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Sabato 24 dicembre 2011
www.ilquotidianodellacalabria.it
Monti, via alla “fase 2”
Vola ancora lo spread
Btp, allarme rendimenti
Caso Traversa
Il Pdl
si riorganizza
per le elezioni
Plutino
«La ’ndrangheta?
Io non c’entro
niente»
Berlusconi chiede liberalizzazioni
più ampie. Nuovo allarme inflazione
Catanzaro, Aiello
e Tallini: «In campo
per vincere ancora»
Reggio, il consigliere
comunale arrestato
respinge le accuse
G. VELTRI a pagina 13
G. BALDESSARRO a pagina 14
alle pagine 4 e 5
Il premier, Mario Monti
Giuseppe Plutino
Palmi. Nuovi verbali della collaboratrice di giustizia e altre accuse nel processo “All Inside”
«Da rapire la nuora del boss»
La pentita Pesce svela il tentativo fallito: «La donna aveva deciso di lasciare il marito»
NUOVE dichiarazioni della
collaboratrice di giustizia
Giuseppina Pesce hanno
consentito ai pm di formulare nuove accuse nel processo
“All Inside” in corso a Palmi.
Tra gli episodi raccontati
dalla pentita anche il tentativo di far rapire la moglie del
figlio del boss Pesce che aveva lasciato il marito ed era
andata a vivere dai genitori.
Il tentativo – fallito – sarebbe
stato fatto da un commando
armato.
Anche i menu diventano low cost
Natale all’insegna
di freddo e austerità
Mons. Bregantini
«Invitiamo
un povero
alle nostre
mense»
DOMENICO GALATÀ
a pagina 8
Il potere dei segni
e i segni
del potere
di SALVATORE MAGARÒ
IL collega consigliere Mario Maiolo m'indirizza con
garbo, nel numero di ieri di
questo stesso quotidiano,
alcuni rilievi critici. Con
garbo e - aggiungerei - con
precisione, distinguendo
una mia certa privata ritualità legata ai gadget natalizi (in fondo si tratta di
continua a pagina 19
Luminarie a Cosenza
alle pagine 6 e 7 con un racconto di ACHILLE CURCIO a pagina 7
Sacrificio, termine snaturato
Francesco Azzarà (a destra) con il presidente della Provincia di Reggio, Giuseppe Raffa (Foto: A. Sapone)
Reggio. Il volontario liberato in Sudan dopo mesi
Azzarà, festa alla Provincia
CLAUDIA TAMIRO a pagina 13
di ENNIO STAMILE
IL Natale quest'anno giunge in un momento di particolare crisi economica.
Dalle massime istituzioni
della Repubblica giunge
accorato un invito a essere
disponibili al sacrificio.
Detto termine è uno dei più
abusati e contemporaneamente forse meno noti della nostra madre lingua. È
il caso che almeno a Natale
ci sforziamo di riscoprirne
il significato semantico,
che rinvia immediatamente alla lingua latina dalla
continua a pagina 7
Polistena. Lettera al Liceo magistrale “Rechichi” per l’episodio accaduto a ottobre in una gita a Strasburgo
Sombrero
Natale
DELLA crisi e delle misure anticrisi sappiamo tutto; e molti di noi sono stati
costretti a rivedere il piano regali. Ma siete certi
che sia un male? Regalare l'ultimo manufatto
dell'industria dell'illusionismo consumistico
era un modo facile per
non perdere tempo. Invece questa è l'occasione per
regalare sguardi, attenzioni, pensieri. E poi parole. Che non si possono
comprare, perché quando si manda un messaggio di quelli acquistati su
google se ne accorgono
tutti. Qualcuno resterà
deluso. Ma poi sarà l'unico regalo che non si butta,
che tornerà alla memoria
anche dopo anni.
Studenti accusati di mafiosità, le scuse dalla Francia
A ottobre, nel corso di una visita a Strasburgo al Parlamento
europeo, erano stati accusati
di mafiosità. Ora agli studenti
le scuse dalla Francia.
DOMENICO GALATÀ
a pagina 11
Ai lettori
“Il Quotidiano”, come tutti i
giornali, domani e dopodomani non sarà in edicola per
la pausa delle feste natalizie.
L’appuntamento con i lettori
è per martedì 27. A tutti l’augurio di un Natale sereno.
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022007
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
ANNO 17 - N. 354 - € 1,20
8 Primo piano
Sabato 24 dicembre 2011
Primo piano 9
Sabato 24 dicembre 2011
Scambio di cortesie fra Cosa nostra e ’ndrine
Lotta al crimine
Un fuggiasco siciliano
ospitato in una villetta
nelle campagne di Platì
Giuseppina Pesce continua a parlare
e fa luce su un tentato sequestro
Nuovi verbali
e nuove accuse
Il figlio del boss Salvatore voleva rapire la moglie
che aveva deciso di troncare il matrimonio
di DOMENICO GALATÀ
|
’NDRANGHETA AL NORD
|
Roberto Raffa e Michele Raso
il gip di Aosta convalida i fermi
di MICHELE ALBANESE
AOSTA - Restano in carcere Roberto Raffa e Michele Raso. Ieri
mattina il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di
Aosta, Maurizio D'Abrusco, ha
convalidato il fermo dei due uomini di oerigini sangiorgesi e
ha accolto l'ordinanza di custodia cautelare avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia
di Torino nei loro confronti.
I due uomini erano stati fermati martedì scorso nel capoluogo regionale nell'ambito
dell'operazione “Tempus venit”, le cui indagini si concentrano su tentate estorsioni, legate ad ambienti della 'ndrangheta, ai danni di un paio d'imprenditori valdostani. Secondo
la Dda di Torino, Raffa, 36 anni
di Aosta, avrebbe avuto il ruolo
di basista in Valle per conto di
Giuseppe Facchinieri, 51 anni,
di Marzabotto e Giuseppe Chemi, 51 anni, di Castel d'Aiano entrambi fermati martedì nel
capoluogo emiliano - ai danni
degli imprenditori valdostani
Giuseppe Tropiano e Luigi
Monteleone.
Raso, 49 anni, di San Giorgio
Morgeto in qualità di autotrasportatore effettuava frequenti
consegne in Valle, e avrebbe
avuto invece funzione di intermediario nell'ambito dei tentativi di estorsione. Per quanto riguarda la convalida dei fermi di
Chemi e Facchineri, si dovrebbero avere notizie nella giornata di oggi. Nei confronti dei
quattro, secondo quanto scritto i pm Daniela Isaia della Procura di Aosta e Stefano Castel-
lani della Dda, nel decreto di
fermo per indiziato di delitto, ci
sarebbero “gravi indizi di colpevolezza: le azioni degli indagati
sono espressione di un unico
progetto criminoso come dimostrato dal fatto che il telefono
utilizzato per effettuare le telefonate delle vittime era lo stesso”.
A rendere più complessi gli
accertamenti telefonici, il fatto
che le schede utilizzate dai
quattro risultino intestate ad
una decina di cittadini romeni
residenti in Calabria, estranei
ai fatti. Solo incrociando numeri e telefoni è stato quindi possibile attribuire con certezza le
chiamate agli indagati.
Nel decreto di fermo per indiziato di delitto c'è la trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche, ambientali e lettere
in cui emergono le pressioni
esercitate
sull'imprenditore
Giuseppe Tropiano, titolare
dell'Edilsud, ditta che ha vinto
il maxiappalto per la ristrutturazione dell'ex residence Mont
Blanc di Aosta, da parte del
gruppo che mirava ad estorcergli illecitamente del denaro con
una percentuale del 3 per cento.
I magistrati della Dda e gli investigatori di Aosta
A marzo il procuratore Carbone lascia il posto vacante
Per la Procura di Locri
c’è anche Nicola Gratteri
SIDERNO - C'è anche Nicola Gratteri fra i papabili a ricoprire l'incarico di Procuratore capo presso il
tribunale di Locri. L'attuale procuratore aggiunto della Direzione
distrettuale antimafia di Reggio
Calabria, infatti, ha presentato la
domanda al ministero della Giustizia per partecipare alla procedura di successione di Giuseppe
Carbone: l'attuale capo dell'ufficio
di Procura locrese.
La successione alla guida di una
degli uffici giudiziari di frontiera
della Calabria è aperta da tempo.
Giuseppe Carbone a marzo chiuderà la sua esperienza alla guida dei
sostituti procuratori del tribunale
locrese. Sino ad oggi le domande
ricevute dal dicastero di via Arenula sono ventiquattro. Un numero consistente che prende sostanza grazie ai nomi di alcuni magistrati che sarebbero pronti a sedersi sulla poltrona al secondo piano
del palazzo di giustizia di piazza
Francesco Fortugno.
Nicola Gratteri, nella corsa all'incarico di procuratore capo di
Locri, è in buona compagnia. Fra i
nomi che si stanno facendo in queste ore, infatti, ci sono anche quelli
di Carlo Macrì ed Ezio Arcadi: il
primo attuale procuratore capo
presso il tribunale per i minori di
Reggio Calabria e l'altro ………..
Nicola Gratteri
Della corsa, fra gli altri, è anche
Giuseppina Latella, attualmente
alla guida del tribunale per i minorenni di Messina, con un passato
di stretta collaborazione con lo
stesso procuratore Giuseppe Carbone.
Il sidernese Carlo Macrì ed Ezio
Arcadi negli uffici del tribunale di
Locri hanno vissuto, condividendo soddisfazioni e sconfitte, gli anni bui dell'anonima sequestri.
Nicola Gratteri, geracese di 53
anni, è uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla 'ndranghe-
|
A 87 anni era finito in manette nell’ambito dell’operazione “Crimine”. Determinanti le perizie mediche
Arresti domiciliari per Antonio Commisso
Lo stato di salute del presunto boss di Siderno
non compatibile con il regime carcerario
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - Va ai domiciliari Antonio Commisso, classe 1925. A stabilirlo è una misura emessa dal Tribunale della Libertà di Reggio Calabria che ha tramutato la custodia
cautelare in carcere in custodia al
regime domiciliare dopo l'istanza
presentata dall'avvocato Antonio
Speziale.
L'uomo secondo le ultime risultanze mediche non sarebbe compatibile con il regime carcerario e all'età di 87 anni avrebbe bisogno di
costanti cure e assistenza. Antonio
Commisso era finito in manette
nell'ambito dell'operazione “Il Crimine” scattata il 14 luglio del 2010
e secondo i magistrati della Dda di
Reggio Calabria sarebbe una delle
figure di primo piano della famiglia Commisso di Siderno.
Il 27 luglio scorso, a seguito dell'ultima perizia medica disposta
dall'autorità giudiziaria, è stato lo
stesso Giudice per le indagini preliminari a giungere alla conclusione che il “detenuto Antonio Commisso deve essere ricoverato in un
centro cardiologico ospedaliero
d'eccellenza per uno studio completo della sua situazione cardiologica, e ne dispone l'immediato trasferimento presso un centro diagnostico terapeutico dell'amministrazione penitenziaria”. Fino a
poche ore fa l'uomo, che è ritenuto
uno dei vertici della potente famiglia Commisso di Siderno, si trovava ristretto nella casa circondariale di Bari in una cella che condivideva con altri nove detenuti. Secondo la relazione medica presentata dal consulente del Gip, il dottore Mario Previtera, le “condizioni
di Commisso sono conformi ad un
soggetto di 86 anni che però soffre
di cardiopatia ischemica, valvulopatia degenerativa, artrosi lombare e ipertrofia prostatica, oltre ad
avere dei picchi pressori ritenuti a
rischio. Nella perizia medica si fa
menzione anche della difficoltà di
Commisso a deambulare, quindi a
muoversi, se non con il sostegno di
qualcuno. Il ginocchio destro - si
legge sempre nelle carte del dottore Previtera - a causa di una patologia artrosica ha un volume quasi
raddoppiato e il ginocchio sinistro
risulta deformato”.
ta. Attento conoscitore delle dinamiche interne della criminalità organizzata, Gratteri da procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia si è occupato
particolarmente dell'evoluzione
economica e militare delle cosche
operanti sul territorio della Locride.
Chi guiderà la Procura di Locri
nel dopo Carbone si troverà nelle
mani un ufficio riorganizzato ed
efficiente. Attualmente, infatti, la
copertura di organico è carente di
una sola postazione di pubblico
ministero. I nuovi magistrati arrivati a Locri, nella maggior parte
giovani, hanno coperto il deficit
che lo stesso procuratore Carbone
aveva denunciato nel 2010.
A gennaio dello scorso anno
Giuseppe Carbone lanciò un sos:
«Il giocattolo si è rotto». Nel territorio in cui operano le più potenti
consorterie 'ndranghetistiche calabresi, la Procura della Repubblica non aveva sostituti procuratori
a cui affidare l'ordinario.
Oggi, invece, lo stato d'animo
pare diverso. La Procura della Repubblica di Locri, grazie all'arrivo
dei rinforzi chiesti dal procuratore capo Giuseppe Carbone, ha ripreso a funzionare a pieno regime.
gio.ve.
LA LETTERA
Controlli delle forze dell’ordine per le vie di Platì
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO - Fra i siciliani ed i calabresi non c'erano solo rapporti
di affari legati allo smercio della
cocaina. Il “rispetto” andava oltre e, come spiegato dal collaboratore di giustizia Giuseppe Raciti ai magistrati della Direzione
distrettuale antimafia di Catania, si spingeva sino all'ospitalità dei latitanti siciliani in terra
calabra.
Almeno in un'occasione, infatti, Pasquale Barbaro e altri
soggetti di Platì si sarebbero
messi a “disposizione” degli amici
catanesi per proteggere la fuga di
un ricercato. Nell'interrogatorio
del 9 febbraio del
2009 il pentito racconta al pubblico
ministero della Direzione distrettuale antimafia Testa,
che lo sta ascoltando proprio per ricostruire il ruolo di Pasquale Barbaro all'interno dell'organizzazione criminale dedita allo spaccio di sostanze
stupefacenti smantellata dal
blitz dei poliziotti della Squadra
mobile di Reggio Calabria e di
Catania, questo episodio. «Io ho
conosciuto Barbaro in questo
frangente - racconta Giuseppe
Raciti al sostituto procuratore
catanese - è successo che David
Manz, quando lui è scappato mi
ha dato il passaporto suo e mi ha
detto di strapparlo. David Manz
è scappato di sera. Mi ha dato il
suo passaporto e mi ha detto
strappalo questo passaporto e io
l'ho preso e l'ho strappato e lui è
scappato e si è rifugiato da Domenico Perri».
Domenico Perri, che non è indagato nell'ambito dell'inchie-
|
«Non ho mai favorito la ’ndrangheta»
L’ex sindaco Rocco Femia scrive dal carcere e respinge le accuse di mafiosità
di MAURIZIO ZAVAGLIA
MARINA DI GIOIOSA IONICA - “Non
sono un mafioso, non ho mai fatto parte di consorterie mafiose, non ho mai
favorito la 'ndrangheta, ho sempre rispettato le regole della legalità”. Ad
esprimersi così è Rocco Femia, ex sindaco di Marina di Gioiosa, dai primi di
maggio detenuto in seguito all'operazione “Circolo formato”. Dalla casa
circondariale “Pagliarelli” di Palermo, l'ex amministratore invia una lettera destinata ai concittadini per raccontare “la sua verità”.
Parla di una “vita da sempre improntata nel rispetto delle regole, del
vivere civile, nei valori della famiglia,
del lavoro e dell'onestà”. Ricorda l'accusa che gli viene mossa, che è “di far
Antonio Commisso
parte di un'associazione a delinquere.
Praticamente mi accusano di essere
un mafioso e di aver favorito nei miei
tre anni di sindaco il presunto clan dei
Mazzaferro nella gestione degli appalti pubblici”. Riferisce di “aver chiesto e di continuare a chiedere dove, come, quando abbia favorito la presunta
cosca, ma non c'è peggior sordo di chi
non vuol sentire”. Si definisce “umiliato come uomo, come ex rappresentante delle istituzioni e come educatore”. La speranza di Femia è “che la giustizia si ravveda”. Ci tiene a ringraziare “pubblicamente Ilario Ammendolia
per le giuste considerazioni espresse,
mettendo in evidenza che non serve tenere in carcere possibili innocenti per
tanto tempo per poi arrivare al processo e venire assolti”. Il passaggio ga-
rantista del sindaco di Caulonia e presidente del comitato dei cittadini della
Locride che più ha fatto piacere a Femia è quello in cui affermava, riferendosi ai primi cittadini arrestati, “processateli subito, oppure di mettano in
condizione gli imputati di potersi difendere da uomini liberi”.
Un pensiero Rocco Femia lo vuole
pure dedicare al “caro amico, nonché
vice sindaco della mia amministrazione, Geppo Femia, il quale mi chiede cosa ci faccio in carcere”. Segue un amaro sfogo: “non riesco a capire chi ha interesse a lasciarmi in carcere”. Con la
missiva l'ex sindaco vuole anche portare, in occasione delle festività, “gli
auguri sinceri a tutti i miei concittadini, ringraziandoli per le testimonianze di affetto e solidarietà che ricevo”.
sta sul traffico di droga fra la Sicilia e la Calabria, è lo zio di Pasquale Barbaro. Per il pentito catanese, quindi, Pasquale Barbaro e lo zio avrebbero dato ospitalità al fuggiasco siciliano, dandogli rifugio all'interno di una
villetta di Platì. Alla domanda
del pubblico ministero sul luogo
in cui David Manz avesse trovato
rifugio, Giuseppe Raciti risponde: «A Platì in una villetta, ehm
… aveva il mio numero di telefono che sarebbe servito a rintracciare qualora - fosse uscito Napoli e cose varie , ehm lui per fare
i soldi, siccome
uscì in condizioni
economiche un
po' precarie, gli
avevano messo a
disposizione un
chilo di cocaina, la
famiglia
Perri,
che lui aveva girato a un ragazzo di
Acireale che era,
praticamente, il
cugino di Enrico
Tornabgene, che ora non mi ricordo il nome, perché sono nomi
di passaggio, eh con pagamento
a una settimana».
Lo stesso collaboratore di giustizia, infine, ha raccontato di
un suo viaggio in Calabria per
incontrare David Manz. «Sono
andato a Platì e ho incontrato
questo Domenico Perri e onestamente mi ha fatto un po' di impressione quando l'ho visto, perché stava scannando non so che
cosa, un cinghiale, cioè è uscito
tutto pieno di sangue, d'orrore,
comunque mi sono presentato e
gli ho detto senti sto cercando
David, lui sapeva che comunque
dovevo arrivare, ha chiamato
suo nipote, Pasquale Barbaro,
gli ha detto accompagnalo da
David e vedi che cosa ha bisogno
questo ragazzo».
Il pentito catanese
Giuseppe Raciti
tira in ballo
Pasquale Barbaro
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PALMI - Quattro nuovi verbali
d'interrogatori di Giuseppina Pesce e undici nuove ipotesi di reato
nei confronti dei membri della cosca Pesce di Rosarno. Sono queste
le novità più rilevanti annunciate
ieri mattina durante l'udienza del
processo All Inside dal Pm della
Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti. Le nuove dichiarazioni
della collaboratrice di giustizia, insieme a quanto riferito nelle scorse
udienze da sua cugina, la testimone di giustizia Rosa Ferraro, hanno permesso agli inquirenti di formulare nuove ipotesi di accusa nei
confronti di alcuni imputati e di altri soggetti ritenuti vicini alla cosca.
Su tutti spicca il tentativo di sequestro a cui sarebbe scampata nel
febbraio del 2005, Ilaria Latorre,
moglie di Francesco Pesce ('84). La
donna era ormai di fatto separata
dal marito, figlio del boss Salvatore
Pesce, ed era andata a vivere a casa
dei genitori. Il compito di riprenderla l'avrebbe assunto un vero e
proprio “commando” formato dallo stesso Pesce, da Andrea Fortugno, Rocco e Gaetano Palaia (i primi tre imputati nel processo in corso a Palmi, l'ultimo tratto in arresto pochi giorni fa), che, con il volto
incappucciato e armati di pistola e
fucile a pompa, si sarebbero recati
presso la casa dei Latorre per rapirla.
In casa si trovavano i genitori e la
sorella della Latorre, minacciati di
non intralciare le operazioni dei
presunti rapitori, ma non la moglie di Pesce, che per puro caso era
altrove al momento dell'irruzione.
Tra le nuove accuse anche quelle
che vedrebbero in Salvatore Pesce,
Giuseppe Ferraro (in qualità di
mandanti), Francesco Pesce e Rocco Carbone, gli autori in concorso
della rapina alla gioielleria “Gelanzé” avvenuta a Rosarno nel settembre del 2005. Apparterrebbero a
quel “colpo” i gioielli sequestrati
nei giorni scorsi dalle forze dell'ordine durante una perquisizione effettuata sulla scorta delle indicazioni fornite da Giuseppina Pesce.
Tra gli altri reati ipotizzati, la detenzione e il traffico di stupefacenti
e la falsificazione di documenti
anagrafici riportanti l'intestazione del Comune di Rosarno , procurati da Domenico Varrà, dipendente comunale ed ex presidente della
Rosarnese Calcio, che avrebbero
certificato legami di parentela
creati ad hoc per permettere i colloqui in carcere tra detenuti e presunti affiliati. Nel corso dell'udienza di ieri è stato sentito anche Francesco Romano, direttore della filiale della Banca Carime di Rosarno
tra il 2004 e il 2007, che ha testimoniato sull'apertura di alcuni conti
correnti intestati a terzi ma riconducibili a Salvatore Pesce, che in
quanto protestato non aveva la facoltà di accenderne. Conti che servivano da appoggio per l'attività
commerciale che Pesce gestiva di
fatto con la sua famiglia (pur non
essendone l'intestatario) ma che
venivano chiusi nel giro di poco
tempo a causa della mancata copertura degli assegni che venivano
emessi. Ad aprite questi conti Erminda Paterno, la stessa Rosa Ferraro, Ilaria LaTorre e Teresa Mazzuoccolo, ma ciascuno di essi poteva essere ricondotto a Salvatore Pesce o membri della sua famiglia.
Emblematiche sul clima e sul potere dei Pesce a Rosarno alcune dichiarazioni del direttore di banca.
Romano, in occasione dell'apertura di un nuovo conto corrente ha
raccontato di aver avuto un breve
incontro con l'esponente della 'ndrina: «non avevo nessuna intenzione di negare un aiuto ai Pesce
perché sapevo della loro influenza sono state le parole del direttore di
banca - quando ci siamo incontrati
non sapevo chi fosse ma quando ho
chiesto ai miei collaboratori tutti
mi hanno detto che era Salvatore
Pesce. Mi sono detto “evitiamo” e
diamo l'ok all'apertura del conto
corrente».
La collaboratrice Giuseppina Pesce sta raccontando i segreti
della cosca al pm Cerreti e al procuratore Pignatone
24 ore
Sabato 24 dicembre 2011
Interrogato il consigliere comunale reggino arrestato per concorso esterno
Nel Vibonese
Plutino respinge le accuse
Manette
a due giovani
Pestarono
un rumeno
Negano ogni addebito anche altri tre indagati per mafia
di GIUSEPPE BALDESSARRO
di DOMENICO MOBILIO
REGGIO CALABRIA - «Certo
che conosco gli altri indagati. Li conosco tutti. Alcuni sono miei cugini di primo grado, gli altri sono cresciuti e
vivono nel mio quartiere. Conosco tutti, ma io non c’entro
niente ne’con la ‘ndrangheta
ne’ con eventuali minacce al
consigliere regionale Gianni
Nucera. Sul mio conto sta
mentendo». Chi si aspettava
che Giuseppe Plutino tenesse un atteggiamento dimesso si è sbagliato. Il consigliere comunale di Reggio Calabria, arrestato mercoledì
mattina per concorso esterno in associaciazione mafiosa, ieri ha respinto ogni accusa. Rispondendo al Gip Domenico Santoro e al pm Marco Colamonici, è passato
all’attacco. Non ha negato di
conoscere le altre sei persone
finite in carcere assieme a
lui, ma ha detto che i suoi
comportamenti sono sempre
stati assolutamente legittimi. Insomma non ha nulla da
rimproverarsi. D’altra parte
i fratelli Filippo e Domenico
Condemi sono suoi cugini di
primo grado, mentre tutte le
altre sono persone nate e cresciute come lui nel quartiere
di San Giorgio Extra. E’ vero
anche che in molti lo hanno
sostenuto durante la campagna elettorale, ma senza avere nulla in cambio e, comunque, in maniera disinteressata. In questo senso Pino
Plutino ha spiegato che è vero pure che assieme a Domenico Condemi aveva sollecitato, anche insistendo, Nucera ad assumere nella sua
struttura una ragazza (cugina di Condemi). Ma che lo
aveva fatto soltanto perchè lo
stesso segretario questore
del Consiglio regionale lo
aveva promesso in campagna elettorale. Aveva insomma assunto un impegno preciso. Tuttavia, secondo
quanto affermato da Plutino, mai aveva assistito a minacce o cose del genere.
Il consigliere comunale ha
insomma affermato che
quanto detto da Nucera ai
magistrati è evidentemente
«falso». Dichiarazioni che i
magistrati dovranno verificare e valutare con calma e
che comunque rappresentano una spiegazione di parte
di cui tenere conto. Alla stregua di quelle di Plutino anche le paroledei fratelli Filippo e Domenico Condemi, che
hanno negato l’appartenenza alla ‘ndrangheta e affermato la loro estraneità sia alle minacce a Nucera che
all’episodio dell’intimidazione contro l’esponente del Pdl.
Insomma, non sarebbero stati loro a mettere sull’auto di
Nucera la tanica di benzina,
tantomeno per indurlo ad assumere chicchessia.
Tra le altre persone che
hanno deciso di rispondere
al Gip anche Leo Caridi. L’uomo ha negato di essere il reggente della cosca. Contro di
lui, dice, c’è solo una montagna di accuse inconsistenti.
A Palmi, invece, sono stati
sentiti Vincenzo Lombardo e
Rosario Calderazzo, che di
fronte alle domande del Gip
si sono avvalsi della facoltà di
non rispondere. A questo
punto il quadro degli interrogatori dovrebbe essersi
chiuso con la posizione di
Vincenzo Rotta. Starà ora ai
magistrati fare le proprie
considerazioni. Per Caridi,
l’unico in stato di fermo, il
Gip dovrà eventualmente
convalidare l’arresto. Per gli
altri bisognerà attendere le
richieste di scarcerazione
che arriveranno nelle prossime settimane al Tdl.
VIBO VALENTIA - In agosto
scorso avevano ridotto in fin
di vita un rumeno che a stento
riuscì a sopravvivere: a distanza di oltre quattro mesi
sono stati assicurati alla giustizia. Sono due giovani abbastanza noti alle forze dell'ordine. Uno è Luigi Mancuso (19
anni), l'altro è Danilo Pannace
(18) entrambi residenti a San
Gregorio D'Ippona. Il primo è
figlio di Giuseppe Mancuso
(62 anni), esponente di spicco
della nota famiglia criminale
di Limbadi, attualmente detenuto e ritenuto uno dei vertici
del sodalizio criminoso. Sono
accusati, in concorso tra loro,
di tentato omicidio aggravato. In esecuzione ad ordinanza
di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del locale tribunale, i due all'alba di ieri sono stati arrestati dai militari
della Compagnia carabinieri,
che hanno
condotto le
indagini
sotto il coordinamento
della Procura della Repubblica. I
provvedimenti restrittivi sono
stati Luigi Mancuso
emessi
a
conclusione di una serrata attività investigativa svolta dai
carabinieri di San Gregorio,
cheha consentitodiverificare
come i due, la notte del 10 agosto scorso, in una via del piccolo centro, al culmine di una lite
per futili motivi con un cittadino rumeno, lo aggredirono
colpendolo più volte al volto ed
alla testa con un mattone e,
una volta a terra, infierirono
su di lui con calci e pugni sino
a ridurlo in fin di vita. Estremo gesto di una violenza che
vedeva il bracciante agricolo
vittima degli insulti, delle minacce e delle
persecuzioni dei due
già da mesi.
Soccorso
da alcuni
passanti il
ferito fu ricoverato
privo di coscienza e in
condizioni
disperate,
con vaste lacerazioni al- Danilo Pannace
la scatola
cranica, al volto ed al torace,
presso l'ospedale di Catanzaro, prima di riuscire a svegliarsi ed a raccontare l'incredibile vicenda che si era svolta
sotto gli occhi di decine di cittadini troppo terrorizzati per
intervenire.
Le indagini hanno anche
accertato come i due, al fine di
evitare che qualcuno potesse
raccontare l'accaduto, abbiano minacciato anche i testimoni dell'episodio, alcuni dei
quali, per paura di ritorsioni,
hanno deciso di fuggire all'estero. Si accertava pure che l'episodio era stato l'ultimo di
una serie di soprusi, minacce
e vere e proprie spedizioni punitive poste in atto dai due ai
danni della piccola comunità
rumena di San Gregorio. Per
mesi essa è stata ostaggio della violenza di Mancuso e Pannace che, facendosi forti della
loro vicinanza alla consorteria limbadese, da cui si ritenevano protetti, hanno seminato il terrore nel piccolo comune ponendo in uno stato di costante timore i cittadini stranieri ivi residenti. L'interrogatorio da parte del gip, Giancarlo Bianchi, è fissato per lunedì prossimo.
L’arresto di Giuseppe Plutino e Domenico Condemi
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14 Calabria
Provincia
Sabato 24 dicembre 2011
Rocca di Neto. Invito dai rappresentanti istituzionali a proseguire con la sua esperienza amministrativa
Dall’assise un “no” alla violenza
Seduta straordinaria del consiglio comunale dopo l’intimidazione al vicesindaco
visibilmente provato da questa triste vicenda. A questo
punto ogni esponente politico è intervenuto per esprimere il proprio messaggio di solidarietà. Molto significativo
il messaggio del sindaco di
Isola Capo Rizzuto Carolina
Girasole che ha rammentato
ai presenti che «quando una
persona decide di candidarsi
lo fa per amore della comunità, sacrificando le proprie
esigenze personali e che
nell’ultimo biennio la Calabria ha registrato il record
negativo per numero di atti
intimidatori, questo perché
nel sud i politici sono spesso
abbandonati al proprio destino invece di essere tutelati».
Molto interessantisono state
le proposte del sindaco di Cerenzia Dima, che ha invitato
tutti i sindaci a recarsi dal
Prefetto per consegnare la fascia in segno di protesta e
quella del sindaco di San
di SALVATORE FABIANO
ROCCA DI NETO - “No alla
violenza, il popolo di Rocca di
Neto ripudia ogni forma di
intimidazione”. Con questo
slogan tutto il mondo politico
calabrese si stringe intorno
al vicesindaco di Rocca di Neto Giovanni Corigliano, vittima nei giorni scorsi di un atto
intimidatorio. Alla riunione
del Consiglio comunale, convocato in sessione straordinaria, erano presenti infatti,
oltre all’amministrazione comunale al completo, i 27 sindaci dei comuni della provincia di Crotone, l’assessore regionale Franco Pugliano, i
consiglieri regionali Alfonso
Dattolo, Salvatore Pacenza,
Francesco Sulla, l’assessore
provinciale Antonio Leotta, i
consiglieri provinciali Ubaldo Schifino e Antonio Barberio, la vicecoordinatrice provinciale del Pdl Barbara Brunetti, monsignor Frandina, i
carabinieri della stazione di
Rocca di Neto e i volontari
della Misericordia. Prima
dell’apertura della seduta del
consiglio comunale, i politici
hanno sfilato in un “corteo di
solidarietà”per le vie centrali
del paese. Poi una volta raggiunta la sala consigliare, il
primo a prendere la parola è
stato il sindaco di Rocca di
Neto, Luigi Marangolo che
ha ricordato comeepisodi del
genere stiano diventando
sempre più frequenti. Ragion per cui ha esortato Corigliano a non mollare, perché
una sua resa equivarrebbe ad
una sconfitta della democrazia. «Sto vivendo un dramma
familiare. Mi auguro di essere l’ultima vittima di episodi
del genere. Spero solo che
questa vicenda non venga
strumentalizzata per infangare la cittadinanza del mio
paese. Ringrazio di cuore
tutti i presenti che hanno fatto dei sacrifici per essere qui
presenti oggi»: queste le parole del vicesindaco ancora
La seduta del consiglio comunale di Rocca di Neto
Mauro Marchesato, Rajani,
che ha esortato a fare dei tagli
per dare un segnale forte alla
gente come ad esempio ridurre il numero dei consiglieri regionali che attualmente è superiore a quello
della Lombardia (regione di
gran lunga più popolosa della Calabria). Il consigliere regionale Dattolo ha evidenziatola necessitàdipromuovere
ancora riunioni di questo tipo in modo da realizzare una
sinergia tra le istituzioni a
prescindere dal colore politico e dalle fazioni. Infine l’assessore regionale Pugliano
ha ricordato a tutti che, al fine di tutelare il futuro della
comunità, non bisogna alzare bandiera bianca di fronte a
questi atti criminali soprattutto in un periododi crisi socio-economica come questo
in cui un politico difficilmente può soddisfare le esigenze
di ogni singolo cittadino.
Cirò M. Mistero su come i ladri abbiano portato via il bottino
Furto di arredi senza alcun segno
di scasso a palazzo Godano
di PATRIZIA SICILIANI
CIRÒ MARINA- Furto senza scasso
a palazzo “Godano”, che affaccia
sullo spiazzo antistante la stazione
ferroviaria. Eppure, i ladri hanno
rubato una scrivania pesante, il tavolo e le sei sedie del soggiorno, due
poltrone di pelle con lo schienale alto, una macchina da cucire da collezione, una bilancia antica con i piatti in rame, casseruole e un’infinità
di soprammobili.
L’immobile, costruito nel Settecento, è disabitato nel periodo invernale, da quando è morto il suo
proprietario, il nobiluomo Antonio
Godano. Che ha lasciato il bene in
eredità alla sorella, Eugenia Godano Vitale, la quale risiede sempre
nella cittadina, ma altrove.
La donna ha raccontato: “Non
riesco a spiegarmi come abbiano
fatto i ladri ad entrare nel palazzo,
saranno saliti dal retro, io ho ritrovato tutto chiuso, di sicuro hanno
dovuto accendere le luci, scendere i
mobili e caricarli su qualche camion”.
Per trasportare la scrivania fuori
dallo studio, gli ignoti malviventi
hanno dapprima scardinato la porta, poi l’hanno rimessa a posto. Costoro hanno svuotato altresì “tutti
gli scaffali della cucina, pieni di roba”.
La danneggiata è dispiaciuta sia
perché “la banda, non è opera di uno
–due complici, si è impossessata
della macchina da cucire “Singer”,
che custodivo gelosamente in ricordo di mia madre” sia perché
“nessuno dei vicini ha sentito niente”.
Insomma, palazzo Godano ha
vissuto una notte movimentata, tra
il trasloco di mobili massicci e il viavai di sconosciuti e di mezzi di trasporto, senza che trapelasse
all’esterno il benché minimo rumore.
Palazzo Godano
Cirò M. Polemiche sulle scuole Cirò M. Iniziativa della Krimisa Cirò M. Promossa dalla giunta
Berardi: «Lentini Anche Maietta Cena di solidarietà
si deve dimettere» al torneo di Natale in sala consiliare
CIRÒ MARINA- All’indomani
della seduta consiliare, il consigliere provinciale di minoranza, Giuseppe Berardi (Demokratici), non fa sconti
all’assessore alla pubblica
istruzione, Giovanni Lentini,
relativamente alla proposta
del piano di razionalizzazione
della rete scolastica per l’anno
2012-2013. Che, inserita tra i
punti all’ordine del giorno, è
stata ritirata. Dunque, Berardi ha dichiarato: “Io, al posto
dell’assessore Lentini, mi sarei dimesso, perché non è riuscito ad elaborare una proposta condivisibile in materia di
dimensionamento, pertanto è
preferibile che se ne occupi direttamente la Regione”.
Per motivare la drasticità
della sua dichiarazione,
l’esponente dei Demokratici
ha argomentato:“L’assessore
sostiene di avere interloquito
con i sindaci, ma i sindaci erano lì, ad assistere alla riunione
del Consiglio, in assetto di
guerra contro di lui”. Poi, ha
svelato un retroscena: “Lentini ha supplicato il nostro capogruppo, Franco Spina, sindaco di Savelli, di non presentare l’emendamento, firmato
da noi Demokratici e da Fli, e
gli ha dato la sua parola che
avrebbe aggiustato la posizionedellescuole diSavelli”. Tut-
Giuseppe Berardi
tavia, Spina ha presentato
l’emendamento in quanto, secondo Berardi, “non crede
più, e ormai non è l’unico, alle
rassicurazioni di Lentini, che
ci ha rimandato alla vigilia di
Capodanno per la sua ennesima proposta di piano”. Ironicamente, il consigliere cirotano si è chiesto: “Chissà che cosa toglierà dal suo cilindro il
nostro assessore? Alla vigilia
di Natale ha fallito, gli andrà
meglio prima di Capodanno?”.
p. s
CIRÒ MARINA- Un’ovazione
ha accolto il difensore
dell’Hellas Verona,Domenico
Maietta, al suo ingresso nel
Palasport, dove si è svolto il
Torneo di Natale 2011, organizzato dalla scuola calcio
“Real Krimisa”. La gara, riservata ai piccoli calciatori, di
età compresa tra i cinque e gli
otto anni, è stata vinta proprio
dalla squadra “Real Krimisa”,
messa in campo dall’omonima società organizzatrice.
Che è gestita dal presidente,
Giovanni Miceli, e dal responsabile tecnico, Carmine Affatato. L’idolo locale e della tifoseria veronese, Maietta, ha
consegnato al presidente Miceli la maglia ufficiale
dell’Hellas, che, com’è noto,
milita nel campionato di serie
B. Fra gli applausi del pubblico, i mini-campioni delle scuole calcio, che hanno preso parte al Torneo natalizio, ovvero
la vincitrice Real Krimisa, la
Punta Alice, seconda classificata, la Nuova Torre Melissa,
terza, la Vallese di Torre Melissa, quarta, hanno fatto il loro ingressoin campo perla cerimonia di premiazione.
I tre ospiti d’onore, il sindaco di Melissa, Gino Murgi, il
consigliere del Comune di Cirò Marina, con delega allo
sport, Vincenzo Salerno, e il
Domenico Maietta
fuoriclasse, Domenico Maietta, hanno premiato con medaglie-ricordo tutti i piccoli calciatori e con coppe e trofei le rispettive scuole calcio. Rotte le
righe, è continuato il gran lavoro dei fotografi, perché
ogni bambino si è fatto scattare una foto con Maietta, appena rientrato da Verona, felice
come non mai per lo score
dell’Hellas, a soli tre punti dalla capolista, e di essere ritornato in famiglia e dagli amici
del luogo.
p. s.
CIRÒ MARINA- Metti una sera alla cena della solidarietà
con i cittadini e gli immigrati
nell’aula consiliare del municipio. E’ accaduto, giovedì,
con la regia della giunta comunale, che si è avvalsa della
collaborazione del parroco,
don Antonio Mazzone, delle
associazioni locali e del contributo dei commercianti. Il
Comune non ha speso un euro. In un clima natalizio, i numerosi invitati, famiglie con
bambini, anziani, giovani di
diversa nazionalità, hanno
preso posto a tavola, serviti
dal sindaco, da presidenti e socie delle associazioni, dalle
mogli degli amministratori,
dalle responsabili comunali
dei servizi sociali, Anna Maria
Cera, Mariella Ferrari, Maria
Giovanna De Grazia. “Una catena di montaggio”, l’ha definita l’assessore al ramo, LeonardoGentile. Allevolontarie
il merito di avere trasformato
la tetra aula in un’accogliente
sala ristorante, dove il colore
dominante era il rosso e dove i
presenti hanno ballato la tarantella, trascinati dal gruppo folk “Chiri da serenata” e
dal cantante Franco Adamo.
L’elenco dei benefattori comprende i ristoratori, Tonino
Anania, Cataldino Ippolito, i
Seminara, Enzo Gentile, Sil-
Leonardo Gentile
vano Morrone, che hanno offerto i pasti, Salvatore Murano, Nicodemo Mingrone, Gino Anania, tavoli e sedie, GaetanoTrifino ePasqualeIuzzolini i vini, Giuseppe Larocca e
Vincenzo Bastone cassette di
frutta, Vincenzo Fuscaldo –
Carolei- Giorgio Laganà i dolci, Antonio Iuzzolini, Raffaele
Scilanga, Agostino Russo,
Antonella Siena giocattoli,
scarpe, cappelli, Greco, Pucci,
Laganà il pane, tutti i supermercati panettoni, spumante, bibite.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
38 Crotone
Poste Italiane SpA - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1, comma 1, DR/CBPA-SUD/CS/56/2006 valida dal 06/04/2006
anno VI numero 354
sabato 24 dicembre 2011
€ 1,00
direttore piero sansonetti
TRAGICO SCHIANTO A PIZZO
Perdere la vita a 19 anni
una mattina d’inverno
quotidiano d’informazione regionale
PIZZO (VV) Rodolfo Condello di 19 anni, è morto in un
incidente stradale avvenuto ieri a Pizzo. Il ragazzo, che era
alla guida di un fuoristrada è finito contro un palo della luce.
La morte del ragazzo, che era
di Vibo Valentia, è stata istantanea. Sul luogo dell'incidente
sono intervenuti i sanitari del
118 che hanno constatato il decesso del giovane.
> pagina 3
Maxisequestro
di pesce scaduto
ROMA Oltre 50 tonnellate di pesce scaduto e 200mila giocattoli e luminarie pericolosi sono stati sequestrati dai Nas, Nuclei antisofisticazioni dei carabinieri nell'operazione Jingle Bells che ha visto impegnati in tutta Italia 500 militari. In totale, sono state controllate oltre 1500
aziende alimentari.
> pagina 9
La caccia al romeno
organizzata dai Mancuso
> pagina 11
Scopelliti e Cgil
Eterni duellanti....
DI
BRUNO GEMELLI
Preso il figlio del boss che ridusse in fin di vita un immigrato
Ma la comunità dell’Est si ribella e rompe il muro d’omertà
Luigi Mancuso, figlio del boss
Giuseppe, capo dell'omonima
cosca di Limbadi, aveva scatenato una caccia allo straniero attraverso una serie di atti
intimidatori ai danni della comunità romena di San Gregorio D'Ippona per costringerli
ad andare via. Un’escalation
di violenza culminata nell'aggressione contro un giovane
romeno picchiato fino a essere ridotto in fin di vita. A
squarciare il muro di omertà
sono stati proprio i componenti della comunità romena.
Il durissimo scontro in atto tra il governatore Scopelliti e la Cgil, e viceversa,
esula da una normale contrapposizione,
anche aspra, tra due pezzi della società
calabrese. La pugna sembra sottendere
qualcosa di più profondo e inconciliabile. Lo vogliamo chiamare “odio” con le
virgolette?
> pagina 10
Morire di parto
Record in Calabria
COSENZA Un quinto delle segnalazioni
di presunti casi di malasanità all'esame
della Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari, riguardano episodi legati a gravidanza o al parto e, precisamente, 104 su
500. La metà delle segnalazioni pervenute, riguarda le regioni Calabria e Sicilia rispettivamente con 32 e 20 segnalazioni.
La lezione di civiltà
del popolo romeno
PIER PAOLO CAMBARERI
> pagine 6 e 7
AUGURI DI BUON NATALE
Domani
e dopodomani
Calabria Ora
non sarà
in edicola
L’appuntamento
con i lettori
è per martedì 27
REGGIO CALABRIA
L’ex consigliere Inzitari
è ritornato in carcere
> pagina 14
LUNA ROSSA
di Pasquino
Sgrammaticato o mago?
Ieri, intervistato da CO, il sindaco Demetrio
Arena, tra le altre cose, ha detto che il problema
a Reggio è che “il territorio è stato dominato
(corsivo mio) dalla mafia”. Qui le cose sono due:
o il sindaco Demetrio Arena usa impropriamente
il passato prossimo o, essendo dotato di
bacchetta magica, ci fa intendere che nel presente
di Reggio la mafia non c’è più.
Sgrammaticato o mago?
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caccia al romeno
CACCIA ALLO STRANIERO
Il 10 agosto picchiarono un
romeno: una mattonata in faccia
e una volta a terra venne preso a
calci e pugni.Venne ricoerato in
prognosi riservata, ma dopo
qualche giorno si svegliò e
raccontò il pestaggio. Ora sono
accusati di tentato
omicidioaggravato Danilo
Pannace e Luigi Mancuso (nelle
foto accanto). I due per evitare
che qualcuno potesse evitare
l’accaduto avrebbero minacciato
anche i testimoni della vicenda:
alcuni di loro per paura
di ritorsioni, sarebbero
fuggiti all’estero
Picchiato per odio razziale, 2 arresti
Il romeno decise di raccontare il pestaggio: in manette il figlio del boss Mancuso
SAN GREGORIO (VV) cuni giorni, in prognosi riserMattonate in faccia, in testa. E vata, privo di coscienza e in
una volta giù, calci e pugni a condizioni disperate, con vanon finire. Fino allo svenimen- ste lacerazioni alla scatola crato. Fino quasi alla morte. Un nica, al volto ed al torace.
Dopo qualche giorno si ricittadino romeno residente a
San Gregorio d’Ippona, centro svegliò per raccontare, tra i dolori per le fealle porte di
Vibo ValenLuigi Mancuso e rite subite,
l’incredibile
tia, questo ha
Danilo Pannace vicenda
che si
dovuto subire
era svolta sotil 10 agosto
picchiarono il
gli occhi di
scorso. Per
romeno la notte to
decine di citcosa ancora
del
10
agosto
tadini troppo
non è chiaro.
terrorizzati
Gli inquirenti hanno fatto sapere che il per intervenire e fermare il pefatto è accaduto al termine di staggio.
Ora a rispondere di tentato
una lite per futili motivi. Di
certo la vittima se la vide pa- omicidio aggravato sono Luigi
recchio brutta. In quella gior- Mancuso, 19 anni, e Danilo
nata d’estate, infatti, fu trasfe- Pannace, 18 anni, entrambi rerito all’ospedale di Catanzaro, sidenti a San Gregorio. I due
dove rimase ricoverato per al- giovani sono stati ammanet-
tati ieri mattina all’alba dai carabinieri della Compagnia di
Vibo Valentia, guidati dal capitano Stefano Di Paolo, sotto il
coordinamento della Procura
di Vibo Valentia, diretta dal
procuratore Mario Spagnuolo, dando esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare in
carcere vergate dal gip del Tribunale del capoluogo.
I provvedimenti restrittivi
sono stati emessi a conclusione di una serrata attività di indagine svolta dagli uomini della stazione di San Gregorio
D’Ippona, per la quale sarebbero stati proprio loro due, la
notte del 10 agosto scorso, in
una delle strade principali del
piccolo centro, ad aggredire il
romeno colpendolo più volte
al viso e alla testa con un mattone e, una volta che questi era
stramazzato a terra, infierendo
su di lui con calci e pugni sino
a ridurlo in fin di vita. Estremo
gesto di una violenza che vedeva il bracciante agricolo vittima degli insulti, delle minacce
e delle persecuzioni dei due già
da mesi.
Per gli inquirenti, inoltre, i
due, al fine di evitare che qualcuno potesse raccontare l’accaduto, avrebbero minacciato,
in diverse circostanze, anche i
testimoni della vicenda, alcuni
dei quali, per paura di ritorsioni, avrebbero deciso di fuggire
all’estero.
Gli investigatori hanno anche accertato come il tentato
omicidio sia stato solo l’ultimo
di una infinita serie di soprusi,
minacce e vere e proprie spedizioni punitive che sarebbero state poste in essere dai due
ai danni della piccola comuni- struire un quadro accusatorio
tà romena di San Gregorio ben definito.
che, per mesi, è stata ostaggio
Per l’arresto gli uomini deldella violenza del Mancuso e la Compagnia di Vibo Valendel Pannace, i quali, facendo- tia, sotto le direttive della Prosi forti della loro vicinanza al- cura, data la «caratura crimila consorteria criminale lim- nale» dei due, hanno messo in
badese da cui
campo un vasi ritenevano
sto spiegaVenne colpito
protetti,
di forcon un mattone mento
avrebbero
ze circondanimposto la lodo le abitaziopreso a calci
ro “supremani del Mancue pugni. Ma
so e del Panzia” territonessuno
parlò
riale seminace
e
nando il terblindando la
rore nel piccolo comune e po- zona. Una volta sorpresi nel
nendo in uno stato di costan- sonno ed ammanettati, sono
te soggezione e timore i molti stati quindi trasferiti nel carcittadini stranieri residenti.
cere di Vibo Valentia a dispoFondamentali per le indagi- sizione dell’autorità giudiziani sono stati i riscontri incro- ria.
ciati effettuati dai carabinieri
GIUSEPPE MAZZEO
che hanno consentito di [email protected]
il profilo della cosca
VIBO VALENTIA E’ figlio di Peppe
Mancuso, alias “mbrogghja”, il 19enne Luigi arrestato ieri all’alba dai carabinieri di Vibo Valentia con l’accusa di tentato omicidio
aggravato ai danni di un romeno. È figlio,
Luigi, di colui che viene ritenuto il boss assoluto della consorteria mafiosa dei Mancuso di Limbadi. Peppe, 62 anni, sta scontando l’ergastolo (in regime di 41 bis) a seguito
di una sentenza del tribunale di Palmi che lo ha condannato per essere stato il
mandante degli omicidi, insieme ai Piromalli, dei boss
Versace di Polistena, negli
anni ’90.
In numerose inchieste,
“Tirreno”, “Dinasty” (nella
quale comunque è stato assolto in quanto detenuto
nel periodo dei fatti contestati), “Genesi” (dove è imputato per associazione
mafiosa), Giuseppe Mancuso emerge quale figura
apicale insieme allo zio Lui-
Una “famiglia” di ’ndrangheta
tra le più temute in Calabria
gi, sebbene di qualche anno più piccolo di
lui, entrambi considerati i capi storici della
“famiglia”, che avrebbero assunto il bastone
del comando dopo la morte del boss storico
Ciccio Mancuso. Dopo gli arresti dei due,
che fino agli anni ’90 avevano condotto unitariamente gli affari di famiglia, si è verificata,
quindi, «una scissione della gestione del sodalizio e
la formazione di due articolazioni - si legge nelle
carte dell’inchiesta “Dinasty” -, che traggono la propria forza operativa dal riconoscimento dei rispettivi promotori, ovvero Mancuso Luigi e Mancuso Giuseppe». A quest’ultima si
rifà il gruppo diretto da
Diego Mancuso, in contrapposizione all’altra articolazione che fa capo a
Cosmo Michele. Diego e Domenico, figlio di
Peppe, detto “Micu”, «rivendicano la competenza esclusiva della propria articolazione
a trattare determinati affari illeciti, evocando il nome del promotore». Curiosa e inquietante è la motivazione dalla quale trae
origine il soprannome di Peppe Mancuso.
L’appellativo “mbrogghjia”, imbroglia, sarebbe da ricondurre - per come spiegato da
alcuni collaboratori di giustizia - alla sua
particolare “capacità” di «eliminare i nemici non in modo diretto, ma mediante doppi
giochi o, in gergo mafioso, “armando tragiri, tragedie”».
Un uomo di “rispetto”, insomma. Di primissimo piano nel panorama criminale calabrese. Il figlio Luigi, appena 19enne e già
noto alle forze dell’ordine, è accusato di tentato omicidio aggravato. Uno dei tanti reati
che, nel corso degli anni, a partire dai ’60
(quando fu accusato di pascolo abusivo), è
stato contestato anche al padre.
giu. maz.
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Plutino si discolpa davanti al gip
Condemi: «Era stato Nucera a promettere il posto di lavoro e non io»
REGGIO CALABRIA
Si sono difesi tutti gli indagati di punta dell’inchiesta che
mercoledì ha portato a sette
misure cautelari (sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e un decreto di fermo) nei
confronti del consigliere comunale Giuseppe Plutino e di
altri soggetti ritenuti vicini alla cosca Caridi-Borghetto di
Reggio Calabria.
Davanti al gip Domenico
Santoro, che nell’ordinanza di
custodia cautelare ha sottolineato l’impegno della cosca
nella raccolta di voti alle amministrative, si è difeso l’esponente del Pdl a palazzo San
Giorgio che già l’altro ieri era
stato sospeso dal prefetto Luigi Varratta nella sua funzione
di consigliere comunale. Assistito dall’avvocato Michele Albanese, Pino Plutino ha ribadito al giudice di non aver tenuto comportamenti fuori
dalla legge. La vicinanza con i
fratelli Domenico e Filippo
Condemi, che gli hanno fatto
campagna elettorale curando
la raccolta dei voti per suo
conto, è dovuta alla parentela
tra le due famiglie e al fatto
che abitano praticamente da
sempre nello stesso rione. La
cosca Caridi-Borghetto, di cui
secondo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria fa parte anche Condemi, opera nel territorio di Ciccarello, rione Modena e San
Giorgio Extra. Il controllo dei
voti, secondo quanto ricostruito nelle due informative
Domenico Condemi, uno
degli arrestati nell’operazione
inviate dalla squadra mobile
reggina in procura, avveniva
in modo estremamente pressante fino alla richiesta ai soggetti contattati da Domenico
Condemi in particolare di se-
gnare le sezioni per poter verificare la loro fedeltà all’esito
elettorale. Quest’ultimo, insieme al fratello Filippo, è stato
sentito pure ieri nell’interrogatorio che si è svolto in carce-
re a Reggio Calabria. Assistito
dagli avvocati Basilio Pitasi e
Marcello Foti, Domenico
Condello ha risposto al gip
Santoro di avere appoggiato
Plutino alle elezioni in virtù
del legame di parentela. Plutino e Condemi sono infatti cugini di primo grado e anche il
padre di Domenico Condemi
ha sempre dato una mano al
nipote. L’arrestato ha poi ribaltato il punto di vista sulla
vicenda del contratto non rinnovato a Maria Cuzzola, loro
parente e cugina di Cosimo ed
Eugenio Borghetto (finito in
carcere nell’ottobre dello scorso nella prima fase dell’operazione “Alta tensione”), da parte del consigliere regionale
Gianni Nucera.
Secondo quanto riferito al
magistrato, sarebbe stato il
politico dei Popolari e Liberali a promettere un posto di la-
riceviamo
voro alla donna, e non al contrario un’imposizione di Condemi. Quest’ultimo è ritenuto
pure il responsabile dell’atto
intimidatorio nei confronti
dello stesso Nucera, che nel
marzo scorso aveva trovato
una tanica di benzina sulla
sua auto parcheggiata in via
Pio XI a Reggio Calabria. Davanti al gip ha escluso di essere l’autore del gesto, che per
l’accusa sarebbe stato commesso per spingere Gianni
Nucera ad assumere la donna
(dopo la scadenza di un primo contratto a progetto) nella sua struttura speciale. Si è
svolta sempre ieri l’udienza di
convalida per Leo Caridi, colpito da un decreto di fermo e
ritenuto il reggente della cosca dopo l’arresto dei fratelli
in “Alta tensione 1” lo scorso
anno.
Assistito
dall’avvocato
Francesco Calabrese, che ha
chiesto la non convalida del
provvedimento, ha respinto
ogni accusa. Sono comparsi
davanti al giudice anche Vincenzo Rotta, il vigile del fuoco
in servizio a Parma Vincenzo
Lombardo e Rosario Calderazzo. Gli ultimi due, assistiti
rispettivamente dagli avvocati Marco Tullio Martino ed
Emanuele Genovese, sono
stati sentiti per rogatoria a
Palmi e si sono avvalsi della
facoltà di non rispondere.
ANNALIA INCORONATO
[email protected]
& pubblichiamo
Sono Rocco Femia, ex sindaco del Comune di Marina di Gioiosa. Sento l’esigenza nonché il dovere morale di portare in occasione delle festività natalizie, gli
auguri sinceri di un sereno e felice Natale e di un buon
2012 a tutti i miei concittadini, ringraziandoli dal profondo del cuore per le continue testimonianze di affetto e solidarietà che continuamente ricevo, convinti
che lo sono io che alla fine di questa drammatica vicenda la verità verrà a galla. Vengo accusato di far
parte di un’associazione a delinquere, praticamente
mi accusano di essere un “mafioso” e di avere favorito nei miei tre anni di sindaco il presunto clan dei
Mazzaferro nella gestione degli appalti pubblici. La
mia verità: non sono un mafioso, non ho mai fatto
parte di consorterie mafiose, non ho mai favorito la
'ndrangheta, ho sempre rispettato le regole della legalità. La mia vita è stata da sempre improntata nel
rispetto delle regole, del vivere civile nei valori della
famiglia, del lavoro e dell’onestà. Ho chiesto e continuo a chiedere dove, quando, come abbia favorito la
presunta cosca dei Mazzaferro. Ma non c’è peggior
sordo di chi non vuol sentire. È umiliante e mortificante soprattutto per la società civile tenere in carcere
un innocente, privandolo della preziosa libertà e dall’affetto dei propri cari trattandolo, come un comune
delinquente, quando invece, sia in qualità di educatore, che come sindaco ho sempre contribuito positivamente alla valorizzazione dei principi della legalità e
del rispetto delle regole. Spero, mi auguro, che al più
presto la giustizia si ravveda e possa restituirmi la libertà. Ringrazio la mia famiglia per tutto l’affetto che
mi sta dando in questo particolare momento della
mia vita e ringrazio ancora tutti voi cittadini per la
straordinaria solidarietà dimostratami. Di una cosa
sono estremamente convinto e orgoglioso che i nostri
progetti per lo sviluppo della nostra “città del sorriso”,
la “Rimini del sud” come mi è sempre piaciuto chiamarla, stanno andando avanti per la goia e le felicità di tutti i cittadini.
Rocco Femia
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incidente
VIBO VALENTIA Rody potevi non conoscerlo, ma di sicuro lo
avresti notato anche in mezzo a
tanta gente. Diciannove anni,
quella cresta modellata come una
scultura sulla tua testa, curata
puntualmente, a volte colorata eccentricamente, lo rendeva un soggetto ammirato e invidiato da tutti. Non passava inosservato Rody,
perché quei grandi occhi azzurri
distraevano tutte le ragazzine che
facevano avanti e indietro sul corso Colombo di Vibo Marina per
guardarlo e riguardarlo.
Oggi Rody non c’è più. La strada se l’è portato via nell’ormai
troppo conosciuto gioco della vita
spezzata prematuramente da un
incidente. Perché a diciannove anni è sempre troppo presto. E così,
quando si viene a conoscenza della tragica notizia, si riconosce che
questa ennesima morte insegna
che su questa terra il passaggio a
miglior vita non lo sceglie nessuno, così come nessuno sceglie la
modalità.
Schianto mortale contro un palo
Rodolfo, 19 anni, perde il controllo dell’auto all’alba di ieri mentre rincasa
Rodolfo Condello era di Vibo te volte avrà fatto quella strada
Marina. L’altra notte viaggiava su Rody, quante volte avrà mangiato
una Dr, giunto alle porte di Pizzo alle 4 del mattino un cornetto e
ha perso il contro del mezzo, for- quante volte se ne sarà tornato a
se a causa della vicasa felice e alscosità della strada,
legro per la notCommozione
andando a sbattere
tata di divertitra gli amici e
contro un palo della
menti a spasso
luce. Quando alle
con gli amici.
i conoscenti
4.14 sono arrivati
Facebook insulle
pagine
l’ambulanza e i caratanto diventa il
di
Facebook
binieri della stazione
muro del piandi Pizzo, diretti dal
to, dove amici,
maresciallo Pietro Santangelo, conoscenti e sconosciuti lasciano
Rody era già morto. Quel palo do- il loro pensiero per tentare una vive la macchina guidata dal giova- cinanza simbolica, un contatto.
«La morte non è niente. Sono
ne è andata a sbattere nei pressi
del “bivio della Pietà” a Pizzo, era solamente passato dall’altra parte:
lì, fermo ed immobile. Di sicuro è come fossi nascosto nella stanza
accanto. Io sono sempre io e tu sei
non aspettava Rody.
Fuori era quasi l’alba, il mo- sempre tu. Quello che eravamo
mento ideale per concludere la se- prima l’uno per l’altro lo siamo
rata con un cornetto caldo. Quan- ancora. Chiamami con il nome
che mi hai sempre dato, che ti è
familiare; parlami nello stesso
modo affettuoso che hai sempre
usato. Non cambiare tono di voce,
non assumere un’aria solenne o
triste. Continua a ridere di quello
che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme. Prega,
sorridi, pensami! Il mio nome sia
sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima
traccia d’ombra o di tristezza. La
nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la
stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri
e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono
lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati,
va tutto bene. Ritroverai il mio
cuore, ne ritroverai la tenerezza
purificata. Asciuga le tue lacrime
e non piangere se mi ami: il tuo
sorriso è la mia pace. Rodolfo
Condello». Qualcuno ha scritto
questo pensiero a suo nome su
una pagina creata in suo onore.
ANGELO DE LUCA
[email protected]
I conti in banca dei Pesce
raccontati dall’ex direttore
La cosca aveva una corsia preferenziale e senza intoppi
GIOIA TAURO (RC) male” minaccia: bastava il nome dei Pesce - considerati dalProtesti, fallimenti, scoperti lo stesso Romano «come una
sul conto: tutte pratiche che al- famiglia influente nelle dinazerebbero un muro invalicabi- miche del comprensorio» - per
le per i normali correntisti di aprire le porte al rilascio di
un istituto bancario, ma che di- nuovi blocchetti di assegni, che
ventano piccoli intoppi se il consentivano all’attività di Salconto corrente in questione è vatore Pesce di rimanere a galnella disponibilità di un boss di la nonostante tutto. Un vero e
primo piano del crimine orga- proprio schiaffo alla crisi sopnizzato. C’è Francesco Roma- portata dai “comuni mortali”
no sul banco dei testimoni per quello che viene fuori dal racl’udienza del processo All Insi- conto del direttore di banca,
de. Attualmente direttore del- che descrive al Presidente del
la filiale Carime di Tropea, Ro- collegio giudicante Concettina
mano ha diretto dal 2004 al Epifanio, le transazioni “alle2007 gli sporgre” che quattelli rosarnesi
tro correntisti
della Cassa di
non c’era bisogno riconducibili
Risparmio, ridirettamente
sultando tedelle minacce
alla famiglia
stimone priviSalvatore
«La loro influenza di
legiato delle
Pesce, effetsul territorio è
acrobazie fituarono allo
nanziarie di
sportello ronotoria. Nessuno
Salvatore Pesarnese tra il
aveva
intenzione
sce e della sua
2005 e il
famiglia;
di rifiutare una
2006. A coacrobazie che
minciare da
sua richiesta»
gettano
Erminia Paun’ombra interna - formaquietante sul
le titolare del
sistema della gestione del debi- market di via Zita - che aprì un
to in questo pezzo di Sud. Men- conto per la gestione dell’attivitre aziende con decennale pre- tà commerciale, di fatto gestisenza sul territorio continuano ta da Salvatore Pesce. «La sia chiudere inesorabilmente i gnora Paterna era nostra corbattenti a causa di piccoli sco- rentista - dice Romano solleciperti, o di assegni a vuoto infat- tato dalle domande dei sostiti, il piccolo market gestito dai tuti procuratori Alessandra
Pesce, non andava soggetto ad Cerreti e Giulia Pantano - e
alcun problema di carattere aveva la disponibilità di un
bancario: al massimo la chiu- blocchetto di assegni. Ma il
sura di un conto per via di as- conto fu chiuso presto a causa
segni rilasciati senza copertura delle irregolarità economiche,
finanziaria; conto che però ve- con assegni che venivano rilaniva poi riaperto a nome di al- sciati senza avere una copertutri compiacenti appartenenti ra finanziaria. Quel conto ebbe
alla famiglia. E tutto senza che vita breve: dopo avere formasi sia mai verificata una “for- lizzato il protesto degli assegni
infatti venne definitivamente
chiuso. Sapevo, perché i collaboratori me ne avevano parlato, che il conto era direttamente riconducibile a Salvatore Pesce. Dopo pochi giorni dalla
chiusura del conto, lo stesso
Pesce venne in banca accompagnato da un energumeno
suo parente. Mi chiese della
possibilità di aprire un altro
conto a nome di una terza persona per la gestione del suo
market. Conto che decidemmo
di approvare. Non avevo nessuna intenzione di rifiutare
una cosa del genere a Salvatore Pesce». Una dichiarazione
netta quella di Romano, che
racconta di non avere ricevuto
minacce ma che «conosceva
l’influenza dei Pesce sul territorio» e voleva evitare di subirle
le minacce. Si sentiva «intimorito» Romano, che la parola
mafia non la pronuncia mai riferendosi ai Pesce, e accolse la
richiesta di Salvatore “u babbu” acconsentendo all’apertura del conto a nome di Rosa
Ferraro. «Non vidi più Salvatore Pesce - dice ancora Romano
- dei rapporti con lui se ne occupò poi il mio collega “operativo” Ruggero, che aveva una
sorta di canale privilegiato con
i Pesce e fu trasferito dopo poco». Il conto aperto dalla testimone di giustizia Rosa Ferraro
venne a sua volta chiuso in breve tempo a causa di altri assegni a vuoto; ma dopo quello
della Ferraro, in un crescendo
di alchimie finanziarie venne
quello rilasciato a Teresa Moccolo - vedova evidentemente
privilegiata con la disponibilità
della pensione di reversibilità
del marito morto a cui la banca concesse oltre all’uso del
bancomat anche i carnet di as-
segni - e quello aperto da Ilaria
Latorre: la moglie di Francesco
Pesce - «figlia di un correntista
ottimo, che venne in banca accompagnata da Domenico
Varrà che chiese di aprire un
conto con la prospettiva di avviare un’attività commerciale»
- che nel processo All Inside ci
era già entrata a causa del tentativo di rapimento subito in
casa dei genitori, dopo che la
stessa ragazza si era permessa
di mollare il rampollo di Salvatore. Tutti conti correnti aperti da terzi in favore del boss che
con la compiacenza “intimorita” della Carime, attraverso gli
assegni e le attività commerciali a cui i conti si riferivano, riciclava, così sostiene la Procura antimafia di Reggio Calabria, gli enormi proventi del
narcotraffico e delle estorsioni.
Una udienza amara quella di
ieri, che ha fatto luce sulle facilitazioni bancarie a cui la cosca,
a differenza del resto dei clienti dell’istituto di credito, aveva
accesso e che dopo il caso De
Masi, getta un’altra ombra
oscura sull’intero sistema bancario calabrese.
VINCENZO IMPERITURA
[email protected]
la passerella dei correntisti
C’era sempre una persona
di fiducia che apriva un
nuovo conto ogni volta che
ne veniva chiuso un altro
Sopra, il
tribunale di
Palmi.
A sinistra
il pm
Alessandra
Cerreti
ANAS S.p.A.
DIREZIONE GENERALE
AVVISO DI GARA
CZ 09/11 - Codice CIG: 3720984D1F - “Lavori di completamento - S.S. 106
Jonica - Lavori di costruzione della variante all’abitato di Palizzi della S.S. 106
Jonica 2° Lotto dal Km 49+485 al Km 51+750 - Completamento dei lavori non
ultimati causa rescissione di contratto - Primo stralcio funzionale”. Tipo di
procedura: ristretta ai sensi dell’art. 55, comma 6, del D. Lgs. 163/06 e s.m.i. Criterio
di aggiudicazione: Prezzo più basso inferiore a quello posto a base di gara mediante
offerta a prezzi unitari ai sensi degli artt. 81 e 82, comma 3, del D. Lgs. 163/2006
e s.m.i. Luogo di esecuzione: Provincia di Reggio Calabria - Importo complessivo
dell’appalto € 90.307.812,51 - Categoria prevalente: OG 4 - Ulteriori categorie: OG 3,
OG 8, OG 11, OG 13, OS 11, OS 12, OS 21, OS 34 - Responsabile del Procedimento:
Dott. Ing. Sergio Serafino Lagrotteria. Il bando integrale è stato inviato alla GUUE
in data 21 dicembre 2011, viene pubblicato sulla GURI n. 151 del 23 dicembre
2011, sull’albo della sede legale - Direzione Generale ANAS S.p.A. - Roma e sui siti
internet agli indirizzi www.stradeanas.it e www.infrastrutturetrasporti.it. Termine
per la presentazione delle domande di partecipazione alla suddetta procedura
ristretta: ore 12:00 del giorno 3 febbraio 2012. Le domande dovranno pervenire
al Protocollo Generale della Direzione Generale dell’ANAS - Via Monzambano, 10
- 00185 - Roma.
IL DIRIGENTE RESPONSABILE GARE E CONTRATTI
Avv. Daniele Tornùsciolo
Roma, lì 24.12.2011
VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA
5FM'BYtTJUPJOUFSOFUXXXTUSBEFBOBTJU
SABATO 24 dicembre 2011 PAGINA 23
l’ora della Piana
Via Aspromonte 22, Gioia Tauro Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected]
PORTO
AUTORITA PORTUALE
OSPEDALI
0966 588637
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
CARABINIERI
0966 52972
0966 52111
PALMI
Ciccio “Testuni” è il nuovo
capo della cosca Pesce. Il giudice per le Udienze preliminari Roberto Carrelli Palombi di
questo non ha dubbi e lo mette nero su bianco sulle motivazioni della sentenza che, nel
processo con la formula del rito abbreviato, ha condannato a
venti anni di reclusione il figlio
del mammasantissima Antonino. Un capo che aveva la forza derivante dalla diretta investitura del padre e che aveva
portato la cosca egemone di
Rosarno verso nuovi orizzonti
criminali, in grado, sotto il suo
comando esercitato con il pugno di ferro anche nei confronti dei suoi parenti più prossimi,
di conquistare nuove fette del
mercato “criminale” nella Piana di Gioia Tauro. «È emersa
la capacità dimostrata da Pesce Francesco cl. 78 – scrive
Carrelli Palombi nelle oltre
500 pagine di motivazioni – di
interpretare in modo nuovo e
diverso il ruolo della cosca di
‘ndrangheta nel tessuto sociale, addivenendo a forme di inserimento, sempre attraverso
la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo,
nei settori economico imprenditoriali della società attraverso l’investimento degli ingenti
capitali illeciti accumulati nel
corso del tempo. Detta visione
entrava spesso in conflitto con
l’approccio tradizionale ancora molto diffuso all’interno
dell’organizzazione e volto alla
produzione di reddito attraverso la commissione di quei
delitti tipici delle organizzazioni criminali mafiose, quali le
estorsioni, le rapine ed il traffico di sostanze stupefacenti».
E a leggere le intercettazioni
dei colloqui in carcere tra Nino
e il proprio figlio, sembrano es-
FARMACIE
0966 52203
PALMI
0966 267611
CITTANOVA
0966 660488
OPPIDO
0966 86004
POLISTENA
0966 942111
TAURIANOVA
0966 618911
CINEMA
Gioia Tauro
Rosarno
Ioculano 0966 51909
Rechichi 0966 52891
Tripodi
0966 500461
Alessio 0966 773237
Borgese 0966 712574
Cianci
0966 774494
Paparatti 0966 773046
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
Taurianova
0966 479470
0966 22742
0966 22692
0966 22897
0966 22651
Ascioti 0966 643269
Covelli 0966 610700
D’Agostino 0966611944
Panato
0966 638486
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
Così Francesco “Testuni”
divenne il boss dei Pesce
Le motivazioni della sentenza All Inside inchiodano il reggente
NUOVE LEVE
Con il “grandi” tutti
detenuti a guidare la
cosca dei Pesce arriva
Ciccio, il figlio del boss
Antonino
IN BREVE
VIGILI DEL FUOCO
GIOIA TAURO
NUOVO CORSO
Ciccio Testuni vuole
portare il clan verso
nuovi mercati criminali e
con nuovi metodi
rispetto al passato
IL RISPETTO
Nonostante l’appoggio
del padre, il regente del
clan deve cmunque
portare rispetto verso i
suoi zii
LE INFILTRAZIONI
Secondo il Gup, Ciccio
Testuni era in grado di
coninvolgere negli affari
del clan anche pezzi
delle istituzioni
VECCHI E NUOVI BOSS Nino e Ciccio Testuni Pesce
serci pochi dubbi su chi comandi e in che modo tenga le
redini di una delle consorterie
di ‘ndrangheta più influenti
del panorama criminale calabrese.
Francesco: «No, vabbò, a
me mi ha in simpatia, ché…
quello là… quello… tuo fratello ancora sai a che è rimasto?»
Antonino: «Come le uova
sul fuoco, lo so».
Francesco: «Con la malandrineria, con la malandri-
neria…»
Antonino: «Eh. Sì, lo so,
io».
Francesco: «Ancora lui
non se l’è messo in testa».
Antonino: «E’ rimasto come le uova al fuoco. Se glie-
lo…»
Francesco: «Con Oppedisano, con questi così...»
Antonino: «Sì, (incomprensibile)… ma se tu parlavi
con lui, se tu avessi parlato,
gliele dicevi ‘ste cose tu, e lo ad-
destravi: “Che la devi smettere,
scemo”».
Francesco: «Lasciali stare
che girino per i fatti loro, ché io
i fatti miei me li faccio lo stesso».
Antonino: «Girano per i
fatti loro…»
Francesco: «(Incomprensibile) i fatti miei».
Antonino: «Come stai lontano? Non puoi stare lontano
dagli zii tuoi, ciccio».
Francesco: «Li vedi questi
qua? li vedi questi qua? A nessuno mai, estraneo, hanno
messo prima; a me mi mettono».
Un’intercettazione che chiarisce il nuovo corso che il rampollo del clan vuole dare alla
famiglia e che mette in chiaro
come pur approvando i nuovi
metodi voluti dal reggente della cosca, il vecchio boss ci tenga a che i rapporti di rispetto
delle gerarchie di ‘ndrangheta
e di rispetto verso i parenti
debbano comunque essere
sempre rispettati. Nonostante
i richiami del padre però Ciccio
Testuni può essere considerato come capo indiscusso del
clan visto che la sua condotta
«si è materializzata nell’assunzione di un ruolo di assoluto
protagonismo nella gestione
delle attività lecite ed illecite
della cosca e di grande autorevolezza criminale, nel momento in cui il padre e gli zii
erano detenuti e nella gestione
a titolo personale di interi settori delle attività illecite gestite dalla cosca nonché nel tentativo, in più occasioni andato
a buon fine, di introdursi per la
cura degli interessi della cosca
e dei suoi appartenenti, in ambienti istituzionali con il risultato di coinvolgere in attività
delittuose anche altre persone».
Vincenzo Imperitura
ROSARNO/2
ROSARNO
I beni confiscati alla mafia e
assegnati ai comuni rappresentano una risorsa importantissima in termini materiali e, soprattutto, simbolicamente comunicano una riaffermazione
della supremazia dello Stato sui
clan.
Ci sono, tuttavia, degli obblighi per le amministrazioni che
spesso si ritrovano a dover gestire i beni sottratti alle cosche senza avere risorse economiche o,
addirittura, a doversi accollare
mutui e sacrifici per rimetterli in
sesto.
A Rosarno esiste un progetto
esecutivo relativo a lavori di ristrutturazione e riuso di un bene
Bene confiscato, a breve i lavori
Sull’immobile di via Rossini partono le verifiche di stabilità
confiscato, sito in via Rossini,
L’amministrazione comunale
per la realizzazione di centri zo- ha dovuto quindi fare fronte ad
nali ed aree attrezzate per le mi- una spesa, certo non eccessiva, e
croimprese.
affidare – a seEbbene è stato
guito di una proL’edificio
riscontrato che
cedura di selezioospiterà
centro
sul progetto allene – l’incarico al
gato alla concesDipartimento di
a disposizione
sione edilizia esiMeccanica e Madelle micro
stono difformità
teriali dell’Uniimprese
strutturali, per
versità degli Studi Mediterranea
cui risulta necessario effettuare una verifica sta- di Reggio Calabria che ha pretica dell’immobile al fine del- sentato l’offerta più vantaggiosa.
Le indagini si protrarranno
l’emissione del collaudo statico.
per pochissimi giorni, e saranno
portate avanti le prove per il telaio di fondazione, per i pilastri
del piano terra e del primo piano, con varie tecniche strumentali.
Dopo questa fase sarà possibile intervenire con il progetto vero e proprio, per cui esiste una
traccia d’intervento dall’importo di 130.000 euro, che consentirà di avere un centro a disposizione di micro imprese.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
IN PRIMA LINEA
Il comune di Rosarno
26
SABATO 24 dicembre 2011
calabria
ora
P I A N A
Assunzione alla Iam
Scoppia il caso politico
Gioia, Guerrisi in aula: dentro il cognato di un assessore
GIOIA TAURO
Nuovo caso politico al comune di Gioia. Dopo la vicenda emersa in consiglio lo scorso 16 giugno, quando fu denunciata la nomina nel cda di
Piana Sicura di Eleonora Longo, nipote del consigliere di
maggioranza Giuseppe Dato,
un nuovo polverone è stato
sollevato durante la seduta di
ieri mattina, peraltro prettamente tecnica, finalizzata ad
approvare in tempo utile le variazioni al bilancio di previsione 2011.
Oggi come allora, ad aprire
il caso è stato il vicepresidente
del consiglio Angelo Guerrisi,
che per diverse volte si è tenuto sul vago e poi, dopo le accese proteste della maggioranza
e l’invito a fare «nomi e cognomi», un cognome l’ha fatto sul
serio. «E allora dico che alla
Iam è stato assunto il cognato
di un assessore, Caratozzolo».
Si tratta, in effetti, del fratello
della moglie di Gaetano Condello, assessore comunale alle
attività produttive.
Come nel caso precedente
della Longo (il divieto di nomina in Piana Sicura riguarda
i parenti fino al quarto grado
MOVIMENTATA La seduta di ieri
del sindaco, ma non dei consiglieri), si profilerebbe nella
peggiore delle ipotesi un problema etico, ma non un vero e
proprio illecito ai fini legali.
Tanto che a fine seduta è lo
stesso Condello a spiegare
candidamente: «La società
aveva bisogno di un biologo, e
potendo assumere su chiamata diretta ha scelto un soggetto che aveva tutti i requisiti di
idoneità».
Dunque tutto in regola, ma
ancora una volta pesanti dubbi sulla tenuta politica dell’amministrazione Bellofiore, ancora oggi ridotta al lumicino
(11 a 10, compreso il sindaco)
e quindi potenzialmente sotto
scacco dai singoli componenti
di maggioranza. L’esempio più
plateale, sempre nel periodo a
cavallo di giugno, da parte dell’ex candidato a sindaco Nicola Zagarella, allora in maggioranza, che non nascondendo
il suo desiderio di «maggiore
visibilità», cioè di un assessorato, portò ad un aspro confronto in consiglio, concluso
poi dal sindaco Bellofiore con
un categorico: «Sia chiaro una
volta per tutte che quest’amministrazione non è in vendita». Adesso, però, la nuova
“ombra”, anche se appunto il
nesso tra le dinamiche interne
alla maggioranza e la parentela dell’assunto con Condello
non è affatto dimostrato. Di
certo, il sindaco Bellofiore, in
questo caso, ha lasciato cadere l’accusa senza rispondere fino in fondo. Dopo un primo
invito a Guerrisi a fare nome e
cognome, quando questo è avvenuto, il primo cittadino non
ha più replicato.
Il compito di difendere la
maggioranza se lo è assunto
allora, e in maniera anche plateale, l’assessore alle Politiche
Sociali Salvatore Nardi. «Lascio l’aula e spiego anche perché- ha affermato- non possiamo accettare in alcun modo lezioni di moralità da parte di
Guerrisi, che ha fatto parte di
quelle amministrazioni dove
di assunzioni di parenti ce ne
sono state tante. Anzi- ha poi
aggiunto rivolgendosi direttamente all’oppositore- come dipendente del centro dell’impiego posso dire che all’inceneritore lavora tuo figlio». Manovra vincente, perché a questo punto Guerrisi improvvisamente si acquieta, e non se
ne parla più.
Come dire: chi è senza peccato scagli la prima pietra. E il
caso è chiuso.
FRANCESCO RUSSO
[email protected]
GIOIA/CONSIGLIO 2
Ok a variazioni di Bilancio
Santo Bagalà si dimette
Altra importante novità politica, durante il consiglio
tecnico di ieri. Il consigliere di Insieme per Gioia Santo
Bagalà, assente in aula, ha rassegnato le proprie dimissioni, con una comunicazione letta in aula dal vicepresidente dell’assemblea Guerrisi. «Le motivazioni sono
dettate- scrive Bagalà- dalla politica del movimento» e
«per dare possibilità ad altri candidati di fare esperienza in seno al consiglio comunale».
Quindi un’osservazione di carattere diverso, e cioè che
«l’impegno costante non è stato sufficiente per risolvere i numerosi problemi, ma era necessaria la condivisione di tutte le parti interessate, cosa che purtroppo non
c’è stata». Unico punto all’ordine del giorno, le variazioni di bilancio per entrate non previste nel documento di giugno, illustrate dall’assessore alle finanze Domenico Savastano.
«Due milioni 106mila euro circa- ha detto- di cui la
parte più cospicua è rappresentata da 1 milione 876mila euro attesi dalla Regione, a partire dai 500mila euro
per gli alluvionati e dal milione 265mila euro per le spese sociali che vedono Gioia capofila del distretto socio sanitario». Sempre sugli aiuti agli alluvionati, Guerrisi ha
posto il problema dei costi di gestione sopportati mensilmente sul conto corrente postale attivato per le famiglie colpite, e che ad oggi ha portato a raccogliere circa
16mila euro.
L’assessore Savastano ha spiegato che i fondi non sono stati trasferiti alla tesoreria perché si attendevano da
un momento all’altro i 500mila euro della Regione, non
ancora arrivati, insieme ai quali andrebbero distribuiti.
In questo senso, la proposta del capogruppo di Lista Bellofiore Gianni Laurendi è stata di rilanciare la sensibilizzazione per la raccolta fondi.
Infine, c’è stato il “pungolo” interno alla maggioranz
partito dal consigliere Longobucco, che ha criticato la
mancanza di manutenzione stradale e del verde. «Non
dimentichiamo com’era ridotta la città prima- ha risposto il sindaco Bellofiore- con grandi sforzi dovuti alle ristrettezze economiche del comune stiamo cercando di
migliorare i servizi, e piano piano ci stiamo riuscendo,
come nel caso della polizia munipale, che oggi funziona
perché il personale lavora».
f. r.
PALMI
ROSARNO
Mercatino festivo di LiberArea
per promuovere i prodotti locali
Ascone incontra i diversabili
e promette un centro per il 2013
cooperativa Valle del Marro, che hanno
esposto del materiale informativo sul loro
Il Natale è ormai arrivato, con la tradi- lavoro. "LibeArea Palmi" è una costola
zionale corsa ai regali che interessa un po' dell'associazione nazionale "Libera" di
tutti. Per trovare un'idea originale e non don Luigi Ciotti, che sostiene la diffusione
dispendiosa, visto il periodo di forte crisi, della legalità e la lotta ad ogni forma di
i ragazzi di "LiberArea Palmi" hanno pen- mafia. È formata da tanti giovani entusiasato di organizsti, che si impezare il "Natale
gnano a diffonartigianale",
dere il loro mesun'iniziativa nasaggio tra la genta per promuote, e con entusiavere l'artigianasmo ieri ci hanno
to locale della
raccontato la loPiana, che in
ro esperienza.
tempi di crisi va
«Il nostro vuosostenuto. Da
le essere un aiuto
ieri mattina, e
agli artigiani che
fino a mezzolavorano nella
giorno di oggi,
nostra zona e che
la centralissima
vivono con prepiazza Amenoccupazione
dola si è trasfor- IMPEGNATI I ragazzi dell’associazione
questo periodo di
mata in un merforte difficoltà catino, dove gli artigiani della Piana han- ha spiegato Silvia - ma vogliamo anche esno esposto i propri prodotti manifatturie- sere portatori di un grande messaggio di
ri, allo scopo di sensibilizzare la popolazio- lotta alle tante forme di mafia, presenti
ne, invitandola ad acquistare nei loro nel nostro territorio».
stand i pensierini di Natale per parenti e
l gruppo di ragazzi di LiberArea Palmi si
amici. L'evento è stato organizzato con la è costituito da due anni circa e dopo un
collaborazione del comune di Palmi e l'as- primo anno di intensa formazione attrasociazione Pro Loco.
verso campi di lavoro, intende farsi proUn'idea che ben si sposa con il periodo motore di iniziative concrete sul territodi forte crisi economica, che ha messo in rio, a sostegno dell'economia locale e delginocchio il commercio, soprattutto in una le tante realtà soffocate dalla criminalità
zona poco ricca come la Piana. Tra i tanti organizzata.
stand c'era anche quello dei ragazzi della
r. p.
da una semplice, ma significativa, cena sociale, per diventare promessa solenne d’impe«Non lasciare solo nessuno». E’ questo gno. «Ritengo che non sia possibile contil’obiettivo, e la linea progettuale, che ha espli- nuare ad illudere tanta gente – ha continuacitato Antonio Ascone, capogruppo Udc in to il capogruppo centrista – e soprattutto
consiglio comunale a Rosarno e delegato per non si possono ignorare situazioni di difficolle politiche sociali dal sindaco Elisabetta Tri- tà. Per questo motivo è intenzione nostra fapodi. Giovedì sera,
re tutto il possibiinfatti, il consigliere
le affinché il cenha organizzato una
tro possa essere
cena molto partecirealizzato – ed
pata con ragazzi diesiste già un imversamente abili e le
mobile indiviloro famiglie, un’ocduato in via Macasione per scamria Zita – a vanbiare gli auguri di
taggio di tutti e
Natale, ma sopratanche per dare
tutto per mettere un
un supporto alle
punto fisso ad una
associazioni».
situazione molto
Un’idea evidenDIALOGO
Un
momento
dell’incontro
complessa. «Esistotemente gradita
no nostri concittadialle famiglie dei
ni, molti ragazzi, che patiscono situazioni di ragazzi diversamente abili, che hanno espodifficoltà e disagio – ha spiegato Ascone – ed sto le loro problematiche, con la serietà ed il
una comunità, e specialmente chi l’ammini- grande senso di orgoglio che le contraddistra, ha il dovere di mettere in campo tutto stingue. Una iniziativa, quella di giovedì, che
le risorse per far fronte alle loro necessità. A ha segnato una nuova strada di collaboraquesto proposito l’amministrazione di Ro- zione e supporto, fortemente incentivata dalsarno ha in progetto, entro il 2013 di realiz- l’amministrazione.
zare un centro di aggregazione, che dia l’opSu questo argomento è arrivato anche il
portunità ai ragazzi diversamente abili, alle plauso di Giuseppe Idà, coordinatore cittadiloro famiglie e alle tante associazioni, che no dell’Udc, che si è complimentato con
con sensibilità e passione stanno loro accan- l’amministrazione e con il suo capogruppo in
to, di poter mettere in piedi attività sociali e consiglio «che sta portando avanti istanze
aggregative». La proposta di Ascone fa par- importanti nell’interesse dei cittadini e a tute del più ampio disegno di politiche sociali tela delle fasce più deboli della società».
pensato dal governo cittadino, che è partito
Domenico Mammola
PALMI
ROSARNO
27
SABATO 24 dicembre 2011
calabria
ora
P I A N A
Migranti, in pochi
potranno passare
il Natale al campo
Rosarno, oggi Laratta visita Testa dell’acqua
ROSARNO
E’ Natale, e la macchina della solidarietà, reale e ad orologeria, spinge al massimo. Alcuni dei migranti di Rosarno
trascorreranno il loro primo
Natale al campo attrezzato di
Testa dell’Acqua, altri fanno la
fila per potervi entrare, moltissimi continueranno a vivere
con difficoltà nelle campagne.
In questi giorni si è mossa la
carovana solidale delle associazioni e di altri organismi.
Agli ormai radicati soggetti associativi della città – che da
sempre hanno fatto della solidarietà autentica il carattere
distintivo della comunità rosarnese – se ne sono aggiunti
altri che hanno deciso di abbracciare la causa degli africani. Ieri pomeriggio è arrivata
Raccolti beni
di prima
necessità
ma il problema
è strutturale
INSUFFICIENTE I container allestiti per ospitare i migranti
al municipio una delegazione
dell’ordine provinciale – junior e senior – dei consulenti
del lavoro di Reggio Calabria,
che ha portato con sé coperte
e altri generi di prima necessità da offrire alla comunità migrante. Nei giorni scorsi le associazioni hanno raccolto il
possibile, in termini di generi
alimentari e vestiario, da destinare agli africani di Testa
dell’Acqua e non solo. L’amministrazione comunale, dal
canto suo, ha ringraziato tutti,
ma continua a premere alle
porte delle altre istituzioni affinché arrivino fondi e risposte strutturali per gestire ancor meglio questa fase complessa legata al flusso migratorio in entrata a Rosarno. Stamattina sarà il turno della politica nazionale, con la visita
Nonostante
la solidarietà
moltissimi
resteranno
nelle campagne
del deputato del Pd Franco Laratta, che si recherà con il sindaco, Elisabetta Tripodi, al
campo migranti. «Porteremo
qualcosa agli immigrati – ha
fatto sapere dal suo sito web il
politico cosentino - per un minimo di sollievo». Laratta è
stato firmatario, nei giorni
scorsi, di un’interrogazione al
premier Mario Monti, nella
quale si chiedeva cosa il governo avesse intenzione di fare
per Rosarno. «E’ evidente che
ci troviamo davanti all’esplodere di una vera e propria
emergenza umanitaria – ha
scritto dieci giorni fa il deputato - dalle conseguenze inimmaginabili, stante anche le difficili condizioni sociali ed economiche in cui si trova la cittadina di Rosarno. Le condizioni degli immigrati della zona
sono sempre più difficili, le
tensioni nella città sono molto
forti, si rischiano anche scontri
tra gruppi diversi per come è
accaduto negli anni scorsi». La
visita di Laratta a Rosarno servirà anche per capire, sul posto, qual è la situazione reale,
anche perché qualche dirigente del Pd di Rosarno – con il
quale il deputato non ha sentito l’esigenza di confrontarsi –
ha avuto un sussulto nel leggere una nota vergata da un
esponente di punta del Pd regionale che non ha preventivamente ascoltato le analisi dei
militanti di Rosarno.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
RIZZICONI
San Rocco di Spina e Agorà
impegnate per i più sfortunati
Rizziconi si veste di solidarietà per il Natale che ormai
è alle porte. Partiamo dall’associazione San Rocco di Spina. Il presidente Antonino Sgambetterra, con l’aiuto dei
soci che compongono l’associazione (nella foto), del coro parrocchiale e delle catechiste della parrocchia, sotto
la supervisione del parroco don Nino La Rocca, ha organizzato per il decimo anno consecutivo la raccolta alimentare per gli extracomunitari, molto numerosi, che
abitano nella frazione del comune di Rizziconi. Nella
giornata di ieri, e anche quest’oggi, verranno consegnati a tutti i migranti i beni di prima necessità raccolti. Un
segno questo di
amore per chi ha
bisogno e verso
chi è meno fortunato in questo
momento. Ieri,
nella chiesa di
Spina, il via vai
della popolazione di colore era
tanto. Molti arrivavano ancora
vestiti da lavoro. Il lavoro duro sui campi di raccolta degli agrumi. E l’emozione e la voglia di ringraziamento negli occhi dei ragazzi si leggeva chiaramente. Anche altre
associazioni sono state vicine non solo agli extracomunitari ma anche alle famiglie bisognose del territorio.
Giovedì, invitati dalla Caritas di Drosi e dal sub commissario al comune di Rizziconi, Rita Ferrara, i ragazzi
dell’associazione Agorà, presieduta da Giuseppe Scarfò,
si sono recati a Drosi per consegnare dolci, beni di prima necessità e giocattoli ai bambini seguiti dalla Caritas
per cercare di uscire da un ambito familiare non certo
fortunato. La stessa associazione di giovani rizziconesi,
nelle scorse settimane ha ospitato nella sua sede due ragazzi di colore che erano in cerca di una casa e di un lavoro. La solidarietà nel territorio rizziconese ed in quello della Piana, si sente e si vede con queste azioni che nobilitano l’operato di ogni associazione. È giusto ricordare che Rizziconi, non solo per quanto riguarda il periodo natalizio, è vicina a chi ha bisogno; durante tutto l’anno sono molti gli eventi che cercando di favorire
l’integrazione.
Giuseppe Mustica
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SABATO 24 dicembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
La magia nasce dai sogni:
l’incantesimo della scoperta,
dell’attesa dell’incerto, della
probabilità di qualcosa che lascia l’immaginario per divenire reale. La magia del conoscere l’indeterminato, l’inconoscibile, la scoperta: la meraviglia che per ogni bambino si
rinnova ogni notte di Natale,
durante la quale si concretizzano i loro sogni espressi dai
desideri nella scoperta del dono di quell’inconoscibile Babbo Natale, l’uomo con la slitta
che calandosi dal camino materializza le loro speranze. Sull’elemento magico-solidale si
è incentrata la settimana prenatalizia dell’Istituto Comprensivo De Amicis-Bolani
amministrato dal preside Giuseppe Romeo «Offrire agli
alunni un Natale magico: magico per il cuore, magico per le
menti è così che vogliamo festeggiare il Natale 2011. Un
percorso che prevede socializzazione, solidarietà e…divertimento». Il progetto educativo
intrapreso dal preside è constato «della preparazione della favolistica letterina per Babbo Natale in attività curricolare, della sua consegna proprio
a Babbo Natale nella sua casetta con due Elfi e due Nataline, uno spettacolo di magia
eseguito dal mago Masai e del
dono di un giocattolo ai bambini meno fortunati, devoluto
in beneficienza all’Istituto Villa Betania. Il tutto allietato da
misteriose musiche ed incan-
Villaggio Babbo Natale
Un progetto educativo
Romeo: «Offrire agli alunni un giorno magico»
Solidarietà
e divertimento
all’istituto
comprensivo
De Amicis-Bolani
tevoli melodie tipiche della festività». Veri protagonisti del
“villaggio di Babbo Natale” allestito nei cortili della scuola
primaria De Amicis, dalla società “Nifran” diretta da Nicolò Francesca, sono stati i bam-
bini di ogni ordine e grado,
con progetti a loro dedicati,
coinvolgimenti diretti ed animazioni con giochi volti alle
attività, non solo ludiche, ma
sociali. In tale contesto è stato
presentato anche il concerto
“Christmas song from the
world” eseguito dal coro di voci bianche “DoReMi”, composto da sessanta elementi
(alunni della scuola primaria
De Amicis e della scuola media Spanò Bolani) diretto dal-
la professoressa Enza Cuzzola,
che nelle tradizionali melodie
ha inserito la ritmicità del
sound moderno per attuare
“la magia del Natale che è nella sua musica”. Una mostra di
lavori artigianali, curata dalle
docenti Mariangela Iacopino
(Bolani), Stefania Chirico,
Viola Legato, Betty Morace,
Gabriella Magotti, Anna Marra, Cettina Romeo, Sandra
Romeo e Mariella Pitasi (De
Amicis), ha dato espressione,
connotando le rivelazioni artistiche dei piccoli discenti, rivelando così in ognuno di loro
l’elemento creativo per estrapolare la magicità presente nei
loro animi. Nell’Istituto Comprensivo De Amicis -Bolani, il
Natale, lontano dai toni più effimeri e più tipicamente gastronomici è apparso agli occhi degli scolari, un mondo
ovattato, magico, ricco di luci
evanescenti che hanno caratterizzato la loro allegra innocenza. Un Natale, alieno dalle
connotazioni problematiche
odierne, ma sfavillante della
loro gioiosa esuberanza. Un
Natale, di solidarietà per far
vedere anche agli occhi dei
bambini, che non hanno il “diritto” di un dono, una luce di
speranza. E come hanno intonato loro stessi “ A Natale puoi
fare quello che non puoi fare
mai: riprendere a giocare, riprendere a sognare, riprendere quel tempo che rincorrevi
tanto.
Stefania Chirico
scuola media
lo sport a misura di bambino
L’Asprea di Gallina
esalta i valori dello sport
La tombolata del Crucitti
Ben 600 ragazzi al Cedir
Fair play e coinvolgimento nella giornata dello sport
andata in scena sabato 17
dicembre presso la palestra
comunale di Gallina. Gli
alunni della scuola media
“V. Asprea” sono stati gli
straordinari protagonisti
della manifestazione. Capaci, simpatici, rispettosi delle regole e degli avversari
hanno gareggiato, impegnandosi nel vero spirito
della sportività, in percorsi, giochi-gara, partite di
pallacanestro. Il clima festoso, il corale e appassioeducativo, hanno premiato
Un evento
nato incitamento dagli
i ragazzi facendo vivere loche ha coinvolto ro momenti di vera felicità.
spalti per incoraggiare la
propria squadra, per vivere
ed entusiasmato Particolarmente emoziole emozioni delle partite,
nante il momento della
i giovani
per gioire della vittoria,
consegna del premio Fair
alunni
hanno fatto da cornice alplay all’alunna Irene Mul’evento. Le attività sono
scianese. Insomma, una
state organizzate dai professori Gianfranco giornata davvero speciale per i ragazzi delLatella, Daniela Ardino e Domenico Mala- la scuola “V. Asprea” di Gallina, con un’inira, con il pieno sostegno del Dirigente Sco- ziativa capace di coinvolgere ed entusialastico Galletta Anna e del consigliere co- smare nel segno dei sani principi dello
munale Demetrio Marino che, nelle vesti sport.
di grandi amici dello sport e del suo valore
Giovanni Polimeno
Si è svolta presso il Cedir la tombolata del
Natale 2011 organizzata dal Circolo Tennis
Crucitti, all’interno dell’iniziativa “lo sport a
misura di bambino” con la partecipazione di
circa 600 bambini delle scuole delle infanzia
della nostra città. La manifestazione si è articolata in diversi momenti , prima i bambini
si sono esibiti in dei mini-concerti di canti natalizi seguiti dagli animatori del circolo , e poi
si è proseguito con lo svolgimento della tombolata, durante la quale tutti hanno ricevuti
dei piccoli doni. E’ intervenuto all’ iniziativa
l’assessore all’ istruzione del comune di Reggio Calabria, Nociti. Il Circolo è dal mese di
l’evento
L’iniziativa
del Frangipane
Ritorna
il Chocolate day
Torna il “Chocolate Day”, presso la scuola primaria Frangipane. Una giornata dedicata alla ghiottoneria più apprezzata dal palato
di grandi e piccini: il cioccolato. Un evento
pensato per i bambini nella cornice di una
scuola già addobbata per il Natale; un’atmosfera di festa e calore che vuole essere anche
un omaggio alla qualità dei prodotti e delle
tradizioni natalizie del nostro paese. Un vero
e proprio laboratorio di Cioccolato durante
il quale si è potuto assistere in diretta al processo produttivo e alla trasformazione del
cioccolato da parte degli alunni guidati da
maestri pasticcieri.
I piccoli artigiani assaporando gli aromi
hanno dato libero sfogo alla loro creatività
sviluppando manualità, capacità artistiche e
decorative per creare soggetti natalizi, pandori e panettoni, trasformandoli in presepi
ricoperti di cioccolato.
settembre che ha riproposto
il progetto “ Lo sport a misura di bambino “ questa iniziativa di promozione dello
sport e della socializzazione ,
ed hanno aderito i bambini
di 25 scuole dell’infanzia reggine che proseguirà fino al
mese di giugno. Il Circolo
nel periodo natalizio continua con altre iniziative sociali il suo programma “ non
solo tennis “ un motto che lo
accompagna oltre un quarto
di secolo , infatti oltre alle 2
tombolate dedicate ai soci
bambini ed adulti, una particolare attenzione e’ rivolta ai ragazzi diversamente abili impegnati in realizzazioni di cesti natalizi , attraverso un percorso formativo dell’intero ciclo
produttivo dell’olio e del vino e del bergamotto . Infatti questi ragazzi sono stati coinvolti
dalla raccolta dei prodotti, nella conseguente lavorazione fino al’imbottigliamento del
prodotto finale . Tante attività grazie allo staff
ed alla preziosa collaborazione dei volontari
che ogni anno arricchiscono la vita associativa ed insieme auguriamo per tutti un S. Natale ricco di tanto Amore da donare sempre
al nostro prossimo.
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SABATO 24 dicembre 2011
calabria
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P I A N A
Migranti, in pochi
potranno passare
il Natale al campo
Rosarno, oggi Laratta visita Testa dell’acqua
ROSARNO
E’ Natale, e la macchina della solidarietà, reale e ad orologeria, spinge al massimo. Alcuni dei migranti di Rosarno
trascorreranno il loro primo
Natale al campo attrezzato di
Testa dell’Acqua, altri fanno la
fila per potervi entrare, moltissimi continueranno a vivere
con difficoltà nelle campagne.
In questi giorni si è mossa la
carovana solidale delle associazioni e di altri organismi.
Agli ormai radicati soggetti associativi della città – che da
sempre hanno fatto della solidarietà autentica il carattere
distintivo della comunità rosarnese – se ne sono aggiunti
altri che hanno deciso di abbracciare la causa degli africani. Ieri pomeriggio è arrivata
Raccolti beni
di prima
necessità
ma il problema
è strutturale
INSUFFICIENTE I container allestiti per ospitare i migranti
al municipio una delegazione
dell’ordine provinciale – junior e senior – dei consulenti
del lavoro di Reggio Calabria,
che ha portato con sé coperte
e altri generi di prima necessità da offrire alla comunità migrante. Nei giorni scorsi le associazioni hanno raccolto il
possibile, in termini di generi
alimentari e vestiario, da destinare agli africani di Testa
dell’Acqua e non solo. L’amministrazione comunale, dal
canto suo, ha ringraziato tutti,
ma continua a premere alle
porte delle altre istituzioni affinché arrivino fondi e risposte strutturali per gestire ancor meglio questa fase complessa legata al flusso migratorio in entrata a Rosarno. Stamattina sarà il turno della politica nazionale, con la visita
Nonostante
la solidarietà
moltissimi
resteranno
nelle campagne
del deputato del Pd Franco Laratta, che si recherà con il sindaco, Elisabetta Tripodi, al
campo migranti. «Porteremo
qualcosa agli immigrati – ha
fatto sapere dal suo sito web il
politico cosentino - per un minimo di sollievo». Laratta è
stato firmatario, nei giorni
scorsi, di un’interrogazione al
premier Mario Monti, nella
quale si chiedeva cosa il governo avesse intenzione di fare
per Rosarno. «E’ evidente che
ci troviamo davanti all’esplodere di una vera e propria
emergenza umanitaria – ha
scritto dieci giorni fa il deputato - dalle conseguenze inimmaginabili, stante anche le difficili condizioni sociali ed economiche in cui si trova la cittadina di Rosarno. Le condizioni degli immigrati della zona
sono sempre più difficili, le
tensioni nella città sono molto
forti, si rischiano anche scontri
tra gruppi diversi per come è
accaduto negli anni scorsi». La
visita di Laratta a Rosarno servirà anche per capire, sul posto, qual è la situazione reale,
anche perché qualche dirigente del Pd di Rosarno – con il
quale il deputato non ha sentito l’esigenza di confrontarsi –
ha avuto un sussulto nel leggere una nota vergata da un
esponente di punta del Pd regionale che non ha preventivamente ascoltato le analisi dei
militanti di Rosarno.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
RIZZICONI
San Rocco di Spina e Agorà
impegnate per i più sfortunati
Rizziconi si veste di solidarietà per il Natale che ormai
è alle porte. Partiamo dall’associazione San Rocco di Spina. Il presidente Antonino Sgambetterra, con l’aiuto dei
soci che compongono l’associazione (nella foto), del coro parrocchiale e delle catechiste della parrocchia, sotto
la supervisione del parroco don Nino La Rocca, ha organizzato per il decimo anno consecutivo la raccolta alimentare per gli extracomunitari, molto numerosi, che
abitano nella frazione del comune di Rizziconi. Nella
giornata di ieri, e anche quest’oggi, verranno consegnati a tutti i migranti i beni di prima necessità raccolti. Un
segno questo di
amore per chi ha
bisogno e verso
chi è meno fortunato in questo
momento. Ieri,
nella chiesa di
Spina, il via vai
della popolazione di colore era
tanto. Molti arrivavano ancora
vestiti da lavoro. Il lavoro duro sui campi di raccolta degli agrumi. E l’emozione e la voglia di ringraziamento negli occhi dei ragazzi si leggeva chiaramente. Anche altre
associazioni sono state vicine non solo agli extracomunitari ma anche alle famiglie bisognose del territorio.
Giovedì, invitati dalla Caritas di Drosi e dal sub commissario al comune di Rizziconi, Rita Ferrara, i ragazzi
dell’associazione Agorà, presieduta da Giuseppe Scarfò,
si sono recati a Drosi per consegnare dolci, beni di prima necessità e giocattoli ai bambini seguiti dalla Caritas
per cercare di uscire da un ambito familiare non certo
fortunato. La stessa associazione di giovani rizziconesi,
nelle scorse settimane ha ospitato nella sua sede due ragazzi di colore che erano in cerca di una casa e di un lavoro. La solidarietà nel territorio rizziconese ed in quello della Piana, si sente e si vede con queste azioni che nobilitano l’operato di ogni associazione. È giusto ricordare che Rizziconi, non solo per quanto riguarda il periodo natalizio, è vicina a chi ha bisogno; durante tutto l’anno sono molti gli eventi che cercando di favorire
l’integrazione.
Giuseppe Mustica
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SABATO 24 dicembre 2011
calabria
ora
L O C R I D E
I misteri del santo Rosario
Nel nuovo libro di Pino Labadessa si mescolano cultura, arte e preghiera
dre Carlino, con la prefazione del
vescovo della diocesi Locri- GeMeditare i misteri del Santo race, monsignor Fiorini MorosiRosario in maniera innovativa, ni. Un lungo cammino di devograzie alla particolare musicalità zione e conversione spirituale che
del sonetto. Un risultato piena- ha rappresentato per lo scrittore
mente raggiunto dallo scrittore un’occasione per divulgare la sua
Pino Labadessa che, grazie alla testimonianza di fede.
pubblicazione del suo nuovo te«Dopo aver letto e meditato,
sto, “Con lo sguardo rivolto al con particolare attenzione, un voCielo… Il Santo Rosario al Cuore lumetto dedicato alla Madre di
Immacolato di Maria - Le con- Dio, che ha lasciato nel mio anitemplazioni in Sonetti”, ha eru- mo un segno indelebile, “Il trattaditamente coniugato cultura, ar- to della vera devozione a Maria”
te e preghiera in un armonioso di San Luigi Maria Grignion de
percorso di fede e speranza per i Montfort – rivela Labadessa – ne
fui completamente catturato e
fedeli.
Con questa ultima opera, i cui colpito. Il pensiero costante di
proventi saranno devoluti in be- dovere, un domani, rendere la
neficenza per fini esclusivamen- mia anima a Dio, senza il conforte umanitari, lo scrittore locrese to della fede, mi tormentava e opsi ripropone al pubblico, descri- primeva la mente, ma, ancor più,
vendo le conil cuore. La paura
templazioni del
di soccombere al
I proventi
Santo Rosario in
“male”, mi stritoverranno
modo “nuovo”,
lava la ragione,
con l’intento di
pensando e ripeninteramente
sando al passato.
far recitare e codevoluti
in
Così, all’improvvinoscere a tutto il
beneficenza
so, ho sentito il ripopolo cristiano
chiamo della fede,
i santi misteri,
mettendo in rilievo e, in un certo quella autentica, quella che camsenso, rivisitandone la vita di Cri- bia il corso di una vita. Da ciò, ho
capito che, fino a quel momento
sto.
Pino Labadessa, che nel 2008 della vita, avevo sbagliato tutto, o
ha presentato un piccolo volume quasi tutto. Un bel giorno, senza
a carattere devozionale verso la che nessuno te lo dica, ti accorgi
Vergine Maria dal titolo “Sugge- che qualunque via, anche la più
stioni e colori della mia vita in piccola, potrebbe portarti verso
preghiera”, nel 2010, ripropone la salvezza. E io ho avuto la posla seconda edizione del libro di sibilità, quel giorno, di trovare
sonetti, sapientemente commen- quella via e non me la sono fatta
tati dal teologo-biblista dell’uni- sfuggire; così mi son messo in
versità Gregoriana di Roma, pa- cammino dentro me stesso, alla
ARDORE
Numeri utili
* BIBLIOTECHE
La copertina del libro
ricerca di Qualcuno, di quella
Donna e Mamma che da sempre
attende in fondo al buio, a braccia aperte, per stringermi forte al
suo petto, per ridarmi la forza di
vivere, riaccendere in me la speranza e riempire il mio cuore
d’amore: quell’amore che l’uomo,
senza sciuparne un solo attimo,
dovrà custodire in sé, per donarlo a coloro che piangono e tremano impauriti per qualunque ragione, e che bramano le dolci carezze che solo una madre può infondere».
E proprio questo suo ultimo
volume appena pubblicato, arricchito dalla preziosa prefazione di
don Patrizio Milano, della chiesa
Santa Maria di Loreto, di Roma,
si presenta come una devozionale esperienza di fede.
«La recita del Santo Rosario è
un atto salvifico e di conversione
per tutte le anime ingannate dalla falsa luce del benessere della
modernità, corrotte dalla perversione e angustiate dai permissivismi della società globalizzata –
conclude dunque Pino Labadessa- Spero che questo testo possa
essere uno strumento di stimolo
per quanti avranno modo di apprezzare e condividere le mie
esperienze letterarie e devozionali con la certezza che anche le
piccole cose di ogni giorno, descritte con tenerezza e semplicità,
possano essere di aiuto per la crescita umana e spirituale e alimentare nel cuore dei fratelli il dono
della fede».
RITA MARIA STANCA
[email protected]
Le opere di Armocida
tra emozione e sogno
GIOIOSA IONICA
«Nelle opere di Corrado Armocida i colori
sono un elemento fondamentale attraverso
quei tocchi sublimi che evidenziano una
espressività accesa. La pittura di Armocida
riflette emozioni che da sogno diventano realtà ed invia messaggi utili guardando la realtà quotidiana e preservando la dignità umana», in questo modo si è espresso il critico
d’arte Giuseppe Livoti, a Gioiosa Ionica, presentando la personale dell’artista Corrado Armocida, che ha aperto i battenti nelle sale del
prestigioso Palazzo Amaduri, alla presenza di
un folto pubblico.
L’incontro, moderato dal giornalista Rai
Pietro Melia, che ha avuto come tema “L’Unità d’Italia nella pittura”, ha registrato gli interventi dello stesso Armocida, del sindaco Mario Mazza, dell’assessore Elio Napoli e del dirigente scolastico Giovanni Pittari. Nel corso
della manifestazione culturale è stata mostrata una statua in terracotta raffigurante “La
Madonna Addolorata”, che l’artista Armocida ha realizzato per donarla al Comune.
«Ringrazio Armocida per questa donazione - ha detto il Sindaco Mazza – che andremo
a sistemare in una delle stanze centrali di Palazzo Amaduri».
L’opera riproduce il gruppo ligneo della
"Pietà", realizzato dallo scultore Giuseppe Cavaleri, originario di San Giovanni di Gerace,
vissuto tra il 1829 ed il 1880, che si trova nella chiesa dell'Addolorata a Gioiosa Ionica, de-
finito da molti critici un capolavoro per
l'espressività dei volti e la struggente posa dei
corpi.
«Ogni tela di Armocida – ha detto il professore Giovanni Pittari - perde ogni componente accessoria che potrebbe distogliere lo spettatore dal messaggio dell' artista, il quale, definita l'apparenza del suo modo di dipingere,
utilizza ampi spazi di luce che invadono la figura ora colpendola, ora in una coincidenza
tra corpo e impalpabilità luministica che pare voglia fare pensare, a chi osserva, alla presenza di icone religiose, silenziose, intime
quasi sovraumane, spesso accompagnate da
simboli di libertà e pace».
L’Assessore alla Cultura, Elio Napoli, si è
soffermato sul tema dell’Unità d’Italia, partendo dall’opera principale della mostra che
tratteggia un volto femminile fasciato dal tricolore e sovrapposto alla punta dello stivale
con la raffigurazione della fucilazione dei cinque martiri di Gerace. La mostra rimarrà
aperta al pubblico fino al prossimo 7 gennaio. Alcuni dipinti di Armocida riproducenti
scorci di Gioiosa Ionica ornano le sale del Palazzo dell’Amministrazione Provinciale di
Reggio Calabria e la sede dell’Accademia Hipponiana di Reggio Calabria. Altre opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in
Italia ed all’estero.
Significative e degne di menzione risultano
le decorazioni “Allegorie di Primavera” realizzate nel salone delle feste di Palazzo Amaduri di Gioiosa Ionica, anno 1999. L’artista ha ri-
ANTONIMINA
Biblioteca Comunale
Via Roma - Tel. 0964 312000
ARDORE
Biblioteca Comunale "R. Scordo"
Via Manzoni - Tel. 0964 620038
BIANCO
Biblioteca Comunale
Via Margherita - Tel. 0964 731185
BIVONGI
Biblioteca Comunale
P.Zza Municipio - Tel. 0964 91102
BOVALINO
Biblioteca "Mario La Cava"
Via Xxiv Maggio - Tel. 0964 61766
CAULONIA
Biblioteca Comunale
P.zza Seggio - Tel. 0964 861002
GERACE
Biblioteca Comunale
P.Zza Del Tocco - Tel. 0964 355009
GIOIOSA JONICA
Biblioteca Comunale
Palazzo Amaduri - Tel. 0964 51505
LOCRI
Biblioteca Comunale
Via Napoli Tel: 0964 232451
Biblioteca Archivio Di Stato
Via Matteotti, 1 - Tel. 0964 232451
MARINA DI GIOIOSA
Biblioteca "M. Pellicano Castagna"
Piazza Dei Mille - Tel. 0964 415178
MARTONE
Biblioteca Comunale “Orazio Lupis”
Via Mercato coperto - Tel.0964 51356
PAZZANO
Biblioteca Comunale
Via Municipio - Tel. 0964 731090
PORTIGLIOLA
Biblioteca Comunale
Corso Roma - Tel. 0964 365002
RIACE
Biblioteca Comunale
P.Zza Del Popolo - Tel. 0964 733002
ROCCELLA JONICA
Biblioteca Comunale
Via Municipio - Tel. 0964 84227
SAN LUCA
Biblioteca Comunale
Corso C.Alvaro - Tel. 0964 985343
SIDERNO
Biblioteca "Armando La Torre"
Via Turati - Tel. 0964 345111
STIGNANO
Biblioteca Comunale
Piazza S. Pietro - Tel. 0964 772040
STILO
Biblioteca Comunale “T. Campanella”
Piazza Theresti - Tel. 0964/776006/07
* MUSEI
Il pittore Corrado Armocida
cevuto per le sue opere motivati riconoscimenti a Dublino (Irlanda), Berlino (Germania) e Borga (Grecia). Recentemente, a Firenze, è stato premiato da Corrado Bianchi, direttore della rivista “Accademia”, e da Lucia
Mazzetti, presidente degli “Oscar della cultura e dell’arte 2011”, con la seguente motivazione: «In Corrado Armocida si nasconde un artista poliedrico per la varietà delle specializzazioni e per la multiformità degli stili e dei
colori che lo apparentano ai grandi pittori del
passato e lo fanno risaltare nel panorama
contemporaneo».
re. lo.
LOCRI
Museo Naz. Di Locri Epizefiri
Contrada Marasà Tel. 0964 39003
Raccolta Privata Scaglione
Tel. 0964 20207 - 0964 20344
Fondazione “Nosside”
Palazzo Nieddu - Tel. 0964 29268
GIOIOSA JONICA
Museo D’Arte Naturale C/O Palazzo
Amaduri Tel. 0964 51536
MAMMOLA
Museo D'arte Moderna "S. Barbara"
Via S. Barbara Tel. 0964 414220
MONASTERACE
Antiquarium C.da Campo marzo
Tel. 0964 735154
STILO
Museo di Archeologia Industriale
P.zza S.G.Theresti Tel.0964/776006/07
GERACE
Museo Diocesano
via Duomo Tel. 0964 356323
Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
8
Calabria
.
ROSARNO Francesco Pesce, primogenito di Salvatore, tra i protagonisti di un blitz armato a casa dei suoceri per rapire la moglie che l’aveva lasciato
Il figlio del boss in stile “Arancia meccanica”
L’episodio raccontato da Giuseppina, pentita del clan, che fa anche ritrovare parte del bottino di una rapina
Paolo Toscano
’NDRANGHETA Appello a Milano
REGGIO CALABRIA
Un rapimento non riuscito. Nel
2006 Francesco Pesce, figlio del
boss Salvatore, tentò di sequestrare la moglie, Ilaria La Torre,
che lo aveva lasciato. Il giovane
rampollo dello storico casato di
’ndrangheta dominante a Rosarno si recò, insieme con altre tre
persone, armati di un kalashnikov, una pistola e un fucile, a casa
dei genitori della ragazza. Il tentativo di sequestrò andò a vuoto
perchè Ilaria La Torre si era rifugiata altrove.
L’episodio emerge dai verbali
contenenti le nuove dichiarazioni
della pentita Giuseppina Pesce,
sorella di Francesco, messi dal pm
Alessandra Cerreti (affiancata
dalla collega Giulia Pantano) a disposizione dei difensori degli imputati del processo “All inside”
che si sta celebrando davanti al
Tribunale di Palmi (Concettina
Epifanio presidente, Laura Ciollaro e Antonella Crea giudici) contro la cosca di Rosarno. Con le sue
rivelazioni Giuseppina Pesce conferma quanto in precedenza dichiarato dalla zia, Rosa Ferraro,
altra collaboratrice di giustizia e
fornisce riscontri formidabili su
una serie di episodi criminosi, in
particolare il tentativo di sequestro di Ilaria La Torre e la rapina
messa a segno in una gioielleria di
Rosarno nel febbraio 2005.
L’irruzione in casa dei suoceri
di Francesco Pesce, spalleggiato
dai tre complici, era stato un episodio in stile “Arancia meccanica”. I quattro avevano il volto travisato da calzamaglia e beretti di
lana. I genitori e la sorella della ragazza erano stati minacciati di
morte. Rosa Ferraro racconta che
mentre i componenti del commando continuavano a urlare
“Dov’è Ilaria”, a uno dei malcapitati era stata ficcata la canna del
fucile in bocca accompagnata dalla minaccia di premere il grilletto.
Sulla base delle nuove affermazioni della pentita sono state formulate a carico degli imputati di
“All inside” nuove imputazioni.
Tra gli fatti raccontati da Giuseppina Pesce c’è la rapina compiuta
sei anni addietro dalla cosca capeggiata dal padre Salvatore in
una gioielleria di Rosarno. Secondo la collaboratrice ad agire in
quella circostanza erano stati
sempre in quattro, due con il volto
travisato (la pentita fa il nome del
fratello, Francesco Pesce classe
1984 e Rocco Carbone, già condannato a 4 anni in abbreviato per
armi) e due a volto scoperto (Rosa
Ferraro parlando della rapina
aveva rivelato che nel commando
c’erano due milanesi, che non temevano di essere riconosciuti e
che dopo il “colpo” erano rientrati
in aereo nel capoluogo lombardo). Il quartetto di rapinatori, pistole in pugno aveva agito con decisione e violenza. Il malcapitato
dipendente era stato scaraventato a terra, legato e imbavagliato.
Confermate le pene
contro il clan
del reggino Onorato
REGGIO CALABRIA . È stata
Giuseppina Pesce collaboratrice di giustizia che continua a ricostruire le vicende criminali con protagonisti i componenti della sua famiglia
IN SINTESI
LA PENTITA. Giuseppina
Pesce sta collaborando da
tempo con i magistrati della Dda reggina. Dopo aver
iniziato a collaborare, la
donna aveva abbandonato
la località dov’era sottoposta al programma di protezione. Dopo qualche tempo
ha ripreso il percorso e ha
integrato e sviluppato
quanto aveva già dichiarato
agli inquirenti.
Il sostituto procuratore della Dda Alessandra Cerreti
I mandanti della rapina, secondo l’accusa, erano stati Salvatore
Pesce e il cognato Giuseppe Ferraro che si trovavano all’epoca detenuti a Milano.
Sulla base delle ultime dichiarazioni di Giuseppina Pesce, il pm
Cerreti ha contestato nuove accuse anche ad un altro imputato del
processo, Domenico Varrà, impiegato del Comune di Rosarno.
Secondo il pm, tra l’altro, Varrà
avrebbe fornito ai Pesce moduli
prestampati del Comune di Rosarno che sarebbero stati falsificati per certificare rapporti di parentela inesistenti per consentire
l’autorizzazione ai colloqui in carcere. Le nuove contestazioni, come detto, si basano sulle dichiarazioni di Rosa Ferraro che si intersecano con quelle di Giuseppina
Pesce. La stessa, secondo la pro-
cura distrettuale, ha fornito un
formidabile riscontro a proposito
del bottino della rapina. La pentita ha indirizzato gli inquirenti
verso l’abitazione della nonna,
Marina Macrì (suocera di Salvatore Pesce e madre di Angela Ferraro), sostenendo che l’anziana
custodiva in cassaforte parte dei
gioielli rapinati. E i carabinieri del
Ros, diretti dal tenente colonnello
Stefano Russo, lunedì sono andati a colpo sicuro trovando un tesoretto di oltre 200 mila euro tra
orologi di valore e altri preziosi:
«Qualche anellino, qualche cosa
carina provento della rapina in
gioielleria ci sarà sicuramente –
ha dichiarato Giuseppina Pesce –
perchè li avevamo divisi trattenendo qualcosa».
Quanto trovato nella cassaforte della nonna della pentita dovrà
Francesco Pesce (cl. 84)
essere esaminato per stabilirne la
provenienza. Da ricordare che lunedì c’è stato, sempre su indicazione della collaboratrice, un ritrovamento di armi. Ieri, intanto,
nel processo che si sta celebrando
a Palmi, c’è stata una importante
testimonianza. È stato di scena il
direttore della banca Carime di
Rosarno, che aveva aperto i conti
fittiziamente intestati alle donne
della cosca e gestiti direttamente
da Salvatore Pesce. Il funzionario
ha spiegato che dopo il primo conto corrente chiuso perché degli
assegni erano andati in protesto
non era più possibile aprire altri
conti a nome di Salvatore Pesce.
Così era stato aperto un conto a
nome di Rosa Ferraro. Il direttore
della banca ha confessato di essere stato costretto a farlo perché intimorito dal boss.
I NUOVI VERBALI. Il pubblico ministero Alessandra
Cerreti li ha messi a disposizione dei difensori degli
imputati del processo “All
inside”, in corso di celebrazione davanti al Tribunale
di Palmi.
confermata dalla Corte d’Appello di Milano la condanna,
che gli era stata inflitta dai
giudici di primo grado, per il
boss della ’ndrangheta Pepè
Onorato (venticinque anni di
reclusione) e per altre quattordici persone, accusate a
vario titolo di associazione
per delinquere di stampo
mafioso, riciclaggio, estorsione e usura.
Pene ridotte invece per altri undici imputati, anche loro arrestati nel luglio del
2008 nell’operazione “Metallica” che, coordinata dalla
Procura antimafia milanese,
ha decapitato l’organizzazione controllata dall’anziano
boss originario di Reggio Calabria Pepè Onorato dal suo
“ufficio” all’interno dell’Ebony bar in via Vallazze a Milano.
Un sistema consolidato
quello messo su Onorato e
dai suoi uomini che, attraverso estorsioni, traffico di
droga e prestiti a tasso di
usura a imprenditori, si procurava denaro da reinvestire
in attività commerciali lecite
e nell’acquisto di opere d’arte.
In particolare per Antonio
Ausilio, già condannato per
l'omicidio dell’avvocato milanese Maria Spinella, uccisa
a colpi di pistola davanti alla
sua abitazione nell’ottobre
del 2006, la pena è stata ridotta da 24 a 21 anni e 6 mesi di reclusione.
Condanna a 17 anni e 6
mesi di reclusione (in primo
grado erano 20) per Giusep-
pe Oreste Trovato, altro
esponente di spicco del clan,
e pene lievemente ridotte anche per Emilio Capone e Vincenzo Pangallo, ritenuti rispettivamente l’autista e il
braccio destro del boss, e per
Salvatore Accarino, che si sarebbe occupato di riciclare il
denaro per conto dell’organizzazione criminale.
I condannati – tutti reclusi
nelle carceri milanesi di San
Vittore e Opera – hanno inveito in aula contro i magistrati quando il presidente
della corte d’appello Marta
Malacarne ha letto la sentenza (le cui motivazioni verranno depositate entro i
prossimi novanta giorni) che
ha confermato anche il se-
Ridotte le condanne
ad altri 11 imputati
anche loro nel 2008
finiti dietro le sbarre
questro dei beni sottratti
all’organizzazione criminale.
Il sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini lo scorso ottobre aveva
proposto la conferma della
condanna in primo grado di
Onorato a 25 anni di carcere
e degli altri imputati a pene
fino a 24 anni di reclusione,
oltre alla confisca di case e
attività commerciali.
Gli avvocati difensori, invece, avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti, «per
non aver commesso i fatti
contestati».
IL RAPIMENTO. La pentita
ha raccontato l’episodio del
tentativo fatto da Francesco Pesce, spalleggiato da
tre complici, di sequestrare
la moglie, Ilaria La Torre,
che l’aveva lasciato. Il blitz
del commando armato di
kalashnikov, fucile e pistola
a casa dei suoceri di Pesce
era, però, andato a vuoto.
LA RAPINA. Giuseppina Pesce ha parlato anche di una
rapina messa a segno dal
clan nel 2005 in una gioielleria di Rosarno, fornendo
indicazioni per il ritrovamento di parte della refurtiva.
L’ingresso della Corte d’Appello milanese
VIBO VALENTIA In carcere Luigi Mancuso (figlio di Peppe, del clan di Limbadi) e Danilo Pannace di San Gregorio
Pestarono a sangue un romeno, arrestati due giovani
Marialucia Conistabile
VIBO VALENTIA
Il figlio del boss e l’amico. Trentasette anni insieme, ma già capaci
di seminare panico nella comunità romena di San Gregorio d’Ippona, centro del Vibonese.
Diciannove anni uno e diciotto
l’altro, Luigi Mancuso e Danilo
Pannace, entrambi di San Gregorio sono stati arrestati ieri dai carabinieri della Compagnia di Vibo
Valentia, con la pesante accusa di
tentato omicidio aggravato. Secondo gli inquirenti – le indagini
sono state coordinate dalla Procura – sarebbero gli autori del fe-
roce pestaggio di Ion Sorin Sheau,
bracciante agricolo, la sera dello
scorso 10 agosto ridotto in fin di
vita a colpi di mattone, pietre e
calci. Aggressione culminata alla
fine di una serie di soprusi che i
due giovani avrebbero riservato
allo stesso romeno il quale in
un’occasione sarebbe stato colpito con una pietra da Luigi Mancuso – figlio di Giuseppe (Peppe)
Mancuso,
figura
apicale
dell’omonimo clan di Limbadi, attualmente in carcere – perché non
aveva voluto prendere una motosega a Santa Ruba, mentre un’altra volta il diciannovenne lo
avrebbe investito con il motorino,
facendolo cadere dalla bicicletta,
e poi gli sarebbe andato di nuovo
sopra. Ciò allo scopo di intimorirlo a non dire una parola sulle minacce ricevute da una giovane
connazionale con la quale il figlio
del boss l’aveva visto parlare.
Ma nel corso delle indagini,
scattate a seguito della violenta
aggressione che provocò al romeno un trauma cranico con fratture
multiple, i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia e della
Stazione di San Gregorio d’Ippona – coordinati dal capitano Stefano Di Paolo – sono andati oltre il
pestaggio del 10 agosto scorso.
Dagli elementi raccolti, infatti,
emergerebbe un quadro di angherie, soprusi e minacce, compiute da Luigi Mancuso e Danilo
Pannace (difesi dagli avvocati
Francesco Stilo e Francesco Lione), ai danni di altri romeni residenti nel piccolo centro. Fatti non
denunciati per timore di rappresaglie, visto che – secondo quanto
emerge dalle indagini – il giovane
Mancuso si sarebbe fatto forte
proprio del cognome che porta e
del peso del padre per ribadire
che a San Gregorio comandava
lui in quanto «apparteneva alla
mafia», che «i suoi fratelli che abitavano a Limbadi lo proteggevano» e che se qualcuno avesse de-
nunciato avrebbe dovuto vedersela con il padre il quale, uscito
dal carcere avrebbe «ammazzato
parecchi romeni nella zona».
Spirale di violenza spezzata ieri dall’operazione dei carabinieri,
definita dal procuratore Mario
Spagnuolo «un’importante pagina di legalità, scritta su un territorio martoriato dall’arroganza e
dalla prepotenza delle associazioni mafiose. La speranza della
Procura di Vibo Valentia – ha aggiunto Spagnuolo – è che i cittadini prendano esempio dell’atteggiamento collaborativo di quegli
stranieri che hanno subito i gravi
reati per cui si procede».
Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
26
Calabria
.
ROSARNO Francesco Pesce, primogenito di Salvatore, tra i protagonisti di un blitz armato a casa dei suoceri per rapire la moglie che l’aveva lasciato
Il figlio del boss in stile “Arancia meccanica”
L’episodio raccontato da Giuseppina, pentita del clan, che fa anche ritrovare parte del bottino di una rapina
Paolo Toscano
’NDRANGHETA Appello a Milano
REGGIO CALABRIA
Un rapimento non riuscito. Nel
2006 Francesco Pesce, figlio del
boss Salvatore, tentò di sequestrare la moglie, Ilaria La Torre,
che lo aveva lasciato. Il giovane
rampollo dello storico casato di
’ndrangheta dominante a Rosarno si recò, insieme con altre tre
persone, armati di un kalashnikov, una pistola e un fucile, a casa
dei genitori della ragazza. Il tentativo di sequestrò andò a vuoto
perchè Ilaria La Torre si era rifugiata altrove.
L’episodio emerge dai verbali
contenenti le nuove dichiarazioni
della pentita Giuseppina Pesce,
sorella di Francesco, messi dal pm
Alessandra Cerreti (affiancata
dalla collega Giulia Pantano) a disposizione dei difensori degli imputati del processo “All inside”
che si sta celebrando davanti al
Tribunale di Palmi (Concettina
Epifanio presidente, Laura Ciollaro e Antonella Crea giudici) contro la cosca di Rosarno. Con le sue
rivelazioni Giuseppina Pesce conferma quanto in precedenza dichiarato dalla zia, Rosa Ferraro,
altra collaboratrice di giustizia e
fornisce riscontri formidabili su
una serie di episodi criminosi, in
particolare il tentativo di sequestro di Ilaria La Torre e la rapina
messa a segno in una gioielleria di
Rosarno nel febbraio 2005.
L’irruzione in casa dei suoceri
di Francesco Pesce, spalleggiato
dai tre complici, era stato un episodio in stile “Arancia meccanica”. I quattro avevano il volto travisato da calzamaglia e beretti di
lana. I genitori e la sorella della ragazza erano stati minacciati di
morte. Rosa Ferraro racconta che
mentre i componenti del commando continuavano a urlare
“Dov’è Ilaria”, a uno dei malcapitati era stata ficcata la canna del
fucile in bocca accompagnata dalla minaccia di premere il grilletto.
Sulla base delle nuove affermazioni della pentita sono state formulate a carico degli imputati di
“All inside” nuove imputazioni.
Tra gli fatti raccontati da Giuseppina Pesce c’è la rapina compiuta
sei anni addietro dalla cosca capeggiata dal padre Salvatore in
una gioielleria di Rosarno. Secondo la collaboratrice ad agire in
quella circostanza erano stati
sempre in quattro, due con il volto
travisato (la pentita fa il nome del
fratello, Francesco Pesce classe
1984 e Rocco Carbone, già condannato a 4 anni in abbreviato per
armi) e due a volto scoperto (Rosa
Ferraro parlando della rapina
aveva rivelato che nel commando
c’erano due milanesi, che non temevano di essere riconosciuti e
che dopo il “colpo” erano rientrati
in aereo nel capoluogo lombardo). Il quartetto di rapinatori, pistole in pugno aveva agito con decisione e violenza. Il malcapitato
dipendente era stato scaraventato a terra, legato e imbavagliato.
Confermate le pene
contro il clan
del reggino Onorato
REGGIO CALABRIA . È stata
Giuseppina Pesce collaboratrice di giustizia che continua a ricostruire le vicende criminali con protagonisti i componenti della sua famiglia
IN SINTESI
LA PENTITA. Giuseppina
Pesce sta collaborando da
tempo con i magistrati della Dda reggina. Dopo aver
iniziato a collaborare, la
donna aveva abbandonato
la località dov’era sottoposta al programma di protezione. Dopo qualche tempo
ha ripreso il percorso e ha
integrato e sviluppato
quanto aveva già dichiarato
agli inquirenti.
Il sostituto procuratore della Dda Alessandra Cerreti
I mandanti della rapina, secondo l’accusa, erano stati Salvatore
Pesce e il cognato Giuseppe Ferraro che si trovavano all’epoca detenuti a Milano.
Sulla base delle ultime dichiarazioni di Giuseppina Pesce, il pm
Cerreti ha contestato nuove accuse anche ad un altro imputato del
processo, Domenico Varrà, impiegato del Comune di Rosarno.
Secondo il pm, tra l’altro, Varrà
avrebbe fornito ai Pesce moduli
prestampati del Comune di Rosarno che sarebbero stati falsificati per certificare rapporti di parentela inesistenti per consentire
l’autorizzazione ai colloqui in carcere. Le nuove contestazioni, come detto, si basano sulle dichiarazioni di Rosa Ferraro che si intersecano con quelle di Giuseppina
Pesce. La stessa, secondo la pro-
cura distrettuale, ha fornito un
formidabile riscontro a proposito
del bottino della rapina. La pentita ha indirizzato gli inquirenti
verso l’abitazione della nonna,
Marina Macrì (suocera di Salvatore Pesce e madre di Angela Ferraro), sostenendo che l’anziana
custodiva in cassaforte parte dei
gioielli rapinati. E i carabinieri del
Ros, diretti dal tenente colonnello
Stefano Russo, lunedì sono andati a colpo sicuro trovando un tesoretto di oltre 200 mila euro tra
orologi di valore e altri preziosi:
«Qualche anellino, qualche cosa
carina provento della rapina in
gioielleria ci sarà sicuramente –
ha dichiarato Giuseppina Pesce –
perchè li avevamo divisi trattenendo qualcosa».
Quanto trovato nella cassaforte della nonna della pentita dovrà
Francesco Pesce (cl. 84)
essere esaminato per stabilirne la
provenienza. Da ricordare che lunedì c’è stato, sempre su indicazione della collaboratrice, un ritrovamento di armi. Ieri, intanto,
nel processo che si sta celebrando
a Palmi, c’è stata una importante
testimonianza. È stato di scena il
direttore della banca Carime di
Rosarno, che aveva aperto i conti
fittiziamente intestati alle donne
della cosca e gestiti direttamente
da Salvatore Pesce. Il funzionario
ha spiegato che dopo il primo conto corrente chiuso perché degli
assegni erano andati in protesto
non era più possibile aprire altri
conti a nome di Salvatore Pesce.
Così era stato aperto un conto a
nome di Rosa Ferraro. Il direttore
della banca ha confessato di essere stato costretto a farlo perché intimorito dal boss.
I NUOVI VERBALI. Il pubblico ministero Alessandra
Cerreti li ha messi a disposizione dei difensori degli
imputati del processo “All
inside”, in corso di celebrazione davanti al Tribunale
di Palmi.
confermata dalla Corte d’Appello di Milano la condanna,
che gli era stata inflitta dai
giudici di primo grado, per il
boss della ’ndrangheta Pepè
Onorato (venticinque anni di
reclusione) e per altre quattordici persone, accusate a
vario titolo di associazione
per delinquere di stampo
mafioso, riciclaggio, estorsione e usura.
Pene ridotte invece per altri undici imputati, anche loro arrestati nel luglio del
2008 nell’operazione “Metallica” che, coordinata dalla
Procura antimafia milanese,
ha decapitato l’organizzazione controllata dall’anziano
boss originario di Reggio Calabria Pepè Onorato dal suo
“ufficio” all’interno dell’Ebony bar in via Vallazze a Milano.
Un sistema consolidato
quello messo su Onorato e
dai suoi uomini che, attraverso estorsioni, traffico di
droga e prestiti a tasso di
usura a imprenditori, si procurava denaro da reinvestire
in attività commerciali lecite
e nell’acquisto di opere d’arte.
In particolare per Antonio
Ausilio, già condannato per
l'omicidio dell’avvocato milanese Maria Spinella, uccisa
a colpi di pistola davanti alla
sua abitazione nell’ottobre
del 2006, la pena è stata ridotta da 24 a 21 anni e 6 mesi di reclusione.
Condanna a 17 anni e 6
mesi di reclusione (in primo
grado erano 20) per Giusep-
pe Oreste Trovato, altro
esponente di spicco del clan,
e pene lievemente ridotte anche per Emilio Capone e Vincenzo Pangallo, ritenuti rispettivamente l’autista e il
braccio destro del boss, e per
Salvatore Accarino, che si sarebbe occupato di riciclare il
denaro per conto dell’organizzazione criminale.
I condannati – tutti reclusi
nelle carceri milanesi di San
Vittore e Opera – hanno inveito in aula contro i magistrati quando il presidente
della corte d’appello Marta
Malacarne ha letto la sentenza (le cui motivazioni verranno depositate entro i
prossimi novanta giorni) che
ha confermato anche il se-
Ridotte le condanne
ad altri 11 imputati
anche loro nel 2008
finiti dietro le sbarre
questro dei beni sottratti
all’organizzazione criminale.
Il sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini lo scorso ottobre aveva
proposto la conferma della
condanna in primo grado di
Onorato a 25 anni di carcere
e degli altri imputati a pene
fino a 24 anni di reclusione,
oltre alla confisca di case e
attività commerciali.
Gli avvocati difensori, invece, avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti, «per
non aver commesso i fatti
contestati».
IL RAPIMENTO. La pentita
ha raccontato l’episodio del
tentativo fatto da Francesco Pesce, spalleggiato da
tre complici, di sequestrare
la moglie, Ilaria La Torre,
che l’aveva lasciato. Il blitz
del commando armato di
kalashnikov, fucile e pistola
a casa dei suoceri di Pesce
era, però, andato a vuoto.
LA RAPINA. Giuseppina Pesce ha parlato anche di una
rapina messa a segno dal
clan nel 2005 in una gioielleria di Rosarno, fornendo
indicazioni per il ritrovamento di parte della refurtiva.
L’ingresso della Corte d’Appello milanese
VIBO VALENTIA In carcere Luigi Mancuso (figlio di Peppe, del clan di Limbadi) e Danilo Pannace di San Gregorio
Pestarono a sangue un romeno, arrestati due giovani
Marialucia Conistabile
VIBO VALENTIA
Il figlio del boss e l’amico. Trentasette anni insieme, ma già capaci
di seminare panico nella comunità romena di San Gregorio d’Ippona, centro del Vibonese.
Diciannove anni uno e diciotto
l’altro, Luigi Mancuso e Danilo
Pannace, entrambi di San Gregorio sono stati arrestati ieri dai carabinieri della Compagnia di Vibo
Valentia, con la pesante accusa di
tentato omicidio aggravato. Secondo gli inquirenti – le indagini
sono state coordinate dalla Procura – sarebbero gli autori del fe-
roce pestaggio di Ion Sorin Sheau,
bracciante agricolo, la sera dello
scorso 10 agosto ridotto in fin di
vita a colpi di mattone, pietre e
calci. Aggressione culminata alla
fine di una serie di soprusi che i
due giovani avrebbero riservato
allo stesso romeno il quale in
un’occasione sarebbe stato colpito con una pietra da Luigi Mancuso – figlio di Giuseppe (Peppe)
Mancuso,
figura
apicale
dell’omonimo clan di Limbadi, attualmente in carcere – perché non
aveva voluto prendere una motosega a Santa Ruba, mentre un’altra volta il diciannovenne lo
avrebbe investito con il motorino,
facendolo cadere dalla bicicletta,
e poi gli sarebbe andato di nuovo
sopra. Ciò allo scopo di intimorirlo a non dire una parola sulle minacce ricevute da una giovane
connazionale con la quale il figlio
del boss l’aveva visto parlare.
Ma nel corso delle indagini,
scattate a seguito della violenta
aggressione che provocò al romeno un trauma cranico con fratture
multiple, i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia e della
Stazione di San Gregorio d’Ippona – coordinati dal capitano Stefano Di Paolo – sono andati oltre il
pestaggio del 10 agosto scorso.
Dagli elementi raccolti, infatti,
emergerebbe un quadro di angherie, soprusi e minacce, compiute da Luigi Mancuso e Danilo
Pannace (difesi dagli avvocati
Francesco Stilo e Francesco Lione), ai danni di altri romeni residenti nel piccolo centro. Fatti non
denunciati per timore di rappresaglie, visto che – secondo quanto
emerge dalle indagini – il giovane
Mancuso si sarebbe fatto forte
proprio del cognome che porta e
del peso del padre per ribadire
che a San Gregorio comandava
lui in quanto «apparteneva alla
mafia», che «i suoi fratelli che abitavano a Limbadi lo proteggevano» e che se qualcuno avesse de-
nunciato avrebbe dovuto vedersela con il padre il quale, uscito
dal carcere avrebbe «ammazzato
parecchi romeni nella zona».
Spirale di violenza spezzata ieri dall’operazione dei carabinieri,
definita dal procuratore Mario
Spagnuolo «un’importante pagina di legalità, scritta su un territorio martoriato dall’arroganza e
dalla prepotenza delle associazioni mafiose. La speranza della
Procura di Vibo Valentia – ha aggiunto Spagnuolo – è che i cittadini prendano esempio dell’atteggiamento collaborativo di quegli
stranieri che hanno subito i gravi
reati per cui si procede».
Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011
35
Cronaca di Reggio
.
Dopo la sentenza della Corte d’Appello parlano gli imputati
LA POLEMICA
Onorata Sanità
l’assoluzione piena
ha restituito dignità
ai manager inquisiti
Il Pdl
fa quadrato
attorno
al Comune
«Eravamo certi di avere agito con grande correttezza.
Quattro anni di calvario non ci hanno piegato»
C’è chi dice che la giustizia non
sia di questa terra, e a volte è
così, ma nel caso di “Onorata
sanità” per fortuna, dopo quasi
4 anni è arrivata. Anche se si è
dovuti giungere all’Appello per
far sì che la verità venisse fuori.
Ma tutto è bene quel che finisce bene e oggi i manager Piero
Morabito, Santo Emilio Caridi,
Domenico Latella, Roberto Mittiga e Domenico Pangallo, amministratori sanitari integerrimi e, loro malgrado, “compagni” di disavventura, possono
camminare a testa alta dopo essere stati assolti con formula
piena, perché “il fatto non sussiste”. Grazie alla loro caparbietà, a quella degli avvocati difensori che si sono spesi con grande professionalità e competenza, e alla certezza delle proprie
azioni, ce l’hanno fatta a spuntarla in un sistema molto complesso, quello giudiziario, e ancor di più quello mediatico, che
ha messo alla gogna stimati
professionisti per infamanti fatti mai commessi.
In particolare l’esito del procedimento riguardante l’accreditamento e la contrattualizzazione della clinica Villa Anya,
quale residenza sanitaria assistenziale, merita certamente
qualche riflessione in più.
«Dopo quattro anni di calvario – hanno affermato Pietro
Morabito, ex direttore generale
dell’Asl reggina, e gli alti professionisti coinvolti a vario titolo nell’inchiesta – quello che
vorremmo, concludendo finalmente questo penoso capitolo,
è spiegare ciò che è accaduto.
La forza mediatica che hanno
certe notizie lascia il segno e ci
sembra giusto, dopo quanto è
stato detto e scritto sul nostro
conto, esprimere il nostro personale sentimento. Deformazione professionale forse, dopo
aver gestito la cosa pubblica per
una vita, render conto ai cittadini, nel bene e nel male, del
proprio operato. Oggi, forti della decisione della Corte d’Appello, lo possiamo fare. L’azione di manager come noi, che
ogni giorno hanno a che fare
con la salute dei cittadini e la
gestione di beni e soldi pubblici
va portata avanti tenendo sempre ben presenti i fondamentali
valori della nostra attività: il beIl giudice
Ornella Pastore
ha presieduto
la Corte
d’Appello
ne dei cittadini e la massima
trasparenza, principi sanciti dal
nostro legislatore. Ecco perché
non ci siamo fatti intimidire
dalle alte cariche istituzionali
ma abbiamo sempre portato
avanti la nostra azione compiendo le scelte più aderenti al
dettato legislativo nell’esclusivo interesse della sanità calabrese».
Aveva già destato sorpresa,
la sentenza di primo grado, allorché, pur nel turbine di risultati di indagini allarmanti e
suggestive, gli imputati e le difese, non si erano risparmiati,
nell’esibizione di documenti,
deposizioni, argomenti e testimonianze, dimostrando la
completa estraneità dei manager imputati, che avrebbero dovuto consentire al gup un esame e un giudizio più sereni e
confacenti alla realtà ed alla verità, per come, puntualmente, è
stato rilevato dal Procuratore
Generale e in seguito dalla sentenza di secondo grado.
In primis, l’errore che gli amministratori denunciano a piena voce è «l’inopportunità, sottolineata anche dal Procuratore
Generale e recepita dalla sentenza, di avere creato una erronea e pericolosa commistione
tra fatti e ipotesi di ordine ma-
Pietro Morabito è stato dirigente dell’Asl e ha ricoperto anche la carica di consigliere comunale
fioso, con fatti e ipotesi di ordine amministrativo».
«In particolare – continuano
– offende e ferisce il nome dato
all’operazione “Onorata Sanità” ché, così restando, con la
sua ironia, dimostratasi inopportuna ed erronea, lascerebbe
un ingiusto marchio su tutta la
Sanità reggina che, invece, pur
con la risaputa insufficienza di
risorse e con qualche immancabile inconveniente, ha operato
con enorme spirito di sacrificio
nell’ambito di un ambiente che,
purtroppo, resta ancora difficile malgrado lo spiegamento di
forze ed il proclamato impegno
delle istituzioni. La sentenza,
conseguenza degli atti e dei documenti prodotti nel corso di
questi 4 lunghi anni, dimostra
chiaramente che la Sanità reg-
gina degli anni 2004 e 2005,
può essere, eventualmente,
onorata dai suoi collaudati amministratori e dirigenti senza il
bisogno di ricorrere a fonti anomale. Del resto, anche il lungo
commissariamento e le severe
verifiche cui è stata sottoposta
l’Asl, non sembra abbiano dato
risultati che possano smentirci.
La sentenza d’appello, inoltre,
dovrebbe servire da monito per
qualcuno che ha espresso pubblicamente la propria errata
opinione, offrendola come verità assoluta e conclamata ai cittadini, senza conoscere fatti,
persone e documenti, e senza
attendere esiti definitivi.
«Questa esperienza e la sentenza di assoluzione della Corte
di Appello – affermano i manager – ci forniscono, nonostante
la nostra età, un’importante lezione di vita e riguarda la garanzia che riesce ad offrire il nostro sistema giuridico col doppio grado di giudizio e il dovere
di capire che anche un Magistrato può sbagliare senza, con
ciò, ipotizzare punizioni, ma ritenendo scontata la buona fede».
«In questa ottica – concludono – resta secondario ogni interesse all’immagine individuale
che, certamente, non può essere costruita attraverso un solo
episodio, sia di assoluzione che
di condanna, ma resta costruita
dal curriculum personale e dalla stima che ogni individuo si è
saputo guadagnare attraverso i
suoi rapporti di lavoro ed interpersonali nel corso di un’intera
vita».(red.rc)
Il Pdl fa quadrato attorno al
Comune di Reggio, dopo le
richieste di scioglimento per
presunte infiltrazioni mafiose. «È straordinario il
tempismo con cui puntualmente vengono diffusi gli
interventi degli onorevoli
Lo Moro, Napoli e Laratta
quando devono commentare le vicende che riguardano
il Comune di Reggio» affermano, in una nota, i parlamentari del Pdl Giovanni
Dima e Jole Santelli. «Ovviamente il fine è quello di
attaccare il Presidente Scopelliti e, pur di screditare la
sua azione amministrativa,
che ha portato la città ad essere tra le più belle d’Italia,
si ricorre a qualunque mezzo. Questi signori dovrebbero ricordare il principio secondo cui le responsabilità
sono personali: prima lasciamo che la giustizia faccia il suo corso e poi ognuno
farà le proprie valutazioni.
Le azioni di un singolo non
possono ricadere su un Ente: sarebbe come affermare
che l’errore di un magistrato
dovrebbe gettare ombre su
tutta la giustizia, ed è un’assurdità.
Ma quando si tratta di Pdl
o di Scopelliti questi parlamentari sfoggiano tutto il
proprio repertorio: gli onorevoli Lo Moro e Laratta, invece – concludono i parlamentari del Pdl Giovanni
Dima e Jole Santelli –, farebbero bene a dedicarsi
maggiormente alle vicende
che riguardano gli esponenti del proprio partito».
Vicino all’amministrazione comunale anche l’ex sindaco di Cosenza, Pietro
Mancini.
37
Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011
Cronaca di Reggio
.
Ieri gli interrogatori di garanzia dei 7 indagati nell’ambito dell’operazione “Alta tensione 2”
CARABINIERI
Plutino davanti al gip respinge le accuse
«Estraneo a quanto mi viene contestato»
Sfruttamento
prostituzione
nuovo arresto
eseguito
dai militari
In due hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere
Paolo Toscano
Ha respinto ogni accusa e ha fornito la sua versione dei fatti. Pino Plutino, il consigliere comunale del Pdl arrestato mercoledì
mattina nell’ambito dell’operazione “Alta tensione 2”, ieri è
stato interrogato dal gip Domenico Santoro nel carcere di via
San Pietro. Erano presenti il difensore di fiducia dell’indagato,
avvocato Michele Albanese, e il
sostituto procuratore Marco Colamonici, il magistrato che ha
firmato l’inchiesta.
Plutino ha risposto a tutte le
domande e ha rigettato le accuse nei suoi confronti scaturite
dalle dichiarazioni del consigliere regionale Giovanni Nucera che aveva denunciato pressioni e minacce finalizzate a far
ottenere un posto di lavoro a
una donna.
Il consigliere comunale si è
dichiarato estraneo a questa vicenda e alle altre che gli vengono contestate nel procedimento
che ha portato all’arresto di sei
presunti affiliati o legati alla cosca Caridi, attiva nei quartieri
Modena, Ciccarello, San Giorgio Extra, vicina al clan Borghetto-Zindato e federata con i
Libri di Cannavò.
Pino Plutino ha anche spiegato la vicinanza ai fratelli Filippo
e Domenico Condemi, ricordando di avere rapporti di parentela
con gli stessi (sono cugini di primo grado essendo figli di due
sorelle) e rapporti di vicinato,
tenuto conto che da una vita risiedono nello stesso rione.
E come Plutino hanno risposto alle domande del gip Santoro anche i fratelli Condemi, assistiti dagli avvocati Basilio Pitasi
e Marcello Foti. Entrambi si sono difesi sostenendo la propria
Le volanti della Polizia pattugliano il territorio
Trafugati televisori e altri elettrodomestici
Colpo da 50mila euro
in un negozio, la polizia
recupera il bottino
Pino Plutino deve rispondere dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa
Leo Caridi presunto “reggente”
estraneità in ordine ai fatti contestati. In particolare Domenico
Condemi ha rigettato le accuse
dell’intimidazione ai danni del
consigliere regionale Nucera.
L’indagato ha ricordato che era
stato Nucera a promettere il posto.
Domenico Condemi in relazione alla campagna elettorale
in occasione delle Amministrative, a sostegno della candidatura di Pino Plutino, ha ricordato
che era normale appoggiarlo tenuto conto che si trattava di suo
cugino.
ha risposto alle domande del
giudice anche Leo Caridi, raggiunto da un provvedimento di
fermo. L’indagato, assistito
dall’avvocato Francesco Calabrese, ha rigettato l’accusa di essere il reggente della cosca Caridi: Ha sostenuto di non aver
avuto più rapporti con i fratelli
Santo, Bruno e Nino, finiti in
carcere nell’ambito della prima
fase dell’operazione “Alta tensione”. Ha, inoltre, ricordato di
essersi adoperato per la vendita
del chiosco di frutta dei cognati
perché c’erano problemi di natura economica.
Il gip Santoro ha interrogato
anche Vincenzo Rotta, difeso
dall’avvocato Giuseppe Sergi,
mentre è toccato al gip di Palmi
Colitta procedere per rogatoria
nei confronti di due indagati detenuti nella casa circondariale
del centro della Piana, Rosario
Calderazzo, difeso dall’avvocato Emanuele Genovese, e Vincenzo Lombardo, difeso dall’avvocato Marco Tullio Martino.
Calderazzo e Lombardo si sono
avvalsi della facoltà di non rispondere.
Nel quadro dei servizi disposti dal questore Carmelo Casabona per un miglior controllo del territorio del centro cittadino, soprattutto
nell’imminenza delle prossime festività natalizie, gli
equipaggi delle “volanti” sono stati particolarmente impegnati per una serie di interventi.
Da segnalare che nella
notte tra Per quanto riguarda quest’ultimi, alle ore
04,00 di oggi, un equipaggio
intercettava in via Ciccarello
un Fiat Ducato, poi risultato
rubato, il cui conducente
metteva in atto delle manovre che insospettivano gli
agenti che si accingevano a
fermarlo: a un centinaio di
metri dal posto di controllo,
infatti, il veicolo rallentava
visibilmente per poi imboccare repentinamente un vicolo.
Immediato l’inseguimento
da parte degli agenti i quali,
di lì a poco, avevano modo di
constatare che il mezzo era
stato abbandonato al centro
della carreggiata e il suo conducente, approfittando della
scarsa visibilità, si era dileguato.
Proficuo comunque l’in-
tervento atteso che all’interno del furgonato venivano
rinvenuti diversi televisori e
altri elettrodomestici per un
valore superiore ai 50 mila
euro euro.
Particolarmente grato è
apparso il titolare del negozio di elettronica “Sinergy”
di via Possidonea, dal quale
il materiale era stato trafugato nel corso della notte, per
come si è avuto modo di accertare successivamente.
Un altro intervento è stato
effettuato, nella serata di
giovedì, per un tentativo di
furto all’Oviesse, sul corso
Garibaldi dove D.N. e D.D.,
due quarantenni di nazionalità georgiana, approfittando
della confusione dello shopping natalizio, si erano impossessate di articoli per un
valore di qualche centinaio
di euro.
Non riuscivano, tuttavia, a
passare inosservate alla vigilanza che, con chiamata al
113, richiedeva l’intervento
degli agenti che bloccavano,
prima che si allontanassero,
le due donne, risultate peraltro irregolari sul territorio
nazionale, restituendo il
maltolto ai titolari dell’esercizio commerciale.
Due arresti sono stati eseguiti nella giornata di ieri
dai militari della Benemerita.
Per primi hanno agito i
carabinieri della Stazione
“Rione Modena” i quali
hanno tratto arresto in esecuzione di una ordinanza di
applicazione della misura
cautelare degli arresti domiciliari C.F., 50 anni. Il
provvedimento di aggravamento della misura cautelare veniva adottato dal
giudice dopo accertate violazioni del più lieve divieto
che gli era stato imposto.
A seguire i militari della
Compagnia di Reggio Calabria, hanno notificato la
rinnovazione dell’ordinanza di custodia cautelare in
carcere, nei confronti di
P.G., 34 anni, poiché ritenuto dal magistrato responsabile del reato di associazione per delinquere finalizzata all’induzione, sfruttamento e favoreggiamento
della prostituzione.
L’uomo, allo stato, si trova recluso in una cella della
casa circondariale di via
San Pietro.
Una gazzella dei Carabinieri
Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011
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Reggio Tirrenica
.
ROSARNO La terza sezione avalla la linea del Comune e della Provincia su un appalto
ROSARNO Una targa collocata all’entrata della scuola
Il sigillo del Consiglio di Stato
Sempre vive le memorie
di Nicholas Green e Scopelliti
Legittima l’interdizione antimafia nei confronti di una ditta
ROSARNO. La risoluzione del
contratto di appalto del comune
di Rosarno e della Provincia di
Reggio Calabria per la costruzione di una strada operata nei
confronti della ditta individuale
“Maduli” è corretta. Si è pronunciata la terza sezione del Consiglio di Stato, massimo organo
della giustizia amministrativa,
sull’appello proposto dalla stessa impresa, difesa dal legale Filippa Orlando, contro la decisione di primo grado del Tar di Reggio Calabria. La questione, molto complessa, riguarda l’inferno
delle procedure di interdizione
antimafia della Prefettura reggina. L’11 gennaio 2010 l’organo
di Governo ha emesso l’interdizione alla ditta Maduli e che ha
comportato il venir meno rapporti contrattuali in corso o in
via di costituzione con gli enti
(affidamento lavori, sub-appalto, stipula contratti, conferimento inerti). Perso il ricorso
davanti al Tar reggino in primo
grado nel febbraio del 2011,
l’impresa si è rivolta al Consiglio
di Stato «contestando la sussistenza delle asserite infiltrazioni mafiose e la frequenza dei
rapporti con soggetti mafiosi,
sostenendo la risalenza nel tempo degli incontri segnalati, la ordinarietà dei rapporti con alcune persone segnalate ma in effetti dipendenti o ex dipendenti,
l’occasionalità e la discontinuità
dei rapporti in questione, la
scarsa rilevanza delle risultanze
penali a carico di taluni soggetti
per di più non afferenti a reati di
mafia».
Ma i giudici di Palazzo Spada
gli hanno dato torto. Dopo una
lunga esposizione sull’istituto
delle informative antimafia, si
esprimono sull’essenza giuridica della stessa: «La misura è cauIl Consiglio di
Stato ha avallato
la linea della
Prefettura di
Reggio Calabria
telare; non servono prove ma indizi; non obbedisce a finalità di
accertamento di responsabilità
cosicchè anche da una sentenza
pienamente assolutoria possono essere tratti elementi per supportare la misura interdittiva».
Sulla base di ciò a giudizio del
collegio l’informativa prefettizia è legittima. «Non sussiste alcun travisamento dei fatti o difetto di istruttoria e di motivazione, posto che la informativa
di cui trattasi risulta, sia pure
sinteticamente motivata, sorretta da elementi di valutazione
puntuali e concreti a carico
dell’impresa del Maduli, gravato da pregiudizi penali, circa reiterate frequentazioni, non occasionali, con diversi soggetti appartenenti a cosca mafiosa».
Il Tar aveva richiamato il quadro allarmante di un rapporto
della Guardia di Finanza su un
sub-appalto. «I rapporti degli organi di polizia nel loro complesso confermano un quadro, fra
l’altro con riferimento alla cd.
TAURIANOVA Interessante analisi del sociologo Mimmo Petullà
Le tante intimidazioni sono segnali
di una articolata strategia criminale
Domenico Zito
TAURIANOVA
In merito all’emergenza criminalità, che a breve sarà dibattuta in
seno ad un consiglio comunale
aperto, così come dichiarato dal
sindaco Domenico Romeo, è intervenuto il sociologo Mimmo
Petullà, che ha proposto un’attenta riflessione sull’argomento.
In primo luogo viene rilevato che
«ci troviamo di fronte ad azioni
vandaliche e violente, ma in modo particolare di natura squisitamente intimidatoria, che alla lunga rischiano di diffondere un significativo senso d’insicurezza
sociale», con la precisazione che
«l’elemento che nell’immediatezza balza all’attenzione si lascia individuare non tanto nell’indubbia gravità, insita nei singoli delitti, quanto in una più complessiva
tendenza alla sistematicità degli
atti, compiuti con una dinamica
piuttosto aggressiva e arrogante;
una strategia, questa, che scaturisce da rappresentazioni criminali
il cui prospettico obiettivo è quello di innescare e consolidare il
controllo del territorio».
Più avanti Petullà evidenzia
che «si rende importante soffermare l’attenzione sulla probabilità che gli stessi eventi siano da
Mimmo Petullà
rapportare anche a tentativi di
riorganizzazione e di riaffermazione di forme di macrocriminalità». E poi aggiunge: «È opportuno
rammentare che Taurianova è
stata scenario di una faida tribale,
collettivamente rimossa, che ha
segnato una catena di crimini di
un’efferatezza, materiale e simbolica, senz’altro devastante».
Secondo Petullà «sarà molto improbabile registrare una radicale
e globale svolta, se la comunità
non intenderà gettare uno sguardo lucido e critico su quell’aberrante passato, per cui sarebbe utile aiutare a ricordare».
Viene poi accolta con favore
l’iniziativa di discutere in seno al
civico consesso perché «potrebbe
rappresentare un iniziale e incoraggiante momento di partecipazione democratica, intorno alla
più ampia, subdola e delicata
questione della violenza, così come è da auspicare, in questo contesto; un ulteriore riconoscimento della necessità di ridurre i confini tra tutte le forze politiche
nell’intangibile rispetto dei ruoli
istituzionali e, non di meno, delle
posizioni di ciascun partito, al fine di trasmettere alla comunità
una testimonianza di più visibile
senso di coesione e di sicurezza».
Questa la conclusione dell’intervento del sociologo: «È tempo di
corresponsabilità. Certo, il prossimo pubblico e straordinario
consesso si rivelerebbe ancora
più costruttivo, se potesse essere
formalmente previsto anche il
contributo delle comunità ecclesiali e della scuola, unitamente alle associazioni quelle rappresentate, in modo particolare, dalla
categoria dei commercianti compositamente presenti nella nostra
realtà».
CITTANOVA La Caritas acquisterà elettrodomestici e una cucina
I bambini rinunciano ai doni
una testimonianza di solidarietà
Flavia Bruzzese
CITTANOVA
La locale Banca di Credito
Cooperativo, rompendo la
consuetudine, ha promosso
un’iniziativa inedita in perfetta sintonia con i valori di solidarietà a cui si ispira il Natale.
In collaborazione con la dirigente didattica della scuola
primaria, dott. Angela Colella,
il consiglio di amministrazione ed il collegio sindacale hanno sensibilizzato i piccoli discenti verso la carità cristiana.
Al posto della tradizionale
calza della befana quest’anno
la Banca e in definitiva i bambini hanno rinunciato al dono
tanto atteso e l’importo è stato
devoluto a beneficio delle Ca-
ritas parrocchiali, che fanno
rispettivamente capo alla
Chiesa Matrice ed alla Chiesa
del S.S. Rosario.
Trattasi di due istituzioni
senza fine di lucro che si avvalgono del quotidiano sacrificio dei molti volontari per
servire i cittadini meno abbienti.
Il danaro sarà devoluto per
l’acquisto di un frigorifero
congelatore e di una cucina,
strumenti necessari per soddisfare le esigenze della mensa
aperta ogni sera a favore dei
bisognosi.
Il presidente della banca di
Credito Cooperativo, dott.
Francesco Rao che è intervenuto ieri nella sede della scuola primaria, assieme al presidente del collegio sindacale
avv. Antonino Spagnolo, e alla
presenza dei consiglieri avv.
Rosario Casella e del dott. Antonino Giovinazzo, ha illustrato alla numerosa platea di discenti e docenti l’encomiabile
iniziativa che ha ricevuto il
plauso della dirigente dott.
ssa Colella e di tutti i presenti.
I più sensibili invero sono
stati i piccoli che hanno rinunciando con il sorriso, simbolo
di purezza del cuore, patrimonio dell’innocenza. I presidenti delle associazioni caritatevoli parrocchiali, don Giuseppe Borelli ed il dott.Ettore
Russo in rappresentanza del
parroco don Salvatore Giovinazzo hanno espresso vivi ringraziamenti ed unanime plauso all’iniziativa.
operazione Arca e alla cosca dei
Pesce, e l’interessato non apporta dati e elementi decisivi per
contraddirli o smentirli; il rilascio di certificazione antimafia
da parte della locale Camera di
Commercio non ha pregio nel
caso di specie, avendo natura, finalità e contenuto di valenza
ben diversa dall’interdittiva antimafia».
Alla luce di ciò «il Consiglio di
Stato in sede giurisdizionale definitivamente
pronunciando
sull’appello lo respinge». Ultimo
spunto di rilievo che scrivono i
giudici: «L’efficacia interdittiva
proviene direttamente dalla valutazione del Prefetto, per cui alla stazione appaltante non sono
riconosciuti né il potere discrezionale né l’onere di verificare la
portata e i presupposti dell’informativa, posto che i citati
provvedimenti derivano direttamente dall’atto prefettizio e
sono vincolati al giudizio circa il
pericolo di infiltrazione maturato dal Prefetto».(r.rc)
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Una targa ricordo, alla memoria
del giudice Antonino Scopelliti e
del ragazzo americano Nicholas
Green, è stata scoperta dal sindaco Elisabetta Tripodi all’entrata della scuola che porta il loro nome, in via Nazionale nord,
nel corso di una significativa cerimonia organizzata dal preside
Vincenzo Muratore (con l’aiuto
dei docenti Sorbara, Iiriti, Lanzo, Brosio e dei collaboratori
scolastici), per illustrare alla cittadinanza un complesso di attività portate avanti dall’istituto
per rendere più sostanziosa l’offerta formativa. Alla presenza di
un pubblico numeroso, è stato lo
stesso preside Muratore a commemorare il giudice Scopelliti
«magistrato conosciuto ed apprezzato per il suo impegno, per
la operosa e silenziosa dedizione allo Stato, barbaramente assassinato nell’estate del 1991»;
ed il giovane Green ucciso durante un tentativo di rapina sul-
Tripodi, Muratore e Brilli
la Sa-Rc, mentre si trovava in vacanza in Italia con la famiglia.
Hanno fatto da degna cornice
alla manifestazione il concerto
di Natale a cura dell’Orchestra
scolastica e la mostra di pittura
dell’artista Cetty Quartarone,
docente della scuola, reduce dal
successo ottenuto alla Biennale
di Venezia, dove è stata invitata
ad esporre da Vittorio Sgarbi.
Nell’occasione il preside Mura-
tore ha presentato i risultati dei
progetti portati a compimento
nello scorso anno scolastico,
nonché quelli in itinere, tra cui
la creazione di un moderno laboratorio scientifico-matematico da realizzare nel plesso di Via
Convento
(già
“Nicholas
Green”), chiuso da 4 anni per lavori di adeguamento alla normativa antisismica e che dovrebbe essere riaperto a partire
dal prossimo gennaio. Il sindaco
Tripodi ha espresso apprezzamento per l’iniziativa della
scuola, «sempre impegnata a far
crescere in maniera responsabile e civile i ragazzi», sottolineando «l’importanza di una sempre
più qualificata concertazione
tra scuola, famiglia, Istituzioni e
società». L’assessore alla P.I. Michele Brilli, dopo aver ricordato
l’impegno costante dell’Amministrazione comunale sul fronte
scuola, ha consegnato, assieme
al preside, un attestato ai genitori che hanno partecipato al
progetto Pon “Anche mamma e
Papà sanno navigare”.
Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011
45
Reggio Ionica
.
L’INTERVISTA La maestra cui nel 2004 la ’ndrangheta uccise il figlio Massimiliano parla della “sua” antimafia. Molto diversa da quella delle semplici parole
Locri, il coraggio di essere Liliana Carbone
«La speranza è una fiammella che non spegnerò mai. E Buon Natale a chi ancora ha la forza di indignarsi»
Giuseppe Tumino
REGGIO CALABRIA
In mezzo a tante parole, sovente
ipocrite vista l’inattendibilità dei
relativi pulpiti, questa intervista è
in sé “Antimafia”. Liliana Esposito Carbone non usa sintassi
estratte da formulari, non sgrana
rosari di mali né suggerisce futuribili panacee. Nella Locri della
faida e degli squali, in cui regnano
i Cordì e i Cataldo, da sette anni e
tre mesi semplicemente parla. Le
hanno assassinato un figlio, e
l’equazione è tutta qua, semplice
e terrificante. Senza soluzione e
senza giustizia. E le sue parole sono cunei acuminati, nella carne
viva di chi nel silenzio acquiescente vive e prospera. Eccole.
- Signora Liliana, dall’omicidio di Massimiliano sono passati sette anni, che lei ha speso in
battaglie, su tutti i media e su
ogni ribalta. Dovesse sintetizzare in una parola quello che
prova, che parola userebbe?
«Sconforto. E indicibile dolore
al pensiero della vita impedita a
mio figlio, e amarezza infinita per
questa storia sottovalutata così a
lungo, e imperdonabilmente».
- Per chi non lo ha conosciuto: chi era Massimiliano?
«Un ragazzo di Locri, un ragazzo generoso, donatore di sangue
per i bambini talassemici, iscritto
nei Registri internazionali dei donatori di midollo. Viveva domeniche frementi di tifo per la Reggina, era appassionato di studi storici sul Novecento, e devoto alla
dolcissima fidanzata, un’avvocatessa reggina. Era un ragazzo che
aveva i sogni, i progetti, gli affetti
di un trentenne, angosciato dalle
tante contraddizioni di questa
nostra realtà, ma che si era creato
un’attività pulita, aveva bella capacità di iniziativa e non si tirava
indietro di fronte ai sacrifici».
- E quali colpe ha espiato con
la morte?
«Era un giovane maschio, bellissimo e amabile, vittima di una
triste, impertinente passione. Ha
umiliato dei miserabili, proprio
soltanto esistendo, e questi marziani autoctoni hanno tolto la vita
a lui, pensando che la loro sciagurata esistenza sarebbe andata
avanti ancora uguale e senza alcun rischio né disagio, forse anche per la solita sciatteria investigativa, di sicuro nell’acquiescenza dei tanti indifferenti,
nell’omertà della “famiglia”, nel
fariseismo inamovibile, nella
“ipocrisia degna di altra epoca”,
come affermò la Procura presso il
Tribunale per i Minorenni. Massimiliano costituiva il parametro
della loro pochezza. È stato un vero uomo che ha vissuto in fretta
ma, come disse Garcia Lorca, non
invano: ha fatto in tempo a piantare il suo alberello di limoni, a ricambiare lettere d’amore, a mettere al mondo suo figlio. Del mio
Massimiliano vado fiera».
- Perchè il suo assassino, o
quantomeno i mandanti, non
sono mai stati arrestati?
«Le indagini sono state insufficienti, in ogni caso intempestive;
basti ricordare che la perizia balistica, che ha smentito molte conclusioni del primo momento d’indagine, è stata effettuata 22 mesi
dopo, in seguito alla memoria ex
art. 90 proposta dai nostri legali».
- Lei è forse l’unica persona a
memoria d’uomo, a Locri, ad
avere fin da subito contribuito
alle indagini.
«Dopo un delitto, è prassi che
la famiglia della vittima venga
sentita a proposito di eventuali situazioni di pregressa preoccupazione, e così ho indicato agli inquirenti quanto della breve vita di
mio figlio conoscessi, avendo
avuto sempre con lui un dialogo
privilegiato; sono stata sua madre e amica e confidente, la qual
cosa oggi mi abilita ad agire al suo
posto e in suo nome».
- Chi le è stato realmente vicino in questi anni di battaglia?
«Amici che non mi hanno mai
abbandonata, in tantissime giornate di dolore e rabbia, sono Demetrio Costantino, presidente del
Cids, persona di grande sensibilità e passione civile; e poi due coltissime professioniste, da anni
nostre consulenti tecniche di parte; i soci della cooperativa Mistya
di Locri e de “La Gurfata”; la no-
La storia
Massimiliano Carbone, 30
anni, imprenditore, è caduto in un agguato di
chiaro stampo ‘ndranghetista il 17 settembre 2004
a Locri. Un sicario lo ha
aspettato sotto casa e gli
ha sparato un colpo di lupara a sangue freddo. È
morto in ospedale, dopo
una settimana di agonia.
Nonostante un movente
notorio di natura non mafiosa, prontamente denunciato, né il killer né i mandanti sono mai stati ufficialmente individuati. Da
allora sua madre, la maestra elementare Liliana
Esposito, chiede instancabilmente giustizia.
Liliana Esposito Carbone in tv. Al collo, l’immancabile foto di Massimiliano
stra caparbia e pervicace legale di
famiglia, l’avv. Adriana Bartolo.
Ma vorrei menzionare anche
Massimiliano Ferraina, Raffaella
Maria Cosentino e Claudia Di Lullo, gli autori del docufilm “Oltre
l’inverno”, che racconta la mia
quotidiana sopravvivenza a mio
figlio. E mi porto nel cuore le parole di don Luigi Ciotti, per Massimiliano e per me».
- E chi invece le ha messo i bastoni tra le ruote?
«Vorrei glissare su questa domanda. Devo impegnarmi alla
parsimonia nel disprezzo, c’è tanta gente che ne ha bisogno. Un inventario sarebbe prolisso, e l’esercizio richiede energia... Ma una
menzione la meritano certi am-
bienti di Locri, alcune cosiddette
“agenzie educative”, una parte di
chiesa e di scuola. Le raccomando: ci tengo, alle minuscole».
- Qualche episodio di pubblica discriminazione?
«Buon gusto e buon senso pratico mi frenano, ma basterà ricordare che da qualcuno sono stata
delegittimata come insegnante,
poiché porto avanti istanze di giustizia, idee “in cui a scuola non si
deve entrare”. Ho pure conosciuto “prudenti” parrocchie in cui
imperversano educatrici alla religione e alla legalità in forte olezzo
di ’ndrangheta. Inoltre, voglio
proprio dire che in una importantissima sala istituzionale di piazza Italia, a Reggio, mi fu detto te-
BOVALINO Il governatore calabrese in visita alla struttura di Bosco Sant’Ippolito
stualmente: “Sappiamo che molti
sanno, ma non parlano perché lei
non appare abbastanza dolente, e
dunque non ha il consenso della
società civile”. Era il 13 ottobre
2006, e ancora mi chiedo che cosa
mai sia questa “società civile”».
- Che significa vivere a Locri?
«Significa vivere in un luogo
senza sicurezza, con una lunga
storia di diritti negati e di giustizia
miope. Non si fa caso al fatto che
la morte e la vita siano disposte ad
apparire al minimo pretesto, più
che altrove; e qui molta gente non
ci vuole pensare, è permalosa ma
è come nata morta, già senza alcuna speranza o desiderio di cambiamento. Ora sento che molti familiari di vittime si confortano a
vicenda, ricevono fondi istituzionali, vanno a far visita agli ergastolani. Iniziative encomiabili.
Ma qui da me, accanto alla mamma di Massimiliano Carbone, un
qualunque morto ammazzato
non eccellente, vengono solo gli
amici della Casa della Legalità e
della Cultura di Genova, quelli
che ci mettono la faccia davvero, e
quei ragazzi di “Ammazzateci tutti” che sono rimasti leali e coerenti. E mi rasserena la solidarietà
concreta di alcuni giovani scrittori e giornalisti calabresi, dei quali
ammiro ideali ed interessi, e che
condividono le mie istanze di verità, e che mi sostengono nel progetto di rivolgermi alla Suprema
Corte per i Diritti Umani».
- Lei non è solo una madre coraggio, armata di forza della disperazione. Lei è educatrice ma
soprattutto donna di gusti raffinati e cultura non comune. In
una Calabria piena zeppa di antimafia a parole, in cui pezzi di
istituzioni implodono un giorno sì e l’altro pure, c’è ancora
spazio per la speranza?
«La Calabria conserva tante
parti sane e ha tante risorse, i giovani di buona volontà possono
ancora proiettarsi verso un’esistenza migliore, ma a tutti viene
richiesto un impegno personale e
concreto. Conosco molti validissimi Progetti di educazione alla
legalità per aver preso parte ad alcune fasi della loro realizzazione,
eppure credo che ancora si debba
fare molto. Intanto, almeno, chiamare ogni cosa col suo nome: se
sappiamo che esiste, questa malapianta, la ’ndrangheta, questa sonorità agghiacciante di ferraglia
che sembra caderci in testa dal
cielo, poveracci noi, indichiamola senza esitazione. Non temiamo
che ci si allappi la bocca».
- In uno Stato debole come il
nostro, in che misura in una terra come la Locride, la gente, la
maggioranza silenziosa, è dalla
parte della ‘ndrangheta, con
opere o condiscendenza?
«In una contingenza sociale ed
economica così difficile, la gente
attende certezze e risposte ai suoi
bisogni; le difficoltà sono tali che
LOCRI Successo della mostra benefica
Scopelliti promette maggior attenzione Palazzo Nieddu
per il Centro educativo “Padre Puglisi” per un giorno diventa
Emanuela Ientile
BOVALINO
Il Centro educativo “Padre Puglisi” di Bosco Sant’Ippolito, popolosa frazione di Bovalino,
avrà ogni attenzione da parte
della Regione Calabria che seguirà con premura l’iter per ottenere l’accreditamento tra le
strutture operanti nel sociale.
Parola del presidente Giuseppe
Scopelliti, che seppur con un notevole ritardo sulla tabella di
marcia (circostanza che aveva
procurato non poca delusione in
quanti lo attendevano) ha visitato il Centro, nato nel 2005 nel
cuore della Diocesi di Locri-Gerace. Insieme col governatore
c’erano il coordinatore provinciale della lista “Scopelliti Presidente”, Oreste Romeo e l’assessore provinciale all’Istruzione
Giovanni Calabrese, oltre ad altri rappresentanti politici, alcuni sindaci e amministratori del
comprensorio.
Al Centro “Padre Puglisi”,
Scopelliti è stato ricevuto dalla
responsabile, Suor Carolina Iavazzo, dalle suore che collaborano con lei e da alcuni operatori
che hanno deciso di rimboccarsi
le maniche per condividere gli
scopi perseguiti dalla struttura,
che accoglie una quarantina di
giovani. È stata proprio suor Ca-
Calabrese, Scopelliti e suor Carolina
rolina ad illustrare al presidente
della Regione le modalità di
azione del Centro (vi si svolgono
attività ludico-sportive, laboratori per attività artigianali, letture nella biblioteca, attività informatica, cineforum, giornalismo, animazione) e le difficoltà
con cui deve fare quotidianamente i conti. Da parte loro, sia
Scopelliti che l’assessore Calabrese hanno assicurato, ognuno
per le proprie competenze, il loro interessamento perché la
struttura possa portare avanti la
sua attività in un territorio nel
cuore della Locride, nel quale le
strutture sociali e sportive sono
fortemente carenti; motivo per
il quale i giovani trascorrono
molto del loro tempo per strada.
Qualche ora prima dell’arrivo
del presidente Scopelliti, era
stato sottoscritto un “gemellaggio” tra il Centro e l’Accademia
Bonifaciana onlus, presieduta
da Sante De Angelis, ai fini d’una
collaborazione socio-culturale e
spirituale basata sui principi cristiani e di solidarietà sociale. Alla sottoscrizione dell’atto hanno
presenziato, tra gli altri, il sinda-
co di Bovalino, Tommaso Mittiga, e il suo collega di Benestare,
Rocca, ed il delegato regionale
della Accademia Bonifaciana,
Domenico Lizzi.
Il Centro “Padre Puglisi” porta il nome di don Pino, il parroco
ucciso dalla mafia nella borgata
palermitana di Brancaccio il 15
settembre 1993, giorno del suo
56. compleanno. La sua nascita
è stata voluta dalla Fraternità
“Buon Samaritano”, una comunità di religiose. Suor Carolina
Iavazzo ha collaborato con padre Puglisi fino alla sua morte,
condividendone lo stile e gli
obiettivi educativi.
Le attività sono rivolte ad
«adolescenti e pre adolescenti
che vivono i disagi e i malesseri
che caratterizzano la loro età,
dovendo affrontare il disagio sociale legato alla cultura del luogo». Il Centro rappresenta un
«luogo di incontro per giovani
alla ricerca di un equilibrio psico-affettivo, morale e sociale;
uno spazio aperto, palestra di vita umana e spirituale; una valida alternativa alla strada».
L’incontro s’è concluso con
l’assunzione dell’impegno, da
parte del Governatore della Calabria, di tornare a Bosco per
partecipare a un’assemblea con
tutti i giovani, le loro famiglie e
gli operatori del Centro.
“passerella” per cani
spesso ci si ripara nel proprio individualismo e si prova a risolverle ,
senza consapevolezza né slancio
per la realtà comune. Molti si
adattano a quadri di riferimento
di mafiosità perché la ‘ndrangheta “facilita” la soluzione dei loro
problemi. Un giovane operaio
della Locride mi ha detto che senza “l’aiuto di qualche compare
buono” , i giovani sono tutti “come il cane del macellaio: lordi di
sangue e morti di fame”. Solo la
morte di Massimiliano, l’omertà,
la negligenza e il cinismo di alcuni
tra gli inquirenti mi hanno dato la
misura della vita disgraziata dei
calabresi, dei diritti a loro negati;
prima vivevo relativamente tranquilla nella consuetudine, con i
miei affetti e i miei interessi. Sotto
una campana, in imperdonabile,
egoistico qualunquismo».
- Ha senso, signora Liliana,
che io le auguri buon Natale?
«Certo, ha un senso importante e bello. È un giorno che ricorda
una nascita, io sento il momento
del cambiamento più che quello
della resurrezione, che sfiora una
tomba. Voglio dare e ricevere
l’augurio che presto possa nascere la buona volontà, in ognuno.
Potremmo avere quella giustizia
sociale che è condizione necessaria e propedeutica alla pace».
- E lei, a chi lo augura?
«Lo auguro a tutti quelli che sono capaci della memoria degli
eventi, perché possano cambiare
in meglio il comune futuro. Lo auguro a chi è capace di condividere
la sofferenza d’altri, e soprattutto
a chi è capace di indignarsi, perché ci si arrabbia per quello che si
ha a cuore. A Locri queste sere sono piene di luci. Il 24 dicembre sono sette anni e tre mesi senza
Massimiliano, io mi lascio dietro i
tanti giorni della sua assenza e sto
attenta che non si spenga il lumino che tengo acceso tra i fiori, sul
suo sangue, qui sotto casa. La mia
speranza è una cosa semplice ma
resistente, come questa fiammella».
- Grazie.
«Grazie a lei, e ancora una volta grazie alla Gazzetta del Sud.
Perché non dimenticate».
GERACE
Il Presepe
vivente
da domani
al Borgo
Vincenzo Cataldo
GERACE
La “passerella” per modelli a 4 zampe allestita a Palazzo Nieddu
LOCRI. Grandi o piccoli, di razza
o meno, addestrati o no, sono
stati i protagonisti a Palazzo
Nieddu della prima “Mostra canina amatoriale” organizzata
dall’associazione “Oltre l’Arcobaleno” presieduta da Marilene
Bonavita. Un grande successo
per una manifestazione servita a
raccogliere fondi per assistere
cani in difficoltà. Inserita nel
programma “La Luce del Natale”, organizzata da Comune e
Pro Loco e 9 altre associazioni, la
manifestazione è stata presentata da Pino Carella con i contri-
buti di Marò D’Agostino e Fausto
Locanto. La giuria presieduta da
Giuseppe Giugno e composta da
Rocco Siciliano, Luigi Fascì, Simona Ansani, Michele Lizzi, Liliana Ielasi e Ivan Bolognino, ha
premiato Gaia condotta da
Francesca Marando, “Emma”
(Alexandra Carella) “Hari” (Lorenza Esposito), “Dylan” (Tania
Cavarra) “Cielo blu” (F. Garreffa),“Pulce” (Carmine Previte),
“Jolie” (Giuseppe Femia), “Diana” (Francesco Zappia) e “Lilly”
(Gabriele Malgeri) e “Argo” (Ernesta Adele Marando).(a.c.)
Programmata per i giorni di
Natale e di Santo Stefano la
terza edizione del Presepe Vivente. Dalle 19,30 alle 23,30
le vie del Borgo Maggiore ospiteranno, infatti, alcuni suggestivi quadri della Natività. L’allestimento scenico è curato da
Don Piero Romeo, sacerdote
della parrocchia di San Giorgio Martire e dalla Confraternita di Maria SS. del Carmine,
con il patrocinio del Comune.
Venerdì 30 dicembre nella
chiesa di San Francesco d’Assisi, alle 16,30: ci sarà la presentazione del romanzo storico
“Amore e Rivoluzione (ottobre 1847)” di Luigi Condemi
di Fragastò. Il 1. gennaio in
Cattedrale alle 18,30 il Coro
polifonico Maria SS. Assunta,
diretto dal maestro Natale Femia, terrà il consueto Concerto di Capodanno. Martedì 3
gennaio alle 18 “Il Cielo sopra
Gerace”, una serata “osservativa” con i telescopi a cura degli esperti del Planetarium
Pythagoras di Reggio Calabria, Rosario Borrello, Marica
Canonico, Carmelo Nucera e
Marco Romeo.
Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
46
Reggio Ionica
.
MARINA DI GIOIOSA Fissata l’udienza preliminare davanti al gup di Reggio Calabria In breve
Speculavano sulle rottamazioni
alla sbarra il prossimo 12 marzo
Gli indagati sono 43, tra cui il titolare della “Ferro & Acciai Femia”
Rocco Muscari
LOCRI
Fissata al 12 marzo 2012 la prima udienza preliminare del procedimento penale “Scrap Iron”.
Sono 43 gli indagati chiamati a
comparire davanti al gup di Reggio Calabria, Tommasina Cotroneo, su richiesta congiunta della
Dda, in particolare del pm Sara
Ombra, e dalla Procura di Locri,
pm Giuseppe Adornato, titolari
dell’inchiesta scattata nel giugno scorso ed eseguita da oltre
cento agenti del Corpo Forestale
coadiuvati da un elicottero del
Nucleo operativo aeromobili di
Lamezia Terme. Un’inchiesta
che ha interessato la provincia
ionica tra Brancaleone e Marina
di Gioiosa Jonica, ed ha portato
al sequestro preventivo di alcuni complessi aziendali nonché
di 41 automezzi di trasporto, tra
cui autoarticolati e semirimorchi, utilizzati per svolgere le presunte attività illecite. All’epoca
gli uomini del Nipaf di Reggio
Calabria, diretti dal dottor Giuseppe Gullì, comandante provinciale del Cfs, hanno posto in
essere un’accurata attività investigativa dalla quale sarebbe
emersa l’esistenza intorno alla
ditta “Ferro & Acciai Femia srl”,
con sede in Marina di Gioiosa, di
una fitta rete di “conferitori illegali” di rifiuti speciali anche pericolosi, alcuni dei quali di etnia
rom. Il titolare, Francesco Femia, 56 anni, avrebbe agito con
l’ausilio di alcuni collaboratori,
tra i quali Vincenzo Coluccio e
Giuliana Grandi.
Un’attività diretta “ufficialmente” al recupero di ingenti
quantitativi di rifiuti ferrosi, formalmente diretta alla produzione di materia prima secondaria
Un “ammasso” di rifiuti ferrosi sequestrati all’azienda di Marina di Gioiosa
GLI INDAGATI
Francesco Femia, Vincenzo Coluccio, Giuliana
Grandi, Vincenzo Bevilacqua, Maurizio Bevilacqua,
Benedetto Bevilacqua, Attilio Mazzone, Giuseppe
Staltari, Giuseppe Filippone, Rosanna Pezzano, Nicola Comito, Luigi Panetta, Rita Rachele Scalise,
Cosimo Rocco Femia,
Francesco Femia, Nicodemo Valentino Camarda,
Rocco Bevilacqua, Carmine Amelio, Rocco Vallelonga, Vincenzo Bevilacqua, Mario Simonetti,
Rocco Schirripa, Domenico Amato, Antonio Parisi,
Carmelo Bevilacqua, Damiano Berlingeri, Maurizio Bevilacqua, Marcello
Albanese, Cosimo Sgambelluri, Eugenia Bevilacqua, Emilio Amato, Cosimo Bevilacqua, Rocco Femia, Mario Bevilacqua,
Maurizio Bevilacqua, Armanda Berlingeri, Carmine Carabetta, Giuseppe
Castellano, Giovanni Frisari, Nicola Tedesco, Domenico D’Andrea, Antonio
Argirò e Michele Restretti.
MARINA DI GIOIOSA Il sindaco arrestato in “Circolo Formato”
Rocco Femia, auguri dal carcere
«Ma ancora non so perché sto qui»
Cristian Pugliese
MARINA DI GIOIOSA
Con una lettera manoscritta Rocco Femia, ex sindaco di Marina di
Gioiosa, fa sentire la sua voce
fuori del carcere, in cui si trova recluso da otto mesi, quando insieme ad alcuni colleghi di giunta fu
travolto dall’operazione “Circolo
Formato”. Una missiva indirizzata a tutti i cittadini e a quanti lo
conoscono personalmente.
«Sento l’esigenza nonché il dovere morale di portare gli auguri
sinceri di un sereno Natale e di un
buon 2012 a tutti i miei concittadini, ringraziandoli – continua
Femia – per le continue testimonianze di affetto e solidarietà che
ricevo». «Non sono un mafioso –
prosegue – non ho mai fatto parte
di consorterie, non ho mai favorito la Ndrangheta. Ho sempre rispettato le regole della legalità».
«Ho chiesto – afferma Femia –
e continuo a chiedere dove,
quando, come, abbia favorito la
presunta cosca dei Mazzaferro,
ma.... non c’è peggior sordo di chi
non vuol sentire». La lettera prosegue con una confidenza: «È
umiliante e mortificante – dice
Femia – tenere in carcere un innocente, privandolo della libertà
e dell’affetto dei propri cari trattandolo come un comune delinquente». E continua precisando
che nel doppio ruolo di educatore
(Femia è un insegnante) e di sin-
Rocco Femia
(cosiddetta MPS) per l’industria
metallurgica, ma che sarebbe
stata inrealtà finalizzata allo
smaltimento illecito di rifiuti, in
quanto presso la ditta di conferimento, una volta pervenuto tramite soggetti non autorizzati sia
alla raccolta che al trasporto,
pare non venisse svolta alcuna
operazione volta al recupero del
rifiuto stesso.
Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato avrebbero accertato inoltre che presso la ditta
gioiosana veniva svolta un’attività non consentita di autodemolizione di veicoli fuori uso
(considerati rifiuti pericolosi), e
vendita di pezzi di ricambio usati. La trasformazione della materia prima secondaria avveniva, secondo gli inquirenti, attraverso un scambio di documenti
diretti a una seconda ditta, autorizzata ad operare nel settore
delle autodemolizioni esclusivamente nella sede di Sala Bolognese. In questo modo ingenti
quantitativi di veicoli di ignari
cittadini venivano rottamati
“ufficialmente” in Emilia Romagna anche se i rifiuti derivanti
partivano direttamente da Marina di Gioiosa alla volta delle
acciaierie. Dall’attività investigativa svolta è emerso che la
condotta posta in essere dall’organizzazione consentiva da lungo tempo agli indagati di raggiungere un duplice ingiusto
profitto, consistente nell’evitare
gli oneri dovuti per legge sul corretto avvio a recupero/smaltimento dei rifiuti nonché il cospicuo guadagno dovuto alla successiva commercializzazione
del rifiuto, surrettiziamente
qualificato quale materia prima
secondaria da destinare all’industria siderurgica.
daco si è sempre impegnato per la
valorizzazione dei principi di legalità, trasparenza e democrazia
e si augura in un ravvedimento
della giustizia che possa ridargli
la libertà. La missiva si conclude
con i ringraziamenti: «Ringrazio
il sindaco di Caulonia nonché
presidente del Comitato dei Sindaci Prof. Ilario Amendolia per la
solidarietà dimostratami. Lo
stesso vale per l’avv. Geppo Femia, ex vicesindaco della mia amministrazione» che in una recente lettera pubblica si era rivolto al
sindaco chiedendogli cosa ci facesse in carcere. «Caro Geppo –
risponde oggi l’ex sindaco – con
sincerità ti dico non lo so, aspetto
da quasi otto mesi che qualcuno
me lo dica e me lo provi». In chiusura Rocco Femia si dichiara felice ed orgoglioso per i progetti di
sviluppo della sua, come lui stesso ama definirla, «Rimini del
sud» che lui e la sua Giunta avevano varato, che stanno cambiando
il volto della cittadina.
OPERAZIONE “CRIMINE” Il presunto boss sidernese ha gravi problemi cardiaci
Concessi i domiciliari all’86enne Commisso
LOCRI. È giunto a casa nel tardo
pomeriggio di ieri Antonio Commisso, 86 anni, inteso “u quagghia”, dopo che il Tribunale del
Riesame di Reggio Calabria, in accoglimento della richiesta formulata dai difensori, in particolare
dall’avv. Antonio Speziale, gli ha
concesso gli arresti domiciliari
per gravi motivi di salute. Al sidernese, tratto in arresto nell’ambito
dell’operazione “Crimine”, coordinata dalla Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ed eseguita
il 13 luglio del 2010, viene attribuita l’appartenenza all’asserito
“locale” di Siderno e, per questo
motivo, è chiamato a rispondere
Antonio Commisso
di associazione per delinquere di
stampo mafioso davanti al Tribunale di Locri. Dove, nel corso della
prima udienza, che si è tenuta il
10 novembre scorso, il detenuto
ha accusato un malore in aula,
tanto che il collegio, su richiesta
dell’avv. Angelica Commisso, ha
interrotto i lavori per consentire
ai sanitari di trasportarlo al pronto soccorso dell’ospedale di Locri.
I medici del nosocomio di contrada Verga gli avevano diagnosticato un problema cardiaco e, dopo
le prime cure, Commisso è stato
ricoverato nel reparto di geriatria, sebbene seguito dall’equipe
dell’unità cardiologica.
Il presunto anziano capo
dell’omonima cosca sidernese,
nonostante il pesante quadro clinico puntualmente rilevato dai
difensori, si trovava recluso presso la casa circondariale di Bari, da
dove è stato trasferito per presenziare all’udienza nel carcere di
Catanzaro, in quanto individuato
come il penitenziario più vicino a
Locri in cui è sempre presente una
divisione medica, necessaria viste
le condizioni di salute dell’imputato che, nel corso della detenzione, si sono sempre più aggravate.
Fino alla decisione dei magistrati
di disporre a suo favore la misura
dei domiciliari.(r.m.)
PORTIGLIOLA
Gli antichi mestieri
lunedì nel presepe
Si svolgerà lunedì dalle 18 la
manifestazione “I giovani e
la tradizione - Rivivi la magia
degli antichi mestieri”, organizzata dall’associazione “Ragazzi dello Jonio” con la Pro
Loco e la Consulta giovanile.
Intende riproporre i mestieri
dimenticati all’interno di un
suggestivo presepe vivente. A
fare da cornice alla manifestazione il centro storico di
Portigliola, lungo il percorso
che da piazza Garibaldi porta
alla chiesa. (c.p.)
SIDERNO
Concerto di Natale
del quarto circolo
I bambini del secondo circolo
hanno dato vita a un applaudito concerto natalizio nella
chiesa Maria di Portosalvo.
Voluto dal dirigente Callipari
è stato realizzato col coordinamento dei docenti Rosamaria e Rita Scopacasa, Argirò, Fascì, Caccamo, Gervasi, Orselli, Verteramo, Quattrone e Certomà. È stato diretto da Francesco Romeo
(chitarra) con Maria Rosa
Fragomeni (violino). (a.b.)
PLACANICA
Un “fiume” di birra
In dono dall’Austria
Oltre ottocento litri di birra
artigianale austriaca e chili
di barrette di cioccolato al
latte: questi alcuni dei doni
che la comunità “gemellata”
di di Bad Deutsch-Altenburg
(Bassa Austria) ha voluto
inviare ai placanichesi come
dono di Natale. A comunicarlo il sindaco Rocco Mario
Clemeno, di ritorno dal suo
viaggio in Austria, dove è
stato ospite del collega Ernest Windholz. (i.d.)
LOCRI Segnali di pace all’opposizione
Lombardo e Cavo
accolgono la richiesta
di una seduta consiliare
Pino Lombardo
LOCRI
A Locri l’aria natalizia rende tutti
più buoni. Anche il sindaco Pepè
Lombardo, che porge un ramoscello d’ulivo ai gruppi d’opposizione e fa accogliere la richiesta
della convocazione del civico
consesso per affrontare la discussione di importanti tematiche,
acome contenzioso e condoni. Ieri mattina, a conclusione dell’incontro dei capigruppo, è stata formalizzata la convocazione per il
pomeriggio di giovedì 29 dicembre. I punti all’ordine del giorno:
contenzioso del Comune, delibera “Moschetta Borgo d’Eccellenza”, Piano strutturale associato,
Piano spiaggia e situazione dei
condoni Comune di Locri: Por Calabria sul servizio di raccolta differenziata dei rifiuti.
E a testimoniare la volontà “pacificatrice” della maggioranza è
anche la missiva che il presidente
del Civico consesso Antonio Cavo
ha inviato ai consiglieri di opposizione ma anche al prefetto Luigi
Varratta. Cavo, che non aveva ritenuto opportuno accogliere la
precedente richiesta di convocazione dei consiglieri di opposizione, ha avvertito la necessità di
spiegare il perchè dell’odierno accoglimento della richiesta. E rileva che «così come avvenuto in occasione di altra precedente istanza, che gli argomenti non appaiono proposti in maniera sufficientemente specifica e delimitata tale da consentire un proficuo e ordinato dibattito, nonché relazioni
e risposte esaurienti». Secondo
Cavo sarebbe più opportuno trasformare le richieste formulate,
«in interrogazioni, interpellanze
o mozioni anche alla luce della
mancata indicazione (che sembra
far presumere l’assenza) di proposte di deliberazione». Tuttavia
Il sindaco Pepè Lombardo
il presidente, nel riconfermare «il
preliminare giudizio negativo
sulla ricevibilità della richiesta,
d’intesa con il sindaco, ai sensi
dell’art. 5, comma 5, del Regolamento di funzionamento del Consiglio comunale», spiega di aver
accolto la richiesta «per come formulata» soprattutto in considerazione della «attuale situazione di
contrasto istituzionale (testimoniata, tra l’altro, dal mancato funzionamento delle commissioni
consiliari per le dimissioni di tutti
i consiglieri di minoranza), e al
solo fine di tentare di ricostruire
un corretto e proficuo rapporto,
pur nel rispetto dei ruoli, all’interno de Consiglio comunale e
nell’interesse supremo della città
che non ha certo bisogno in questo delicato momento, di ulteriori
e strumentali contrasti».
MONASTERACE «È ora di voltare pagina»
La Lanzetta riunisce
associazioni locali
e forze dell’ordine
Imma Divino
MONASTERACE
CAULONIA
Lunedì commedia
di Garcia Lorca
“Amore di don Perlimplino
con Belisa nel suo giardino”,
commedia di Federico Garcia
Lorca, sarà messa in scena
alle 21 il giorno di Santo Stefano da Francesco D’Aquino,
attore e regista dell’associazione culturale “U catojio”,
con la sua compagnia: Erika
Albanese, Alberta Cavallo,
Alessandra Lavorata, Francesco Lavorata e Gregorio Michelotti. Musiche di Maria Albanese, Ilario Cavallo e Francesco Scordamaglia. (c.s.)
«Un augurio di buon Natale in
quello che è stato un anno terribile. Per come si sta concludendo,
soprattutto dopo quanto è successo ieri, spero proprio che il
prossimo ci porti tanta serenità»:
ha esordito così il sindaco Maria
Carmela Lanzetta in apertura
dell’incontro organizzato nella
sala consiliare, con i rappresentanti delle forze dell’ordine, delle
varie associazioni, e i dipendenti
comunali. Un momento di festa,
turbato dall’incendio di un’auto
di proprietà di G.P. avvenuta nel
tardo pomeriggio di lunedì scorso, in pieno centro e a pochi passi
dalla chiesa di San Giuseppe Lavoratore. Il secondo in pochi
giorni, ma che si aggiunge ai tanti episodi di violenza che, nel corso dell’anno, hanno scosso la comunità monasteracese.
Una comunità stanca di subire
fatti così violenti che offuscano
l’immagine di un paese che si
pregia di tante associazioni che
portano impresso nel proprio
Dna la cultura della solidarietà e
della condivisione. E proprio a
quanti operano con grande professionalità e generosità in un
territorio provato da emergenze
ambientali e sanitarie e a tutti i
dipendenti comunali che quotidianamente si prodigano per far
funzionare al meglio la macchina burocratica, il sindaco Maria
Carmela Lanzetta ha voluto
esprimere un ringraziamento
speciale . Nel consegnare una
Il sindaco Lanzetta e l’avv. Bosco
targa ricordo al presidente della
Croce rossa, avv. Antonio Bosco,
infatti, ha ricordato l’intervento
impegnativo dell’associazione
durante l’ultimo sbarco: «Abbiamo ospitato 130 profughi rifiutati dagli altri comuni e ciò è stato
possibile grazie al lavoro generoso della Croce Rossa». Elogiato
anche l’impegno della Protezione civile “Il castello” presieduta
da Cosimo Origlia, «che, soprattutto in questo momento di grande crisi in una area disagiata come la nostra, si sta adoperando
con impegno lodevole». Nel corso dell’incontro il sindaco, prima
di offrire al maresciallo Antonio
Longo, comandante della stazione dei Carabinieri e al maresciallo della Guardia Costiera, Giovanni Arena, in dono i volumi su
Kaulonia, ha annunciato che il
nuovo dirigente dell’Ufficio tecnico del comune è l’architetto
Caterina Denisi. Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
32
Catanzaro - Provincia
.
Il presidente della Provincia Wanda Ferro ricorda la tragedia della Fiumarella che costò la vita a 71 persone
Dopo 50 anni sfiorata un’altra sciagura
Pericolo scampato infatti un mese fa tra Lamezia Terme e il capoluogo
CATANZARO. È passato mezzo secolo dalla tragedia della Fiumarella, causata dal deragliamento
di un treno sulla tratta delle Ferrovie Calabro Lucane fra Catanzaro e Soveria Manneli, costata la
vita a 71 persone in gran parte
studenti pendolari e lavoratori.
Era il 23 dicembre 1961 quando
dal treno si staccò il rimorchio che
andò a precipitare per una quarantina di metri sotto una scarpata, nella valle della Fiumarella. A
bordo vi erano 99 persone provenienti dall’Alto Catanzarese, molti studenti, diretti al capoluogo;
28 i feriti. Duramente colpite le
comunità di Decollatura, che ebbe il tristissimo primato di 31 vite
spezzate, e di Soveria Mannelli.
L'evento è stato ricordato ieri
dalle istituzioni, con cerimonie
nel capoluogo ed a Decollatura.
Fra le iniziative, un treno speciale
che ha ripercorso la tratta, l’accesso al treno speciale (n. 301) è
stato previsto nelle varie fermate.
Sul ponte della Fiumarella il treno si è fermato per osservare un
minuto di raccoglimento.
«Allora come oggi - ha detto il
presidente della Provincia Wanda Ferro - si avvicinava il Natale, il
giorno dell’anno che porta da
sempre nelle famiglie quei sentimenti di amore e di gioia che restano ancora adesso valori imprescindibili. Erano le prime ore del
mattino quando il treno che andava da Soveria Mannelli a Catanzaro trascinò nel vuoto quelle
vite così tragicamente spezzate,
con i tanti ragazzi che avrebbero
dovuto raggiungere le scuole di
Catanzaro per ritrovare i compagni di classe nell’augurio di un
Natale ormai sopraggiunto.
L’orologio del tempo si fermò per
il tremendo schianto sul greto
della Fiumarella ed uno shock
collettivo rabbuiò quelle giornate
di festa ben oltre i confini dei paesi più provati dalla tragedia, della
Il palazzo di giustizia di via Argento
ALTO IONIO Decise dal giudice Sonni
“Cravatte piegate”
Iniziate ieri
le prime scarcerazioni
I gonfaloni dei Comuni che ieri hanno partecipato alla cerimonia
comunità di Decollatura e delle
aree vicine. Fu una tragedia nazionale che occupò le prime pagine dei giornali, scatenando un dibattito parlamentare che portò
all’interruzione della tratta ferroviaria per molti anni.
Nel terzo millennio - ha aggiunto - appare incredibile che
un’altra tragedia ferroviaria sia
stata sfiorata appena un mese fa,
tra Lamezia Terme e Catanzaro.
Oltre ogni vuoto della memoria
queste circostanze devono essere
da monito per chiunque abbia responsabilità nel governo della cosa pubblica: una tragedia manca-
ta è un segnale d’allarme che abbiamo il dovere di ascoltare anche per rispettare quelle 71 vite
spezzate. Dopo 50 anni viviamo
in una società che viaggia a due
velocità: alla velocità massima
nel rispetto dei parametri
dell’economia globale, muovendo tutte le leve necessarie per evitare il crollo della finanza, mentre
sul terreno dello sviluppo, degli
investimenti per le infrastrutture
e delle risorse per la sicurezza della collettività, si viaggia con il freno sempre più alzato. Alle leggi
non corrispondono le giuste risorse finanziarie e sulle nostre
strade, sulle nostre linee ferrate,
così come in tanti luoghi a rischio,
si continuano a vivere momenti
di dolore e di paura. Occorre invertire questa tendenza, perché si
deve e si può fare in modo che si
raggiunga la più alta velocità possibile in tutte le direzioni. Altrimenti a cosa sarebbero serviti il
progresso e le tante conquiste nel
sociale che abbiamo vissuto in
questi ultimi cinquant’anni?
Dall’alto del cielo sono questi i
pensieri che ci trasmettono le vittime della Fiumarella, ci invitano
a fare sempre di più e dobbiamo
farlo.
A breve, come previsto dalle
recenti manovre del Governo - ha
concluso Ferro - saranno sconvolti gli assetti degli enti locali e probabilmente le Province, a torto o a
ragione, saranno prima ridimensionate e poi cancellate: il 23 dicembre del 1961 è una data che
ha segnato la storia della nostra
provincia di Catanzaro e che dovrà essere ricordata per sempre.
La memoria rimane una costruzione continua: il mio impegno
sarà quello di contribuire a questa memoria e lo faremo prima
che scada questo, forse ultimo,
mandato».
CATANZARO. Dopo i rinvii a giudizio le prime scarcerazioni. Il
giudice per le udienze preliminari Emma Sonni ha alleggerito
le misure cautelari nei confronti
di tre dei sei imputati coinvolte
nell'operazione antiusura “Cravatte piegate”, scattata all'alba
del 14 luglio scorso nel territorio dell'Alto Jonio catanzarese
nei confronti di personaggi ritenuti responsabili di usura e tentata estorsione ai danni di
un'imprenditrice della zona.
Nello specifico, il giudice ha
disposto l’obbligo di firma nei
confronti di Francesco Rondinelli, 41 anni, di Botricello, difeso dall’avvocato Gianni Russano (era agli arresti domiciliari), l’obbligo di presentazione
alla polizia giudiziaria per Antonio Froio, 42, di Botricello, assistito dall’avvocato Pietro Pitari (era agli arresti domiciliari)
mentre è stata revocata la misura cautelare nei confronti di Salvatore Rota, 45, ex assessore
comunale di Scandale, assistito
dagli avvocati Vincenzo Ioppoli
e Franco Verri. I tre, insieme a
Giuseppe Turrà, di 41 anni, di
Steccato di Cutro; Mario Falcone (57) ed il figlio Marco (33),
di San Leonardo di Cutro, sono
stati rinviati a giudizio nelle
scorse ore con le accuse, a vario
titolo, di usura, estorsione e violenza privata. Il processo inizierà il 20 febbraio.
L'inchiesta è iniziata dopo la
denuncia di un'imprenditrice
che, su un prestito iniziale di 30
mila euro chiesto per fronteggiare temporanee difficoltà, si è
vista applicare tassi di interesse
mensili fino al 10%. Alle difficoltà da parte della vittima di
restituire il prestito, secondo
l'accusa sono seguite inizialmente pressioni e minacce, sia
telefoniche che mediante frequenti visite, che hanno portato
il marito della donna anche ad
allontanarsi per un periodo dal
paese. Successivamente, per far
fronte ai debiti, l'impresa ha ceduto le proprie attrezzature
aziendali per un valore di circa
40.000 euro a due delle quattro
persone coinvolte nelle indagini. Le attrezzature sono state recuperate e sequestrate. Quattro
imputati (Turrà, Mario Falcone, Froio e Rondinelli) furono
arrestati mentre a Rota fu notificato un obbligo di dimora nel
comune di residenza con divieto di uscire da casa nelle ore notturne. Dopo il provvedimento
Rota si dimise dall’incarico di
assessore.(g.m.)
SOVERATO Studenti al gelo perché l’amministrazione comunale non ha pagato bollette
SQUILLACE
MONTEPAONE Iniziativa legale
Interrotta l’erogazione del gas nelle scuole
Il generale
Adelmo Lusi
incontra
il sindaco
Il Comune non rinuncia
al centro raccolta
della “differenziata”
Salvatore Taverniti
Sabrina amoroso
SQUILLACE
MONTEPAONE
Visita di cortesia del generale
di brigata Adelmo Lusi al municipio di Squillace. Il generale Lusi, comandante della
Legione Carabinieri della Calabria, è stato accolto dal sindaco Guido Rhodio, dagli assessori Pino Manoiero e Vincenzo Lioi, dai consiglieri Berenice Brutto e Francesco
Iannelli, dai responsabili degli uffici e da alcuni dipendenti, oltre che dalla polizia
urbana locale.
Ad accogliere il generale vi
erano anche il comandante
della Compagnai dei Carabinieri di Girifalco, capitano
Vitantonio Sisto e quello della locale stazione, maresciallo aiutante Antonio De Nardo. L’alto ufficiale ha visitato
le stanze del municipio recentemente ristrutturate, come la nuova e suggestiva sala
consiliare, la sala della giunta, intitolata alla memoria
del giudice Antonino Scopelliti, e la stanza del sindaco,
dove si è intrattenuto con il
primo cittadino per un breve
colloquio privato. Rhodio si è
complimentato con Lusi per
il proficuo lavoro e per la dedizione che i militari della
stazione e della Compagnia
pongono nelle loro attività a
servizio del territorio e soprattutto per la collaborazione instaurata con l’amministrazione.
Un progetto importante per il
basso ionio catanzarese pensato
per dare una soluzione concreta
al problema della raccolta rifiuti, che più volte si è presentato
negli ultimi mesi a causa delle
note vicende legate alla situazione delle discariche calabresi,
che sta impegnando da mesi gli
amministratori del comune di
Montepaone determinati a portarlo a termine anche ricorrendo
all’ausilio di un legale.
La vicenda risale al mese di
giugno quando il comune con il
sindaco Froio aveva deciso di riportare a Montepaone il progetto della raccolta differenziata,
attivata in passato per qualche
mese e poi interrotta per la mancanza di fondi. La popolazione
montepaonese era risultata allora tra le più virtuose della regione, per il senso di responsabilità
dimostrato nell’adesione massiccia alla raccolta differenziata
dei propri rifiuti che aveva dato
presto ottimi risultati. Con l’intento di ripristinare il servizio, il
comune ionico aveva così pensato di ampliare il progetto anche
alla creazione di un centro per la
raccolta a supporto della raccolta differenziata dei rifiuti. In accordo così con i comuni contermini di Montauro e Gasperina,
che in Montepaone avevano riconosciuto il comune capofila, si
era presentata l'apposita domanda al dipartimento delle politiche ambientali della Regione
Cesare Barone
SOVERATO
Sul caso “riscaldamenti” nelle
scuole, scende in campo il sindaco Leonardo Taverniti che,
alla luce della protesta dei genitori degli alunni della scuola
primaria di via “Cardillo”, intende fare luce e dire la sua
verità sull’incresciosa faccenda.
«L’Enel Energia - afferma fornitore del gas metano, ha
cessato l’erogazione del gas
sui seguenti edifici: scuola
elementare di via Cardillo,
scuola elementare di via Repubblica e scuola elementare
di via Amirante. Da questo si
chiarisce che da parte dell’amministrazione comunale non
sia operata alcuna discrimina-
zione tra scuola e scuola
nell’avvio dei riscaldamenti».
Perché Enel Energia ha sospeso l’erogazione del gas?
«Perché il Comune di Soverato è debitore nei suoi confronti di 94.381,43 euro per il solo
gas. A quali anni si riferisce
questo debito? A tutto il 2009,
a tutto il 2010 ed al periodo
gennaio-aprile 2011. Nei ripetuti contatti per la riattivazione del servizio, la società ha
fatto riferimento non solo al
debito del gas ma anche al debito per l’energia elettrica
dell’acquario (82.000 euro
circa) mai pagata, per un totale di 176.000 euro. A questo
poi sono stati aggiunti altri
debiti per energia elettrica riferiti agli anni 2009, 2010 e
2011 che hanno portato il
Leonardo Taverniti
monte debiti a 280.000 euro.
Pende inoltre – sottolinea
ancora il sindaco Leonardo
Taverniti - un ulteriore debito
di 400.000 euro che Enel
Energia ha ceduto e non fa
parte del dell’attuale monte
debiti. Il Comune si è reso disponibile a dare sin da subito
un acconto di 55.000 euro e
sottoscrivere un piano di rientro sostenibile in 24 mesi, proposta per la quale si attende
risposta! È necessario per questo, rendere edotta la cittadinanza della situazione che
l’attuale amministrazione deve gestire, tenendo conto della scarsa liquidità di cassa ed
in presenza di tutte le attività
che la stessa da tempo sta
mettendo in atto per recuperare risorse».
CROPANI Raccolta fondi della Lega tumori
Lunedì finale del concorso
“Rock a sud, volume tre”
CROPANI. Fissata per lunedì pros-
simo, alle ore 21,30, al centro “La
torre” di Cropani Marina la serata
finale del concorso musicale per
band emergenti “Rock a sud, volume 3”. La giuria presieduta da
Antonello Sacco attraverso selezioni che in locali di Catanzaro,
Reggio Calabria e Cosenza ha designato le 5 band che si contenderanno il primo premio, 400 euro,
la partecipazione al Rock Auser
2012 e dieci ore di studio di registrazione. Saranno gli “Electric
Floor” e i “Dyonisia” di Cosenza, i
“Katrina Saviors” di Lamezia Ter-
me, gli “Encounter” di Milano el il
gruppo “Gray” di Soverato a confrontarsi. A chiudere la serata il
bluesman Max Stratos & The Border Radio. Gli organizzatori della
rassegna formulano “ringraziamenti speciali” al Comune, assessorato allo Spettacolo, alla sezione provinciale della Lilt (Lega italiana lotta ai tumori), che effettuerà una raccolta di fondi per la
ricerca nella serata finale, Solimeo strumenti musicali, Cropani
Futurista, e i circoli Avis di Cropani e Sersale. Saranno allestiti
stand gastronomici. (r.s.)
La sede comunale
Calabria per l’inserimento in
graduatoria per l’assegnazione
di contributi per la realizzazione
dei centri di raccolta. Arriva però nei giorni scorsi il rifiuto da
parte dell’ente regionale che rigetta la richiesta, motivandola
con un supposto errore tecnico
contestato fermamente dai tecnici montepaonesi. Di qui la decisione della Giunta di impugnare nelle sedi opportune il decreto dirigenziale contestato, conferendo all’avvocato Gianluca
Voci del foro di Catanzaro l’autorizzazione a procedere contro
la Regione. «L'auspicio è che si
possa realizzare un progetto
fondamentale per lo sviluppo
turistico dei tre paesi coinvolti commenta l’assessore all’ambiente Sestito - nel tentativo di
avviare una gestione della raccolta rifiuti efficace per evitare le
situazioni problematiche vissute in passato».
Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
46
Cosenza - Provincia
.
ROSSANO L’ultimo colpo martedì al bar di piazza Rinascimento
ROSSANO
Escalation di rapine
e incendi dolosi
Nell’area urbana
è allarme criminalità
Viabilità
che cambia
Ecco tutte
le novità
ROSSANO. Nuove norme
Ferma condanna del primo cittadino Antoniotti
che chiede aiuto alle forze dell’ordine del territorio
Benigno Lepera
ROSSANO
La criminalità organizzata alza
il tiro in città e nel comprensorio che fino a poche settimane
fa sembravano quasi immuni da
episodi di delinquenza eclatanti. Alle rapine a mano armata alla Banca Popolare del Mezzogiorno di Rossano, all’ufficio
postale di Caloveto e, di recente, agli esercizi commerciali come il bar Tabacchi di Mandatoriccio, si è aggiunta quella perpetrata lo scorso martedì sera
(precedente, quindi, a quella
dell’esercizio mandatoriccese)
al Bar Meeting di Rossano Scalo
(solo l’altro ieri il titolare, dopo
avere informato gli uomini del
locale Commissariato nell’immediatezza del fatto, si è recato
presso questi ultimi per effettuare la denuncia scritta).
Inoltre non sono mancati
episodi criminosi come gli incendi (tre in una settimana)
perpetrati ai danni di altrettante auto, una delle quali appartenente alla vigilessa del Corpo di
polizia municipale, Maria Teresa Panettieri e l’aggressione al
dirigente del Comune di Cariati. Fatti incresciosi che hanno
destato preoccupazione per la
sicurezza nel primo cittadino,
Giuseppe Antoniotti, che ha
espresso «ferma condanna agli
eventi incendiari che hanno
colpito alcune vetture di singoli
cittadini, tra le quali quella di
una agente di Polizia Municipale». Ma vediamo com’è maturata la rapina ai danni del bar
Meeting. Erano da poco trascorse le 21 di martedì ed il titolare del bar di piazza Rinascimento, assieme al giovane che
vi lavora, avevano abbassato a
metà le saracinesche perché in
procinto di chiudere.
All’improvviso si sono presentati alle loro spalle due persone a viso coperto e con le pistole in pugno che li hanno
spinti dentro il bar intimando al
giovane di sdraiarsi a terra,
mentre l’altro è girato dietro al
bancone facendosi aprire la cassa. Con celerità hanno preso
l’incasso della giornata di circa
800 euro e poi si sono dileguati
a piedi approfittando della scarsa illuminazione dei dintorni.Un’azione fulminea che ha
lasciato sbigottite le vittime.
Queste non hanno potuto fare
altro che chiamare gli uomini
del Commissariato, che hanno
perlustrato la zona, e raccontare loro l’accaduto. E sempre sui
gravi episodi incendiari avvenuti in città Antoniotti ha così
sottolineato: «Non possiamo
sopportare queste forme di barbarie. Continueremo ad essere
in prima linea nel condannare
pubblicamente ogni ulteriore
gesto che mina la serenità e la
tranquillità di cittadini e ospiti.
Chiediamo pubblicamente alle
autorità di polizia operanti sul
territorio di non lesinare forze
ed energie per portare alla luce i
responsabili».
Nell’esprimere la sua solidarietà e quella dell’Amministrazione Comunale all’agente Maria Teresa Panettieri, alla quale
chiede di continuare a svolgere
con dedizione il proprio ruolo a
servizio della Comunità, Antoniotti si augura che quanto accaduto non sia mirato ad intimidire l’opera meritoria della Polizia Municipale. «Non esiteremo un attimo - ha ribadito - a
garantire il pieno sostegno al lavoro degli agenti ed a persistere, con sempre maggiore convinzione, nella tutela della legalità e della sicurezza». E solidarietà all’agente è giunta anche dal consigliere comunale
Patrizia Uva, “come donna” e
nelle vesti di responsabile regionale per le pari opportunità
e di coordinatrice provinciale e
locale del Movimento per l’Italia.
ROSSANO Accusato dell’omicidio Filocamo. Sta male in salute
Salvatore Morfò lascia il carcere
Finirà di scontare la pena a casa
Anna Russo
ROSSANO
Lascia il carcere Salvatore
Morfò, condannato per l’omicidio Filocamo.
Proseguirà l’espiazione della pena nella propria abitazione, in quanto si è conclusa la
battaglia riguardo all’incompatibilità del suo stato di salute con il regime carcerario. La
decisione è stata assunta dal
Tribunale di Sorveglianza di
Palermo, con ordinanza resa
in accoglimento delle istanze
formulate dagli avvocati Giovanni Zagarese e Aldo Zagarese, nel corso dell’udienza celebrata giovedì scorso, ed ha co-
sì concesso la detenzione domiciliare a Morfò, detenuto
presso il carcere di Palermo.
Come detto l’uomo si trovava nel reclusorio siciliano, in
espiazione della condanna inflitta dalla Corte di Assise di
Appello di Reggio Calabria,
per l’omicidio di Gaspare Filocamo, commesso a Corigliano
e del quale si era dibattuto
nell’ambito del processo “Galassia”, ritenendolo conseguente a lotte intestine della
compagine mafiosa locale.
La vicenda giudiziaria contrassegnata da un elevato numero di fasi dibattimentali
(almeno cinque) a seguito di
ben due annullamenti da par-
Agenda telefonica cittadina
CORIGLIANO
SANITÀ
Ospedale civile
Tel. 0983382875
Pronto soccorso
098381181
Servizio igiene pubblico 0983887252
GUARDIA MEDICA
Corigliano (presso Ospedale)
Tel.
0983880218
Corigliano Cantinella
0983887165
Corigliano Schiavonea
0983856271
CROSIA
FARMACIA
Parisi
SANITÀ
Distretto Sanitario
Croce Rossa Italiana
GUARDIA MEDICA
Tel. 098342719
Tel. 098342269
098343736
0983480093
LONGOBUCCO
FARMACIE
Ioele
La Rocca
Tel. 098371027
098371019
SANITÀ
Croce Rossa Italiana
GUARDIA MEDICA
Tel. 0983530613
098372588
ROSSANO
FARMACIE
Ferrari (Scalo)
Tel. 0983512347
Di Donato (Scalo)
0983290772
Noto (Scalo)
0983512227
Pappalardo (Scalo)
0983530300
Barone (Centro storico) 0983520725
R. Corallo (Centro storico) 0983520432
Gallina (c.da Amica)
098364415
Mascaro (Piragin.)
0983565044
SANITÀ
Ospedale civile
Tel. 09835171
Pronto soccorso n. verde 167 277090
Pronto soccorso
0983517289
Azienda sanitaria
09835171
Croce Rossa Italiana
0983510017
GUARDIA MEDICA
Guardia medica (Scalo)
0983517412-14
Guardia medica (C. stor.) 0983522440
Salvatore Morfò
Le auto incendiate alcuni giorni fa
ROSSANO Monsignor Marcianò ricorda la luce di Cristo
Messaggio di Natale del vescovo
ROSSANO. Le luci delle feste che
risplendono dalle vetrine per le
strade non riescono a dire che è
Natale, poiché la sola vera luce
che illumina e annuncia il Natale
è quella di dio. Questo, in sinstesi,
il messaggio per il Santo Natale
formulato dall’arcivescovo della
diocesi di Rossano Cariati Santo
Marcianò. «Spesso ci sentiamo
avvolti dalle tenebre: comprendiamo che manca il lavoro, che
manca la sicurezza economica,
che mancano gli affetti, magari
che mancano gli svaghi. Eppure,
te della Corte di Cassazione
della condanna inflitta dalla
Corte di Appello di Catanzaro
e Reggio Calabria, fa registrare oggi una ulteriore interessante pronuncia del Tribunale
di Palermo in materia di valutazione delle condizioni di incompatibilità con il regime detentivo, (ai sensi dell’art. 47
dell’ordinamento penitenziario con evidente riconoscimento del preminente diritto
al rispetto della dignità umana da parte dei detenuti).
L’accusa aveva nominato due
suoi periti, ai quali si sono aggiunti i periti nominati dalla
difesa.
All’esito degli esami condotti è stato quindi accertata
una “anoressia fisica” di Morfò che sarebbe stata determinata dalla situazione detentiva e che avrebbe potuto risultare degenerativa. Da qui la
decisione assunta dai giudici e
resa nota in queste ore.
ROSSANO La passione delle due sorelle
I 300 presepi custoditi
da Maria e Pina Britti
ROSSANO. Circa trecento rappresentazioni artistiche della
natività, per la maggior parte
piccoli capolavori in miniatura,
sono il “tesoro” che si trova nella casa delle sorelle Mariassunta e Pina Britti, cittadine rossanesi, impegnate nel sociale e vicine al mondo della Chiesa. Con
pazienza ed amore hanno impiegato 30 anni per raccogliere
l’invidiabile quantità di presepi
provenienti da tutto il mondo
che conservano gelosamente e
che espongono nella loro casa
dal 1° dicembre al 31 gennaio di
ogni anno per farli ammirare ad
amici e conoscenti della città,
ma anche dai centri vicini e da
altre località. Quest’anno si aggiungerà una visita speciale e
straordinaria, quella dell’Arcivescovo di Rossano-Cariati,
Mons. Santo Marcianò, in occasione della vista pastorale che
effettuerà nella parrocchia di S.
Giuseppe. Una passione, quella
di realizzare e collezionare presepi, ereditati dai genitori.
Nell’esposizione vi sono presepi
di tutti i tipi e realizzati in materiali tra i più vari.(ben.lep.)
non sempre ci rendiamo conto
che ciò che manca è proprio la Luce. Ma dove trovarla, questa Luce?». La Luce, come spiega monsignor Marcianò, si trova nelle tenebre, perché è fatta per vincerle
e diradarle. «La Luce di Dio, prosegue, non può essere vinta dalle
tenebre ma, paradossalmente,
può essere oscurata dalle luci. Da
quelle luci che fanno illudere che
il Natale risplenda nelle vetrine;
da quelle luci, cioè, che trattengono l’esistenza dell’uomo alla
superficie, accecandolo e devian-
dolo con il mito dell’avere e del
piacere». E la risposta di Gesù che
nasce è chiara: Io sono la luce del
mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre. «Per non
piombare nelle tenebre noi dobbiamo seguire Cristo. SeguirLo
significa imitarLo. E imitare la
Luce significa, in fondo, diventare noi stessi luce! La Luce di Cristo
non si accende come le luci artificiali, con un interruttore automatico: si accende ogni volta che,
nel mondo, la vita di una singola
persona si illumina». (a. r.)
per la disciplina della circolazione stradale su alcune
strade comunali.
È stato infatti istituito il
divieto di sosta 0-24, su un
tratto di via Roma e precisamente, quello compreso
tra le intersezioni con via
Palermo e via Messina, lato
destro direzione di marcia
via De Franchis - via Trieste.
Per come notiziato, l’ordinanza sindacale si è resa
necessaria, per la mancanza di larghezza costante
nella via, che impone l’obbligo di vietare la sosta nel
tratto delle intersezioni di
via Palermo e via Messina,
al fine di rendere più sicura
la circolazione veicolare e
pedonale. ove disposizioni
in tema di viabilità, ed in
particolare, di parcheggi,
allo Scalo della città.
Questa decisione va ad
aggiungersi a quella assunta nei mesi scorsi riguardo
l’istituzione del disco orario.
Come è noto, è stato istituito, il disco orario di sessanta minuti, in vigore dallo scorso mese di novembre, per garantire una migliore funzionalità delle
aree di sosta a servizio degli esercizi commerciali e
degli uffici per ciò che attiene alle centralissime via
nazionale e via Margherita,
con la sosta consentita a
tutte le autovetture per un
massimo di un’ora.
In questo caso lo scopo è
di razionalizzare la circolazione stradale, garantendo
un’ampia e generale fruizione dei servizi da parte
dei cittadini. (a. r.)
CARIATI Scattata la solidarietà al funzionario del Municipio
Dirigente comunale aggredito
La gente in città è preoccupata
Luigi Mariano
CARIATI
L’aggressione subita, nella serata del 21 dicembre scorso, dal dirigente dell’ufficio tecnico del
Comune, geometra Antonio
Dell’Anno, preoccupa l’opinione
pubblica cittadina, che vede
nell’atto criminoso una recrudescenza di atti delinquenziali. Dopo la tempestiva solidarietà del
primo cittadino Filippo Sero e
del vicesindaco Leonardo Montesanto, continuano a pervenire
nuovi attestati di solidarietà al
funzionario comunale. La sezione locale dell’Api, rappresentata
in consiglio comunale dal vicesindaco Leonardo Montesanto,
condanna senza messi termini
l’aggressione subita dal geometra ad opera di quattro malviventi rimasti sconosciuti che costituisce una grave offesa, fisica
e morale, non soltanto al tecnico
comunale ed all’Ente che egli
rappresenta, non soltanto ai
suoi familiari ed amici, ma all’intera comunità onesta di Cariati.
Tutto il partito, puntualizza il segretario dell’Api Vincenzo Filareti, esprime profonda vicinanza
e solidarietà al responsabile
dell’area tecnico-amministrativa, invocando un tempestivo ed
efficace intervento delle forze
dell’ordine. Si confida, prosegue
il segretario Vincenzo Filareti,
nella tempestiva individuazione
dei responsabili. È necessario fare muro contro quanti, nelle parole e nelle azioni, conclude Filareti, praticano il sopruso, la violenza, l’aggressione e l’arroganza per fare valere le proprie ragioni. La società civile si è unita
Il Municipio di Cariati
nel respingere queste parentesi
di buio della ragione e dello stato
di diritto, della democrazia e del
pluralismo, insieme alla maggioranza dei cariatesi onesti. Anche la minoranza consiliare, nelle persone di Filomena Greco,
Tommasino Critelli, Mario Sero
e Francesco Cosentino, “condannano l’atto di violenza contrario ad ogni forma di convivenza civile”, ma rimangono “basiti”
dal comportamento del sindaco
Filippo Sero, anzi lo invitano “a
riappropriarsi del suo ruolo atteso che dall’insediamento dell’attuale amministrazione si sono
verificati incresciosi e preoccupanti episodi analoghi a quanto
occorso al funzionario del nostro Comune. Le modalità e
l’esecuzione del gesto “criminoso” ci lasciano sgomenti, se è vero, che lo stesso è stato perpetrato da persone che hanno agito a
volto scoperto, presumibilmen-
te non appartenenti alla nostra
cittadina”. I componenti della
minoranza rimangono perplessi
per quanto asserito dal sindaco
sull’episodio in merito “all’imbarbarimento che lederebbe il
tessuto civile e democratico cittadino”... così come ci lascia perplessi l’invito a quanti “rivestono
ruoli politici a farsi interpreti di
un quanto mai doveroso e diffuso rasserenamento degli animi”.
Invece l’invito formulato dal sindaco, asseriscono i consiglieri di
minoranza, deve ritenersi volto
esclusivamente alla sua maggioranza ove da più tempo si registrano prese di posizione e tensioni che travalicano la corretta
gestione e l’immagine della pubblica amministrazione. La minoranza invita, per l’ennesima volta il sindaco a riappropriarsi del
ruolo che gli compete e ad esercitare con determinazione l’attività di indirizzo e di controllo”.
44
Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
Cronaca di Vibo
.
Luigi Mancuso, di 19 anni, e Danilo Pannace, di 18 avrebbero angheriato alcuni componenti della comunità romena di San Gregorio d’Ippona
La strategia del terrore e il figlio del boss
Incuteva timore con il cognome e l’appartenenza al clan: «Qui comando io e i miei fratelli di Limbadi mi proteggono»
Marialucia Conistabile
Un nome una garanzia, soprattutto se a presentare le “credenziali”
era il figlio del boss. Natali pesanti, che in più d’una occasione gli
avrebbero consentito di farla
franca, visto che a sbandierarli sarebbe stato Luigi Mancuso, 19 anni, figlio di Giuseppe (Peppe)
Mancuso, 62 anni, figura apicale
dell’omonimo clan di Limbadi, attualmente detenuto.
E proprio facendo leva sul nome e sul fatto che «i fratelli di Limbadi» lo avrebbero protetto, il diciannovenne – che risiede a San
Gregorio d’Ippona – assieme
all’amico Danilo Pannace, di 18
anni, del luogo, avrebbero terrorizzato e angheriato alcuni esponenti della comunità romena presente nel piccolo centro. Insomma i due giovani sarebbero stati
pronti con le minacce e lesti ad alzare le mani con i romeni. Spirale
di violenza la sera del 10 agosto
scorso culminata con il tentato
omicidio di Ion Sorin Sheau (noto
in paese come Antonio), bracciante agricolo, ridotto in fin di vita a colpi di mattone, di pietra e
calci. Prima dei colpi i due ragazzi, con un motorino, gli sarebbero
passati sopra un piede.
Una vicenda per la quale all’alba di ieri, in esecuzione di un ordinanza di custodia cautelare in
carcere emessa dal gip Cristina De
Luca su richiesta della Procura,
Luigi Mancuso e Danilo Pannace
(avvocati Francesco Stilo e Francesco Lione) sono stati arrestati
dai carabinieri della Compagnia.
L’accusa nei loro confronti è di
tentato omicidio aggravato. Lunedì compariranno davanti al gip
Giancarlo Bianchi per l’interrogatorio di garanzia.
Le indagini, scattate la sera
della selvaggia aggressione, hanno ben presto portato all’identificazione dei due giovani, quali
presunti autori del pestaggio e
“seminatori” di panico fra la comunità romena di San Gregorio.
In particolare i carabinieri della
Compagnia e della Stazione di
San Gregorio – che hanno condotto le indagini coordinati dal cap.
Stefano Di Paolo e dalla Procura –
grazie alla denuncia del romeno
ferito e ad alcuni riscontri, sono
riusciti a ricostruire l’aggressione
del 10 agosto a a delineare il quadro di terrore che il figlio del boss
e l’amico avrebbero creato a San
Gregorio d’Ippona, provocando e
pestando per un nonnulla alcuni
stranieri. Lo stesso Sheau – secondo quanto emerge dalle indagini –
in passato sarebbe stato colpito a
pietrate per non aver voluto
«prendere» una motosega a Santa
Ruba, mentre in un’altra occasione mentre era in bicicletta, Luigi
Mancuso lo avrebbe urtato con il
motorino facendolo cadere e poi
lo avrebbe investito. E ancora il
19enne avrebbe sparato una pistolettata fuori dalla porta di casa
del romeno, per poi sfondarla con
un calcio, per intimorirlo e indurlo a non denunciare le minacce
profferite a una connazionale con
la quale Luigi Mancuso avrebbe
visto Sheau parlare.
Insomma storie di gratuita vio-
Luigi Mancuso fra due carabinieri lascia il Comando provinciale per essere accompagnato in carcere
Danilo Pannace all’uscita del Comando provinciale dell’Arma
lenza – Mancuso e Pannace
avrebbero anche colpito con un
cacciavite un altro romeno, mentre a un terzo avrebbero tagliato i
capelli che portava raccolti in una
coda, entrambi sarebbero poi fuggiti temendo rappresaglie – esplosa la sera dello scorso 10 agosto
nel feroce pestaggio.
Teatro del grave fatto la frazione Mezzocasale di San Gregorio
d’Ippona, dove i carabinieri della
Stazione, allertati dalla centrale
operativa, trovarono, nei pressi di
un bar, un uomo privo di sensi, ri-
verso a terra, in una pozza di sangue. A causa di un trauma cranico
con fratture multiple e a uno stato
di intossicazione da alcol, il ferito
fu trasportato d’urgenza al Pugliese di Catanzaro. A distanza di
sei giorni dall’aggressione la vittima fu in grado di riferire ai militari quello che era accaduto e di parlare loro dei soprusi precedenti.
Episodi sui quali non aveva mai
fiatato perché Luigi Mancuso gli
avrebbe detto che era figlio di
Peppe Mancuso e che quando il
padre usciva dal carcere «avrebbe
Franco Garufi (Cgil)
Il segretario generale della Cgil, Franco Garufi, sottolinea l’importanza
dell’arresto del figlio del
boss Peppe Mancuso, in
quando dimostra «che il
nostro territorio non è per
destino condannato a subire la violenza e la prepotenza mafiose. Quando
si denuncia – rimarca Ga-
rufi – i risultati arrivano. il
fatto che questo segnale
positivo sia giunto da migranti che vengono da noi
per lavorare onestamente,
deve fare da stimolo alla
società vibonese, per vincere assuefazione, subalternità e collusioni che
spesso spingono troppi al
silenzio».
ammazzato parecchi romeni nella zona». E ancora, sempre secondo il racconto della vittima, il
19enne gli avrebbe anche detto
«che a San Gregorio d’Ippona comandava lui, perché apparteneva
alla mafia e che i suoi fratelli che
abitavano a Limbadi lo proteggevano». Verso la fine di ottobre,
inoltre, a casa di Sheau sarebbe
andato un uomo per avvertirlo
che, se avesse detto qualcosa ai
militari, quelli che lo avevano aggredito lo avrebbero ucciso in
quanto molto pericolosi.
Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011
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Vibo - Provincia
.
OPERAZIONE GHOST Dopo quattro udienze il gup emette il verdetto: per 6 imputati decreto di rinvio a giudizio davanti al Tribunale
RICADI
Centrale dello spaccio, 32 in “abbreviato”
Rissa,
Mihalhche
lascia
i domiciliari
Le discussioni avranno inizio il 16 gennaio e si concluderanno il prossimo 10 febbraio
VIBO VALENTIA. Un imputato
ammesso all’abbreviato condizionato, in trentuno invece saranno processati con l’abbreviato “secco” e sei, rinviati a giudizio davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia la cui data
è stata fissata per il 22 febbraio
2012. Questo il verdetto del gup
Assunta Maiore, al termine della quarta udienza preliminare a
carico delle persone coinvolte
nell’operazione antidroga denominata Ghost. Ammesso
all’abbreviato
condizionato
Francesco Idà, mentre hanno
scelto il “rito” abbreviato Piero
Sabatino, Antonino Zupo, Giuseppe Bertucci, Vincenzo Brogna, Anna Maria Cannatelli,
Giuseppe Capomolla, Maria Capomolla, Luca Caruso, Gianfranco Ceravolo, Bruno Chiera,
Bruno Ciconte, Domenica Cocciolo, Giosuè Cosentino, Danilo
Donato, Giovanni Emmanuele,
Luigi Giampà, Domenico Grillo,
Rosaria La Manna, Giuseppe La
Pietra, Antonino Macrì, Girola-
mo Macrì, Giuseppe Mazzotta,
Salvatore Mazzotta, Domenico
Monardo, Pietro Nardo, Daniele Pulitano, Francesco Romano,
Bruno Sabatino, Vincenzo Sabatino, Francesco Sciarrone e
Stefano Serravite.
Le discussioni al termine
dell’udienza sono state così programmate: si comincerà il 16
gennaio 2012, con le discussioni del pm Giampaolo Boninsegna e gli avvocati Andricciola,
Di Santo, Giuseppe Bagnato, e
Trungadi. Una seconda udienza
invece, è stata programmata per
il 27 gennaio e in questo caso saranno chiamati a discutere gli
avvocati Gullo, Coppolino, Ioppolo, Ceravolo e Vecchio.
Si proseguirà il 10 febbraio
con altri quattro legali della difesa: Cantafora, Brancia, Spinelli e Ciconte. Per poi concludere il 17 febbraio con gli avvocati Rombolà, Staiano, Ganino e
Muzzopappa.
Dovranno comparire davanti
al Tribunale di Vibo Valentia,
invece, Rosaria Iannarella, Caterina Granato, Vincenzo Morano, Alfonso Namia, Cosentino
Giosuè e Nicodemo Adorisio.
L’accusa principale nei confronti delle persone coinvolte
nell’operazione Ghost, portata
a termine il 25 gennaio scorso, è
quella di associazione a delinquere finalizzata alla produzione, al traffico e alla detenzione
di sostanze stupefacenti. La centrale di “taglio” e di smistamento della droga è stata individuata dagli investigatori in un capannone di località “Felicello”,
nel comune di Gerocarne. Un
luogo difficilmente raggiungibile, per “espugnare” il quale gli
uomini della squadra Mobile di
Vibo si sono dovuti rendere pra-
L’accusa principale è
di associazione per
delinquere finalizzata
allo spaccio di droga
La Coldiretti chiede l’autorizzazione al confezionamento in campo
Cipolla rossa di Tropea Calabria Igp
Monta la protesta fra i produttori
TROPEA. A pagare non può essere
il primo anello della catena produttiva. Va subito al dunque la
Coldiretti che non intende fare un
passo indietro. Il “nodo” riguarda
la cipolla rossa di Tropea Igp, per
cui i produttori insistono nel chiedere l’autorizzazione per il confezionamento in campo.
É una battaglia che l’associazione di categoria sostiene in nome anche della tradizione storica
della stessa cipolla. Si chiede il riconoscimento di un diritto, in particolare, e per questo «resta essenziale – spiegano i produttori – assicurare al primo ed essenziale
anello della catena produttiva il
giusto reddito». Da qui, alla decisione di scrivere, insieme alla Coldiretti, all’Istituto di certificazione etica ed ambientale, al ministero delle Politiche agricole, al
Consorzio di tutela della Igp cipolla rossa e al Dipartimento regionale agricoltura, per chiedere
«la modifica o integrazione – si
legge nel documento – del piano
di controllo, finalizzata a tener
conto della facoltà di lavorazione
e confezionamento in campo della cipolla rossa di Tropea, definendo di conseguenza – sottolineano ancora – le relative modalità di controllo». In questo senso,
ribadiscono come si sentono «as-
soggettati all’Icea per la certificazione del marchio Igp e che il disciplinare di produzione non prevede il divieto di lavorazione e
confezionamento in campo delle
produzioni» oltre al fatto che «le
norme vigenti in materia di sicurezza delle produzioni agricole
consentono di effettuare il confezionamento in campo». E ancora,
fanno notare, «che il piano di controllo vigente non tiene conto della suddetta facoltà che i produttori provvedano al confezionamento, determinando la difficoltà per
gli stessi di realizzare tale attività
anche se non vietata». Su questo,
insomma, si intende accendere i
Cipolla rossa di Tropea
riflettori, anche perchè «il Piano
di controllo – proseguono – non
può, nè direttamente nè indirettamente, introdurre requisiti di
produzione aggiuntivi rispetto a
quelli fissati dal disciplinare di
produzione». Una situazione che
anche per la Coldiretti sta «causando notevoli danni, poichè tale
incomprensibile impedimento
mette in discussione quella che è
la tradizione storica della cipolla
rossa Igp che è caratterizzata da
metodiche agronomiche tradizionali effettuate nella stessa azienda» tanto che, secondo i produttori, lo stesso confezionamento in
campo può essere considerato
una tecnica colturale ordinaria.
«Non è possibile – spiega il presidente Coldiretti Pietro Molinaro
– che nella nostra regione, e non
solo, continua a scorazzare falsa
cipolla rossa, senza i controlli necessari e poi si impedisce ai legittimi protagonisti di poter effettuare metodiche e lavorazioni tra
l’altro non vietate. Evidentemente – conclude – si vuole continuare a sostenere chi nella filiera ha
l’unico obiettivo di speculare sul
lavoro degli altri». Non arretra,
però, la Coldiretti che incalza e a
chi di competenza invoca risposte, prima che legittimamente si
chiedano anche i danni.
In breve
VIBO VALENTIA
FILANDARI
VIBO MARINA
Rapinatori in azione
nel Mercatoy’s
Carmelo Soriano
ai domiciliari
Due finanzieri
recuperano poiana
Amati di pistole e manganello hanno fatto irruzione
in un esercizio commerciale intorno alle 18,30 di ieri. Un’ora insolita scelta
però da tre rapinatori i
quali – due armati di pistale e uno di manganello
– hanno fatto irruzione nel
Mercatoy’s, negozio di casalinghi e giocattoli della
catena Pianeta Casa, ubicato in località Madonnella. I tre, sotto la minaccia
delle armi, hanno costretto
la cassiera ad aprir la cassa
e a consegnare loro l’incasso. Somma che attualmente è in fase di quantificazione. Arraffato il denaro i tre rapinatori si sono dileguati facendo perdere le loro tracce. Sul posto sono intervenuti Polizia
di Stato e Vigili urbani.
Scarcerato Carmelo Soriano,
49 anni, di Pizzinni di Filandari, detenuto nel carcere di Cosenza dai primi di
dicembre dopo che la Cassazione il 24 novembre scorso aveva reso definitiva la
condanna a 9 anni e sei mesi per spaccio di stupefacenti
al termine del processo “Rotarico” la cui sentenza della
Corte d’Appello di Catanzaro è datata 6 luglio 2010. Il
Tribunale di sorveglianza ha
infatti accolto l’istanza di
scarcerazione presentata
dall’avv. Francesco Stilo,
mandando così agli arresti
domiciliari Carmelo Soriano
che finirà quindi di scontare
la propria pena in un regime
alternativo a quello della
detenzione carceraria, anche in virtù delle sue condizioni di salute.(g.b.)
Due militari della Gdf hanno
recuperato una poiana sulla
“522”, nel tratto tra Vibo Marina e Pizzo. Salvatore Vultaggio e Francesco Galeano si
sono imbattuti nel rapace,
che non riusciva a riprendere
il volo rischiando di venire
investito dai veicoli in transito. I 2 ispettori della finanza, liberi dal servizio, che
proprio in quel momento
transitavano lungo l’arteria,
sono intervenuti e, in attesa
dell’arrivo di Pino Paolillo
(Wwf), allertato dalla sala
operativa, hanno isolato la
zona. Il rapace, si tratta di un
esemplare adulto di circa 50
cm di altezza ed un’apertura
alare di quasi un metro, presentava una vistosa ferita a
un’ala. La poiana, dopo le
prime cure, è stata portata al
Cras.
ticamente “invisibili”, mimetizzandosi ad arte per poter installare telecamere e microspie. Da
qui il nome “Ghost” (Fantasma)
dato all’operazione, frutto di
due anni di intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre a
numerosi pedinamenti che hanno alla fine permesso di disarticolare una presunta rete di
spacciatori di cocaina, hashish e
marijuana. A capo della presunta associazione vengono collocati: Piero Sabatino, 29 anni, e
Antonino Zupo, 30 anni, entrambi di Gerocarne.
L’organizzazione
avrebbe
spacciato la sostanza stupefacente, prelevata nel capannone
di contrada “Felicello”, in diversi centri. Fra questi: Soriano,
Sorianello, Pizzo, Vibo Marina,
Dinami, Nicotera, Briatico e Vibo Valentia. La droga, però, in
alcuni casi sarebbe finita pure
sulle “piazze” di Firenze, Lamezia, Cirò Marina ed in alcuni comuni della provincia di Cremona.(n.l.)
Uno degli imputati durante il confezionamento della cocaina
RICADI. Ha lasciato gli arresti
domiciliari il romeno coinvolto nella rissa durante la quale
è rimasto gravemente ferito
l’imprenditore turistico Rocco Sainato, di Ricadi.
In particolare il giudice accogliendo l’istanza della difesa di Nicolae George Mihalhche, di 23 anni – rappresentata dagli avvocati Patrizio
Cuppari e Michelangelo Miceli – ha applicato al romeno
l’obbligo di presentazione per
tre giorni a settimana alla polizia giudiziaria.
ll giovane era stato fermato nel mese di ottobre dai carabinieri a seguito della rissa
e del ferimento dell’operatore turistico colpito al capo con
il palo di un ombrellone. Ma il
gip aveva disposto i domiciliari solo per il capo d’imputazione relativo alla rissa non
ritenendo ci fosse la gravità
indiziaria per il tentato omicidio.