Antonio Stella - Comune di Tavagnacco
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Antonio Stella - Comune di Tavagnacco
Giannino Angeli ANTONIO STELLA IL SINDACO Comune di Tavagnacco Comune di Tavagnacco In copertina: Il Sindaco Antonio Stella con i Consiglieri Erminio Temporale, Oscar Feruglio e Francesco Peressutti, sulla porta d’ingresso del vecchio municipio ricavato, a Feletto Umberto, dalla ristrutturazione del Palazzo Rizzani di Piazza Indipendenza. © 2015 - Tuitti i diritti riservati Antonio Stella il partigiano, il politico, l’uomo. Questa potrebbe essere l’estrema sintesi del testo di Giannino Angeli, con il quale l’intera Comunità di Tavagnacco intende celebrare il suo illustre concittadino. Una figura illuminata quella di Stella, regista attento e puntuale del boom economico degli anni 60, personaggio lungimirante che ha favorito lo sviluppo urbanistico, sociale ed economico del nostro territorio, trasformando Tavagnacco da Comune agricolo a centro all’avanguardia per sviluppo industriale, servizi e infrastrutture. Quello che colpisce, leggendo il testo, è la figura di uomo che viene tratteggiata: amante della libertà per la quale aveva combattuto e pagato, perfino negli affetti più cari; politico genuino, attento ai diritti umani e civili di ciascuno; persona autentica e rigorosa. Un altro elemento di notevole modernità e attualità di questa figura che ci piace rilevare e condividere, emerge dai suoi ideali legati alla crescita culturale, da lui considerata potente elemento di sviluppo economico e produttivo all’interno di una società. Ringraziamo per questo lavoro Giannino Angeli, custode e divulgatore attento e puntuale degli eventi storici e delle eccellenze del nostro territorio e dei suoi abitanti. Ci auguriamo che figure come quella del Sindaco Stella siano per tutti noi di esempio e di stimolo per la costante ricerca del bene autentico di tutta la Comunità di Tavagnacco. Gianluca Maiarelli Ornella Comuzzo Sindaco di Tavagnacco Assessore alla Cultura e Pari Opportunità 3 INTRODUZIONE La riorganizzazione degli Enti Locali, introdotta dal regime fascista tra l’anno 1923 e il 1931, interessò anche i Comuni di Feletto, Pagnacco e Tavagnacco che, nel 1928, furono fusi sotto l’unico titolo di Tavagnacco con sede municipale a Branco. 1 Per quelle comunità iniziava una nuova era: via tutti i Consigli Comunali e nomina di un Podestà con pieni poteri, fatti salvi quelli del Segretario che, in ogni modo, aveva un rapporto privilegiato con il Prefetto il quale, a sua volta, era in contatto diretto con Roma. Il Partito fascista veniva prima d’ogni altra cosa. Non è che quella trasformazione abbia provocato chissà quale panico. Fu accettata come imposizione da non poter respingere. I Sindaci, sfrattati, non fecero una piega e la popolazione subì silenziosa con l’esclusione dei primi emigranti politici che si volsero altrove pur di non sottostare a quella dittatura. Branco dunque diventava la centrale operativa di un territorio abbastanza vasto da contenere una popolazione di circa ottomila residenti e offrì all’istituzione quel poco che aveva: una modesta costruzione adibita a scuola elementare dove l’unica maestra – Rita Buran – doveva badare all’istruzione di una pluriclasse – prima, seconda e terza – formata da un numero di scolari che variava da diciannove a sessantuno, secondo l’intensità delle bocciature… 1 Vedi R.D. 29 marzo 1928 n. 838. 5 Giannino Angeli La scuola occupava il piano terra, e il nuovo Municipio si stabilì al primo superiore, dove si sistemarono gli striminziti uffici. Quella situazione si protrasse fino alla primavera del 1957 allorquando la sede fu trasferita a Feletto nel ristrutturato Palazzo Rizzani, un tempo utilizzato quale essiccatoio bozzoli. Dieci anni prima il Comune di Pagnacco aveva ripreso la sua autonomia abbandonando, senza rimpianti, gli amici di cordata. Non tanto alla leggera però perché lo spirito indipendentista abbondava anche tra gli ex del Comune di Tavagnacco, già in cordiale contrapposizione per la scelta del capoluogo ambita da Adegliacco e Cavalicco e alla quale aspirava lo stesso Tavagnacco facendo leva sulla sua storia di tutto rispetto. Questa la complessa situazione della nuova circoscrizione comunale di Tavagnacco formatasi nel secondo dopoguerra e alla cui guida, dopo l’effimera presenza dell’ing. Alberigo Bulfoni che, peraltro, resse le sorti dell’istituzione anche con l’incarico di Commissario Prefettizio, e la tornata del Sindaco di sinistra, Firmino Casarsa, successe il geom. Antonio Stella al quale è dedicato questo ricordo. Fu proprio nella sala del Consiglio Comunale di Branco che chi scrive ha avuto modo di vedere per la prima volta il consigliere Stella e farsi un’idea minimale della persona perché gracile, magra, con una tonalità di voce non certo da tribuno pur facendosi capire per bene senza fraintendimenti. Ricordo bene il giorno che per la prima volta salii le scale di legno che portavano al primo piano a sinistra dove, in una stanza quattro per quattro, era assiso il Consiglio del mio Comune. Entrai timoroso. La porta era aperta e forse chiesi permesso. Ero l’unico spettatore. Notai lo stupore dei protagonisti dal movimento delle loro teste, come ad interrogarsi per sapere chi fosse quell’intruso… Io avevo paura anche se alle spalle avevo le testate dei giornali per i quali mi ero assunto la responsabilità della locale corrispondenza: “Il Gazzettino”e “La Vita Cattolica”. Tutto andò liscio in quella seduta all’infuori dell’immagine di quel giovane consigliere che sembrava un bambino… che alcuno avrebbe immaginato si sarebbe fatto largo nella vita per capaci6 Introduzione tà, intraprendenza, sicurezza nella scelta degli obiettivi. Soltanto oggi, dando uno sguardo al “foglio matricolare e caratteristico”, colgo la conferma del suo stato fisico ai tempi della leva: statura 1,67; torace 0,85, peso 57 ½, occhi cerulei, viso ovale, naso lungo, capelli castani ondulati, colorito pallido, impiegato, licenza media… corporatura insomma da giovincello se non da bambino cresciuto. L’aspetto era quello e cambiò di poco durante la maturità. L’incontro diretto con Stella avverrà qualche anno più tardi allorché il giornale pubblicò un mio reportage critico sull’azione del Comune circa la variante ovest di Feletto e gli eterni ritardi sull’allargamento di Via Manlio Feruglio. Se la prese non poco, 7 Giannino Angeli tanto da inviarmi a casa l’unico vigile (guardia campestre) con un biglietto di convocazione urgente in Municipio per comunicazioni che la riguardano. A casa si spaventarono pensando chissà che cosa. Andai che la sede comunale si era già sistemata a Feletto. Salendo quelle scale mi accorsi che tremavo. Sul pianerottolo mi scontrai con il Segretario Alfonso Feruglio, lungo, allampanato, con tanto di baffi quasi a ricordare il gendarme austriaco ricordato dal Giusti. Lui mi conosceva. Io no. “Venga che il Sindaco l’aspetta.” La porta dell’ufficio era sulla sinistra. Mi fece strada il funzionario con tanta gentilezza prima di dileguarsi nella sua stanza appena più in là. Mi trovai di fronte ancora quel… bambino che avevo visto a Branco. Il dialogo fu cordiale. La reprimenda non fu poi così decisa il che mi fece supporre che in fin dei conti anche se il primo cittadino s’era seccato per quell’affronto, capiva che in paese poteva esserci anche gente contraria a certe impostazioni e che il lavoro del cronista andava rispettato… a condizione che le notizie fossero raccolte alla fonte… cioè dal Sindaco in persona e dal Segretario che, chiamato, con fare teutonico annuì come per dire “obbedisco”. M’ero preso una lavata di testa? No! Solo un chiarimento foriero di una crescente amicizia che si consolidò nel momento in cui anch’io aderii al suo partito: la Democrazia Cristiana. Fu l’inizio della mia… carriera politica e la fine di quella di giornalista… perché mi impantanai nella militanza da trascurare tante cose alle quali avrei dovuto badare se non altro per riguardo alla mia famiglia. Andò così. Diventai assessore di qualche impegno tanto che le mie prese di posizione erano tenute in considerazione e non passavano mai sotto silenzio. Nonostante il sodalizio con Stella fosse dei migliori, nel 1969, in occasione di quella brillante iniziativa volta a risolvere i problemi riguardanti il campanile di Feletto, la sede municipale con annessi servizi per la popolazione, le esigenze parrocchiali dello stesso Capoluogo, osai votargli contro in Giunta ritenendo il progetto squilibrato rispetto le parti in causa. Occasione unica per Feletto e il Comune. Forse non 8 Introduzione afferrai compiutamente l’importanza, fatto sta che anche allora arrivò puntuale il vigile con una nota di… demerito accompagnata da una considerazione politica sulla disciplina di partito. La cosa cadde, non per colpa mia – piuttosto per le bizze della controparte – e non se ne fece nulla, aggravando e rendendo irrealizzabili altri interventi connessi a una “rivoluzione” urbanistica che portava in sé la prospettiva che solo la lungimiranza poteva rendere comprensibile a tutti, compreso l’assessore disubbidiente… Divenni amico di Stella per la confidenza che mi riservava. Ma soltanto negli ultimi anni ci trattavamo alla pari con un “tu” che sapeva di stima reciproca e simpatia. Vennero i tempi che iniziai a interessarmi delle vicende partigiane – col Segretario Natalino Candotti, componente del Governo Libero della Carnia, mi occupai delle ricerche sulla vita di quella Repubblica – eppure lui che sapevo partigiano e con un fratello ucciso dagli stessi compagni di lotta, forse per uno scambio di persona, non si lasciò mai andare a nessuna confidenza. Ultimamente, in occasione della pubblicazione del mio libro… era il 1948 ragazzi…! sulle elezioni politiche del 18 aprile 1948, confessò di essere fiero di aver imbracciato il fucile per parare eventuali possibili intemperanze determinate dall’esito delle votazioni e poi nei periodi incerti dell’attentato a Togliatti. Non considero titolo di merito aver fatto il Sindaco di Tavagnacco seppure con qualche risultato. Aver appartenuto all’organizzazione “O” credo si possa andare fieri anche perché la presenza di questa unità ha fatto sì che certe cose non si siano verificate.2 Eventi peraltro che non hanno influito sul suo percorso di amministratore pubblico. Piuttosto traeva forza, che si trasformava in grinta, dalla sua origine povera. Una famiglia ricca di figli e di tragiche sfortune come vedremo nel capitolo dedicato. Tra amici ci si frequenta anche fuori degli ambienti di lavoro o istituzionali. Fu così anche tra me e lui… soltanto che gli svaghi 2 Cfr. Giannino Angeli “… Era il 1948 ragazzi… !” Pag. 121. Ribis Editore Udine. 9 Giannino Angeli erano sempre di lavoro, mai fini a se stessi. Scoprimmo di condividere la passione per la caccia e per la montagna. D’accordo. Le battute al fagiano finivano per rivelarsi utili allo scopo di verificare lo stato della periferia rurale del Comune e osservare le cime dei monti, appena incipriate di neve, per una riflessione sulla situazione di quella gente ed escogitare soluzioni. Va ricordato che Stella era salito nel firmamento della politica friulana e ne sentiva il peso e non voleva tradire se stesso e tanto meno la fiducia di chi seguiva la sua linea di coerenza e chiarezza. Andammo assieme una domenica mattina a controllare se il sottopasso del rio Tresemane sulla nazionale ad Adegliacco, poteva essere utilizzato per realizzare un attraversamento minimo allo scopo di incernierare in sicurezza quel centro con la zona commerciale. L’esecuzione di quell’opera trovò qualche incredulo che, oggi, mi auguro si sia pentito osservando il traffico che si svolge in quel punto anche se… i cavalli stentano a passare perché battono le orecchie sulla volta… Così in pochi ironizzavano allora… Stella è stato un amministratore locale completo, scevro da convenzionalismi andava al sodo. Apparteneva alla base progressista della Democrazia Cristiana non per convenienza ma per convinzione. Eppure non ha mai neppure tentato di “mettersi in proprio”, crearsi un gruppo, nemmeno quando, candidato alle elezioni regionali, il Partito gli rifilò una concorrenza che avrebbe fatto fallire ambedue i pretendenti. La politica suggerisce anche la vendetta – quanti esempi mio Dio – ma per lui era sconosciuto l’atteggiamento di contrapposizione cattiva anche nei confronti degli avversari di altre formazioni politiche. Preferiva la dialettica diciamo tecnica, sulle cose concrete perché si sentiva preparato e lo era. Raramente si abbandonava alla stoccata. Ma era un colpo di fioretto. Un liscio per far capire che solo cambiando tono si può produrre qualcosa di buono nell’interesse del bene comune. Si sbaglia a considerarlo “tenebroso” o staccato perché non rifiutava la compagnia e frequentava con interesse le varie manifestazioni pubbliche intese a rendere cultura per cultura. Certamente anche politica, ma di certa levatura. Con questa aveva un rapporto particolare. 10 Introduzione La pretendeva più seria, intellettualmente più vicina al termine di servizio più che di strumento. Egli spesso l’annacquava cercando di “corromperla” rifuggendo l’ideologia quando questa comprometteva il risultato. Una delle prove viene dalla brillante relazione che egli fece al Congresso della Democrazia Cristiana del gennaio 1973 introducendo nel linguaggio politico le sfumature culturali dell’uomo che conosce il territorio sul quale operare, proporne gli interventi per migliorare la vita della gente, fa appello a quella unità di cui il Partito aveva bisogno. Fu sconfitto. Per un gioco di “correnti” ma, penso, anche perché una figura nuova andava imponendosi in un mondo statico che riproduceva un ripetersi di obiettivi e stili che presto avrebbero portato al naufragio. Profondamente cattolico, era di sinistra. Per matrice, miseria, e solidarietà cristiana. Friulano fino all’osso pur non facendolo notare. Credo sia stato uno dei pochi politici a introdurre i suoi comizi con una serie di villotte… rinunciando talvolta all’inno nazionale e ai motivi musicali di cui era ricca la Democrazia Cristiana. Forse perché sentiva l’armonia delle note nel cuore e la considerava veicolo principale per ammorbidire i temi che doveva trattare a tu per tu con la sua popolazione che si aspettava miracoli inattendibili. Sullo stesso filone corre la sua passione per la musica classica che accompagnava il suo impegno professionale così come era cercata nei momenti di tempo libero. Fa bene ricordare la sua figura per un utile ripasso della storia locale. È utile recuperarne la memoria come elemento culturale indispensabile per dare conto alle generazioni anziane di un percorso di vita esemplare che va apprezzato poiché speso a favore della comunità. Giova far presente ai giovani che nel mondo e nella vita non tutto è deludente e catastrofico. Credere nei valori etici e resistere alle avversità con lo spirito forte di chi fonda le sue convinzioni sul primato della persona sulle cose e riconosce alla trascendenza titolo di speranza e di vita. Antonio Stella era uno di questi. 11 LA FAMIGLIA, IL PAESE, GLI AMICI Antonio Stella nasce a Pagnacco il 10 luglio 1926. È l’ultimo di una schiera di sei figli uscita dall’unione di Giulio Stella e Lucia Elena Clocchiatti sposatisi nel Comune di Feletto Umberto il 16 luglio 1911. Appena un giorno prima vedeva la luce l’ISTAT l’istituto italiano di statistica e, nell’anno, davano il benvenuto al mondo, Dario Fo, Marilyn Monroe, Fidel Castro, Lina Wertmüller. Si consolidava il fascismo. Svettava Mussolini e la… miseria, affrontata da un insufficiente Prestito del Littorio. Un paio di anni avanti anche il Partito Comunista Italiano faceva sentire i suoi primi vagiti. La famiglia Stella, una volta trasferitasi da Pagnacco, affitterà una modesta abitazione al numero 153 di Via Cesare Battisti a Colugna. Sono in tanti. Papà, mamma e sei figli: Fiori del 1912, Rina dell’anno successivo, Iside del 1915, Valerio nato nel 1919, Arrigo del ’23 e Antonio tre anni più tardi. Con loro anche il nonno paterno Antonio, classe 1854, vedovo di Regina Chiandussi, eccellente giardiniere di Villa Linussio a Torreano di Martignacco anche quando questa divenne la residenza di guerra di Re Vittorio Emanuele Terzo. Papà Giulio invece non andava per il sottile: quando c’era da lavorare ci dava sotto senza risparmiarsi sentendo la grande responsabilità della sua numerosa famiglia e non potendo contare sulla moglie già abbastanza impegnata nei lavori di casa. Perciò lo troviamo operaio in diverse imprese non ultime quelle incaricate alla costruzione della mai nata ferrovia Udine – Maiano. 13 Giannino Angeli Nel 1933 quando Giulio muore, Antonio jr. non ha ancora sette anni. Hanno raggiunto la maggiore età soltanto i suoi fratelli Fiori e Rina: il primo cementista, lei aspatrice presso il vicino Cotonificio. Due anni più tardi chiude gli occhi per sempre anche mamma Lucia alla quale Toni era particolarmente affezionato. Agli inizi del 1940 lascia questo mondo pure il nonno, assurto al compito di patriarca di quella modesta famigliola che andava passo, passo riducendosi. Partono per il fronte Fiori e Valerio: l’uno con il II Fanteria “Re”, l’altro in Grecia con gli alpini del “Cividale”. Quest’ultimo non avrà fortuna: troverà la morte nel febbraio 1941 nelle giogaie greche, caduto tra caduti in quell’infernale battaglia di Turano. In casa ora rimane soltanto la sorella Rina con il marito Bruno Buiutti, rientrato dall’Africa nel 1942 in seguito a ferite riportate sul fronte etiope, e i minori Arrigo e Antonio jr. È Rina a governare la famiglia. Iside, filatrice presso il Cotonificio, aveva formato una famiglia sua dopo il decesso della madre. I parenti da parte di mamma aiutano per quanto possono e così anche i due uomini rimasti, alternando il lavoro di falegnami con l’istruzione scolastica. In questa situazione si forma il carattere di Antonio, restio a seguire le indicazioni che non condivide dimostrando di possedere una forte indole indipendente, libera. È poco arrendevole e difficilmente si fa sottomettere talché, anche nella maturità, troverà ostacoli nell’insistere in atteggiamenti che sono interpretati come chiusura se non ostilità addirittura verso la circostante comunità. Introverso si direbbe pur dimostrando un’intelligenza al di sopra della media. Autodidatta? Certamente non ha avuto l’assistenza familiare dovuta a ogni scolaro o studente che sia. Ma se l’è cavata bene. Prima riuscendo a ottenere la licenza media e quindi a diplomarsi geometra, presso l’Istituto “A. Zanon” di Udine, e avviarsi a una professione ricca di successi e soddisfazioni non ultima la nomina a Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e la medaglia d’oro del Collegio dei Geometri. Nel suo bagaglio professionale anche la patente di Segretario Comunale. Questa sommaria descrizione fa pensare a un uomo solitario, burbero, uno che sta per conto suo e se ne impipa della società. 14 La famiglia, il paese, gli amici I suoi contemporanei di Colugna invece lo rappresentano come una persona gentile, vivace, incline alla barzelletta innocente ma capace di far crepare dal ridere… Anche da “autorità” non disdegnava le storielle che portavano a conclusioni morali anche se allegre e spensierate. A lui piaceva la compagnia. Come no? Frequentando i corsi della Fondazione Luigi Bon aveva imparato a suonare la tromba e la fisarmonica valendosi anche degli insegnamenti di Giovanni Passoni. E così tra una suonata e un racconto passava le serate con gli amici, che erano diversi a cominciare da Rinaldo Bettuzzi, Eros Freschi, Ermes Lodolo, Rizieri Giavon e chissà quanti altri. Viveva quasi di carità – dicono – ma non gli mancava lo spirito d’iniziativa. Fece pratica nello studio professionale d’un amico del luogo, ma prima ancora apprese l’arte della lavorazione del legno A Stella piaceva la montagna. L’immagine propone un momento di relax in compagnia di Aldo Bernardino. 15 Giannino Angeli non accontentandosi della normale subordinazione che scavalcava dimostrando un’insolita preparazione per un mestiere che aveva i suoi segreti. Era un raffinato e si presentava con uno stile di vita che contrastava con il suo stato sociale. Dal suo datore di lavoro pretese di essere dotato di una cassetta propria dove depositare gli attrezzi che aveva adoperato durante la giornata. Quella richiesta non fece altro che far crescere l’apprezzamento e la stima nei confronti di quel ragazzo che ce la metteva tutta per riuscire. Intanto la dittatura fascista, che era passata dalla guerra ai tribunali speciali e all’emigrazione politica, conobbe l’opposizione interna e, con la saldatura della politica con il patriottismo, approdò al conflitto armato: nasce la Resistenza. Sono momenti duri, aspri. La gente non è abituata al coinvolgimento politico per la perdurante estraneità cui era stata costretta dal regime: “Qui non si parla di politica”. E gli eventi susseguiti alla caduta di Mussolini e dell’Armistizio crearono quell’incertezza, ottimista sulle prime, rivelatasi poi tragica col protrarsi della guerra per altri venti mesi. E che guerra! Colugna è, assieme agli altri paesi della zona, una fucina di volontari per la libertà. Perfino il parroco, don Ascanio De Luca, dopo aver adempiuto al compito di cappellano militare tra gli alpini in Grecia, ha fatto la sua scelta mettendosi a capo di una formazione partigiana non comunista a fronte del proliferare delle iniziative “rosse”. Anche Arrigo e Antonio Stella salgono i monti. Vanno con i “ribelli”. Della numerosa famiglia rimangano ad abitare la casetta di Via Battisti la sorella Rina con il marito Bruno, mezzo invalido. 16 La famiglia, il paese, gli amici La casa di Via Cesare Battisti, a Colugna, dove per lungo tempo visse la famiglia Stella (foto dell’Autore). 17 PARTIGIANO Antonio è uno spirito libero. Sente forte il concetto dell’esercizio dei diritti propri e di appartenere a se stessi. Non dipendere cioè da legami che non siano quelli specifici riconosciuti dalla legge a protezione di scelte svincolate da oppressioni dittatoriali. È indubbio che, all’epoca, avesse raccolto le considerazioni del folto gruppo comunista paesano al quale apparteneva anche Amerigo Clocchiatti, capo partigiano nel Friuli occidentale, confinato politico, senatore della Repubblica a guerra finita. Come non è da scartare l’idea che avesse appreso qualcosa dalla componente cattolica attraverso i preti succedutisi anche prima che, nel 1939, facesse il suo ingresso quel “carro armato… ” di don De Luca, “Aurelio” per i fazzoletti verdi della “Osoppo”. La canonica fu adibita a centro di reclutamento per giovani che erano avviati sui monti dell’Arzino. Oggi, scherzando, la nipote Anna Maria, alla quale Toni dedicava le note della sua tromba o della fisarmonica per farla addormentare, asserisce che il patriottismo dello zio va ascritto al rifiuto di recarsi al molino per procurare mangime per quelle quattro galline di casa… La verità è un’altra ed è quella da lui stesso raccontata nel corso di un’intervista rilasciata al prof. Gianni Nazzi e don Aldo Moretti (don Lino) curatori dell’Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli che qui riportiamo in sintesi nei termini presentati nel corso della commemorazione organizzata dall’ANPI a Colugna il 19 Giannino Angeli 22 novembre 2012 e nella parte tratta dal documento originale depositato presso l’AORF di Udine.3 I due fratelli scelgono la montagna. Antonio è reclutato da Enzo Jurich (Ape) che troveremo più tardi implicato nei fatti Porzus-Bosco Romagno. Non ha ancora diciotto anni quando è inquadrato nei garibaldini del Btg. “Tarcento”. Segue il Corso Sabotatori a Salandri e poi, raggiunta l’unità delle formazioni Osoppo e Garibaldi, è a Forame agli ordini di Alberto Michelotti (Berto). Abbandona il vero nome per assumere quello di “Segreto” o “Don”. La zona di operazioni va dal ponte di Salt a Cividale. Partecipa con ardore e coraggio alle azioni, mentre sopporta di malavoglia le ore politiche tendenti a suggerire specificazioni che non si sente di condividere. È con gli altri alla presa di Nimis e alla difesa della Zona libera orientale rimanendo fortemente colpito dalla morte del compagno Redi Bulfone e dal gesto inconsulto del suo Comandante diretto – un triestino – mutilatosi per sfuggire alla pressione tedesco-cosacca. Si ritira a Colugna nella stalla degli zii assieme a Rosellino Mansutti. Attraverso i GAP gli perviene l’ordine di raggiungere Monteprato e mettersi alle dipendenze di “Ettore” (Gino Lizzero). Raduna altri cinque compagni e va. La guerra partigiana, ampiamente condivisa e combattuta, non spegne peraltro le vivaci convinzioni e le meditate riflessioni attorno ai principi della vita e della libertà. L’aver rifiutato di fucilare due compagni ed essersi sottratto al prelevamento di un compaesano, lo mettono in cattiva luce presso il Comando e i commilitoni, tanto da essere sottoposto a continue minacce con ventilate ritorsioni. Ma la guerra continua. Il 29 ottobre 1944, dopo una rocambolesca fuga a un’ennesimo rastrellamento tedesco, e un fortuito, fugace incontro, a Faedis, con don Redento Bello (don Candido), rientra a Colugna dove prende contatto con gli uomini di Pietro Geretto (Monti), Comandante del Btg. “Monte Nero” della “Osoppo” che nel dopoguerra rappresenterà l’ANPI a Buenos Aires. 3 Cfr. AORF presso Seminario Arcivescovile Udine. Fascicolo M/1-24. 20 Partigiano Nel mese di gennaio del 1945 la “Garibaldi” lo richiama di nuovo a Monteprato. Si presenta, è processato e condannato alla fucilazione per diserzione. Rinchiuso in un porcile si salva per merito della confusione seguita a un altro attacco cosacco. Profondo conoscitore della zona, esce dalla sacca portandosi dietro anche i suoi carcerieri dai quali si sgancia una volta raggiunta la sicurezza. Antonio Stella conclude la fase resistenziale nella “Osoppo”. La fine della guerra e del nazifascismo potrebbe essere motivo di gioia per tutta la famiglia. A casa Stella giunge la notizia della morte, per mano di forze partigiane di altra unità combattente, del giovane Arrigo. Era il 28 aprile 1945. Notizie confuse non rendono ancora certa la sopravvivenza dell’altro fratello, Fiori, rinchiuso in campo di concentramento in Germania. Antonio Stella nelle funzioni di amministratore del Consorzio Acquedotto Friuli Centrale. Alla sua destra il Presidente dell’istituzione stessa Aldo Pecile. 21 Giannino Angeli Testimonianza di Antonio Stella (Segreto)4 a don Aldo Moretti e Gianni Nazzi. “Sono della classe 1926. Nel 44 vivevo a Colugna. Qui fui avvicinato da Juri e Ape [sic!] di Feletto che mi convinsero a portarmi in montagna per aggregarmi alle forze della Garibaldi. A Colugna lavoravano sodo per la Garibaldi… Severino Feruglio, un certo Frassinetti che si faceva chiamare Frana, Antoniaccomi. L’ambiente nel suo complesso era per la Garibaldi. All’Osoppo guardava con ostilità. Qualche tempo prima della conquista di Nimis da parte delle forze partigiane, raggiunsi le formazioni garibaldine. Fui aggregato al Btg. Tarcento. Più tardi partecipai al corso per sabotatori a Salandri. Fui quindi aggregato alla squadra sabotaggio che agiva di concerto con quella osovana, comandata da Berto5 che, però, si trovava a Forame. Circa i rapporti tra Osoppo e Garibaldi posso dire solo che non erano affatto buoni; tra l’altro non c’era nessun contatto sul piano umano. Ricordo che allora non salutavo neppure i miei amici di Branco che militavano nelle formazioni osovane. Tra i garibaldini si svolgeva una velenosa propaganda contraria all’Osoppo che era definita nella migliore delle ipotesi formazione badogliana. Ci divideva poi profondamente la cosiddetta “questione slovena”. Per i comunisti il confine della nuova Jugoslavia doveva arrivare fino al Tagliamento. E questo concetto era il Leit motiv dei giornali, delle circolari e delle ore politiche che si tenevano ai garibaldini. Tra agosto e settembre, non ricordo con esattezza, partecipai ad un’azione di sabotaggio contro un concentramento di carri armati a sud di San Bernardo tra il ponte di Salt e di Cividale. Durante le operazioni del rastrellamento della fine di settembre fummo inviati a Nimis per far saltare un ponte. L’operazione non fu eseguita perché arrivammo sul luogo troppo tardi. Da Nimis fummo trasferiti ad Attimis poi a Canal di Grivò anche qui per minare un ponte. Il terzo giorno di rastrellamento ero a Faedis, dove incontrai don Candido,6 e poi a Forame. 4 Nei ruolini del Battaglione osovano “Monte Nero” il suo nome di battaglia risulta “Don”. Si tratta di Umberto Michelotti. 6 È don Redento Bello cappellano militare della Osoppo. 5 22 Partigiano Le nostre forze ormai erano disperse.7 Il mio Comandante, un triestino, si sparò un colpo di mitra al piede e ci ordinò il “si salvi chi può”. Con il mio compaesano Rosellino Mansutti cercai una via di scampo tra le maglie della rete tedesca. Ognuno doveva tirarsi fuori d’impaccio da solo. Già un nostro amico, Redi Bulfone, era morto a Forame. Fummo fortunati: attraverso Zompitta e Tricesimo raggiungemmo Colugna armati di sten e pistola. Ero depresso: la disastrosa ritirata, il disfacimento delle forze mi avevano fortemente scosso; non volevo più saperne di partigiani. Dopo 15 giorni mi fu recapitato dai GAP8 l’ordine di rientro in montagna esattamente a Monteprato agli ordini di Ettore9 che in quel periodo comandava un centinaio di uomini. Con due di Colugna e altri tre della zona giungemmo a Monteprato. Subito dopo il mio rientro accaddero tre fatti che mi misero in cattiva luce presso il Comando: rifiutai due volte di fucilare un compagno e mi opposi all’ordine di portarmi in pianura a prelevare un compaesano. Consideravo ingiuste le due fucilazioni e arbitrario l’ordine di prelevamento. La prima fucilazione era stata ordinata a carico di un individuo prelevato in pianura perché sospetto ma che, riconosciuto innocente, in seguito a regolare processo, era stato incorporato nella formazione. A mio parere era stata decisa solo perché l’individuo si era gravemente ammalato dopo un periodo passato presso la postazione sopra Torlano. Fu rifatto il processo e dalla assoluzione si passò alla condanna a morte. La seconda fucilazione, a cui rifiutai di partecipare, era a carico di un meridionale addetto alla cucina che aveva utilizzato per suo uso personale una scatoletta di latte condensato. Naturalmente per questi miei atti di disubbidienza fui minacciato di punizioni e di ritorsioni. Fino alla fine del mese di ottobre la formazione non svolse attività militare. 7 Il riferimento è all’attacco tedesco contro la “Zona Libera Orientale” svoltosi da fine settembre 1944 ai primi di ottobre, per proseguire quindi verso la Repubblica della Carnia. 8 Gruppi di Azione Patriottica. Piccoli nuclei che operavano perlopiù in pianura ed erano in costante collegamento con i compagni della montagna. 9 È Gino Lizzero Comandante della II Brigata “Garibaldi”. 23 Giannino Angeli Si pensava piuttosto alla riorganizzazione e all’educazione politica. Era Ettore (Gino Lizzero) che teneva perlopiù le ore politiche. Predicava sulla società comunista, sulla necessità per la Jugoslavia di avere i confini al Tagliamento. Il tutto era condito di acceso anticlericalismo. Gli osovani erano definiti nemici del popolo. I gregari però non accettavano queste lezioni. Il 29 ottobre ebbe inizio un’operazione di rastrellamento da parte dei cosacchi. Ci sganciammo lasciando Monteaperta e, con una marcia che durò una notte intera, ci portammo a Uccea. Io ero con un gruppetto che comprendeva due di Colugna, due di Tarcento e qualche altro. Anche in questa occasione fu lo sfaldamento della formazione. Io e i miei compaesani decidemmo di rientrare a Colugna. Era il 1 novembre. Tornato a casa mi misi in contatto con gli osovani. Nella zona operava il Btg. Monte Nero al comando di Monti di Treppo. A Pagnacco c’era un comando di compagnia. Raccoglieva gli uomini di Colugna, Feletto, Pagnacco, e Plaino. Svolgeva opera di propaganda coadiuvato anche da don Italico Bernardino. Ricordo che in quel periodo furono effettuati per gli osovani alcuni lanci di materiale da parte degli alleati nella zona di Buia. In gennaio fui avvicinato da un mio conoscente dei Rizzi. Mi comunicò l’ingiunzione da parte della Garibaldi a presentarmi a Monteprato. Raggiunsi Monteprato con Mansutti. Fummo imprigionati, processati e condannati alla fucilazione perché osovani e disertori. La nostra prigione era un porcile. Il nostro destino era segnato a meno non fossimo riusciti a fuggire. Per nostra fortuna si preannunciò un rastrellamento cosacco. I garibaldini a cui fummo aggregati per lo sganciamento si affidarono a me che ero pratico della zona. Erano una decina. Li portai in salvo in mezzo a mille peripezie. Riuscimmo addirittura a passare attraverso il paese di Torlano che era fortemente presidiato dai cosacchi. Il giorno successivo lo trascorremmo nascosti in un bosco dopo Torlano. Con un espediente lasciai i garibaldini, ormai in salvo, e me ne tornai a Colugna. Ripresi i contatti con l’Osoppo che in quel periodo svolgeva un’assidua opera di propaganda politica. Ricordo in particolare che Vico10 10 Carron Giovanbattista Commissario del Raggruppamento Divisioni Osoppo. 24 Partigiano e Tebaldo11 tenevano di continuo conferenze politiche nella zona. La popolazione partecipava interessata. Circolavano anche delle dispense di formazione politica. Funzionava inoltre un ciclostile in casa di un certo Venuti di Zampis presso il quale si potevano anche trovare molti libri clandestini. Il 28 aprile occupammo Pagnacco dopo aver trattato la resa del presidio locale. All’azione partecipò una compagnia di osovani composta di una trentina di uomini (otto di Colugna, dieci di Feletto, cinque di Pagnacco e quattro di Plaino) e una di un battaglione autonomo al comando di uno di Zampis. Queste sono le mie vicende personali. Ma la guerra non ha lasciato solo questo segno nella mia famiglia. Fiori, il maggiore dei miei fratelli, è stato deportato in Germania dalla Jugoslavia; Arrigo, partigiano dell’Osoppo, è morto durante la fase insurrezionale; Valerio, infine, ha combattuto in Grecia. Questa memoria è stata raccolta a molti anni dagli eventi ricordati. Lontano dai tempi in cui correva voce che la morte del fratello Arrigo (Robur), avvenuta a Laipacco il 28 aprile 194512, fosse dovuta a uno scambio di persona. Non abbiamo riscontri documentali al riguardo. Né la relazione sopra riportata fa un minimo cenno del doloroso episodio. L’ipotesi può essere credibile perché in quei giorni portarsi addosso una condanna a morte significava che ogni uomo della formazione era autorizzato a uccidere. L’autobiografia di quel momento storico consente, tuttavia, di tracciare i margini di un carattere deciso dal piglio determinato di chi sa il fatto suo e si sente cosciente. In più aggiunge il temperamento coraggioso del diciottenne Antonio Stella che non andò in montagna per sottrarsi alla leva o sfuggire alla guerra ma perché intuiva che la sua libertà era in pericolo. È stato il suo istinto, selvaggio in certo qual modo, a guidarlo tra i “ribelli” dove sapeva 11 Aristide Piccolo della stessa formazione di cui sopra. Cfr. “Caduti, dispersi e vittime civili nella Regione Friuli-Venezia Giulia nella seconda guerra mondiale” Volume I Tomo II IFSML Udine 1987. 12 25 Giannino Angeli che non avrebbe risolto i problemi della miseria di casa sua, né tanto meno dare prospettiva alla propria esistenza. Rispondeva però alla spinta giovanile di chi conosce il valore delle idealità e per esse è disposto a rischiare la vita per tentare almeno di far rispettare quella degli altri. Ecco un’altra prerogativa di questo giovane. Insofferente al comando? Può darsi. Disposto a violare la rigida disciplina del partigiano pur di far prevalere la persona come tale. E questo è un concetto molto civile e cristiano perché il nostro protagonista non può essere definito un bacia pile. Egli conclude la fase resistenziale nella formazione “Osoppo”. Dal suo foglio matricolare risulta aver fatto parte della Prima Divisione “Osoppo Friuli” dal 15 maggio 1944 all’otto maggio 1945. Di aver ricoperto la qualifica di Capo nucleo dal primo giugno 1944 al 19 agosto dello stesso anno, per diventare Commissario di Compagnia dal 20 e fino alla cessazione dell’attività. La sua vita di “ribelle” porta al riconoscimento della croce al merito di guerra e del distintivo della guerra di liberazione con due stellette. Ho voluto soffermarmi a lungo sulla vita partigiana di Antonio per offrire la giusta chiave di lettura della sua personalità così cambiata dopo quei mesi di clandestinità, ma anche dai continui drammi famigliari. Ci troviamo di fronte a una persona consapevole delle difficoltà della vita che tenta una rimonta. Un recupero del tempo perduto. Si adatta a lavorare come disegnatore delle divise del nuovo esercito italiano a Tolmezzo e a Udine. Poi a Padova dove chiede, senza esito, di essere trasferito. In tale attesa, vanamente illuso anche di trovare buon appoggio in “Vico”, con il quale aveva diviso i pericoli della lotta partigiana, fa anche il passaggio di residenza. Sono gli anni 1952/53. La politica nazionale ed europea scalpita. C’è speranza e ci si rimbocca le maniche per dar luogo alla ricostruzione dell’Italia con l’aiuto degli Stati Uniti. Intanto nel 1948 muore anche il fratello Fiori per malattia contratta al fronte e nei lager tedeschi: Wetzendorf, Fallingbostell, Lenne. È il momento di tornare partigiano con il mitra spianato nelle strade di Colugna a difendere una libertà che sembrava in 26 Partigiano terribile bilico. Con altri presidia le strade di Colugna. Sono in gioco la democrazia, la libertà. Di ciò si sentirà orgoglioso tanto quanto, se non di più, dall’aver fatto il Sindaco del suo Comune. In un’intervista gli ho chiesto con che cosa si nutriva. “Mangiavo in ufficio… polenta e polenta…” fu la fredda, chiara risposta. Nel 1950 si diploma geometra allo “Zanon” di Udine. Eserciterà la professione fino al 2007 meritandosi la medaglia d’oro del Collegio. Ha la volontà dei pionieri e la forza degli animali feriti. Non sapremo mai i sacrifici da lui affrontati perché la discrezione e il silenzio su tante situazioni sono stati la barriera invalicabile entro la quale ha protetto la sua vita privata e sentimentale condotta fino alla fine con la moglie Aurelia, vedova del fratello primogenito Fiori, sposata nel 1952. Forse i retroscena famigliari gli danno la carica per riuscire nella vita. Ama costruire. È amante del bello. Sente la nostalgia della vita libera, del bosco tanto da dipingere nella sua cucina un paesaggio di montagna. Gli farà a lungo compagnia nei giorni in cui troverà la tavola preparata e il piatto vuoto. Antonio Stella non si è proposto alla politica. È questa che è andata a chiedergli di mettere a disposizione la sua capacità, la serietà del suo impegno, la lealtà, segni distintivi della sua azione amministrativa e civica. 27 SINDACO Il Comune di Tavagnacco così come venutosi a formare dall’unificazione fascista di Tavagnacco, Feletto Umberto e Pagnacco, poi ridottosi ai primi due per la ripresa autonomia di quest’ultimo nel 1947, si presentava come un’istituzione ricca di un passato risorgimentale di tutto rispetto e di un’immagine legata a personaggi di grande livello culturale e sociale. Tavagnacco vantava il conte Antonino di Prampero quale primo cittadino tra il 1892 e il 1894. Patriota ardente con alle spalle le battaglie di Castefidardo e Gaeta. Amico di Ippolito Nievo e Quintino Sella, deputato al Parlamento fin dal 1866, senatore del Regno, Sindaco di Udine dal 1871 al ’78, liberale molto vicino a Casa Savoia. Nel 1919 diventa vice presidente del Senato. Di converso il territorio che egli rappresentava, a economia prevalentemente agricola, illuminato dalla sua figura acquistava credito di conseguenza seguendo la carriera del nobile cittadino. Feletto, anche questo “devoto” alla monarchia per l’aver aggiunto il nome di Umberto all’originario,13 a sua volta poteva presentare ottime credenziali costituite dalla personalità del primo Sindaco dell’unità d’Italia Pietro Raimondo Feruglio, attivo nei suoi interessi e in quelli della gente che affrontava anche in campi diversi dalle sue 13 Vedi R.D. 18 agosto 1867 dato a Firenze e pubblicato sulla G.U. 23 settembre 1867 n. 260. 29 Giannino Angeli Il presidente del C.O.N.I. Arrigo Benedetti nel suo intervento in occasione della premiazione dei Giochi Olimpici della Gioventù. Presenti il Sindaco Antonio Stella, il parroco don Nicolò Rossi e il preside della Scuola Media Giuseppe Mione. L’intervento del Sindaco Stella alla cerimonia per la celebrazione del decimo anniversario di fondazione del Centro Iniziative Locali (C.I.L.) di Feletto. Correva l’anno 1969. Presente l’allora assessore regionale allo sport. 30 Sindaco convinzioni. Erano i tempi in cui l’anticlericalismo acceso o morbido andava di moda, eppure il Feruglio si espose anche relativamente alla pretesa bipartisan di ottenere per Feletto il riconoscimento di Parrocchia autonoma. Ci riuscì. Anch’egli patriota era in contatto con i volontari di Pagnacco. Con l’esercizio di una rinomata trattoria riusciva ad attrarre la gente bene della città che in carrozza o landò raggiungeva Feletto per ogni più piccola occasione. Fortemente pronunciata anche la presenza progressista resa massiccia dalla classe operaia impiegata nelle ferriere Bertoli, in Cotonificio e la Tessitura Volpe di Udine. Era così effervescente quel tessuto sociale da assumere la qualifica di Pittsburg d’Italia per l’abbondanza degli scioperi che facevano il pari con l’ambiente di quella località industriale americana. Nel 1922 fu Sindaco Pietro Feruglio “Masut” costretto in qualche modo a lasciare l’Italia per la Francia. Ci furono quindi alternanze di Commissari Prefettizi e Sindaci fino a giungere alla nomina di Giuseppe Bertoli, nel 1931, quale podestà che tirò avanti fino all’otto settembre 1943 per passare la patata bollente all’ing. Alberigo Bulfoni che tenne duro, pur preso a pedate dai tedeschi, per tutto il periodo della Resistenza e chiudere in bellezza la sua carriera di amministratore pubblico a Natale del 1954 allorché gli successe il geom. Antonio Stella. Questi non aveva nessuna intenzione di entrare in politica, anche se amministrativa. Voleva impiantare uno studio tecnico per proprio conto, risolvere il rapporto di lavoro con lo Stato che lo teneva lontano da casa senza prospettiva alcuna, sentendo sulle spalle un precariato che si appesantiva ogni qualvolta i suoi pensieri cadevano sulla sua situazione famigliare. In pratica era rimasto solo. Ci volle la pazienza e lo spirito di persuasione dell’allora Segretario Comunale della Democrazia Cristiana Giuseppe Barboni per convincerlo a fare il grande passo. E fu così che entrò nella lista D.C. in corsa per le elezioni amministrative del 10 giugno 1951. Il suo Partito, collegato con la socialdemocrazia, vinse contro un agguerrito Partito Comunista, con lo scarto di ottantuno voti. Quella prova resterà nella storia politica del Comune perché ambedue i contendenti erano coscienti che la vittoria passava per 31 Giannino Angeli una manciata di suffragi e le battaglie che si aprirono nei seggi per contestare anche le più piccole anomalie nelle schede avversarie provocavano discussioni a non finire, finché i galoppini14 dei due fronti recarono all’ultima sezione che ancora resisteva, la notizia che la D.C. aveva vinto. Stella entrò per la prima volta nella sala di Consiglio della sede municipale di Branco il 24 giugno 1951. È nominato scrutatore e i suoi lo vorrebbero subito assessore, ma al ballottaggio è battuto dal compaesano Eliseo Rizzi. In compenso, quale premio di consolazione, accetta la nomina a revisore assieme ai colleghi Eldo Feruglio e Marco Sello. In quella seduta l’ing. Bulfoni fu nominato Sindaco. L’anno coincide con l’inizio delle trattative a livello internazionale per la costituzione degli organismi europei che produrranno effetti fino ai giorni nostri e con la spinta dei consiglieri di sinistra, in particolare Giuseppe Gabino, affinché la sede municipale sia trasferita da Branco a Feletto, preceduta dalla sistemazione di Palazzo Rizzani. Tanto per avere un pendant con i nostri giorni, si segnala l’alluvione del Polesine. Il sogno del giovane consigliere di poter esprimere le sue capacità al di fuori di ogni condizionamento ideologico, si infrange nella seduta dell’agosto 1953 quando si vede costretto a ribattere le posizioni comuniste contrarie all’adesione al Consiglio dei Comuni d’Europa ipotizzando la lunga mano della D.C. È il suo primo discorso politico che si conclude con l’auspicio che anche i Paesi dell’Est facciano gruppo unico con l’impostazione europea. Passo di politica estera ante litteram. All’orizzonte ci sono gatte da pelare ben più importanti. C’è una levata di scudi contro il trasferimento della sede comunale con paventate dimissioni in massa. Le quali si verificano puntualmente così da aprirgli la strada alla sedia di assessore supplente in sostituzione di Francesco Peressutti. (Già le prime elezioni democrati- 14 Ragazzi che i partiti utilizzavano per recapitare ordini o notizie ai militanti impegnati negli scrutini delle schede elettorali. 32 Sindaco che che avrebbero dovuto tenersi nella primavera del 1946 furono rinviate all’anno successivo per l’agitarsi della volontà di Pagnacco e Tavagnacco di riprendere la propria autonomia.) La defezione è nella maggioranza assente. A difendere lo status quo il consigliere dell’opposizione Giuseppe Indovina. Alla conta dei voti solo due i contrari e quindi il D.P.R. 20 settembre 1955 n. 985 può aver corso. Il 4 marzo 1956 si conclude il ciclo amministrativo dell’ing. Bulfoni che, anziano e in disordine con la salute, dà le dimissioni che sono accolte. Nella stessa seduta Stella è eletto Sindaco sul filo del rasoio per le note vertenze in corso e il gruppo dei dissidenti che avevano scelto l’Aventino. A sorpresa la dichiarazione di voto di Giuseppe Gabino, facente parte della minoranza, disponibile a uniformarsi alle decisioni della mag- 14 giugno 1970. Posa e benedizione della prima pietra della nuova chiesa di Branco. Con l’Arcivescovo mons. Giuseppe Zaffonato, il Vicario Foraniale Faustino Di Benedetto, Giannino Angeli, Antonio Stella e, a lato, il parroco don Lino Cosmi. L’operaio addetto, in primo piano, è il paesano Francesco Comuzzi (Checo di Claudie). 33 Giannino Angeli gioranza. L’esito della votazione dà dieci suffragi al neo Sindaco e una scheda bianca. L’8 aprile alle nove del mattino, Stella presiede la sua prima assise da Sindaco, ultima “celebrata” nella sede di Branco. Aleggia sul territorio la volontà di una minoranza di ridurre il Comune alle dimensioni ante 1928: Feletto con Colugna e Branco; Tavagnacco con Adegliacco, Cavalicco, Molin Nuovo. Con le elezioni alle porte l’affare diventa più che politico, anche perché diversi interessi tendono a creare un effetto trasversale con possibili interferenze sul piano più vasto della circoscrizione comunale. Consultazioni amministrative del 27 maggio 1956. La Democrazia Cristiana, con l’aiuto della socialdemocrazia, prevale per sessantun voti sulla lista comunista di “Autonomia e Rinascita”. Il risultato, così striminzito, é presagio di una stagione dura e difficile fatta di contrapposizioni forti. Il 23 giugno 1956 alle 20 si tiene la prima seduta nella nuova sede di Feletto a Palazzo Rizzani, convenientemente ristrutturato, che sarà inaugurato di lì a poco dal Sindaco di Udine avv. Giacomo Centazzo. Con l’elezione a primo cittadino, sia pure in seconda votazione, Stella inizia il suo percorso di Sindaco, registrando uno pseudo disgelo dell’opposizione, disposta ad astenersi sul nome di chi avrebbe preso in mano le redini del Comune, pur di entrare nell’ambito dei componenti la Giunta. Nelle nove sedute di quell’anno Stella paleserà le sue qualità di mediatore ma anche di convinto difensore di principi inalienabili. Come si ricorderà quelli sono stati i tempi della guerra d’Egitto e dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica. Ha messo d’accordo tutti con un ordine del giorno votato all’unanimità. Più avanti dimostrerà altrettanta abilità nel rovesciare gli ordini del giorno avversari improvvisando seduta stante controproposte che nella maggioranza dei casi riuscivano ad accontentare tutti lasciando a ciascuno il gusto di aver vinto. E non è che “imbrogliasse” le carte per affermarsi. Giovandosi della sua esperienza e della preparazio34 Sindaco ne che la vita gli aveva assegnato, offriva soluzioni e prospettive che tornava molto difficile non accettare. Così accadde anche per le prese di posizione sui problemi nucleari “mondiali” quando la smilitarizzazione, la pace e la democrazia furono oggetto di aspri dibattiti per finire in… gloria. Tutti unanimi contro la proliferazione nucleare. Forse all’epoca la politica non aveva ancora indossato la veste della barbarie… Ma la pace interna al Comune non riusciva a farsi largo colpita in vari modi da rimescolamenti di consiglieri che vanno e vengono, assessori che lasciano, altri che subentrano, talvolta a beneficio di rapporti messi a rischio dalle vecchie diatribe per la divisione comunale. È il caso dell’ingresso dell’assessore Ferruccio Mazzilis, uno dei principali assertori della spaccatura, a ricomporre un ambiente che aveva bisogno di serenità per portare a termine i programmi che il nuovo Sindaco andava proponendo quasi senza soluzione di continuità. Sarà anche Gianni Feruglio ad assicurare la fedeltà dell’est alla Giunta. Scuole per Feletto. Piano Regolatore. Strada dei “Buongustai”. Consorzio con Reana per le comunicazioni con Ribis e stazione ferroviaria. Ed è anche la stagione della circonvallazione ovest di Feletto, l’impostazione di un piano per dotare tutte le frazioni di adeguate aree sportive e d’interesse sociale, l’apertura di Via Trieste e la conversione del tratturo tranviario a Tavagnacco in veloce corsia di scorrimento. In effetti, il trend amministrativo di Tavagnacco assume una velocità difficile da contestare. Impone un ritmo di lavoro efficiente che richiede l’assunzione di figure preparate adeguatamente ai nuovi compiti di un’organizzazione che agli obiettivi di pubblica utilità ha innestato la marcia dell’efficienza privata. Ciò crea lo scontento di qualche oppositore in particolare di Giuseppe Indovina che, talvolta esagerando, mal sopporta le numerose delibere di Giunta che passano soltanto alla ratifica del Consiglio. In dissenso con il compagno Eldo Feruglio, comunista della prima ora, confinato politico, partigiano e uomo di gran buonsenso, per il quale l’importante era realizzare le opere oppure dissentirle sul nascere. Ma Stella sapeva quello che faceva e tutto era trasparente, palese, garantito dalla 35 Giannino Angeli legge. 15 A proposito della posizione del Feruglio c’è un edificante passo registrato nel verbale della seduta del 17 settembre 1960: pur essendo all’opposizione è sempre stato favorevole a qualsiasi opera pubblica che l’amministrazione decideva di realizzare e ne ha approvato la relativa spesa. L’”impresa” Comune di Tavagnacco intanto macinava lavori che toccavano tutti i settori e s’insinuavano fin nei rapporti frazionali tra parrocchie e cittadinanza come nel caso delle chiese di Molin Nuovo e Branco e gli interminabili dialoghi per la sistemazione degli immobili parrocchiali di Feletto Umberto. Le elezioni del 6 novembre 1960 premiano l’amministrazione Stella che stacca gli avversari per quasi quattrocento voti. La popolazione apprezza e vuole la continuità. Gli antichi rancori sono superati e a proporlo nuovamente alla guida del Comune questa volta sarà proprio il “nemico” Ferruccio Mazzillis. Quindici suffragi per lui, quattro per Giuseppe Barboni, una bianca. Si parte per un nuovo quadriennio con la marcia innestata sul precedente e con una volontà rinnovata di far bene sulla spinta data dalla consultazione elettorale. E l’elettorato gratifica ancora la compagine locale di governo con quasi un cinquanta per cento di consensi. Sono le elezioni del 22 novembre 1964. È il momento della zona Industriale, della Scuola di Avviamento Professionale, prodromo per l’istituzione della futura scuola media. L’agricoltura non è trascurata promuovendo la creazione del Consorzio Intercomunale tra Produttori Ortofrutticoli (C.I.P.O.) Scuole per Adegliacco e Cavalicco. Iniziative per realizzare la trasformazione urbanistica, sociale ed economica dell’intero territorio comunale utilizzando le indicazioni della legge 18 aprile 1962. Poi la strada per S. Bernardo che giornalisti locali, battezzarono “delle allodole” in quanto attraversa la splendida prateria che separa la frazione di Cavalicco dalla località di San Bernardo. Riorganizzazione della 15 Egli si basava su quanto previsto dall’art. 23 del R.D. 30 novembre 1933 n. 2839 richiamato dalla Legge 9 giugno 1947 n.530 sullo snellimento e accelerazione dell’iter amministrativo. 36 Sindaco Feletto Umberto, fase di costruzione del pozzo per il rifornimento idrico (foto dell’Autore). 37 Giannino Angeli distribuzione idrica con la costruzione di un pozzo tra Branco e Feletto. Palestra per le scuole. Inizia la trafila burocratica per la costruzione della nuova Scuola Materna del Capoluogo. Tanta laboriosità non può passare inosservata. Da Roma arrivano le insegne di Cavaliere al merito della Repubblica. Stella ha trentasei anni. Ha cominciato a fare il Sindaco a trenta. Consegnandole, nella seduta di Consiglio del 16 gennaio 1963, l’assessore Barboni si fa interprete dei sentimenti della gente riconoscendogli gli alti meriti acquisiti durante i lunghi anni di carriera svolgendo un’intensa opera di progresso, di trasformazione del Comune di Tavagnacco nel campo economico, urbanistico e sociale. Il Sindaco di Tavagnacco non si accontenta. La sua azione più che spingersi sul successo politico puro e semplice, è volta a far crescere l’ambiente istituzionale sulla base che il bene prodotto localmente premia tutti non soltanto chi ha la responsabilità della cosa pubblica. Egli segue con interesse e passione l’evolversi del cammino nazionale e internazionale e approfitta in varie occasioni di misurarsi con le problematiche contingenti per trovare un nesso logico con i percorsi locali sottolineando i vantaggi e le sconvenienze di determinati provvedimenti e leggi. In questo senso dimostra un coraggio ante litteram tenendo conto che negli anni Sessanta vigeva ancora un ordine e una disciplina interna dei partiti che ammetteva rari sforamenti dalla linea preconfezionata. Resterà nella storia dell’amministrazione locale la seduta del 23 marzo 1964 allorquando, presentando il bilancio consuntivo dell’anno precedente, chiusosi con un notevole avanzo, Stella fece il punto sulla situazione finanziaria del tempo avvertendo le insidie dovute in principal modo dall’incertezza dei crediti verso lo Stato in contrasto con le imprese che chiedevano di essere remunerate alla scadenza dei vari SAL (stato aggiornamento lavori) costringendo le amministrazioni pubbliche a ricorrere al finanziamento attraverso le banche locali con un forte aggravio sul fronte degli interessi. Ciò metteva a rischio la costruzione di alloggi per l’edilizia popolare la cui realizzazione costringeva a por mano alla sovrimposta fondiaria (terreni e fabbricati) che serviva quale garanzia sui mutui da contrarre. 38 Sindaco Vale la pena ricordare che molti Comuni in quei momenti erano costretti a chiedere prestiti alle banche per ripianare i bilanci. Proprio in quell’anno apre, con orgoglio, la Civica Biblioteca; si dà luogo all’allargamento di Via Cavour a Feletto e l’area tecnica del Comune acquista un motocarro Guzzi “Ercole”, primo nella storia locale. Pur con tutte le garanzie possibili, giuramenti di fedeltà e l’opposizione morbida della minoranza, la nuova legislatura si apre con la preoccupazione del primo cittadino che il programma portato avanti dalla sua parte politica non abbia trovato riscontro nella D.C. stessa neanche negli appartenenti alla corrente sindacale.16 Quando gli interessi, non personali ma di parte, si intrecciano tra mille malintesi è logico che ci si metta di mezzo la stampa con tutti i nessi e connessi e gli impaludamenti che, volenti o no, rallentano o disturbano l’azione amministrativa così come la concepiva Antonio Stella. Da lì le bordate ad alzo zero… verso il Sindaco “despota” che non tarda a rispondere per le rime: È preciso dovere dei Consiglieri discutere ogni argomento di interesse pubblico, esporre le proprie idee, chiedere chiarimenti sui vari argomenti, ma tutto questo deve essere fatto nella sala del Consiglio; invece che lamentarsi all’osteria o divulgare manifesti su affari che con premeditazione si è trascurato in aula consiliare uscendone precipitosamente. Ciò non è molto corretto, né utile alla cittadinanza. Come Presidente non ritiene di aver mai compresso o soffocato la discussione in aula ma di aver sempre vigilato sull’ordinata e corretta successione degli interventi. 17 Tra il tira e molla dei litigi… fa capolino anche l’ente Regione che immediatamente reclama i suoi bravi ordini del giorno per richiamare meriti e demeriti ed esaltare il principio dell’autonomia sul 16 17 Seduta di Consiglio del 17 gennaio 1965. Archivio Comune Tavagnacco. Seduta di Consiglio del 6 febbraio 1965. Archivio Comune Tavagnacco. 39 Giannino Angeli Tavagnacco, 26 maggio 1963. Il Sindaco Stella nell’atto di ricevere dal dott. Zoilo Zanussi, fondatore della “Sagra degli asparagi” l’omaggio di un bel mazzo di turrioni. Accanto il senatore Guglielmo Pelizzo (foto di E. Lendaro). quale tutti, più o meno, alcuni con qualche sfumatura più accesa, altri sul filo del buonsenso, concordano. Intanto la Zona Industriale attira non meno di milleduecento lavoratori dando luogo a un indotto residenziale di 735 nuove abitazioni e 97 opifici. Questo nel periodo 1958 – 1969 stesso che lievita la costruzione della nuova sede municipale e delle scuole medie. Si potrà affermare che i tempi erano felici e che il boom degli anni Sessanta rispecchiava lo slancio del nostro amministratore. Si deve peraltro convenire che le opportunità hanno bisogno di una guida per dare il frutto voluto. Stella si è dimostrato un regista competente, bravo e lungimirante. Egli intuisce che il coinvolgimento della minoranza nelle decisioni importanti, di base, può giovare ancor più a velocizzare i lavori della Giunta vedendosi delegare l’esecuzione di opere già passate al vaglio di massima di una Commissione paritetica per 40 Sindaco la programmazione in modo da bypassare passaggi frenanti. Ma il programma decennale sottoscritto da tutti porterà benefici assoluti per il bene comune. Il bilancio del 1963 chiude con un avanzo di quasi quarantasei milioni di lire. È la prova che le cose vanno bene e permettono di puntare su una serie di interventi, alcuni andati a buon fin, altri arenatisi, ma non per colpa di contrasti politici. Prendono così corpo i progetti per la farmacia comunale, la casa di riposo in consorzio con i Comuni di Basiliano, Campoformido, Martignacco, la variante ovest di Feletto, il Centro polisportivo. La mole di lavoro che il “regista” propone a spron battuto sconcerta un po’ tutti perché il ritmo è tale che lascia poco tempo alle elucubrazioni o ai mali di pancia. Tant’è che l’opposizione con sempre maggior frequenza preferisce l’astensione a un voto contrario che potrebbe pesare politicamente. Poi sono i fatti che parlano: Tavagnacco è l’unico Comune in Provincia di Udine ad avere un edificio scolastico per le “Medie” nonostante il ritardo con il quale il Governo centrale temporeggia sulla emanazione della riforma fiscale. Si esplora la possibilità di creare la distribuzione del gas di città; tutte le frazioni fruiscono del servizio infantile e con l’inclusione del territorio comunale nell’elenco nazionale delle aree depresse, una nuova opportunità interviene a sorreggere l’azione locale. La visione intercomunale porta Stella a visualizzare la formazione di uno schema di assetto territoriale riservato agli undici Comuni facenti parte del Consorzio Esattoriale di Tavagnacco con l’aggiunta di Tricesimo, Remanzacco e Povoletto. È una visione forse troppo presuntuosa che si infrangerà allorquando il Comune di Udine farà la scelta sud per installarvi la propria Zona Industriale. Ma “Lui” è presente. Sempre e in ogni situazione dove sia da lavorare per la gente. Il 13 ottobre 1968 muore il geom. Ferruccio Mazzillis, l’uomo che per qualche tempo ha tenuto, assieme ad altri, in fibrillazione la politica comunale dimostrando, peraltro, una rettitudine e un’onestà che merita di essere citata a esempio. 41 Giannino Angeli I venti di “crisi” cominciano a soffiare anche sul Friuli. Il cambio di gestione tra Stato e Regioni comporta dei tempi troppo lunghi a dispetto delle urgenze finanziarie di tutti. Lo Stato si accolla le scuole e le aree depresse, mentre sui Comuni gravano i vincoli di liquidità legati alla normativa che imponeva il nodo del non superamento, per interessi sui mutui, del 25% delle entrate ordinarie accertate dal Consuntivo. Non solo, devono anche sopportare la mancata integrazione da parte dello Stato per i minori introiti dovuti all’abolizione o alla riduzione delle imposte. Cose che si ripetono anche ai nostri giorni. Il 20 febbraio del 1969 l’exploit del primo cittadino in sede di bilancio preventivo ci consente di delineare la situazione complessiva del Comune con dati evidenti sull’incisività dell’azione amministrativa degli ultimi anni. Nel solo ultimo quadriennio è registrata un’accensione di mutui per un valore di 740milioni di lire ferma restando la potenzialità economica in base alle norme vigenti. Aumento della popolazione di oltre mille unità in dieci anni così come è lievitata la presenza di lavoratori nella Z.I. attestatasi a 2.934. La dotazione idrica dà una disponibilità di 40 litri al se- Udine, settembre 1972. Stella alla presentazione dei campionati italiani “Libertas”. Alla sua destra l’assessore regionale allo sport Giacomo Romano e a sinistra il presidente della “Libertas Udine” Lino Comand (foto Pavonello). 42 Sindaco condo mentre la perimetrazione dei centri abitati fornisce un primo indirizzo urbanistico al quale seguirà una legislazione ancora oggi in continuo mutamento. Sembra davvero tornata la pace tra le parti in causa tanto che Sindaco e capo dell’opposizione – quella volta le funzioni erano svolte da Gino Virgilio – si fanno i complimenti reciproci che stimolano il primo cittadino a precisare: il modello di organizzazione territoriale che insieme cercheremo di prefigurare deve contenere una visione d’insieme dei problemi e quindi considerare non solo l’aspetto strettamente edilizio ma anche quello economico e di sviluppo ordinato della nostra comunità in base al presupposto che l’espansione industriale, turistica, commerciale, dei traffici, nonché i valori e le caratteristiche ambientali, costituiscono funzioni urbanistiche da considerare al pari dell’espansione demografica e di quella edilizia. 18 La relazione continua con la proposta in più punti di un regolamento e il suggerimento degli strumenti locali e legislativi in grado di dar luogo a quel piano di sviluppo. Ma si sa che in politica ci sono gli alti e bassi. Oggi baci e abbracci, domani chissà…? È toccato anche a Stella – e non era la prima volta – di dare un liscio e busso nel corso di una discussione sull’art. 54 dello Statuto Regionale. Pensate voi quanto in alto era salito il dibattito a Tavagnacco. Il P.C.I. aveva presentato una mozione che Stella avrebbe volentieri condiviso – passerà poi all’unanimità nei contenuti ma con la sua impronta – a condizione che l’atteggiamento dei presentatori sia coerente e non strumentale. Non ci si può basare su contrapposizioni precostituite. (…) È un fatto che in questo Consiglio il gruppo consiliare del P.C.I. non ha finora dato una dimostrazione di apertura e considerazione verso le altre forze politiche senza discriminazioni e posizioni precostituite con quel senso di responsabilità che è necessario sia condiviso e mantenuto non solo in aula ma anche nelle diverse articolazioni in cui si esplica l’attività dell’Amministrazione Comunale perché infatti occorre che 18 Cfr. Verbale della seduta del 20 febbraio 1969. Archivio Comune Tavagnacco. 43 Giannino Angeli anche le minoranze considerino essenziale il loro appoggio, non per fini politici e strumentali ma per esigenze di sana competizione, per una coerente e sana amministrazione, per realizzare effettivamente la democrazia e le autonomie locali. 19 Il tono sarà diverso nell’atto di presentazione del suo ultimo bilancio di previsione riferito all’anno 1970 con una resa di conto che palesa una realizzazione di opere pubbliche di circa un miliardo e mezzo di lire a fronte di un programma di nemmeno un miliardo e l’impostazione di un indirizzo del tutto foriero di nuovi buoni risultati. Stella: Si augura che questa collaborazione tra amministratori di maggioranza e opposizione possa attuarsi durante la prossima legislatura nell’interesse collettivo e indipendentemente da colorazioni ideologiche. Non bastò. Il documento passò con gli undici voti della maggioranza e i cinque contrari dell’opposizione.20 Al rinnovo del Consiglio, nelle elezioni del 7 giugno 1970, la D.C. consolidò le sue posizioni ottenendo quasi un 43 per cento di suffragi nonostante l’entrata in campo del Partito Repubblicano, del Movimento Friuli e del Partito Socialista Unitario. Il panorama politico nazionale e locale registra segni movimentisti. A Tavagnacco i moderati, contro il resto degli avversari, soccomberebbero, ammessa la compatibilità di programmi, per un pugno di voti. Logica l’apertura a sinistra sul modello sperimentato ormai in mezza Italia. D.C. e P.S.I. si alleano dunque e danno vita al primo governo locale di Centro Sinistra con alla guida il democristiano Giannino Angeli e, a latere, il Vice Sindaco socialista prof. Giobatta Foschiatti. La consacrazione si formalizza nella seduta del 3 settembre 1970, ultima assise di presidenza Stella che a quella data cessa di rivestire, di fatto, la carica di Sindaco. Nel corso di quel dibattito, assolutamente pacifico in quanto il passaggio dei poteri era stato preventivamente preparato con piena 19 20 Cfr. Verbale della seduta del 9 dicembre 1969. Archivio Comune Tavagnacco. Cfr. Verbale della seduta del 26 febbraio 1970. Archivio Comune Tavagnacco. 44 Sindaco soddisfazione delle parti in causa, non mancò la pennellata dell’uomo che resse la poltrona di primo cittadino per quattordici anni. Egli esprime l’avviso che una continua contrapposizione fra i vari gruppi politici non costituisca una necessità, ma considera invece possibile e auspicabile un incontro sui problemi concreti, mai però su quelli ideologici che nettamente differenziano la D.C. dai gruppi di minoranza. 21 È ormai riconosciuto da tutti che il lavoro espletato da Stella in tutti quegli anni si è rivelato come essenziale per lo sviluppo della zona. E la sua presenza in Consiglio, sia pure come semplice consigliere, è ritenuta valida per quell’apporto che egli è in grado di assicurare all’interno dell’amministrazione. Così il riconoscimento ufficiale dei suoi meriti fu proclamato in sede di Consiglio Comunale con un breve discorso del neo Sindaco Angeli che ha ricordato i suoi quattordici anni di carica retti con assiduità e competenza, in momenti anche difficili, (… ) promuovendo con intelligenza e appassionata opera lo sviluppo economico che ha trasformato il Comune da zona agricola a centro industriale e socialmente avanzato. Ringrazia il cav. Stella per il servizio svolto e si augura che egli possa continuare, anche per l’avvenire, a prestare la sua apprezzata e valida collaborazione a favore della collettività. Termina porgendo al cav. Stella l’augurio di buon lavoro nel nuovo importante incarico di responsabilità affidatogli dall’Amministrazione Provinciale,22 e gli offre, a nome del Consiglio, una medaglia d’oro ricordo quale riconoscimento della civica amministrazione. 23 Pur in un ruolo diverso, Stella continua, fedele alla promessa di collaborazione fatta, a partecipare alle sedute di Consiglio occupandosi di saldare il principio della concretezza stimolando i colleghi a dibattere i grandi problemi trascurando di rimettere in discussione decisioni già prese. 21 22 23 Verbale della seduta del 3 settembre 1970. Archivio Comune Tavagnacco. Sarà Consigliere Provinciale e quindi Assessore. Verbale della seduta del 17 novembre 1970. Archivio Comune Tavagnacco. 45 Giannino Angeli Si deve fare una scelta per individuare le esigenze principali e più sentite della collettività.24 La ripetizione di concetti che in un certo qual modo si riallacciano al continuo appello per un impegno attivo e collegiale per il bene comune, risuonano come un richiamo urgente alla partecipazione, alla concordia, alla pace. Le sue in ogni caso sono sempre lezioni di buon senso e fiducia verso tutti, avversari o franchi tiratori che siano. La minoranza non può sottrarsi a prendere le sue responsabilità. Non deve assumere sempre posizioni negative, incoerenti o assenteistiche per immotivate avversioni a un disegno di fondo che la D.C. sta portando avanti da anni e che ora in varia misura ha incontrato anche l’adesione del P.S.I. (… ) Il Piano di Fabbricazione è uno strumento normativo e non di attuazione particolareggiato che trova esplicazione in tempi successivi.25 Il Friuli e anche il Comune di Tavagnacco si rallegra perché il suo cittadino Mario Toros è stato eletto Ministro delle Regioni e il socialista Bruno Lepre Sottosegretario. L’ambiente sembra rasserenato. Ma dappertutto ci deve essere qualcuno che per protervia o ignoranza vuole mettere i puntini sulle “i”. È successo anche in occasione per i fatti di Peteano che, le posizioni discutibili di qualcuno, fanno irritare Stella all’epoca diventato anche Segretario Provinciale del suo Partito. Non compete al Consiglio Comunale di Tavagnacco se non in presenza di un’ampia e precisa documentazione, esprimere giudizi sul comportamento della forza pubblica e dell’autorità amministra- 24 25 Verbale della seduta del 15 dicembre 1970. Archivio Comune Tavagnacco. Verbale della seduta del 9 giugno 1971. Archivio Comune Tavagnacco. 46 Sindaco tiva, le quali vanno invece apprezzate per la loro dedizione e spirito di sacrificio.26 Sarà una delle ultime sue puntate in quanto altri impegni politici e amministrativi gli impediranno di seguire ancora il suo Comune come avrebbe voluto. Sarà assente parecchie volte. Il suo insegnamento rimane come testamento spirituale per chi vorrà intraprendere la strada della politica locale senza altri obiettivi che non siano quelli del bene comune e dell’onestà intellettuale di cui Stella ha dato prova. Nella seduta del 12 ottobre 1973 il Consiglio, con l’astensione della parte comunista, accetta le dimissioni del già Sindaco di Tavagnacco cav. Antonio Stella in quanto incompatibile con la carica di Presidente dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari.27 Si chiude la lunga parentesi di amministratore locale di Stella. Altri incarichi e impegni lo attendono e lo vedranno, come sempre, alla testa di idee e proposte dirette al bene della gente, della sua gente che lo ha visto patire la fame nei difficili anni della guerra, rischiare la vita per non rinunciare ai principi di libertà e di vita, soffrire in silenzio per l’alto prezzo pagato da lui stesso e dalla sua famiglia per preservare la dignità che rischiava di essere compromessa dalla povertà. Consigliere comunale: dal 10 giugno 1951 al 25 dicembre 1954 e dal 3 settembre 1970 al 12 ottobre 1973 per sei anni sette mesi e venticinque giorni. Assessore: dal 26 dicembre 1954 al 3 marzo 1956 per un anno due mesi e otto giorni. Sindaco: dal 4 marzo 1956 al 3 settembre 1970 per quattordici anni cinque mesi e ventinove giorni. Ha eguagliato il record del Sindaco di Udine, Bruno Cadetto alla guida del Capoluogo Provinciale per quattordici anni. 26 27 Verbale della seduta del 23 giugno 1972. Archivio Comune Tavagnacco. L. 22.ottobre.1971 n. 865 art. 6. 47 AMMINISTRATORE PUBBLICO Chi ha seguito fin qui la storia di uomo pubblico di Antonio Stella, si sarà reso conto di trovarsi di fronte a una figura simbolica di attività e passione per il lavoro. Qualcuno potrà pensare che tanta intensità si debba alla sua volontà di annegare nell’impegno il suo passato di povero. Egli, infatti, soleva spesso dire, con amarezza, che al povero non si perdona niente. Tuttavia bisogna dare anche credito all’impostazione della sua personalità che non si è mai staccata dalla sua situazione familiare pur celandola dietro un silenzio complice di una tristezza che non doveva esternarsi oltre il necessario. Dire che non gli bastava essere Sindaco a Tavagnacco è centrare la verità. Non tanto per una questione economica, alquanto misera per i primi cittadini d’allora, e alla quale sopperiva con lo studio di geometra a Feletto Umberto, quanto per l’innato interesse che aveva per le cose e la curiosità di essere e contribuire ad affrontare problemi di tutti e rallegrarsi per le soluzioni che andava trovando. Non è quindi meraviglia se nel 1961 lo troviamo tra i consiglieri del Consorzio Acquedotto Friuli Centrale28 assieme a Vinicio Turello 28 Il CAFC, nato nel 1931, sarà guidato da Raffaello Pagani fino al 1945 coadiuvato dai Podestà di Basiliano, Fagagna, Santa Maria La Longa e Sedegliano. Si alterneranno alla presidenza Mario Livi e Agostino Candolini che, nel 1961, lascerà la carica a Aldo Pecile. 49 Giannino Angeli Qui, Stella, in qualità di Segretario Provinciale della Democrazia Cristiana, con alla sua sinistra il prof. Bruno Cadetto, Sindaco di Udine, nell’atto di porgere il benvenuto all’allora Ministro delle Partecipazioni Statali on. Flaminio Piccoli che ricoprirà anche l’importante ruolo di Segretario Nazionale del Partito. Udine. Auditorium “Zanon”. 27 gennaio 1973. Antonio Stella mentre tiene la sua relazione al XXVI Congresso Provinciale della D.C. L’assise, presieduta dall’on. Carlo Donat Cattin, Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno,si e svolta alla presenza d’una folta rappresentanza di iscritti e dei vertici provinciali e regionali del Partito. 50 Amministratore pubblico Sindaco di Bicinicco, Giovanni Menotti di Maiano, Michelangelo Ribezzi per la Provincia di Udine. Presidente Aldo Pecile di Fagagna. Manterrà quella carica prima come Sindaco di Tavagnacco e poi quale rappresentante dell’Ente Regionale fino al 1978. Non è possibile separare le imprese da attribuire al merito di ciascun consigliere essendo collegiale l’espressione che ha interessato almeno i diciassette anni di lavoro di Stella. Possono essere ricordate le opere più importanti tenendo presente che il settore riservato a Stella toccava specificatamente l’apparato tecnico quando non si occupava anche della parte legislativa riguardante la distribuzione dell’acqua. Per esempio il piano regolatore generale degli acquedotti29 nato quasi in concomitanza con la nostra Regione, reca i segni di una presenza tecnica con un’infarinatura amministrativa locale, anche per i successivi addentellati con la legge urbanistica e altre normative che suggeriscono l’integrazione con l’AMGA di Udine, oggi operazione radicalmente definita. C’era lungimiranza anche allora? Il Presidente Pecile era una persona eccellente sotto ogni aspetto e va dato a lui il merito di una conduzione consortile efficace e trasparente con la prudenza del buon padre di famiglia e lo stimolo, quando ci voleva, dell’uomo d’impresa. Pare indiscutibile quindi che si sia servito delle intuizioni e delle innovazioni che portava avanti il suo giovane consigliere. I Comuni consorziati passano da diciotto a ventotto con l’aggiunta di Latisana e Lignano. Indispensabile provvedere nuova materia prima. Si perforano i nuovi pozzi di Feletto, Pozzuolo, Lauzacco e Zampis, mentre si iniziano gli studi per dissetare le Valli del Natisone. Per il suo Comune, Stella ha forse avuto un occhio di riguardo. Infatti il pozzo di Feletto della capacità di 350 metri cubi, è anche alimentato dalla condotta di Molin del Bosso – Colloredo, 29 Vedi L. 4 febbraio 1963 n. 129. 51 Giannino Angeli coprendo così il fabbisogno di Colugna, Zampis con 500 metri cubi e, sempre collegato come sopra, serve parte dei Comuni di Tavagnacco, Martignacco e Pagnacco. Forse al giorno d’oggi le cose saranno cambiate in quanto la situazione da noi rilevata si riferisce a quarant’anni fa. Nel 1973 il Consorzio ha un’ampiezza che si attesta sui mille chilometri quadrati e una popolazione servita di 150mila abitanti. Il terremoto scompagina i piani, ma già nel febbraio 1977 parte la ricostruzione e il miglioramento degli acquedotti nelle zone colpite dal sisma con nove chilometri di tubi lesionati. Si parla ora di 1820 Kmq. di superficie con 240mila abitanti e sessantamila utenze. Uno sviluppo esplosivo che soddisfa popolazioni e amministratori. L’azione è rivolta soltanto alla parte settentrionale della Provincia ma si estende anche al sud che, dopo Lignano e Latisana, è presente a Pocenia, Precenicco, Marano, Biauzzo, Teor. La sua presenza come assessore provinciale di Udine dal 1970 al 1973 rileva la stessa costante pragmaticità notata nel Consorzio Acquedotto. Forse più pregnante poiché ricopriva la funzione di responsabile dei lavori pubblici, settore più congeniale alla sua preparazione professionale. Oltre all’ordinarietà, il periodo si presenta importante per le innovazioni derivanti dalla costruzione dell’autostrada e la conseguente necessità di interventi su sovrappassi e raccordi. Poi ci sono le strade turistiche che fanno capolino. Cito il Passo del Pura e la Strada Ampezzo Sauris e quelle delle Valli: Saissera, Colvera, Monte di Ragogna. Nel solo 1971 la Provincia presentò un piano complessivo di oltre cinque miliardi per il 70% finanziato dallo Stato. Diremmo uno sproposito che tutto questo sia stato merito di Stella. Affermandolo, e avendo vissuto al suo fianco quel periodo, posso assicurare che ci andiamo comunque vicino. Risalgono a quel tempo la costruzione del Centro di Igiene Mentale e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale nonché l’acquisto del vecchio Cotonificio per dare spazio all’ORMU (Organizzazione Rassegne Mostre Udinesi) oggi Fiera. Si dirà che allora presiedeva la giunta provinciale l’avv. Vinicio Turello, cavallo di razza della D.C. e amministratore avveduto, 52 Amministratore pubblico lungimirante talché non è difficile pensare a un’abbinata Stella Turello o viceversa… Si può dire che le abbia provate tutte Antonio Stella: dal 13 giugno 1973, lasciata la Provincia, assume la presidenza dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari (IACP). Folgorante la sua attività subito iniziata con il trasferimento all’Istituto dei fondi ex GESCAL, INCIS, ISES, continuata con la realizzazione della scuola materna di Via Di Giusto e di 115 mini alloggi a Sant’Osvaldo e in Via Chisimaio. Di grande spessore gli interventi nel settore specifico dell’edilizia popolare portando a compimento un programma edificatorio di quasi quattrocento appartamenti distribuiti in maniera omogenea tra i Comuni di montagna e della Bassa friulana. Prima di abbandonare l’Istituto ha voluto lasciare una forte traccia disponendo che tutti i finanziamenti disponibili fossero impiegati nell’area colpita dal terremoto. Prese così corpo l’edificazione di altre 275 case popolari. A questo proposito va osservato come sia opera sua l’aver voluto la ricostruzione del paese carnico di Amaro con quella particolare struttura architettonica che conferisce all’abitato un tocco elegante unito al tratto della tradizione edificatoria locale. Bisogna qui ricordare che il Sindaco Stella è stato anche Consigliere di Amministrazione della “Friulia S.p.a.” l’azienda finanziaria regionale, costituita nell’aprile 1967, tanto utile per il sostegno delle aziende friulane nell’ambito di una programmazione di sviluppo economico dell’intera Regione. Non siamo riusciti a reperire grandi dati. Sappiamo che egli ha partecipato una prima volta al Cda del 27 gennaio 1971 e che rimase in carica fino al dicembre del 1973. 53 MANAGER Giunti a questo punto ritengo non sia esagerato dare questo titolo alla parte che riguarda l’impegno di imprenditore privato di Antonio Stella. Forse quella più congeniale alla sua vocazione di costruttore dopo le disavventure subite nel campo edile non per proprie colpe, ma da negligenze ed estemporaneità altrui. L’occasione non se l’è creata. La buona fama delle sue capacità tecniche e le qualità della sua preparazione unite all’esperienza acquisita nei vari campi dell’amministrazione, non hanno tardato a presentargli l’opportunità di inserirsi nel settore specifico dei prefabbricati. Si trattava di dare slancio all’iniziativa pionieristica di un’impresa che, a Tavagnacco, aveva colto nel segno il momento di imprimere all’edilizia residenziale e industriale un cambio di velocità, non solo in dinamica di investimenti, ma di prodotti in grado di sostenere con successo la competitività in un mercato che prometteva un vero affollamento di attività. Altri misero il braccio… sotto forma di finanziamenti, lui … la mente. Fu nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione della “Beton Friuli S.p.a.” di Tavagnacco e Amministrazione Delegato. In pratica si trovò a reggere una responsabilità non da poco, ove si consideri che quell’azienda occupava tanti operai della zona. L’obiettivo di Stella era di portare la tipologia del prodotto a livelli superiori a quelli della concorrenza regionale e veneta. In 55 Giannino Angeli Al tavolo di lavoro con lo staff di collaboratori. pratica produrre copelloni di almeno 24 metri di luce con colonne di supporto e tamponamenti esterni adeguati. Il tutto comportò l’assunzione di un Direttore Tecnico e un Amministrativo e la costruzione della palazzina uffici che fu inaugurata nel 1975. 30 Nell’anno del terremoto e successivi, l’azienda espresse tutta la sua potenzialità intervenendo nella ricostruzione di case e capannoni crollati. 31 In quel periodo Stella volle che fossero intensificati gli studi non solo per le strutture industriali ma anche per l’edilizia abitativa civile, sia con ville unifamiliari e multipiani per alloggi di diverse dimensioni come quello realizzato a Tavagnacco in Via Palladio. 30 L’edificio sorgeva in Via Alfieri ove attualmente è stato costruito un nuovo supermercato. 31 Le scuole in Provincia di Pordenone, Snaidero S.p.a a Maiano, Ferriere Pittini di Osoppo, Weissenfels di Tarvisio, le banchine dei porti di Muggia e Trieste nonché il porto turistico di Genova e altro. 56 Manager Da piccola azienda la “Beton” fece “gruppo” nel quale operava anche la “San Marco S.r.l., impresa di costruzioni, le S.p.a. per la gestione di gru di altezza e potenza ragguardevoli nonché la “Betonsud” dislocata a Bari, specializzata in capannoni prefabbricati. Nel 1985, in seguito a un riassetto della società con l’entrata di nuovi azionisti, Stella fu sostituito dall’ing. Valduga alla guida della “Beton”. A lui rimase la responsabilità dell’impresa di costruzioni “San Marco” S.r.l.32 Tutti questi impegni non gli hanno tuttavia impedito di continuare, con ritmi diversi nel tempo, a curare il suo studio professionale di geometra. Si può dire che concluse la sua vita di imprenditore così come l’aveva vagheggiata da giovane professionista: con gli operai sui vari cantieri e la soddisfazione di vedere crescere case, ville, capannoni, espressioni di una volontà decisa ad affermarsi come scopo della vita. 32 Le notizie riguardanti la Beton Friuli e suo sviluppo ci sono state gentilmente fornite dal Comm. Lorenzo Ronzani che all’interno della stessa azienda ha svolto le funzioni di Direttore Amministrativo. 57 POLITICO Le definizioni di “politica” si sprecano. È nata con l’uomo nel momento in cui ha dovuto fare i conti con le avversità che si opponevano alla sua sopravvivenza. Si è sviluppata man mano che il genere umano prendeva coscienza della sua esistenza e, tra simili, è iniziata quella lotta di interessi di cui oggi come oggi constatiamo i progressi e gli effetti. Ogni nostro atto è un gesto politico e purtroppo anche il detto della “politica nella minestra” è paurosamente vero. Soltanto che a… farla sono una élite al cui interno prevale la cosiddetta “casta” più o meno introdotta in ogni angolo laddove ci sia attività economico finanziaria. Pizzicando in qua e là abbiamo raccolto alcune definizioni di politica, e pur trascurando il grande Aristotele padre della tripartizione del potere in democratico, oligarchico e monarchico, cioè tirannide, siamo approdati a Machiavelli, l’inventore della cosiddetta “ragion di Stato” e di quel “fine che giustifica i mezzi” che in pratica dà carta bianca alla nostra “regina” della potestà. Abbiamo scelto queste tre definizioni anche per rinfrescarci le memorie scolastiche: Scienza e arte di governare una comunità e in particolare di costituire, organizzare e amministrare lo Stato e dirigere la vita pubblica. Comportamento improntato ad accortezza e ad astuzia, in vista di un più facile raggiungimento dei propri fini. 59 Giannino Angeli Politicante: Di persona il cui comportamento politico è caratterizzato da interesse, faziosità, ambizione, assenza di fede e di scrupoli. 33 È facile a questo punto accostare a Stella la prima di queste interpretazioni per la sua naturale ritrosia a condotte che si allontanino dal suo stile di uomo del fare. Va qui ribadito che l’ambito di questa analisi ci rimanda a quarant’anni fa quando gli ambienti del potere nostrani non conoscevano le bassezze che, prepotenti, giungevano dagli Stati Uniti con lo scandalo “Watergate”. Il 1972 è stato un anno con la… prolunga: bisestile. Dicono che i tempi così contrassegnati sono negativi. Certamente quello ha fatto battere la...luna a più di qualche politico. Per la prima volta in Italia si va alle elezioni politiche anticipate per i disastri combinati dal Governo Colombo e dalla prima legislatura Andreotti: un monocolore D.C., cui seguì un secondo con … tutti dentro – D.C., P.L.I. P.S.D.I. con l’appoggio esterno di P.R.I e S.V.P. – al quale partecipò anche il gruppo di “Forze Nuove” che in Friuli faceva capo all’on. Mario Toros. Dall’altra parte, il XIII Congresso Nazionale del P.C.I. vede eccellere la figura di Enrico Berlinguer che, un anno più tardi, nel settembre 1973, lancerà il “compromesso storico”. Le elezioni politiche del giugno 1973 registrano un lieve regresso della D.C. che si attesta pur sempre con un buon 39,71% di preferenze e discreto aumento di P.C.I. e P.S.I.: il primo con il 20,91 e il secondo con il 12.25%. Affluenza nazionale vicina al novanta per cento; di due punti inferiore quella della nostra Regione. Di contorno, il mondo ci serve il massacro di Monaco di Baviera in occasione delle Olimpiadi; la guerra del Kippur tra Egitto, Siria e Israele e le bombe che uccidono tre carabinieri vicino a casa nostra, a Peteano. 33 Cfr. G. Devoto – G. Coli “Vocabolario Illustrato della Lingua Italioana” Reader’s Digest Milano 1967; T. De Mauro “Dizionario Italiano” Paravia Milano 1982; AA.VV. “Enciclopedia Universale” Zanichelli Bologna 2005; AA.VV. “Universo” Istituto Geografico De Agostini Novara. 60 Politico Crediamo che questo quadro abbia impedito l’assegnazione del Nobel per la pace nell’anno 1972. Questo il panorama che accoglie Stella quando è chiamato a sostituire Giorgio Santuz, in corsa verso Roma come deputato, nella carica di Segretario Provinciale della Democrazia Cristiana. Credo sia utile la premessa di cui sopra al fine di dare un giudizio sul suo operato all’apice del partito di maggioranza in Regione. Egli non sposta di una virgola l’impostazione tutta amministrativa data in corso dell’esperienza nel Comune di Tavagnacco. Persiste nell’affermazione di principi che lo hanno visto combattere con generoso impegno alla ricerca dell’unità interna e della democrazia assoluta così come nata nella Resistenza e quale patrimonio derivante dal Partito Popolare. “La democrazia non si dimette!” ha affermato nel corso del XXVI Congresso Provinciale del suo Partito la cui relazione prendiamo a base per definire tutto il suo pensiero che ha dei passaggi di alta politica subito sfumati da precisazioni che riportano alla realtà attuale e dimostrano lo spessore della sua preparazione nei diversi campi della pubblica amministrazione. Basterebbe il rimando alla lettura di quel documento d’un centinaio di pagine per attribuire a Stella una lucidità unica nel considerare le varie sfaccettature locali confrontate con, il “talvolta ingombrante”, marchio nazionale e regionale.34 La crisi che anche allora aveva attanagliato il Paese secondo Stella è causata da uno sviluppo economico non coordinato, lasciato alla libera scelta del profitto, caratterizzato per gli anni Sessanta, dalla compressione dei redditi dei lavoratori e da una assoluta prevalenza di spesa per i consumi nei confronti dei consumi pubblici, in specie per i consumi sociali. Da tale riflessione scaturisce l’esigenza della programmazione quale chiave di volta per accompagnare uno sviluppo equilibrato e 34 Cfr. Antonio Stella “Una politica di avanzamento per un Friuli moderno verso l’unità reale della Regione” Udine, 27-28 gennaio 1973 (Archivio G.Angeli). 61 Giannino Angeli armonico del Paese. Sono gli stessi concetti più volte espressi in Consiglio Comunale di Tavagnacco a proposito dei Piani di Zona e del Piano di Fabbricazione o Regolatore. La sua analisi è più approfondita ancora perché tiene conto della complicazione del quadro politico con la recente scissione del Partito Socialista Unificato e la minima levitazione (0,1 %) dei consensi alla D.C. nelle elezioni del maggio 1972 che portarono alle Camere tre Senatori: Burtulo, Pelizzo e Toros e tre deputati: Armani, Bressani, Santuz. La sua proposta perciò di tendere a consolidare amministrazioni di Centro Sinistra in un certo senso anticipa le scelte che, dall’altra parte della barricata, quasi in analogia, proclamerà Berlinguer alla fine di settembre del 1973. Egli ha un occhio di riguardo per i giovani che, pur non scalpitando, pretendono quell’attenzione che può rischiare la strumentalizzazione o un paternalismo destinato alla delusione e alla disaffezione per la vita di Partito. Lasciamo che i giovani abbiano la fortuna di essere giovani e generosi; non cerchiamo di farne dei tattici e dei mediatori anzitempo. Identico il richiamo al mondo femminile, rimasto troppo anchilosato forse nello stretto ambito cattolico, per il quale egli ha un riconoscimento implicito che è omologazione dichiarata verso una emancipazione che, peraltro, troverà la strada piena di ostacoli. Non desideriamo essere noi uomini a insegnare alle donne, perché esse hanno idee, capacità e sensibilità per affrontare i problemi. La politica… politica lo tenta… ed è inevitabile. Subito si pente quasi… riandando ai temi e problemi che gli sono congeniali. Pare che il Piano Urbanistico Regionale gli stia sullo stomaco, specie dopo la relazione svolta a Cividale in sede di Comitato. Egli vuole una politica regionale unitaria ed effettiva. La Regione non può non fare una politica unitaria e questa sarà quella del riconoscimento dei problemi e della loro risoluzione in ordine di priorità alla loro importanza e urgenza. Unità regionale sotto il profilo culturale, sociale ed economico, superando e colmando gli squilibri, anche profondi, che ne differen62 Politico ziano le sue varie parti ed a tutte le parti della Regione equamente distribuendo i mezzi che non solo la Regione, ma anche lo Stato mette a disposizione. Altrimenti avremo unità solo a parole, in cui ogni campanilismo troverà spazio per discorsi qualunquistici, per piccoli e grossi egoismi. Che Stella fosse friulano tutto d’un pezzo non ci sono dubbi. Come abbiamo già ricordato amava introdurre i suoi comizi al canto delle villotte… Era però per la Provincia di Udine e non “anti” nessuno. Forse per averne fatto parte come amministratore non aveva mezzi termini per affermare la centralità del Friuli nel contesto regionale. La Provincia di Udine è la più depressa della Regione e se essa ha nella Regione una posizione nodale, la Regione non può essere un tutto saldo armonico se il punto nodale, il punto in cui si ricollegano le sue diverse parti è, in realtà, il punto più debole, più discusso e più contestato. E noi pretendiamo, e siamo convinti di poterlo pretendere che la Provincia di Udine sia vista così nel contesto regionale. Questa non costituisce altro che la premessa di base poiché la sua impostazione approfondiva la strategia dello sviluppo andando a studiare i vari settori, rilevandone le carenze e le difficoltà per giungere a soluzioni che a distanza di anni sono ancora valide. In ogni cosa egli si documentava con l’aiuto anche di collaborazioni specifiche, dando fondamento quasi scientifico alle sue certezze e alle sue proposte. Criticava il ramo dell’agricoltura per l’assenza di una politica di largo respiro. Bisogna che il mondo agricolo prenda coscienza dei propri condizionamenti e delle remore che lo vincolano ad una situazione di sussistenza e sopravvivenza. Lo voleva alla pari degli altri settori suggerendo investimenti laddove si riscontri continuità: l’intervento pubblico li deve agevolare [ gli agricoltori ] non sostituire. Era contrario ai monopoli e sollecitava invece un sistema diffusivo di piccole e medie iniziative abbracciando così gli ambiti industriali e artigianali come maglia produttiva che ci ha salvaguardati 63 Giannino Angeli da fenomeni di unidirezionalità produttiva con il conseguente grave pericolo di scompensi sotto l’aspetto occupazionale all’avverarsi di crisi come quelle determinate nel passato e nel presente in altre aree della nostra Regione. 35 Dobbiamo verificare in altri termini che l’interesse privato sia finalizzato all’interesse collettivo. Proclamava il principio di “sussidiarietà” come elemento equilibratore economico e sociale in grado di ristabilire equità d’intervento pur osservando regole che ne impediscano o prevengano il ricorso a tale istituto. In questo senso Stella dimostra di essere cauto, prudente. Sceglie la strada mediana per lo sviluppo industriale: né accentramento, né particellare diffusione con ragionevoli raggi di pendolarità (… ) e poli di sviluppo collegati alla mano d’opera. Politicamente autodidatta si valeva tuttavia del “verbo” che acquisiva partecipando a specifici seminari o consultando i grand comis di Stato quando non riusciva a vederci chiaro in determinate situazioni. Bisogna dire che certe porte gliele ha aperte il Senatore Toros, amico di corrente. Può sembrare oltremodo critico il suo pensiero se non fosse che per farsi capire si giova della logica e della concretezza. Chi può dargli torto quando afferma la necessità di un processo di integrazione con agricoltura e industria? Si può essere contrari nel considerare il Friuli quale area gravitazionale per gli scambi con i mercati Centro-europei e Danubiani? Ed è impossibile a questo punto non inserire il turismo e il diritto alla formazione e all’informazione che il Segretario Stella cita più volte inserendo il concetto che la politica deve tendere a superare l’attuale concezione verticale e spezzettata degli interventi in campo sociale che, allungando il discorso nel campo assistenziale assume un tono coraggioso ma… logico: L’azione pubblica non sia vista dall’individuo come atto obbligato e sostitutivo della 35 Si riferiva ai problemi della cantieristica a Trieste e della metalmeccanica a Pordenone e Gorizia. 64 Politico propria responsabilità personale alla partecipazione e da parte dell’istituzione come atto di benefica erogazione. C’era in ballo anche il discorso dell’Università del Friuli. Lapidario e coraggioso anche su questo tema: Non si tratta di contrapporre una istituzione nuova ad altra istituzione regionale, ma di rendere effettivamente regionale l’istituto universitario. (…) Non vogliamo una istituzione più appariscente che reale, vogliamo una università che dia continuità di studio a quanti escono dai nostri istituti medi superiori. La crescita culturale è la molla prima dello sviluppo anche economico e produttivo. Erano anche i tempi delle servitù militari e della benzina agevolata che stentava a beneficiare il tarvisiano e le aree interne del cividalese e goriziano che volevano una più ampia concessione dei permessi di confine. Stella sa di conoscere molto bene gli… armadi dell’urbanistica e della programmazione territoriale. Va giù secco, senza riguardo alcuno sui provvedimenti che calano dall’alto e critica apertamente la Regione – retta da un democristiano – per le leggi e gli obiettivi: Il progresso tecnico è velocissimo, mentre il potere decisionale è lentissimo. ( Parole sante…) Spezza una lancia a favore delle “Zone socio economiche”36 e coglie l’occasione per richiamare la necessità di una riforma dello Stato in senso democratico. Uno Stato cioè che non pretenda più di essere monistico37e garantista delle sole libertà passive dei cittadini, ma che, fondato su un vivace pluralismo, quale è quello che la Costituzione disegna, permette ai cittadini anche l’esplicazione delle libertà attive che si concretano nella partecipazione ad ogni livello del governo della cosa pubblica. Egli vede nelle Regioni il momento della rottura con il verticismo accentratore dello Stato italiano. Auspica l’articolazione delle auto36 Organismi di consultazione formati da Sindaci e amministratori comunali. Monismo = Concezione che consideri la realtà come essenzialmente unica ovvero fondata su un unico principio e in esso risolubile. (V. Voc. Illustrato Oli –Devoto) 37 65 Giannino Angeli nomie locali dove l’istituto della delega regionale cada a beneficio degli altri enti intermedi. Dalla sua relazione si comprende bene che la carriera politica non gli interessa più di tanto. E spara. Educatamente… ma spara e probabilmente più di qualche colpo è andato a segno se il Congresso gli negherà il rinnovo della carica preferendo l’avv. Claudio Beorchia non proprio forzanovista. Infinita ci appare la sua dedizione di servitore delle comunità tanto che impegni, come la sua presenza nell’assemblea nazionale dell’ANCI e tante altre realtà minori ma pur importanti, possono sembrare di contorno. Così come marginale appare l’attribuzione delle insegne di Cavaliere al merito della Repubblica. Antonio Stella è un uomo nato nella miseria che nella maturità ha vinto. È cresciuto nell’amore per la libertà e il rispetto umano e civile. Ha fatto della Resistenza il motivo ideale per l’affermazione di quei valori. Amava ricordare che non sapere accettare i costi e le fatiche che comportano i benefici della libertà costituisce l’anteprima della fine o della riduzione della democrazia. E con lui noi ricordiamo che fare memoria storica è lodevole purché accanto a quella importante componente si aggiunga anche l’evocazione etica, morale. Ci ha lasciati il 4 luglio 2010. La sua orma ci accompagna quotidianamente attraverso le opere da lui realizzate e tante volte anche ideate. Ma, soprattutto attorno alla sua figura, che merita un’approfondimento maggiore, giganteggia il pensiero di Giorgio Gaber: la libertà non è un gioco, la libertà è partecipazione. Di grande valore simbolico la donazione alla civica biblioteca della sua collezione di libri, talché spontanea sorge l’idea di ordinarla in fondo, cui intitolare al nome di Antonio Stella la stessa istituzione. 66 NOTA FINALE Le fotografie riprodotte nel presente volume sono state messe a disposizione dai nipoti di Antonio Stella Anna Maria Malisani e Biagio Cioci che si ringraziano vivamente, come un sincero ringraziamento va al personale degli Uffici Anagrafe e Segreteria del Comune di Tavagnacco, nonché alla Provincia di Udine. Il Comando Militare Esercito “F.V.G.” Centro Documentale di Udine – Sezione Documentazione – che, unitamente a quanto reperito presso l’Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli, ha consentito l’approfondimento degli aspetti connessi al periodo bellico del giovane Stella. ATER di Udine, Friulia S.p.a. Trieste, Istituto Tecnico “A. Zanon” di Udine, hanno per parte loro contribuito a fornire utilissime informazioni. Così come il Comm. Lorenzo Ronzani e l’infaticabile Giuseppe Barboni. Alle persone, agli enti citati nelle “fonti” un sincero grazie. Ai compaesani di Colugna che ci hanno aiutato a ricostruire la vita del “Sindaco” un affettuoso riconoscimento. La foto di copertina è dell’autore. 67 BIBLIOGRAFIA - AA.VV. “Caduti, Dispersi e Vittime civili di guerra nella Regione Friuli V.G. nella seconda guerra mondiale”. IFSML Udine 1987. - Angeli, Giannino. “… Era il 1948 ragazzi… !” Ribis Editore Udine 2009. - Angeli, Giannino. “Zona Libera Orientale Nimis, Attimis, Faedis”. A.P.O. Udine 2005. - Angeli, Giannino. “La zona industriale di Tavagnacco” (Appunti) Comino Editore Feletto U. 1988. - Sguerzi, Franco. “La scuola nel Comune di Tavagnacco”. Centro Culturale Sette Torri Tavagnacco 2002. - Stella, Antonio, “Una politica di avanzamento per un Friuli moderno verso l’unità reale della Regione”. D.C. 1973. ALTRE FONTI - Archivio storico ATER Udine. - Archivio Consorzio Acquedotto Friuli Centrale Udine. - Archivio Comune di Pagnacco. Anagrafe. - Archivio Comune di Tavagnacco. Atti consiliari. - Archivio “Osoppo” della Resistenza in Friuli. - Archivio Provincia di Udine. Atti consiliari. - Archivio Friulia S.p.a. Trieste. - Comando militare esercito F.V.G. Centro Documentale di Udine. Sezione Documentazione. 68 INDICE INTRODUZIONE.................................................................................................... 5 LA FAMIGLIA, IL PAESE, GLI AMICI....................................... 13 PARTIGIANO.......................................................................................................... 19 SINDACO.................................................................................................................. 29 AMMINISTRATORE PUBBLICO..................................................... 49 MANAGER................................................................................................................ 55 POLITICO................................................................................................................... 59 NOTA FINALE....................................................................................................... 67 BIBLIOGRAFIA.................................................................................................... 68 ALTRE FONTI........................................................................................................ 68 Finito di stampare nel mese di aprile 2015 presso la Lithostampa - Pasian di Prato (Ud)