Febbraio - Mogli Marina Militare

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Febbraio - Mogli Marina Militare
N° 17
Venezia, Febbraio 2015
Club Tre Emme
Venezia
Notiziario
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Club Tre Emme Venezia
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Carissime amiche,
eccoci qui a comporre l‟ultimo Notiziario del Direttivo 2014. Il 27 Febbraio ci saranno le elezioni e a
metà Marzo una nuova squadra porterà avanti la bandiera del Club Tre Emme Venezia. E‟ stato un
anno umanamente molto intenso durante il quale ho scoperto ed imparato molto. Con il Direttivo
formato da Daniela, Enza, Gabriella, Michela, Paola e le Garanti Maria Angela e Lorenza, abbiamo
portato avanti il Club e ora lasciamo con la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che potevamo nel
miglior modo possibile. Socie ed amici hanno collaborato con entusiasmo ed affetto. Anche coloro
che, per motivi di lavoro o familiari, non hanno potuto partecipare alle varie iniziative sono riuscite
a farci sentire la loro vicinanza ed il loro sostegno.
Siamo molto orgogliose che alcune socie pur avendo lasciato Venezia hanno voluto riscriversi qui
per l‟anno sociale 2015. A tal proposito un saluto particolare alla Madrina Adriana Ruzittu e all‟
Ammiraglio Ruzittu da poco trasferitisi ad Ancona ed ai quali porgo i miei più vivi ringraziamenti,
come Presidente e non solo, per la loro affettuosa vicinanza in questo anno passato insieme. Un
caloroso benvenuto all‟Ammiraglio Bernard che da poco ha assunto il comando dell‟Istituto di Studi
Militari Marittimi. Saluto e ringrazio il comandante Schivardi che ha lasciato l‟incarico di
Presidente del Circolo Ufficiali e dò il benvenuto al comandante Esposito appena insediatosi.
Abbiamo trovato da parte di tutto il personale, militare e civile, sempre ampia collaborazione,
sorridente ed affettuosa.
Concedetemi un ringraziamento particolare a Michela. Tutti conoscete le sue innumerevoli
capacità che ha messo generosamente a disposizione del Club. Grazie a Lei, ed ai dotti consigli di
Daniela, il Notiziario è andato avanti ed è cresciuto notevolmente, meritandosi l‟attenzione e
l‟apprezzamento di tante socie degli altri Club che ci leggono. In questo anno ci sono state delle
nuove iniziative. La partecipazione ad uno spettacolo teatrale, lo spazio Cineforum e la visita
all‟isola della Certosa credo siano state le più apprezzate. Molto importante la collaborazione
istaurata con gli amici dell‟ANMI al fianco dell‟AIRC . Tante altre cose si sarebbero potute fare, ma
lasciamo spazio al prossimo Consiglio Direttivo che sicuramente saprà portare avanti egregiamente
il testimone che gli passeremo.
Un caro saluto a tutti .
La Presidente
Donatella Arnone Piattelli
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Convenzione Nazionale
Il saluto della presidente Mariella Catozzi
Il 22 Gennaio abbiamo partecipato alla Convenzione Nazionale. E‟ stato un momento importante di
confronto e di aggiornamento tra tutte le sedi del Club. Questo il saluto della Presidente Nazionale:
Gli ultimi anni hanno visto una decrescita, non solo delle socie le quali sono sempre più anziane ( quest’anno abbiamo
perduto quattro amiche ), sed etiam delle candidature che sono state numericamente esigue . Abbiamo la cronica
mancanza di giovani che possano portare una spinta freschezza all’azione. Ormai lo andiamo ripetendo da più tempo
ed anche noiosamente : le giovani mogli hanno il loro impiego, la loro professione, bambini da gestire fra nuoto,
palestra e studio. In questo anno, nel Direttivo di Roma ho potuto iscrivere solo 4 giovani mogli, ma una è insegnante,
un’altra è una Ufficiale, c’è chi lavora in proprio; come si fa a chiedere ad una di esse di essere presente ad una
assemblea o di partecipare ad una attività ? Io le ho incontrate sul sito moglimarinamilitare convincendole ad entrare
in contatto con l’Associazione. E’ iniziato forse il tempo di spostare le nostre attività verso il fine settimana sperando
in una maggiore partecipazione insieme ai bambini ? Il Circolo di Roma ha ormai recepito questo problema, aprendo
anche ad iniziative verso i minori. I rapporti con la Presidenza del Circolo Ufficiali sono improntati ad uno spirito di
proficua collaborazione che ha portato ad iniziative comuni che hanno riscosso il favore di tutti i soci. Fra queste
particolare successo hanno avuto gli incontri culturali.
Il Club, come da statuto e da consuetudine, ha sempre orientato le attività di solidarietà e volontariato verso la
famiglia Marina ( Andrea Doria ed Anafim ). Negli ultimi due anni ci siamo aperte su base volontaria a dare
appoggio a progetti di ampio respiro e di interesse nazionale, quali la Race of the cure ed altre. Questa forma di
solidarietà esternalizzata, che non richiede impegno finanziario ma solo impegno personale, può diventare una
cinghia di trasmissione fra il mondo civile e la Marina. Ce lo ha ricordato il Capo di Stato Maggiore, A.S. De Giorgi,
che nel discorso tenuto in occasione della sua visita alle Tre Emme sottolineò il potenziale enorme del Club che
“
deve portare acqua alla Marina, muoversi in libertà e, dove si possa, piantare la bandiera della
Marina stessa “.
Le socie più anziane, che costituiscono la base solida del Club, devono sforzarsi di sposare questo concetto che, oltre
ad essere combaciante con le iniziative di più ampio respiro poste in essere dalla Forza Armata ( Operazione Smile
ecc), può costituire un potente incentivo di attrazione per le nuove generazioni. Infine voglio rammentare a tutte
l’appartenenza ed il senso di identità che ci devono distinguere nei valori morali e soprattutto nei comportamenti : il
conforto di una parola, la dolcezza di un abbraccio, un sorriso grato possono far stringere legami solidi che altrimenti
non sarebbero mai nati.
Nel porgere i miei più sentiti ringraziamenti a tutte voi per la collaborazione e lo scambio di idee , vorrei ringraziare
tutte le Presidenti dei Direttivi intervenuti ,che con sforzo ed impegno, direi quotidiani, traducono in reali esperienze
queste progettualità.
P.N.Mariella Catozzi
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Saluto della nostra madrina
“ Vado ad Ancona con una promessa… “
Come succede spesso nella vita militare, sono a dover traslocare in altra sede. E rieccomi a rifar
valigie, pacchi e borsoni, e questa volta a dover lasciare i Leoni dell‟Arsenale che mi hanno
“protetta” per 17 mesi.
Le prime persone a cui rivolgo il mio saluto siete voi, care amiche socie, che sin dal primo momento
mi avete accolta con affetto e simpatia. Ho fatto di tutto per partecipare a tutti gli incontri e alle
varie iniziative, con tanta voglia di stare insieme e trascorrere momenti piacevoli, sia culturali, sia di
solo divertimento.
Vi lascio con la promessa di rivederci presto, ma soprattutto con l‟augurio che il nostro Club
conservi sempre lo stesso spirito solidale.
A tutte voi un abbraccio avvolgente quanto la laguna…
Adriana Ruzittu
Saluto di Paola Landuzzi Rufini
Non scrivo volentieri questa lettera , cercherò quindi che questo sia un arrivederci e non un addio.
Non vi libererete di me! Vi ringrazio sono stata bene con tutte voi che non mi avete mai fatto
mancare ne' la vostra amicizia ne' il vostro affetto. I tre anni passati qui sono (purtroppo) passati
molto velocemente anche grazie a voi che siete sempre state con me. Qui mi fermo, perché i
commiati sono tristi per chi li fa e, a volte, "noiosi" per chi li deve ascoltare. Solo un'altra cosa: al
prossimo mercoledì :-)
Paola Landuzzi Rufini
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I cambiamenti climatici e la Marina Militare
Riscaldamento terrestre, innalzamento del livello del mare, andamento anomalo delle
precipitazioni, aumento dei fenomeni meteorologici estremi. Attualmente stiamo assistendo a tutto
ciò, ma non è possibile rassegnarsi. Vi è la necessità di intervenire, scegliere strategie, azioni
positive per contrastare questi fenomeni. Si tratta di Cambiamenti climatici le cui conseguenze si
prevedono catastrofiche. L‟argomento è stato discusso nella giornata di studio, organizzata dalla
Marina Militare, tenutasi presso la Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” (Comandante
Sandro Palone). Un‟analisi attenta della situazione con lo scopo di sensibilizzare l‟opinione
pubblica a livello mondiale, e trovare delle linee guida per una soluzione. Ha aperto il convegno, alla
presenza di autorità civili e militari, il capo di stato maggiore della Marina, ammiraglio di squadra
Giuseppe De Giorgi, il quale ha evidenziato la necessità di intervenire al più presto dato i tempi
lunghi per eventuali correttivi e “non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia”, come struzzi, ma
reagire . Nel DNA della Marina Militare italiana c‟è lo spirito della pianificazione, degli studi
scientifici e della ricerca rigorosa, infatti, sono in corso varie iniziative nell‟ottica del dual use. Un
esempio, “La Flotta Verde” è un progetto che propone di equipaggiare le navi militari con sistemi di
propulsione environment-friendly, a impatto zero sull‟ambiente. E‟ evidente però la necessità di una
collaborazione da parte di tutti i Paesi mettendo in sinergia i risultati di studi, iniziative e scoperte.
M.M.
Di interesse anche la notizia che negli Istituti scolastici del Comune di Venezia – 50 classi di 12
diverse scuole, circa 800 alunni- sono iniziati gli incontri in classe dedicati al cambiamento
climatico e l‟efficienza energetica promossi dal Servizio educazione ambientale in collaborazione
con Agire e Veritas. Gli studenti, conosciuta la problematica, potranno intraprendere con
consapevolezza, azioni positive e pratiche idonee, quali diminuire i consumi energetici a casa, a
scuola, nei trasporti. L‟iniziativa è inserita nel Piano di azione per l‟Energia sostenibile nell‟ambito
del “Patto dei Sindaci”
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Le arsenalotte dell’arsenale di Venezia
Un mestiere “ difficile “
Sono davvero orgogliosa di essere un’arsenalotta (*) e lavorare all‟interno dell‟Arsenale di Venezia, uno dei
luoghi simbolo della grandezza di questa città. Il maggiore cantiere navale e il primo esempio di fabbrica
moderna nel mondo occidentale fra il Quattrocento e il Seicento.
Il termine arsenalotta nasce nel medio evo e identifica quella comunità sociale di artigiane, presenti nel
Sestiere di Castello, con il nome del luogo dove esse lavoravano: l‟arsenale di Venezia. Una comunità
fortemente orgogliosa di conservare, per centinaia d‟anni, non solo i suoi innumerevoli segreti professionali
(trasmettendoli di madre in figlia o nipote), ma anche tutte quelle usanze, tradizioni ed espressioni
linguistiche, che la qualificava come parte di un gruppo femminile unico ed irripetibile nel panorama
veneziano. Tale gruppo era costituito da un buon numero di artigiane, alcune mastre delle varie professioni,
nonché qualche prota (responsabile) amministrativa e tecnica assieme ai numerosi colleghi maschi ed al
magnifico Ammiraglio, che prestavano la loro opera nella “officina delle meraviglie”: quell‟immensa
cittadella fortificata ubicata nella parte più orientale di Venezia, che lasciava stupefatti i molti visitatori
stranieri, autorizzati a visitarla, anche per la ricchezza e il pregio dei materiali navali e bellici in essa prodotti
e ben conservati.
Proprio questa consistente eredità, dunque, trasmessaci non solo attraverso le diverse tecniche lavorative del
naviglio, dell‟artiglieria e le originali strutture architettoniche, ma anche dalla varietà delle funzioni e dei
ruoli rivestiti dalle donne all‟interno dell‟Arsenale, mi ha spinto a ricercare chi fossero, quali mestieri
esercitassero, come fossero organizzate professionalmente ed inoltre quale fosse la loro vita familiare e
sociale. Per questo mi sono avvalsa dei contributi di storici ed antropologi contemporanei, nonché dei lavori
di appassionati arsenalotti, come Ufficiali e personale Civile e, tuttora raccolgo, dai racconti di anziani
lavoratori e lavoratrici, incredibili spaccati di vita professionale e sociale relativi all‟ Arsenale e a tutta l‟area
adiacente.
Ma chi erano le prime arsenalotte? Erano le velere, addette al lavaggio in mare di grossi quantitativi di cotone e
fustagno che poi asciugavano ed alla fine tagliavano e cucivano nella forma da dare alle vele. La loro attività
era controllata dalla mistra delle vele o mastra, colei che, conosceva tutte le tecniche del lavaggio, del taglio e
della cucitura delle vele. Le stopere donne della casa del canevo (la fabbrica delle corde), che arrotolavano e
lavoravano la stoppa, cioè il residuo della pianta della canapa, la cui fibra macerata e poi seccata si riduce ad
un ammasso di fili, che venivano sia usati per imbottire i buchi o le fessure (i commenti in veneziano) delle
tavole di legno sagomate per lo scafo dell‟imbarcazione, sia per creare, tirare ed allineare le lunghe corde per
le navi (gomene). Le marangone, le calafate e le marinere occupate all‟interno degli squeri, poche ma utilissime
donne che coadiuvavano il lavoro dei proti carpentieri (mastri d‟ascia) e avevano imparato il difficile
mestiere nella bottega di famiglia perché figlie, mogli o sorelle di boscaioli, falegnami o marinai. Sapevano
usare tutti gli attrezzi della falegnameria, possedevano le capacità tecniche, il colpo d‟occhio e quella
necessaria intraprendenza ed etica professionale indispensabili per tali attività. Un lavoro questo che
necessitava anche di notevole forza fisica, continua attenzione al lavoro e lunga esperienza. Le remere
(addette ai remi), sagomavano le lunghe pertiche di legno di faggio con la pialla per ottenere le stele di remi,
controllandone anche la loro conservazione e distribuzione. Esse lavoravano nella fabbrica dei remi, che
insieme alla fabbrica delle corde costituiscono, dal punto di vista architettonico, un vero gioiello
cinquecentesco ora utilizzato rispettivamente come Padiglione delle navi e sede della Biennale d‟arte di
Venezia. Per finire, le favre, le donne fabbro addette alle ancore, fungevano da aiutanti dei mastri fusori che
forgiavano i metalli nella fabbrica delle armi e degli armamenti e verificavano la perfetta fattezza delle
ancore. Alcune di queste donne, nel tempo, hanno rivestito anche incarichi amministrativi, non solo di
carattere impiegatizio ma anche dirigenziali quali, per esempio, le apontatrici e le disapontatrici che
appuntavano nei rodoli, speciali registri delle presenze aggiornati quotidianamente, tutte le entrate e le uscite
dei lavoratori e delle lavoratrici , nonché i loro giorni di malattia e la necessità di assistenza ai figli con età
inferiore ai tre anni.
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Mi fa piacere ricordare come la creazione e lo sviluppo di alcuni gruppi di lavoro, prettamente femminili
all‟interno dell‟Arsenale, portò inevitabilmente all‟introduzione di nuove regole di comportamento e al
miglioramento dei rapporti fra colleghi di diverso sesso, che furono riconosciuti e disciplinati dalla stessa
dirigenza arsenalizia, su volontà della classe politica del governo della Serenissima, già a partire dal
Quattrocento, come documentato nei lavori di R.C. Davis, F. Gay e F.C. Lane, attenti studiosi dell‟Arsenale
di Venezia. Per questo, fin dal 1400, le lavoratrici dell‟Arsenale hanno costituito un valido esempio di
occupazione femminile pubblica e legittimata, come scrive lo storico e giornalista veneziano Alvise Zorzi,
dimostrandosi capaci e responsabili, nonché vigorose, perché dotate di grande resistenza fisica e psicologica,
in lavori faticosi ed estremamente impegnativi. Erano le uniche donne, assunte regolarmente nel Sestiere di
Castello, a dover rispettare un orario e una disciplina di lavoro ed a percepire settimanalmente o
giornalmente il compenso salariale.
Nella nostra cultura altamente civilizzata, in un contesto sociale dominato dalla tecnologia, dove la donna
sta riuscendo non senza forti resistenze, a conquistarsi sempre nuovi spazi vitali, in un mondo del lavoro
decisamente competitivo pur continuando ad assolvere regolarmente le “tradizionali ed impegnative
incombenze familiari”, la storia delle arsenalotte ha offerto ed offre, un esempio concreto, di partecipazione al
mondo lavorativo. Un mondo che allora era esclusivamente maschile, impreparato ad accogliere questa
presenza e capacità femminile. Quelle lavoratrici che, da una situazione personale di povertà economica e
culturale e di assoluta dipendenza maschile, svilupparono nel tempo, una consapevolezza del loro nuovo
status, grazie anche alle capacità lavorative che sapevano e dovevano esprimere, alla caparbietà che
dimostravano nell‟esercizio delle loro funzioni, a volte molto faticose, riuscendo così a cogliere le
opportunità offerte dall‟economia marittima veneziana e diventando, già da allora, abili protagoniste della
vita sociale, culturale e politica di un paese.
Uno speciale ringraziamento va alla Marina Militare, in particolare alla dirigenza dell‟Istituto di Studi
Militari Marittimi, che mi ha permesso di scoprire questo luogo e la sua numerosa comunità di arsenalotti,
per i corsi organizzati come “guida dell‟arsenale” e la consultazione dei libri storici presso la locale
Biblioteca Dipartimentale “Dante Alighieri”.
Patrizia Rigo
Nella foto: la copertina del libro
Patrizia Rigo, appassionata di lingua, cultura e tradizioni veneziane è laureata in lettere e letteratura
straniera. Autrice del libro: “Gli arsenalotti dell‟arsenale di Venezia” . Ha collaborato con il Dipartimento di
Storia dell‟Università di Cà Foscari per la realizzazione di alcuni lavori sull‟Arsenale di Venezia e con il
giornalista e scrittore Alberto Toso Fei. Da diversi anni lavora all‟interno dell‟Arsenale di Venezia e fra i suoi
compiti istituzionali accompagna ed illustra, ai visitatori autorizzati, anche stranieri, gli ampi spazi
dell‟Arsenale e del Museo Storico Navale con l‟annesso Padiglione delle Navi.
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Prendi il mondo e vai
Lettera aperta all’Associazione Italiana Persone Down
Ciao Ragazzi,
mi conoscete, mi chiamo Diego Puntel, ho 33 anni, ho frequentato l’Istituto Alberghiero ed ora lavoro al Circolo
Sottufficiali della Marina Militare qui a Venezia.
Cari amici, la mia esperienza dell’AIPD parte da Roma tanto tempo fa, ho imparato tante cose, l’AIPD ce l’ho dentro.
Oggi sono qui per farmi eleggere. Mi piacerebbe essere votato per essere portavoce dei ragazzi con la sindrome di
down, raccontare alle persone chi siamo noi e cosa sappiamo fare. E’ vero che abbiamo la sindrome di down ma siamo
come tutti. Le persone si spaventano quando diciamo Sindrome di Down. Se sarò votato, porterò al Consiglio ed ai
Ragazzi delle proposte tipo: Proporrò cose da fare da soli tipo andare in giro per Mestre e Venezia. Partecipare alle
manifestazioni per fare vedere cosa siamo capaci di fare. Qualche venerdì proporrò di costruire delle cose con la creta,
das, pasta di sale. Fare del volontariato, per aiutare le persone. Proporrò delle vacanze bianche e verdi a Zovello.
Un’altra proposta sarà quella di domandare di diventare socio, pagando la quota, così si può votare all’assemblea,
questa è una proposta da adulti.
QUINDI NOI RAGAZZI METTIAMOCI IN GIOCO, PERCHE‟ CE LA POSSIAMO FARE
Care amiche questa è una lettera che Diego scrisse tempo fa in occasione delle elezioni del nuovo
direttivo dell‟Associazione Italiana Persone Down sezione Venezia- Mestre .
L‟Associazione Italiana Persone Down è un‟associazione di genitori e tutori di persone con
sindrome di down costituita a Roma nel 1979, non ha fini di lucro e vuole essere un punto di
riferimento per famiglie, operatori socio sanitari, scuola e mondo del lavoro, (io facevo parte del
consiglio direttivo della sezione di Roma)
Nel 1997 mio marito fu trasferito da Roma a Venezia ed io mi ritrovai di nuovo a muovermi sul
territorio per cercare quella rete di sostegno che avrebbe facilitato e aiutato Diego nel suo percorso
scolastico e di autonomia. Dopo tanto cercare mi resi conto che a Venezia e Mestre non c‟erano
associazioni e le istituzioni avevano un vecchio anzi vecchissimo concetto di disabilità (niente
lavoro e solo centri diurni).
Non mi sono mai arresa davanti alle difficoltà, andai a Roma, parlai con il presidente dell‟AIPD
nazionale, il quale m‟incoraggiò ad aprire una sezione per far si che anche a Venezia si potesse
respirare quella ventata di novità che l‟associazione rappresentava. Quando parlo di novità intendo
riconoscimento della persona, piena autonomia, diritto allo studio, diritto al lavoro, diritto
all‟amore, diritto di vivere una vita autonoma anche se con un sostegno.
Con determinazione ed anche un pizzico di incoscienza, a settembre del 1999 ho aperto la sezione
Aipd Venezia-Mestre. Per i primi due anni la sede è stata casa mia, dopo, le istituzione hanno
compreso l‟importanza del nostro lavoro e ci hanno dato una sede istituzionale. L‟Associazione ha
fatto tanta strada e tanto lavoro a favore dei ragazzi e delle famiglie, siamo punto di riferimento per
la scuola , per il lavoro e per le istituzioni.
Sono passati diciassette anni, a Venezia–Mestre ci sono ragazzi che prendono il vaporetto o l‟auto
da soli, che si muovono con estrema disinvoltura, li si può vedere in spiaggia, al cinema, alle giostre,
in un negozio per fare acquisti. Tutto questo grazie ai nostri corsi di autonomia riconosciuti anche
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dal Comune. L‟autonomia e il diventare grandi ha permesso ai ragazzi di affacciarsi al mondo del
lavoro. L‟associazione segue .attualmente otto ragazzi impiegati in vari settori. Per il ” dopo di noi “
ma mi piace dire “insieme a noi“ abbiamo due case in affitto a Mestre: in una i giovani fanno dei
week-end, nell‟altra gli adulti sperimentano un periodo più lungo di vita indipendente. Dopo dieci
anni e tante conquiste ho lasciato l‟incarico di presidente ad un altro genitore, continuando ad
essere presente e pronta a dare una mano, come tutti i genitori . Quando Diego mi dice : questa
settimana vado a “casa più”; Giovanni va al lavoro alla biblioteca Marciana; Nicolò quest‟anno
prende la maturità….mi sento orgogliosa di aver contribuito a tutto questo.
Anna Puntel
Nella foto: Diego, Carlo, Serena ,Michela ,Marta e Chiara, in gita a Burano con il progetto europeo “Turisti non per caso”
"...Capì questo:
che le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole
persone e danno la gioia che raramente s’ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente
c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone; mentre, vivendo per
proprio conto, capita più spesso il contrario, di vedere l’altra faccia della gente, quella per cui
bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada..."
Da Il Barone rampante
Italo Calvino
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Appunti di storia veneziana
Come nacque la festa del giovedì grasso
Per trovare l‟origine della festa del Giovedì Grasso bisogna cercare, strano ma vero, nel desiderio per
la supremazia religiosa che, nei primi secoli di storia della Repubblica, agitò la vita degli abitanti
della laguna.
Era il 774 quando, nell‟isola di Olivolo, poi detta Castello, fu istituito un seggio episcopale alle
dipendenze del patriarca di Grado. In quei tempi a a contendersi il potere religioso erano le sedi
patriarcali di Grado e di Aquileia (Venezia sarebbe diventata Patriarcato con sede a San Pietro di
Castello solo molto più tardi, nel 1451). Contrasti, invidie e gelosie erano all‟ordine del giorno, ma la
situazione si complicò quando il sinodo di Mantova (827) proclamò la dipendenza spirituale di
Grado, e perciò della chiesa lagunare, dal patriarcato di Aquileia che, situata in terraferma, era
vicina alle autorità politiche del regno italico spesso in contrasto con le aspirazioni di indipendenza
degli abitanti della laguna.
La subordinazione ecclesiastica era vista, a Venezia, come la premessa di una ben più pericolosa
subordinazione politica e i Veneziani tenevano alta l‟attenzione su questo problema. Dopo la morte
del doge Pietro II Orseolo (1009), in città si verificarono nuovi contrasti dovuti al riaffacciarsi delle
antiche
pretese
del
patriarcato
aquileiense. Lo scontro armato era
nell‟aria e Grado fu occupata
militarmente da Aquileia e saccheggiata.
L‟imperatore Corrado II il Salico,
intervenne presso il papa Giovanni XIX
affinché
riconoscesse
le
istanze
aquileiesi, ma i Veneziani, decisi a non
cedere su una questione che giudicavano
della massima importanza, ottennero dal
sinodo del 1024 il riconoscimento della
legittimità del titolo patriarcale di
Grado.
Le diatribe per la superiorità religiosa tra
le due sedi, però, continuarono. Nel 1164,
durante il dogado di Vitale II Michiel, Ulrico, patriarca di Aquileia, invase Grado. I Veneziani,
intervenuti prontamente, fecero prigioniero l‟alto prelato e lo portarono a Venezia con i suoi dodici
canonici e alcuni castellani del Friuli che lo avevano sostenuto. Il papa Alessandro III intervenne in
suo favore e i patti per la liberazione dei prigionieri furono ben presto conclusi: Venezia chiese al
patriarca Ulrico di inviare ogni anno in città un toro, dodici porci e dodici grossi pani. Con questi
doni – uma chiara allusione a Ulrico e ai suoi alleati – durante il Carnevale i bechèri, cioè i macellai,
entravano in piazza vestiti in modo fantasioso e, tra le risate della folla, tagliavano la testa al toro e
uccidevano i dodici porci. Il doge, accompagnato dai consiglieri, dai nobili e dagli ambasciatori
assisteva all‟evento dalle logge di Palazzo Ducale. A fine cerimonia, nella sala del Piovego. venivano
innalzati, a ricordo dei castelli del Friuli, alcuni castelletti di legno che il doge e i consiglieri
abbattevano con una mazza di ferro. Pare che da queste manifestazioni, certo uno straordinario
esempio di satira politica, sia nata la festa del giovedì grasso.
Daniela Zamburlin Descovich
Canaletto. "La festa del Giovedì Grasso", 1763-1766
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Coco Chanel
La grande innovatrice di stile.
Nata a Saumur, uno dei piccoli Paesi della Loira, e presto abbandonata, alla morte della madre
all‟orfanotrofio di Aubazine dal padre, venditore ambulante, donnaiolo e dedito all‟alcool, da queste
premesse nulla avrebbe fatto presagire che la piccola Gabrielle si sarebbe trasformata presto in
Coco Chanel (1883-1971), la più grande innovatrice della couture del Novecento. Dotata di spirito
imprenditoriale, di un gusto naturale tale da rinnovare la Moda con un piglio moderno, e
semplificato, prossimo all‟Avanguardia artistica, soppiantò ben presto Maison di gusto
orientaleggiante e dallo stile tapissier, quali quelle di Paul Poiret, Jacques Doucet e Worth, come
mostra un disegno di Jean Cocteau, databile intorno agli anni ‟20, con la svelta silhouette di Coco che
annuncia “ciò che è nuovo”, contrapposta ad una donna vestita da Poiret, ormai relegata nel
passato. Malgrado iniziasse con la modisteria come
altre couturiers del periodo, Lanvin o Madame
Talbot, il suo obiettivo è la Moda nel suo insieme di
abito e accessori, per la cui produzione ed
esposizione fisserà la sede storica di Rue Cambon,
passando nel 1928 dal civico 21 al 31 della stessa
strada, ancora sede della Maison Chanel.
Certamente nell‟escalation di questa grande-piccola
donna contarono le amicizie che seppe procurarsi e
l‟amore di uomini importanti, da cui molto apprese e
che spesso aiutò finanziariamente, costituendo con
loro legami che durarono sovente per l‟intera vita.
Boy Capel, l‟unico uomo veramente amato da
Chanel, morto tragicamente, fu anche chi credette
veramente in lei aiutandola finanziariamente con
somme di denaro che gli vennero restituite; mentre
Misia Sert, una polacca al suo terzo matrimonio,
perno centrale della cultura parigina di quegli anni
similmente “all‟obelisco di Luxor in Plâce de la
Concorde” fu il tramite per entrare nel mondo
dell‟Avanguardia più frizzante ed innovativa del
periodo: Diaghilev, Strawinskij, Picasso, Cocteau,
Max Jacob, Pierre Reverdy. Da qui ne nacquero
collaborazioni per spettacoli di cui Chanel ideava i costumi – Antigone, Le train bleu, Orphée,
Apollon Musagète –, il cui riscontro sulla stampa internazionale – ed è logico pensare che la cosa
fosse in qualche modo calcolata – incrementava il successo della sua Maison, che malgrado il crollo
della Borsa di Wall Street del 1929 e gli scioperi operai degli inizi degli anni ‟30, che peraltro
coinvolsero anche le sue lavoranti, nel 1935 dava lavoro a quattromila persone con un fatturato per
ventottomila capi l‟anno. Un successo strepitoso dell‟haute couture francese che si apriva anche al
mercato americano, non ultimo anche attraverso il profumo e i bijoux d‟alta moda, per l‟ideazione dei
quali Coco Chanel ebbe la collaborazione del Conte Etienne de Beaumont, di Folco di Verdura, di
Paul Iribe. Dall‟incontro con il profumiere degli Zar, Ernest Beaux, conosciuto attraverso il Gran
Duca Dimitri Pavlovitch, suo accompagnatore del periodo, nacque nel 1921 il mitico Chanel n.5: una
fragranza assolutamente moderna ottenuta per sintesi chimica, la cui vendita mai cessata neppure
durante gli anni del secondo conflitto mondiale, le assicurò una rendita anche quando, pur a fronte
del parere contrario della Camera sindacale della Moda, chiuse la Maison nel 1939, per riaprirla poi,
a settantuno anni, nel 1954.
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Malgrado dal 1947 ormai trionfasse a Parigi la nuova femminilità fatta di volumi e forme del new look
di Christian Dior, e contestualmente chiudessero importanti Maison come quella di Worth e di
Elsa Schiaparelli, Coco Chanel riapriva, imponendo ancora una volta, un modello di donna moderna
e raffinata, con il suo tailleur di lana tweed dalle preziose rifiniture, che insieme al tubino nero del
1926 e allo Chanel n.5 si possono considerare la griffe inossidabile di bellezza ed eleganza essenziale,
a cui tuttora si conforma la Maison Chanel.
Ivana D’Agostino
Ivana D’Agostino: figlia d‟arte, laureata e specializzata (biennio post-laurea) in Storia dell‟Arte
contemporanea all'Università Federico II di Napoli, è docente di Storia dell‟Arte Contemporanea,
Storia del Costume, Storia del Costume e della Moda, Storia della Scenografia contemporanea.
Avendo studiato anche Scenografia, fino all‟inizio del „90, ha lavorato in RAI, teatro e cinema come
costumista e scenografa, collaborando con M. Baronj Cecchi, G. Josia, E. Guglielminetti, Danda
Ortona, B. Giordani Aragno, e tra i registi con V. Bertinetti, F. Maselli, U. Gregoretti, Pupi Avati, T.
Sherman e R. Carpentieri. Ha insegnato Figurino di Moda (Istituto Europeo del Design) e Storia
dell‟Architettura e Storia della Pittura (Corso di Scenografia), Accademia delle Arti e Nuove
Tecnologie di Roma).
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Lo sceneggiatore Pierpaolo Pirone presenta il suo film
Il primo incarico
Venezia, 4 Dicembre 2014 – Ciak! Secondo appuntamento con il Cineforum, in sala a presentare il
suo film lo sceneggiatore Pierpaolo Pirone. Grande partecipazione e curiosità da parte delle socie ed
amici del Club Tre Emme.
La regista racconta ……..
Da piccola amavo i film dei cowboy. Che se ne andassero alla fine da soli verso chissà dove. La
libertà l‟ho imparata dai film. Guardandoli in televisione, nel piccolo tinello della nostra piccola
casa nell‟ultimo paese del Capo di Leuca, scoprivo che il mondo era grandissimo, si poteva
percorrere in lungo e in largo, si potevano fare cose incredibili, comportarsi in modi stravaganti,
baciarsi all‟improvviso tra sconosciuti, ballare sotto la pioggia. Ho voluto imparare a fare i film per
raccontare il lato meraviglioso dell‟esistente, il fatto che in qualunque momento può succedere
qualunque cosa dentro e fuori di noi.
Con Xiang-Yang ci siamo detti spesso che
questo film era un western dei sentimenti.
L‟ho scritto con lui e con Pierpaolo Pirone (di
cui conoscevo già la scrupolosa sensibilità
narrativa e, in questo caso particolarmente
utile, la sua passione per Truffaut, per un
cinema allo stesso tempo leggero e
profondo). Li Xiang Yang invece è anche
soprattutto un pittore. In realtà da quando lo
conosco mi è stato compagno e maestro
nell‟arte cinematografica (prima di studiare
al C.S.C. era all‟Accademia del Cinema di
Pechino), continuando però sempre a
dipingere splendidi quadri. Dico questo per
rendere più chiaro il modo in cui è nato il
film: durante i nostri incontri di scrittura,
mentre via via la storia si svolgeva davanti ai
nostri occhi (questa volta è stato proprio
così, questa storia forse perché in gran parte
vera ha avuto fin dall‟inizio la grazia
particolare di svolgersi per conto suo, di
crescere e fiorire come una pianta), noi
parlavamo anche innanzitutto della luce, del
tipo d‟immagini, delle scenografie, dei
costumi, delle sembianze di questo o quel personaggio. Poiché il mondo evocato dal film ha sempre
avuto nella mia testa una vividezza particolare che solo il linguaggio cinematografico poteva
restituire. Ci sono film così, film non “in costume” nonostante si svolgano in un‟altra epoca, e infatti
che sia ambientato in luoghi e in un tempo lontani non è dovuto solo alle necessità intrinseche della
storia narrata, è stata anche soprattutto una ricerca di valore visivo: volevo ricreare un mondo che
fosse bello e curioso da guardare, vivo come fosse presente eppure diverso da quanto ci circonda
nella vita quotidiana. Troppe cose restano nascoste dentro i
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nostri giorni, bisogni e desideri profondi che non riusciamo più a percepire se non come una vaga
continua frustrazione. Volevo raccontare l‟avventura di questa giovane donna che con tanta
fatica e meraviglia scopre ciò che davvero vuole nella vita rendendola il più possibile trasparente
alla percezione dei sensi: tutte noi siamo state almeno una volta Nena, abbiamo costruito almeno
una volta un amore immaginario di tale potenza da poter essere disperate all‟idea di perderlo, a
tutte noi la vita poi ha svelato la verità dolce/amara che quell‟amore era niente.
E questo non vale solo per l‟amore, vale oggi per un‟infinità di cose.
In questa favola moderna si racconta il lungo viaggio che compie Nena per arrivare alla propria
originaria possibile felicità (è necessario dire che è fatta di tutt‟altro da quello che siamo in genere
indotti a credere?). E poiché volevo che intorno a lei ci fosse un mondo vivo e diverso dal consueto,
accanto alla vera co-protagonista della storia, la Natura nel susseguirsi delle stagioni, ho cercato
interpreti che fossero giusti, aderenti ai personaggi ma non troppo familiari al pubblico. Alla fine,
dopo una lunga ricerca, è avvenuto che fossero tutti, tranne Isabella, non attori. E‟ stato il rischio
maggiore che ho corso e ho potuto farlo solo sapendo della speciale bravura di Isabella (non c‟è mai
stata un‟altra Nena da quando ormai un bel po‟ di tempo fa, attrice semisconosciuta, ho avuto il
piacere d‟incontrarla: lei ha avuto la pazienza di aspettare che il film si realizzasse, la grazia di
restare come l‟avevo vista la prima volta, la capacità di diventare nel frattempo l‟attrice più
interessante della sua generazione). Oggi comunque non potrei immaginare altri interpreti nei
panni di ognuno di quei personaggi. So che l‟intima coerenza di quanto è narrato dipende molto
dalla circostanza che sono tutti come sbucati davvero da quei saloni o da quelle misere stanze.
Giorgia Cecere
Giorgia Cecere ha studiato regia con Gianni Amelio al Centro Sperimentale, in seguito ha lavorato
con lui per Porte Aperte (cast e assistente alla regia) e Il ladro di bambini (di quest'ultimo ha scritto i
dialoghi). Presso Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi ha realizzato il mediometraggio Mareterra. Ha
scritto soggetto e sceneggiatura di Sangue Vivo (primo premio a San Sebastian ecc.) e de Il Miracolo
(in concorso al Festival di Venezia) per la regia di Edoardo Winspeare. Nel 2011 dirige Il primo
incarico.
Nella foto: lo sceneggiatore e la regista sul set del film
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Cinema d’annata
Eleonora Duse: la vita e gli amori della “ Divina “
Anche se al giorno d‟oggi non è che se ne incontrino poi così tante, non pensiamo tutti che le donne
manager siano un tipico frutto di questi ultimi decenni, raggiunto dopo lunghe battaglie per le pari
opportunità e l‟ evoluzione del costume?
Ebbene, incontrando Eleonora Duse dobbiamo ricrederci : abbiamo di fronte sì una carismatica e
“magnetica” attrice di fama internazionale, ma anche una eccellente imprenditrice del mondo dello
spettacolo, riferimento di come si gestisce un‟ impresa per le sue “nipoti” di oggi ( di cui certo non
avrebbe mai compreso il nervoso e costante compulsare di mail e sms su pc e ipad, visto che proprio
grazie al suo sterminato “archivio” epistolare possiamo ripercorrere la sua vita, davvero
memorabile).
Vita significativa già dalle prime ore: la Duse vede la luce
nell‟ottobre del 1858 (proprio un secolo, tondo tondo,
prima della nascita di chi scrive: evidentemente la Divina si
è impadronita di tutta la capacità artistica disponibile per
ben oltre i 100 anni successivi) in una camera d‟albergo ove
si trova in tourneè la modesta compagnia dei genitori; l‟
ambiente ha poco di fascinoso e molto di povero, con
paghe risicate e continui peregrinare fra città e città, con i
neonati “artisti” a forte rischio di analfabetismo.
La piccola Eleonora a 5 anni è comunque già in cartellone
(interpreta Cosetta, nella messa in scena- guarda un po‟dei Miserabili..) e cresce nella vita così come sul
palcoscenico, in una gavetta che le permette di affinarsi in
varie compagnie, nei repertori più classici : si impadronisce
così tanto del mestiere da affermarsi a 20 anni come la più
talentuosa giovane attrice italiana, anche grazie ad un
confronto con “la” primadonna dell‟epoca, Giacinta
Pezzana, che diventa sua maestra.
Il passaggio di consegne si celebrò nel 1879 in una
memorabile messa in scena di “Teresa Raquin”: le 2 attrici
dettero vita ad una performance leggendaria, riportata
nelle cronache dell‟epoca e suffragata dalla decisione negli anni successivi di …non mettere più in
scena l‟opera, ad evitare impietosi confronti!
Diventata lei stessa primattrice, la Duse portò in scena i classici ed i contemporanei: Goldoni,
Verga, Ibsen, Dumas, D‟Annunzio. Dalle cronache dei suoi spettacoli ci arriva il senso quasi di
stupore di chi la vedeva recitare: lontana dal manierismo ottocentesco, sorprendeva per i toni
sommesi, l‟assenza di qualsiasi maquillage, il magnetismo che derivava dal rappresentare il
personaggio non come professionista della scena, ma vivendolo in prima persona (“nervosamente”,
come lei aveva a dire),quasi trattenendone una parte solo per sè. Forse il rifuggire da una
recitazione cristallizzata la portò a ostentare sufficienza per le prove, che la leggenda dice non
amasse (la pensa diversamente Aldo Palazzeschi che recitò come comparsa a Firenze e che ci parla
di una forte e attenta capocomica). Quella della Duse fu una recitazione rivoluzionaria che divise
critici e spettatori: c‟era chi la rifiutava come non-attrice e chi la sosteneva con entusiasmo: in
questo partito militò Checov (“la Duse non recita mai, è sè stessa sulla scena”), George Bernard
Shaw (“La sua è la recitazione più moderna che io abbia mai visto”), Charlie Chaplin (“è l‟artista più
grande che abbia mai visto”); come dire: spettatori che sapevano quello che dicevano…
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A 28 anni all‟attrice così osannata, ecco che la Duse aggiunge un‟altra veste: quella della impresaria
che fonda la “Compagnia drammatica della città di Roma”, in grado alla stessa maniera di recitare la
sera dopo avere, al mattino, discusso il cartellone della stagione, assunto attori, programmato con
impresari ed agenti teatrali le prossime tourneè. È la fama universale: recita per mesi interi in tutta
Europa (nel 1884 al castello di Windsor, davanti alla Regina di Inghilterra), in Africa, negli Usa e
nell‟America del Sud (per par condicio è in scena anche davanti all‟imperatore del Brasile..).
Ma che sia stata un po‟ femminista? Beh, pare di sì: oltre a scrivere dei “sacrosanti diritti delle
donne”, ad essere nel Comitato d‟onore del congresso femminista di Roma del 1914, ebbe anche a
fondare, nello stesso anno la “Libreria delle Attrici”, perché – è la Duse che lo scrive- “le giovani
interpreti escano dal chiuso cerchio e entrino nella vita intellettuale moderna”. La Duse è una figura
con capacità che sorprendono: con studi irregolari, ma con la ferrea volontà dell‟ autodidatta,
diventa interlocutrice sensibile e profonda praticamente di tutta l‟intellighentia dell‟epoca:
Deledda, Aleramo, Papini, Fogazzaro Pirandello, Prezzolini, Gobetti .
Ma l‟amore? Numerose le storie sentimentali (e qualche figlio) che la Divina visse; fra tutte
ricordiamone 2: quella con Arrigo Boito (di 10 anni più anziano), tutta un incontrarsi segretamente
e scriversi lunghe e macerate lettere e quella (eccola!) con D‟Annunzio, di 5 anni più giovane; non fu
sicuramente solo una storia di sentimenti per il Vate che trovò il modo di farsi lautamente
finanziare messe in scena delle proprie opere: dopo 4 anni la storia finì, ma ancora rimangono –
quasi sublimi epitaffi- le parole di lei, non proprio un credo femminista (“gli perdono di avermi
sfruttato, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto perché ho amato” e quelle di lui, all‟indomani della
morte della Divina “è morta quella che non meritai”). Chissà se ha un senso il fatto che oggi a
Firenze Viale Duse incroci Via d‟Annunzio…
Morì, vera star internazionale, a Pittsburgh, durante una tourneè negli USA, e la sua vita finì come
era cominciata 66 anni prima: in una camera d‟albergo.
Se, infine, servisse mai una riprova della modernità della Duse, la scorgeremmo in una imprevedibile
foto di una spigliata Marilyn Monroe che legge sul letto un copione: guardate un po‟ alle sue spalle,
a sinistra, una foto incorniciata sulla mensola: è lei, la Divina!
Franco Moraldi
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Tè in sala cupole
Un pomeriggio tra amiche
Nel pomeriggio di giovedì 11 Dicembre molte delle socie del Club Tre Emme si sono incontrate al
Circolo Ufficiali “A. Foscari” per un momento conviviale e l‟apertura del mercatino a favore
dell‟associazione “ Andrea Doria “.
Eravamo tutte trepidanti perché con questo mercatino mettevamo in gioco il frutto dei laboratori e
non sapevamo se le nostre “ creazioni “ avrebbero riscosso successo. E‟ stato così ! Gli oggetti
prodotti sono stati in gran parte venduti e al di là del consistente ricavo, abbiamo incassato la
soddisfazione di vedere apprezzati i nostri lavori, fornendo a tutte le socie, che si sono impegnate
nei laboratori, lo stimolo a continuare nella strada intrapresa. Ringraziamo anche, chi ha raccolto
tramite altri canali gli oggetti da mettere in vendita.
Successivamente ci siamo spostate in sala cupole per un tè. E‟ stato un pomeriggio molto sereno
passato a mostrare alle nostre “ amiche esterne “, le finalità e i propositi del nostro Club,
riscuotendo la simpatia e l‟approvazione di molte.
Ha allietato il nostro evento, Alfredo Conte, un ragazzo ben avviato sulla strada del conservatorio
musicale, che ha eseguito alcuni pezzi al pianoforte, ricevendo applausi e complimenti da tutte le
signore intervenute.
Ringraziamo la nostra Presidente, che mettendo in campo le sue amicizie e invitando le mogli di
alcune personalità cittadine ha aperto il Club alla città.
Michela Pitton
Foto : un momento del mercatino
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Rubriche
Carnevale in cucina
Crostoli veneti
Ingredienti: 200g di farina, 4 uova, 100g di zucchero, 100g di burro, 1 bicchierino di grappa,
zucchero a velo, sale
Versate le uova intere in una terrina,
aggiungete lo zucchero e sbattetele
fino a quando lo zucchero si sarà
sciolto; unite il burro e diluite con la
grappa, aggiungete la farina e il sale e
mescolate con grande cura fino ad
ottenere un impasto liscio e morbido.
Lasciate riposare un po', quindi
cospargete sulla spianatoia della farina
e tirate la pasta con un mattarello fino
ad ottenere una pasta sottilissima e senza sbavature e tagliatela a losanghe nella misura voluta,
servendovi dell'apposita rotellina dentata. Fate friggere le losanghe nell'olio o strutto bollente,
scolatele velocemente e cospargetele infine di zucchero a velo.
Muffin alla Nutella
(dosi x 18 muffin).
Ingredienti: 370 g di farina OO, 210 g di zucchero , 2 uova intere, 110 g di burro, 250 ml di latte,
1 bustina di lievito per dolci, 250 g di nutella, zucchero a velo. (dosi x 18 muffin).
In una terrina mescolare la farina setacciata, lo zucchero e il
lievito. A parte mescolare le uova, il latte ed il burro (fuso e
freddo). Unire gli ingredienti liquidi a quelli secchi e
mescolare fino ad ottenere un impasto omogeneo. Aggiungere
all'impasto un cucchiaio abbondante di nutella e mescolare.
Riempire gli stampini per metà. Aggiungere al centro di ogni
muffin un cucchiaino di nutella (fredda) e ricoprire la nutella
con un po' d'impasto. Infornare a 180 gradi per 15 minuti ( il
mio forno ha bisogno di qualche minuto in più). Prima di
servire cospargere i muffin di zucchero a velo
Nadia Palone
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Iniziative solidali
Sabato 31 Gennaio il Club Tre Emme in collaborazione con la locale sezione ANMI hanno dato vita
per conto dell‟AIRC. alla manifestazione “ Le arance della salute “.
Attraverso questa iniziativa si sono raccolti fondi per la ricerca, giunta quest‟anno al suo 70° anno di
vita, e si sensibilizzano le persone sulla cura e prevenzione del cancro
Nella foto: una rappresentanza del club tre emme con i soci ANMI
I nostri migliori auguri …
Alla Madrina Adriana Ruzittu a Silvia Peschiutta ad Ornella Acinapura a
Nadia Falica ed Anna Puntel che nel mese di Gennaio hanno festeggiato il
loro compleanno
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Programma Febbraio 2015
Mercoledì 11 Febbraio
Ore 15.00
Circolo “ A. Foscari “
Assemblea delle socie
Venerdì 13 Febbraio
Ore 15.30
Circolo Sottufficiali
Carnevale dei bambini
Sabato 14 Febbraio
Ore 20.00
Circolo “ A. Foscari “
Veglione di Carnevale
Giovedì 19 Febbraio
Ore 17.30
Circolo “ A. Foscari “
Conferenza
“Barberina e Federico II di Prussia”
A cura della Prof.ssa Ileana Chiappini di Sorio
Venerdì 27 Febbraio
Tutto il giorno
Circolo “ A. Foscari “
Elezioni nuovo direttivo
Tutti i Mercoledì
Dalle 10.30 alle 12.30
Scambio di abilità
Laboratorio aperto a cura delle socie
Si raccomanda le socie di confermare la propria presenza ( e di eventuali ospiti )
alle manifestazioni tramite mail all‟indirizzo [email protected]
Responsabile: Donatella Piattelli
Redazione a cura di : Michela Pitton, Daniela Zamburlin Descovich
Hanno collaborato: Giorgia Cecere, Ivana D‟Agostino, Maria Teresa Mongiello, Franco Moraldi, Donatella Piattelli,
Michela Pitton, Anna Puntel, Patrizia Rigo, Paola Rufini, Adriana Ruzittu, Daniela Zamburlin Descovich.
Si ringraziano: Amm. Bernard, C.V. Esposito, Sig. Bucella e Sig.ra Vian
In copertina: Carnevale a Venezia
Sito web: www.moglimarinamilitare.it
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