tra il 1967 e il 1978.
Wästberg, saggista e romanziere che
oggi ha 76 anni, è dal 1997 socio
dell’Accademia e, da qualche anno, è
succeduto a Kjell Espmark alla guida
della ristretta commissione Nobel, il
manipolo di cinque Accademici
(Kristina Lugn, Katarina Frostenson,
Horace Engdahl, oltre a Espmark e
Wästberg) che sceglie ogni anno il
vincitore del premio letterario piú
prestigioso del mondo. L’accento
particolare che il Pen svedese pone,
non solo da oggi, sull’importanza della
sua azione come una vera e propria
crociata permanente per la difesa degli
scrittori che vedono la loro libertà
messa a rischio nei Paesi di
appartenenza, trova piena espressione
nel Premio Tucholsky (dal nome dello
scrittore perseguitato dai nazisti nella
Germania hitleriana), che i membri
Pen (attualmente 600) assegnano dal
1985 ogni anno a uno scrittore di
rilievo che, come una diretta
conseguenza delle idee espresse nella
sua produzione letteraria, viva in esilio
o, in condizioni di minaccia, nel
proprio Paese. Il premio prevede che lo
scrittore, oltre a ricevere una somma in
denaro, sia accolto in Svezia per
lavorare in piena tranquillità e al riparo
di ulteriori prepotenze. È evidentissima
la parentela con i criteri seguiti,
soprattutto a partire dal secondo
dopoguerra, anche dall’Accademia di
Svezia per l’assegnazione del Nobel e
fortemente ribaditi il 10 dicembre
2009 nel discorso tenuto da Anders
Olsson a Stoccolma nel momento della
consegna del premio a Herta Müller. Il
Anders Österling
Johannes Edfeldt
Kjell Espmark
Per Wästberg
membro dell’Accademia, nel suo
intervento ufficiale, ha infatti
sottolineato piú volte, le violenze subite
dalla scrittrice sotto la dittatura di
Ceausescu e la sua vera e propria
condizione di esule, facendo intendere
come tali elementi siano stati
determinanti per l’assegnazione del
Nobel alla scrittrice romena. Né appare
meno significativa la ricorrenza
annuale del 15 novembre, quando il
Pen svedese celebra, nel famoso teatro
«Dramaten» di Stoccolma, la «Giornata
degli scrittori imprigionati», uno
spettacolo nel corso del quale attori,
musicisti e cantanti si alternano per
mettere a fuoco la necessità di una piú
vasta reazione da parte dell’opinione
pubblica nei confronti di quanto ancora
avviene, in molti Paesi, ai danni di chi
vuole esprimere, in piena libertà e
attraverso la propria produzione
artistica, le sue idee. Lo scopo concreto
dello spettacolo è quello di raccogliere
fondi destinati al soccorso degli
scrittori, vittime delle circostanze
appena descritte.
I Libri del Pen
letteratura israeliana
Yehuda Amichai, Nel giardino
Voto
pubblico, Edizioni A Oriente!,
pp. 80, e 24
La preziosa edizione, con testo
ebraico a fronte, contiene un cd che
permette l’ascolto in lingua originale.
Nella vicenda lirico-amorosa, sullo
sfondo di un giardino, si avvertono gli
echi dell’orto del Cantico, ma anche
degli amoureux des bancs publics di
Brassens.
8
i pen nel mondo 2
a cura di jack arbib
Eli Amir, Jasmine, Einaudi,
Voto Sami Michael, Tempesta fra le palme, Voto
pp. 454, e 21
La Giuntina, pp. 172, e 15
Nei fatidici giorni del 1967,
Un sorprendente parallelismo tra due
all’indomani di eventi che segneranno
autori e altrettanti personaggi: in
il futuro d’Israele, il protagonista
questo libro di Michael c’è la storia
Nuri, nato in Irak e collocato ai
di un altro P.Nuri,
nato CLUB
E.N. ragazzo
CLUB ebreoP. E.N.
margini della cultura dominante, si
anche lui a Bagdad, e la rievocazione
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
rende comunque conto di vivere in
dell’esodo forzato dell’antica
una situazione di privilegio,
comunità di Babilonia, dalle rive del
trovandosi in mezzo a due fazioni
Tigri a una nuova condizione
contrapposte.
nazionale e identitaria.
7
7
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
15
A colloquio con Larsmo, attuale presidente del sodalizio svedese
Ola, il narratore e saggista che fabbrica il vento
«Cambiare rotta? Sarebbe solo segno di un certo indebolimento»
A
colloquio con Ola Larsmo,
narratore e saggista, presidente
del Pen svedese dal 2008.
Nato nel 1957 a Sundbyberg, all’età
di nove anni si è trasferito con la
famiglia a Västervik nel Sud della
Svezia. Dopo aver svolto i lavori piú
svariati (operaio in una fabbrica di
aspirapolvere, portantino in ospedale,
ecc.), ha ripreso e completato i suoi
studi di letteratura, storia e teologia
all’università di Uppsala. Redattore
della prestigiosa rivista letteraria
Bonniers Litterära Magasin, ha
pubblicato il suo primo romanzo,
Vindmakaren (Il fabbricante di vento),
nel 1983. Tra i suoi lavori piú recenti
vanno ricordati Djävulssonaten (La
sonata del diavolo, 2007), due lunghi
saggi storici sull’antisemitismo, la
xenofobia e il trattamento riservato
dalla Svezia ai profughi durante la II
guerra mondiale, e il romanzo En
glänta i skogen (Una radura nel
bosco, 2004), incentrato «sul silenzio,
sulla neve e forse sugli eroi».
Domanda: Come spiega il
fenomeno dell’enorme successo
dei giallisti svedesi (Stieg Larsson
ecc.) in tutto il mondo?
Risposta: Credo che, fra gli anni 60 e
’70, ci sia stato un periodo durante il
quale la letteratura europea era
abbastanza aperta alle impressioni
che arrivavano da lingue ed
esperienze di altri Paesi. Ci si
traduceva, a vicenda, con una certa
forza. Fu allora che scrittori come Pe
Olov Enquist, Lars Gustafsson e
Kerstin Ekman trovarono lettori in
Germania e altri, come Torgny
Lindgren, in Francia. Dopo,
l’interesse per la letteratura svedese è
stato abbastanza tiepido al di fuori dei
confini nazionali (e, a dire il vero,
anche in Svezia è diminuita la voglia
a tradurre da altre lingue straniere, a
parte l’inglese e, in qualche misura, il
tedesco). Per molti lettori europei che
s’interessano alla letteratura svedese,
essa s’identifica con gli scrittori
tradotti alla fine degli anni ’70 e
all’inizio degli anni ’80. Credo che la
maggior parte degli scrittori svedesi
abbia un rapporto abbastanza
ambivalente con l’ondata dei gialli
scritti in Svezia. Io stesso leggo
parecchi romanzi polizieschi; certo
c’è qualcosa di strano quando
l’«unica» cosa che interessa sono i
R. Gli scrittori che hanno ricevuto il
Nobel sono molto presenti nel
dibattito letterario svedese. Le
Clézio e Herta Müller, per esempio,
sono stati tradotti presto in svedese
e, per quanto riguarda la Müller, si
può dire che, prima del premio,
fosse famosa in Svezia come in
Germania. Ma si può anche invertire
il discorso. Le Clézio è anche un
conoscitore della letteratura
svedese. Credo che la cosa sia
semplice nel senso che gli scrittori
pionieri in qualche modo si
assomigliano e sono attirati dagli
stessi temi. E si può notare che i
vincitori degli ultimi anni hanno
avuto un forte interesse per ciò che
la Storia fa agli uomini, da Heaney
attraverso Pamuk fino proprio a Le
Clézio e alla Müller.
Il narratore e saggista Ola Larsmo, presidente del Pen svedese dal 2008
gialli e quando, inoltre, sembra non
esserci alcuna differenza tra romanzi
scritti più o meno bene. All’interno
del «fenomeno dei gialli» svedese ci
sono scrittori che scrivono benissimo
e altri che a mala pena sanno scrivere
e che fanno errori da principianti,
eppure vendono bene come gli altri.
Sembra che la qualità abbia a che
fare poco…. Qualche volta mi chiedo
se non si tratti di una sorta di
colonialismo: ciò che i lettori
richiedono è un tipo di «natura», neve
con paesaggi deserti e persone rozze
che si ammazzano in forme
malinconiche.
D. La letteratura svedese di oggi
è superiore a quella degli anni
60-90?
R. Si tratta di un periodo lungo
durante il quale sono successe molte
cose . Negli anni 90, i giovani
narratori svedesi si occupavano
esattamente di quello che si trovava
all’ombra dei media: la vita al di fuori
delle grandi città, in una sorta di
messa a nudo di quanto si riteneva
fosse degno di interesse. Molti di loro
hanno pubblicato ottimi romanzi
anche in tempi recenti. Come ha detto
qualche collega, il concetto di
decennio è mal costruito. Ci sono
decenni letterari che cominciano
sempre a metà. Così gli anni 60 sono
durati dal 1965 al 1975. L’ultimo
decennio, 1995-2005, era un po’
sottotono, caratterizzato da una sorta
di «romanzo mediatico», scritto da
persone note in tv. Naturalmente, in
parallelo, c’erano anche buoni
scrittori. Mi sembra tuttavia che
attualmente si stia verificando una
svolta “neostorica”. Molti romanzi in
Svezia scandagliano la Storia, cercano
di trovare il suo volto nascosto, sia
per la storia svedese, sia per quella
generale, al punto che si può
constatare che due dei romanzi
candidati al premio August parlavano
dell’olocausto: Hotell Galicia di Per
Agne Ekselius e De fattiga i Lodz di
Steve Sem-Sandberg. Quest’ultimo
libro è stato tradotto in un numero di
lingue straniere pari a quello dei
gialli di successo. Sta accadendo
qualcosa di nuovo.
D. Come si caratterizza la
letteratura svedese al confronto
di altri Paesi europei (Francia,
Italia, Gran Bretagna)?
R. Quella che ho chiamato «svolta
neostorica» sembra essere molto
visibile in una parte dei romanzi
scritti in Inghilterra, negli Stati Uniti
e in Irlanda per esempio.
D. Il premio Nobel per la
letteratura è importante per la
letteratura svedese? E se sì, in
qual modo?
D. Con la sua presidenza è
mutato qualcosa nel Pen
svedese? Iniziative recenti?
R. Non credo che il Pen svedese
cambi perché cambia presidente. In
tal caso sarebbe segno di un
indebolimento dell’organizzazione in
sé. Continuiamo nel modo in cui
abbiamo lavorato per molti anni.
Cerchiamo di condurre un’attività
rivolta all’esterno con dibattiti,
letture in pubblico e, nello stesso
tempo, ci muoviamo a favore degli
scrittori che hanno bisogno di
appoggio e protezione. Collaboriamo
molto con la Icorn che cerca di
sviluppare un sistema di città libere.
Il Pen internazionale durante gli
ultimi anni ha subito cambiamenti
notevoli: da «club» l’organizzazione
si è ritagliata sempre di più un ruolo
nel dibattito internazionale, in modo
da poter incidere nella difesa della
libertà di espressione. Si è
cominciato negli anni Venti e si
continua a farlo in forme moderne.
Ciò che credo sia importante per il
futuro è ricordare che la vera
letteratura ha sempre un aggancio
con la libertà di espressione.
Cercare di vedere il mondo in modo
nuovo, come ha sempre cercato di
fare la letteratura importante, è
anche un’incredibile provocazione
per le persone ferme nel passato. La
letteratura migliore, come il miglior
giornalismo, avrà sempre bisogno di
difesa. È il nostro compito.
E. T.
I Libri del Pen
architettura
Frank O. Gehry dal 1997, a cura di
Voto
Germano Celant, Skira, pp. 320, e 70
È una delle più complete monografie sugli
ultimi dodici anni di lavori di Frank O.
Gehry. Dal Guggenheim di Bilbao, il
museo che ha segnato l’affermazione
dell’architetto decostruttivista, nel 1989,
ai progetti della Walt Disney Concert Hall
di Los Angeles, sino ai controversi
interventi al Museo d’arte dell’Ontario e
al progetto del Guggenheim di Abu Dhabi.
7
Lutti
a cura di pierluigi panza
Frank Lloyd Wright, Le stampe
Voto Francesco Montagnana, Tadahiko
Voto
giapponesi, Electa, pp 124, e 45
Hayashi, Yoshikatsu Hayashi, Le case
del tè. Gli spazi del vuoto e
Traduzione italiana di The Japanese
dell’inatteso, Electa, pp. 246, e 100
Print, il saggio che Frank Lloyd Wright
pubblicò dopo aver visitato il padiglione
È un libro sulle tradizionali case e giardini
giapponese Ho-o-den all’Esposizione di
giapponesi dove
si svolgeva
P. E.N. CLUB
P. E.N.
CLUB la cerimonia
Chicago del 1893. Wright rimase
del tè. Spazi sviluppati nel XVI secolo,
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
affascinato dalla spiritualità dell’arte
quando raggiunsero la perfezione nel
orientale e confessò ai suoi studenti:
cosiddetto stile soan; luoghi dove l’estetica
«Per me è stato il grande Vangelo della
è definita in rapporto a una consuetudine
semplificazione».
rituale legata alle filosofie zen.
8
7
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
17
Perito nel terremoto di Port-au-Prince, il presidente del Pen Haiti
Georges Anglade, «un uomo in tre pezzi»
Più volte esule politico, aveva raccontato la sua terra da lontano
Nel terremoto del 12 gennaio scorso
a Port-au-Prince lo scrittore Georges Anglade, presidente del Centro
Pen di Haiti, è morto assieme alla
moglie Mireille. Anglade si trovava
sull’isola in occasione del festival
Etonnants voyageurs, in seguito annullato a causa del cataclisma.
di giulia polizzotti
«U
n uomo in tre pezzi», così
amava definirsi Georges
Anglade, prendendo
l’espressione da Un homme en trois
morceaux, libro del conterraneo Roger
Dorsenville. Haitiano di origine (nasce a
Port-au-Prince nel luglio del 1944) e
canadese di adozione, Anglade trascorre
gran parte della sua vita viaggiando e
vivendo all’estero, intrecciando le sue
tre anime di uomo politico, geografo e
scrittore. Nel 1965, sotto la dittatura di
François Duvalier, è costretto per la
prima volta ad abbandonare l’isola per
motivi politici, uno «strappo» che
Anglade cercherà di ricucire a più
riprese. Va a Strasburgo e da lì in
Canada, a Montreal, dove contribuisce
alla fondazione dell’Université del
Québec (Uqàm) e insegna Geografia
sociale. L’impegno politico per la libertà
del popolo haitiano lo rende inviso ai
regimi che si susseguono sull’isola.
Prigioniero e esule per ben tre volte (la
seconda nel 1974 e l’ultima nel 1991),
Anglade guarda e racconta la sua terra
da lontano: nascono i saggi L’espace
haïtien (1974), Mon pays d’Haïti (1977),
Espace et liberté en Haïti (1982) e Atlas
critique d’Haïti (1982). In Canada è tra
gli animatori del «Movimento di
solidarietà» per la diaspora haitiana e
successivamente redige il manifesto La
chance qui passe, che rivendica la
necessità di un nuovo corso politico e
democratico sull’isola. Sono gli anni
Novanta e Anglade, tornato ad Haiti, è
Pen Club Italiano Onlus
Trimestrale italiano
dell’International Pen
20122 Milano, via Daverio 7
Tel. 335/7350966
C.F. 97085640155
www. penclubitalia.org
e-mail: [email protected]
Tiratura: 20.000 copie
Georges Anglade, presidente del Pen di Haiti, morto sotto le macerie del terremoto
chiamato a ricoprire incarichi ufficiali
nei governi di Jean Bertrand Aristide
prima e di René Préval poi. Viene
nominato ministro dei Lavori pubblici.
Con Haiti ha un legame viscerale:
l’immaginario di Anglade-scrittore è
disseminato di echi di racconti popolari
della tradizione orale. Scrive Le Blancs
de mémoire (1999) e riprende un genere
letterario il cui modello – che si
rintraccia in Justin Lhérisson –,
specifico dell’isola, legato alle radici
della sua cultura quanto il vudù o la
lingua creola: i lodyans. Una
caratteristica di quell’area geografica
che Anglade definisce «figlia dei campi
Direttore responsabile
Sebastiano Grasso
Redazione
Liliana Collavo e Rosa Lodesani
Registrazione Tribunale di Milano
n. 26 del 10 gennaio 2008
Comitato direttivo Pen
Presidente onorario: Lucio Lami
([email protected])
Presidente: Sebastiano Grasso
([email protected])
Vice-presidente e tesoriere
Carlo Montaleone
([email protected])
Segretario generale
Marina Giaveri
([email protected])
Laurana Berra,
Anna Economu Gribaudo,
Paola Lucarini, Renato Minore,
Sergio Perosa, Anna Santoliquido
Segreteria: Elena Fontana
di canna come il blues afroamericano lo
è dei campi di cotone». Sono storie,
quasi piccole miniature, che affondano
le loro radici nella memoria di quella
terra, nella vivacità del popolo haitiano,
e che contengono in sé un forte spirito
d’evasione. Dall’insieme di queste
miniature emerge «un mosaico, una
meta-narrazione, un affresco,
un’autobiografia generazionale».
Raccontare lodyans «è un rituale dei
momenti significativi della vita haitiana,
che storie per ridere, sorridere,
ridacchiare esprimono in mille parole. Il
reale è reinventato (da un abile
affabulatore, come si conviene) al punto
che la sfida per il lodyanseur è, ogni
volta, raccontare qualcosa che sia più
vero della natura, più vero della verità.
È allora che la sua invenzione suona
vera e trasforma in evidenza ciò che non
è che immaginario». Successivamente
pubblica Leurs jupons dépassent (2000),
Ce pays qui m’habite (2002) e Et si Haïti
déclarait la guerre aux Usa? (2004). Ma
è con Rire haïtien - Haitian Laughter
(2006), edito in francese e inglese, che
Anglade destina questi racconti lodyans
all’ampio pubblico americano e non solo
alla comunità haitiana emigrata. Nel
2008, pur fra numerose difficoltà e una
quasi totale assenza di fondi, Anglade
crea il Centro Pen di Haiti di cui
diviene il primo presidente. Sempre del
2008 il suo ultimo libro, Chronique
d’une espérance. L’Hebdo de Georges
Anglade (2007-2008), che raccoglie i
suoi articoli settimanali apparsi in un
anno su Le Nouvelliste. Sono qui
concentrati i pensieri su Haiti e su
un’autre Haïti possible, alla ricerca di
una propria via di sviluppo. Un percorso
non ancora tracciato, che, attualmente,
sembra ancora più impervio. Anglade
però, come Antonio Gramsci, era
probabilmente un uomo «pessimista con
l’intelligenza, ma ottimista per la
volontà».
Responsabili regionali
Fabio Cescutti (Friuli-Venezia Giulia),
Vittoria Coen (Emilia Romagna), Giuseppe
Rando e Sarah Zappulla Muscarà (Sicilia),
Stefano Verdino (Liguria),
Emma Giammattei (Campania),
Impaginazione: Officina d’arte grafica
Lucini, Milano - www.lucinisrl.com
Stampa: La Tipografica Varese S.p.A.
21100 Varese, via Cherso, 2
Tel. 0332/330444
I Libri del Pen
letteratura francese
Blaise Cendrars, La mano mozza,
Voto
Corbaccio, pp 302, e 20
Combattere l’oblio e la rimozione:
ecco l’obiettivo principale di Cendrars,
che rievoca frammenti di vita vissuta
sul fronte durante la I guerra
mondiale. Conversazioni fra soldati si
susseguono a esperienze personali e a
episodi di audacia o vigliaccheria, in
un continuo travaso di immagini tra il
soldato e lo scrittore.
8
Camille Dumulié, Letteratura e
Filosofia, Armando, pp 272, e 23
Dumulié colloca la letteratura
nell’ambito dell’estetica e la esamina
alla luce di proposte metodologiche
incentrate prevalentemente sul
rapporto fra scrittura e discorso
filosofico, sulla filosofia del romanzo,
sull’etica della letteratura e sulla sua
funzione politica. È anche un utile e
agile strumento didattico.
a cura di franca bruera
Voto Simone de Beauvoir, Le bocche
Voto
inutili, Le Lettere, pp 216, e 16.50
La pièce trae spunto dalle Cronache
italiane di Sismondi. Incentrata sulla
guerra quale dramma collettivo,
disegna un modello
di rapporto P. E.N. CLUB
P. E.N. CLUB
responsabile fra individualità, sullo
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
sfondo di una tragedia umana in cui
donne, bambini, vecchi e ammalati
sono abbandonati al nemico per
garantire la sopravvivenza dei più forti.
7
7
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
19
Libri dei soci
Notizie Pen Italia
Quote 2010
Nei prossimi giorni, i soci riceveranno per posta la
tessera per il 2010 e il modulo di versamento per la
quota di quest’anno. Comunque, l’importo può essere versato in Posta (conto corrente n. 88341094) o in
banca (Monte dei Paschi di Siena:
Iban IT15RO103001609000000365918) con bollettino intestato a Pen Club Italia Onlus.
Petizione al re di Spagna
Il 7 dicembre 2009, la presidenza del Pen Italia ha
inoltrato una petizione al re di Spagna, chiedendo di
intervenire sul sovrano del Marocco, Mohamed VI,
in favore di Aminetu Haidar, di madre spagnola, famosa attivista del Sahara Occidentale che da anni
lotta perché sia riconosciuta l’indipendenza al suo
Paese, ex colonia spagnola, ceduta al Marocco, negli
accordi di Madrid del 1975. Il governo spagnolo ha
chiesto al re del Marocco di concedere il passaporto
alla donna, espulsa nel novembre scorso dal suo Paese, e che ha iniziato lo sciopero della fame nell’aeroporto di Lanzarote (Canarie).
Giuseppe Amoroso
Raccontare l’assenza
Liguori, pp. 160, e 14,50
Alberto Arbasino
Romanzi e racconti - Vol. II
Mondadori, pp. 1776, e 55
Camilla Baresani
Un’estate fa
Bompiani, pp. 308, e 18.50
Pierluigi Battista
I conformisti
Rizzoli, pp. 220, e 18
Alberto Bevilacqua
L’amore stregone
Mondadori, pp. 216, e 18,50
Giusi Bonacina
Gogì
Sestante, pp. 76, e 10
Franco Buffoni
Roma
Guanda, pp. 184, e 13,50
Paolo Ciampi
Una famiglia
La Giuntina, pp. 200, e 15
Giovanni Dotoli
Le français langue d’Orient?
Hermann, pp. 136, e 25
Umberto Eco
Vertigine della lista
Bompiani, pp. 228, e 15
Rachele Ferrario
Regina di quadri
Mondadori, pp. 344, e 20
Maurizio Lo Re
Gli amici di Leuwen
Lampi di stampa, pp. 312, e 11
Maria Grazia Maramotti
Arabeschi di luce
Campanotto, pp. 144, e 12
Umberto Piersanti
Tra alberi e vicende
Archinto, pp. 310, e 14
Roberto Rossi Testa (a cura di),
William Blake, Canti dell’Innocenza, Feltrinelli, pp. 176, e 7
Armando Torno
La scommessa
Mondadori, pp. 120, e 17
Nuovo Segretario generale
Marina Giaveri è il nuovo Segretario
generale del Pen Club Italia. Attualmente ordinaria di Letterature comparate all’Università di Torino, ha
precedentemente insegnato, in Italia, negli atenei di Milano, Pescara,
Messina e Napoli (L’Orientale);
all’estero, a New York (Columbia
University), Parigi (Sorbona) e Nizza (Sophia Antipolis). Fra i suoi libri, Il cimitero marino di Valéry (Il
Saggiatore), Hoffmann a Parigi (Edizioni Teatro ala
Scala), Il re dalla maschera d’oro di Schwab (Sugarco),
Opere di Camus (Bompiani), Romanzi e racconti di
Colette (Mondadori). Marina Giaveri sostituisce Emanuele Bettini, che si è dimesso dalla carica per «sopraggiunti incarichi istituzionali» che lo «vedranno
impegnato nell’Istituto per la Storia del Risorgimento
italiano».
Responsabile Wip
Chiara Macconi è la nuova responsabile del Pen Club
Italia per il Writers in prison (Wip: Comitato scrittori
in prigione).
Nuovi soci Pen
Ordinari: Patrizia Landi, Franco Manzoni, Carlo
Truppi, Leo Sisti, Silvana Turzio.
Amici: Davide Ignazio Interrante, Luigi Marfé.
Selpress: tutto sul Pen
Ricordiamo ai soci che dal 30 settembre 2008 il Pen
Club si è dotato di una propria rassegna-stampa. Il
sito, realizzato e gestito da Selpress Media Monitoring & Newsbank, una delle principali società di
press-clipping in Italia, è liberamente consultabile
da tutti, senza password d’accesso, all’indirizzo web
www.selpress.com/penclub e viene aggiornato settimanalmente, ogni venerdì, con possibilità di accedere, in ogni momento, allo «storico».
Sebastiano Grasso
Du, i bakhåll
under ögonlocken
Sebastiano Grasso, Du, i bakhåll under ögonlocken
Översättning av Ulla Äkerström, förord av Jesper Svenbro
2 Kronors Förlag, pp. 218, sek 12
Stockolm 2010
Lucio Lami, Le passioni del Dragone
Cavalli e donne: Caprilli campione della Belle Époque
Mursia, pp. 200, e 24