Specchio riflesso
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Specchio riflesso
APRILE 2010 La s ié r A 01 Theka Periodico di informazione e partecipazione locale .5 Specchio riflesso An 2 no N 0- ssoo a a nnzz o o - FF La Theka Anno 2010 - N.5 Anno 2010 - N.5 Fonzaso La rivista sul web: www.latheka.it È online il nuovo sito! Inviateci lettere, segnalazioni, commenti, fotografie... e-mail: [email protected] Associazione “Oltreconfine” Via M. Vallorca 5, 32030 Fonzaso (BL) 3 Specchio riflesso Arsié L’editoriale 4 Vita del Comune di Fonzaso 8 La Theka di Arsiè 10 La parola ai cittadini 12 Uno sguardo al paese 15 Uno sguardo oltreconfine 16 Spazio alle associazioni 18 Economia e lavoro 19 Libri, musica e cultura 21 Lettere e parole 23 Cosa accadrà 26 Sommario La Theka è realizzata da OLTRECONFINE associazione culturale ‘La Theka’ Periodico di informazione e partecipazione locale Num. R.G. 685/2009 del 21/08/2009 Num. reg. Stampa 9 Anno 2, N.5 Aprile 2010 Proprietario ed editore: Walter Moretto - Presidente associazione culturale ‘Oltreconfine’. Direttore responsabile: Debora Nicoletto. Redazione: Simone Cassol, Luca Ferrari, Walter Moretto, Christian Pasa, Fabrizio Zanellati. Hanno collaborato a questo numero: Comitato Giovanile Arsiè, Fabrizio Bassani, Lucia Bazzocco, Valter Bonan, Serena Castelli, Antonella Corso, Lucio D'Alberto, Luca D'Ambros, Elisa Da Rin, Giuseppe Lira, Norma Marcon, Chiara Melchioretto, Nadir Moretto, Nicolas Oppio, Fabio Pellencin, Luca Pivetta, Elena Polesana, Michele Polesana, Lorena Simonetto, Elisa Trimeri, Cosetta Trizio, Diego Toigo, Renato Zambelli, Mario Zancanaro. Progetto grafico ed impaginazione: Walter Moretto. Sito e servizi WEB: Francesco Susin. Luogo di redazione: Via Monte Vallorca 5, Fonzaso (BL). Luogo di pubblicazione: Tipografia DBS, via Quattro Sassi, Seren del Grappa (BL). Tiratura copie 3000. Distribuzione gratuita. La riproduzione è libera, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, salvo citare la fonte e l’autore. Tema del mese: riflesso Specchio Pag. 4-5-6-7 La Theka Anno 2010 - N.5 Dalla parte del riflesso di Debora Nicoletto Non era neve quella che scendeva copiosa sopra la testa; acqua allo stato solido, sublimazione del vapore acqueo divenuta neve, bianca, a infiniti cristalli gelidi, quanto grigia cenere leggera che si disperdeva al suolo in modo uniforme. Non era il rumore di un sasso gettato in uno stagno di verde muschiato, quanto il rumore di un silenzio assordante e ovattato. Non era pioggia quella che bagnava i sassi inermi presenti ovunque nella distesa arida della notte, non erano gocce cristalline scese da nubi gonfie e ammassate l'una all'altra, quanto scintille ardenti arrivate fin qui direttamente dal sole. Non era tempesta, chicchi di ghiaccio compatto, rumorosi e fragorosi, quanto una "tempesta perfetta", concatenazione di eventi provenienti da un vento sconosciuto. Non era un fiume di acqua trasparente, fresca e limpida quanto lava incandescente scesa repentina da una bocca infuocata e malevola. Non era sudore di soddisfazione che imperlava la fronte mentre le mani affondavano nella terra umida, quanto traspirazione fredda di chi ha il panico sulla pelle. Non erano gocce di acqua che cozzano vertiginosamente una contro l'altra a ritmi di note spensierate, quanto granelli di sabbia color ocra ammassate senza vitalità l'una vicino all'altra. Non era il profumo di erba bagnata dalla rugiada mattutina, ebbrezza di emozioni al sol crescente, quanto olezzo di inerme crosta selenica. Non erano occhi neri riflessi, luce dell'anima trasposti in energie cosmiche, quanto voragini di buchi neri stagliati nell'orizzonte vicino. Non era la Luna quella che vedevo di fronte a me, forse era la Terra. Fantastico globo di azzurro vestito che pulsa ancora di anima e fiducia. L’editoriale Non erano lacrime di gioia, riflesso di interiorità giocosa, che invadono i volti stupefatti alla visione del mondo, quanto lacrime di paura alla vista di scenari di distruzione e perdizione. Riflesso di un mondo vitale visto da lontano. Così ha inizio il viaggio avventuroso tra fiumi, rigagnoli, roste, alvei, acquedotti. Nello specchio riflesso di acque limpide e di immagini di sé specchiate al di fuori di noi, per dirci che un bene comune è il bene comune. By Alessandro Paleari 3 La Theka Anno 2010 - N.5 Riflessi da campione Intervista a Federica Pellegrini di Simone Cassol Dell'acqua è la regina, se non altro perché nell'acqua è la più veloce. Lo dice il cronometro, che le consegna ad oggi tre record del mondo, sui 200 e 400 stile libero. Lo dicono gli ori che porta al collo, uno olimpionico e due mondiali, senza contare titoli europei e altri successi in vasca lunga o corta. E lo dicono altre cose, come la capacità di stupire sempre, di esaltare ed emozionare, di tener fede alle aspettative quando le aspettative si fanno sempre più alte. Federica Pellegrini, nata a Mirano (VE), il 5 agosto 1988. La più grande nel nuoto. A 22 anni ha vinto quanto in una intera carriera, ma la sfida continua, perché l'acqua di Londra 2012 è a poche bracciate. Ma è solo sport, si potrebbe obiettare. D'accordo, allora lasciamo perdere l'agonismo e gli allori, perché a Federica Pellegrini abbiamo chiesto come si sta e cosa si vede, una volta che si è immersi in uno specchio riflesso. E abbiamo scoperto che anche in acqua si respira e ci si scopre, si impara un modo diverso di stare al mondo e stringere rapporti, che l'acqua è spazio per faticare ma anche per trovare sollievo e Specchio riflesso o in Fot siva lu c s e 4 o in Fot siva lu c s e e scura, dove non vedo il fondo. Stessa cosa per l'acqua di laguna: sono acque che sento di non poter controllare, anche se Venezia è una città che adoro. Soltanto nell'acqua limpida della piscina, però, mi sento come a casa mia." Dall'acqua hai avuto già tutto... hai ancora "sete"? "L'acqua mi ha dato tanto ma non mi vergogno ad affermare che ho ancora sete e voglio bere di più. E' questo lo stimolo che mi ha fatto migliorare e andare sempre avanti. Ho in mente di aumentare le gare individuali alle quali competere. E mi o in Fot siva lu es c speranza per rinascere. E che in fondo l'acqua può davvero essere uno specchio e restituirti un'immagine su cui riflettere. Cos'è per te l'acqua? Una sfida? Una dimensione? Una gran fatica? "L'acqua per me è vita, aria. Rappresenta il mio habitat naturale e l'ambiente dove sono esattamente me stessa e mi ritrovo." Cosa ti ha dato l'acqua, oltre ai record e alle medaglie? "Uno stile di vita. E il motivo per il quale ho conosciuto il mio compianto ct Castagnetti: mi ha insegnato a superare ogni paura e debolezza e a tirare fuori il meglio di me stessa proprio quando sto peggio." A cosa pensi quando sei in acqua? "Penso ad ogni cosa, dalle più profonde e impegnative alle più futili. Mi capita anche di intonare un pezzo e di cantare per rilassarmi." Acqua salata, acqua di piscina e acqua di laguna. Che rapporto hai con queste acque? "Dell'acqua salata ho già confessato la mia paura, soprattutto di quella alta aspetta ancora la piscina di Londra 2012!" Già, perché è bene non dimenticare che nel caso specifico l'acqua è anche una corsia di 50 o 25 metri da percorrere tutta d'un fiato, e se magari tocchi il bordo per prima non è male salire sul gradino più alto di un podio con un popolo che ti applaude e ripete il tuo nome. Esci dalla vasca e ti tuffi nella storia. La Theka Anno 2010 - N.5 Sorella acqua Acqua per ricchi? Intervista ad Alex Zanotelli. Di Luca Ferrari è peggiorata la qualità di servizi, sono aumentati i distacchi per morosità e i reclami: non resta che ascoltare le voci registrate in un call center. Per chi conquisterà attraverso i bandi di gara questa fetta di mercato (60,5 mld di euro), l'affare è garantito in quanto si realizzerà in una situazione di oligopolio privato, su un monopolio naturale, assoggettato alla copertura dei costi ed alla massimizzazione dei profitti. Una legislazione questa che colpisce al cuore la nostra Costituzione ed i principi di eguaglianza, solidarietà, coesione, sussidiarietà ed autogoverno dei servizi locali. Contro questa deriva centralistica e speculativa i cittadini hanno cominciato ad organizzarsi, sono nati coordinamenti spontanei, anche nella nostra provincia, per la definizione normativa dell'acqua quale “bene comune-non merce”, per garantire la gestione totalmente pubblica, solidale, sostenibile e partecipata del servizio idrico integrato da considerarsi servizio di interesse generale e non di rilevanza economica soggetta alle logiche del mercato. E' stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare che ha avuto oltre 400.000 adesioni, sono state votate delibere in centinaia di Comuni a sostegno di questi obiettivi e per tutta risposta il governo ha accelerato ed imposto per decreto il processo di privatizzazione dell'acqua. Ecco perché abbiamo deciso di dire basta, di riprenderci in mano il nostro futuro e di rivendicare che sull'acqua, sui beni comuni decidiamo tutti perché a tutti questi beni appartengono. Come forum nazionale dei movimenti per l'acqua abbiamo quindi deciso di raccogliere le firme per un referendum abrogativo delle norme sopra citate; sarà questa una straordinaria occasione di coesione tra le nostre popolazioni contro chi ci vuole consumatori competitivi e rassegnati e non cittadini consapevoli e solidali. Dal 25 aprile al 25 maggio nei banchetti, nelle piazze, negli uffici comunali firma e sostieni chi difende l'acqua, la vita, la democrazia. Comitato Acqua Bene Comune. Mail: [email protected] Padre Alessandro (Alex) Zanotelli è un religioso facente parte della comunità missionaria dei Comboniani. È l'ispiratore ed il fondatore di diversi movimenti tesi a creare condizioni di pace. “Non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell'acqua, che quella usata da Gesù: maledetti voi ricchi...!". Così inizia la tua lettera, un j'accuse contro tale scelta. "Un linguaggio forte per un tema forte. Sono parole di Matteo: “maledetti…ho avuto sete e non mi avete dato da bere” (25, 41). E' un problema etico: tale scelta è una bestemmia. Privatizzare l'acqua è come vendere la propria madre. L'acqua è la vita: è sacra." Cosa comporterà questa scelta in Italia e quanto incide nei paesi più poveri la mancanza d'acqua? "Sarà un problema in primis per le classi più deboli. Dico che chi sostiene questa logica di mercificazione dell'acqua ha mani che grondano sangue. Ci sono già nel sud del mondo milioni di morti per fame e sete; con la privatizzazione la situazione peggiorerà." A pensarci bene ci sentiamo ricchi, visto che l'acqua arriva in casa ma continuiamo a comprarla: il benessere ci ha chiuso a tal punto gli occhi? "Il discorso dell'acqua minerale ne è l'esempio: in Italia abbiamo acqua di rubinetto buonissima ma siamo i primi per consumo di quella in bottiglia. Chiedo a tutti di scrivere san rubinetto: consumiamo in media 250 litri al giorno, stiamo spandendo, sprecando." “Noi siamo per la vita, per l'acqua che è vita, fonte di vita.” Cosa proponi alle persone per difendere questa idea? "Un cambiamento di cultura contro la mercificazione, partendo dai bambini, facendogli vedere dove nasce l'acqua, parlandone come fonte di vita. Poi i cittadini e i Comuni: ogni consiglio comunale deve scegliere di definire l'acqua come bene di non rilevanza economica, modificando lo Statuto Comunale. Infine darsi da fare per il referendum: dal 24 aprile al 24 luglio serve raccogliere 600.000 firme. Tutti devono dare per questo obiettivo.” riflesso Come cittadini di montagna abbiamo un privilegio: con brevi spostamenti possiamo immergerci in luoghi naturali e lì riflettere sul “senso” delle cose e sulla nostra capacità di collaborare con l'ambiente che ci ospita. Vicino a un torrente, una roggia, un ruscello che esprimono in questi giorni di primavera tutta la loro bellezza e vitalità, proviamo a interrogarci se sia giusto permettere che l'acqua bene naturale, elemento fondamentale alla vita, possa essere considerata una merce soggetta al mercato e gestita per fini speculativi. Perché nella più generale distrazione e con la complicità di un'informazione approssimativa ci hanno nel tempo espropriato fiumi, laghi e sorgenti, arterie di storia e memoria delle nostre comunità e componenti essenziali del paesaggio, delle produzioni, della qualità e della sicurezza dell'abitare questi territori. Adesso è in atto da parte dei predoni dell'acqua anche l'assalto definitivo a rubinetti ed acquedotti costruiti con risorse pubbliche e che ora si vorrebbero destinare a guadagni privati. Chi sta portando avanti queste iniziative ci invita a stare tranquilli perchè in montagna dicono c'è abbondanza d'acqua e che questa rimane pubblica: è solo la sua gestione che va privatizzata. Qui sta l'inganno: siccome l'accesso all'acqua è mediato da norme e servizi, se questi non sono più pubblici anche questo diritto universale viene messo in discussione creando tra cittadini gravi discriminazioni. In tappe successive, prima si è previsto che la tariffa del servizio idrico integrato dovesse coprire i costi, poi si è deciso che questo servizio non potesse più essere gestito dai Comuni bensì da società per azioni (miste, pubbliche, quotate) e contemporaneamente si è aggiunto che i cittadini dovessero farsi carico anche della remunerazione del capitale. Infine l'attuale governo ha imposto (legge 166/2009 art.15) che i privati, entro i prossimi due anni, detengano non meno del 40% delle quote delle società di gestione di acquedotti e depuratori. Dove questo processo si è già consolidato, sono aumentate in modo rilevante le tariffe, sono stati ridotti investimenti, Specchio di Valter Bonan 5 La Theka Anno 2010 - N.5 L'isola che non c'è (ancora) (un possibile proseguo di un libro di G.Orwell) di Christian Pasa Specchio riflesso 6 Sarebbe potuto essere un inverno freddo, se non fosse stato per la benedizione dell'alluvione e della legna che questa ha accumulato lungo i corsi d'acqua. E' passato ormai diverso tempo dai giorni della rivoluzione nella grande fattoria e la pace tra gli animali è cosa fatta ormai. Con i tempi moderni sono giunti alla fattoria nuovi inquilini, ed il laghetto non ospita più solo carpe ed anatre, ma esseri dalla natura un tempo esotica, ora divenuta comune. Pertanto non c'è da stupirsi se i pesci d'acqua dolce lottano per il cibo con le seppie e i koala fanno compagnia ai merli sui meli. Eppure ancora qualche ricordo affiora di quei momenti, di quegli slanci d'animo che inondavano di rabbia, violenza e giustizia i pensieri dei coinvolti. Sentimenti propri degli esseri pensanti, come il sottoscritto ragliante, ma talvolta associabili agli agenti atmosferici, come l'acqua quando violenta si scaglia a terra, rabbiosa si raccoglie in torrenti, giusta quando spazza via oggetti mal collocati sul suo cammino. Aspettando che l'erba torni a diventare verde, lì sull'isola che non c'era, mi viene voglia di scrivere come il nuovo pascolo ha avuto origine. Così inizio: “la sera dell'alluvione…”. Ma mi stanco subito di un esercizio così improbabile: sorreggere una penna con gli zoccoli è piuttosto difficile, anche se devo dire che un mio cugino (“Cholla”, è americano, del Nevada) ha fatto bella mostra dei suoi quadri al Centro d'Arte Brolo di Mogliano. Così, mentre trotto verso chi l'inchiostro lo sa tracciare, ripercorro gli eventi di quella sera. Si dice che già all'imbrunire il picchio ed il giaguaro, preoccupati del ribollire torbido e rumoroso del corso d'acqua, si stessero interrogando sugli eventi prossimi a venire. L'allerta meteo era già stato diramato su tutti i comuni della provincia e i responsabili stavano monitorando le aree a rischio. Le domande erano molte, le risposte poche ed i ripensamenti infiniti. Ma le responsabilità andavano ricercate nel passato come sottolineava il giaguaro, e non nelle scarse risorse del presente, con le quali nulla si sarebbe potuto fare per contenere quello che di lì a poco sarebbe avvenuto. Il picchio, rientrando in paese, si accorse del peggiorare della situazione: l'acqua ormai dilagava nelle vie cittadine, trasformando il paese in una piccola Venezia ai piedi del paradisiaco monte Heaven, con il curioso sostituirsi degli oggetti di uso comune lasciati in disordine alle gondole. I concittadini, seri e preoccupati, le pellicce o le piume uniformemente bagnate dalla stessa acqua, chiedevano a gran voce il da farsi. Giunse il tempo delle decisioni, mentre l'acqua scrosciava dal cielo, vincolata al suo destino di essere sempre troppa o troppo poca. L'allarme dunque fu diramato, i manuali del piano sovracomunale di protezione civile, sempre a portata di mano e in bella vista, estratti per mero zelo in quanto memorizzati con cura; i responsabili dei vari compiti nelle quindici aree previste, infine, convocati. Il picchio, autorità locale di Protezione Civile per la gestione dell'emergenza, appena agganciato il telefono nel predisposto Centro Operativo Comunale sentì che qualcuno con cipiglio poderoso scuoteva i cardini della porta. Così si presentò l'orso che mostrò il personale ed i mezzi a disposizione, e già si era preoccupato di come organizzare posti letto, mensa e generi di conforto. Giunse in fretta la faina, figura di duplice raccordo in emergenza con le unità sanitarie locali ed i servizi veterinari, profonda conoscitrice delle pieghe del territorio e degli abitanti, teneva tra i denti gli elenchi delle persone non autosufficienti,il censimento dei posti letto e ricovero in strutture sanitarie con le procedure per urgenze mediche, dopo che già aveva organizzato gli interventi di soccorso e stabilito dove approntare i posti medici. Un po' dopo giunse il lupo. Dopo aver predisposto la modulistica d'emergenza ed il registro di protocollo d'emergenza organizzò i turni del personale, assicurò i servizi amministrativi essenziali alla popolazione e garantì i rapporti con gli altri enti. Infine il polipo, con i suoi molti arti in grado di far fronte a più compiti: la tecnica e la pianificazione del territorio, le risorse materiali e mezzi, responsabile per le telecomunicazioni, per i servizi essenziali e censimento danni, ed infine responsabile per le strutture operative locali e la viabilità. Siccome i componenti delle funzioni di supporto saggiamente si dedicarono con costanza all'aggiornamento e miglioramento del Piano Comunale di Protezione Civile, il problema piu' grave fu subito individuato: con il passare delle ore il livello dell'acqua, come previsto dagli scenari attentamente studiati da tecnici con l'ausilio di strumenti matematici, nonché da testimonianze storiche, avrebbe raggiunto le case popolari dei maiali in località Hag-Hana. Molti abitanti di quel bel quartiere moderno di case a schiera erano a rischio annegamento e presto si sarebbero ritrovati, nella migliore delle ipotesi, senza una casa asciutta in cui abitare! La velocità nelle emergenze e' fondamentale, perciò prontamente venne indicata la strada dell'evacuazione, poiché era già stato individuato dove allestire il campo temporaneo di raccolta, ovvero gli impianti sportivi della nota località anglofona Heart-En. E così fu…Il livello dell'acqua salì fin dove era previsto, e tutto quello che era previsto accadde: gli allagamenti durarono per ben due giorni, trasportando masserizie, mangimi e concimi un po' ovunque. Il paesaggio da allora e' un po' cambiato ed il fiume scorre diversamente da prima. Lì dove c'era il grande abitato dei maiali ora c'è una bella isola fluviale dove cresce un'erba golosa che fa venire strani pensieri, come scrivere con gli zoccoli ad esempio. Altre cose invece non ci sono più, come il mio bel recinto: se n'è andato con la piena. Anche ora, dopo un anno, mi chiedo dove sia andato a finire, tanto che ciondolo spesso tra i campi ormai asciutti nella speranza di vederne affiorare almeno un pezzo, un lembo; sono un equino sentimentale ed un po' animista, e mi ci ero affezionato. 7 Lo specchio dei desideri e i riflessi dell'anoressia Intervista a Rosa Vanz - Ass.ne Margherita di Nadir Moretto Specchio riflesso Un desiderio chiamato perfezione che si riflette nello specchio con distorsioni e derisioni. Lo specchio, il complemento d'immagine beffardo, cinico, crudele che decreta verdetti senza pietà. Tortura d'anime fragili in cerca di perfezione esteriore per paura dell'immagine interiore. La sfida apocrifa è lanciata, lotta impari tra lo specchio, il riflesso e l'io. Qual è il significato di privarsi del cibo? "Una persona con questi disturbi rifiuta il cibo perché è una modalità di manifestare il rifiuto di qualcos'altro, una voglia di cambiamento. La persona pensa di non avere i mezzi per affrontare il cambiamento e imbocca questa strada, a cui associa l'insicurezza nei rapporti che ha con gli altri. Guardandosi allo specchio non si sente adeguata al cento per cento, non si sente sicura di se stessa, non si accetta per quello che è. Questi individui pensano in maniera erronea che gli altri li vogliano magri, e si adeguano a ciò che gli altri gli impongono." Che ruolo ha lo specchio per le persone che soffrono di questi disturbi? Quando si guardano allo specchio come interpretano la propria immagine? "Interiormente queste persone hanno un ideale di perfezione che è nato dall'interpretazione del feedback che gli altri gli hanno dato, costruendosi così una determinata immagine interiore. C'è una ricerca di perfezione e lo specchio inevitabilmente rimanda un'immagine inferiore rispetto alle aspettative, e quindi una continua delusione. Sono ossessionate dalla propria figura: per essere contente con se stesse l'unica via è quella di essere magre e seguire dunque determinati modelli." L'immagine riflessa nello specchio corrisponde alla realtà? "No. Queste persone, quando si guardano allo specchio, distorcono la realtà. Loro difatti si vedono sempre grasse, continuano a vedersi più grosse di quello che sono (dismorfofobia). Questo aspetto è la parte più dura da modificare dagli schemi del sé. L'interpretazione che danno della realtà del proprio corpo è difficile da modificare. Quando queste persone si curano, mettendo su qualche chilo, e i familiari dicono loro che così stanno molto meglio, esse rifiutano categoricamente questo giudizio." Lo stato fisico a cui arrivano costoro riflette un messaggio che vogliono mandare ai familiari? "Loro utilizzano questo mezzo perché non hanno trovato un altro modo per comunicare il loro disagio: la tristezza, la poca voglia vivere. E' anche un sistema per attirare l'attenzione perché da soli sentono di non avere gli strumenti per far fronte al disagio che hanno dentro. Si crea una situazione paradossale: da un lato questi individui rifiutano chi vuole appoggiarli, cercano volontariamente il contrasto, ma in maniera inconsapevole vogliono essere aiutati. L'anoressia non è la malattia delle ragazzine che fanno le indossatrici, ma un disagio interiore, e le persone vicine devono capire questo." Che interventi si possono attuare per aiutare la persona a osservare in maniera non distorta il proprio riflesso allo specchio? Cosa fa l' Associazione Margherita Belluno sia a livello operativo che sociale, per aiutare le persone con questi disturbi? "L'associazione è nata come gruppo di sostegno alle famiglie, con degli incontri per uno scambio di esperienze personali. Noi aiutiamo la famiglia a trovare la strada per la terapia, informando sui centri dove può rivolgersi. Inoltre curiamo un'attività di divulgazione nelle scuole e in altre sedi, nella quale intervengono uno psichiatra e uno psicologo. In questi interventi si parla della fase di cambiamento della bambina/o agli inizi della “malattia”, si danno indicazioni sulle persone a cui rivolgersi nel momento in cui subentra una certa cronicità nella privazione dei nutrienti. Stiamo anche lavorando per incentivare le istituzioni della provincia di Belluno ad attivarsi a livello professionale e economico per aiutare in maniera adeguata le famiglie con questo problema." Info: Ass.ne Margherita Belluno www.associazionemargherita.it mail: [email protected] Via S. Rocco Secondo la mitologia greca Narciso era un giovane di straordinaria bellezza ma anche insensibile ed egoista. Disdegnava la compagnia altrui e rifiutò con cinismo l'amore, tanto del giovane Aminia quanto della bella Eco, inducendoli entrambi, per il gran dolore, a fini tragiche. Su di lui pesava però una terribile profezia ossia che egli avrebbe raggiunto la vecchiaia solo se non avesse mai conosciuto se stesso, se non si fosse cioè mai veduto. La madre lo protesse togliendo da casa tutte le superfici riflettenti ma un giorno il bel giovane vide la sua immagine riflessa in una pozza d'acqua e se ne innamorò perdutamente. Capì, ovviamente, che si trattava di un amore impossibile e così si lasciò morire. Il mito di Narciso si fa dunque metaforico dell'ossessione, tutta contemporanea, rispetto al nostro corpo, al nostro aspetto fisico, alla nostra bellezza. I manifesti pubblicitari, gli spot, le numerose trasmissioni televisive (da “BisturiNessuno è perfetto” a Celebrity Bisturi) ci impongono modelli di una perfezione irraggiungibile cui tendiamo con tutte le nostre forze. Senza contare quei messaggi ansiogeni, cui siamo continuamente sottoposti, che inducono in noi un senso di inadeguatezza derivante dal non utilizzo di determinati prodotti che soli ci potrebbero garantire una vera integrazione nella nostra società: più belli, saremo infatti meglio accettati dal gruppo, più amati e ammirati. Ci sforziamo dunque con l'aiuto di creme, palestre, diete alimentari, ecc. di sottrarre il nostro corpo allo scorrere del tempo. In tal senso un gran aiuto viene dalla chirurgia estetica che però, oltre a eliminare le rughe o altri difetti fisici, toglie all'individuo la sua specificità per omologarlo a un codice di bellezza assolutamente artificiale. La pelle viene così privata delle tracce dei suoi ricordi e delle sue esperienze all'insegna di una cura fanatica per l'aspetto fisico che rischia di trasformarsi in totale incuria invece della dimensione morale e intellettuale dell'individuo. di Elena Polesana Narciso e osicraN Anno 2010 - N.5 La Theka La Theka Anno 2010 - N.5 I Consigli Comunali del 2010? a cura della redazione Copia di deliberazione del CC N. 6 del Reg. Oggetto: tariffa concessione acqua potabile L'anno millenovecentosessantasei, il giorno dodici del mese di Marzo alle ore 21 e nella solita sala delle adunanze consiliari del Comune suddetto. IL CONSIGLIO COMUNALE Dopo breve discussione; con voti favorevoli 15, espressi per alzata di mano, riconosciuti dal presidente con l'assistenza degli scrutatori predetti; DELIBERA: Rinviare ogni decisione in merito alla “tariffa concessione acqua potabile” invitando la Giunta municipale a sottoporre l'argomento al Consiglio, nella prossima seduta, approfondendone nel frattempo lo studio della tariffa stessa. Il CC di Fonzaso Copia di deliberazione del CC 8 n. 31 del Reg. Oggetto: variazioni al bilancio 1966. Iscrizione contributi Ministero Interno per ripristino opere pubbliche danneggiate dall'alluvione. L'anno millenovecentosessantasei, il giorno tre del mese di Dicembre alle ore venti e nella solita sala delle adunanze consiliari del Comune suddetto. IL CONSIGLIO COMUNALE Visto il telegramma n°1241-/20-2 Gab., del 15/11/1966, con il quale la Prefettura di Belluno comunicava l'assegnazione, da parte del Ministero dell'Interno, di un contributo di £ 2.000.000 per ripristinare opere pubbliche danneggiate dall'alluvione; VISTO il telegramma n°1241/20 2 Gab. In data 16/11/1966, con il quale veniva comunicata l'ulteriore assegnazione di £ 2.000.000 da parte dello stesso Ministero; CONSIDERATO che dette somme sono state incassate al netto per complessive £ 3.992.000 con mandati nn° 610 e 678, in data 21/11/1966, emessi dal Ministero dell'Interno; CONSIDERATO inoltre, che occorre provvedere alla iscrizione di dette somme nel bilancio del corrente esercizio; CON voti favorevoli 17, espressi per alzata di mano, riconosciuti dal Presidente con l'assistenza degli scrutatori predetti; DELIBERA Apportare al bilancio 1966 le seguenti variazioni: ENTRATA: iscrivere l'art. 31 quinques capo 2° “Contributo dello Stato per ripristino opere pubbliche danneggiate dall'alluvione del 1966” £ 3.992.000. USCITA: iscrivere l'art. 92 bis capo 2° “Spese per ripristino opere pubbliche danneggiate dall'alluvione”£ 3.992.000. Dare atto che a seguito di dette variazioni il pareggio del bilancio del corrente esercizio verrà a risultare di complessive £. 97.885.577. Copia di deliberazione del CC n. 6 del Reg. Oggetto: RELAZIONE sullo stato dell'ALVEO del Torrente Cismon dopo l'alluvione del 4/11/1966 L'anno millenovecentosessantasette il giorno venticinque del mese di Febbraio alle ore venti e nella solita sala delle adunanze Consiliari del Comune suddetto. IL PRESIDENTE ESPONE che il Consorzio Irriguo del Cismon di Fonzaso, a seguito dell'alluvione del Novembre 1966, ha fatto eseguire dei rilievi sul greto del Torrente Cismon allo scopo di poter raffrontare la situazione attuale con quella dei rilievi effettuati, nell'anno 1958 dalla Società Idroelettrica SeltValdarno, i cui atti tecnici sono depositati presso l'Amministrazione di detto Consorzio; che dall'esame d'insieme dei rilievi con particolare riguardo alla planimetria per quanto si riferisce alle larghezze dei due alvei (1958-1966) l'Ing. A. Barcelloni Corte di Belluno ha tratto le seguenti conclusioni: “la larghezza dell'alveo attuale risulta generalmente assai maggiore di quella precedente: in certi tratti la sua larghezza è più che raddoppiata. Il profilo dell'asta del torrente, quale risulta dalle sezioni, varia notevolmente nei due tempi considerati: il profilo dal 1966 è sempre al di sopra del precedente; il rialzo comincia ad essere evidente già nelle prime sezioni e raggiunge l'altezza di circa un metro tra le sezioni 10 - 14 e l'altezza di circa tre metri dalla sezione 28 in poi, fino al ponte di Arsiè. Nel complesso si è verificata una degradazione del bacino imbrifero a causa della diminuita pendenza la quale ha ridotto la capacità di trasporto del torrente e di conseguenza l'aumento di depositi alluvionali per il deflusso frenato”; IL CONSIGLIO COMUNALE UDITA la lettura della relazione redatta dallo Ing. A. Barcelloni Corte Belluno sulla situazione dell'alveo del T. Cismon riferita agli anni 1958 e 1966; UDITA la relazione del Sindaco; FA VOTI Affinché l'autorità tecnica competente provveda alla costruzione delle opere necessarie, lungo le sponde del Torrente Cismon, ai fini della difesa delle popolazioni e delle attività economiche del territorio di questo Comune. La seduta i Signori 'It'Iac è Bubb].i0& r= Giuselperle Sacco rag.Antpnio e Ceceato gianpietro. cegnan - Vengono dal Signor - $ eppe Risultato legale Presenti N. L0. il Assiste Presidente nominati scrutatori il Segretario Sergio Storell.j' numero degli intervenuti, assume la presidenza il Signor COIaO CaV.GiU= L5 Assenti N. Zucco Vittore Angelo S. sì sl- 9. De Bacco Antonio Lucano B. Furlin 7. Ceccato Giarnpietro 6. Maccagnan Giuseppe 5. De Bastiani p. 4. Cremonese 19. Pescador sr- \ Angelo Gio B. sL \ Andre atta Luigi si 17. Vieceli Giuseppe Pietro si 16. De Lazzer Giovanni V. Sì 15. Barp Sisto sÌ Giorgio sì cav. Olindo Boni Angelo Maria LB. Gelsornino i. 20. De sl 1.4. Zucco Giovanni Maria B. 13. Susin Pietro 3. Corso geom. Ettore Lurigi 2. Oppio Mario 12. Zucco 1. Colao cav. Giuseppe 1L. s1 Sì Antonio Si Minella Ubaldo Pietro s1 a coùisibL'IERI Presenli ' CONS'IGLIER ai Signori Cohsigl-ieri a norma di legge, risultano all'appello no Alla p r Iut a'-- iì corivocazione adun anze Consiliari del Comune suddetto. clel tnese di l"I A t. Z L'anno millenovecento Data N. l-2 -3-1 6 966 '[ del s essan \ tas el , il giorno ,-. *., ó: _.-, ,,,, do ùi c i '| Reg. OGGETTO: Seduta partecipata all'Ecc. COPIA . e nella solita sala delle O iî TARII'Fî,' CO}TCESSIONE ÀcQuA P0TA3rr,E" Prefetto con în$ffiir-^òú. 10 DI DELIBERAZIO COMUNE DI FONZASO delibera det 4.3.I966 COIVIUNALE di Belluno La Theka Anno 2010 - N.5 La bacheca del comune 03-04/2010 Delibera di Giunta n. 18 del 9.03.2010 alle ore 19.00 OGGETTO: Approvazione tariffe Servizio Trasporto Scolastico A.S. 2009-2010. LA GIUNTA COMUNALE RICHIAMATA la propria Delibera n. 19 del 3.02.2009 relativa all'approvazione delle tariffe servizio trasporto scolastico per l'a.s. 2008/2009; RILEVATO che i costi per il Trasporto scolastico per il 2010 ammontano a complessivi € 42.000,00; CONSIDERATO che le tariffe applicate nel 2009 garantirebbero per il 2010 una copertura del servizio solo dell'11,21%; RITENUTO pertanto necessario incrementare per l'a.s. 2009/2010 le tariffe per il servizio di trasporto scolastico nelle seguenti misure: - un minore € 230,00 - due minori € 290,00 - tre minori € 340,00 VISTI i pareri espressi ai sensi dell'art. 49 del D.Lgs. 267/2000; CON votazione unanime espressa in forma palese; DELIBERA 1. di determinare, per i motivi di cui in premessa, le tariffe per il servizio di trasporto scolastico a.s. 2009/2010 nelle seguenti misure: - un minore € 230,00 - due minori € 290,00 - tre minori € 340,00 2. di provvedere alla riscossione della quota in un'unica soluzione a conclusione dell'anno scolastico 2009/2010; 3. di dare atto che sulla base delle tariffe deliberate, l'entrata prevista per il servizio di trasporto scolastico pari ad € 8.300,00 garantisce per l'anno scolastico 2009/2010 una percentuale di copertura dei costi pari al 19,76%; 4. di allegare la presente Delibera allo schema di Bilancio 2010 da sottoporre al Consiglio Comunale di prossima convocazione. Delibera di Giunta n. 19 del 9.03.2010 alle ore 19.00 OGGETTO: Approvazione tariffe Tassa Rifiuti Solidi Urbani Anno 2010. VISTI gli artt. 42 e 18 del D.Lgs. 267/2000 che attribuiscono alla Giunta il potere di determinare le aliquote relative ai tributi comunali, ferma restando la potestà del Consiglio nell'istituzione e nell'ordinamento dei tributi stessi; ..omissis… RICHIAMATA la propria Delibera n. 11 del 3.02.2009 con la quale sono state stabilite le tariffe del servizio raccolta R.S.U. ed assimilati per l'anno 2009; VISTA la propria Delibera n. 74 del 01.12.2009 con cui è stata data adesione al progetto di avvio del servizio di raccolta porta a porta del secco non differenziato proposto da1la Comunità Montana Feltrina; CONSIDERATO che l'avvio del servizio è previsto a far data da maggio 2010 e che a carico del Bilancio comunale vi saranno dei costi iniziali per l'acquisto dei bidoncini, dei sacchetti personalizzati con il logo del Comune, della distribuzione del materiale e della campagna informativa; RILEVATO altresì che il nuovo servizio comporterà un incremento dei costi di raccolta e trasporto nonché di gestione dell'ecocentro comunale; VISTO che il costo di esercizio per l'anno 2010 è cosi previsto: TRASPORTO-SMALTIMENTO- AV V I O P O R TA A P O R TA € 301.290,00 COSTO PERSONALE (10% Area Tecnica) € 26.810,00 SPESE POSTALI TRASMISSIONE BOLLETTE € 1.200,00 APERTURA ECOCENTRO SABATO € 4.000,00 TOTALE € 333.330,00 RITENUTO pertanto necessario, al fine di assicurare la copertura dei costi del servizio: - incrementare le tariffe TARSU approvate per il 2009 del 16%; - applicare, per il solo anno 2010, una quota una tantum per ogni utenza di € 20.00 finalizzata alla copertura dei costi per l'acquisto del bidoncino e per l'avvio del servizio di raccolta porta a porta del rifiuto secco: VISTI i pareri espressi ai sensi dell'art. 19 comma 1 del D.Lgs. 267/2000: CON voti unanimi espressi in forma palese; DELIBERA - di rideterminare, per quanto di competenza e per i motivi in premessa, le tariffe TARSU 2010 come da allegato A) che forma parte integrante e sostanziale della presente Delibera dando atto che le tariffe di tutte le categorie vengono incrementate del 16% rispetto al 2009; - di dare atto che le tariffe di cui all'allegato A) vengono iscritte al lordo dell'addizionale provinciale istituita dall'art. 19 del D. Lgs. 504/92 che verrà riversata ad incasso avvenuto alla Provincia di Belluno; - di applicare, per il solo anno 2010, una quota una tantum per ogni utenza di € 20,00 finalizzata alla copertura dei costi per l'acquisto del bidoncino e per l'avvio del servizio di raccolta porta a porta del rifiuto secco. La bacheca di Fonzaso a cura della redazione 9 La Theka Anno 2010 - N.5 La società allo specchio di Mario Saccaro Summer fest! La Theka di Arsiè del Comitato Giovanile Arsié Si svolgerà dal 17 al 20 giugno la XII° Summer Fest di Arsiè ideata e promossa dal Comitato Giovanile di Arsiè. Nata come festa paesana, si è via via evoluta sino ad arrivare all'attuale Festa dello Sport associata al circuito Sport in Piazza. L'intento del Comitato è quello di coinvolgere fasce di età sempre più ampie, dando la possibilità di passare dei momenti di spensieratezza e divertimento. La sede della manifestazione sarà la zona degli impianti sportivi “Gianluca De Nale”, nella quale si realizzeranno la maggior parte degli avvenimenti sportivi e dove verranno installati i diversi stand gastronomici per soddisfare ogni tipo di palato. Le attività sportive svolte sono tante, e il successo riscosso è sempre maggiore per ognuna di esse: il torneo di calcio saponato registra il tutto esaurito, come il torneo di green volley e, per i bimbi, il mini rugby. Chi vuole provare emozioni “forti” si può cimentare con la discesa su teleferica, oppure può tentare le diverse scalate della palestra di roccia, per non parlare delle dimostrazioni pratiche dei sub, che si terranno al lago del Corlo e domenica verranno trasferite nella piscina posta nella zona degli impianti sportivi. Nella stessa piscina ci sarà anche la possibilità di provare un percorso in canoa. E se proprio non si può fare a meno del “brivido” l'attività dei parapendii può dare una sicura iniezione di adrenalina. Non possono mancare i motori, con una dimostrazione di moto enduro con possibilità di prova pratica. Se poi si preferisse affaticare la mente, ma riposare il fisico, allora la briscola e la novità del torneo di calcio balilla sono I bambini alla Summer Fest 2009 l'occasione giusta. Si aggiungono il golf, il cavallo, il tiro con l'arco e il tiro alla fune. Non poteva mancare il Palio delle Frazioni, una vera e propria novità rispetto alle scorse edizioni. Ogni frazione avrà la propria squadra, che parteciperà alle prove di Briscola, Calcio Balilla, Tiro alla fune, Corsa con i Sacchi e Duathlon (staffetta di corsa campestre e mountain bike). Quest'ultima è entrata nel circuito composto dalle gare che si svolgeranno anche ad Arten, Vellai, Pez e Nemeggio. La somma dei punti ottenuti in ogni disciplina determinerà la frazione vincitrice. Il venerdì si terrà la seconda edizione dello “Junior Sport Day”, una giornata interamente dedicata ai bambini, che, affiancati da personale qualificato, da mattina a sera avranno la possibilità di divertirsi provando quasi tutte le attività sportive. Insomma, con tutto quello che si può trovare, proprio non si può non andare alla Summer Fest di Arsiè!!! info: www.summer-fest.it 10 La partenza del duathlon! di Debora Nicoletto Le porte si chiudono con quel rumore inconfondibile e con la netta sensazione di essere in una capsula spaziale. Lui è lì, al comando. Vo l a n t e g i g a n t e , c a m b i o prorompente, visuale aperta e quello specchietto retrovisore che fa di lui il re del riflesso di molte vite. Mario Saccaro ha guidato i bus scolastici per oltre vent'anni e per lungo tempo nella tratta tra Fastro, Arsiè, Fonzaso e Feltre. E ritorno. Ha visto generazioni di bambini crescere in quel bestione blu, adulti invecchiare, bambine diventare donne e marmocchi con le ginocchia sbucciate indossare la cravatta. Mario ne ha viste di cose da quello specchietto: uno spaccato di società vissuto allo specchio. Così racconta dei ragazzini che salivano ad ogni fermata per andare a scuola, e delle loro dinamiche di adolescenti in odor di primi amori, di sconfitte e vittorie sportive, di delusioni scolastiche e di promozioni rigeneranti. Orde di ragazzi che ogni giorno per mesi saltavano, nel vero senso della parola, sulla “sua” corriera: chi urlando, chi timidamente appartandosi in un angolo, chi lanciandosi in fondo per fare “casino”. Dinamiche di una società di giovani che nel vano di un bus replicavano la loro vita sociale. E Mario ha subito capito come fare per gestire, da quello specchietto, la massa multiforme alle sua spalle. “Adocchiavo subito il leader, perché ci sono sempre persone carismatiche nei gruppi, e lo prendevo come riferimento per gestire gli altri. Osservavo nello specchietto il succedersi degli eventi e così capivo chi interpellare per sedare momenti difficili ma anche per chiedere il loro aiuto. Ricordo ancora quando, d'inverno, nei tornanti per Mellame, la neve metteva a dura prova la corriera, e così con un mio cenno, il leader faceva spostare tutti su un lato per dargli equilibrio. E tutti insieme, uno volta debellato il pericolo, lanciavano un urlo e risate liberatorie”. La fiducia costruita nel “dare le spalle” ha portato Mario ad allevare generazioni ed è per questo che, da adulti, guardiamo sempre con malinconia le grandi corriere che sfrecciano davanti ai nostri occhi. La Theka Anno 2010 - N.5 Riflettiamo sul lago del Corlo di Mario Zancanaro L'invaso del Corlo coraggiosi imprenditori hanno investito in questo periodo sul turismo, realizzando un paio di campeggi, qualche ristorante, pizzerie e ultimamente un albergo bello e accogliente. A sostegno di noi abitanti e di tutte queste coraggiose iniziative, negli ultimi tempi abbiamo costituito un'associazione per lo “sviluppo turistico del lago”, ed assieme all'amministrazione comunale stiamo lavorando ad un progetto di una sistemazione generale di tutte le sponde del lago. Un primo intervento è già in fase di esecuzione: si tratta di un ripristino di circa 600 metri di sponda dove stiamo realizzando un parco di circa 1 ettaro di superficie con due parcheggi ed aree per picnic. Tutto questo ed altri progetti in lavorazione sono possibili grazie ad un recente accordo tra Regione Veneto, Provincia di Belluno ed ENEL per lo sghiaiamento dei laghi bellunesi, che pone l'obbligo di reinvestire tutti i proventi da esso ricavati nel ripristino delle sponde dei laghi stessi. Il nostro lavoro, come associazione e come amministratori comunali, è di presentare progetti preliminari, dare indicazioni di priorità, sollecitare la Provincia ad elaborarli e renderli esecutivi, compatibilmente con le risorse disponibili dei prossimi anni. Altre iniziative non meno importanti stanno maturando riguardo la cartellonistica. In consiglio comunale stiamo valutando il modo migliore per pubblicizzare il nostro territorio; un obiettivo, questo, che è sempre stato una priorità per la nostra associazione. Con molte probabilità affideremo a breve a una ditta pubblicitaria di Montebelluna il compito di installare un maxi-pannello elettronico di 4 x 3 metri sul territorio comunale, visibile dalla statale uscendo dalla galleria. Attualmente stiamo trattando per ottenere più spazio e tempo disponibili a nostro favore. Scorcio di Rocca d'Arsiè Non meno importante è l'azione che portiamo avanti sul capitolo pesca: un paio di anni fa in concerto con l'Associazione Liberi Pescatori di Arsiè abbiamo chiesto il cambio di categoria delle acque del lago di Scorcio del lago Corlo, dall'attuale categoria A alla categoria B, che non significa un declassamento del lago ma semplicemente il collocamento nella categoria che più gli si addice, considerata la fauna ittica che lo popola. La Regione del Veneto ha recepito la richiesta e attualmente sta finanziando e verificando, con prelievi scaglionati nel tempo, studi appropriati e tutto l'iter previsto per un eventuale cambio di categoria. Altre iniziative nell'anno in corso sono: 1. continuare l'esperienza fatta sull'istruzione di pesca ai bambini; 2. organizzare gare di pesca con barche e pedalò. Abbiamo anche in programma esercitazioni di salvataggio con cani addestrati da parte del soccorso nautico di Protezione civile agordina. Siamo altresì disposti a vigilare, per quanto ci compete, sulla pulizia e sul corretto uso delle aree di sosta, in particolare quelle che stiamo preparando attorno al lago. _ LaTheka di Arsiè E dopo oltre 55 anni, io… noi anziani superstiti ricordiamo in sintesi la successione degli eventi che hanno stravolto il nostro paese di Rocca d'Arsié. Gli espropri di case e terreni, l'esodo migratorio per mancanza del lavoro, sono stati i principali fattori che ne hanno causato lo spopolamento fino al 70% e così ci troviamo ora a vivere in un paese (molto tranquillo) con il bosco che scende a valle e le acque del lago che ci mangiano la terra sotto i piedi. Nonostante ciò alcuni 11 La Theka Anno 2010 - N.5 Una forgia di acqua e passione Giochi nell'acqua di Serena Castelli La parola ai cittadini _ 12 L'acqua è un elemento che attrae, contiene, sostiene, accarezza, avvolge. E' l'elemento femminile per eccellenza: nutre, collega, è fonte di vita. Quando ci si immerge, evoca immagini e percezioni piacevoli ed aiuta a regredire piacevolmente in uno stato di benessere sensoriale. Oltre a tutto ciò, l'acqua è un ausilio didattico di incredibile efficacia: facilita la libertà di movimento, grazie all'assenza di forza di gravità, e favorisce lo sviluppo intellettivo e motorio conseguente ad una forte stimolazione del sistema neuromuscolare. Lavoro ormai da anni in piscina e dedico molto tempo al lavoro in acqua con i bambini e i loro genitori, un'attività dalla quale traggo ad ogni singola lezione un importante arricchimento personale ed affettivo. Giocando nell'acqua, i bimbi imparano a conoscere il loro corpo e a sperimentare le proprie capacità percettive in un elemento a loro gradito. Sperimentano, apprendono, si esprimono attraverso i tanti linguaggi che la libertà dell'elemento acqua concede a loro. In poche parole crescono. Oltre a questo aspetto, in un corso in piscina, si va a rafforzare la relazione affettiva privilegiata tra bambino e genitore in un ambiente riconosciuto come eccellente mediatore relazionale. L'acqua, infatti, avvolge, favorisce l'evolversi di esperienze condivise e rende ancora più forte quel legame indissolubile tra neonato e genitore. Assieme all'acqua, anche il gioco è lo strumento fondamentale nel mio lavoro: l'attività ludica, infatti, stimola la fantasia, lo sviluppo del pensiero astratto, favorisce la relazione, la cooperazione, il contatto e il confronto con l'altro. Giocando nell'acqua, i bambini imparano a conoscere il loro corpo e a sperimentare le proprie capacità percettive, immedesimandosi in situazioni piacevoli e fantastiche. Al di là di tutti i benefici che un'attività di questo genere comporta, la cosa più bella è vedere il bambino giocare assieme al proprio genitore, vedere i loro sguardi che si incrociano, riconoscendo un legame fortissimo che scalda il cuore. di Nicolas Oppio Gino, garzone di bottega presso gli Arboit di Rocca, il suo sogno lo realizzò nei primi anni 30 acquistando con l'aiuto dei fratelli l'officina da fabbro di Girolamo Forcellini. Infatti nel laboratorio artigiano di Arboit, che con il legno e con il ferro realizzava splendidi calessi, aveva imparato a forgiare il ferro come un vero maestro, e la sua arte la aveva messa in opera pure realizzando i tiranti del Ponte della Vittoria. Poi arrivò la diga del lago del Corlo. Di acqua sotto il ponte che porta ad Arsiè ne è passata tanta da quel 1951, e di tempo anche. Dal ponte, quando il lago è in secca, si vede ancora la base di quella che una volta era una centralina elettrica. L'acqua del fiume Cismon era un'importante risorsa, e oltre alla centralina forniva l'acqua anche ad un mulino, una segheria, l'officina di Gino e l'irrigazione di tutti i campi limitrofi. "Quella era come una zona industriale, e l'acqua era l'energia", racconta Giovanni Lira, nipote di Gino. "Mi ricordo che la segheria era l'unica che riusciva a lavorare tronchi della lunghezza di 20 metri, una gran cosa per l'epoca. Poi c'era la campagna, e un sistema di irrigazione che portava l'acqua per rendere più produttiva la terra". Gino seppe dalla sorella, che lavorava da domestica presso Girolamo Forcellini, detto Momi, che l'officina era in vendita. "Fu quasi una confidenza che fecero a mia mamma", prosegue Giovanni Lira, "mio zio Gino però non si fece scappare l'occasione e, aiutato dai fratelli che partiti dai Giaroni avevano fatto fortuna in America, acquistò l'officina". Gino costruiva e riparava coltelli, roncole, zappe, picconi, accette, ramponi, ferri da fieno, ruote di carri e ogni sorta di attrezzature indispensabili nella vita contadina. La sua officina aveva due magli, una ventola e una mola, tutti azionati dalla forza dell'acqua. "Mio papà era un piccolo grande uomo", aggiunge Renato Lira, figlio di Gino. "Aveva forza e resistenza, che uniti ad arte e passione lo rendevano un vero maestro nel costruire e enoissap e auqca id aigrof anU La centralina, su questa zona sorgeva anche la officina riparare tutti gli oggetti che venivano venduti alle famiglie dei paesi limitrofi, come Mellame, Fastro, San Vito, Rocca, Rivai e alla ferramenta di Arsiè". Dopo la guerra le famiglie erano in difficoltà e i pagamenti scarsi, e sebbene mio padre usasse molto materiale di recupero proveniente dai reperti bellici, perse del denaro. Tuttavia sapendo che i suoi attrezzi aiutavano la sussistenza delle famiglie, non si tirò mai indietro con nessuno. D'inverno o quando pioveva, era bello vedere le persone che si riunivano attorno lui per vederlo lavorare, e infatti vedere come dal ferro nascevano gli attrezzi, era un vero spettacolo". Poi arrivò la società elettrica, e con lei la diga del Corlo. Era il 1951. Con le molte contrade di Rocca, anche l'officina di Gino se ne andò. "Dovemmo demolirla", dice con una vena di stizza Renato Lira. "Avevo otto anni, e in quei giorni ero lì ad aiutare mio papà. Recuperammo le attrezzature, i travi, tutto ciò che era riutilizzabile. Per noi fu una gran perdita e oltre tutto, non figurando come attività produttiva, ci fu pagata dalla società elettrica come una casa civile". Gino continuò a lavorare il ferro nella sua casa dei Giaroni. Nel 1952 l'acqua del lago coprì le testimonianze delle umiliazioni subite dalla gente che a Rocca ha vissuto o, come Gino, lavorato. Ma lo strazio dei cuori di quelle persone, quello nessuna acqua potrà mai coprirlo. auqca'llen ihcoiG La Theka Anno 2010 - N.5 Acqua in bocca. Intervista ad un pesce di Renato Zambelli arriva gratuitamente a domicilio. “hei, ti sei imbambolato?” gridò con tono quasi seccato l'animale…“no, no figurati… è solo che non mi capita spesso di parlare con un pesce…”. “Beh, se è per questo, neanche a me di parlare con un... - lo interruppi subito - okay, okay ho capito ma, scusa, si può sapere perché ce l'hai tanto con me?”. Il suo tono divenne leggermente più affabile: “beh, in realtà non ce l'ho proprio con te; è la tua razza che non mi entusiasma. Prendi questo lago, per esempio: in natura non esisteva. Ad un certo punto però voi umani avete deciso di crearlo per produrre energia elettrica (con la quale, tra l'altro, spesso e volentieri friggete quelli come noi…) e, non contenti, ancora piccini, ci avete riversato nelle sue acque allo scopo di farci riprodurre per poi c a t t u r a r c i e q u i n d i mangiarci...sbaglio?"."No, certamente…” rispondo con forte imbarazzo “però… concedimi che c'è stato anche chi vi ha moltiplicati e…”. "Sì, sì, la conosco la storia” incalzò il pesce “…è roba vecchia, duemila anni fa o giù di lì e…comunque poi quel Signore lo hanno messo in croce, no? In ogni caso lasciamo perdere, in fin dei conti anche a voi capita di sacrificare qualcuno dei vostri simili dandolo in pasto ai pesci, giusto?”. “Giusto - risposi e, con riacquistata sicurezza, continuai …e poi, il lago, tutto sommato, non mi sembra una cosa così brutta; voi pesci mica avreste potuto crearvelo da soli, no?”. “Noi pesci, tanto per cominciare, non vi abbiamo chiesto proprio un bel niente e, comunque, non saremmo stati così sprovveduti da gestirlo come voi, intelligentoni…”. "Che vuoi dire chiesi incuriosito - al di là del mal di mare che ci fate venire con questi continui svuotamenti e riempimenti; ma possibile che non vi rendiate conto che, in estate, quando siete nel pieno del flusso turistico, il lago semivuoto fa veramente schifo?”. (Ogni riferimento a laghi del comprensorio soggetti a svaso estivo, è puramente casuale. Ndr). Quel dannato pesce mi aveva nuovamente messo in imbarazzo. “Okay, hai ragione, però concedimi almeno che quando si parla di pesca siamo corretti nei vostri confronti…”. "Senti un po' scribacchino - tagliò corto il mio interlocutore - come ti ho già detto, voi mangiate noi e noi mangiamo voi, okay? Non è questo il problema. Il problema sta nel come trattate le nostre acque: sacchetti di plastica e veleni di ogni genere a gò gò, quasi non vi riguardasse ma… scrivi questo sul tuo giornale, uomo: se la razza umana si estinguesse improvvisamente, il nostro pianeta riprenderebbe a respirare come prima della vostra comparsa. Se il popolo delle acque, invece, dovesse morire, allora, il pianeta intero morirebbe con noi. Hai capito uomo? Forse non siete così intelligenti". "Ora comunque mi sono rotto e ti saluto. Ricorda: se qualcuno ti chiede di me non dire che mi troverai alla Corrida il 2 maggio alle 20.30 alla Festa di San Gottardo ad Arten… acqua in bocca". Mail: [email protected] _ TERZO INCONTRO DEI VIECELI Sabato 10 Luglio 2010 Programma: Ore 16.00 Santa Messa a Meano di Santa Giustina (BL) presso la chiesetta di San Bartolomeo appartenente ai Vieceli di Meano; Ore 18.00 ritrovo presso la Birreria di Pedavena (BL) per una visita guidata della Birreria; Ore 20.00 cena presso la Birreria di Pedavena (BL) con tutti i Vieceli; Per la Cena e la visita guidata è richiesta la prenotazione entro il 30/06/2010. Info e prenotazioni: Gianna 329-1540287 Franca 0439-56717 Giuliana 328-8311563 mail: [email protected] Ti aspettiamo, non mancare! La parola ai cittadini Cara lettrice, caro lettore, il tema di questo numero è “specchio riflesso” che un po' mi ricorda le cantilene di quando eravamo bambini ma, più che sia, mi fa pensare all'acqua; il primo vero specchio naturale che il buon Dio (forse con un filino di “cattiveria”) ci ha voluto fornire. Lo specchio che fu implacabile boia di Narciso, il quale non seppe resistere alla sua attrazione al punto di caderci dentro trovandovi la morte. Uno specchio che col suo riflesso ingannevole, nasconde tutto un mondo che vive all'interno di esso. L'altra sera, un amico al quale avevo confidato l'argomento che sarebbe stato trattato in questo numero, mi ha detto: “ perché non racconti il punto di vista di un pesce? In fin dei conti… ha aggiunto - non è molto diverso da noi: anche lui nasce per lottare tutta una vita con l'intento di sconfiggere la morte…”. Oddio…effettivamente è un tantino riduttivo come punto di vista ma non v'è dubbio che il ragionamento non faccia una piega. Ad ogni buon conto, l'idea di raccontare il punto di vista di un pesce mi piaceva ma come potevo fare? Ovvio, come farebbe chiunque in un caso come questo: chiedendo lumi direttamente ad un pesce! Così mi sono recato sulle sponde di un lago artificiale non lontano da qui (non mi chiedere il nome del lago, è una questione di deontologia; non posso rivelare le mie “fonti”) e, pazientemente, ho atteso che qualche pesce mi degnasse della sua attenzione. “Heilà, dico a te… sei mica quel pirla che scrive su La Theka, per caso?”. Mi guardo attorno stupito e un poco perplesso…una testolina liscia spuntava dall'acqua: “porca miseria esclamo - una trota che parla!” e quasi ad eco: “va beh, capirai…ha parlato un mona che scrive…”. Sono rimasto in silenzio per un lungo, interminabile istante; non volevo dire qualcosa che potesse compromettere l'intervista e, allo stesso tempo l'idea di farmi dare del mona da una trota, un po' mi disturbava. Ero inoltre incuriosito dal fatto che una trota potesse leggere La Theka ma, onde evitare di farmi dare del mona un'altra volta, ho preferito glissare; tutto sommato il lago è situato all'interno del comprensorio nel quale La Theka 13 La Theka Anno 2010 - N.5 Minerale o del rubinetto? Pesci fuor d'acqua di Elena Polesana di Elisa Trimeri La parola ai cittadini _ 14 Bacino 11: scritto così sembrerebbe un titolo di un romanzo di Moccia o un sms d'amore. Invece è l'area topografica dove scorrono le acque provenienti dai comuni di Arsiè, Fonzaso, Lamon e Sovramonte. Ci sono il Senaiga, il Cismon, il Levica, l'Ausor e altri torrenti che scappano giù dai monti, rapidi, lasciandosi alle spalle rocce e boschi per arrivare al lago del Corlo e poi, con rimbalzi e salti lontani, anche al mare. Per saperne un po' di più di fiumi e di acque intervisto Aldo Dalla Gasperina e Giorgio Furlin, da diversi anni pescatori per passione. E' il primo giorno di pesca (1 marzo), è quasi mezzogiorno e hanno ancora gli stivali addosso: “Ma la giornata per noi pescatori -raccontano- è già finita: si inizia presto a gettare la lenza, le prime luci del giorno sono il momento migliore e quando il sole è alto si torna a casa”. Iniziano a raccontarmi del pescato: “Dalle nostre parti si trovano tre tipi di trote: fario, marmorata e ibrida. Poi ci sono i lucci e i barbi canini, che però non si possono pescare. Nei laghi invece si trovano anche tinche, alborelle, carassi e cavedani”. Per acciuffare anche uno solo di questi tesori di fiume, oltre 650 pescatori si danno appuntamento al Bacino 11 da marzo a settembre. Mi spiegano Aldo e Giorgio: “Il nostro è un bacino frequentato, c'è gente che viene anche dai comuni limitrofi a gettare le lenze: uomini, qualche donna e dei bambini, che imparano dai genitori la pazienza di chi pesca con i piedi a mollo nel Cismon”. Sull'orario migliore per pescare i due non si trovano d'accordo: “Dipende da quando sorge il sole”-dice uno-“E da quando ti scappa la pazienza!” aggiunge l'altro. Se da un lato, infatti, la pesca è regolamentata da norme rigide che sanciscono le quantità e le misure degli animali, dall'altro la possibilità di acciuffare una trota o una tinca non è assicurata da nessun regolamento. “Adesso poi - racconta Giorgio - la quantità d'acqua nei bacini è sensibilmente calata e anche gettare l'amo è diventato più difficile”. Si arrampica su spiegazioni tecniche e cerca di spiegarmi le regole del gioco: “ogni iscritto ha un libretto: un pallino per la specie presa, un segno per la zona, un quadrato per la I pescatori Aldo Dalla Gasperina e Giorgio Furlin dimensione… tutto questo serve per assicurare il ripopolamento e non privare il fiume di risorse preziose”. Poi ripiega il suo tesserino tutto serio, come uno studente dopo un brutto voto e gli occhi guardano indietro, ai tempi in cui ci si arrotolava i pantaloni al ginocchio e si lasciavano gli scarponi ad aspettare sulla riva: “Quando ero ragazzo c'erano un po' di superficialità e leggerezza in più anche nel pescare: si andava con una forchetta attorno ai sassi in mezzo al torrente e si aspettava che qualche trota si affacciasse dal suo rifugio. Una volta ho perso le scarpe per colpa di questo metodo pirata: ero nel mezzo del fiume ed ho sentito arrivare la Guardia forestale: me la sono data a gambe! Per paura di essere preso ho lasciato lì anche gli scarponi! Bisogna far iudithi anche quando si pesca. In passato è capitato che qualcuno ci provasse usando la corrente elettrica: attaccavano un filo con un uncino ai cavi dell'alta tensione e mettevano l'altra estremità nell'acqua. E' un sistema pericoloso: i pesci rimangono storditi, ma ci son stati dei ragazzi che ci ha rimesso le penne”. I due si danno di gomito e tacciono: sulla frazione di provenienza di questi temerari, i due pescatori non si fanno sfuggire una parola. Muti come pesci. L'Italia si piazza ai primi posti, a livello mondiale, per il consumo di acqua minerale con circa 200 litri pro capite annui e una distribuzione fortemente capillare, tanto che questo bene è presente nel 98% delle famiglie (dati Eurisko). Altro dato interessante (e poco comprensibile considerate le crescenti difficoltà dei consumatori a far quadrare i bilanci) è che l'adozione dell'acqua minerale comporta una spesa aggiuntiva, ed inutile, di circa 300 euro l'anno. Eppure l'acqua del rubinetto, in gran parte del Paese, è di buona qualità: la presenza di cloro, che tanto a lungo l'ha resa poco gradevole al gusto, ormai è scomparsa quasi dappertutto. Inoltre, le indagini di Altroconsumo hanno promosso l'acqua di rubinetto, sotto il profilo organolettico, praticamente in tutta Italia. Ma gli italiani continuano a preferirle l'acqua minerale nonostante abbiano a disposizione, e per giunta a costo zero, l'acqua del rubinetto “batteriologicamente pura”. Incide indubbiamente, nella scelta, il potere di convincimento delle aziende produttrici di acqua in bottiglia che, grazie a imponenti investimenti in pubblicità, marketing e in comunicazione, hanno creato un immagine per questo prodotto all'insegna della salubrità e del gusto promuovendolo così a una sorta di obbligo sociale. Per contro l'acqua minerale ha trovato scarsa resistenza da parte delle varie amministrazioni che si sono limitate, in alcune città italiane, a episodiche e fugaci iniziative di grande impatto mediatico ma di scarsa conseguenza a livello della prassi. Sarebbe invece necessario un impegno serio, com'è accaduto ad esempio a Londra, dove nel 2008, l'allora sindaco, Ken Livingstone, invitò i suoi concittadini a consumare l'acqua di rubinetto, perché in tal modo: “risparmierete soldi e aiuterete a salvare il pianeta. Bevendo meno acqua in bottiglia, possiamo ridurre le emissioni di anidride carbonica causate dalla produzione e dal trasporto, riducendo anche il problema dello smaltimento delle bottiglie usate." La Theka Anno 2010 - N.5 di Giuseppe Lira Alzi la mano chi da giovane non è mai stato al Cismon per pescare, per prendere il sole, per scorrazzare con il motorino, per fare una passeggiata. Lasciamo la macchina poco dopo il ponte, appena prima di Frassenè e ci inoltriamo per il sentiero che costeggia l'argine del fiume. Si intravedono ancora i resti del vecchio ponte (quello prima dell'alluvione del 1966) e ci facciamo strada in mezzo alla vegetazione. Dopo dieci minuti di cammino si arriva in un boschetto bucolico, con fiori primaverili che stanno per sbocciare, con i pini e con l'erba che sta per diventare verde. Il sentiero porta sopra l'argine del fiume e ci sediamo sulle panchine ammirando il Cismon dall'alto, ascoltando il rumore del fiume e osservando una turista mentre legge un libro. Riprendiamo il sentiero ed incontriamo la prima stazione del percorso vita. Proseguiamo costeggiando il condotto di irrigazione ancora funzionante. Molto bello questo tratto, con l'acqua del condotto che scorre da un parte, il Cismon dall'altra e i primi uccellini che cinguettano. Ad un tratto incrociamo gli amici cacciatori che addestrano i cani. Vediamo che la valle si fa sempre più stretta e il Vallorca si avvicina a noi sempre di più, ma improvvisamente arriviamo in un prato verdissimo dove troviamo i giochi per i bimbi ed alcuni barbecue fumanti. Una meraviglia! Oltrepassata l'area verde iniziamo ad intravedere la dighetta e, per raggiungerla, dobbiamo passare tra roccia ed acqua per sbucare di fronte allo splendido ponte di legno pedonale. Al di là vediamo pescatori e molta altra gente che legge, prende il sole e si rilassa. Torniamo indietro per una strada di campagna, lungo la quale sono visibili dei cartelli. Un lavoro splendido fatto di tavolozze di legno che danno il nome alle piante che costeggiano il sentiero. Leggendoli scopriamo la differenza tra un carpino ed un pino, tra un nocciolo ed un tiglio. Il Cismon vi aspetta per una bella passeggiata. Lascio a voi capire la differenza tra realtà e sogno, come vi lascio la possibilità di fare diventare il sogno realtà. nomsiC led evir elluS L'acqua e il fuoco, l'energia dalla natura. Il Fabbro del Castel di Diego Toigo L'acqua e il fuoco si possono mescolare usando l'ingegno. Questa non è la storia di un mago o di un alchimista ma di un abile artigiano che per molti anni facilitò il lavoro ai suoi paesani con gli arnesi che uscivano dalla sua forgia. Questa è la storia di Fausto Toigo, l'ultimo fabbro della contrada Castel di Arten. Mentre sulla fornela borbotta un caffè dal sapore antico, la moglie Angiolina e il figlio Sandro mi raccontano che prima dell'officina c'era stato un casel, che poi ai primi del '900 venne convertito in una fucina da Demetrio Simonetto, meglio conosciuto come Metro Pit, che poi la lasciò a Toni, il padre di Fausto. Sfogliando le gustose pagine di “Vita Grama” di Florindo Simonetto, si trova la testimonianza della nascita dell'industria metallurgica arteniese. La prima officina in effetti fu quella del Castel, ma in seguito ne vennero installate altre due. Una si trovava in via San Rocco ed era quella di Nani Bonìgol (Giovanni Toigo, il fratello di To n i ) : q u e s t o s t a b i l i m e n t o funzionava ad energia elettrica, il progresso arrivava ad Arten! L'altra officina era quella di Zefiro Cit (Zefiro Muraro) che aveva la forgia che funzionava ad energia sanguinea: a forza di braccia! Lavorando al maglio Archivio "I Fondasìn" Ma torniamo all'officina del Castel: qui Toni installò una grande ruota di legno che sfruttando la forza dell'acqua della rosta faceva funzionare un grande mail (un maglio che non centra niente con la posta elettronica!). Angiolina ricorda che questo mail di legno batteva così forte che le vibrazioni facevano scivolare le tegole del tetto. Toni trasmise la sua arte al figlio Fausto che fece di questo lavoro una autentica passione: con vero spirito imprenditoriale rinnovò completamente l'officina installando La fucina del Castel nel 1963 Archivio "I Fondasìn" una turbina in ferro al posto della romantica ruota in legno che, una volta smantellata con tanta fadiga, diede legna da ardere per un anno intero! Fausto sostituì anche il vecchio mail con uno in ferro e, poco a poco, ingrandì l'officina con nuovi macchinari tutti azionati dall'energia dell'acqua da cui uscivano arnesi di tutti i tipi: manere, falci, zappe e tanti ferri di cavallo. Fausto non era solo abile a plasmare il ferro, ma sapeva lavorare bene anche il legno e così iniziò a costruire carri. Il lavoro più duro di tutti, ricorda Angiolina; per un carro ci voleva più di un mese di lavoro e che mal de schena!! Ma non sempre si può controllare la forza della natura, e Angiolina ricorda benissimo anche i terribili giorni dell'alluvione del '66 quando la piccola rosta, che dal Canalet scende attraverso via Molini e via Monar, diventò un'onda di una forza incredibile: “Il Canalet era diventato un grande lago, la strada di via Molini venne completamente portata via e l'acqua mi entrò in tutta la casa fino a un metro di altezza, l'officina venne completamente allagata. Io, disperata, chiesi a Fausto - e adess fone che? - e lui con grande forza d'animo semplicemente mi rispose: meton a posto e andon avanti!". L'alluvione si portò via anche l'abbeveratoio che si trovava sopra l'officina, dove per anni si erano dissetate le mucche delle contrade vicine. Dopo aver sistemato i danni Fausto continuò con la sua attività. Il ferro se lo procurava da un rigattiere che raccoglieva ferro vecchio. In quei tempi si faceva davvero la raccolta differenziata e si riutilizzava tutto. L'evoluzione tecnologica portò Fausto a realizzare i suoi carri completamente in ferro e nell'ultima parte della sua carriera si dedicò anche a costruire barc, i tipici fienili piramidali che ancora oggi troviamo dispersi nelle campagne. Uno sguardo al paese Sulle rive del Cismon 15 La Theka Anno 2010 - N.5 Acque scure Uno sguardo oltreconfine di Fabrizio Bassani 16 Il Brenta, prima di buttarsi in Adriatico e prima di bagnare la pianura, si esibisce in un avventuroso viaggio attraverso le vallate prealpine. Le sue prime acque si raccolgono in un modesto ruscelletto nella regione dei laghi di Levico e Caldonazzo. Lambisce i portici di Borgo e poi corre silenzioso per l'ampio solco della Valsugana. La grande incisione valliva fu opera degli antichi ghiacciai, il contributo erosivo del fiume è stato sempre piuttosto pigro. Il suo bacino idrografico spazia da Cima d'Asta al Lagorai. Le cose cambiano radicalmente nei pressi di Primolano. Il fiume entra nel Canale di Brenta. Un territorio angusto, incassato fra l'altopiano di Asiago ed il massiccio del Grappa. Congiuntosi col Cismon e attraversata la conca feltrina affluiva quindi al Piave. Successivi movimenti tettonici portarono all'innalzamento della parte settentrionale del Grappa e gli preclusero questa via. Lo obbligarono, quindi, a erodersi il percorso attuale. A questa relativa “giovinezza erosiva” è legata l'angustia del Canale. Ma un altro fattore è sempre stato ugualmente importante. Nell'area del Canale, diversamente dalla Valsugana, i rilievi montuosi ai lati sono formati da rocce carbonatiche in cui è presente su vasta scala il fenomeno carsico. L'acqua penetra in profondità e alimenta una misteriosa rete idrografica sotterranea. Riappare concentrata in pochi punti di risorgenza a fondovalle. I fianchi del Canale non presentano acque superficiali rilevanti. Le risorgenze carsiche sono, viceversa, fra le più importanti d'Europa. I Fontanazzi di Cismon, il Subiolo, l'Oliero, i Fontanazzi di Solagna. Acque scure e profonde in cui non è facile specchiarsi. Solo le anguane e le strighe sembra ci riescano. Il Brenta accetta paziente anche queste acque inquietanti. Le poche volte che si è rifiutato è stato severamente punito. Altre volte stritolato con le muraglie di cemento armato o scorticato dalle ghiaie nel suo letto. Cose turche. Meglio stare tranquilli, prima o dopo si arriva al mare. Riflessi del nord: l'IKEA e i suoi mille volti allo specchio di Cosetta Trizio Avevo bisogno di una scrivania: semplice, lineare, con una cassettiera porta oggetti e soprattutto… e c o n o m i c a. Quando hai un problema e ti manca qualcosa, IKEA risolve! Così, detto e fatto, con la speranza nel cuore prendo la macchina per dirigermi alla meta. Dopo un'ora di strada finalmente vedo l'insegna più amata dagli italiani, che svetta in cielo come una bandiera di benvenuto. Mi sento parte di quell'entusiasmo collettivo, che mi contagia un passo alla volta. Raggiunto l'ingresso principale si apre un mondo pieno di luci e colori che mi tentano subito come le sirene di Ulisse. Eccolo il “sogno Ikea” che piano piano si impadronisce del mio essere, trascinandomi nell'onda di emozioni fatte di 'compensato'! Comincia così la caduta verso la perdizione e cedo di fronte alle lusinghe e al canto ammaliatore dei prodotti esposti. Afferro avidamente un vasetto di vetro, qualche candela profumata, plaid, cuscini, asciugamani dalle tinte accese, un tappetino per il bagno…Mi soffermo infine di fronte alla parete di specchi in vendita, e in pochi secondi la mia immagine felice e soddisfatta viene proiettata in tutte le superfici riflettenti. Non sembro più io, c'è un'altra me stessa al di là del vetro delle illusioni, distorta dalle luci appariscenti, dalla scenografia posticcia eppure ben congeniata, confortevole e accogliente come una seconda casa. Ti senti quasi protetto tra queste mura, perché qui si può trovare ogni cosa, spendendo poco. Il bello dell'Ikea è che puoi tranquillamente passare in rassegna tutti i prodotti esposti, provarli, tastarli con mano, sederti, prendere misure, addormentarti, senza che nessun commesso venga a chiederti di cosa hai bisogno. Così passo tra un tavolo e l'altro, indisturbata, provando il comfort delle poltroncine, sentendo al tatto la resistenza dei materiali…Beh! Chiudo un occhio di fronte all'angolo leggermente scheggiato del ripiano e alla qualità dei materiali; ma siamo all'Ikea e qui tutto è fatto per apparire, per sembrare qualcos'altro, per attirarci con il suo design innovativo e moderno, con i colori giovanili, con il prezzo alla portata di tutti. Alla fine scelgo la scrivania giusta da mettere in camera e finalmente posso andare verso la cassa a ritirare il prodotto ben impachettato. Mi sento una ragazza alla moda, perché anch'io seguo la tendenza del momento; anch'io come tutti ho acquistato Ikea, quindi sorrido e mi sento soddisfatta. Arrivata a casa mi aspetta il lavoro di montaggio. Ho la stessa sensazione di quando apro l'ovetto Kinder e mi chiedo come tanti pezzi possano essere compressi in così poco spazio. Davanti a me giace inerme lo spettacolo disordinato di uno scheletro, le cui parti composte di assi, tavole, rotelle, cassetti, aspettano di essere opportunamente rimesse insieme da mani abili e capaci. Un'operazione quasi chirurgica che necessita di pazienza e meticolosità. Beh, dopo quasi tre ore di duro lavoro, finalmente riesco a completare l'opera. La scrivania è montata e io la guardo con soddisfazione mista ad orgoglio: questa creatura è opera mia. Manca solo da inserire il cassetto e poi sarà finita davvero. Non si può immaginare la frustrazione che si prova quando l'ultimo pezzo della tua opera non ne vuole sapere di combaciare con gli altri. Il cassetto appena inserito è rimasto incastrato! Il panico e l'ansia mi assalgono e subito vengo posseduta da un'idea distruttrice. Ma proprio mentre sto per scagliare il martello contro quel maledetto mobile, ecco che inizio a guardarlo con interesse, da una prospettiva nuova: in fondo di cassetti ne ho tanti in casa, se anche uno non si apre non è certo un dramma. Sarà un segreto da tenere chiuso per sempre. Un insignificante dettaglio, dopotutto! Un piccolo neo in un bel viso sorridente. Posso finalmente andare a letto tranquilla, con l'animo sollevato, e il mio “sogno Ikea” che mi cullerà per tutta la notte (e i giorni a venire). Sì, il mondo Ikea è bello anche così; pezzi riflessi da mettere insieme! isselfir itlov ellim ious i e orucso OIVVO'l :dus led auqca'd ihccepS La Theka Anno 2010 - N.5 Il mare in un caffé Croce e delizia dei Mùc di Michele Polesana ginocchia anni dopo, adesso che sentono nelle giunture i capricci del tempo. Croce di quelli che si son presi il loro bello spavento, per non parlare dei danni, quella volta, 4 novembre 1966, che le roste han messo su una faccia davvero cattiva, e lo Stizzon, a Santa Lucia, invece di far la sua solita curva e tirare dritto, sembrava volesse arrivare fin dentro al paese. Delizia un po' anche dei ragazzini della mia generazione, anni Ottanta, quella del riflusso. Ore passate alla piccola fonda dopo il mulino Stien, a guardare i pesci. L'avvistamento vero o presunto di una trota, invece che di un marson, valeva da solo una giornata intera. Cosa siano oggi le roste di Mugnai invece non lo so. Le carte mi sembrano caute nel tratteggiare il futuro del paese, memori forse di qualche scelta edificatoria poco felice degli ultimi anni. Le abitudini di un tempo non ci sono più, e anche di quelle meno remote mi sembra di aver perso la traccia: passando ogni giorno per il Musil mi dispiace di non vedere ragazzini in equilibrio sulla loro bici a scrutare nell'acqua la presenza delle trote. In fondo diceva quel filosofo che non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, e mi pare di aver capito che le cose vanno avanti, e che una nostalgia fine a sé stessa, incapace di guardare verso il futuro, non aiuta a farle andare avanti bene. Però credo anche di aver capito che le cose hanno il nome che hanno per un qualche motivo, e che provare a ricordarselo non sia un arido esercizio mnemonico. Se Mugnai è stato battezzato dall'acqua come paese dei Muc, qualcosa vorrà dire. Non tenerne conto sarebbe, più che giusto o sbagliato, poco avveduto. Diciamo che sarebbe da marsoi. Nella Trieste della metà dell'Ottocento passeggiavano scrittori ed intellettuali come Joyce, Svevo e Kafka. Essi percorrevano il lungomare e riflettevano sui propri scritti e teorie poetiche, si radunavano in un locale caldo e accogliente, sorseggiando caffè nero e fumando un sigaro. Questo punto di ritrovo per intellettuali era il Caffè degli Specchi, un autentico salotto per intellettuali incastonato in Piazza dell'Unità. Caffè storico, ove gli specchi sono lastre che ricordano i fatti accaduti nell'Europa dell'Ottocento. Sono dunque “specchi storici”, monumenti che portano l'effigie di un'Europa passata, ma sono anche specchi che hanno riflesso grandi pensatori, artisti e scrittori durante lunghe ore di studio o svago, ma non solo. Essi riflettono il mare, lo lasciano entrare nel locale e far parte della vita cittadina. Trieste, città sul mare, ospita un Caffè letterario che diviene un riflesso di luce marina, un locale che ripropone le atmosfere parigine di "fin de siécle", spesso rappresentate dai quadri di pittori impressionisti come Manet o Degas. Caffè degli Specchi, non un semplice locale di ristoro, che rappresenta un luogo suggestivo e storico al tempo stesso. Tutt'oggi si possono ammirare degli specchi superstiti, appesi alle pareti a raccontarci la Storia, oggetti immutati che permettono al mare di prolungarsi, di lasciar riflettere la luce e di far durare la giornata più a lungo. Suggestione? Il Caffè degli Specchi di Trieste sembra rendere possibile un incanto, sensazioni ed emozioni passate vive ancor oggi. Sarà forse il potere del continuo riflettersi dell'acqua sugli specchi? Acqua che scorre invariabile nel tempo, eppure in continuo divenire. FONZASO (BL) Via Mengotti 4, Tel. e Fax 0439 56796 FELTRE (BL) Via C. Rizzarda 4, Tel. 0439 89276 TRANSACQUA DI FIERA DI PRIMIERO (TN) Viale Piave 42 TRICHIANA (BL) presso centro commerciale INCON Uno sguardo oltreconfine Mugnai, paese dei Muc dalle pance gialle. Forse per assonanza tra il nome del paese e quello dialettale di questa specie di rospo. Sicuramente per la presenza così pervasiva dell'acqua: le Maore e il Musil ma anche tutto quell'insieme di roste che scorrono, oggi più che altro incanalate nel sottosuolo, su tutto il territorio del paese e che si moltiplicano a ogni pioggia un po' più abbondante. Una presenza consacrata anche dalle carte. “Ambito di risorgiva”, sta scritto su quella della fragilità territoriale del Comune di Feltre. Ma anche “area esondabile”, individuata da una specie di ovale che tira dentro un po' di paese e un po' di campagna: metà del centro storico e altre parti consistenti di Mugnai, tra le Canture e la Culiada, e anche al di là, soggetto a inondazione. Come sa benissimo chi ci abita, nell'area esondabile, anche senza il riscontro delle carte. Le roste di Mugnai, croce e delizia dei Muc. Delizia di quelli che ci facevano il bagno sembra passato tanto tempo e invece è questione di una generazione e “ocio ale porte bastarde”, che lì l'acqua è davvero alta. Di quelli che andavano a pesca di trote, gamberi di fiume (bestia delicata, che vive solo in acque pulite), di marsoni che si facevano catturare a mani nude (pesci ben poco furbi, almeno quanto le persone che si son beccate quell'appellativo lì -marson-, e forse gli è andata ancora bene, visto che da altre parti lo stesso pesce lo chiamano “scazzone”). Di quelli che con l'acqua gelida della rosta, incanalata dentro il casel, ci mantenevano il latte. Croce delle mani ghiacciate delle donne che nelle roste, in quelle di campagna e in quelle di paese, risciacquavano i panni dopo averli puliti con la lissia, e delle loro di Elisa Da Rin 17 La Theka Anno 2010 - N.5 La Theka ad Arsiè? La protezione civile di Fonzaso Spazio alle associazioni Intervista al Presidente Attilio Dalla Corte di Francesco Susin 18 In questi ultimi tempi si è sentito parlare molto della Protezione Civile. Il Dipartimento della Protezione Civile è l'organo nazionale che in Italia si occupa della previsione, prevenzione e gestione degli eventi straordinari. Anche a Fonzaso quindi c'è un gruppo di volontari della P.C.? "Ogni comune è dotato di una squadra o più di volontari, che hanno molteplici compiti, dal monitoraggio del territorio al controllo e al reperimento di informazioni ecc. In c a s o d i c h i a m a ta p e r ò tu tti convergono presso la sede centrale della P.C. della Sezione Alpini di Feltre." Che cosa vien fatto per addestrare i volontari e per dar loro una maggior capacità di intervento? "Ogni volontario partecipa ai corsi base e avanzati organizzati dalla Regione Veneto. Esempio: Corso per Ricerca persone scomparse, Corso al corretto uso dei mezzi fuoristrada, Corso di primo intervento per Terremoti, Corso montaggio tende, Corso cucina, Corso Antincendio, ecc." Quali attrezzature sono state messe a disposizione del gruppo comunale? "Noi attualmente siamo dotati di attrezzatura cosiddetta leggera, cioè abbiamo una serie di attrezzature che vanno dalla motosega al decespugliatore, al generatore di corrente, alla tenda, alla motopompa. Ogni volontario e attrezzato singolarmente con idonea dotazione di protezione individuale, in base alla propria specializzazione. Ci servirebbero un mezzo per trasporto dei volontari e del materiale, due tende con brandine, due motopompe leggere, una colonna faro. Mi fermo per non allarmare." A Fonzaso vi è anche un gruppo dell'ANA: quali rapporti ci sono tra i due gruppi? "Siamo una costola degli alpini, in quanto è demandata a loro l'organizzazione della P.C.; per essere un nostro volontario devi esser socio Alpino o Amico degli Alpini." Quali prospettive vi sono per il volontariato civile? "Si dice che presto sarà ricreata una sorta di leva obbligatoria per un periodo ridotto di tempo. In attesa, le nuove leve arrivano dagli Amici degli Alpini. Mi rammarico solo che pochi giovani si avvicinino al mondo del volontariato della P.C. a differenza di realtà viste in altre parti d'Italia." Come sono costituiti i due gruppi di Fonzaso e Arten? "Le squadre all'interno del comune sono due: Fonzaso e Arten, composte di 15 volontari a Fonzaso e 18 volontari ad Arten. La sede operativa è unica e si trova presso il Centro del Volontariato di Fonzaso." Siete assicurati quando intervenite o partecipate alle esercitazioni? Avete dei rimborsi spese? "Ogni volontario è assicurato, l'assicurazione risponde solo in caso d'impiego del volontario, cioè esercitazione o intervento. Vengono risarcite le sole spese di viaggio, cioè il carburante. Ma solo in caso di interventi (per esempio il terremoto dell'Abruzzo). Il volontario, e già la parola lo identifica, è libero di decidere se andare o restare in caso di chiamata. Nel momento in cui un volontario dimostra che, a seguito di più chiamate, non si è reso disponibile, viene invitato a lasciare la P.C.; non siamo comunque obbligati a lasciare il nostro lavoro. Il discorso qui necessiterebbe un approfondimento. Concludo dicendo che la P.C. è aperta a tutti senza distinzioni. Chi entra a far parte della nostra famiglia deve solo avere un grande spirito di adattamento, sarà ripagato con grandi soddisfazioni." di Gianantonio Campigotto Tel. 0439 5010 Vieni a tentare la fortuna! Rinati nella luce di Lorena Simonetto “Acqua fonte di vita, acqua che disseta nell'arsura, acqua dolce… acqua salata, io sono l'acqua amara, l'acqua del ricordo, l'acqua che ha fatto da complice a giochi grida piccole innocenti prese in giro, sono stata specchio per coloro i quali mi hanno guardata, sfidata, domata. Porto con me altrove le loro immagini, scappo da un luogo ormai segnato. Gli anni sono trascorsi e mi faccio specchio per un volto segnato dal tempo, che non passa mai abbastanza velocemente. Sono specchio per occhi di madre che ancora oggi mi guarda, e rassegnata sussurra “Perché?”. Io taccio, mi limito ad essere riverbero, ma come tutti gli specchi rifletto solo ciò che si vuole vedere: Acqua amara.” Sono trascorsi quasi diciannove anni dal giorno in cui Alessandro Camazzola è rinato nella Luce. Già, non morto, rinato; beh, qualcuno potrebbe definirle parole di consolazione, illusioni, affinché il continuare sia meno penoso. Ebbene, si può forse trovare più conforto nella parola morte? Nel 1996 abbiamo fondato l'associazione di volontariato “Giovani Rinati nella Luce”. Durante una Santa Messa che si svolge ogni anno la seconda domenica di gennaio, a Fonzaso, vengono letti circa seicento nomi di ragazzi che prematuramente hanno lasciato le loro famiglie per rinascere in Dio. Lo scopo della nostra associazione non è quello di prestarsi cleanex vicendevolmente ma quello, per quanto sia possibile, di donare un sorriso, un sogno, una speranza a coloro che più ne ha bisogno. Infatti, prima, durante e dopo la Celebrazione vengono raccolti fondi che ogni anno sostengono iniziative diverse ma pur sempre benefiche e avente comun denominatore bambini o giovani in difficoltà. Sì, piccole gocce d'acqua in un mare di bisogni…acqua amara che diviene sostanza vitale. Lo specchio, sì, riflette la stessa immagine che gli si pone dinnanzi ma all'opposto, così dall'immagine del dolore nascerà il riflesso per la gioia. Info: tel. 0439 56426 - 0439 5226 La Theka Anno 2010 - N.5 di Walter Moretto Uno dei nomi più gettonati è "Acqua ciàra". Così vorrebbero battezzare la nascente cooperativa di Grigno Valsugana Fabrizio ed Elisa, da anni impegnati nella difesa e promozione del territorio, una ricchezza da gestire e conservare. Fabrizio è anche il rappresentante del sodalizio (ora nascente associazione) del Covolo di Butistone ed Elisa la vicepresidente dell'Ass.ne Tagliata della Scala, due dei siti che la cooperativa vorrebbe andare a gestire. Ci sono il Forte Leone di Cima Campo, l'Altopiano della Marcesina e appunto, un giorno, la Tagliata della Scala (or ora beneficiata di un finanziamento regionale per il suo recupero). Le gestioni saranno in accordo con i Comuni proprietari, per cui la nascente cooperativa sta coinvolgendo i municipi di Cismon del Grappa, Arsié, Grigno, Enego. Componente fondamentale, ed anche finanziatore del progetto, è la Cassa Rurale della Valsugana, che fa parte del gruppo costitutivo della cooperativa. In più ci siamo noi, associazioni di volontariato cariche di specchi di cultura, volontà, passione per quel che ci sta attorno. La cooperativa cerca quindi guide per visite guidate ai luoghi che verranno gestiti. Verranno svolti corsi di formazione per cui non è necessariamente richiesta esperienza specifica. Correte, i posti son limitati! Mail: [email protected] cel. 329 2269381 Particolare del Forte Leone di Cima www.forteleone.it Diamanti di vita Intervista a José Romero Velo di Walter Moretto Tenacità e durezza. Sono due caratteristiche del diamante, uno dei materiali più apprezzati al mondo per la sua bellezza, per le sue qualità chimico-fisiche e per l'esaltazione metaforica che poeti d'ogni luogo hanno saputo afferrare e condividere. Diamante tenace, specchio dai mille colori d'anime lontane che han saputo tornare a far del bene ai propri paesi e diamante duro, strumento di lavoro di quelle vite ritornate nelle nostre terre. Un tempo c'erano i Panéti di Arten, emigrati negli anni '50 in Argentina. Sangue arteniese rimpatriato nelle storie di Florindo Simonetto e nella famiglia di Siria, figlia di Serafino e nipote di Florindo. E' sì, perché Siria è tornata con tre figli, Nicolas, Kevin e Paulo e con il marito José Romero Velo. E insieme a Marco Dalla Caneva, hanno fondato la ditta El Marmo srl, con sede nella Zona Industriale di Rasai. La tenacità delle origini. “Siamo arrivati qui nel 2002 ed è stata una scelta precisa. Ho fatto una verifica in tutta Italia per capire quale luogo sarebbe stato il migliore per il nostro lavoro e per una qualità di vita edificante. Alla fine siamo arrivati qui per due motivi: l'animo delle persone presente in questi luoghi e il legame familiare di Siria. Ho visto subito che la gente qui era affidabile sia per il modello in cui era strutturata la società, e quindi nella possibilità d'intesa lavorativa in consociazione, sia nel rispetto delle regole di commercializzazione e produzione di beni e servizi. Qualità che non sono così facili da trovare. Dall'altra parte le radici di Siria sono qui ed era naturale tornare ad Arten…”. Colori di oggi e di ieri. La durezza del diamante. “Lavoriamo nel mondo dell'edilizia, José Romero Velo al lavoro nel laboratorio a Rasai sia per i privati che per le aziende, nella produzione e posa in opera di marmo, granito, pietra e agglomerati. Le nostre lavorazioni sono composte da due cicli di lavoro: il primo è fondamentalmente la preparazione del materiale, che avviene in forma automatica e semi-automatica. Le macchine (sega, lucida piani, lucida coste) preparano il materiale. Gli utensili sono a base di diamante, materiale che richiede molta acqua come liquido di refrigerazione. Abbiamo per questo un impianto di ricircolo con tre vasche da otto metri cubi l'una, nelle quali l'acqua usata in produzione viene fatta decantare per eliminare il materiale di lavorazione e poi riutilizzata. Il secondo ciclo di lavoro è composto dalla finitura e posa in opera, che deve necessariamente essere in forma artigianale. Sai, la finitura di un bocciardato, di uno spazzolato, di un rullato, le macchine non sanno farla”. Mille specchi delle nostre realtà andate per il mondo e tornate alle radici. Bellezza d'amore e passione per la vita ed il lavoro. Incisioni su pietra di riflessi di vita. @ Economia e lavoro Nuova cooperativa offre lavoro! 19 La Theka Anno 2010 - N.5 L'energia allo specchio di Luca Ferrari Economia e lavoro @ 20 Il Cismon, come tutti i fiumi della provincia, il Piave in primis, fin dall'inizio del secolo venne utilizzato allo scopo di produrre energia grazie all'abbondanza di acqua e alla possibilità di sfruttare dislivelli considerevoli. Un intreccio di tubi, una rete a volte invisibile, per qualcuno impensabile, che percorre le valli e le collega attraverso le montagne: grazie a questo imponente lavoro di captazione e rilascio, il territorio bellunese è stato ed è ancora una delle aree con più elevata produzione di energia dall'acqua. L'energia idroelettrica è quel tipo di energia che sfrutta la trasformazione dell'energia potenziale gravitazionale in energia cinetica nel superamento di un dislivello, la quale energia cinetica viene trasformata in energia elettrica. Così se un tempo l'energia dell'acqua era usata in modo diretto per trasportare tronchi, macinare i cereali o per lavorare metalli, con la tecnologia si è potuto amplificare questa potenza e trasportarla in luoghi lontani chilometri. Oggi specchiandosi nel Corlo si può intuire tutto ciò: ma il riflesso della tecnologia si è spostato dall'acqua ai tetti. Non più solo tegole ma specchi sopra queste, che catturano invece che riflettere l'energia del sole: energia infinita, gratuita, nuvole permettendo. Ecco allora la tecnologia del fotovoltaico che rivoluziona il nostro mondo un'altra volta: una rete di micro centrali collegate fra loro. Da questa enorme potenzialità e grazie agli incentivi che la normativa ci offre ancora solo per l'anno 2010, nasce il GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) sul fotovoltaico che, dopo aver portato a realizzare nel 2009 circa 140 impianti, quest'anno è stato rilanciato da cinque Comuni (Alano, Lentiai, Mel, Trichiana, Ponte), con il progetto “Pubblichenergie” per offrire uno sportello informativo e le modalità per realizzare un impianto fotovoltaico. Per tutti i cittadini della provincia, anche quelli di Fonzaso e Arsiè! Correte, il sole aspetta!! Info: www.pubblichenergie.it e chiamare i Comuni sopra citati. Energia La chioma riflessa di Chiara Melchioretto Nome e cognome. "Francesco Guido." Perché hai scelto questa professione? "Io volevo fare o il sarto o il parrucchiere, e alla fine ho scelto di fare quest'ultimo per poter esprimere me stesso con più creatività." Da quanti anni fai questo lavoro? "Da quando avevo cinque anni. Nel senso che per due anni, dai cinque a i sette, ogni pomeriggio andavo da un barbiere che mi faceva un po' vedere il mestiere, che poi ho concretamente iniziato con i 15 anni, una volta finita la scuola dell'obbligo. E da lì sono 35 anni che svolgo questo lavoro." Hai mai partecipato a concorsi? "Ho iniziato a Zurigo, perché abitavo lì, con quelli a premi. In Italia ho fatto solo concorsi dimostrativi fra cui Miss Italia e poi ho partecipato ad Alta Moda con il gruppo Glamour di Padova per cinque anni." Ci sono cose alle quali devi o hai dovuto rinunciare per il tuo lavoro?: "Certo, non malvolentieri comunque, però sicuramente ci sono state delle rinunce. Ad esempio i sabati e le domeniche sono stati sacrificati per i corsi, lontano dalla famiglia. Le soddisfazioni però sono sempre state molte." Cosa vuol dire per te lavorare allo specchio? "Guarda, è diventata la cosa più naturale del mondo. Mi risulta quasi strano senza. Il contatto con lo specchio mi fa star bene." Come si comportano le persone davanti allo specchio? "Ho notato che i clienti nuovi si trovano un po' a disagio, poi man mano che frequentano il salone prendono sempre più confidenza e allora lì anch'io li vedo più rilassati." Vedi delle differenze fra gli uomini e le donne nello specchiarsi? "Io ho una clientela prevalentemente femminile e quindi lo diventa anche l'ambiente, per questo i maschi si sentono molto più a disagio delle donne che, al contrario, sono molto disinvolte. Ovviamente ci sono anche delle differenze comportamentali nel senso che quando viene qui un uomo, durante e dopo il taglio, guarda allo specchio solo i propri capelli mentre la donna magari si dà un'occhiata anche al sopracciglio, ad una ruga, poi imposta il colletto della camicia. Sì insomma, le donne sono molto più attente ai dettagli rispetto agli uomini." Nel corso degli anni hai visto cambiare le mode e gli stili di vita grazie al tuo lavoro? "Sicuramente, ma “ho visto cambiare” è la seconda cosa da dire. Infatti io per primo ho voluto cambiare e propongo sempre dei cambiamenti. Bisogna essere all'avanguardia." Che effetto ti fa parlare con le persone attraverso lo specchio? "Per me è normalissimo anche se, indirettamente, ci guardiamo comunque negli occhi. Per me è diventata una cosa normale grazie all'esperienza. La cosa più importante per star bene con le persone è il sapere. Se io so fare bene il mio lavoro sono anche molto più disinvolto con i clienti. Per esempio agli inizi avevo molte più difficoltà nel propormi alla gente. Fondamentale è la conoscenza del proprio mestiere." Facci un saluto. "Posso dire che, dopo venticinque anni che sono qui, sono molto soddisfatto sia di quello che sono riuscito a creare che di come la mia clientela mi ha ringraziato. Ci rivediamo fra 25 anni!" SCUOLA DI PARAPENDIO MONTE AVENA Info: www.monteavena.it Tel. 0439 56630 Vuoi vedere il mondo da un altro punto di vista? La Theka Anno 2010 - N.5 Tutto scorre Versi immersi Rock, hard rock, indie, pop e anche musica italiana. Un repertorio che spazia davvero fra tutti i generi musicali, anche se alla base vi è un grande amore per il blues. Ė il concetto di base per i Panta Rei, un gruppo rock feltrino esistente da poco più di un anno. Tutto è nato nel dicembre 2008 quando Giorgio e Fabio, incontrandosi per caso in un bar, decisero di tenersi in contatto per trovare altri musicisti e mettere in piedi una nuova band. Il 2009 è stato dunque un anno pieno di lavoro e al contempo di soddisfazioni: abbiamo formato il gruppo, abbiamo lavorato su molte cover in pochissimo tempo e abbiamo realizzato tantissime date tra locali e sagre paesane. Adesso siamo un gruppo in piena attività, stiamo studiando canzoni nuove, pianificando date per l'estate e soprattutto stiamo lavorando a dei pezzi nostri. Panta Rei è l'aforisma attribuito al filosofo greco Eraclito, che tradotto significa “tutto scorre”. La scelta nasce dal fatto che tutto è sempre in costante mutamento e nulla può mantenere la propria posizione senza cambiare, o per propria volontà, o per esigenza, o per adattamento. Noi crediamo in questa massima, è una filosofia che appoggiamo, anche perché ogni giorno si impara sempre qualcosa di nuovo, e ogni giorno si cresce sempre un po' di più. E poi, beh, con quel logo bianco su sfondo nero con le particelle che si staccano e le A alle quali è stata tolta l'asta centrale per farle echeggiare di alfabeto greco, fa troppo rock 'n roll! Quello che ci distingue da altri gruppi è sicuramente lo spettacolo che Da sinistra: Elia (tastiere), Fabio (chitarra) e Giorgio (voce) riusiamo a creare in ogni situazione: non ci facciamo problemi se per lo show serve gettarsi a terra in ginocchia in un assolo di chitarra, recitare poesie ad endecasillabi durante Roadhouse Blues dei Doors, suonare qualche piatto della batteria stando in piedi o gettarsi in mezzo alla gente mentre si suona. Daniel (basso) in trance... Patrick (batteria) Facciamo inoltre qualche pezzo strumentale celebre, per permettere anche alla voce di riposare, per poi ricominciare a “spaccare tutto”; perché il nostro obiettivo in una serata è dare sempre il massimo, divertirci e far divertire chiunque abbia scelto di venirci a vedere e imprimere bene nella testa di chi ci ha visti per caso chi sono i Panta Rei. Siamo affiatati, pieni di energia e vogliamo lavorare con tutte le forze a questo progetto rock a 360°. Speriamo si parli ancora di noi, o ad ogni modo ci impegneremo a lungo perché lo si faccia. Nell'attesa auguriamo a tutti una felice giornata rock and roll! Giorgio: voce Fabio: chitarra Patrick: batteria Elia: tastiera Daniel: basso Info: www.pantareiband.it Fabio 347 5527419 L'acqua è come un intero mondo. E' ovunque, è la più indispensabile delle cose. Ha un'infinità di significati e valenze, altrettanti modi d'uso. Nell'acqua, senza la giusta attenzione, si corre il rischio di annegare. Alla stessa maniera leggere e scrivere d'acqua diventa un'impresa difficile perché tanto è già stato raccontato nel grande oceano delle storie. Per leggere l'acqua come ancora non è stata raccontata, c'è Opera sull'acqua di Erri de Luca. Un titolo chiaro, limpido. Non è prosa, non è del tutto poesia ma si tratta, per dirla con le parole dell'autore, di “linee che vanno troppo spesso a capo”. Sulla superficie di “Opera sull'acqua” si galleggia e si scorge tutto in profondità; non si affonda, al limite ci si immerge per qualche istante e si riaffiora con una boccata. Ci sono i versi di chi ha vissuto l'acqua, quella del mare e dell'oceano, quella dei navigatori e dei naviganti, di pescatori e nuotatori che ne hanno imparato i volti e conosciuto le vite. Ci sono i versi dell'acqua che rinfresca la memoria della guerra e ritorna a lambire con le sue correnti i Balcani, i versi dell'acqua che strazia Longarone in una notte del 1963. Ci sono i versi delle vite naufragate sulle coste italiane, quando “un viaggio su dieci s'impiglia sul fondo” e vanno a picco le speranze degli esuli del terzo millennio. Ci sono i versi del più celebre degli esuli, del suo cammino tracciato nell'acqua, dal battesimo al Giordano al sacrificio in croce, con il costato ferito. Ci sono i versi dell'acqua antica e biblica, con i simboli e i miti, lontani quanto suggestivi, che derivano a chi scrive dallo studio e dall'amore per la lingua e la tradizione ebraica. Poi ci sono altri versi, iscritti in una specie di 'secondo tempo' del libro, dove trovano posto scenari ed elementi diversi, tra cui l'emozione di un'ascesa dolomitica in una mattina di sole. Per noi dolomitici, dopo una lunga navigazione, vale come un piacevole ritorno a casa. Recensione a: "Opera sull'acqua e altre poesie", Erri De Luca, Einaudi, 2002. Libri, musica e cultura di Simone Cassol di Fabio Pellencin 21 La Theka Anno 2010 - N.5 Riflessiòn di Norma Marcon Una de le tante bele invenzhión l'è el spècio, su 'sta roba no discutón! Là se pol vardàrse, rimiràrse e anca qualche difèto catàrse: magari se se càta an bruschét vegnést fóra par aver magnà massa zhigadét, an cavél griso de pì che ieri no te avée vist tì, 'na ruga che no ghe n'èra (che la sìe vegnésta fóra ieri sera?) E se a 'olte se se véde pì bèi de quel che se é, anca questo aiuta a star in pié. Insoma, guai se no ghé fusse el spècio: l'é prezhióso come an terzho ocio! El dovarìe però anca aiutàrne a védar te'l'animo e cossì miglioràrse. E alora se se à fat 'na bruta azhión, far 'na riflessión, vardàrse te 'l spècio e dirse: - Da doman cambiarón! Baci dipinti Libri, musica e cultura di Lidia Fent 22 Global warming, global warning di Luca D'Ambros L'acqua è elemento fondamentale della vita. La civiltà umana di fatti si è sempre sviluppata in regioni dove l'acqua era disponibile e ancor meglio se abbondante. L'acqua ci disseta, è utilizzata per mantenere adeguati livelli di igiene personale e degli ambienti in cui viviamo, serve per lavare i nostri abiti e non bisogna dimenticare che buona parte dell'elettricità che tiene in vita gli elettrodomestici che usiamo tutti i giorni proviene dalle migliaia di centrali idroelettriche sparse in tutto il globo. Cosa succederebbe alla nostra vita se questo elemento venisse meno? Sembra una domanda retorica. Abituati ad avere l'acqua sempre a nostra disposizione può venir da pensare che sia una risorsa illimitata, ma da tempo scienziati ed analisti cercano invano di far risuonare il campanello d'allarme: l'acqua è un bene che va gestito con oculatezza o presto ci troveremo di fronte ad una emergenza idrica. E se in realtà la situazione fosse ancor più grave? Tempeste, siccità, alluvioni: negli ultimi anni una moltitudine di eventi catastrofici legati all'acqua stanno aumentando. Come mai? Che la natura abbia deciso di ribellarsi all'uomo? Ma la natura non ci è mai stata nemica, né amica, è sempre stata indifferente. E allora? La risposta la si può trovare in Sei gradi, il terrificante libro di Mark Lynas. Sei gradi non è il classico romanzo catastrofico ma il racconto di un insieme di ricerche, di modelli e previsioni di diversi istituti e comitati volti allo studio dei cambiamenti climatici o alla conservazione di habitat e microclimi. Nei sei capitoli in cui è suddiviso il libro vengono analizzati i cambiamenti che il clima e la vita sulla Terra subiranno mano a mano che la temperatura globale del pianeta salirà di un grado, fino alla fatidica soglia dei sei gradi che porterà all'estinzione della maggior parte delle forme di vita esistenti, uomo compreso. Col tempo il crescente inquinamento di cui è causa l'uomo divorerà come un cancro il pianeta: la desertificazione del Nord America, lo scioglimento di ghiacciai e poli, città inondate, arcipelaghi affondati nell'oceano, scomparsa di fiumi e risorse idriche, uragani nel Mediterraneo. Un'escalation di disastri ecologici che a catena ne creeranno di nuovi e ben più gravi in una spirale inarrestabile. Se non verrà intrapreso un nuovo cammino più rispettoso dell'ambiente presto ci troveremo a fare i conti con un pianeta sempre più in crisi e povero di risorse. Pagina dopo pagina si scopre come le dinamiche climatiche interverranno nel corso della storia umana, obbligando enormi masse a migrare, e vedranno la luce nuovi conflitti per lo sfruttamento delle risorse che resteranno a disposizione. Mark Lynas dipinge a tinte forti i danni relativi alle attività dell'uomo che la Terra sta subendo, e la cosa ancor più terrificante è che lo fa senza inventare nulla, semplicemente trasformando in immagini i calcoli e i modelli di scienziati e ricercatori di tutto il mondo. Come probabilmente secoli fa successe per civiltà avanzate come i Maya o i Miceni, i disastri climatici potrebbero mettere la parola fine alla nostra presenza nella storia del pianeta. Solo che questa volta non stiamo parlando di un singolo popolo bensì dell'intera razza umana e della maggior parte delle specie viventi conosciute. Recensione a: "Sei gradi", Mark Lynas, Fazi Editore, Roma, 2008. DISGAGGI - BONIFICHE DI PARETI ROCCIOSE PARAMASSI - CONSOLDAMENTI - ANCORAGGI PARAVALANGHE - POSA RETI ZONA INDUSTRIALE - TEL. 0439 56541 32030 FONZASO (BL) La Theka Anno 2010 - N.5 Al sindaco: intitoliamo la nuova area verde a don Luigi! Carissima Theka, non so come iniziare questa lettera che ti invio, visto che in realtà vorrei arrivasse a tutti i miei concittadini. L'argomento che desidero introdurre è così importante per me che fatico a trovare le parole adatte per esprimere le emozioni che ho provato nel raccogliere tante testimonianze. Chi sono i miei testimoni? Donne. Donne forti, coraggiose. Donne sagge, profondamente religiose, pratiche e concrete. Molte di loro hanno superato gli 80 anni, sanno che io amo raccogliere le loro storie, spesso allegre, a volte tragiche. Uniche. Storie intrecciate con la trama universale della storia che studiamo a scuola. Ascoltarle è come entrare in un mondo che è di tutti, ma come in un film, viene inquadrato da punti di vista originali. Loro sono le custodi della nostra cultura, attraverso le parole cercano di rafforzare il fuoco della nostra coscienza di popolo che si sta spegnendo, soffocata dall'invidia, dall'individualismo, dall'egoismo. Tutte le nostre Donne hanno “un grop te la gola”, un rammarico: non sono riuscite a far conoscere ai giovani un eroe di Arten, ora completamente dimenticato, amatissimo un tempo, perso nell'oblio del tempo. Luigi Spadarotto, nato a Quero il 5 ottobre 1911, aveva appena compiuto trent'anni quando fu nominato Parroco ad Arten. Intelligente, bello, fiero, con occhialini d'intellettuale, non disdegnava qualche volta di fumare di nascosto le fortissime “Alfa”. Visse la tragedia della guerra con le mie Donne, allora bambine o adolescenti, e seppe essere Uomo ancor prima di religioso. Angelina, Elsa, Corina, Rita, Maria…quando narrano si commuovono e dietro ai loro occhi umidi si legge ancora angoscia di bambine. Dal giugno 1944 i Tedeschi avevano messo a ferro e fuoco Valle di Seren compiendo ogni genere di atrocità; quando in piena estate giunsero ad Arten, Don Luigi fiero, coraggioso, solo, sostenuto dalla certezza della sua Fede, affrontò il comandante delle SS Germaniche, Attilio Bolzonella, intenzionato a bruciare il paese perché pieno di partigiani a suo dire. Don Luigi riuscì a placare gli intenti di quest'ultimo, salvando dal rogo il paese, anche se fu ordinato a tutti gli uomini residenti di consegnarsi. Furono chiusi in chiesa, il perimetro dell'edificio venne m i n a t o , c o s ì i Te d e s c h i incominciarono le perquisizioni in tutte le case. Non trovando armi, trasferirono gli uomini nella “scoletta” e procedettero ai riconoscimenti. Io stessa ricordo le parole di mio padre allora diciassettenne, recluso con mio nonno quarantacinquenne, costretti ad assistere ad una impiccagione immobili, sull'attenti davanti ai cancelli di villa Tonello Zampiero, fermi per ore. Fra i compagni reclusi morirono Boschieri Antonio da Montebelluna, Torresan Rino da S. Gaetano di Montebelluna, Zuello Bellincasa da Modena, Canonico Bortolo di Bassano del Grappa, Campigotto Luigi da Lamon, Todesco Guido da S. Vito di Bassano e uno Sconosciuto. Furono torturati Pasa Luigi, De Marchi Lorenzo, Cambruzzi Luigi, Conte Silvio, Narini Lidio e Nicoletto Domenico nelle cantine di un edificio di via Nuova. Le loro urla vennero udite da tutti, per giorni e notti. Rita, con gli occhi offuscati da un dolore antico ma sempre nuovo, ricorda che il nostro don Luigi, terminata la guerra fu chiamato a testimoniare nel luglio 1946 a Belluno al processo che vedeva imputato Attilio Bolzonella; quest'ultimo lo apostrofò con: “Io non so chi sei!”. “Come non sai! Mi hai negato la benedizione ai poveri impiccati, io non ho potuto neanche avvicinarmi ai poveri morti, così sono salito sulla soffitta della canonica (che si trovava dove ora sorge la scuola dell'infanzia). Da lì potevo vederli e non c'era alcun ostacolo tra loro e l'Acqua santa!”. Bolzonella dopo regolare processo fu condannato alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena dalla Corte d'Assise di Belluno il 30 luglio 1946. Con ordinanza del 10 dicembre 1946 la Corte Suprema di Cassazione rigettò il ricorso del condannato. Finalmente giustizia, direte voi, invece il Massimo Fattor aveva predisposto altro. Il giorno seguente, l'11 dicembre 1946 Luigi morì di morte naturale, a 35 anni. Quanto è difficile credere che queste date siano solo semplici coincidenze! A nome delle Donne che hanno vissuto tutto ciò, prego i miei concittadini di chiedere con me all'Amministrazione Comunale di dedicare la nuova area verde attrezzata ad Arten (delibera 67 del 20-10-2009) a Don Luigi Spadarotto. Le Donne desiderano che i giovani sappiano così che il gioco, la serenità, l'allegria, il benessere che ora viviamo sono legati a gesti eroici di persone altruiste che hanno patito nel corpo e nell'anima per regalarci il bene più grande: la libertà. Approfondimenti: "A nord del Grappa. Protagonisti e testimoni raccontano la guerra e il rastrellamento del Grappa", Damiano Rech, Isbrec, 2005. Lettere e parole di Lucia Bazzocco RISTORANTE “AI MERLI” San Vito di Arsiè (BL) - Sabato 1 maggio 2010 - serata danzante, proposta gastronomica: spaghetti allo scoglio - Sabato 22 maggio - serata gastronomica a tema: menù solidale e ricette esotiche in collaborazione con Informazioni sulle nostre attività e prenotazioni al 0439 578035 23 La Theka Anno 2010 - N.5 Lettere e parole Un Pozzo di ricordi 24 Lettera per cantare di Antonella Corso di Luca Pivetta La recente scomparsa di Tullio “Bacana” mi ha fatto molto dispiacere perché, facendo parte della contrada del “poss” di Fonzaso, Tullio l'ho sempre conosciuto. Ho molti ricordi della nostra contrada e adesso, con la scomparsa di Tullio, mi vengono in mente tante persone che purtroppo non ci sono più. Da ragazzina, dall'estate fino all'autunno, la sera era una festa. La gente dopo cena si radunava alla “drosera”, la piazzetta San Marco, dove c'erano due panchine e si faceva a gara per prendersi il posto. Ora ne è rimasta una quasi sempre vuota. Solitamente si sedeva chi era più anziano, mentre noi ragazzi giocavamo a rincorrerci a “cuc”; era un chiacchiericcio continuo, un po' parlavano, c'erano motivi di discussione, e a volte per concludere la serata intonavamo una canzone insieme. Seduto sullo scalino dall'altra parte della strada, c'era il “Pacet”, un ometto piccolino, che chissà perché faceva sempre un po' di timore a noi ragazzine. Da sempre infatti le nostre mamme per spaventarci ci dicevano: “Stai attenta al “Pacet” perché ti molla la fisica”: non sapendo che cosa fosse , capivamo che dovevamo stare attente. Ricordo poi la Rica Bacana, zia di Tullio. Anche lei era attiva, a tal punto che in casa aveva aperto la sua “botegheta”, dove si trovava un po' di tutto, dai dolciumi per noi ragazzi, ai detersivi, alla “varechina” che teneva in una cantina. Anche questa cantina era un luogo un po' misterioso; le nostre madri per spaventarci, se combinavamo qualcosa, dicevano: “Guarda che la Rica ha la Mandragola in cantina! Ti mando lassù se non fai la brava!”. Ancora oggi mi chiedo cosa sia quella strana creatura della Mandragola! Ricordo Tullio, che passava su e giù con il suo carretto, e anche se ti vedeva dieci volte al giorno ogni volta ti salutava. Ricordo il Bortolo, che si sedeva sul muretto e raccontava storie d'altri tempi. Ricordo l'inverno, quando di sera si portavano secchi d'acqua per far ghiacciare le strade che diventavano piste di neve. Il giorno dopo, con le Spett.le redazione La Theka, l'altro giorno ho visto la vostra pubblicazione, infilata nella porta di casa; l'ho letta un po' qua e là e ho visto che è possibile inviare delle lettere e quindi mi sono detto: due righe le voglio mandare anche io. Mi chiamo Luca Pivetta e da quasi 13 anni abito con mia moglie a Fonzaso e mi trovo bene. Io sono un cantante, prima come interprete di musica leggera poi, dopo essere stato a scuola di canto, mi sono dedicato alla musica operistica in qualità di baritono. Ho fatto e faccio molti concerti in tutta la provincia, in Sud America e in Europa. Ho cantato in parecchie opere liriche e ho sempre ottenuto tanto successo e soddisfazioni Purtroppo sono stati vani i miei numerosi tentativi di cantare qui a Fonzaso pur essendomi proposto al Comune e a diverse associazioni. Non sono riuscito mai, e dico mai, a convincere qualcuno ad organizzare un concerto, o serata, con i miei colleghi musicisti e cantanti qui a Fonzaso dove mi esibirei con tanta gioia. Penso che una cosa del genere non sia proprio impossibile ma a questo punto credo che questo desiderio non si realizzerà mai e mi dispiace perché, abitando qui da molto, nessuno o quasi sa che io svolgo questa attività e mi sembra che sia importante per una comunità conoscere ed apprezzare certe realtà artistiche che, per quanto ne so, non abbondano dalle nostre parti e che, quando ci sono, vengono completamente ignorate. Con questo non vorrei che voi pensiate che tutto ciò sia presunzione da parte mia, assolutamente no, solo che mi dispiace non poter una volta, dico una almeno, cantare qui a Fonzaso dove abito. Chiedo a voi il vostro aiuto per esaudire questa richiesta o perlomeno per cercare di contattare qualcuno con cui possa discutere sull'organizzazione di una eventuale serata anche avanti nel tempo, ma purchè ciò avvenga. Vi ringrazio anticipatamente e mi scuso se forse sono stato un po' invadente con queste mie richieste. Resto a disposizione e intanto vi saluto e vi auguro ogni bene per il futuro de La Theka. Arrivederci e grazie. La Ceseta di Via Pozzo a Fonzaso Archivio "I Fondasìn" “Frae” (piccole slitte che ci facevano i nostri papà) si partiva da via San Michele e via Vigne e ci lanciavamo giù a tutta velocità senza rallentare, fino quando si arrivava al bivio dove dovevamo gridare la nostra direzione: “Martinei” verso sinistra oppure “Thopa” per chi andava dall'altra parte. Quelli più grandi di me, come i fratelli Borra, Dino, Berto e altri più o meno di quell'età, usavano il bob e andavano a fermarsi in fondo alla via Don Pietro Corso. Non c'erano tanti divertimenti ma eravamo uniti e contenti per poco. Ogni tanto nei cortili si sentiva urlare, come era normale quando molte persone abitano a pochi metri le une dalle altre; ma non era come adesso che per qualsiasi cosa ci servono subito avvocati, tribunali e processi. Ci sono ancora tante cose che ricordo, ma non posso raccontarle tutte. Questo è il mio ricordo del “Poss” di una volta e di tutte le persone che resteranno nella mia memoria. Ciao a Tullio, Rica, Bianca, Bortolo, Anna “del Gri”, Maria e Nani Baio, Santina e Tona, i miei genitori e la mia nonna morta centenaria, la “Ninota Polo”, e le tante altre persone che tutti coloro che abitavano al ”Poss” ricorderanno. Un sentito ringraziamento a "La Theka”, che con quest'iniziativa ci permette di portare delle testimonianze e dei ricordi. La Theka Anno 2010 - N.5 L'acqua di Fonzaso di Lucio D'Alberto sudovest nei pressi di Case Balzan. Nella parte interna dell'ansa vi è la piana alluvionale ormai stabile dove sorge Agana. La stabilità delle piane alluvionali circostanti il Cismon in questo tratto è legata allo smorzamento del regime torrentizio che ormai da un secolo è attuato dalla diga di Ponte Serra e da tutte le altre del bacino idrografico a monte. I versanti sovrastanti sono molto ripidi, e ad esclusione di quello settentrionale del Roncon, essi sono rocciosi. A sovrastare Fonzaso c'è invece il versante meridionale del Monte Avena, con un'alta e continua parete nella parte bassa sovrastata da un ripido pendio frammentato da balze rocciose. Anche qui l'acqua è assente e la tradizione popolare afferma che vi sia un lago dentro la montagna stessa. Non ci sono studi specifici che dimostrino questa teoria però certo è che in alto l'acqua s'infiltra per assorbimento carsico e delle perforazioni fatte nella zona delle Buse ne hanno trovata un po' ad una profondità di un centinaio di metri. Se l'acqua s'infiltra dove fuoriesce? Dalle carte topografiche si nota che vi sono piccole sorgenti, appena sotto la cima dove alcuni livelli più impermeabili al letto della formazione rocciosa della Scaglia Rossa favoriscono la fuoriuscita dell'acqua. Anche sulla Cima di Lan vi è la sorgente Luganega, molto alta in quota e probabilmente in corrispondenza di altri livelli rocciosi impermeabili. Scendendo in basso, nella stretta valle del Cismon presso Pedesalto S. Antonio vi sono altre due sorgenti, sulle opposte dirupate pareti, una sotto La Cima di Lan e l'altra più nascosta sotto la vecchia strada. Alla base del monte Avena, oltre all'interessante toponimo “Le il monte Aurin e la piana fonzasina. Archivio Maurizio Bottegal Fontanelle” nei pressi di Arten, ci sono altre due sorgenti: una a Pedesalto e l'altra ad Arten facilmente individuabili per i vecchi “mulini” presenti. Ma è questa tutta l'acqua che si infiltra nel Monte Avena o ve n'è anche altra che uscita dalla roccia non riemerge in superficie e rimane nelle ghiaie del fondovalle? Non vi sono studi per verificare questa idea, ed è invece molto probabile che il Cismon nei pressi di Frassenè disperda parte della sua portata nelle ghiaie del suo alveo. E lo Stizzon, che a valle del ponte per Seren risulta spesso secco disperde anch'esso in subalveo verso la piana di Arten o verso la Culliada? E' ipotizzabile che parte dell'acqua di questi torrenti, per perdite subalveo, vada a riempire le porosità delle ghiaie sottostanti la conca di Fonzaso. Se questa ipotesi è vera sarebbe interessante anche verificare se l'eventuale falda idrica sottostante la piana Arten - Fenadora possa essere influenzata nella sua altezza ed estensione anche dal livello del Lago del Corlo oppure no. Lettere e parole Per descrivere un territorio e la sua acqua, oltre ad averne una conoscenza diretta, è utile trovare spunti dalle carte topografiche e dalla osservazione morfologica. Proviamo con questo approccio ad illustrare la zona di Fonzaso. Fonzaso è localizzata in una conca all'intersezione di più valli caratterizzata da molte morfologie legate all'azione dell'acqua. La conca si sviluppa su una pianta a forma di “T” dove ogni braccio rappresenta la comunicazione con una valle: a nordovest la valle del Cismon, a sudovest la sua continuazione verso il lago del Corlo, ad est la valle dello Stizzon e la conca di Feltre, ed in aggiunta verso nordest il Canalet. Queste valli e la conca, in parte approfondite dai ghiacciai, presentano il loro fondo riempito da ghiaie e sabbie, depositate sia dai ghiacciai che dai torrenti. E' interessante notare come il centro di Fonzaso sia localizzato su un terrazzo, porzione rimanente dell'antica superficie di deposito del torrente Cismon. Caupo invece è all'apice del cono detritico creato dal torrente Stizzon che facilmente si riconosce per la dolce inclinazione verso Santa Lucia e la piana di Arten. Più ad ovest, alle pendici nord del Monte Roncon, si nota un cono più piccolo e più ripido, originato dalle colate detritiche di sassi e fango incanalati lungo la valle del Roncon. Al centro della conca, al piede del terrazzo e dei due coni citati vi è, un po' allungata da est ad ovest la piana di Arten Fenadora. Questa è l'area dove scorre il Fosso Levica che si origina dalle sorgenti presso Arten e al Canalet. Questo rio confluisce nel Cismon dove questo piega verso Venerdì e sabato CENE DI PESCE A mezzogiorno MENU' FISSO Euro 10.00 Occasioni speciali, cene aziendali, battesimi, comunioni e cresime, ogni giovedì sera su prenotazione PAELLA Aperto tutti i giorni Chiuso lunedì e domenica sera 25 La Theka di Francesco Susin e Simone Cassol Anno 2010 - N.5 Data Manifestazione Maggio Dal 30/04 al 02/05 Cosa accadrà... 8 FESTA DI SAN GOTTARDO Arten di Fonzaso - Piazza di Arten Venerdì 30 aprile: ore 19 Apertura frasca; ore 21 Musica live: freedom boys + Murdock. Sabato 1 maggio: ore 12 - Pranzo comunitario sotto il capannone (per iscrizioni chiamare il numero 320-4147270); ore 15 - Festa per i bambini con merenda nel giardino di Villa Tonello; ore 16.30 - Spettacolo di giocoleria e non solo…con Malabarista Giocoequilibrista; ore 18 - Aperitivo “Oltreconfine” in villa Tonello. Concerto blues con i 50 Bucks e letture a cura dell'associazione Oltreconfine; ore 19.00 - Apertura frasca sotto il capannone; ore 22.00 - Concerto con gli Smoky Pigs (blues and rock band). Domenica 2 maggio: ore 10 - Gara di duathlon (corsa + mountain bike) info su www.arten.ilbello.com; ore 19 - Apertura frasca sotto il capannone ore 20.30 - La mitica Corrida di Arten. Per iscrizioni cel. 338 8423535. MANDIBOLA RILASSATA PER UN SONNO MIGLIORE Santa Giustina - Palestra Elisa alle ore 17 "Un sabato al mese con il metodo Feldenkrais”, Ass.ne Corpomente, www.webdolomiti.net/Feldenkrais. 8 DI LEGNO E DI METALLO Santa Giustina - Sala Parrocchiale alle ore 20.45 spettacolo musicale con Simone Zanchini Jazz Quartet. Dal 8 al 16 TORNEO DI TENNIS Fonzaso - Campo da tennis Torneo con partite tutte le sere. 13 TRANSUMANZE Fonzaso - Casel San Filippo alle ore 20.30 viaggio fotografico con Adolfo Malacarne nel mondo dei pastori transumanti del Triveneto. Presentazione e vendita del successo editoriale “Transumanze” con l'autore lamonese e l'editore Sandro Dalla Gasperina - Libreria Agorà. Manifestazione 4 SOTTOVOCE...DAMMI UNA MANO Feltre - Auditorium istituto Canossiano ore 18 evento a cura della neo nata associazione “Alcance a los cielo” con l'obiettivo di ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla raccolta di fondi per realizzazione di alcuni progetti in Bolivia a Cochabamba. Si assisterà alla presentazione del libro di favole intitolato “Sottovoce… Dammi la mano”, scritto dai bambini ospiti nella struttura “Casa S. Josè” di Cochabamba. 6 BELLUNO BALOCCHI Belluno - Centro città dalle ore 10 giornata dedicata ai più piccoli con giochi, attività e divertimenti di ogni tipo per tutti i bambini. Dal 11 al13/06 e dal 18 al 20/06 FESTA EMERGENCY 2010 Seren del Grappa - Impianti sportivi di Rasai nuova edizione dell'evento a sfondo benefico a favore dell'associazione Emergency, divenuto ormai appuntamento fisso dell'estate serenese. Tra le attività in programma due tornei di calcio (Memorial Dario Dotta e torneo di calcio a 11), il concerto dei JPM., il raduno Vespe e Cinquecento), l'esibizione dei The Covers e dei Man de Roro. 27 VISITA GUIDATA AL GIARDINO BOTANICO DEL CANSIGLIO Pian del Cansiglio - Sala Parrocchiale Escursione proposta dall'associazione Pro Schievenin (Quero, tel. 0439 788443, mail: [email protected]) all'interno del corso di erboristeria ed alimentazione proposto a Fonzaso e al Casel di Melam. Eventi di Oltreconfine - La Theka Giugno 2 26 Data GITA AL CASTEL THUN IN TRENTINO Val di Non. Visita a mostra astronomica al famoso castello trentino. Per info chiamare Marco cel. 339 1954182. - Aperitivo "Oltreconfine" Il 1 maggio 2010 dalle ore 18.00 alle 20.00 presso la Villa Tonello di Arten. Concerto blues con i "50 Bucks" e letture a cura dell'associazione Oltreconfine. - EnoTheka Dal 30 aprile al 2 maggio 2010 presso la piazza di Arten. L'associazione Oltreconfine sarà presente con una fornitissima enotheka durante la festa di san Gottardo. Con la sponsorizzazione de "Il Cantinone". - Transumanze Il 13 maggio 2010 ore 20.30 presso il Casel San Filippo di Fonzaso, viaggio fotografico con Adolfo Malacarne nel mondo dei pastori transumanti del Triveneto. Presentazione e vendita del successo editoriale “Transumanze” con l'autore lamonese e l'editore Sandro Dalla Gasperina - Libreria Agorà. La Theka Anno 2010 - N.5 Cassa Rurale Bassa Valsugana: amica dell'energia pulita Pannelli solari, impianti fotovoltaici sono termini ormai entrati nel lessico comune di ciascuna persona. Costruire un domani migliore è possibile partendo anche da queste buone pratiche che trovano sostenitori convinti negli istituti di credito cooperativo del nostro territorio. Tra loro anche la Cassa Rurale Bassa Valsugana, presente nel territorio bellunese con le filiali di Arsiè e Fonzaso. La banca della comunità ha ideato due tipi di finanziamento (importo massimo 20.000 euro) destinati a privati e famiglie che intendono installare un impianto fotovoltaico. Il primo, “Solare senza pensieri”, si rivolge a chi desidera pagare il mutuo, entro il termine massimo di 20 anni, avvalendosi esclusivamente dei contributi statali senza ulteriori esborsi a proprio carico. Il secondo, “Ecoformula solare”, si rivolge a chi desidera ammortizzare il mutuo in breve tempo (massimo 7 anni) ottimizzando in tal modo i vantaggi degli incentivi statali. Entrambi i tipi di finanziamento vengono stipulati a tassi particolarmente favorevoli. Oltre a tali benefici di tipo finanziario, sono comunque molteplici le motivazioni che dovrebbero spingere una famiglia a scegliere di installare un impianto fotovoltaico nella propria abitazione: viene utilizzato il tetto della propria casa e se ne incrementa il valore immobiliare; si rende maggiormente autonoma la famiglia per i consumi energetici; si riducono sensibilmente i costi della bolletta; ci si tutela contro l'eventuale aumento del prezzo dell'energia elettrica; si rafforza l'immagine di famiglia rispettosa dell'ambiente e, soprattutto, si contribuisce a consegnare un mondo più pulito alle generazioni che verranno. APRILE 2010 www.latheka.it www.fonzaso.com assoo www.arsie.com a z onnz si r A FFo é Nel prossimo Numero: Cristoforo Colombo Inviateci lettere, segnalazioni, commenti, fotografie. e-mail: [email protected] Associazione “Oltreconfine” Via M. Vallorca 5, 32030 Fonzaso (BL) Aperto dalle 10.00 alle 02.00 Chiuso il Lunedì da Luglio a Settembre: sempre aperto. Ferie: 10 giorni a metà novembre. Cucina aperta dalle 12.00 alle 14.30 e dalle 19.00 alle 24.00 Serate con MUSICA DAL VIVO. Viale Vittorio Veneto, 78 - 32034 Pedavena (BL) Tel. 0439 304402 - Fax 0439 304663 e-mail: [email protected]