l`altro - Cinema Teatro Astra
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l’altro inema STAGIONE 2015/2016 ANNO XXIV cineforum FILM VISTI: se dio vuole•suite francese•io sono mateusz•la regola del gioco•dove eravamo rimasti•padri e figlie•everest• the program•suburra•womani in gold•io che amo solo te•il sapore del successo•gli ultimi saranno gli ultimi•il ponte delle spie 15 chiamatemi francesco di Daniele Luchetti/Biografico/italia, argentina/94’ LUNEDÌ 1 FEBBRAIO ORE 20.45 MARTEDÌ 2 FEBBRAIO ORE 21.00 MERCOLEDÌ 3 FEBBRAIO ORE 21.15 Con Rodrigo De La Serna, Sergio Hernández, Muriel Santa Ana, JoséÁngel Egido, Mercedes Moran Chiamatemi Francesco è il racconto del percorso che ha portato Jorge Bergoglio, figlio di una famiglia di immigrati italiani a Buenos Aires, alla guida della Chiesa Cattolica. È un viaggio umano e spirituale durato più di mezzo secolo, sullo sfondo di un paese, l'Argentina, che ha vissuto momenti storici controversi, fino all'elezione al soglio pontificio nel 2013. Jorge Bergoglio è uno studente come tanti nella Buenos Aires degli anni Sessanta, con amici e fidanzatina, quando decide di entrare a far parte dell'Ordine dei Gesuiti. Vorrebbe diventare missionario in Giappone ma non gliene viene data l'opportunità, perché da subito deve apprendere la virtù dell'obbedienza: sarà proprio questa a porlo di fronte alle scelte più importanti della sua vita, perché dovrà distinguere fra i doveri verso la propria coscienza e la sottomissione al regime dittatoriale di Videla e allo strapotere dei proprietari terrieri in una terra polarizzata fra grandi ricchezze e grandissime povertà. Daniele Luchetti e il suo produttore, Pietro Valsecchi, si sono buttati nell'impresa di raccontare la storia di Bergoglio prima che diventasse Papa con lui ben vivo e presente in Vaticano, senza consultarlo e senza chiedere la collaborazione dell'istituzione ecclesiastica. Questo ha dato loro la (relativa) libertà di raccogliere testimonianze da una quantità di persone più o meno attendibili, di affrontare direttamente il capitolo più spinoso e controverso della vita dell'allora Responsabile provinciale gesuita, ovvero il suo rapporto con la dittatura argentina negli anni fra il 1976 e il 1981, e di prendere le sue parti dando credibilità alla versione della Storia che lo vede a fianco dei desaparecidos e dei preti militanti. Il che non significa che la sceneggiatura sorvoli sul fatto che Bergoglio ha tolto ad alcuni di questi ultimi la protezione dell'Ordine dei Gesuiti di fatto consegnandoli al regime, ma significa che concede al suo comportamento il beneficio di quella doppia lettura che riguarda gran parte della quotidianità sudamericana, ovvero la coesistenza di una condotta ufficiale e una ufficiosa, data dalla necessità di muoversi apparentemente all'interno delle regole per poi trasgredirle di nascosto seguendo la propria etica. Ed è attraverso un altro sdoppiamento che il film di Luchetti affronta il rapporto fra la "Chiesa classica", che il film non esita a descrivere come pavida e conservatrice quando non apertamente reazionaria e connivente con i poteri forti, e la Chiesa che guarda con simpatia alla "teologia della liberazione". Non mancano i riferimenti al misticismo, caro alla tradizione gesuitica e che in Sudamerica ha da sempre i suoi convinti seguaci. L'efficacia del racconto sta principalmente nell'aderenza della sua estetica a quella popolare latina, in rispettosa aderenza della forma al suo contenuto e all'etnia del suo protagonista. Luchetti si concede l'apparente elementarità "sudamericana" del racconto dipingendo un murales di larga accessibilità, e parte da un inizio fortemente didascalico che diventa a poco a poco cinema, complice anche il potente inserto che ricostruisce l'inferno dei desaparecidos attingendo a piene mani da Garage Olimpo più ancora che da La notte delle matite spezzate. Solo alla fine, nella scena della messa di Bergoglio fra i nullatenenti alla viglia della sua ascesa alla poltrona papale, Luchetti si concede uno stile fortemente autoriale, facendo lievitare la sua cinematografia in parallelo all'elevazione spirituale di un uomo che ha imparato il coraggio passando attraverso lunghe e dolorose mediazioni: un uomo che oggi si espone dal balcone più visibile del mondo dopo che per una vita ha invitato gli altri a "non esporsi". La storia di Bergoglio diventa in Chiamatemi Francesco metafora di un mondo diviso fra chi distoglie lo sguardo e chi sceglie di vedere, e in questo è supremamente cinematografica. L'Argentina dei dittatori, così come quella dei latifondisti che tolgono le terre ai contadini, è un mondo anche visivamente diviso in un sopra e un sotto, laddove il sotto diventa prigione o rifugio, visibile o invisibile, a seconda di chi effettua l'opera di occultamento, e dei motivi alti o bassi per cui sceglie di farlo. Paola Casella via Roma 3/b, San Giovanni Lupatoto (Vr) - tel/fax 045 9250825 - [email protected] - www.cinemateatroastra.it 16 QUO VADO? LUNEDÌ 8 FEBBRAIO ORE 20.45 MARTEDÌ 9 FEBBRAIO ORE 21.00 MERCOLEDÌ 10 FEBBRAIO ORE 21.15 di Gennaro Nunziante/commedia/italia/85’ Con Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Maurizio Micheli, Ludovica Modugno, Ninni Bruschetta, Paolo Pierobon, Azzurra Martino, Lino Banfi Per Checco il posto fisso è sacro e pur di mantenerlo accetta il trasferimento. Per metterlo nelle condizioni di dimettersi, la dottoressa Sironi lo fa girovagare in diverse località italiane a ricoprire i ruoli più improbabili e pericolosi ma Checco resiste eroicamente a tutto. Inizia così un'avventura fantastica nella quale Checco scoprirà un nuovo mondo, aprendo la sua piccola esistenza a orizzonti lontanissimi. Si parla di Risi, di De Sica, di Sordi nella presentazione di Quo Vado?; riferimenti importanti solo citati come esempio di certi obiettivi della commedia e dei grandi attori di una volta. Quelli cui guarda - e sogna - il nuovo film di Luca Medici/Checco Zalone e dell'inseparabile amico/co-sceneggiatore/regista Gennaro Nunziante. Una squadra vincente che, invece di cambiare, continua a dare prove convincenti, riuscendo anzi a sorprendere ogni volta. Siamo talmente abituati a delusioni e tempi morti mal gestiti - o mal 'riempiti' - da molti prodotti del nostro cinema, che viene quasi spontaneo attendersi l'ennesima caduta anche dal recordman del boxoffice italiano, di nuovo pronto a sottoporsi al giudizio del pubblico restando se stesso. Eppure la formula, solita e conosciuta, continua a funzionare. Anche per un suo crescere, via via. Questa volta mostrandosi capace di leggere la realtà che ci circonda che va al di là di quel che di solito si riconosce - con più o meno merito - ad altre commedie. Sin dal titolo. Volendolo soprattutto interpretare come indicativo di una impossibilità di vedere vie, percorsi possibili, possibilità o prospettive… Dove andare? Dove proiettarsi? Bene fa, forse, il solito qualunquista e mammone Checco ad aggrapparsi alle poche certezze a disposizione. O forse no, visto che nemmeno il mitico 'posto fisso' sembra esser rassicurante in molti casi. E che anche lui, in fondo, sembra trovare altrove la sua felicità e realizzazione. Nel lungo viaggio alla ricerca di una propria strada - e, narrativamente, attraverso location di ogni tipo (che hanno reso questo il suo film più costoso) - però c'è spazio per tutto quello che vi aspettereste: paradossi, giochi di parole, autoironia, satira sociale e politica, comicità fisica e battute geniali. Il tutto a un ritmo invidiabile, e privo delle pause che spesso contraddistinguono altri comici, a tratti congelati come in attesa dell'applauso del pubblico. Qui si riesce a parlare dei nostri difetti e di una società ormai cambiata, tra società multietniche e convivenza di diverse fedi religiose, di furberie inestirpabili (spesso messe in atto dai molti che le stigmatizzano pubblicamente) e rieducazioni possibili senza esser mai pesanti o pedanti. Anzi regalando risate e sorrisi, un paio delle 'sue solite' canzoni e scene come quelle al Sud o al Polo (la Casa Bonuzzi Piazza Marconi, 14 - 37059 Zevio Verona Italy Tel. 0457850066 [email protected] degustazione dei campioni su tutte) o quella con la madre adorata e adorante (Ludovica Modugno), ennesima riprova della costruzione di un prodotto perfetto che annovera tra i suoi 'comprimari' - sparring partner, in alcuni casi - gli ottimi Maurizio Micheli, Sonia Bergamasco e un iconico Lino Banfi. Mattia Pasquini 1500 copie a partire dal 1° gennaio, dopo 16 settimane di riprese e un budget multi-milionario. Si scrive Quo Vado? ma si legge Checco Zalone, Santo protettore degli esercenti che nel lontano 2009 scoprirono quasi per caso il nuovo Re Mida del cinema italiano. 14.073.000 euro all'esordio con Cado dalle Nubi, diventati 43.474.000 con Che Bella Giornata e addirittura 51.894.000 con Sole a Catinelle, pellicola dei record che ha battuto decenni di cinematografia tricolore, ovviamente inflazione esclusa. Nuovamente diretto da Gennaro Nunziante, il 4° film del comico pugliese prova ad uscire dai confini nazionali con una commedia letteralmente 'internazionale', spaziando tra Italia, Africa, Polo Nord e fiordi norvegesi. Il progetto più ambizioso dello Zalone cinematografico fino ad oggi visto in sala, perché fortemente centrato sull'attualità socio-politica nazionale, spaziando tra lavoro, pubblico impiego, mala-politica e tutela ambientale, il tutto ovviamente senza mai abbandonare quello sboccato e a tratti demenziale humor che ha reso Checco un caso più unico che raro della nostra industria. Al centro della trama c'è infatti l'italiano medio, quello ancora oggi aggrappato con le unghie e con i denti a quei privilegi economici e professionali figli della Prima Repubblica, leggi posto fisso. Il mitologico impiegato pubblico 'alla Fantozzi' che ha di fatto segnato almeno un paio di generazioni, annientando sul nascere qualsiasi possibile estro creativo dinanzi al monolite della 'tredicesima'. Federico Boni 17 MUSTANG di Deniz Gamze Ergüven/Drammatico/francia, TURCHIA/97’ Con Gunes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Erol Afsin, Ilayda Akdogan LUNEDÌ 15 FEBBRAIO ORE 20.45 MARTEDÌ 16 FEBBRAIO ORE 21.00 MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO ORE 21.15 OSCAR candidato miglior film straniero; Golden Globe nomination;Toronto FilmFestival premio del pubblico; Festa del Cinema di Roma menzione speciale; Premio Lux European parlament CONSIGLIATO DA ROSALUPO “I mustang sono cavalli selvaggi che simboleggiano perfettamente le mie cinque eroine, il loro temperamento indomabile e focoso.” Deniz Gamze Ergüven Un film che mette in luce la forza di giovani donne che non si arrendono al loro destino. La Turchia vive in queste settimane uno dei momenti più difficili della sua storia repubblicana. In questo senso l’arrivo in sala di Mustang è sintomo dello spirito dei tempi. Un film turco nel profondo, al femminile, diretto da una donna, Deniz Gamze Ergüven, che rappresenterà col film la Francia ai prossimi Oscar, dopo il successo della Quinzaine di Cannes e alla Festa di Roma. Una biografia cosmopolita quella della trentasettenne regista formatasi alla Fémis di Parigi, che l’ha portata a ispirarsi a un fatto accaduto nella sua famiglia durante i suoi anni da preadolescente. Ultimo giorno di scuola, cinque giovani ragazze festeggiano l’arrivo dell’estate, pur con la malinconia di una maestra a cui dire addio, giocando con dei maschi coetanei mentre tornano a casa. Troppa spontaneità, troppo contatto fisico mentre giocano in mare e si schizzano. Ne nasce uno scandalo e la casa in cui vivono da castello si tramuta in torre in cui rinchiudere queste giovani principesse. La nonna pensa di accelerare il loro matrimonio, cominciando la caccia per ognuna di loro a un principe poco azzurro, ma ben nutrito di dote. Una nonna che risulta il personaggio più struggente e stratificato: testimone impotente della crescita delle amate nipotine, combattuta fra il legame ancestrale al filtro bigotto alla sessualizzazione delle ragazze e l’amore per quelle bambine che ormai non ci sono più. Il tutto magari ritrovando nella loro battaglia barlumi di una ribellione personale repressa da anni.Siamo ai giorni nostri, anche se ci vuole un po’ per capire che questo paese sperduto nel nord della Turchia, a 600 km da Istanbul, rappesenta la realtà di un paese così vicino all’Europa quanto lontano in alcuni aspetti sociali, soprattutto riguardo la condizione femminile, la libertà per le donne di esprimere la loro sessualità. Un fenomeno amplificato negli ultimi tempi dalle distorsioni democratiche del potere di Erdogan, con la sua commistione antikemalista fra religione e politica, fra società e tradizione musulmana. Deniz Gamze Ergüven si spoglia del realismo estremo di molto cinema turco per liberare uno sguardo sempre in movimento, sospeso fra fiaba nera e lirismo poetico che rimanda alla Sofia Coppola de Il giardino delle vergini suicide. Tutte le metafore sull’oppressione emotiva delle protagoniste vengo Pasticceria Lorenzetti Viale Olimpia, 6 - 37057 San Giovanni Lupatoto Verona Italy Tel. 045545771 www.pasticcerialorenzetti.com [email protected] no esplicitate dalla regista, un conflitto generazione che viene drammatizzato attraverso le scenografie, con serrature e cancellate, inferriate alle finestre, muri alzati, a restringere sempre di più lo spazio vitale delle sorelle, a spingerle sempre più in alto, alla ricerca almeno di un raggio di luce. Il ballo a cui queste principesse riescono ad andare fuggendo per una sera è, non casualmente, un incontro di calcio, straordinario, senza gli uomini esclusi per episodi di violenza. Cinque sorelle che rappresentano quasi un organismo unico, un'idra pronta alla lotta per la propria identità, malinconicamente consapevole delle mutilazioni subite per raggiungerla. Uno sguardo di confine: fra fanciullezza e adolescenza, fra campagna e città, fra antico e moderno, fra spensieratezza e responsabilità. Mustang, come i cavalli non domati, liberi e selvaggi dei grandi spazi americani. Le ragazze del film vi resteranno addosso per giorni, piene di bellezza e voglia di vivere: un inno al movimento, alla ribellione in nome della piena espressione di se stessi. Mauro Donzelli Raramente al cinema ci si imbatte in opere prime già compiute, perfettamente calibrate e prive di passaggi meno convincenti rispetto ad altri. In diverse occasioni può capitare di rendersi conto di avere a che fare con un regista dal sicuro avvenire ma spesso gli esordi, trattandosi di opere realizzate da cineasti alla loro prima esperienza in un lungometraggio, portano inevitabilmente con sé delle incertezze legate allo sviluppo dei personaggi e della trama o sul piano della coerenza stilistica. Alla luce di queste considerazioni, Mustang può essere senza dubbio ritenuta una delle migliori opere prime realizzate negli ultimi anni. Con alle spalle soli due cortometraggi, entrambi girati nel 2006 la regista franco-turca Deniz Gamze Ergüven rivela infatti una maturità e una padronanza del mezzo filmico sbalorditive, riuscendo a realizzare un piccolo film potente, coinvolgente e ricco di sfumature. Luca Ottocento 18 THE WALK LUNEDÌ 22 FEBBRAIO ORE 20.45 MARTEDÌ 23 FEBBRAIO ORE 21.00 MERCOLEDÌ 24 FEBBRAIO ORE 21.15 di Robert Zemeckis/BIOGRAFICO/usa/123’ Con Joseph Gordon-Levitt, Ben Kingsley, Charlotte Le Bon, James Badge Dale, Ben Schwartz, Clément Sibony The Walk racconta la storia vera di un giovane sognatore, il funambolo Philippe Petit, che ha compiuto un'impresa passata alla storia: passeggiare fra le Torri Gemelle del World Trade Center in equilibrio su un filo d'acciaio. Con tanto coraggio e un'ambizione cieca, Petit riesce a superare i limiti fisici, la paura e i divieti delle forze dell’ordine e vincere così la sua sfida contro tutto e tutti. Otto anni fa un funambolo francese conquistò il Festival del Cinema di Roma grazie a Man on Wire - Un uomo tra le Torri, documentario di James Marsh vincitore della sezione L'altro cinema - Extra e poi premiato agli Oscar con una più che doverosa statuetta. Un'incredibile impresa, quella realmente realizzata da Philippe Petit nel 1974, che torna ora d'attualità grazie a The Walk, attesa nuova fatica di Robert Zemeckis presentata proprio alla Festa del Cinema di Roma. Un 'cerchio' che si chiude per un'artista che esattamente 41 anni fa diede vita alla più incredibile e folle impresa artistica di tutti i tempi. La mattina del 7 agosto del 1975 centomila newyorkesi si ritrovarono improvvisamente a testa in su all'ombra delle Torri Gemelle, da poco concluse e letteralmente 'attraversate' da un giovane e piccolo francese, riuscito nella notte a tendere un filo a 412 metri d'altezza e in grado di collegare i due edifici del World Trade Center, 26 anni dopo abbattuti da Bin Laden. Un sogno impossibile diventato quel giorno possibile ed ora meravigliosamente riportato in vita da uno dei più grandi registi americani degli ultimi 30 anni, Robert Zemeckis. La favola di un uomo visionario, di un pazzo incosciente, di un colpo criminale, di un amore tenuto in piedi da un'illusione, di un'impresa senza precedenti e di fatto irripetibile. Questo e molto altro è The Walk, capolavoro 'tecnico' di un regista che nel corso dei decenni ha sfidato e battuto limiti tecnologici di ogni tipo. Dai trionfi futuristici di Back to the Future all'animazione live-action di Chi ha incastrato Roger Rabbit, passando per i 'morti viventi' de La morte ti fa bella, le interazioni fisiche con la storia di Forrest Gump e il trittico in motion capture dei primi anni '2000. In questo caso Zemeckis era chiamato a far risorgere quel 'cuore' della Grande Mela abbattuto l'11 settembre del 2001 da due aerei di linea. Le Twin Towers. Quelle stesse Torri Gemelle che per oltre un decennio Hollywood ha di fatto 'bannato' da ogni produzione. Impossibile o quasi parlarne e mostrarle, quindi figurarsi ricrearle. Eppure sono proprio loro le vere protagoniste di The Walk, tanto dall'ipnotizzare, neanche fossero sirene, un ventenne parigino che dopo averle viste solo su carta, e ancora in costruzione, le tramutò nel sogno di una vita. Tratto da To Reach the Clouds dello stesso Philippe Petit, The Walk mette in mostra proprio la nascita di quel sogno. La sua evoluzione, le enormi difficoltà riscontrate nel renderlo possibile ed infine la sua inimmaginabile realizzazione. Joseph Gordon-Levitt, strepitoso e credibile funambolo con tanto di accento francese, racconta a noi, pubblico incantato, la genesi di un'ossessione, portandoci prima per mano nella Parigi in semi b/n dei primi anni '70, tra vecchi circensi e artisti di strada, per poi volare su New York con l'obiettivo di dar vita al 'colpo del secolo'. Perché la leggendaria camminata sul filo di Petit fu anche, se non soprattutto, una follia nella sua meticolosa progettazione. D'altronde come portare al 110esimo piano delle due Torri l'enorme quantità di materiale necessario per renderla possibile, come evitare i controlli di sicurezza, le guardie, e infine dove trovare il coraggio necessario per compiere quel primo passo verso il vuoto e in bilico tra le nuvole? Divertente, affascinante e al tempo stesso incalzante, lo script scritto a 4 mani da Zemeckis e Christopher Browne è perfettamente bilanciato tra i generi, prima di prendere la strada della meraviglia visiva. Da sempre maestro nell'uso degli effetti speciali, il regista ha qui sfruttato nel migliore dei modi quella terza dimensione negli ultimi anni stuprata da decine di produzioni hollywoodiane, tanto da lasciare a bocca aperta per il senso di profondità e il cambio di prospettiva impresso ad un'opera che ha il merito di portare chi osserva tra cielo e terra, in bilico su un filo ad oltre 400 metri d'altezza. Seduti sulla comoda poltrona di un cinema vi ritroverete improvvisamente a 'danzare' su una corda, provando uno straniante senso di pericolo, di terrore che si fa estasi. Perché in pace con voi stessi di fronte a cotanta bellezza. Vi sdraierete su quel fino insieme a Petit, lo sfiorerete con le dita, lo attraverserete con i piedi, assaporando la realizzazione di un sogno. Fedele riproduzione di quanto avvenne quella mattina del 7 agosto, The Walk è Cinema allo stato puro, finzione cinematografica che diventa realtà, passeggiando amabilmente sul sottile filo dell'illusione che si fa emozione. Federico Boni FAGGIONI srl 37050 Santa Maria di Zevio (VR) via Ronchesana, 20 telefono 045 6069038 fax 045 6069039 [email protected] www.faggionipallets.it