lungo i sentieri della grande guerra in primiero e vanoi

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lungo i sentieri della grande guerra in primiero e vanoi
LA MONTAGNA DEI RAGAZZI
LUNGO I SENTIERI
DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
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LA MONTAGNA DEI RAGAZZI
CONOSCERE LA MONTAGNA ATTRAVERSO LA GRANDE GUERRA
LUNGO I SENTIERI
DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
Progetto: Accademia della Montagna del Trentino
Testi: Lucia Dellagiacoma
Credits fotografici: Archivio fotografico Ente Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino
(Archivio Angelo Orsingher - San Martino di Castrozza, Raccolta Paolo Meneguz – Transacqua) [Parco PAN],
Lucia Dellagiacoma [LD], Museo Storico Italiano della Guerra [MGR],
Mostra permanente della Grande Guerra sul Lagorai di Caoria [Museo G.G. Caoria],
Con la collaborazione di: Ecomuseo del Vanoi,
Mostra permanente della Grande Guerra sul Lagorai di Caoria,
Ente Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino
Illustrazioni: Federica Periotto
Progetto Grafico: Egon
Stampa: Grafiche Stile – Rovereto
ISBN: 978-88-96215-63-0
Accademia della Montagna del Trentino
Via Romagnosi, 5
38122 Trento
tel. 0461 493175
mail: [email protected]
www.accademiamontagna.tn.it
© 2015, Egon
Gaban studios srl
via del Garda, 32 Rovereto (Tn)
Imparare a conoscere il territorio in cui si vive è una tappa decisiva nel percorso di crescita di ogni persona che risulterà tanto più coinvolgente e appassionante se l’esplorazione avrà
inizio fin da giovani, quando è più facile ricordare i luoghi e immaginare le vicende che li hanno segnati. Per questo anche una piccola pubblicazione può diventare un’opportunità formativa, aggiungendo un’autentica esperienza culturale al piacere di una camminata all’aria aperta.
Questa collana, realizzata per iniziativa della Fondazione Accademia della Montagna del Trentino in
collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra, non è tuttavia solamente un contributo
per accendere la curiosità dei ragazzi verso un passato che ha segnato radicalmente la vita dei loro
bisnonni. In questi giorni in cui l’assurdità della guerra continua a insanguinare l’umanità, una visita
diretta ai luoghi dove si combatté la Grande Guerra può diventare il discorso più efficace per promuovere un mondo liberato dalla violenza.
Annibale Salsa
Presidente del Comitato Scientifico
dell’Accademia della Montagna del Trentino
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Baraccamenti italiani sotto Passo Rolle [Parco PAN]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
E IL TRENTINO
La Prima guerra mondiale scoppiò nel 1914 e
si concluse nel 1918.
Coinvolse la Francia, la Gran Bretagna, la Russia,
la Germania, l’Austria-Ungheria, l’Italia, la Turchia, gli Stati Uniti, il Giappone e tanti altri, oltre
a paesi che allora erano colonie di stati europei
come l’India, il Sudafrica, l’Australia, il Senegal.
Venne chiamata “Grande Guerra” perché assunse dimensioni che nessun conflitto aveva
avuto prima. Vennero mobilitati milioni di uomini, furono inventate nuove armi dai terribili effetti
e usati moderni mezzi di trasporto, si sperimentarono grandi innovazioni tecnologiche. Morirono più di 9
milioni di soldati e moltissimi civili, la vita di milioni di
donne e bambini cambiò profondamente.
All’epoca il Trentino faceva parte dell’Impero austro-ungarico e confinava con il Regno d’Italia.
Nel 1914 più di 55.000 trentini furono richiamati alle armi e inviati in Galizia, una regione che oggi si
trova tra la Polonia e l’Ucraina. Lì combatterono contro l’esercito russo; moltissimi vennero fatti prigionieri, più di 11.400 morirono.
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Nel maggio 1915
l’Italia dichiarò
guerra all’Austria-Ungheria
e il Trentino si trasformò in un campo di battaglia: si
scavarono centinaia di chilometri
di trincee, i paesi
furono bombardati, donne, vecchi e
bambini dovettero abbandonare le loro
case. Per la prima volta i soldati furono costretti a vivere tra le
nevi e i ghiacci.
Circa 700 trentini, chiamati “irredentisti”, si arruolarono volontari nell’esercito italiano con l’obiettivo
di unire il Trentino all’Italia. Alcuni di questi - Cesare Battisti,
Fabio Filzi e Damiano Chiesa - furono catturati dagli austriaci, processati e condannati a morte per tradimento.
Al termine della guerra, scomparvero gli imperi russo, tedesco, austro-ungarico e turco e nacquero
nuovi stati. Il Trentino divenne parte dell’Italia, uscita vincitrice dal conflitto.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
LA GRANDE GUERRA IN PRIMIERO E VANOI
Al momento dell’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915, l’Impero asburgico era già impegnato da quasi un anno
nel conflitto contro la Russia e la Serbia
e non disponeva di soldati e di mezzi
sufficienti per presidiare il nuovo fronte. Gli strateghi militari austro-ungarici,
dunque, decisero di abbandonare una
parte dei territori lungo il confine con il
Regno d’Italia: nel Trentino orientale i
pochi soldati disponibili avrebbero dovuto schierarsi sulla catena del Lagorai,
dove le pareti verticali delle montagne
rappresentavano una barriera difensiva
naturale.
Il territorio del Primiero e il Vanoi, allora
Caoria, 14 novembre 1917 [Museo G.G. Caoria]
parte dell’Impero, vennero abbandonati
e i militari italiani furono liberi di occupare queste zone. In un primo momento la loro avanzata non incluse Caoria e San Martino, che per
qualche mese furono meta di frequenti pattugliamenti da parte di entrambi gli eserciti.
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Baraccamenti italiani sulla Cavallazza.
Sullo sfondo il Castellazzo e la Marmolada [MGR]
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
La Strafexpedition, l’offensiva austro-ungarica della primavera 1916, non comportò in
questo settore azioni significative. Durante
l’estate e l’autunno le truppe italiane tentarono la conquista del Lagorai; furono messi in atto alcuni attacchi verso le cime più
orientali della catena (Cavallazza, Colbricon, Cece, Busa Alta, Cardinal, Cauriol),
con l’obiettivo di forzare le linee nemiche e
dilagare in val Travignolo e in val di Fiemme. L’arrivo della neve costrinse i militari
a sospendere i combattimenti e il fronte si
assestò sulle creste montuose.
Nell’estate del 1917 si sperimentò la “guerra sotterranea” e alcune mine vennero fatte
esplodere sul Colbricon e alle Buse dell’Oro. All’inizio di novembre i soldati italiani
dovettero ritirarsi sul monte Grappa e lungo il fiume Piave, per evitare di essere accerchiati dalle truppe austro-ungariche e
tedesche che stavano avanzando in Friuli
e in Veneto dopo lo sfondamento di Caporetto. Il Lagorai e le zone del Vanoi e del
Primiero furono abbandonati e tornarono
sotto il controllo austriaco fino al novembre
del 1918, quando la guerra finì.
Resti di baraccamenti sul Cauriol [Parco PAN]
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PAESI E POPOLAZIONE CIVILE
TRA GUERRA E DOPOGUERRA
A partire dal maggio 1915, i paesi trentini vicini al confine vennero evacuati. Più di 100.000 persone dovettero lasciare le proprie case e spostarsi
verso le regioni più interne dell’Austria-Ungheria o verso l’Italia.
Nel Primiero e nel Vanoi, l’allontanamento della popolazione avvenne principalmente per ordine dell’esercito italiano che occupava quei territori. Nel 1915 i
provvedimenti riguardarono soltanto Caoria, l’abitato più vicino al fronte, mentre
nel maggio 1916 l’ordine di sgombero arrivò anche per gli altri paesi. Agli abitanti
fu concesso di rientrare dopo qualche mese, ma la pur breve assenza aveva ormai
compromesso il raccolto estivo.
L’economia di queste vallate, basata essenzialmente su agricoltura, allevamento e commercio del legname, subì danni gravissimi a causa della guerra: al termine del conflitto il bestiame era decimato,
i campi rovinati, i boschi devastati. Importanti edifici come i panifici e le centrali elettriche erano stati
resi inutilizzabili. Le difficoltà furono accentuate dall’isolamento delle due vallate: le poche vie di comunicazione erano danneggiate e i ponti, distrutti a più riprese nel corso degli spostamenti dei due
eserciti, dovettero essere ricostruiti.
La povertà spinse molte persone, dette “recuperanti”, a cercare sui luoghi dove si era combattuto
materiali da vendere o riutilizzare.
Oggi, a distanza di un secolo, si cerca di conservare ciò che resta di queste drammatiche vicende, che
vengono raccontate attraverso oggetti e testimonianze raccolti nei musei e tracce sul territorio (trincee, monumenti, manufatti militari…) che vengono recuperate.
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ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
Ponte distrutto sul Cismon a Transacqua [Parco PAN]
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[Ecomuseo Vanoi]
Predazzo
Paneveggio
Passo Rolle
1.989 m
Cavallazza
2.324 m
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Itinerario 2
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Caoria
Cima d’Asta
2.847 m
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San Martino
di Castrozza
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Refavaie
1.116 m
ITINERARI
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Itinerario 3
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Cauriol
2.494 m
Par
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Colbricon
2.602 m
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Cima di Cece
2.772 m
Itinerario 4
Siror
Pralongo
771 m
Fiera di Primiero
Tonadico
Passo
della Gobbera
Mezzano
985 m
Passo di Cereda
1.369 m
Imer
Monte Totoga
1.705 m
Belluno
Itinerario 1
Passo
del Brocon
1.616 m
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Pieve
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Castello
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COME PREPARARSI AD UN’ESCURSIONE
IN MONTAGNA
Oltre ad offrire un paesaggio e una natura incontaminati, i monti del Primiero e del Vanoi
permettono di ripercorrere alcuni dei luoghi dove venne combattuta la Grande Guerra.
Come tutte le gite, anche un’escursione in montagna va organizzata.
Ecco alcuni suggerimenti:
- indossa un abbigliamento pratico e delle calzature adatte (scarponcini)
- scegli un itinerario adatto alle tue capacità e al tuo allenamento
- assicurati che le previsioni del tempo siano buone
- studia l’itinerario prima di partire, porta con te la cartina e mantieni il cammino sui sentieri
segnalati
- in generale non ti addentrare in grotte o gallerie; dove è consentito l’ingresso, fatti accompagnare da un adulto e ricordati di portare una torcia elettrica
- non disturbare gli animali: limitati ad osservarli
- rispetta l’ambiente: riporta a casa i tuoi rifiuti!
Cosa non deve mancare nel tuo zaino:
- una buona quantità di acqua
- qualcosa da mangiare durante la giornata
- un cappellino e gli occhiali per ripararti dal sole
- una maglia e uno spolverino per la pioggia: in montagna il tempo può cambiare molto velocemente
- la crema protettiva per evitare scottature
- una cartina della zona.
Nota: nelle schede degli itinerari, il tempo di percorrenza comprende il percorso di
andata e ritorno ma non le soste e le visite ai luoghi di interesse.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
1° ITINERARIO
TOTOGA
Partenza: Gobbera (985 m)
Arrivo: monte Totoga (1705 m)
Dislivello: 720 m
Tempo di percorrenza: 4 ore e 30 minuti
Difficoltà: escursionisticoVal di Borza
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Gobbera
985 m
Masi d'Imer
Monte Totoga
1.705 m
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T. C
Bivacco forestale
S. Giovanni Gualberto
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Val Cortella
345
Col
della Cross
1.078 m
345
Monte Vederna
1.584 m
Grazie alla sua posizione isolata e centrale tra Vanoi e Primiero, il monte Totoga fu
trasformato in un caposaldo d’artiglieria
dall’esercito italiano. Il culmine di questa
escursione è rappresentato dalla visita alle
gallerie dove furono posizionati alcuni dei
cannoni rimossi dalle fortificazioni permanenti dello sbarramento Brenta-Cismon.
Il Totoga fu occupato già nei primi giorni di guerra e durante l’estate iniziarono i
lavori per la costruzione delle strutture di
difesa e di servizio (gallerie, trinceramenti,
strade). Il monte ebbe un ruolo importante durante la ritirata italiana del novembre
1917, quando con le sue artiglierie contribuì a rallentare l’avanzata austro-ungarica lungo la valle del Vanoi. Dopo due
giorni di resistenza, gli italiani lo abbandonarono, facendo esplodere i propri cannoni per non lasciarli in mano nemica e
distruggendo alcuni tratti delle strade che
portavano verso la pianura veneta.
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L’escursione parte dal
passo della Gobbera. È
possibile lasciare l’auto
nel parcheggio all’uscita dell’abitato in direzione Imèr.
Raggiunta la chiesa,
si sale la ripida stradina che passa a sinistra
dell’edificio. Dopo un
breve tratto si giunge
a una strada forestale,
sulla quale si prosegue
verso sinistra. Dopo circa mezz’ora s’incontra il
bivio con il sentiero 345;
lo si imbocca in direzione masi Totoga - monte
Totoga.
L’interno della galleria d’artiglieria inferiore [LD]
Un’altra ora di cammino
e si arriva a un nuovo incrocio: qui si prende la traccia che sale ripida a destra, indicata come “via
diretta”, che dopo una ventina di minuti si congiunge alla forestale proveniente dalla val Cortella.
Questa strada, costruita dall’esercito italiano, è un’opera straordinaria: distaccandosi dalla rotabile di
fondovalle, anch’essa realizzata dai soldati italiani, supera 1.200 metri di dislivello con una cinquantina di tornanti ed è lunga più di 12 chilometri. Essa giungeva fino alla cima del Totoga e servì per il
trasporto dei pezzi d’artiglieria e di altri materiali.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
Si procede seguendo le indicazioni per gli “stoli”, arrivando in breve
tempo al rifugio forestale S. Giovanni Gualberto, punto d’appoggio
con un bivacco sempre aperto. Pochi metri più avanti s’incontrano
gli ingressi alle caverne d’artiglieria. Si tratta di due gallerie (“stoli”)
poste su livelli diversi e collegate tra loro da uno stretto passaggio.
Per la visita è consigliabile l’uso di una torcia elettrica. L’ampiezza
dei corridoi e delle postazioni che alloggiavano i cannoni è impressionante. I grandi finestroni attraverso i quali le artiglierie sparavano regalano bellissimi scorci panoramici sulla valle del Vanoi.
Si raccomanda di non sporgersi troppo, poiché queste aperture si
affacciano direttamente su strapiombi. Nel largo spiazzo di fronte
all’ingresso della galleria inferiore si trovano anche due basamenti
in cemento per l’artiglieria contraerea.
A destra dell’entrata alla caverna superiore una traccia sale nel bosco, a tratti poco evidente ma indicata da segnavia rossi. Seguendola si raggiunge la cima, costituita da un dosso prativo e ornata
da una croce di legno.
La discesa avviene per la stessa via, ignorando ulteriori indicazioni
poste lungo il tracciato. Tornati agli “stoli” si segue la forestale in
discesa, oltrepassando il bivio con il sentiero di salita, fino a incontrare il segnavia 345 che indica, a destra, Col de la Cros e passo
Gobbera. Superati gli edifici dei masi, si cammina prima su sentiero
e poi su strada sterrata, con alcuni saliscendi e tratti suggestivi ai
piedi delle pareti verticali del monte. Si giunge alle case di Gobbera
poco distante dal parcheggio, passando davanti a una vecchia fornace per la calce ristrutturata.
Panorama da una delle cannoniere [LD]
Un tratto del sentiero di rientro a Gobbera [LD]
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PROFUGHI
Alla vigilia dello scoppio delle ostilità contro l’Italia, il programmato trasferimento della popolazione civile del Vanoi e del Primiero
verso altre zone dell’Impero non poté essere attuato nei tempi
ristretti concessi dall’emergenza. Alcune famiglie si allontanarono
volontariamente e con i propri mezzi, ma la maggior parte delle
persone restò nella propria terra e visse l’occupazione militare.
Il piccolo paese di Caoria si trovò per qualche mese nella “terra di nessuno”. Il 20 luglio 1915 duecento persone impegnate a
lavorare nei masi alle falde del Lagorai vennero prelevate senza
preavviso dai soldati austriaci e portate nel campo di Mitterndorf.
I loro compaesani, invece, furono allontanati dai comandi italiani
nel dicembre successivo e inviati in diverse zone della penisola. La
piccola comunità fu, quindi, dispersa.
Il 26 maggio del 1916, sotto la minaccia dell’offensiva austroungarica, anche per gli abitanti di Canal San Bovo e Siror arrivò
l’ordine di sgombero. Per le altre località del Primiero le direttive
furono, invece, molto confuse e, infine, il 10 giugno l’ordine fu
sospeso. Molti, dunque, rimasero nelle loro case e presto anche
coloro che erano partiti chiesero di poter tornare. Il rientro avvenne durante l’estate, una volta arrestata definitivamente l’avanzata
austro-ungarica.
I deportati di Caoria, invece, fecero ritorno soltanto nel 1918 e
trovarono il loro paese devastato.
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Il Bergfhürer di Caoria, Santo Loss, in visita ai propri famigliari in
campo profughi [Museo G.G. Caoria]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
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ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
2° ITINERARIO
SBARRAMENTO DI PRALONGO
Partenza: stretta di Pralongo (772 m)
Arrivo: strutture di valle delle miniere (830 m) - miniere di Pralongo
(1260 m)
Dislivello: circa 60 m - per le miniere circa 490 m
Tempo di percorrenza: 1 ora - per le miniere 3 ore
Difficoltà: facile - per le miniere escursionistico
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Museo della
Grande Guerra
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1752 m
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Cima di Mezzogiorno
1.940 m
Stetta di
Pralongo
772 m
Masi di
Pralongo
771 m
La prima parte di quest’escursione permette di visitare alcune strutture dello
sbarramento italiano di Pralongo. Nella
seconda parte si può scegliere di compiere un breve e facile anello che permette
di rientrare subito al punto di partenza,
oppure di proseguire la camminata sul
sentiero delle miniere. Questa seconda
opzione è consigliata solo ad escursionisti
esperti, a causa della presenza di alcuni
tratti esposti in cui sono necessari piede
fermo ed equipaggiamento adeguato.
La stretta di Pralongo era parte della linea
difensiva italiana che da cima di Mezzogiorno (gruppo di cima d’Asta) scendeva
fino al Vanoi, per poi risalire verso cima
Valsorda. Dall’inizio del 1916, in seguito
allo spostamento a ovest dello schieramento italiano, questa zona rimase nelle
retrovie. Dopo gli eventi di Caporetto, durante la ritirata sulle nuove posizioni, gli
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alpini si appoggiarono a questi
apprestamenti difensivi per opporre una breve resistenza che
servì a rallentare l’avanzata dei
soldati austro-ungarici.
L’escursione parte da un ampio
spiazzo che si apre sulla destra
lungo la strada che da Canal San
Bovo porta a Caoria. Un segnavia indica l’inizio del sentiero e
un pannello informativo riassume la storia dello sbarramento.
Si comincia la salita sui tornanti della strada d’arroccamento,
Uno dei bunker dello sbarramento [LD]
lungo la quale vennero trainati
i pezzi d’artiglieria. In pochi minuti si arriva ad un bunker in pietra e cemento con feritoia. A destra dell’ingresso inizia un camminamento con una scalinata stretta tra alte pareti a secco: caratteristica interessante di questa parte del
percorso è che ci si può spostare sia rimanendo sul normale sentiero, sia sfruttando le trincee che sono
state recuperate.
Poco più in alto s’incontra un altro bunker, del tutto simile al precedente. Proseguendo si arriva ad una
zona dove i camminamenti si ramificano. Se si sceglie di restare all’esterno delle trincee è necessario
porre molta attenzione ai profondi solchi che attraversano il terreno. Qui è visibile un basamento in
pietra per l’artiglieria contraerea. In fondo a una delle trincee sorge un piccolo osservatorio.
Giunti a questo punto si seguono le indicazioni per i masi di Pralongo e per le strutture di valle delle
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
miniere. In una decina di minuti si arriva ai ruderi dei
fabbricati di servizio degli impianti estrattivi.
Qui il percorso si divide. Chi sceglie di terminare
l’escursione deve dirigersi verso i masi di Pralongo,
scendendo lungo il sentiero che in una ventina di minuti porta al gruppetto di case e alla strada provinciale,
poche centinaia di metri a valle del punto di partenza.
Chi invece decide di proseguire lungo il sentiero delle
miniere deve imboccare la traccia in salita, che presto
diventa ripida e che in gran parte si svolge su gradoni di pietra molto suggestivi, che richiedono però
attenzione. Alcuni tratti sono attrezzati con cordino
metallico.
In circa un’ora si raggiungono le strutture superiori
delle miniere. I giacimenti di rame furono sfruttati a
partire dalla fine dell’Ottocento e fino al 1943, quando
le difficoltà finanziarie causate dalla guerra determinarono la sospensione dei lavori. È possibile esplorare
la zona, ma bisogna farlo con molta cautela a causa
dei tratti di sentiero esposti e del terreno difficile.
Da questo punto inizia la discesa, che avviene sull’evidente traccia che dai ruderi si diparte in piano verso
sinistra. In un’ora di cammino si giunge a una strada sterrata, che si percorrerà in direzione sud-est fino
alla provinciale. Da qui in pochi minuti si arriva al parcheggio di partenza.
Basamento della contraerea [LD]
Ruderi delle strutture di servizio delle miniere [LD]
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LA VITA NEI PAESI OCCUPATI
Su tutti i fronti della Prima guerra mondiale la vita
dei civili nelle zone occupate non era semplice.
In questo settore la convivenza con i soldati italiani
non fu fonte di particolari problemi, ma le necessità
e le limitazioni imposte dalla guerra crearono molti
disagi alla popolazione. Ad esempio, il divieto di
accedere ai pascoli in quota a causa della vicinanza
del fronte impedì agli allevatori di svolgere il loro
lavoro con regolarità.
Alla fine del 1917 Primiero e Vanoi videro il ritorno
dei soldati austro-ungarici. L’Impero si trovava in
gravi difficoltà economiche e le risorse dei territori
occupati vennero sfruttate fino all’estremo. Fu un
periodo particolarmente duro per i civili, tanto da
essere comunemente conosciuto come “l’anno della fame”.
Caoria. Mostra permanente della Grande Guerra sul Lagorai
Per tutta la durata del conflitto i furti e i danneggiamenti furono molto frequenti. A soffrire per questo problema fu in particolare Caoria, le cui case
incustodite furono saccheggiate e devastate.
Proprio a Caoria, nel 1991 è stata aperta la Mostra permanente della Grande Guerra sul Lagorai, che espone cimeli ritrovati sulle montagne o
donati dagli abitanti. Il museo possiede anche una ricca raccolta fotografica ed è stato fondato dal Gruppo Alpini Caoria, che tuttora lo gestisce. Il
Gruppo Alpini ha curato diverse pubblicazioni sul tema della guerra e si occupa anche dell’organizzazione di manifestazioni culturali e di ripristino e
manutenzione di alcuni importanti siti storici.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
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ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
3° ITINERARIO
REFAVAIE
Partenza: rifugio Refavaie (1.116 m)
Arrivo: gallerie-deposito degli alpini (1.220 m)
Dislivello: circa 100 m
Tempo di percorrenza: 1 ora e 15 minuti
Difficoltà: facile
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Monumento
ex cimitero
Rif. Refavaie
1.116 m
Ponte Refavaie
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Per lungo tempo la zona di Refavaie rappresentò un importante crocevia per chi, dalla
valle del Vanoi, era diretto alla val di Fiemme.
Infatti, da qui partono i sentieri che portano ai
valichi di Sadole e di Valmaggiore, un tempo
le vie di collegamento più agevoli con i territori situati oltre la catena del Lagorai.
Durante la Prima guerra mondiale, Refavaie
divenne un importante centro logistico dell’esercito italiano. Nei primi mesi del conflitto
questa zona rimase nella terra di nessuno e
fu interessata da movimenti di pattuglie sia
italiane che austro-ungariche. Durante le ricognizioni avvenne anche qualche scontro;
il più cruento ebbe luogo il 18 giugno 1915,
quando due plotoni di alpini che rientravano
da cima Paradisi furono sorpresi e fatti bersaglio di fucilate da alcuni soldati bavaresi. Dopo
l’avanzata italiana verso il Lagorai dell’estate
1916, Refavaie divenne zona di retrovia e qui
furono costruiti baraccamenti, depositi, infer25
merie, strade e teleferiche verso le posizioni in quota e un piccolo
cimitero.
La fontana ottagonale del battaglione
Val Tagliamento [LD]
Il monumento in ricordo dell’ex cimitero
di Refavaie [LD]
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La visita a ciò che rimane delle strutture costruite dai soldati italiani inizia al rifugio Refavaie. S’imbocca la stradina selciata sulla
destra, seguendo inizialmente i segnavia per i sentieri 335 e 320.
Dopo pochi metri, prima di un ponte, si trovano le indicazioni per i
manufatti militari. Ancora qualche minuto e s’incrocia la forestale
che sale da Refavaie verso la val Fossernica; qui si trova un altro
cartello segnavia, accompagnato da un pannello con alcuni cenni
storici sulla zona.
Si continua a salire fino ad arrivare al primo manufatto: si tratta di
una fontana di forma ottagonale realizzata dagli alpini del battaglione Val Tagliamento. Su uno dei lati della vasca compare uno
stemma scolpito nella pietra che ricorda la compagnia che costruì
la fontana.
Poco più in alto il sentiero si biforca. Come indicano i cartelli, proseguendo a destra si possono raggiungere gli “stoli”, due galleriedeposito scavate nella roccia. Un parapetto di cavi metallici protegge il breve tratto di sentiero che precede gli ingressi. All’esterno
della prima galleria si trova un’iscrizione a ricordo della 278ª compagnia del Val Tagliamento, il battaglione dell’8° reggimento alpini
che realizzò queste strutture.
Dopo la visita agli “stoli” si torna sui propri passi fino al bivio nei
pressi della fontana, per dirigersi quindi verso il monumento dell’ex
cimitero.
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
La traccia attraversa un prato e
permette di gettare uno sguardo dall’alto alla zona dei masi
di Capriolo. Tra la vegetazione,
sulla destra, si può vedere l’arco d’ingresso di un’altra galleria. Questo “stol” è attualmente
usato come deposito privato ed
è chiuso da un portone metallico. Anche qui, sulla chiave di
volta, si trova una testimonianza lasciata dai costruttori, in
questo caso la 152ª compagnia
del battaglione Monte Arvenis.
Si prosegue seguendo un muretto a secco fino a vedere, al limitare del bosco in alto a destra,
il monumento eretto a ricordo
Stol realizzato dagli alpini del battaglione Monte Arvenis [LD]
del cimitero che qui sorgeva e
che fu dismesso nel 1917, quando tutte le salme che vi erano sepolte vennero trasferite al cimitero di Caoria. Si tratta di un alto cippo
di porfido a base triangolare, sulla cui sommità è stata posta una croce. Una lapide sul lato rivolto a
valle ricorda i soldati caduti sul Lagorai. Si sale lungo la costa erbosa fino a raggiungerlo. Da questa
posizione si domina tutta la sottostante zona di Refavaie.
Dopo aver ammirato il monumento, si torna ancora una volta al bivio, per poi ridiscendere il sentiero
dell’andata e rientrare al rifugio.
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I CIMITERI MILITARI
I caduti italiani di Primiero e Vanoi vennero
inumati nei cimiteri civili fino all’inizio del
1916. A partire dall’estate di quell’anno,
dopo lo spostamento in avanti della prima
linea, si rese necessaria la realizzazione di
nuovi cimiteri più vicini al fronte.
Uno di questi sorse a Refavaie ed è oggi ricordato da un grande cippo sormontato da una
croce. Nella parte frontale una lapide recita:
“Nell’armi caddero sulle Alpi di Fassa per il
diritto d’Italia - 1917”.
Per volontà del cappellano del battaglione
Feltre, don Luigi Agostini, nell’autunno del
1916 fu eretto il cimitero militare di Caoria.
Nel corso dei mesi successivi all’inaugurazione furono trasportati qui tutti i caduti inumati
nei piccoli cimiteri sparsi in quota, compreso
quello di Refavaie. Nel dopoguerra l’area cimiteriale dovette essere ampliata per accogliere i corpi che ancora venivano recuperati
sui monti.
Nel 1935 le salme furono esumate e trasferite nei sacrari di Rovereto, Bassano del Grappa e Asiago, ma l’opera fu svolta in modo
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sbrigativo: parte delle spoglie rimase in loco
e vi si trova tuttora.
Dopo un lungo periodo di abbandono, nel
1997 iniziò l’opera di ripristino dell’area, grazie all’iniziativa del Gruppo Alpini Caoria. La
cappella, i monumenti e le lapidi sono stati
restaurati e sono state poste centinaia di croci metalliche che riportano i dati dei soldati
che qui erano sepolti. La manutenzione dell’area è garantita dal Gruppo Alpini.
Cimitero militare di Caoria [LD]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
4° ITINERARIO
CAVALLAZZA
Partenza: passo Rolle (1.989 m)
Arrivo: Cavallazza (2.324 m)
Dislivello: 335 m
Tempo di percorrenza: 3 ore e 15 minuti
Difficoltà: escursionistico
14
-34
L. Colbricon
Passo Colbricon
1.908 m
Colbricon Piccolo
2.511 m
via
io o
gg dis
Se ara
P
8
Malga Rolle
1.904 m
Passo Rolle
1.989 m
Tognazza
2.209 m
Cimon della Pala
3.184 m
L. Cavallazza
Rif. Colbricon
1.927
Cavallazza Piccola
2.310 m
Cavallazza
2.324 m
Pale di San Martino
Colbricon
2.602 m
S. Martino
di Castrozza
Il nodo della Cavallazza era uno dei capisaldi austro-ungarici posti a difesa della
val Travignolo: vi era stato predisposto
un articolato sistema di trincee, camminamenti e postazioni in roccia. Con la sua
posizione protesa verso il passo Rolle, il
gruppo montuoso Cavallazza – Tognazza
permetteva di tenere sotto controllo tutta
la vallata del Primiero.
Dopo la presa del monte Castellaz da parte degli italiani, nell’autunno del 1915, i
soldati imperiali dovettero abbandonare
passo Rolle e l’esposizione di questi rilievi divenne il loro punto debole. Il 21 luglio
del 1916 le truppe italiane attaccarono la
Cavallazza e riuscirono a impossessarsi
della cima principale, di tutta la cresta
fino a passo Rolle e della vetta orientale
del Colbricon. L’arrivo di rinforzi austroungarici decretò l’arresto dell’offensiva
italiana e l’assestamento del fronte sulle
nuove posizioni.
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L’escursione comincia a passo
Rolle. Al margine di un grande parcheggio, vicino alla casa
cantoniera, ha inizio una strada
sterrata che porta verso la cresta della Tognazza. In breve ci
si trova a risalire una pista da
sci, lungo la quale sono visibili
le feritoie di alcune postazioni
scavate nella roccia.
Dopo poco s’incontra il primo
segnavia, oltre il quale si abbandona la pista da sci per proseguire lungo un sentiero segnato
da ometti in pietra. Una decina
di minuti di cammino e si arriva ad un crocevia: l’indicazione
Un tratto della cengia sulla Cavallazza Piccola [LD] da seguire è “Cavallazza Piccola – Stoli della Cavallazza”. Nei
pressi di quest’incrocio è possibile visitare trincee, camminamenti e alcune gallerie.
Il tracciato risale ora il crinale orientale della Cavallazza Piccola. In una mezz’ora si arriva ad una biforcazione: il ramo di sinistra si snoda lungo una cengia sulla quale si aprono numerose, spettacolari
postazioni con feritoie e finestroni. Il sentiero da qui fino alla vetta è attrezzato con un cordino d’acciaio che dà sicurezza nei punti più esposti. Se si preferisce evitare questo tratto, si può scegliere di
dirigersi a destra, passando tra i resti di strutture militari; i due rami si ricongiungono poco lontano dai
roccioni sommitali, anch’essi attraversati da gallerie.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
In basso, sul versante della val Travignolo, giace il lago della
Cavallazza, dal quale partiva una teleferica austriaca diretta
alle postazioni sul crinale. Guardando verso la Cavallazza
Grande, si nota invece il reticolo di trincee che solcano i
fianchi del monte.
Si prosegue in discesa fino a forcella Cavallazza. Da qui si
sale alla cima principale del gruppo in poco meno di mezz’ora, passando accanto ai resti delle trincee e dei camminamenti austro-ungarici, che in alcuni punti sono ancora ben
conservati. Dalla vetta il panorama è molto ampio e spazia
dalle vicine cime del Colbricon alle Dolomiti di Fassa, dalle
Pale di San Martino ai monti del Primiero e del Vanoi.
La discesa verso i laghi di Colbricon, visibili a valle, è a tratti
impegnativa a causa del terreno franoso. È quindi necessario camminare con prudenza per non scivolare e per non
smuovere pietre potenzialmente pericolose per altri escursionisti.
Una volta arrivati ai laghi, vale la pena di compiere una breve deviazione in direzione del passo Colbricon, per vedere i
ruderi del grande baraccamento che sorgeva a pochi metri
dallo specchio d’acqua superiore.
Tornati sui propri passi, s’imbocca il sentiero 348 verso passo Rolle. Si arriva, così, a Malga Rolle, dalla quale si potrà
tornare al passo in una quindicina di minuti di cammino
lungo la strada asfaltata oppure seguendo le piste da sci a
partire dalla stazione di valle degli impianti di risalita.
Galleria del Genio sulla Cavallazza Piccola [LD]
Trincea sulla Cavallazza. Sullo sfondo il Colbricon [LD]
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GLI ALBERGHI DI SAN MARTINO DI CASTROZZA
Lo sviluppo di San Martino di Castrozza come
centro turistico prese avvio verso la fine
dell’Ottocento. I lavori per l’apertura della
strada del passo Rolle terminarono negli anni
Settanta del XIX secolo; da quel momento
iniziò la costruzione di numerosi alberghi intorno all’antico monastero–ospizio. All’inizio del
Novecento la località era già famosa anche
all’estero ed era frequentata sia per i soggiorni
estivi che per quelli invernali.
L’attività turistica, allora in piena espansione,
subì una brusca interruzione quando si aprì il
nuovo fronte sulle Alpi e sulle Dolomiti. San
Martino, centro costituito quasi esclusivamente da strutture alberghiere, si trovava
nelle immediate vicinanze delle postazioni che
i soldati austro-ungarici avevano predisposto
sulla catena del Lagorai. Nei primi giorni del
conflitto, i militari imperiali in ritirata diedero
alle fiamme tutti gli edifici; gli alberghi furono,
così, distrutti per evitare che le truppe italiane
potessero sfruttarli come punti d’appoggio.
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Al termine del conflitto iniziò la ricostruzione.
Quasi tutte le strutture rinacquero dalle macerie e altre nuove ne sorsero, ma soltanto alla
fine degli anni Venti il turismo riprese vigore e
San Martino tornò lentamente ad essere una
rinomata stazione di soggiorno montano.
Albergo Rosetta e Hotel Alpenrose incendiati dagli austriaci durante la guerra
[Archivio Angelo Orsingher]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN PRIMIERO E VANOI
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
INFORMAZIONI
TURISTICHE
ENTI E MUSEI
GLI ALTRI TITOLI DELLA
COLLANA PUBBLICATI
AZIENDA PER IL TURISMO
SAN MARTINO DI CASTROZZA,
PASSO ROLLE, PRIMIERO E VANOI
www.sanmartino.com
MOSTRA PERMANENTE
DELLA GRANDE GUERRA SUL LAGORAI
Via Ghiaie
Caoria
Tel. 328 8311575 / 348 5736704
Gruppo Alpini di Caoria
www.alpinicaoria.it
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VALLARSA
Via Passo Rolle 165
38054 San Martino di Castrozza
Tel 0439 768867
Via Dante 6
38054 Fiera di Primiero
Tel 0439 62407
CONSORZIO TURISTICO DEL VANOI
Piazza Vittorio Emanuele 9
38050 Canal San Bovo
Tel 0439 719041
ECOMUSEO DEL VANOI
Piazza Vittorio Emanuele 9
Canal San Bovo TN
Tel 0439 719106
www.ecomuseo.vanoi.it
MUSEO GUERRA SAN MARTINO
COLLEZIONE PRIVATA DI EDOARDO ZAGONEL Edoardo Zagonel
Via Passo Rolle 265
38054 San Martino di Castrozza (Trento)
tel. 347 489779093
www.busier.it
LA GRANDE GUERRA SUL WEB
www.trentinograndeguerra.it
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VAL DI SOLE
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VALLAGARINA
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
SUGLI ALTIPIANI DI FOLGARIA, LAVARONE
E LUSERNA
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
NELLE VALLI DI FIEMME E FASSA
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
NEI DINTORNI DI TRENTO
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
NELLE GIUDICARIE
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FONDAZIONE ACCADEMIA DELLA MONTAGNA DEL TRENTINO
Insieme per vivere, rispettare e conoscere la montagna di ieri, oggi e domani
L’Accademia della Montagna del Trentino è una Fondazione promossa dalla Provincia autonoma di
Trento, per incentivare la conoscenza del territorio montano, valorizzare il patrimonio dell’arco alpino e
la salvaguardia della montagna, in particolare del Trentino. Il suo compito è inoltre far emergere il valore
storico, culturale, socio-economico e sportivo delle attività alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche
che si svolgono in montagna. Costituita il 21 dicembre 2009, è operativa dal marzo 2010.
I suoi soci fondatori sono la Provincia autonoma di Trento, la Camera di Commercio Industria
Artigianato Agricoltura, l’Università degli studi di Trento, il Collegio Provinciale delle Guide Alpine,
l’Associazione Accompagnatori di Territorio del Trentino, il Collegio provinciale Maestri di Sci del
Trentino, l’Associazione Maestri di Sci del Trentino e l’Associazione Gestori Rifugi del Trentino.
Finito di stampare nel mese di settembre 2015
Grafiche Stile – Rovereto
Una collana dedicata alla scoperta
della montagna trentina attraverso
i luoghi della Grande Guerra.
€ 5,00
9 788896 215630