Specchio riflesso

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Specchio riflesso
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La Theka
Anno 2010 - N.5
Anno 2010 - N.5
Fonzaso
La rivista sul web:
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Associazione “Oltreconfine”
Via M. Vallorca 5, 32030 Fonzaso (BL)
3
Specchio
riflesso
Arsié
L’editoriale
4
Vita del Comune di Fonzaso
8
La Theka di Arsiè
10
La parola ai cittadini
12
Uno sguardo al paese
15
Uno sguardo oltreconfine
16
Spazio alle associazioni
18
Economia e lavoro
19
Libri, musica e cultura
21
Lettere e parole
23
Cosa accadrà
26
Sommario
La Theka è realizzata da
OLTRECONFINE
associazione culturale
‘La Theka’
Periodico di informazione e partecipazione locale
Num. R.G. 685/2009 del 21/08/2009
Num. reg. Stampa 9
Anno 2, N.5 Aprile 2010
Proprietario ed editore: Walter Moretto - Presidente
associazione culturale ‘Oltreconfine’.
Direttore responsabile: Debora Nicoletto.
Redazione: Simone Cassol, Luca Ferrari, Walter Moretto,
Christian Pasa, Fabrizio Zanellati.
Hanno collaborato a questo numero:
Comitato Giovanile Arsiè, Fabrizio Bassani, Lucia
Bazzocco, Valter Bonan, Serena Castelli, Antonella Corso,
Lucio D'Alberto, Luca D'Ambros, Elisa Da Rin, Giuseppe
Lira, Norma Marcon, Chiara Melchioretto, Nadir Moretto,
Nicolas Oppio, Fabio Pellencin, Luca Pivetta, Elena
Polesana, Michele Polesana, Lorena Simonetto, Elisa
Trimeri, Cosetta Trizio, Diego Toigo, Renato Zambelli,
Mario Zancanaro.
Progetto grafico ed impaginazione: Walter Moretto.
Sito e servizi WEB: Francesco Susin.
Luogo di redazione: Via Monte Vallorca 5, Fonzaso (BL).
Luogo di pubblicazione: Tipografia DBS, via Quattro
Sassi, Seren del Grappa (BL).
Tiratura copie 3000.
Distribuzione gratuita.
La riproduzione è libera, con qualsiasi mezzo effettuata
compresa la fotocopia, salvo citare la fonte e l’autore.
Tema del mese:
riflesso
Specchio
Pag. 4-5-6-7
La Theka
Anno 2010 - N.5
Dalla parte del riflesso
di Debora Nicoletto
Non era neve quella che scendeva copiosa sopra la testa; acqua allo stato solido,
sublimazione del vapore acqueo divenuta neve, bianca, a infiniti cristalli gelidi, quanto
grigia cenere leggera che si disperdeva al suolo in modo uniforme.
Non era il rumore di un sasso gettato in uno stagno di verde muschiato, quanto il rumore di
un silenzio assordante e ovattato.
Non era pioggia quella che bagnava i sassi inermi presenti ovunque nella distesa arida della
notte, non erano gocce cristalline scese da nubi gonfie e ammassate l'una all'altra, quanto
scintille ardenti arrivate fin qui direttamente dal sole.
Non era tempesta, chicchi di ghiaccio compatto, rumorosi e fragorosi, quanto una
"tempesta perfetta", concatenazione di eventi provenienti da un vento sconosciuto.
Non era un fiume di acqua trasparente, fresca e limpida quanto lava incandescente scesa
repentina da una bocca infuocata e malevola.
Non era sudore di soddisfazione che imperlava la fronte mentre le mani affondavano nella
terra umida, quanto traspirazione fredda di chi ha il panico sulla pelle.
Non erano gocce di acqua che cozzano vertiginosamente una contro l'altra a ritmi di note
spensierate, quanto granelli di sabbia color ocra ammassate senza vitalità l'una vicino
all'altra.
Non era il profumo di erba bagnata dalla rugiada mattutina, ebbrezza di emozioni al sol
crescente, quanto olezzo di inerme crosta selenica.
Non erano occhi neri riflessi, luce dell'anima trasposti in energie cosmiche, quanto voragini
di buchi neri stagliati
nell'orizzonte vicino.
Non era la Luna quella che
vedevo di fronte a me, forse era
la Terra. Fantastico globo di
azzurro vestito che pulsa ancora
di anima e fiducia.
L’editoriale
Non erano lacrime di gioia, riflesso di interiorità giocosa, che invadono i volti stupefatti alla
visione del mondo, quanto lacrime di paura alla vista di scenari di distruzione e perdizione.
Riflesso di un mondo vitale visto
da lontano.
Così ha inizio il viaggio
avventuroso tra fiumi, rigagnoli,
roste, alvei, acquedotti. Nello
specchio riflesso di acque
limpide e di immagini di sé
specchiate al di fuori di noi, per
dirci che un bene comune è il
bene comune.
By Alessandro Paleari
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La Theka
Anno 2010 - N.5
Riflessi da campione
Intervista a Federica Pellegrini
di Simone Cassol
Dell'acqua è la regina, se non altro
perché nell'acqua è la più veloce. Lo
dice il cronometro, che le consegna
ad oggi tre record del mondo, sui 200
e 400 stile libero. Lo dicono gli ori che
porta al collo, uno olimpionico e due
mondiali, senza contare titoli europei
e altri successi in vasca lunga o corta.
E lo dicono altre cose, come la
capacità di stupire sempre, di
esaltare ed emozionare, di tener fede
alle aspettative quando le aspettative
si fanno sempre più alte. Federica
Pellegrini, nata a Mirano (VE), il 5
agosto 1988. La più grande nel
nuoto.
A 22 anni ha vinto quanto in una
intera carriera, ma la sfida continua,
perché l'acqua di Londra 2012 è a
poche bracciate. Ma è solo sport, si
potrebbe obiettare.
D'accordo, allora lasciamo perdere
l'agonismo e gli allori, perché a
Federica Pellegrini abbiamo chiesto
come si sta e cosa si vede, una volta
che si è immersi in uno specchio
riflesso. E abbiamo scoperto che
anche in acqua si respira e ci si
scopre, si impara un modo diverso di
stare al mondo e stringere rapporti,
che l'acqua è spazio per faticare ma
anche per trovare sollievo e
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e scura, dove non vedo il fondo.
Stessa cosa per l'acqua di laguna:
sono acque che sento di non poter
controllare, anche se Venezia è una
città che adoro. Soltanto nell'acqua
limpida della piscina, però, mi sento
come a casa mia."
Dall'acqua hai avuto già tutto...
hai ancora "sete"?
"L'acqua mi ha dato tanto ma non mi
vergogno ad affermare che ho
ancora sete e voglio bere di più. E'
questo lo stimolo che mi ha fatto
migliorare e andare sempre avanti.
Ho in mente di aumentare le gare
individuali alle quali competere. E mi
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speranza per rinascere. E che in
fondo l'acqua può davvero essere
uno specchio e restituirti
un'immagine su cui riflettere.
Cos'è per te l'acqua? Una sfida?
Una dimensione? Una gran fatica?
"L'acqua per me è vita, aria.
Rappresenta il mio habitat naturale e
l'ambiente dove sono esattamente
me stessa e mi ritrovo."
Cosa ti ha dato l'acqua, oltre ai
record e alle medaglie?
"Uno stile di vita. E il motivo per il
quale ho conosciuto il mio compianto
ct Castagnetti: mi ha insegnato a
superare ogni paura e debolezza e a
tirare fuori il meglio di me stessa
proprio quando sto peggio."
A cosa pensi quando sei in acqua?
"Penso ad ogni cosa, dalle più
profonde e impegnative alle più futili.
Mi capita anche di intonare un pezzo
e di cantare per rilassarmi."
Acqua salata, acqua di piscina e
acqua di laguna. Che rapporto hai
con queste acque?
"Dell'acqua salata ho già confessato
la mia paura, soprattutto di quella alta
aspetta ancora la piscina di Londra
2012!"
Già, perché è bene non dimenticare
che nel caso specifico l'acqua è
anche una corsia di 50 o 25 metri da
percorrere tutta d'un
fiato, e se magari
tocchi il bordo per
prima non è male
salire sul gradino più
alto di un podio con
un popolo che ti
applaude e ripete il
tuo nome. Esci dalla
vasca e ti tuffi nella
storia.
La Theka
Anno 2010 - N.5
Sorella acqua
Acqua per ricchi?
Intervista ad Alex
Zanotelli. Di Luca Ferrari
è peggiorata la qualità di servizi, sono
aumentati i distacchi per morosità e i
reclami: non resta che ascoltare le
voci registrate in un call center. Per
chi conquisterà attraverso i bandi di
gara questa fetta di mercato (60,5
mld di euro), l'affare è garantito in
quanto si realizzerà in una situazione
di oligopolio privato, su un monopolio
naturale, assoggettato alla copertura
dei costi ed alla massimizzazione dei
profitti. Una legislazione questa che
colpisce al cuore la nostra
Costituzione ed i principi di
eguaglianza, solidarietà, coesione,
sussidiarietà ed autogoverno dei
servizi locali.
Contro questa deriva centralistica e
speculativa i cittadini hanno
cominciato ad organizzarsi, sono nati
coordinamenti spontanei, anche
nella nostra provincia, per la
definizione normativa dell'acqua
quale “bene comune-non merce”, per
garantire la gestione totalmente
pubblica, solidale, sostenibile e
partecipata del servizio idrico
integrato da considerarsi servizio di
interesse generale e non di rilevanza
economica soggetta alle logiche del
mercato. E' stata presentata una
proposta di legge di iniziativa
popolare che ha avuto oltre 400.000
adesioni, sono state votate delibere
in centinaia di Comuni a sostegno di
questi obiettivi e per tutta risposta il
governo ha accelerato ed imposto
per decreto il processo di
privatizzazione dell'acqua.
Ecco perché abbiamo deciso di dire
basta, di riprenderci in mano il nostro
futuro e di rivendicare che sull'acqua,
sui beni comuni decidiamo tutti
perché a tutti questi beni
appartengono.
Come forum nazionale dei movimenti
per l'acqua abbiamo quindi deciso di
raccogliere le firme per un
referendum abrogativo delle norme
sopra citate; sarà questa una
straordinaria occasione di coesione
tra le nostre popolazioni contro chi ci
vuole consumatori competitivi e
rassegnati e non cittadini
consapevoli e solidali.
Dal 25 aprile al 25 maggio nei
banchetti, nelle piazze, negli uffici
comunali firma e sostieni chi difende
l'acqua, la vita, la democrazia.
Comitato Acqua Bene Comune.
Mail: [email protected]
Padre Alessandro (Alex) Zanotelli è
un religioso facente parte della
comunità missionaria dei
Comboniani. È l'ispiratore ed il
fondatore di diversi movimenti tesi a
creare condizioni di pace.
“Non posso usare altra espressione
per coloro che hanno votato per la
privatizzazione dell'acqua, che
quella usata da Gesù: maledetti voi
ricchi...!".
Così inizia la tua lettera, un
j'accuse contro tale scelta.
"Un linguaggio forte per un tema
forte. Sono parole di Matteo:
“maledetti…ho avuto sete e non mi
avete dato da bere” (25, 41). E' un
problema etico: tale scelta è una
bestemmia. Privatizzare l'acqua è
come vendere la propria madre.
L'acqua è la vita: è sacra."
Cosa comporterà questa scelta in
Italia e quanto incide nei paesi più
poveri la mancanza d'acqua?
"Sarà un problema in primis per le
classi più deboli. Dico che chi
sostiene questa logica di
mercificazione dell'acqua ha mani
che grondano sangue. Ci sono già
nel sud del mondo milioni di morti per
fame e sete; con la privatizzazione la
situazione peggiorerà."
A pensarci bene ci sentiamo
ricchi, visto che l'acqua arriva in
casa ma continuiamo a
comprarla: il benessere ci ha
chiuso a tal punto gli occhi?
"Il discorso dell'acqua minerale ne è
l'esempio: in Italia abbiamo acqua di
rubinetto buonissima ma siamo i
primi per consumo di quella in
bottiglia. Chiedo a tutti di scrivere
san rubinetto: consumiamo in media
250 litri al giorno, stiamo spandendo,
sprecando."
“Noi siamo per la vita, per l'acqua
che è vita, fonte di vita.” Cosa
proponi alle persone per
difendere questa idea?
"Un cambiamento di cultura contro la
mercificazione, partendo dai
bambini, facendogli vedere dove
nasce l'acqua, parlandone come
fonte di vita. Poi i cittadini e i Comuni:
ogni consiglio comunale deve
scegliere di definire l'acqua come
bene di non rilevanza economica,
modificando lo Statuto Comunale.
Infine darsi da fare per il referendum:
dal 24 aprile al 24 luglio serve
raccogliere 600.000 firme. Tutti
devono dare per questo obiettivo.”
riflesso
Come cittadini di montagna abbiamo
un privilegio: con brevi spostamenti
possiamo immergerci in luoghi
naturali e lì riflettere sul “senso” delle
cose e sulla nostra capacità di
collaborare con l'ambiente che ci
ospita.
Vicino a un torrente, una roggia, un
ruscello che esprimono in questi
giorni di primavera tutta la loro
bellezza e vitalità, proviamo a
interrogarci se sia giusto permettere
che l'acqua bene naturale, elemento
fondamentale alla vita, possa essere
considerata una merce soggetta al
mercato e gestita per fini speculativi.
Perché nella più generale distrazione
e con la complicità di un'informazione
approssimativa ci hanno nel tempo
espropriato fiumi, laghi e sorgenti,
arterie di storia e memoria delle
nostre comunità e componenti
essenziali del paesaggio, delle
produzioni, della qualità e della
sicurezza dell'abitare questi territori.
Adesso è in atto da parte dei predoni
dell'acqua anche l'assalto definitivo a
rubinetti ed acquedotti costruiti con
risorse pubbliche e che ora si
vorrebbero destinare a guadagni
privati. Chi sta portando avanti
queste iniziative ci invita a stare
tranquilli perchè in montagna dicono
c'è abbondanza d'acqua e che
questa rimane pubblica: è solo la sua
gestione che va privatizzata. Qui sta
l'inganno: siccome l'accesso
all'acqua è mediato da norme e
servizi, se questi non sono più
pubblici anche questo diritto
universale viene messo in
discussione creando tra cittadini
gravi discriminazioni.
In tappe successive, prima si è
previsto che la tariffa del servizio
idrico integrato dovesse coprire i
costi, poi si è deciso che questo
servizio non potesse più essere
gestito dai Comuni bensì da società
per azioni (miste, pubbliche, quotate)
e contemporaneamente si è aggiunto
che i cittadini dovessero farsi carico
anche della remunerazione del
capitale. Infine l'attuale governo ha
imposto (legge 166/2009 art.15) che i
privati, entro i prossimi due anni,
detengano non meno del 40% delle
quote delle società di gestione di
acquedotti e depuratori. Dove questo
processo si è già consolidato, sono
aumentate in modo rilevante le
tariffe, sono stati ridotti investimenti,
Specchio
di Valter Bonan
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La Theka
Anno 2010 - N.5
L'isola che non c'è (ancora)
(un possibile proseguo di un libro di G.Orwell)
di Christian Pasa
Specchio
riflesso
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Sarebbe potuto essere un inverno
freddo, se non fosse stato per la
benedizione dell'alluvione e della
legna che questa ha accumulato
lungo i corsi d'acqua. E' passato
ormai diverso tempo dai giorni della
rivoluzione nella grande fattoria e la
pace tra gli animali è cosa fatta ormai.
Con i tempi moderni sono giunti alla
fattoria nuovi inquilini, ed il laghetto
non ospita più solo carpe ed anatre,
ma esseri dalla natura un tempo
esotica, ora divenuta comune.
Pertanto non c'è da stupirsi se i pesci
d'acqua dolce lottano per il cibo con
le seppie e i koala fanno compagnia
ai merli sui meli. Eppure ancora
qualche ricordo affiora di quei
momenti, di quegli slanci d'animo che
inondavano di rabbia, violenza e
giustizia i pensieri dei coinvolti.
Sentimenti propri degli esseri
pensanti, come il sottoscritto
ragliante, ma talvolta associabili agli
agenti atmosferici, come l'acqua
quando violenta si scaglia a terra,
rabbiosa si raccoglie in torrenti,
giusta quando spazza via oggetti mal
collocati sul suo cammino.
Aspettando che l'erba torni a
diventare verde, lì sull'isola che non
c'era, mi viene voglia di scrivere
come il nuovo pascolo ha avuto
origine. Così inizio: “la sera
dell'alluvione…”. Ma mi stanco subito
di un esercizio così improbabile:
sorreggere una penna con gli zoccoli
è piuttosto difficile, anche se devo
dire che un mio cugino (“Cholla”, è
americano, del Nevada) ha fatto bella
mostra dei suoi quadri al Centro
d'Arte Brolo di Mogliano. Così,
mentre trotto verso chi l'inchiostro lo
sa tracciare, ripercorro gli eventi di
quella sera.
Si dice che già all'imbrunire il picchio
ed il giaguaro, preoccupati del
ribollire torbido e rumoroso del corso
d'acqua, si stessero interrogando
sugli eventi prossimi a venire.
L'allerta meteo era già stato diramato
su tutti i comuni della provincia e i
responsabili stavano monitorando le
aree a rischio. Le domande erano
molte, le risposte poche ed i
ripensamenti infiniti. Ma le
responsabilità andavano ricercate
nel passato come sottolineava il
giaguaro, e non nelle scarse risorse
del presente, con le quali nulla si
sarebbe potuto fare per contenere
quello che di lì a poco sarebbe
avvenuto.
Il picchio, rientrando in paese, si
accorse del peggiorare della
situazione: l'acqua ormai dilagava
nelle vie cittadine, trasformando il
paese in una piccola Venezia ai piedi
del paradisiaco monte Heaven, con il
curioso sostituirsi degli oggetti di uso
comune lasciati in disordine alle
gondole. I concittadini, seri e
preoccupati, le pellicce o le piume
uniformemente bagnate dalla stessa
acqua, chiedevano a gran voce il da
farsi.
Giunse il tempo delle decisioni,
mentre l'acqua scrosciava dal cielo,
vincolata al suo destino di essere
sempre troppa o troppo poca.
L'allarme dunque fu diramato, i
manuali del piano sovracomunale di
protezione civile, sempre a portata di
mano e in bella vista, estratti per
mero zelo in quanto memorizzati con
cura; i responsabili dei vari compiti
nelle quindici aree previste, infine,
convocati.
Il picchio, autorità locale di
Protezione Civile per la gestione
dell'emergenza, appena agganciato
il telefono nel predisposto Centro
Operativo Comunale sentì che
qualcuno con cipiglio poderoso
scuoteva i cardini della porta.
Così si presentò l'orso che mostrò il
personale ed i mezzi a disposizione,
e già si era preoccupato di come
organizzare posti letto, mensa e
generi di conforto.
Giunse in fretta la faina, figura di
duplice raccordo in emergenza con le
unità sanitarie locali ed i servizi
veterinari, profonda conoscitrice
delle pieghe del territorio e degli
abitanti, teneva tra i denti gli elenchi
delle persone non autosufficienti,il
censimento dei posti letto e ricovero
in strutture sanitarie con le procedure
per urgenze mediche, dopo che già
aveva organizzato gli interventi di
soccorso e stabilito dove approntare i
posti medici.
Un po' dopo giunse il lupo. Dopo aver
predisposto la modulistica
d'emergenza ed il registro di
protocollo d'emergenza organizzò i
turni del personale, assicurò i servizi
amministrativi essenziali alla
popolazione e garantì i rapporti con
gli altri enti.
Infine il polipo, con i suoi molti arti in
grado di far fronte a più compiti: la
tecnica e la pianificazione del
territorio, le risorse materiali e mezzi,
responsabile per le
telecomunicazioni, per i servizi
essenziali e censimento danni, ed
infine responsabile per le strutture
operative locali e la viabilità.
Siccome i componenti delle funzioni
di supporto saggiamente si
dedicarono con costanza
all'aggiornamento e miglioramento
del Piano Comunale di Protezione
Civile, il problema piu' grave fu
subito individuato: con il passare
delle ore il livello dell'acqua, come
previsto dagli scenari attentamente
studiati da tecnici con l'ausilio di
strumenti matematici, nonché da
testimonianze storiche, avrebbe
raggiunto le case popolari dei maiali
in località Hag-Hana. Molti abitanti di
quel bel quartiere moderno di case a
schiera erano a rischio
annegamento e presto si sarebbero
ritrovati, nella migliore delle ipotesi,
senza una casa asciutta in cui
abitare! La velocità nelle emergenze
e' fondamentale, perciò
prontamente venne indicata la
strada dell'evacuazione, poiché era
già stato individuato dove allestire il
campo temporaneo di raccolta,
ovvero gli impianti sportivi della nota
località anglofona Heart-En.
E così fu…Il livello dell'acqua salì fin
dove era previsto, e tutto quello che
era previsto accadde: gli allagamenti
durarono per ben due giorni,
trasportando masserizie, mangimi e
concimi un po' ovunque.
Il paesaggio da allora e' un po'
cambiato ed il fiume scorre
diversamente da prima. Lì dove
c'era il grande abitato dei maiali ora
c'è una bella isola fluviale dove
cresce un'erba golosa che fa venire
strani pensieri, come scrivere con gli
zoccoli ad esempio. Altre cose
invece non ci sono più, come il mio
bel recinto: se n'è andato con la
piena. Anche ora, dopo un anno, mi
chiedo dove sia andato a finire, tanto
che ciondolo spesso tra i campi
ormai asciutti nella speranza di
vederne affiorare almeno un pezzo,
un lembo; sono un equino
sentimentale ed un po' animista, e mi
ci ero affezionato.
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Lo specchio dei desideri e
i riflessi dell'anoressia
Intervista a Rosa Vanz - Ass.ne Margherita
di Nadir Moretto
Specchio
riflesso
Un desiderio chiamato perfezione
che si riflette nello specchio con
distorsioni e derisioni. Lo specchio, il
complemento d'immagine beffardo,
cinico, crudele che decreta verdetti
senza pietà. Tortura d'anime fragili in
cerca di perfezione esteriore per
paura dell'immagine interiore. La
sfida apocrifa è lanciata, lotta impari
tra lo specchio, il riflesso e l'io.
Qual è il significato di privarsi del
cibo?
"Una persona con questi disturbi
rifiuta il cibo perché è una modalità di
manifestare il rifiuto di qualcos'altro,
una voglia di cambiamento. La
persona pensa di non avere i mezzi
per affrontare il cambiamento e
imbocca questa strada, a cui associa
l'insicurezza nei rapporti che ha con
gli altri. Guardandosi allo specchio
non si sente adeguata al cento per
cento, non si sente sicura di se
stessa, non si accetta per quello che
è. Questi individui pensano in
maniera erronea che gli altri li
vogliano magri, e si adeguano a ciò
che gli altri gli impongono."
Che ruolo ha lo specchio per le
persone che soffrono di questi
disturbi? Quando si guardano allo
specchio come interpretano la
propria immagine?
"Interiormente queste persone
hanno un ideale di perfezione che è
nato dall'interpretazione del
feedback che gli altri gli hanno dato,
costruendosi così una determinata
immagine interiore. C'è una ricerca di
perfezione e lo specchio
inevitabilmente rimanda
un'immagine inferiore rispetto alle
aspettative, e quindi una continua
delusione. Sono ossessionate dalla
propria figura: per essere contente
con se stesse l'unica via è quella di
essere magre e seguire dunque
determinati modelli."
L'immagine riflessa nello
specchio corrisponde alla realtà?
"No. Queste persone, quando si
guardano allo specchio, distorcono la
realtà. Loro difatti si vedono sempre
grasse, continuano a vedersi più
grosse di quello che sono
(dismorfofobia). Questo aspetto è la
parte più dura da modificare dagli
schemi del sé. L'interpretazione che
danno della realtà del proprio corpo è
difficile da modificare. Quando
queste persone si curano, mettendo
su qualche chilo, e i familiari dicono
loro che così stanno molto meglio,
esse rifiutano categoricamente
questo giudizio."
Lo stato fisico a cui arrivano
costoro riflette un messaggio che
vogliono mandare ai familiari?
"Loro utilizzano questo mezzo
perché non hanno trovato un altro
modo per comunicare il loro disagio:
la tristezza, la poca voglia vivere. E'
anche un sistema per attirare
l'attenzione perché da soli sentono
di non avere gli strumenti per far
fronte al disagio che hanno dentro.
Si crea una situazione paradossale:
da un lato questi individui rifiutano
chi vuole appoggiarli, cercano
volontariamente il contrasto, ma in
maniera inconsapevole vogliono
essere aiutati. L'anoressia non è la
malattia delle ragazzine che fanno le
indossatrici, ma un disagio interiore,
e le persone vicine devono capire
questo."
Che interventi si possono attuare
per aiutare la persona a osservare
in maniera non distorta il proprio
riflesso allo specchio? Cosa fa l'
Associazione Margherita Belluno
sia a livello operativo che sociale,
per aiutare le persone con questi
disturbi?
"L'associazione è nata come gruppo
di sostegno alle famiglie, con degli
incontri per uno scambio di
esperienze personali. Noi aiutiamo
la famiglia a trovare la strada per la
terapia, informando sui centri dove
può rivolgersi. Inoltre curiamo
un'attività di divulgazione nelle
scuole e in altre sedi, nella quale
intervengono uno psichiatra e uno
psicologo. In questi interventi si parla
della fase di cambiamento della
bambina/o agli inizi della “malattia”,
si danno indicazioni sulle persone a
cui rivolgersi nel momento in cui
subentra una certa cronicità nella
privazione dei nutrienti. Stiamo
anche lavorando per incentivare le
istituzioni della provincia di Belluno
ad attivarsi a livello professionale e
economico per aiutare in maniera
adeguata le famiglie con questo
problema."
Info: Ass.ne Margherita Belluno
www.associazionemargherita.it
mail: [email protected]
Via S. Rocco
Secondo la mitologia greca Narciso
era un giovane di straordinaria
bellezza ma anche insensibile ed
egoista. Disdegnava la compagnia
altrui e rifiutò con cinismo l'amore,
tanto del giovane Aminia quanto della
bella Eco, inducendoli entrambi, per il
gran dolore, a fini tragiche. Su di lui
pesava però una terribile profezia
ossia che egli avrebbe raggiunto la
vecchiaia solo se non avesse mai
conosciuto se stesso, se non si fosse
cioè mai veduto. La madre lo
protesse togliendo da casa tutte le
superfici riflettenti ma un giorno il bel
giovane vide la sua immagine riflessa
in una pozza d'acqua e se ne
innamorò perdutamente. Capì,
ovviamente, che si trattava di un
amore impossibile e così si lasciò
morire.
Il mito di Narciso si fa dunque
metaforico dell'ossessione, tutta
contemporanea, rispetto al nostro
corpo, al nostro aspetto fisico, alla
nostra bellezza. I manifesti
pubblicitari, gli spot, le numerose
trasmissioni televisive (da “BisturiNessuno è perfetto” a Celebrity
Bisturi) ci impongono modelli di una
perfezione irraggiungibile cui
tendiamo con tutte le nostre forze.
Senza contare quei messaggi
ansiogeni, cui siamo continuamente
sottoposti, che inducono in noi un
senso di inadeguatezza derivante dal
non utilizzo di determinati prodotti
che soli ci potrebbero garantire una
vera integrazione nella nostra
società: più belli, saremo infatti
meglio accettati dal gruppo, più amati
e ammirati.
Ci sforziamo dunque con l'aiuto di
creme, palestre, diete alimentari,
ecc. di sottrarre il nostro corpo allo
scorrere del tempo. In tal senso un
gran aiuto viene dalla chirurgia
estetica che però, oltre a eliminare le
rughe o altri difetti fisici, toglie
all'individuo la sua specificità per
omologarlo a un codice di bellezza
assolutamente artificiale. La pelle
viene così privata delle tracce dei
suoi ricordi e delle sue esperienze
all'insegna di una cura fanatica per
l'aspetto fisico che rischia di
trasformarsi in totale incuria invece
della dimensione morale e
intellettuale dell'individuo.
di Elena
Polesana
Narciso e
osicraN
Anno 2010 - N.5
La Theka
La Theka
Anno 2010 - N.5
I Consigli Comunali del 2010?
a cura della redazione
Copia di deliberazione del CC
N. 6 del Reg.
Oggetto: tariffa concessione acqua
potabile
L'anno millenovecentosessantasei, il
giorno dodici del mese di Marzo alle
ore 21 e nella solita sala delle
adunanze consiliari del Comune
suddetto.
IL CONSIGLIO COMUNALE
Dopo breve discussione; con voti
favorevoli 15, espressi per alzata di
mano, riconosciuti dal presidente con
l'assistenza degli scrutatori predetti;
DELIBERA:
Rinviare ogni decisione in merito alla
“tariffa concessione acqua potabile”
invitando la Giunta municipale a
sottoporre l'argomento al Consiglio,
nella prossima seduta,
approfondendone nel frattempo lo
studio della tariffa stessa.
Il CC di Fonzaso
Copia di deliberazione del CC
8
n. 31 del Reg.
Oggetto: variazioni al bilancio 1966.
Iscrizione contributi Ministero Interno
per ripristino opere pubbliche
danneggiate dall'alluvione.
L'anno millenovecentosessantasei, il
giorno tre del mese di Dicembre alle
ore venti e nella solita sala delle
adunanze consiliari del Comune
suddetto.
IL CONSIGLIO COMUNALE
Visto il telegramma n°1241-/20-2
Gab., del 15/11/1966, con il quale la
Prefettura di Belluno comunicava
l'assegnazione, da parte del
Ministero dell'Interno, di un
contributo di £ 2.000.000 per
ripristinare opere pubbliche
danneggiate dall'alluvione;
VISTO il telegramma n°1241/20 2
Gab. In data 16/11/1966, con il quale
veniva comunicata l'ulteriore
assegnazione di £ 2.000.000 da
parte dello stesso Ministero;
CONSIDERATO che dette somme
sono state incassate al netto per
complessive £ 3.992.000 con
mandati nn° 610 e 678, in data
21/11/1966, emessi dal Ministero
dell'Interno;
CONSIDERATO inoltre, che occorre
provvedere alla iscrizione di dette
somme nel bilancio del corrente
esercizio;
CON voti favorevoli 17, espressi per
alzata di mano, riconosciuti dal
Presidente con l'assistenza degli
scrutatori predetti;
DELIBERA
Apportare al bilancio 1966 le
seguenti variazioni:
ENTRATA:
iscrivere l'art. 31 quinques capo 2°
“Contributo dello Stato per ripristino
opere pubbliche danneggiate
dall'alluvione del 1966” £ 3.992.000.
USCITA:
iscrivere l'art. 92 bis capo 2° “Spese
per ripristino opere pubbliche
danneggiate dall'alluvioneӣ
3.992.000.
Dare atto che a seguito di dette
variazioni il pareggio del bilancio del
corrente esercizio verrà a risultare di
complessive £. 97.885.577.
Copia di deliberazione del CC
n. 6 del Reg.
Oggetto: RELAZIONE sullo stato
dell'ALVEO del Torrente Cismon
dopo l'alluvione del 4/11/1966
L'anno millenovecentosessantasette
il giorno venticinque del mese di
Febbraio alle ore venti e nella solita
sala delle adunanze Consiliari del
Comune suddetto.
IL PRESIDENTE
ESPONE che il Consorzio Irriguo del
Cismon di Fonzaso, a seguito
dell'alluvione del Novembre 1966, ha
fatto eseguire dei rilievi sul greto del
Torrente Cismon allo scopo di poter
raffrontare la situazione attuale con
quella dei rilievi effettuati, nell'anno
1958 dalla Società Idroelettrica SeltValdarno, i cui atti tecnici sono
depositati presso l'Amministrazione
di detto Consorzio;
che dall'esame d'insieme dei rilievi con particolare riguardo alla
planimetria per quanto si riferisce alle
larghezze dei due alvei (1958-1966) l'Ing. A. Barcelloni Corte di Belluno ha
tratto le seguenti conclusioni:
“la larghezza dell'alveo attuale risulta
generalmente assai maggiore di
quella precedente: in certi tratti la sua
larghezza è più che raddoppiata. Il
profilo dell'asta del torrente, quale
risulta dalle sezioni, varia
notevolmente nei due tempi
considerati: il profilo dal 1966 è
sempre al di sopra del precedente; il
rialzo comincia ad essere evidente
già nelle prime sezioni e raggiunge
l'altezza di circa un metro tra le
sezioni 10 - 14 e l'altezza di circa tre
metri dalla sezione 28 in poi, fino al
ponte di Arsiè.
Nel complesso si è verificata una
degradazione del bacino imbrifero a
causa della diminuita pendenza la
quale ha ridotto la capacità di
trasporto del torrente e di
conseguenza l'aumento di depositi
alluvionali per il deflusso frenato”;
IL CONSIGLIO COMUNALE
UDITA la lettura della relazione
redatta dallo Ing. A. Barcelloni Corte
Belluno sulla situazione dell'alveo
del T. Cismon riferita agli anni 1958 e
1966;
UDITA la relazione del Sindaco;
FA VOTI
Affinché l'autorità tecnica
competente provveda alla
costruzione delle opere necessarie,
lungo le sponde del Torrente
Cismon, ai fini della difesa delle
popolazioni e delle attività
economiche del territorio di questo
Comune.
La seduta
i
Signori
'It'Iac
è Bubb].i0& r=
Giuselperle Sacco rag.Antpnio e Ceceato gianpietro.
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- Vengono dal Signor
-
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Risultato legale
Presenti N.
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Assiste
Presidente nominati scrutatori
il Segretario Sergio Storell.j'
numero degli intervenuti, assume la presidenza
il Signor COIaO CaV.GiU=
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Assenti N.
Zucco Vittore Angelo S.
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De Bacco Antonio Lucano
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De Bastiani p.
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De Lazzer Giovanni V.
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ai Signori Cohsigl-ieri a norma di legge, risultano all'appello no
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adun anze Consiliari del Comune suddetto.
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Data
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Prefetto con în$ffiir-^òú. 10
DI DELIBERAZIO
COMUNE DI FONZASO
delibera
det 4.3.I966
COIVIUNALE
di Belluno
La Theka
Anno 2010 - N.5
La bacheca del comune 03-04/2010
Delibera di Giunta n. 18 del
9.03.2010 alle ore 19.00
OGGETTO: Approvazione tariffe
Servizio Trasporto Scolastico A.S. 2009-2010.
LA GIUNTA COMUNALE
RICHIAMATA la propria Delibera n.
19 del 3.02.2009 relativa
all'approvazione delle tariffe servizio
trasporto scolastico per l'a.s.
2008/2009;
RILEVATO che i costi per il Trasporto
scolastico per il 2010 ammontano a
complessivi € 42.000,00;
CONSIDERATO che le tariffe
applicate nel 2009 garantirebbero
per il 2010 una copertura del servizio
solo dell'11,21%;
RITENUTO pertanto necessario
incrementare per l'a.s. 2009/2010 le
tariffe per il servizio di trasporto
scolastico nelle seguenti misure:
- un minore € 230,00
- due minori € 290,00
- tre minori € 340,00
VISTI i pareri espressi ai sensi
dell'art. 49 del D.Lgs. 267/2000;
CON votazione unanime espressa in
forma palese;
DELIBERA
1. di determinare, per i motivi di cui in
premessa, le tariffe per il servizio di
trasporto scolastico a.s. 2009/2010
nelle seguenti misure:
- un minore € 230,00
- due minori € 290,00
- tre minori € 340,00
2. di provvedere alla riscossione
della quota in un'unica soluzione a
conclusione dell'anno scolastico
2009/2010;
3. di dare atto che sulla base delle
tariffe deliberate, l'entrata prevista
per il servizio di trasporto scolastico
pari ad € 8.300,00 garantisce per
l'anno scolastico 2009/2010 una
percentuale di copertura dei costi
pari al 19,76%;
4. di allegare la presente Delibera
allo schema di Bilancio 2010 da
sottoporre al Consiglio Comunale di
prossima convocazione.
Delibera di Giunta n. 19 del
9.03.2010 alle ore 19.00
OGGETTO: Approvazione tariffe
Tassa Rifiuti Solidi Urbani
Anno 2010.
VISTI gli artt. 42 e 18 del D.Lgs.
267/2000 che attribuiscono alla
Giunta il potere di determinare le
aliquote relative ai tributi comunali,
ferma restando la potestà del
Consiglio nell'istituzione e
nell'ordinamento dei tributi stessi;
..omissis…
RICHIAMATA la propria Delibera n.
11 del 3.02.2009 con la quale sono
state stabilite le tariffe del servizio
raccolta R.S.U. ed assimilati per
l'anno 2009;
VISTA la propria Delibera n. 74 del
01.12.2009 con cui è stata data
adesione al progetto di avvio del
servizio di raccolta porta a porta del
secco non differenziato proposto
da1la Comunità Montana Feltrina;
CONSIDERATO che l'avvio del
servizio è previsto a far data da
maggio 2010 e che a carico del
Bilancio comunale vi saranno dei
costi iniziali per l'acquisto dei
bidoncini, dei sacchetti
personalizzati con il logo del
Comune, della distribuzione del
materiale e della campagna
informativa;
RILEVATO altresì che il nuovo
servizio comporterà un incremento
dei costi di raccolta e trasporto
nonché di gestione dell'ecocentro
comunale;
VISTO che il costo di esercizio per
l'anno 2010 è cosi previsto:
TRASPORTO-SMALTIMENTO-
AV V I O P O R TA A P O R TA
€ 301.290,00
COSTO PERSONALE (10% Area
Tecnica) € 26.810,00
SPESE POSTALI TRASMISSIONE
BOLLETTE € 1.200,00
APERTURA ECOCENTRO
SABATO € 4.000,00
TOTALE € 333.330,00
RITENUTO pertanto necessario, al
fine di assicurare la copertura dei
costi del servizio:
- incrementare le tariffe TARSU
approvate per il 2009 del 16%;
- applicare, per il solo anno 2010,
una quota una tantum per ogni
utenza di € 20.00 finalizzata alla
copertura dei costi per l'acquisto del
bidoncino e per l'avvio del servizio di
raccolta porta a porta del rifiuto
secco:
VISTI i pareri espressi ai sensi
dell'art. 19 comma 1 del D.Lgs.
267/2000:
CON voti unanimi espressi in forma
palese;
DELIBERA
- di rideterminare, per quanto di
competenza e per i motivi in
premessa, le tariffe TARSU 2010
come da allegato A) che forma parte
integrante e sostanziale della
presente Delibera dando atto che le
tariffe di tutte le categorie vengono
incrementate del 16% rispetto al
2009;
- di dare atto che le tariffe di cui
all'allegato A) vengono iscritte al
lordo dell'addizionale provinciale
istituita dall'art. 19 del D. Lgs. 504/92
che verrà riversata ad incasso
avvenuto alla Provincia di Belluno;
- di applicare, per il solo anno 2010,
una quota una tantum per ogni
utenza di € 20,00 finalizzata alla
copertura dei costi per l'acquisto del
bidoncino e per l'avvio del servizio di
raccolta porta a porta del rifiuto
secco.
La bacheca di Fonzaso
a cura della redazione
9
La Theka
Anno 2010 - N.5
La società allo specchio
di Mario Saccaro
Summer fest!
La Theka di Arsiè
del Comitato Giovanile Arsié
Si svolgerà dal 17 al 20 giugno la XII°
Summer Fest di Arsiè ideata e
promossa dal Comitato Giovanile di
Arsiè. Nata come festa paesana, si è
via via evoluta sino ad arrivare
all'attuale Festa dello Sport associata
al circuito Sport in Piazza. L'intento
del Comitato è quello di coinvolgere
fasce di età sempre più ampie, dando
la possibilità di passare dei momenti
di spensieratezza e divertimento.
La sede della manifestazione sarà la
zona degli impianti sportivi “Gianluca
De Nale”, nella quale si realizzeranno
la maggior parte degli avvenimenti
sportivi e dove verranno installati i
diversi stand gastronomici per
soddisfare ogni tipo di palato.
Le attività sportive svolte sono tante,
e il successo riscosso è sempre
maggiore per ognuna di esse: il
torneo di calcio saponato registra il
tutto esaurito, come il torneo di green
volley e, per i bimbi, il mini rugby. Chi
vuole provare emozioni “forti” si può
cimentare con la discesa su
teleferica, oppure può tentare le
diverse scalate della palestra di
roccia, per non parlare delle
dimostrazioni pratiche dei sub, che si
terranno al lago del Corlo e domenica
verranno trasferite nella piscina
posta nella zona degli impianti
sportivi. Nella stessa piscina ci sarà
anche la possibilità di provare un
percorso in canoa. E se proprio non si
può fare a meno del “brivido” l'attività
dei parapendii può dare una sicura
iniezione di adrenalina. Non possono
mancare i motori, con una
dimostrazione di moto enduro con
possibilità di prova pratica. Se poi si
preferisse affaticare la mente, ma
riposare il fisico, allora la briscola e la
novità del torneo di calcio balilla sono
I bambini alla Summer Fest 2009
l'occasione giusta. Si aggiungono il
golf, il cavallo, il tiro con l'arco e il tiro
alla fune. Non poteva mancare il
Palio delle Frazioni, una vera e
propria novità rispetto alle scorse
edizioni. Ogni frazione avrà la propria
squadra, che parteciperà alle prove
di Briscola, Calcio Balilla, Tiro alla
fune, Corsa con i Sacchi e Duathlon
(staffetta di corsa campestre e
mountain bike). Quest'ultima è
entrata nel circuito composto dalle
gare che si svolgeranno anche ad
Arten, Vellai, Pez e Nemeggio. La
somma dei punti ottenuti in ogni
disciplina determinerà la frazione
vincitrice.
Il venerdì si terrà la seconda edizione
dello “Junior Sport Day”, una giornata
interamente dedicata ai bambini,
che, affiancati da personale
qualificato, da mattina a sera
avranno la possibilità di divertirsi
provando quasi tutte le attività
sportive.
Insomma, con tutto quello che si può
trovare, proprio non si può non
andare alla Summer Fest di Arsiè!!!
info: www.summer-fest.it
10
La partenza del duathlon!
di Debora Nicoletto
Le porte si chiudono con quel rumore
inconfondibile e con la netta
sensazione di essere in una capsula
spaziale. Lui è lì, al comando.
Vo l a n t e g i g a n t e , c a m b i o
prorompente, visuale aperta e quello
specchietto retrovisore che fa di lui il
re del riflesso di molte vite. Mario
Saccaro ha guidato i bus scolastici
per oltre vent'anni e per lungo tempo
nella tratta tra Fastro, Arsiè, Fonzaso
e Feltre. E ritorno. Ha visto
generazioni di bambini crescere in
quel bestione blu, adulti invecchiare,
bambine diventare donne e
marmocchi con le ginocchia
sbucciate indossare la cravatta.
Mario ne ha viste di cose da quello
specchietto: uno spaccato di società
vissuto allo specchio.
Così racconta dei ragazzini che
salivano ad ogni fermata per andare
a scuola, e delle loro dinamiche di
adolescenti in odor di primi amori, di
sconfitte e vittorie sportive, di
delusioni scolastiche e di promozioni
rigeneranti. Orde di ragazzi che ogni
giorno per mesi saltavano, nel vero
senso della parola, sulla “sua”
corriera: chi urlando, chi
timidamente appartandosi in un
angolo, chi lanciandosi in fondo per
fare “casino”.
Dinamiche di una società di giovani
che nel vano di un bus replicavano la
loro vita sociale. E Mario ha subito
capito come fare per gestire, da
quello specchietto, la massa
multiforme alle sua spalle.
“Adocchiavo subito il leader, perché
ci sono sempre persone
carismatiche nei gruppi, e lo
prendevo come riferimento per
gestire gli altri. Osservavo nello
specchietto il succedersi degli eventi
e così capivo chi interpellare per
sedare momenti difficili ma anche
per chiedere il loro aiuto. Ricordo
ancora quando, d'inverno, nei
tornanti per Mellame, la neve
metteva a dura prova la corriera, e
così con un mio cenno, il leader
faceva spostare tutti su un lato per
dargli equilibrio. E tutti insieme, uno
volta debellato il pericolo, lanciavano
un urlo e risate liberatorie”.
La fiducia costruita nel “dare le
spalle” ha portato Mario ad allevare
generazioni ed è per questo che, da
adulti, guardiamo sempre con
malinconia le grandi corriere che
sfrecciano davanti ai nostri occhi.
La Theka
Anno 2010 - N.5
Riflettiamo sul lago del Corlo
di Mario Zancanaro
L'invaso del Corlo
coraggiosi imprenditori hanno
investito in questo periodo sul
turismo, realizzando un paio di
campeggi, qualche ristorante,
pizzerie e ultimamente un albergo
bello e accogliente.
A sostegno di noi abitanti e di tutte
queste coraggiose iniziative, negli
ultimi tempi abbiamo costituito
un'associazione per lo “sviluppo
turistico del lago”, ed assieme
all'amministrazione comunale stiamo
lavorando ad un progetto di una
sistemazione generale di tutte le
sponde del lago. Un primo intervento
è già in fase di esecuzione: si tratta di
un ripristino di circa 600 metri di
sponda dove stiamo realizzando un
parco di circa 1 ettaro di superficie
con due parcheggi ed aree per picnic. Tutto questo ed altri progetti in
lavorazione sono possibili grazie ad
un recente accordo tra Regione
Veneto, Provincia di Belluno ed
ENEL per lo sghiaiamento dei laghi
bellunesi, che pone l'obbligo di
reinvestire tutti i proventi da esso
ricavati nel ripristino delle sponde dei
laghi stessi. Il nostro lavoro, come
associazione e come amministratori
comunali, è di presentare progetti
preliminari, dare indicazioni di
priorità, sollecitare la Provincia ad
elaborarli
e renderli esecutivi,
compatibilmente con le risorse
disponibili dei prossimi anni.
Altre iniziative non meno importanti
stanno maturando riguardo la
cartellonistica.
In consiglio comunale stiamo
valutando il modo migliore per
pubblicizzare il nostro territorio; un
obiettivo, questo, che è sempre stato
una priorità per la nostra
associazione.
Con molte probabilità affideremo a
breve a una ditta pubblicitaria di
Montebelluna il compito di installare
un maxi-pannello elettronico di 4 x 3
metri sul territorio comunale, visibile
dalla statale uscendo dalla galleria.
Attualmente stiamo trattando per
ottenere più spazio e tempo
disponibili a nostro favore.
Scorcio di Rocca d'Arsiè
Non meno importante è l'azione che
portiamo avanti sul capitolo pesca:
un paio di anni fa in concerto con
l'Associazione Liberi Pescatori di
Arsiè abbiamo chiesto il cambio di
categoria delle acque del lago di
Scorcio del lago
Corlo, dall'attuale categoria A alla
categoria B, che non significa un
declassamento del lago ma
semplicemente il collocamento nella
categoria che più gli si addice,
considerata la fauna ittica che lo
popola.
La Regione del Veneto ha recepito la
richiesta e attualmente sta
finanziando e verificando, con
prelievi scaglionati nel tempo, studi
appropriati e tutto l'iter previsto per
un eventuale cambio di categoria.
Altre iniziative nell'anno in corso
sono:
1. continuare l'esperienza fatta
sull'istruzione di pesca ai bambini;
2. organizzare gare di pesca con
barche e pedalò.
Abbiamo anche in programma
esercitazioni di salvataggio con cani
addestrati da parte del soccorso
nautico di Protezione civile agordina.
Siamo altresì disposti a vigilare, per
quanto ci compete, sulla pulizia e sul
corretto uso delle aree di sosta, in
particolare quelle che stiamo
preparando attorno al lago.
_
LaTheka di Arsiè
E dopo oltre 55 anni, io… noi anziani
superstiti ricordiamo in sintesi la
successione degli eventi che hanno
stravolto il nostro paese di Rocca
d'Arsié.
Gli espropri di case e terreni, l'esodo
migratorio per mancanza del lavoro,
sono stati i principali fattori che ne
hanno causato lo spopolamento fino
al 70% e così ci troviamo ora a vivere
in un paese (molto tranquillo) con il
bosco che scende a valle e le acque
del lago che ci mangiano la terra
sotto i piedi. Nonostante ciò alcuni
11
La Theka
Anno 2010 - N.5
Una forgia di acqua e passione
Giochi nell'acqua
di Serena Castelli
La parola ai cittadini
_
12
L'acqua è un elemento che attrae,
contiene, sostiene, accarezza,
avvolge. E' l'elemento femminile per
eccellenza: nutre, collega, è fonte di
vita. Quando ci si immerge, evoca
immagini e percezioni piacevoli ed
aiuta a regredire piacevolmente in
uno stato di benessere sensoriale.
Oltre a tutto ciò, l'acqua è un ausilio
didattico di incredibile efficacia:
facilita la libertà di movimento, grazie
all'assenza di forza di gravità, e
favorisce lo sviluppo intellettivo e
motorio conseguente ad una forte
stimolazione del sistema neuromuscolare. Lavoro ormai da anni in
piscina e dedico molto tempo al
lavoro in acqua con i bambini e i loro
genitori, un'attività dalla quale traggo
ad ogni singola lezione un importante
arricchimento personale ed affettivo.
Giocando nell'acqua, i bimbi
imparano a conoscere il loro corpo e
a sperimentare le proprie capacità
percettive in un elemento a loro
gradito. Sperimentano, apprendono,
si esprimono attraverso i tanti
linguaggi che la libertà dell'elemento
acqua concede a loro. In poche
parole crescono. Oltre a questo
aspetto, in un corso in piscina, si va a
rafforzare la relazione affettiva
privilegiata tra bambino e genitore in
un ambiente riconosciuto come
eccellente mediatore relazionale.
L'acqua, infatti, avvolge, favorisce
l'evolversi di esperienze condivise e
rende ancora più forte quel legame
indissolubile tra neonato e genitore.
Assieme all'acqua, anche il gioco è lo
strumento fondamentale nel mio
lavoro: l'attività ludica, infatti, stimola
la fantasia, lo sviluppo del pensiero
astratto, favorisce la relazione, la
cooperazione, il contatto e il
confronto con l'altro. Giocando
nell'acqua, i bambini imparano a
conoscere il loro corpo e a
sperimentare le proprie capacità
percettive, immedesimandosi in
situazioni piacevoli e fantastiche. Al
di là di tutti i benefici che un'attività di
questo genere comporta, la cosa più
bella è vedere il bambino giocare
assieme al proprio genitore, vedere i
loro sguardi che si incrociano,
riconoscendo un legame fortissimo
che scalda il cuore.
di Nicolas Oppio
Gino, garzone di bottega presso gli
Arboit di Rocca, il suo sogno lo
realizzò nei primi anni 30
acquistando con l'aiuto dei fratelli
l'officina da fabbro di Girolamo
Forcellini. Infatti nel laboratorio
artigiano di Arboit, che con il legno e
con il ferro realizzava splendidi
calessi, aveva imparato a forgiare il
ferro come un vero maestro, e la sua
arte la aveva messa in opera pure
realizzando i tiranti del Ponte della
Vittoria. Poi arrivò la diga del lago del
Corlo. Di acqua sotto il ponte che
porta ad Arsiè ne è passata tanta da
quel 1951, e di tempo anche. Dal
ponte, quando il lago è in secca, si
vede ancora la base di quella che una
volta era una centralina elettrica.
L'acqua del fiume Cismon era
un'importante risorsa, e oltre alla
centralina forniva l'acqua anche ad
un mulino, una segheria, l'officina di
Gino e l'irrigazione di tutti i campi
limitrofi. "Quella era come una zona
industriale, e l'acqua era l'energia",
racconta Giovanni Lira, nipote di
Gino. "Mi ricordo che la segheria era
l'unica che riusciva a lavorare tronchi
della lunghezza di 20 metri, una gran
cosa per l'epoca. Poi c'era la
campagna, e un sistema di
irrigazione che portava l'acqua per
rendere più produttiva la terra".
Gino seppe dalla sorella, che
lavorava da domestica presso
Girolamo Forcellini, detto Momi, che
l'officina era in vendita.
"Fu quasi una confidenza che fecero
a mia mamma", prosegue Giovanni
Lira, "mio zio Gino però non si fece
scappare l'occasione e, aiutato dai
fratelli che partiti dai Giaroni avevano
fatto fortuna in America, acquistò
l'officina".
Gino costruiva e riparava coltelli,
roncole, zappe, picconi, accette,
ramponi, ferri da fieno, ruote di carri e
ogni sorta di attrezzature
indispensabili nella vita contadina. La
sua officina aveva due magli, una
ventola e una mola, tutti azionati dalla
forza dell'acqua.
"Mio papà era un piccolo grande
uomo", aggiunge Renato Lira, figlio di
Gino. "Aveva forza e resistenza, che
uniti ad arte e passione lo rendevano
un vero maestro nel costruire e
enoissap e auqca id aigrof anU
La centralina, su questa zona
sorgeva anche la officina
riparare tutti gli oggetti che venivano
venduti alle famiglie dei paesi
limitrofi, come Mellame, Fastro, San
Vito, Rocca, Rivai e alla ferramenta
di Arsiè". Dopo la guerra le famiglie
erano in difficoltà e i pagamenti
scarsi, e sebbene mio padre usasse
molto materiale di recupero
proveniente dai reperti bellici, perse
del denaro. Tuttavia sapendo che i
suoi attrezzi aiutavano la
sussistenza delle famiglie, non si tirò
mai indietro con nessuno. D'inverno
o quando pioveva, era bello vedere
le persone che si riunivano attorno
lui per vederlo lavorare, e infatti
vedere come dal ferro nascevano gli
attrezzi, era un vero spettacolo".
Poi arrivò la società elettrica, e con
lei la diga del Corlo.
Era il 1951. Con le molte contrade di
Rocca, anche l'officina di Gino se ne
andò.
"Dovemmo demolirla", dice con una
vena di stizza Renato Lira. "Avevo
otto anni, e in quei giorni ero lì ad
aiutare mio papà. Recuperammo le
attrezzature, i travi, tutto ciò che era
riutilizzabile. Per noi fu una gran
perdita e oltre tutto, non figurando
come attività produttiva, ci fu pagata
dalla società elettrica come una casa
civile".
Gino continuò a lavorare il ferro nella
sua casa dei Giaroni. Nel 1952
l'acqua del lago coprì le
testimonianze delle umiliazioni
subite dalla gente che a Rocca ha
vissuto o, come Gino, lavorato. Ma lo
strazio dei cuori di quelle persone,
quello nessuna acqua potrà mai
coprirlo.
auqca'llen ihcoiG
La Theka
Anno 2010 - N.5
Acqua in bocca. Intervista ad un pesce
di Renato Zambelli
arriva gratuitamente a domicilio. “hei,
ti sei imbambolato?” gridò con tono
quasi seccato l'animale…“no, no
figurati… è solo che non mi capita
spesso di parlare con un pesce…”.
“Beh, se è per questo, neanche a me
di parlare con un... - lo interruppi
subito - okay, okay ho capito ma,
scusa, si può sapere perché ce l'hai
tanto con me?”. Il suo tono divenne
leggermente più affabile: “beh, in
realtà non ce l'ho proprio con te; è la
tua razza che non mi entusiasma.
Prendi questo lago, per esempio: in
natura non esisteva. Ad un certo
punto però voi umani avete deciso di
crearlo per produrre energia elettrica
(con la quale, tra l'altro, spesso e
volentieri friggete quelli come noi…)
e, non contenti, ancora piccini, ci
avete riversato nelle sue acque allo
scopo di farci riprodurre per poi
c a t t u r a r c i e q u i n d i
mangiarci...sbaglio?"."No,
certamente…” rispondo con forte
imbarazzo “però… concedimi che c'è
stato anche chi vi ha moltiplicati e…”.
"Sì, sì, la conosco la storia” incalzò il
pesce “…è roba vecchia, duemila
anni fa o giù di lì e…comunque poi
quel Signore lo hanno messo in
croce, no? In ogni caso lasciamo
perdere, in fin dei conti anche a voi
capita di sacrificare qualcuno dei
vostri simili dandolo in pasto ai pesci,
giusto?”. “Giusto - risposi e, con
riacquistata sicurezza, continuai …e poi, il lago, tutto sommato, non mi
sembra una cosa così brutta; voi
pesci mica avreste potuto crearvelo
da soli, no?”. “Noi pesci, tanto per
cominciare, non vi abbiamo chiesto
proprio un bel niente e, comunque,
non saremmo stati così sprovveduti
da gestirlo come voi,
intelligentoni…”. "Che vuoi dire chiesi incuriosito - al di là del mal di
mare che ci fate venire con questi
continui svuotamenti e riempimenti;
ma possibile che non vi rendiate
conto che, in estate, quando siete nel
pieno del flusso turistico, il lago semivuoto fa veramente schifo?”.
(Ogni riferimento a laghi del
comprensorio soggetti a svaso
estivo, è puramente casuale. Ndr).
Quel dannato pesce mi aveva
nuovamente messo in imbarazzo.
“Okay, hai ragione, però concedimi
almeno che quando si parla di pesca
siamo corretti nei vostri confronti…”.
"Senti un po' scribacchino - tagliò
corto il mio interlocutore - come ti ho
già detto, voi mangiate noi e noi
mangiamo voi, okay? Non è questo il
problema. Il problema sta nel come
trattate le nostre acque: sacchetti di
plastica e veleni di ogni genere a gò
gò, quasi non vi riguardasse ma…
scrivi questo sul tuo giornale, uomo:
se la razza umana si estinguesse
improvvisamente, il nostro pianeta
riprenderebbe a respirare come
prima della vostra comparsa. Se il
popolo delle acque, invece, dovesse
morire, allora, il pianeta intero
morirebbe con noi. Hai capito uomo?
Forse non siete così intelligenti".
"Ora comunque mi sono rotto e ti
saluto. Ricorda: se qualcuno ti
chiede di me non dire che mi troverai
alla Corrida il 2 maggio alle 20.30
alla Festa di San Gottardo ad
Arten… acqua in bocca".
Mail: [email protected]
_
TERZO INCONTRO DEI
VIECELI
Sabato 10 Luglio 2010
Programma:
Ore 16.00 Santa Messa a
Meano di Santa Giustina (BL)
presso la chiesetta di San
Bartolomeo appartenente ai
Vieceli di Meano;
Ore 18.00 ritrovo presso la
Birreria di Pedavena (BL) per
una visita guidata della Birreria;
Ore 20.00 cena presso la
Birreria di Pedavena (BL) con
tutti i Vieceli;
Per la Cena e la visita guidata è
richiesta la prenotazione entro il
30/06/2010.
Info e prenotazioni:
Gianna 329-1540287
Franca 0439-56717
Giuliana 328-8311563
mail: [email protected]
Ti aspettiamo, non mancare!
La parola ai cittadini
Cara lettrice, caro lettore, il tema di
questo numero è “specchio riflesso”
che un po' mi ricorda le cantilene di
quando eravamo bambini ma, più
che sia, mi fa pensare all'acqua; il
primo vero specchio naturale che il
buon Dio (forse con un filino di
“cattiveria”) ci ha voluto fornire. Lo
specchio che fu implacabile boia di
Narciso, il quale non seppe resistere
alla sua attrazione al punto di caderci
dentro trovandovi la morte. Uno
specchio che col suo riflesso
ingannevole, nasconde tutto un
mondo che vive all'interno di esso.
L'altra sera, un amico al quale avevo
confidato l'argomento che sarebbe
stato trattato in questo numero, mi ha
detto: “ perché non racconti il punto di
vista di un pesce? In fin dei conti… ha aggiunto - non è molto diverso da
noi: anche lui nasce per lottare tutta
una vita con l'intento di sconfiggere la
morte…”. Oddio…effettivamente è
un tantino riduttivo come punto di
vista ma non v'è dubbio che il
ragionamento non faccia una piega.
Ad ogni buon conto, l'idea di
raccontare il punto di vista di un
pesce mi piaceva ma come potevo
fare? Ovvio, come farebbe chiunque
in un caso come questo: chiedendo
lumi direttamente ad un pesce!
Così mi sono recato sulle sponde di
un lago artificiale non lontano da qui
(non mi chiedere il nome del lago, è
una questione di deontologia; non
posso rivelare le mie “fonti”) e,
pazientemente, ho atteso che
qualche pesce mi degnasse della
sua attenzione.
“Heilà, dico a te… sei mica quel pirla
che scrive su La Theka, per caso?”.
Mi guardo attorno stupito e un poco
perplesso…una testolina liscia
spuntava dall'acqua: “porca miseria esclamo - una trota che parla!” e
quasi ad eco: “va beh, capirai…ha
parlato un mona che scrive…”. Sono
rimasto in silenzio per un lungo,
interminabile istante; non volevo dire
qualcosa che potesse
compromettere l'intervista e, allo
stesso tempo l'idea di farmi dare del
mona da una trota, un po' mi
disturbava. Ero inoltre incuriosito dal
fatto che una trota potesse leggere
La Theka ma, onde evitare di farmi
dare del mona un'altra volta, ho
preferito glissare; tutto sommato il
lago è situato all'interno del
comprensorio nel quale La Theka
13
La Theka
Anno 2010 - N.5
Minerale o
del rubinetto?
Pesci fuor d'acqua
di Elena Polesana
di Elisa Trimeri
La parola ai cittadini
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Bacino 11: scritto così sembrerebbe
un titolo di un romanzo di Moccia o un
sms d'amore. Invece è l'area
topografica dove scorrono le acque
provenienti dai comuni di Arsiè,
Fonzaso, Lamon e Sovramonte. Ci
sono il Senaiga, il Cismon, il Levica,
l'Ausor e altri torrenti che scappano
giù dai monti, rapidi, lasciandosi alle
spalle rocce e boschi per arrivare al
lago del Corlo e poi, con rimbalzi e
salti lontani, anche al mare. Per
saperne un po' di più di fiumi e di
acque intervisto Aldo Dalla
Gasperina e Giorgio Furlin, da diversi
anni pescatori per passione. E' il
primo giorno di pesca (1 marzo), è
quasi mezzogiorno e hanno ancora
gli stivali addosso: “Ma la giornata
per noi pescatori -raccontano- è già
finita: si inizia presto a gettare la
lenza, le prime luci del giorno sono il
momento migliore e quando il sole è
alto si torna a casa”. Iniziano a
raccontarmi del pescato: “Dalle
nostre parti si trovano tre tipi di trote:
fario, marmorata e ibrida. Poi ci sono i
lucci e i barbi canini, che però non si
possono pescare. Nei laghi invece si
trovano anche tinche, alborelle,
carassi e cavedani”. Per acciuffare
anche uno solo di questi tesori di
fiume, oltre 650 pescatori si danno
appuntamento al Bacino 11 da marzo
a settembre. Mi spiegano Aldo e
Giorgio: “Il nostro è un bacino
frequentato, c'è gente che viene
anche dai comuni limitrofi a gettare le
lenze: uomini, qualche donna e dei
bambini, che imparano dai genitori la
pazienza di chi pesca con i piedi a
mollo nel Cismon”. Sull'orario
migliore per pescare i due non si
trovano d'accordo: “Dipende da
quando sorge il sole”-dice uno-“E da
quando ti scappa la pazienza!”
aggiunge l'altro. Se da un lato, infatti,
la pesca è regolamentata da norme
rigide che sanciscono le quantità e le
misure degli animali, dall'altro la
possibilità di acciuffare una trota o
una tinca non è assicurata da nessun
regolamento. “Adesso poi - racconta
Giorgio - la quantità d'acqua nei
bacini è sensibilmente calata e anche
gettare l'amo è diventato più difficile”.
Si arrampica su spiegazioni tecniche
e cerca di spiegarmi le regole del
gioco: “ogni iscritto ha un libretto: un
pallino per la specie presa, un segno
per la zona, un quadrato per la
I pescatori Aldo Dalla Gasperina
e Giorgio Furlin
dimensione… tutto questo serve per
assicurare il ripopolamento e non
privare il fiume di risorse preziose”.
Poi ripiega il suo tesserino tutto serio,
come uno studente dopo un brutto
voto e gli occhi guardano indietro, ai
tempi in cui ci si arrotolava i pantaloni
al ginocchio e si lasciavano gli
scarponi ad aspettare sulla riva:
“Quando ero ragazzo c'erano un po'
di superficialità e leggerezza in più
anche nel pescare: si andava con
una forchetta attorno ai sassi in
mezzo al torrente e si aspettava che
qualche trota si affacciasse dal suo
rifugio. Una volta ho perso le scarpe
per colpa di questo metodo pirata:
ero nel mezzo del fiume ed ho sentito
arrivare la Guardia forestale: me la
sono data a gambe! Per paura di
essere preso ho lasciato lì anche gli
scarponi! Bisogna far iudithi anche
quando si pesca. In passato è
capitato che qualcuno ci provasse
usando la corrente elettrica:
attaccavano un filo con un uncino ai
cavi dell'alta tensione e mettevano
l'altra estremità nell'acqua. E' un
sistema pericoloso: i pesci
rimangono storditi, ma ci son stati dei
ragazzi che ci ha rimesso le penne”. I
due si danno di gomito e tacciono:
sulla frazione di provenienza di
questi temerari, i due pescatori non si
fanno sfuggire una parola. Muti come
pesci.
L'Italia si piazza ai primi posti, a
livello mondiale, per il consumo di
acqua minerale con circa 200 litri pro
capite annui e una distribuzione
fortemente capillare, tanto che
questo bene è presente nel 98%
delle famiglie (dati Eurisko). Altro
dato interessante (e poco
comprensibile considerate le
crescenti difficoltà dei consumatori a
far quadrare i bilanci) è che
l'adozione dell'acqua minerale
comporta una spesa aggiuntiva, ed
inutile, di circa 300 euro l'anno.
Eppure l'acqua del rubinetto, in gran
parte del Paese, è di buona qualità:
la presenza di cloro, che tanto a
lungo l'ha resa poco gradevole al
gusto, ormai è scomparsa quasi
dappertutto. Inoltre, le indagini di
Altroconsumo hanno promosso
l'acqua di rubinetto, sotto il profilo
organolettico, praticamente in tutta
Italia.
Ma gli italiani continuano a preferirle
l'acqua minerale nonostante
abbiano a disposizione, e per giunta
a costo zero, l'acqua del rubinetto
“batteriologicamente pura”. Incide
indubbiamente, nella scelta, il potere
di convincimento delle aziende
produttrici di acqua in bottiglia che,
grazie a imponenti investimenti in
pubblicità, marketing e in
comunicazione, hanno creato un
immagine per questo prodotto
all'insegna della salubrità e del gusto
promuovendolo così a una sorta di
obbligo sociale. Per contro l'acqua
minerale ha trovato scarsa
resistenza da parte delle varie
amministrazioni che si sono limitate,
in alcune città italiane, a episodiche
e fugaci iniziative di grande impatto
mediatico ma di scarsa
conseguenza a livello della prassi.
Sarebbe invece necessario un
impegno serio, com'è accaduto ad
esempio a Londra, dove nel 2008,
l'allora sindaco, Ken Livingstone,
invitò i suoi concittadini a consumare
l'acqua di rubinetto, perché in tal
modo: “risparmierete soldi e
aiuterete a salvare il pianeta.
Bevendo meno acqua in bottiglia,
possiamo ridurre le emissioni di
anidride carbonica causate dalla
produzione e dal trasporto,
riducendo anche il problema dello
smaltimento delle bottiglie usate."
La Theka
Anno 2010 - N.5
di Giuseppe
Lira
Alzi la mano chi da giovane non è mai
stato al Cismon per pescare, per
prendere il sole, per scorrazzare con
il motorino, per fare una passeggiata.
Lasciamo la macchina poco dopo il
ponte, appena prima di Frassenè e ci
inoltriamo per il sentiero che
costeggia l'argine del fiume. Si
intravedono ancora i resti del vecchio
ponte (quello prima dell'alluvione del
1966) e ci facciamo strada in mezzo
alla vegetazione. Dopo dieci minuti di
cammino si arriva in un boschetto
bucolico, con fiori primaverili che
stanno per sbocciare, con i pini e con
l'erba che sta per diventare verde. Il
sentiero porta sopra l'argine del
fiume e ci sediamo sulle panchine
ammirando il Cismon dall'alto,
ascoltando il rumore del fiume e
osservando una turista mentre legge
un libro. Riprendiamo il sentiero ed
incontriamo la prima stazione del
percorso vita. Proseguiamo
costeggiando il condotto di
irrigazione ancora funzionante. Molto
bello questo tratto, con l'acqua del
condotto che scorre da un parte, il
Cismon dall'altra e i primi uccellini
che cinguettano. Ad un tratto
incrociamo gli amici cacciatori che
addestrano i cani. Vediamo che la
valle si fa sempre più stretta e il
Vallorca si avvicina a noi sempre di
più, ma improvvisamente arriviamo
in un prato verdissimo dove troviamo
i giochi per i bimbi ed alcuni barbecue
fumanti. Una meraviglia!
Oltrepassata l'area verde iniziamo ad
intravedere la dighetta e, per
raggiungerla, dobbiamo passare tra
roccia ed acqua per sbucare di fronte
allo splendido ponte di legno
pedonale. Al di là vediamo pescatori
e molta altra gente che legge, prende
il sole e si rilassa. Torniamo indietro
per una strada di campagna, lungo la
quale sono visibili dei cartelli. Un
lavoro splendido fatto di tavolozze di
legno che danno il nome alle piante
che costeggiano il sentiero.
Leggendoli scopriamo la differenza
tra un carpino ed un pino, tra un
nocciolo ed un tiglio. Il Cismon vi
aspetta per una bella passeggiata.
Lascio a voi capire la differenza tra
realtà e sogno, come vi lascio la
possibilità di fare diventare il sogno
realtà.
nomsiC led evir elluS
L'acqua e il fuoco, l'energia dalla natura.
Il Fabbro del Castel
di Diego Toigo
L'acqua e il fuoco si possono
mescolare usando l'ingegno. Questa
non è la storia di un mago o di un
alchimista ma di un abile artigiano
che per molti anni facilitò il lavoro ai
suoi paesani con gli arnesi che
uscivano dalla sua forgia. Questa è la
storia di Fausto Toigo, l'ultimo fabbro
della contrada Castel di Arten.
Mentre sulla fornela borbotta un caffè
dal sapore antico, la moglie Angiolina
e il figlio Sandro mi raccontano che
prima dell'officina c'era stato un
casel, che poi ai primi del '900 venne
convertito in una fucina da Demetrio
Simonetto, meglio conosciuto come
Metro Pit, che poi la lasciò a Toni, il
padre di Fausto. Sfogliando le
gustose pagine di “Vita Grama” di
Florindo Simonetto, si trova la
testimonianza della nascita
dell'industria metallurgica arteniese.
La prima officina in effetti fu quella del
Castel, ma in seguito ne vennero
installate altre due. Una si trovava in
via San Rocco ed era quella di Nani
Bonìgol (Giovanni Toigo, il fratello di
To n i ) : q u e s t o s t a b i l i m e n t o
funzionava ad energia elettrica, il
progresso arrivava ad Arten! L'altra
officina era quella di Zefiro Cit (Zefiro
Muraro) che aveva la forgia che
funzionava ad energia sanguinea: a
forza di braccia!
Lavorando al maglio
Archivio "I Fondasìn"
Ma torniamo all'officina del Castel:
qui Toni installò una grande ruota di
legno che sfruttando la forza
dell'acqua della rosta faceva
funzionare un grande mail (un maglio
che non centra niente con la posta
elettronica!). Angiolina ricorda che
questo mail di legno batteva così
forte che le vibrazioni facevano
scivolare le tegole del tetto. Toni
trasmise la sua arte al figlio Fausto
che fece di questo lavoro una
autentica passione: con vero spirito
imprenditoriale rinnovò
completamente l'officina installando
La fucina del Castel nel 1963
Archivio "I Fondasìn"
una turbina in ferro al posto della
romantica ruota in legno che, una
volta smantellata con tanta fadiga,
diede legna da ardere per un anno
intero! Fausto sostituì anche il
vecchio mail con uno in ferro e, poco
a poco, ingrandì l'officina con nuovi
macchinari tutti azionati dall'energia
dell'acqua da cui uscivano arnesi di
tutti i tipi: manere, falci, zappe e tanti
ferri di cavallo. Fausto non era solo
abile a plasmare il ferro, ma sapeva
lavorare bene anche il legno e così
iniziò a costruire carri. Il lavoro più
duro di tutti, ricorda Angiolina; per un
carro ci voleva più di un mese di
lavoro e che mal de schena!! Ma non
sempre si può controllare la forza
della natura, e Angiolina ricorda
benissimo anche i terribili giorni
dell'alluvione del '66 quando la
piccola rosta, che dal Canalet
scende attraverso via Molini e via
Monar, diventò un'onda di una forza
incredibile: “Il Canalet era diventato
un grande lago, la strada di via Molini
venne completamente portata via e
l'acqua mi entrò in tutta la casa fino a
un metro di altezza, l'officina venne
completamente allagata. Io,
disperata, chiesi a Fausto - e adess
fone che? - e lui con grande forza
d'animo semplicemente mi rispose: meton a posto e andon avanti!".
L'alluvione si portò via anche
l'abbeveratoio che si trovava sopra
l'officina, dove per anni si erano
dissetate le mucche delle contrade
vicine. Dopo aver sistemato i danni
Fausto continuò con la sua attività. Il
ferro se lo procurava da un rigattiere
che raccoglieva ferro vecchio. In
quei tempi si faceva davvero la
raccolta differenziata e si riutilizzava
tutto. L'evoluzione tecnologica portò
Fausto a realizzare i suoi carri
completamente in ferro e nell'ultima
parte della sua carriera si dedicò
anche a costruire barc, i tipici fienili
piramidali che ancora oggi troviamo
dispersi nelle campagne.
Uno sguardo al paese
Sulle rive
del Cismon
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La Theka
Anno 2010 - N.5
Acque
scure
Uno sguardo oltreconfine
di Fabrizio
Bassani
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Il Brenta, prima di buttarsi in Adriatico
e prima di bagnare la pianura, si
esibisce in un avventuroso viaggio
attraverso le vallate prealpine. Le sue
prime acque si raccolgono in un
modesto ruscelletto nella regione dei
laghi di Levico e Caldonazzo.
Lambisce i portici di Borgo e poi corre
silenzioso per l'ampio solco della
Valsugana. La grande incisione
valliva fu opera degli antichi
ghiacciai, il contributo erosivo del
fiume è stato sempre piuttosto pigro.
Il suo bacino idrografico spazia da
Cima d'Asta al Lagorai. Le cose
cambiano radicalmente nei pressi di
Primolano. Il fiume entra nel Canale
di Brenta. Un territorio angusto,
incassato fra l'altopiano di Asiago ed
il massiccio del Grappa. Congiuntosi
col Cismon e attraversata la conca
feltrina affluiva quindi al Piave.
Successivi movimenti tettonici
portarono all'innalzamento della
parte settentrionale del Grappa e gli
preclusero questa via. Lo
obbligarono, quindi, a erodersi il
percorso attuale. A questa relativa
“giovinezza erosiva” è legata
l'angustia del Canale. Ma un altro
fattore è sempre stato ugualmente
importante. Nell'area del Canale,
diversamente dalla Valsugana, i
rilievi montuosi ai lati sono formati da
rocce carbonatiche in cui è presente
su vasta scala il fenomeno carsico.
L'acqua penetra in profondità e
alimenta una misteriosa rete
idrografica sotterranea. Riappare
concentrata in pochi punti di
risorgenza a fondovalle. I fianchi del
Canale non presentano acque
superficiali rilevanti. Le risorgenze
carsiche sono, viceversa, fra le più
importanti d'Europa. I Fontanazzi di
Cismon, il Subiolo, l'Oliero, i
Fontanazzi di Solagna. Acque scure
e profonde in cui non è facile
specchiarsi. Solo le anguane e le
strighe sembra ci riescano. Il Brenta
accetta paziente anche queste
acque inquietanti. Le poche volte che
si è rifiutato è stato severamente
punito. Altre volte stritolato con le
muraglie di cemento armato o
scorticato dalle ghiaie nel suo letto.
Cose turche. Meglio stare tranquilli,
prima o dopo si arriva al mare.
Riflessi del nord:
l'IKEA e i suoi mille volti allo specchio
di Cosetta Trizio
Avevo bisogno di una scrivania:
semplice, lineare, con una
cassettiera porta oggetti e
soprattutto… e c o n o m i c a. Quando
hai un problema e ti manca qualcosa,
IKEA risolve! Così, detto e fatto, con
la speranza nel cuore prendo la
macchina per dirigermi alla meta.
Dopo un'ora di strada finalmente
vedo l'insegna più amata dagli
italiani, che svetta in cielo come una
bandiera di benvenuto. Mi sento
parte di quell'entusiasmo collettivo,
che mi contagia un passo alla volta.
Raggiunto l'ingresso principale si
apre un mondo pieno di luci e colori
che mi tentano subito come le sirene
di Ulisse. Eccolo il “sogno Ikea” che
piano piano si impadronisce del mio
essere, trascinandomi nell'onda di
emozioni fatte di 'compensato'!
Comincia così la caduta verso la
perdizione e cedo di fronte alle
lusinghe e al canto ammaliatore dei
prodotti esposti. Afferro avidamente
un vasetto di vetro, qualche candela
profumata, plaid, cuscini,
asciugamani dalle tinte accese, un
tappetino per il bagno…Mi soffermo
infine di fronte alla parete di specchi
in vendita, e in pochi secondi la mia
immagine felice e soddisfatta viene
proiettata in tutte le superfici
riflettenti. Non sembro più io, c'è
un'altra me stessa al di là del vetro
delle illusioni, distorta dalle luci
appariscenti, dalla scenografia
posticcia eppure ben congeniata,
confortevole e accogliente come una
seconda casa. Ti senti quasi protetto
tra queste mura, perché qui si può
trovare ogni cosa, spendendo poco.
Il bello dell'Ikea è che puoi
tranquillamente passare in rassegna
tutti i prodotti esposti, provarli, tastarli
con mano, sederti, prendere misure,
addormentarti, senza che nessun
commesso venga a chiederti di cosa
hai bisogno. Così passo tra un tavolo
e l'altro, indisturbata, provando il
comfort delle poltroncine, sentendo
al tatto la resistenza dei
materiali…Beh! Chiudo un occhio di
fronte all'angolo leggermente
scheggiato del ripiano e alla qualità
dei materiali; ma siamo all'Ikea e qui
tutto è fatto per apparire, per
sembrare qualcos'altro, per attirarci
con il suo design innovativo e
moderno, con i colori giovanili, con il
prezzo alla portata di tutti. Alla fine
scelgo la scrivania giusta da mettere
in camera e finalmente posso
andare verso la cassa a ritirare il
prodotto ben impachettato. Mi sento
una ragazza alla moda, perché
anch'io seguo la tendenza del
momento; anch'io come tutti ho
acquistato Ikea, quindi sorrido e mi
sento soddisfatta.
Arrivata a casa mi aspetta il lavoro di
montaggio. Ho la stessa sensazione
di quando apro l'ovetto Kinder e mi
chiedo come tanti pezzi possano
essere compressi in così poco
spazio. Davanti a me giace inerme lo
spettacolo disordinato di uno
scheletro, le cui parti composte di
assi, tavole, rotelle, cassetti,
aspettano di essere
opportunamente rimesse insieme da
mani abili e capaci. Un'operazione
quasi chirurgica che necessita di
pazienza e meticolosità. Beh, dopo
quasi tre ore di duro lavoro,
finalmente riesco a completare
l'opera. La scrivania è montata e io la
guardo con soddisfazione mista ad
orgoglio: questa creatura è opera
mia. Manca solo da inserire il
cassetto e poi sarà finita davvero.
Non si può immaginare la
frustrazione che si prova quando
l'ultimo pezzo della tua opera non ne
vuole sapere di combaciare con gli
altri. Il cassetto appena inserito è
rimasto incastrato! Il panico e l'ansia
mi assalgono e subito vengo
posseduta da un'idea distruttrice.
Ma proprio mentre sto per scagliare il
martello contro quel maledetto
mobile, ecco che inizio a guardarlo
con interesse, da una prospettiva
nuova: in fondo di cassetti ne ho tanti
in casa, se anche uno non si apre
non è certo un dramma. Sarà un
segreto da tenere chiuso per
sempre. Un insignificante dettaglio,
dopotutto! Un piccolo neo in un bel
viso sorridente. Posso finalmente
andare a letto tranquilla, con l'animo
sollevato, e il mio “sogno Ikea” che
mi cullerà per tutta la notte (e i giorni
a venire). Sì, il mondo Ikea è bello
anche così; pezzi riflessi da mettere
insieme!
isselfir itlov ellim ious i e orucso OIVVO'l :dus led auqca'd ihccepS
La Theka
Anno 2010 - N.5
Il mare
in un caffé
Croce e delizia dei Mùc
di Michele Polesana
ginocchia anni dopo, adesso che
sentono nelle giunture i capricci del
tempo. Croce di quelli che si son
presi il loro bello spavento, per non
parlare dei danni, quella volta, 4
novembre 1966, che le roste han
messo su una faccia davvero cattiva,
e lo Stizzon, a Santa Lucia, invece di
far la sua solita curva e tirare dritto,
sembrava volesse arrivare fin dentro
al paese.
Delizia un po' anche dei ragazzini
della mia generazione, anni Ottanta,
quella del riflusso. Ore passate alla
piccola fonda dopo il mulino Stien, a
guardare i pesci. L'avvistamento vero
o presunto di una trota, invece che di
un marson, valeva da solo una
giornata intera.
Cosa siano oggi le roste di Mugnai
invece non lo so. Le carte mi
sembrano caute nel tratteggiare il
futuro del paese, memori forse di
qualche scelta edificatoria poco
felice degli ultimi anni. Le abitudini di
un tempo non ci sono più, e anche di
quelle meno remote mi sembra di
aver perso la traccia: passando ogni
giorno per il Musil mi dispiace di non
vedere ragazzini in equilibrio sulla
loro bici a scrutare nell'acqua la
presenza delle trote.
In fondo diceva quel filosofo che non
ci si può bagnare due volte nello
stesso fiume, e mi pare di aver capito
che le cose vanno avanti, e che una
nostalgia fine a sé stessa, incapace
di guardare verso il futuro, non aiuta a
farle andare avanti bene. Però credo
anche di aver capito che le cose
hanno il nome che hanno per un
qualche motivo, e che provare a
ricordarselo non sia un arido
esercizio mnemonico. Se Mugnai è
stato battezzato dall'acqua come
paese dei Muc, qualcosa vorrà dire.
Non tenerne conto sarebbe, più che
giusto o sbagliato, poco avveduto.
Diciamo che sarebbe da marsoi.
Nella Trieste della metà
dell'Ottocento passeggiavano
scrittori ed intellettuali come Joyce,
Svevo e Kafka. Essi percorrevano il
lungomare e riflettevano sui propri
scritti e teorie poetiche, si
radunavano in un locale caldo e
accogliente, sorseggiando caffè
nero e fumando un sigaro. Questo
punto di ritrovo per intellettuali era il
Caffè degli Specchi, un autentico
salotto per intellettuali incastonato in
Piazza dell'Unità. Caffè storico, ove
gli specchi sono lastre che ricordano
i fatti accaduti nell'Europa
dell'Ottocento. Sono dunque
“specchi storici”, monumenti che
portano l'effigie di un'Europa
passata, ma sono anche specchi
che hanno riflesso grandi pensatori,
artisti e scrittori durante lunghe ore di
studio o svago, ma non solo. Essi
riflettono il mare, lo lasciano entrare
nel locale e far parte della vita
cittadina. Trieste, città sul mare,
ospita un Caffè letterario che diviene
un riflesso di luce marina, un locale
che ripropone le atmosfere parigine
di "fin de siécle", spesso
rappresentate dai quadri di pittori
impressionisti come Manet o Degas.
Caffè degli Specchi, non un
semplice locale di ristoro, che
rappresenta un luogo suggestivo e
storico al tempo stesso. Tutt'oggi si
possono ammirare degli specchi
superstiti, appesi alle pareti a
raccontarci la Storia, oggetti
immutati che permettono al mare di
prolungarsi, di lasciar riflettere la
luce e di far durare la giornata più a
lungo. Suggestione? Il Caffè degli
Specchi di Trieste sembra rendere
possibile un incanto, sensazioni ed
emozioni passate vive ancor oggi.
Sarà forse il potere del continuo
riflettersi dell'acqua sugli specchi?
Acqua che scorre invariabile nel
tempo, eppure in continuo divenire.
FONZASO (BL)
Via Mengotti 4, Tel. e Fax 0439 56796
FELTRE (BL)
Via C. Rizzarda 4, Tel. 0439 89276
TRANSACQUA DI FIERA DI PRIMIERO (TN)
Viale Piave 42
TRICHIANA (BL)
presso centro commerciale INCON
Uno sguardo oltreconfine
Mugnai, paese dei Muc dalle pance
gialle. Forse per assonanza tra il
nome del paese e quello dialettale di
questa specie di rospo. Sicuramente
per la presenza così pervasiva
dell'acqua: le Maore e il Musil ma
anche tutto quell'insieme di roste che
scorrono, oggi più che altro
incanalate nel sottosuolo, su tutto il
territorio del paese e che si
moltiplicano a ogni pioggia un po' più
abbondante.
Una presenza consacrata anche
dalle carte. “Ambito di risorgiva”, sta
scritto su quella della fragilità
territoriale del Comune di Feltre. Ma
anche “area esondabile”, individuata
da una specie di ovale che tira dentro
un po' di paese e un po' di campagna:
metà del centro storico e altre parti
consistenti di Mugnai, tra le Canture
e la Culiada, e anche al di là, soggetto
a inondazione. Come sa benissimo
chi ci abita, nell'area esondabile,
anche senza il riscontro delle carte.
Le roste di Mugnai, croce e delizia dei
Muc. Delizia di quelli che ci facevano
il bagno sembra passato tanto tempo
e invece è questione di una
generazione e “ocio ale porte
bastarde”, che lì l'acqua è davvero
alta. Di quelli che andavano a pesca
di trote, gamberi di fiume (bestia
delicata, che vive solo in acque
pulite), di marsoni che si facevano
catturare a mani nude (pesci ben
poco furbi, almeno quanto le persone
che si son beccate quell'appellativo lì
-marson-, e forse gli è andata ancora
bene, visto che da altre parti lo stesso
pesce lo chiamano “scazzone”). Di
quelli che con l'acqua gelida della
rosta, incanalata dentro il casel, ci
mantenevano il latte.
Croce delle mani ghiacciate delle
donne che nelle roste, in quelle di
campagna e in quelle di paese,
risciacquavano i panni dopo averli
puliti con la lissia, e delle loro
di Elisa
Da Rin
17
La Theka
Anno 2010 - N.5
La Theka ad Arsiè?
La protezione civile di Fonzaso
Spazio alle associazioni
Intervista al Presidente Attilio Dalla Corte
di Francesco Susin
18
In questi ultimi tempi si è sentito
parlare molto della Protezione Civile.
Il Dipartimento della Protezione
Civile è l'organo nazionale che in
Italia si occupa della previsione,
prevenzione e gestione degli eventi
straordinari.
Anche a Fonzaso quindi c'è un
gruppo di volontari della P.C.?
"Ogni comune è dotato di una
squadra o più di volontari, che hanno
molteplici compiti, dal monitoraggio
del territorio al controllo e al
reperimento di informazioni ecc. In
c a s o d i c h i a m a ta p e r ò tu tti
convergono presso la sede centrale
della P.C. della Sezione Alpini di
Feltre."
Che cosa vien fatto per addestrare
i volontari e per dar loro una
maggior capacità di intervento?
"Ogni volontario partecipa ai corsi
base e avanzati organizzati dalla
Regione Veneto. Esempio: Corso per
Ricerca persone scomparse, Corso
al corretto uso dei mezzi fuoristrada,
Corso di primo intervento per
Terremoti, Corso montaggio tende,
Corso cucina, Corso Antincendio,
ecc."
Quali attrezzature sono state
messe a disposizione del gruppo
comunale?
"Noi attualmente siamo dotati di
attrezzatura cosiddetta leggera, cioè
abbiamo una serie di attrezzature
che vanno dalla motosega al
decespugliatore, al generatore di
corrente, alla tenda, alla motopompa.
Ogni volontario e attrezzato
singolarmente con idonea dotazione
di protezione individuale, in base alla
propria specializzazione. Ci
servirebbero un mezzo per trasporto
dei volontari e del materiale, due
tende con brandine, due motopompe
leggere, una colonna faro. Mi fermo
per non allarmare."
A Fonzaso vi è anche un gruppo
dell'ANA: quali rapporti ci sono tra
i due gruppi?
"Siamo una costola degli alpini, in
quanto è demandata a loro
l'organizzazione della P.C.; per
essere un nostro volontario devi
esser socio Alpino o Amico degli
Alpini."
Quali prospettive vi sono per il
volontariato civile?
"Si dice che presto sarà ricreata una
sorta di leva obbligatoria per un
periodo ridotto di tempo. In attesa, le
nuove leve arrivano dagli Amici degli
Alpini. Mi rammarico solo che pochi
giovani si avvicinino al mondo del
volontariato della P.C. a differenza di
realtà viste in altre parti d'Italia."
Come sono costituiti i due gruppi
di Fonzaso e Arten?
"Le squadre all'interno del comune
sono due: Fonzaso e Arten,
composte di 15 volontari a Fonzaso e
18 volontari ad Arten. La sede
operativa è unica e si trova presso il
Centro del Volontariato di Fonzaso."
Siete assicurati quando
intervenite o partecipate alle
esercitazioni? Avete dei rimborsi
spese?
"Ogni volontario è assicurato,
l'assicurazione risponde solo in caso
d'impiego del volontario, cioè
esercitazione o intervento. Vengono
risarcite le sole spese di viaggio, cioè
il carburante. Ma solo in caso di
interventi (per esempio il terremoto
dell'Abruzzo). Il volontario, e già la
parola lo identifica, è libero di
decidere se andare o restare in caso
di chiamata. Nel momento in cui un
volontario dimostra che, a seguito di
più chiamate, non si è reso
disponibile, viene invitato a lasciare
la P.C.; non siamo comunque
obbligati a lasciare il nostro lavoro. Il
discorso qui necessiterebbe un
approfondimento. Concludo dicendo
che la P.C. è aperta a tutti senza
distinzioni. Chi entra a far parte della
nostra famiglia deve solo avere un
grande spirito di adattamento, sarà
ripagato con grandi soddisfazioni."
di Gianantonio Campigotto
Tel. 0439 5010
Vieni a tentare la fortuna!
Rinati nella luce
di Lorena Simonetto
“Acqua fonte di vita, acqua che
disseta nell'arsura, acqua dolce…
acqua salata, io sono l'acqua amara,
l'acqua del ricordo, l'acqua che ha
fatto da complice a giochi grida
piccole innocenti prese in giro, sono
stata specchio per coloro i quali mi
hanno guardata, sfidata, domata.
Porto con me altrove le loro
immagini, scappo da un luogo ormai
segnato. Gli anni sono trascorsi e mi
faccio specchio per un volto segnato
dal tempo, che non passa mai
abbastanza velocemente. Sono
specchio per occhi di madre che
ancora oggi mi guarda, e rassegnata
sussurra “Perché?”. Io taccio, mi
limito ad essere riverbero, ma come
tutti gli specchi rifletto solo ciò che si
vuole vedere: Acqua amara.”
Sono trascorsi quasi diciannove anni
dal giorno in cui Alessandro
Camazzola è rinato nella Luce. Già,
non morto, rinato; beh, qualcuno
potrebbe definirle parole di
consolazione, illusioni, affinché il
continuare sia meno penoso.
Ebbene, si può forse trovare più
conforto nella parola morte?
Nel 1996 abbiamo fondato
l'associazione di volontariato
“Giovani Rinati nella Luce”.
Durante una Santa Messa che si
svolge ogni anno la seconda
domenica di gennaio, a Fonzaso,
vengono letti circa seicento nomi di
ragazzi che prematuramente hanno
lasciato le loro famiglie per rinascere
in Dio.
Lo scopo della nostra associazione
non è quello di prestarsi cleanex
vicendevolmente ma quello, per
quanto sia possibile, di donare un
sorriso, un sogno, una speranza a
coloro che più ne ha bisogno. Infatti,
prima, durante e dopo la
Celebrazione vengono raccolti fondi
che ogni anno sostengono iniziative
diverse ma pur sempre benefiche e
avente comun denominatore
bambini o giovani in difficoltà.
Sì, piccole gocce d'acqua in un mare
di bisogni…acqua amara che
diviene sostanza vitale. Lo specchio,
sì, riflette la stessa immagine che gli
si pone dinnanzi ma all'opposto, così
dall'immagine del dolore nascerà il
riflesso per la gioia.
Info: tel. 0439 56426 - 0439 5226
La Theka
Anno 2010 - N.5
di Walter Moretto
Uno dei nomi più gettonati è "Acqua
ciàra". Così vorrebbero battezzare la
nascente cooperativa di Grigno
Valsugana Fabrizio ed Elisa, da anni
impegnati nella difesa e promozione
del territorio, una ricchezza da
gestire e conservare. Fabrizio è
anche il rappresentante del sodalizio
(ora nascente associazione) del
Covolo di Butistone ed Elisa la vicepresidente dell'Ass.ne Tagliata della
Scala, due dei siti che la cooperativa
vorrebbe andare a gestire. Ci sono il
Forte Leone di Cima Campo,
l'Altopiano della Marcesina e
appunto, un giorno, la Tagliata della
Scala (or ora beneficiata di un
finanziamento regionale per il suo
recupero). Le gestioni saranno in
accordo con i Comuni proprietari,
per cui la nascente cooperativa sta
coinvolgendo i municipi di Cismon
del Grappa, Arsié, Grigno, Enego.
Componente fondamentale, ed
anche finanziatore del progetto, è la
Cassa Rurale della Valsugana, che
fa parte del gruppo costitutivo della
cooperativa. In più ci siamo noi,
associazioni di volontariato cariche
di specchi di cultura, volontà,
passione per quel che ci sta attorno.
La cooperativa cerca quindi guide
per visite guidate ai luoghi che
verranno gestiti. Verranno svolti
corsi di formazione per cui non è
necessariamente richiesta
esperienza specifica. Correte, i posti
son limitati! Mail: [email protected] cel. 329 2269381
Particolare del Forte Leone di Cima
www.forteleone.it
Diamanti di vita
Intervista a José Romero Velo
di Walter Moretto
Tenacità e durezza. Sono due
caratteristiche del diamante, uno dei
materiali più apprezzati al mondo per
la sua bellezza, per le sue qualità
chimico-fisiche e per l'esaltazione
metaforica che poeti d'ogni luogo
hanno saputo afferrare e
condividere. Diamante tenace,
specchio dai mille colori d'anime
lontane che han saputo tornare a far
del bene ai propri paesi e diamante
duro, strumento di lavoro di quelle
vite ritornate nelle nostre terre.
Un tempo c'erano i Panéti di Arten,
emigrati negli anni '50 in Argentina.
Sangue arteniese rimpatriato nelle
storie di Florindo Simonetto e nella
famiglia di Siria, figlia di Serafino e
nipote di Florindo. E' sì, perché Siria è
tornata con tre figli, Nicolas, Kevin e
Paulo e con il marito José Romero
Velo. E insieme a Marco Dalla
Caneva, hanno fondato la ditta El
Marmo srl, con sede nella Zona
Industriale di Rasai.
La tenacità delle origini.
“Siamo arrivati qui nel 2002 ed è stata
una scelta precisa. Ho fatto una
verifica in tutta Italia per capire quale
luogo sarebbe stato il migliore per il
nostro lavoro e per una qualità di vita
edificante. Alla fine siamo arrivati qui
per due motivi: l'animo delle persone
presente in questi luoghi e il legame
familiare di Siria.
Ho visto subito che la gente qui era
affidabile sia per il modello in cui era
strutturata la società, e quindi nella
possibilità d'intesa lavorativa in
consociazione, sia nel rispetto delle
regole di commercializzazione e
produzione di beni e servizi. Qualità
che non sono così facili da trovare.
Dall'altra parte le radici di Siria sono
qui ed era naturale tornare ad
Arten…”.
Colori di oggi e di ieri.
La durezza del diamante.
“Lavoriamo nel mondo dell'edilizia,
José Romero Velo al lavoro nel
laboratorio a Rasai
sia per i privati che per le aziende,
nella produzione e posa in opera di
marmo, granito, pietra e agglomerati.
Le nostre lavorazioni sono composte
da due cicli di lavoro: il primo è
fondamentalmente la preparazione
del materiale, che avviene in forma
automatica e semi-automatica. Le
macchine (sega, lucida piani, lucida
coste) preparano il materiale. Gli
utensili sono a base di diamante,
materiale che richiede molta acqua
come liquido di refrigerazione.
Abbiamo per questo un impianto di
ricircolo con tre vasche da otto metri
cubi l'una, nelle quali l'acqua usata in
produzione viene fatta decantare per
eliminare il materiale di lavorazione e
poi riutilizzata.
Il secondo ciclo di lavoro è composto
dalla finitura e posa in opera, che
deve necessariamente essere in
forma artigianale. Sai, la finitura di un
bocciardato, di uno spazzolato, di un
rullato, le macchine non sanno farla”.
Mille specchi delle nostre realtà
andate per il mondo e tornate alle
radici. Bellezza d'amore e passione
per la vita ed il lavoro. Incisioni su
pietra di riflessi di vita.
@
Economia e lavoro
Nuova cooperativa
offre lavoro!
19
La Theka
Anno 2010 - N.5
L'energia
allo specchio
di Luca
Ferrari
Economia e lavoro
@
20
Il Cismon, come tutti i fiumi della
provincia, il Piave in primis, fin
dall'inizio del secolo venne utilizzato
allo scopo di produrre energia grazie
all'abbondanza di acqua e alla
possibilità di sfruttare dislivelli
considerevoli. Un intreccio di tubi,
una rete a volte invisibile, per
qualcuno impensabile, che percorre
le valli e le collega attraverso le
montagne: grazie a questo
imponente lavoro di captazione e
rilascio, il territorio bellunese è stato
ed è ancora una delle aree con più
elevata produzione di energia
dall'acqua.
L'energia idroelettrica è quel tipo di
energia che sfrutta la trasformazione
dell'energia potenziale
gravitazionale in energia cinetica nel
superamento di un dislivello, la quale
energia cinetica viene trasformata in
energia elettrica. Così se un tempo
l'energia dell'acqua era usata in
modo diretto per trasportare tronchi,
macinare i cereali o per lavorare
metalli, con la tecnologia si è potuto
amplificare questa potenza e
trasportarla in luoghi lontani
chilometri. Oggi specchiandosi nel
Corlo si può intuire tutto ciò: ma il
riflesso della tecnologia si è spostato
dall'acqua ai tetti. Non più solo tegole
ma specchi sopra queste, che
catturano invece che riflettere
l'energia del sole: energia infinita,
gratuita, nuvole permettendo. Ecco
allora la tecnologia del fotovoltaico
che rivoluziona il nostro mondo
un'altra volta: una rete di micro
centrali collegate fra loro. Da questa
enorme potenzialità e grazie agli
incentivi che la normativa ci offre
ancora solo per l'anno 2010, nasce il
GAS (Gruppo di Acquisto Solidale)
sul fotovoltaico
che, dopo aver
portato a realizzare nel 2009 circa
140 impianti, quest'anno è stato
rilanciato da cinque Comuni (Alano,
Lentiai, Mel, Trichiana, Ponte), con il
progetto “Pubblichenergie” per offrire
uno sportello informativo e le
modalità per realizzare un impianto
fotovoltaico. Per tutti i cittadini della
provincia, anche quelli di Fonzaso e
Arsiè! Correte, il sole aspetta!!
Info: www.pubblichenergie.it e
chiamare i Comuni sopra citati.
Energia
La chioma riflessa
di Chiara Melchioretto
Nome e cognome.
"Francesco Guido."
Perché hai scelto questa
professione?
"Io volevo fare o il sarto o il
parrucchiere, e alla fine ho scelto di
fare quest'ultimo per poter esprimere
me stesso con più creatività."
Da quanti anni fai questo lavoro?
"Da quando avevo cinque anni. Nel
senso che per due anni, dai cinque a i
sette, ogni pomeriggio andavo da un
barbiere che mi faceva un po' vedere
il mestiere, che poi ho concretamente
iniziato con i 15 anni, una volta finita
la scuola dell'obbligo. E da lì sono 35
anni che svolgo questo lavoro."
Hai mai partecipato a concorsi?
"Ho iniziato a Zurigo, perché abitavo
lì, con quelli a premi. In Italia ho fatto
solo concorsi dimostrativi fra cui Miss
Italia e poi ho partecipato ad Alta
Moda con il gruppo Glamour di
Padova per cinque anni."
Ci sono cose alle quali devi o hai
dovuto rinunciare per il tuo
lavoro?: "Certo, non malvolentieri
comunque, però sicuramente ci sono
state delle rinunce. Ad esempio i
sabati e le domeniche sono stati
sacrificati per i corsi, lontano dalla
famiglia. Le soddisfazioni però sono
sempre state molte."
Cosa vuol dire per te lavorare allo
specchio?
"Guarda, è diventata la cosa più
naturale del mondo. Mi risulta quasi
strano senza. Il contatto con lo
specchio mi fa star bene."
Come si comportano le persone
davanti allo specchio?
"Ho notato che i clienti nuovi si
trovano un po' a disagio, poi man
mano che frequentano il salone
prendono sempre più confidenza e
allora lì anch'io li vedo più rilassati."
Vedi delle differenze fra gli uomini
e le donne nello specchiarsi?
"Io ho una clientela prevalentemente
femminile e quindi lo diventa anche
l'ambiente, per questo i maschi si
sentono molto più a disagio delle
donne che, al contrario, sono molto
disinvolte. Ovviamente ci sono
anche delle differenze
comportamentali nel senso che
quando viene qui un uomo, durante
e dopo il taglio, guarda allo specchio
solo i propri capelli mentre la donna
magari si dà un'occhiata anche al
sopracciglio, ad una ruga, poi
imposta il colletto della camicia. Sì
insomma, le donne sono molto più
attente ai dettagli rispetto agli
uomini."
Nel corso degli anni hai visto
cambiare le mode e gli stili di vita
grazie al tuo lavoro?
"Sicuramente, ma “ho visto
cambiare” è la seconda cosa da dire.
Infatti io per primo ho voluto
cambiare e propongo sempre dei
cambiamenti. Bisogna essere
all'avanguardia."
Che effetto ti fa parlare con le
persone attraverso lo specchio?
"Per me è normalissimo anche se,
indirettamente, ci guardiamo
comunque negli occhi. Per me è
diventata una cosa normale grazie
all'esperienza. La cosa più
importante per star bene con le
persone è il sapere. Se io so fare
bene il mio lavoro sono anche molto
più disinvolto con i clienti. Per
esempio agli inizi avevo molte più
difficoltà nel propormi alla gente.
Fondamentale è la conoscenza del
proprio mestiere."
Facci un saluto.
"Posso dire che, dopo venticinque
anni che sono qui, sono molto
soddisfatto sia di quello che sono
riuscito a creare che di come la mia
clientela mi ha ringraziato. Ci
rivediamo fra 25 anni!"
SCUOLA DI PARAPENDIO MONTE AVENA
Info:
www.monteavena.it
Tel. 0439 56630
Vuoi vedere il mondo da
un altro punto di vista?
La Theka
Anno 2010 - N.5
Tutto scorre
Versi immersi
Rock, hard rock, indie, pop e anche
musica italiana. Un repertorio che
spazia davvero fra tutti i generi
musicali, anche se alla base vi è un
grande amore per il blues.
Ė il concetto di base per i Panta Rei,
un gruppo rock feltrino esistente da
poco più di un anno.
Tutto è nato nel dicembre 2008
quando Giorgio e Fabio,
incontrandosi per caso in un bar,
decisero di tenersi in contatto per
trovare altri musicisti e mettere in
piedi una nuova band.
Il 2009 è stato dunque un anno pieno
di lavoro e al contempo di
soddisfazioni: abbiamo formato il
gruppo, abbiamo lavorato su molte
cover in pochissimo tempo e
abbiamo realizzato tantissime date
tra locali e sagre paesane.
Adesso siamo un gruppo in piena
attività, stiamo studiando canzoni
nuove, pianificando date per l'estate
e soprattutto stiamo lavorando a dei
pezzi nostri.
Panta Rei è l'aforisma attribuito al
filosofo greco Eraclito, che tradotto
significa “tutto scorre”.
La scelta nasce dal fatto che tutto è
sempre in costante mutamento e
nulla può mantenere la propria
posizione senza cambiare, o per
propria volontà, o per esigenza, o per
adattamento.
Noi crediamo in questa massima, è
una filosofia che appoggiamo, anche
perché ogni giorno si impara sempre
qualcosa di nuovo, e ogni giorno si
cresce sempre un po' di più. E poi,
beh, con quel logo bianco su sfondo
nero con le particelle che si staccano
e le A alle quali è stata tolta l'asta
centrale per farle echeggiare di
alfabeto greco, fa troppo rock 'n roll!
Quello che ci distingue da altri gruppi
è sicuramente lo spettacolo che
Da sinistra: Elia (tastiere), Fabio (chitarra)
e Giorgio (voce)
riusiamo a creare in ogni situazione:
non ci facciamo problemi se per lo
show serve gettarsi a terra in
ginocchia in un assolo di chitarra,
recitare poesie ad endecasillabi
durante Roadhouse Blues dei Doors,
suonare qualche piatto della batteria
stando in piedi o gettarsi in mezzo
alla gente mentre si suona.
Daniel (basso) in trance...
Patrick (batteria)
Facciamo inoltre qualche pezzo
strumentale celebre, per permettere
anche alla voce di riposare, per poi
ricominciare a “spaccare tutto”;
perché il nostro obiettivo in una
serata è dare sempre il massimo,
divertirci e far divertire chiunque
abbia scelto di venirci a vedere e
imprimere bene nella testa di chi ci ha
visti per caso chi sono i Panta Rei.
Siamo affiatati, pieni di energia e
vogliamo lavorare con tutte le forze a
questo progetto rock a 360°.
Speriamo si parli ancora di noi, o ad
ogni modo ci impegneremo a lungo
perché lo si faccia.
Nell'attesa auguriamo a tutti una
felice giornata rock and roll!
Giorgio: voce
Fabio: chitarra
Patrick: batteria
Elia: tastiera
Daniel: basso
Info: www.pantareiband.it
Fabio 347 5527419
L'acqua è come un intero mondo. E'
ovunque, è la più indispensabile
delle cose. Ha un'infinità di significati
e valenze, altrettanti modi d'uso.
Nell'acqua, senza la giusta
attenzione, si corre il rischio di
annegare. Alla stessa maniera
leggere e scrivere d'acqua diventa
un'impresa difficile perché tanto è
già stato raccontato nel grande
oceano delle storie. Per leggere
l'acqua come ancora non è stata
raccontata, c'è Opera sull'acqua di
Erri de Luca. Un titolo chiaro,
limpido. Non è prosa, non è del tutto
poesia ma si tratta, per dirla con le
parole dell'autore, di “linee che
vanno troppo spesso a capo”. Sulla
superficie di “Opera sull'acqua” si
galleggia e si scorge tutto in
profondità; non si affonda, al limite ci
si immerge per qualche istante e si
riaffiora con una boccata.
Ci sono i versi di chi ha vissuto
l'acqua, quella del mare e
dell'oceano, quella dei navigatori e
dei naviganti, di pescatori e nuotatori
che ne hanno imparato i volti e
conosciuto le vite. Ci sono i versi
dell'acqua che rinfresca la memoria
della guerra e ritorna a lambire con le
sue correnti i Balcani, i versi
dell'acqua che strazia Longarone in
una notte del 1963. Ci sono i versi
delle vite naufragate sulle coste
italiane, quando “un viaggio su dieci
s'impiglia sul fondo” e vanno a picco
le speranze degli esuli del terzo
millennio. Ci sono i versi del più
celebre degli esuli, del suo cammino
tracciato nell'acqua, dal battesimo al
Giordano al sacrificio in croce, con il
costato ferito. Ci sono i versi
dell'acqua antica e biblica, con i
simboli e i miti, lontani quanto
suggestivi, che derivano a chi scrive
dallo studio e dall'amore per la lingua
e la tradizione ebraica.
Poi ci sono altri versi, iscritti in una
specie di 'secondo tempo' del libro,
dove trovano posto scenari ed
elementi diversi, tra cui l'emozione di
un'ascesa dolomitica in una mattina
di sole. Per noi dolomitici, dopo una
lunga navigazione, vale come un
piacevole ritorno a casa.
Recensione a: "Opera sull'acqua e
altre poesie", Erri De Luca, Einaudi,
2002.
Libri, musica e cultura
di Simone Cassol
di Fabio Pellencin
21
La Theka
Anno 2010 - N.5
Riflessiòn
di Norma Marcon
Una de le tante bele invenzhión
l'è el spècio, su 'sta roba no
discutón!
Là se pol vardàrse,
rimiràrse e anca qualche difèto
catàrse:
magari se se càta an bruschét
vegnést fóra par aver magnà massa
zhigadét,
an cavél griso de pì
che ieri no te avée vist tì,
'na ruga che no ghe n'èra
(che la sìe vegnésta fóra ieri sera?)
E se a 'olte se se véde pì bèi de
quel che se é,
anca questo aiuta a star in pié.
Insoma, guai se no ghé fusse el
spècio:
l'é prezhióso come an terzho ocio!
El dovarìe però anca aiutàrne
a védar te'l'animo e cossì
miglioràrse.
E alora se se à fat 'na bruta azhión,
far 'na riflessión,
vardàrse te 'l spècio e dirse: - Da
doman cambiarón!
Baci dipinti
Libri, musica e cultura
di Lidia Fent
22
Global warming, global warning
di Luca D'Ambros
L'acqua è elemento fondamentale
della vita. La civiltà umana di fatti si è
sempre sviluppata in regioni dove
l'acqua era disponibile e ancor
meglio se abbondante. L'acqua ci
disseta, è utilizzata per mantenere
adeguati livelli di igiene personale e
degli ambienti in cui viviamo, serve
per lavare i nostri abiti e non bisogna
dimenticare che buona parte
dell'elettricità che tiene in vita gli
elettrodomestici che usiamo tutti i
giorni proviene dalle migliaia di
centrali idroelettriche sparse in tutto il
globo. Cosa succederebbe alla
nostra vita se questo elemento
venisse meno? Sembra una
domanda retorica. Abituati ad avere
l'acqua sempre a nostra disposizione
può venir da pensare che sia una
risorsa illimitata, ma da tempo
scienziati ed analisti cercano invano
di far risuonare il campanello
d'allarme: l'acqua è un bene che va
gestito con oculatezza o presto ci
troveremo di fronte ad una
emergenza idrica. E se in realtà la
situazione fosse ancor più grave?
Tempeste, siccità, alluvioni: negli
ultimi anni una moltitudine di eventi
catastrofici legati all'acqua stanno
aumentando. Come mai? Che la
natura abbia deciso di ribellarsi
all'uomo? Ma la natura non ci è mai
stata nemica, né amica, è sempre
stata indifferente. E allora? La
risposta la si può trovare in Sei gradi,
il terrificante libro di Mark Lynas.
Sei gradi non è il classico romanzo
catastrofico ma il racconto di un
insieme di ricerche, di modelli e
previsioni di diversi istituti e comitati
volti allo studio dei cambiamenti
climatici o alla conservazione di
habitat e microclimi. Nei sei capitoli in
cui è suddiviso il libro vengono
analizzati i cambiamenti che il clima e
la vita sulla Terra subiranno mano a
mano che la temperatura globale del
pianeta salirà di un grado, fino alla
fatidica soglia dei sei gradi che
porterà all'estinzione della maggior
parte delle forme di vita esistenti,
uomo compreso. Col tempo il
crescente inquinamento di cui è
causa l'uomo divorerà come un
cancro il pianeta: la desertificazione
del Nord America, lo scioglimento di
ghiacciai e poli, città inondate,
arcipelaghi affondati nell'oceano,
scomparsa di fiumi e risorse idriche,
uragani nel Mediterraneo.
Un'escalation di disastri ecologici
che a catena ne creeranno di nuovi e
ben più gravi in una spirale
inarrestabile. Se non verrà
intrapreso un nuovo cammino più
rispettoso dell'ambiente presto ci
troveremo a fare i conti con un
pianeta sempre più in crisi e povero
di risorse.
Pagina dopo pagina si scopre come
le dinamiche climatiche
interverranno nel corso della storia
umana, obbligando enormi masse a
migrare, e vedranno la luce nuovi
conflitti per lo sfruttamento delle
risorse che resteranno a
disposizione. Mark Lynas dipinge a
tinte forti i danni relativi alle attività
dell'uomo che la Terra sta subendo,
e la cosa ancor più terrificante è che
lo fa senza inventare nulla,
semplicemente trasformando in
immagini i calcoli e i modelli di
scienziati e ricercatori di tutto il
mondo. Come probabilmente secoli
fa successe per civiltà avanzate
come i Maya o i Miceni, i disastri
climatici potrebbero mettere la
parola fine alla nostra presenza nella
storia del pianeta. Solo che questa
volta non stiamo parlando di un
singolo popolo bensì dell'intera
razza umana e della maggior parte
delle specie viventi conosciute.
Recensione a: "Sei gradi", Mark
Lynas, Fazi Editore, Roma, 2008.
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La Theka
Anno 2010 - N.5
Al sindaco: intitoliamo la nuova area verde a don Luigi!
Carissima Theka,
non so come iniziare questa lettera
che ti invio, visto che in realtà vorrei
arrivasse a tutti i miei concittadini.
L'argomento che desidero introdurre
è così importante per me che fatico a
trovare le parole adatte per
esprimere le emozioni che ho
provato nel raccogliere tante
testimonianze.
Chi sono i miei testimoni? Donne.
Donne forti, coraggiose. Donne
sagge, profondamente religiose,
pratiche e concrete.
Molte di loro hanno superato gli 80
anni, sanno che io amo raccogliere le
loro storie, spesso allegre, a volte
tragiche. Uniche. Storie intrecciate
con la trama universale della storia
che studiamo a scuola.
Ascoltarle è come entrare in un
mondo che è di tutti, ma come in un
film, viene inquadrato da punti di vista
originali. Loro sono le custodi della
nostra cultura, attraverso le parole
cercano di rafforzare il fuoco della
nostra coscienza di popolo che si sta
spegnendo, soffocata dall'invidia,
dall'individualismo, dall'egoismo.
Tutte le nostre Donne hanno “un grop
te la gola”, un rammarico: non sono
riuscite a far conoscere ai giovani un
eroe di Arten, ora completamente
dimenticato, amatissimo un tempo,
perso nell'oblio del tempo.
Luigi Spadarotto, nato a Quero il 5
ottobre 1911, aveva appena
compiuto trent'anni quando fu
nominato Parroco ad Arten.
Intelligente, bello, fiero, con
occhialini d'intellettuale, non
disdegnava qualche volta di fumare
di nascosto le fortissime “Alfa”.
Visse la tragedia della guerra con le
mie Donne, allora bambine o
adolescenti, e seppe essere Uomo
ancor prima di religioso.
Angelina, Elsa, Corina, Rita,
Maria…quando narrano si
commuovono e dietro ai loro occhi
umidi si legge ancora angoscia di
bambine.
Dal giugno 1944 i Tedeschi avevano
messo a ferro e fuoco Valle di Seren
compiendo ogni genere di atrocità;
quando in piena estate giunsero ad
Arten, Don Luigi fiero, coraggioso,
solo, sostenuto dalla certezza della
sua Fede, affrontò il comandante
delle SS Germaniche, Attilio
Bolzonella, intenzionato a bruciare il
paese perché pieno di partigiani a
suo dire. Don Luigi riuscì a placare gli
intenti di quest'ultimo, salvando dal
rogo il paese, anche se fu ordinato a
tutti gli uomini residenti di
consegnarsi. Furono chiusi in chiesa,
il perimetro dell'edificio venne
m i n a t o , c o s ì i Te d e s c h i
incominciarono le perquisizioni in
tutte le case. Non trovando armi,
trasferirono gli uomini nella “scoletta”
e procedettero ai riconoscimenti. Io
stessa ricordo le parole di mio padre
allora diciassettenne, recluso con
mio nonno quarantacinquenne,
costretti ad assistere ad una
impiccagione immobili, sull'attenti
davanti ai cancelli di villa Tonello
Zampiero, fermi per ore. Fra i
compagni reclusi morirono Boschieri
Antonio da Montebelluna, Torresan
Rino da S. Gaetano di Montebelluna,
Zuello Bellincasa da Modena,
Canonico Bortolo di Bassano del
Grappa, Campigotto Luigi da Lamon,
Todesco Guido da S. Vito di Bassano
e uno Sconosciuto. Furono torturati
Pasa Luigi, De Marchi Lorenzo,
Cambruzzi Luigi, Conte Silvio, Narini
Lidio e Nicoletto Domenico nelle
cantine di un edificio di via Nuova. Le
loro urla vennero udite da tutti, per
giorni e notti.
Rita, con gli occhi offuscati da un
dolore antico ma sempre nuovo,
ricorda che il nostro don Luigi,
terminata la guerra fu chiamato a
testimoniare nel luglio 1946 a
Belluno al processo che vedeva
imputato Attilio Bolzonella;
quest'ultimo lo apostrofò con:
“Io non so chi sei!”.
“Come non sai! Mi hai negato la
benedizione ai poveri impiccati, io
non ho potuto neanche avvicinarmi
ai poveri morti, così sono salito sulla
soffitta della canonica (che si trovava
dove ora sorge la scuola
dell'infanzia). Da lì potevo vederli e
non c'era alcun ostacolo tra loro e
l'Acqua santa!”.
Bolzonella dopo regolare processo
fu condannato alla pena di morte
mediante fucilazione alla schiena
dalla Corte d'Assise di Belluno il 30
luglio 1946. Con ordinanza del 10
dicembre 1946 la Corte Suprema di
Cassazione rigettò il ricorso del
condannato.
Finalmente giustizia, direte voi,
invece il Massimo Fattor aveva
predisposto altro. Il giorno seguente,
l'11 dicembre 1946 Luigi morì di
morte naturale, a 35 anni. Quanto è
difficile credere che queste date
siano solo semplici coincidenze!
A nome delle Donne che hanno
vissuto tutto ciò, prego i miei
concittadini di chiedere con me
all'Amministrazione Comunale di
dedicare la nuova area verde
attrezzata ad Arten (delibera 67 del
20-10-2009) a Don Luigi Spadarotto.
Le Donne desiderano che i giovani
sappiano così che il gioco, la
serenità, l'allegria, il benessere che
ora viviamo sono legati a gesti eroici
di persone altruiste che hanno patito
nel corpo e nell'anima per regalarci il
bene più grande: la libertà.
Approfondimenti: "A nord del
Grappa. Protagonisti e testimoni
raccontano la guerra e il
rastrellamento del Grappa",
Damiano Rech, Isbrec, 2005.
Lettere e parole
di Lucia Bazzocco
RISTORANTE “AI MERLI”
San Vito di Arsiè (BL)
- Sabato 1 maggio 2010 - serata danzante, proposta gastronomica:
spaghetti allo scoglio
- Sabato 22 maggio - serata gastronomica a tema: menù
solidale e ricette esotiche in collaborazione con
Informazioni sulle nostre attività e prenotazioni al 0439 578035
23
La Theka
Anno 2010 - N.5
Lettere e parole
Un Pozzo di ricordi
24
Lettera per cantare
di Antonella Corso
di Luca Pivetta
La recente scomparsa di Tullio
“Bacana” mi ha fatto molto dispiacere
perché, facendo parte della contrada
del “poss” di Fonzaso, Tullio l'ho
sempre conosciuto.
Ho molti ricordi della nostra contrada
e adesso, con la scomparsa di Tullio,
mi vengono in mente tante persone
che purtroppo non ci sono più.
Da ragazzina, dall'estate fino
all'autunno, la sera era una festa. La
gente dopo cena si radunava alla
“drosera”, la piazzetta San Marco,
dove c'erano due panchine e si
faceva a gara per prendersi il posto.
Ora ne è rimasta una quasi sempre
vuota. Solitamente si sedeva chi era
più anziano, mentre noi ragazzi
giocavamo a rincorrerci a “cuc”; era
un chiacchiericcio continuo, un po'
parlavano, c'erano motivi di
discussione, e a volte per concludere
la serata intonavamo una canzone
insieme.
Seduto sullo scalino dall'altra parte
della strada, c'era il “Pacet”, un
ometto piccolino, che chissà perché
faceva sempre un po' di timore a noi
ragazzine. Da sempre infatti le nostre
mamme per spaventarci ci dicevano:
“Stai attenta al “Pacet” perché ti molla
la fisica”: non sapendo che cosa
fosse , capivamo che dovevamo
stare attente. Ricordo poi la Rica
Bacana, zia di Tullio. Anche lei era
attiva, a tal punto che in casa aveva
aperto la sua “botegheta”, dove si
trovava un po' di tutto, dai dolciumi
per noi ragazzi, ai detersivi, alla
“varechina” che teneva in una
cantina. Anche questa cantina era un
luogo un po' misterioso; le nostre
madri per spaventarci, se
combinavamo qualcosa, dicevano:
“Guarda che la Rica ha la
Mandragola in cantina! Ti mando
lassù se non fai la brava!”.
Ancora oggi mi chiedo cosa sia
quella strana creatura della
Mandragola!
Ricordo Tullio, che passava su e giù
con il suo carretto, e anche se ti
vedeva dieci volte al giorno ogni volta
ti salutava.
Ricordo il Bortolo, che si sedeva sul
muretto e raccontava storie d'altri
tempi.
Ricordo l'inverno, quando di sera si
portavano secchi d'acqua per far
ghiacciare le strade che diventavano
piste di neve. Il giorno dopo, con le
Spett.le redazione La Theka,
l'altro giorno ho visto la vostra
pubblicazione, infilata nella porta di
casa; l'ho letta un po' qua e là e ho
visto che è possibile inviare delle
lettere e quindi mi sono detto: due
righe le voglio mandare anche io. Mi
chiamo Luca Pivetta e da quasi 13
anni abito con mia moglie a Fonzaso
e mi trovo bene. Io sono un cantante,
prima come interprete di musica
leggera poi, dopo essere stato a
scuola di canto, mi sono dedicato
alla musica operistica in qualità di
baritono. Ho fatto e faccio molti
concerti in tutta la provincia, in Sud
America e in Europa. Ho cantato in
parecchie opere liriche e ho sempre
ottenuto tanto successo e
soddisfazioni Purtroppo sono stati
vani i miei numerosi tentativi di
cantare qui a Fonzaso pur
essendomi proposto al Comune e a
diverse associazioni. Non sono
riuscito mai, e dico mai, a convincere
qualcuno ad organizzare un
concerto, o serata, con i miei colleghi
musicisti e cantanti qui a Fonzaso
dove mi esibirei con tanta gioia.
Penso che una cosa del genere non
sia proprio impossibile ma a questo
punto credo che questo desiderio
non si realizzerà mai e mi dispiace
perché, abitando qui da molto,
nessuno o quasi sa che io svolgo
questa attività e mi sembra che sia
importante per una comunità
conoscere ed apprezzare certe
realtà artistiche che, per quanto ne
so, non abbondano dalle nostre parti
e che, quando ci sono, vengono
completamente ignorate. Con
questo non vorrei che voi pensiate
che tutto ciò sia presunzione da
parte mia, assolutamente no, solo
che mi dispiace non poter una volta,
dico una almeno, cantare qui a
Fonzaso dove abito.
Chiedo a voi il vostro aiuto per
esaudire questa richiesta o
perlomeno per cercare di contattare
qualcuno con cui possa discutere
sull'organizzazione di una eventuale
serata anche avanti nel tempo, ma
purchè ciò avvenga. Vi ringrazio
anticipatamente e mi scuso se forse
sono stato un po' invadente con
queste mie richieste. Resto a
disposizione e intanto vi saluto e vi
auguro ogni bene per il futuro de La
Theka. Arrivederci e grazie.
La Ceseta di Via Pozzo a Fonzaso
Archivio "I Fondasìn"
“Frae” (piccole slitte che ci facevano i
nostri papà) si partiva da via San
Michele e via Vigne e ci lanciavamo
giù a tutta velocità senza rallentare,
fino quando si arrivava al bivio dove
dovevamo gridare la nostra
direzione: “Martinei” verso sinistra
oppure “Thopa” per chi andava
dall'altra parte. Quelli più grandi di
me, come i fratelli Borra, Dino, Berto
e altri più o meno di quell'età,
usavano il bob e andavano a fermarsi
in fondo alla via Don Pietro Corso.
Non c'erano tanti divertimenti ma
eravamo uniti e contenti per poco.
Ogni tanto nei cortili si sentiva urlare,
come era normale quando molte
persone abitano a pochi metri le une
dalle altre; ma non era come adesso
che per qualsiasi cosa ci servono
subito avvocati, tribunali e processi.
Ci sono ancora tante cose che
ricordo, ma non posso raccontarle
tutte. Questo è il mio ricordo del
“Poss” di una volta e di tutte le
persone che resteranno nella mia
memoria. Ciao a Tullio, Rica, Bianca,
Bortolo, Anna “del Gri”, Maria e Nani
Baio, Santina e Tona, i miei genitori e
la mia nonna morta centenaria, la
“Ninota Polo”, e le tante altre persone
che tutti coloro che abitavano al
”Poss” ricorderanno.
Un sentito ringraziamento a "La
Theka”, che con quest'iniziativa ci
permette di portare delle
testimonianze e dei ricordi.
La Theka
Anno 2010 - N.5
L'acqua di Fonzaso
di Lucio D'Alberto
sudovest nei pressi di Case Balzan.
Nella parte interna dell'ansa vi è la
piana alluvionale ormai stabile dove
sorge Agana. La stabilità delle piane
alluvionali circostanti il Cismon in
questo tratto è legata allo
smorzamento del regime torrentizio
che ormai da un secolo è attuato
dalla diga di Ponte Serra e da tutte le
altre del bacino idrografico a monte.
I versanti sovrastanti sono molto
ripidi, e ad esclusione di quello
settentrionale del Roncon, essi sono
rocciosi. A sovrastare Fonzaso c'è
invece il versante meridionale del
Monte Avena, con un'alta e continua
parete nella parte bassa sovrastata
da un ripido pendio frammentato da
balze rocciose. Anche qui l'acqua è
assente e la tradizione popolare
afferma che vi sia un lago dentro la
montagna stessa. Non ci sono studi
specifici che dimostrino questa teoria
però certo è che in alto l'acqua
s'infiltra per assorbimento carsico e
delle perforazioni fatte nella zona
delle Buse ne hanno trovata un po' ad
una profondità di un centinaio di
metri. Se l'acqua s'infiltra dove
fuoriesce? Dalle carte topografiche si
nota che vi sono piccole sorgenti,
appena sotto la cima dove alcuni
livelli più impermeabili al letto della
formazione rocciosa della Scaglia
Rossa favoriscono la fuoriuscita
dell'acqua. Anche sulla Cima di Lan
vi è la sorgente Luganega, molto alta
in quota e probabilmente in
corrispondenza di altri livelli rocciosi
impermeabili. Scendendo in basso,
nella stretta valle del Cismon presso
Pedesalto S. Antonio vi sono altre
due sorgenti, sulle opposte dirupate
pareti, una sotto La Cima di Lan e
l'altra più nascosta sotto la vecchia
strada. Alla base del monte Avena,
oltre all'interessante toponimo “Le
il monte Aurin e la piana fonzasina.
Archivio Maurizio Bottegal
Fontanelle” nei pressi di Arten, ci
sono altre due sorgenti: una a
Pedesalto e l'altra ad Arten
facilmente individuabili per i vecchi
“mulini” presenti. Ma è questa tutta
l'acqua che si infiltra nel Monte Avena
o ve n'è anche altra che uscita dalla
roccia non riemerge in superficie e
rimane nelle ghiaie del fondovalle?
Non vi sono studi per verificare
questa idea, ed è invece molto
probabile che il Cismon nei pressi di
Frassenè disperda parte della sua
portata nelle ghiaie del suo alveo. E
lo Stizzon, che a valle del ponte per
Seren risulta spesso secco disperde
anch'esso in subalveo verso la piana
di Arten o verso la Culliada? E'
ipotizzabile che parte dell'acqua di
questi torrenti, per perdite subalveo,
vada a riempire le porosità delle
ghiaie sottostanti la conca di
Fonzaso. Se questa ipotesi è vera
sarebbe interessante anche
verificare se l'eventuale falda idrica
sottostante la piana Arten - Fenadora
possa essere influenzata nella sua
altezza ed estensione anche dal
livello del Lago del Corlo oppure no.
Lettere e parole
Per descrivere un territorio e la sua
acqua, oltre ad averne una
conoscenza diretta, è utile trovare
spunti dalle carte topografiche e
dalla osservazione morfologica.
Proviamo con questo approccio ad
illustrare la zona di Fonzaso.
Fonzaso è localizzata in una conca
all'intersezione di più valli
caratterizzata da molte morfologie
legate all'azione dell'acqua. La
conca si sviluppa su una pianta a
forma di “T” dove ogni braccio
rappresenta la comunicazione con
una valle: a nordovest la valle del
Cismon, a sudovest la sua
continuazione verso il lago del Corlo,
ad est la valle dello Stizzon e la
conca di Feltre, ed in aggiunta verso
nordest il Canalet.
Queste valli e la conca, in parte
approfondite dai ghiacciai,
presentano il loro fondo riempito da
ghiaie e sabbie, depositate sia dai
ghiacciai che dai torrenti. E'
interessante notare come il centro di
Fonzaso sia localizzato su un
terrazzo, porzione rimanente
dell'antica superficie di deposito del
torrente Cismon. Caupo invece è
all'apice del cono detritico creato dal
torrente Stizzon che facilmente si
riconosce per la dolce inclinazione
verso Santa Lucia e la piana di Arten.
Più ad ovest, alle pendici nord del
Monte Roncon, si nota un cono più
piccolo e più ripido, originato dalle
colate detritiche di sassi e fango
incanalati lungo la valle del Roncon.
Al centro della conca, al piede del
terrazzo e dei due coni citati vi è, un
po' allungata da est ad ovest la piana
di Arten Fenadora. Questa è l'area
dove scorre il Fosso Levica che si
origina dalle sorgenti presso Arten e
al Canalet. Questo rio confluisce nel
Cismon dove questo piega verso
Venerdì e sabato CENE DI PESCE
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25
La Theka
di Francesco Susin
e Simone Cassol
Anno 2010 - N.5
Data
Manifestazione
Maggio
Dal
30/04
al
02/05
Cosa accadrà...
8
FESTA DI SAN GOTTARDO
Arten di Fonzaso - Piazza di Arten
Venerdì 30 aprile:
ore 19 Apertura frasca;
ore 21 Musica live: freedom boys + Murdock.
Sabato 1 maggio:
ore 12 - Pranzo comunitario sotto il
capannone (per iscrizioni chiamare
il numero 320-4147270);
ore 15 - Festa per i bambini con merenda nel
giardino di Villa Tonello;
ore 16.30 - Spettacolo di giocoleria e non
solo…con Malabarista Giocoequilibrista;
ore 18 - Aperitivo “Oltreconfine” in villa
Tonello. Concerto blues con i 50 Bucks e
letture a cura dell'associazione Oltreconfine;
ore 19.00 - Apertura frasca sotto il
capannone;
ore 22.00 - Concerto con gli Smoky Pigs
(blues and rock band).
Domenica 2 maggio:
ore 10 - Gara di duathlon (corsa + mountain
bike) info su www.arten.ilbello.com;
ore 19 - Apertura frasca sotto il capannone
ore 20.30 - La mitica Corrida di Arten.
Per iscrizioni cel. 338 8423535.
MANDIBOLA RILASSATA PER UN SONNO
MIGLIORE
Santa Giustina - Palestra Elisa
alle ore 17 "Un sabato al mese con il metodo
Feldenkrais”, Ass.ne Corpomente,
www.webdolomiti.net/Feldenkrais.
8
DI LEGNO E DI METALLO
Santa Giustina - Sala Parrocchiale
alle ore 20.45 spettacolo musicale con
Simone Zanchini Jazz Quartet.
Dal 8
al 16
TORNEO DI TENNIS
Fonzaso - Campo da tennis
Torneo con partite tutte le sere.
13
TRANSUMANZE
Fonzaso - Casel San Filippo
alle ore 20.30 viaggio fotografico con Adolfo
Malacarne nel mondo dei pastori transumanti
del Triveneto. Presentazione e vendita del
successo editoriale “Transumanze” con
l'autore lamonese e l'editore Sandro Dalla
Gasperina - Libreria Agorà.
Manifestazione
4
SOTTOVOCE...DAMMI UNA MANO
Feltre - Auditorium istituto Canossiano
ore 18 evento a cura della neo nata
associazione “Alcance a los cielo” con
l'obiettivo di ringraziare tutti coloro che hanno
collaborato alla raccolta di fondi per
realizzazione di alcuni progetti in Bolivia a
Cochabamba. Si assisterà alla presentazione
del libro di favole intitolato “Sottovoce…
Dammi la mano”, scritto dai bambini ospiti
nella struttura “Casa S. Josè” di
Cochabamba.
6
BELLUNO BALOCCHI
Belluno - Centro città
dalle ore 10 giornata dedicata ai più piccoli
con giochi, attività e divertimenti di ogni tipo
per tutti i bambini.
Dal 11
al13/06
e dal
18 al
20/06
FESTA EMERGENCY 2010
Seren del Grappa - Impianti sportivi di Rasai
nuova edizione dell'evento a sfondo benefico
a favore dell'associazione Emergency,
divenuto ormai appuntamento fisso
dell'estate serenese. Tra le attività in
programma due tornei di calcio (Memorial
Dario Dotta e torneo di calcio a 11), il
concerto dei JPM., il raduno Vespe e
Cinquecento), l'esibizione dei The Covers e
dei Man de Roro.
27
VISITA GUIDATA AL GIARDINO BOTANICO
DEL CANSIGLIO
Pian del Cansiglio - Sala Parrocchiale
Escursione proposta dall'associazione Pro
Schievenin (Quero, tel. 0439 788443, mail:
[email protected]) all'interno del corso
di erboristeria ed alimentazione proposto a
Fonzaso e al Casel di Melam.
Eventi di Oltreconfine - La Theka
Giugno
2
26
Data
GITA AL CASTEL THUN IN TRENTINO
Val di Non.
Visita a mostra astronomica al famoso
castello trentino. Per info chiamare Marco
cel. 339 1954182.
- Aperitivo "Oltreconfine"
Il 1 maggio 2010 dalle ore 18.00 alle 20.00 presso la
Villa Tonello di Arten.
Concerto blues con i "50 Bucks" e letture a cura
dell'associazione Oltreconfine.
- EnoTheka
Dal 30 aprile al 2 maggio 2010 presso la piazza di
Arten.
L'associazione Oltreconfine sarà presente con una
fornitissima enotheka durante la festa di san Gottardo.
Con la sponsorizzazione de "Il Cantinone".
- Transumanze
Il 13 maggio 2010 ore 20.30 presso il Casel San Filippo
di Fonzaso, viaggio fotografico con Adolfo Malacarne
nel mondo dei pastori transumanti del Triveneto.
Presentazione e vendita del successo editoriale
“Transumanze” con l'autore lamonese e l'editore
Sandro Dalla Gasperina - Libreria Agorà.
La Theka
Anno 2010 - N.5
Cassa Rurale Bassa
Valsugana: amica
dell'energia pulita
Pannelli solari, impianti fotovoltaici sono termini ormai entrati nel lessico comune di ciascuna
persona. Costruire un domani migliore è possibile partendo anche da queste buone pratiche che
trovano sostenitori convinti negli istituti di credito cooperativo del nostro territorio.
Tra loro anche la Cassa Rurale Bassa Valsugana, presente nel territorio bellunese con le filiali di
Arsiè e Fonzaso.
La banca della comunità ha ideato due tipi di finanziamento (importo massimo 20.000 euro)
destinati a privati e famiglie che intendono installare un impianto fotovoltaico. Il primo, “Solare
senza pensieri”, si rivolge a chi desidera pagare il mutuo, entro il termine massimo di 20 anni,
avvalendosi esclusivamente dei contributi statali senza ulteriori esborsi a proprio carico.
Il secondo, “Ecoformula solare”, si rivolge a chi desidera ammortizzare il mutuo in breve tempo
(massimo 7 anni) ottimizzando in tal modo i vantaggi degli incentivi statali. Entrambi i tipi di
finanziamento vengono stipulati a tassi particolarmente favorevoli. Oltre a tali benefici di tipo
finanziario, sono comunque molteplici le motivazioni che dovrebbero spingere una famiglia a
scegliere di installare un impianto fotovoltaico nella propria abitazione: viene utilizzato il tetto
della propria casa e se ne incrementa il valore immobiliare; si rende maggiormente autonoma la
famiglia per i consumi energetici; si riducono sensibilmente i costi della bolletta; ci si tutela contro
l'eventuale aumento del
prezzo dell'energia
elettrica; si rafforza
l'immagine di famiglia
rispettosa dell'ambiente e,
soprattutto, si contribuisce
a consegnare un mondo più
pulito alle generazioni che
verranno.
APRILE 2010
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Nel prossimo Numero:
Cristoforo Colombo
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commenti, fotografie.
e-mail: [email protected]
Associazione “Oltreconfine”
Via M. Vallorca 5, 32030 Fonzaso (BL)
Aperto dalle 10.00 alle 02.00
Chiuso il Lunedì
da Luglio a Settembre: sempre aperto.
Ferie: 10 giorni a metà novembre.
Cucina aperta dalle 12.00 alle 14.30
e dalle 19.00 alle 24.00
Serate con MUSICA DAL VIVO.
Viale Vittorio Veneto, 78 - 32034 Pedavena (BL)
Tel. 0439 304402 - Fax 0439 304663
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