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Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 Sabato 24 dicembre 2011 www.ilquotidianodellacalabria.it Monti, via alla “fase 2” Vola ancora lo spread Btp, allarme rendimenti Caso Traversa Il Pdl si riorganizza per le elezioni Plutino «La ’ndrangheta? Io non c’entro niente» Berlusconi chiede liberalizzazioni più ampie. Nuovo allarme inflazione Catanzaro, Aiello e Tallini: «In campo per vincere ancora» Reggio, il consigliere comunale arrestato respinge le accuse G. VELTRI a pagina 13 G. BALDESSARRO a pagina 14 alle pagine 4 e 5 Il premier, Mario Monti Giuseppe Plutino Palmi. Nuovi verbali della collaboratrice di giustizia e altre accuse nel processo “All Inside” «Da rapire la nuora del boss» La pentita Pesce svela il tentativo fallito: «La donna aveva deciso di lasciare il marito» NUOVE dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce hanno consentito ai pm di formulare nuove accuse nel processo “All Inside” in corso a Palmi. Tra gli episodi raccontati dalla pentita anche il tentativo di far rapire la moglie del figlio del boss Pesce che aveva lasciato il marito ed era andata a vivere dai genitori. Il tentativo – fallito – sarebbe stato fatto da un commando armato. Anche i menu diventano low cost Natale all’insegna di freddo e austerità Mons. Bregantini «Invitiamo un povero alle nostre mense» DOMENICO GALATÀ a pagina 8 Il potere dei segni e i segni del potere di SALVATORE MAGARÒ IL collega consigliere Mario Maiolo m'indirizza con garbo, nel numero di ieri di questo stesso quotidiano, alcuni rilievi critici. Con garbo e - aggiungerei - con precisione, distinguendo una mia certa privata ritualità legata ai gadget natalizi (in fondo si tratta di continua a pagina 19 Luminarie a Cosenza alle pagine 6 e 7 con un racconto di ACHILLE CURCIO a pagina 7 Sacrificio, termine snaturato Francesco Azzarà (a destra) con il presidente della Provincia di Reggio, Giuseppe Raffa (Foto: A. Sapone) Reggio. Il volontario liberato in Sudan dopo mesi Azzarà, festa alla Provincia CLAUDIA TAMIRO a pagina 13 di ENNIO STAMILE IL Natale quest'anno giunge in un momento di particolare crisi economica. Dalle massime istituzioni della Repubblica giunge accorato un invito a essere disponibili al sacrificio. Detto termine è uno dei più abusati e contemporaneamente forse meno noti della nostra madre lingua. È il caso che almeno a Natale ci sforziamo di riscoprirne il significato semantico, che rinvia immediatamente alla lingua latina dalla continua a pagina 7 Polistena. Lettera al Liceo magistrale “Rechichi” per l’episodio accaduto a ottobre in una gita a Strasburgo Sombrero Natale DELLA crisi e delle misure anticrisi sappiamo tutto; e molti di noi sono stati costretti a rivedere il piano regali. Ma siete certi che sia un male? Regalare l'ultimo manufatto dell'industria dell'illusionismo consumistico era un modo facile per non perdere tempo. Invece questa è l'occasione per regalare sguardi, attenzioni, pensieri. E poi parole. Che non si possono comprare, perché quando si manda un messaggio di quelli acquistati su google se ne accorgono tutti. Qualcuno resterà deluso. Ma poi sarà l'unico regalo che non si butta, che tornerà alla memoria anche dopo anni. Studenti accusati di mafiosità, le scuse dalla Francia A ottobre, nel corso di una visita a Strasburgo al Parlamento europeo, erano stati accusati di mafiosità. Ora agli studenti le scuse dalla Francia. DOMENICO GALATÀ a pagina 11 Ai lettori “Il Quotidiano”, come tutti i giornali, domani e dopodomani non sarà in edicola per la pausa delle feste natalizie. L’appuntamento con i lettori è per martedì 27. A tutti l’augurio di un Natale sereno. 11224 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 17 - N. 354 - € 1,20 8 Primo piano Sabato 24 dicembre 2011 Primo piano 9 Sabato 24 dicembre 2011 Scambio di cortesie fra Cosa nostra e ’ndrine Lotta al crimine Un fuggiasco siciliano ospitato in una villetta nelle campagne di Platì Giuseppina Pesce continua a parlare e fa luce su un tentato sequestro Nuovi verbali e nuove accuse Il figlio del boss Salvatore voleva rapire la moglie che aveva deciso di troncare il matrimonio di DOMENICO GALATÀ | ’NDRANGHETA AL NORD | Roberto Raffa e Michele Raso il gip di Aosta convalida i fermi di MICHELE ALBANESE AOSTA - Restano in carcere Roberto Raffa e Michele Raso. Ieri mattina il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Aosta, Maurizio D'Abrusco, ha convalidato il fermo dei due uomini di oerigini sangiorgesi e ha accolto l'ordinanza di custodia cautelare avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino nei loro confronti. I due uomini erano stati fermati martedì scorso nel capoluogo regionale nell'ambito dell'operazione “Tempus venit”, le cui indagini si concentrano su tentate estorsioni, legate ad ambienti della 'ndrangheta, ai danni di un paio d'imprenditori valdostani. Secondo la Dda di Torino, Raffa, 36 anni di Aosta, avrebbe avuto il ruolo di basista in Valle per conto di Giuseppe Facchinieri, 51 anni, di Marzabotto e Giuseppe Chemi, 51 anni, di Castel d'Aiano entrambi fermati martedì nel capoluogo emiliano - ai danni degli imprenditori valdostani Giuseppe Tropiano e Luigi Monteleone. Raso, 49 anni, di San Giorgio Morgeto in qualità di autotrasportatore effettuava frequenti consegne in Valle, e avrebbe avuto invece funzione di intermediario nell'ambito dei tentativi di estorsione. Per quanto riguarda la convalida dei fermi di Chemi e Facchineri, si dovrebbero avere notizie nella giornata di oggi. Nei confronti dei quattro, secondo quanto scritto i pm Daniela Isaia della Procura di Aosta e Stefano Castel- lani della Dda, nel decreto di fermo per indiziato di delitto, ci sarebbero “gravi indizi di colpevolezza: le azioni degli indagati sono espressione di un unico progetto criminoso come dimostrato dal fatto che il telefono utilizzato per effettuare le telefonate delle vittime era lo stesso”. A rendere più complessi gli accertamenti telefonici, il fatto che le schede utilizzate dai quattro risultino intestate ad una decina di cittadini romeni residenti in Calabria, estranei ai fatti. Solo incrociando numeri e telefoni è stato quindi possibile attribuire con certezza le chiamate agli indagati. Nel decreto di fermo per indiziato di delitto c'è la trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche, ambientali e lettere in cui emergono le pressioni esercitate sull'imprenditore Giuseppe Tropiano, titolare dell'Edilsud, ditta che ha vinto il maxiappalto per la ristrutturazione dell'ex residence Mont Blanc di Aosta, da parte del gruppo che mirava ad estorcergli illecitamente del denaro con una percentuale del 3 per cento. I magistrati della Dda e gli investigatori di Aosta A marzo il procuratore Carbone lascia il posto vacante Per la Procura di Locri c’è anche Nicola Gratteri SIDERNO - C'è anche Nicola Gratteri fra i papabili a ricoprire l'incarico di Procuratore capo presso il tribunale di Locri. L'attuale procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, infatti, ha presentato la domanda al ministero della Giustizia per partecipare alla procedura di successione di Giuseppe Carbone: l'attuale capo dell'ufficio di Procura locrese. La successione alla guida di una degli uffici giudiziari di frontiera della Calabria è aperta da tempo. Giuseppe Carbone a marzo chiuderà la sua esperienza alla guida dei sostituti procuratori del tribunale locrese. Sino ad oggi le domande ricevute dal dicastero di via Arenula sono ventiquattro. Un numero consistente che prende sostanza grazie ai nomi di alcuni magistrati che sarebbero pronti a sedersi sulla poltrona al secondo piano del palazzo di giustizia di piazza Francesco Fortugno. Nicola Gratteri, nella corsa all'incarico di procuratore capo di Locri, è in buona compagnia. Fra i nomi che si stanno facendo in queste ore, infatti, ci sono anche quelli di Carlo Macrì ed Ezio Arcadi: il primo attuale procuratore capo presso il tribunale per i minori di Reggio Calabria e l'altro ……….. Nicola Gratteri Della corsa, fra gli altri, è anche Giuseppina Latella, attualmente alla guida del tribunale per i minorenni di Messina, con un passato di stretta collaborazione con lo stesso procuratore Giuseppe Carbone. Il sidernese Carlo Macrì ed Ezio Arcadi negli uffici del tribunale di Locri hanno vissuto, condividendo soddisfazioni e sconfitte, gli anni bui dell'anonima sequestri. Nicola Gratteri, geracese di 53 anni, è uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla 'ndranghe- | A 87 anni era finito in manette nell’ambito dell’operazione “Crimine”. Determinanti le perizie mediche Arresti domiciliari per Antonio Commisso Lo stato di salute del presunto boss di Siderno non compatibile con il regime carcerario di PASQUALE VIOLI SIDERNO - Va ai domiciliari Antonio Commisso, classe 1925. A stabilirlo è una misura emessa dal Tribunale della Libertà di Reggio Calabria che ha tramutato la custodia cautelare in carcere in custodia al regime domiciliare dopo l'istanza presentata dall'avvocato Antonio Speziale. L'uomo secondo le ultime risultanze mediche non sarebbe compatibile con il regime carcerario e all'età di 87 anni avrebbe bisogno di costanti cure e assistenza. Antonio Commisso era finito in manette nell'ambito dell'operazione “Il Crimine” scattata il 14 luglio del 2010 e secondo i magistrati della Dda di Reggio Calabria sarebbe una delle figure di primo piano della famiglia Commisso di Siderno. Il 27 luglio scorso, a seguito dell'ultima perizia medica disposta dall'autorità giudiziaria, è stato lo stesso Giudice per le indagini preliminari a giungere alla conclusione che il “detenuto Antonio Commisso deve essere ricoverato in un centro cardiologico ospedaliero d'eccellenza per uno studio completo della sua situazione cardiologica, e ne dispone l'immediato trasferimento presso un centro diagnostico terapeutico dell'amministrazione penitenziaria”. Fino a poche ore fa l'uomo, che è ritenuto uno dei vertici della potente famiglia Commisso di Siderno, si trovava ristretto nella casa circondariale di Bari in una cella che condivideva con altri nove detenuti. Secondo la relazione medica presentata dal consulente del Gip, il dottore Mario Previtera, le “condizioni di Commisso sono conformi ad un soggetto di 86 anni che però soffre di cardiopatia ischemica, valvulopatia degenerativa, artrosi lombare e ipertrofia prostatica, oltre ad avere dei picchi pressori ritenuti a rischio. Nella perizia medica si fa menzione anche della difficoltà di Commisso a deambulare, quindi a muoversi, se non con il sostegno di qualcuno. Il ginocchio destro - si legge sempre nelle carte del dottore Previtera - a causa di una patologia artrosica ha un volume quasi raddoppiato e il ginocchio sinistro risulta deformato”. ta. Attento conoscitore delle dinamiche interne della criminalità organizzata, Gratteri da procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia si è occupato particolarmente dell'evoluzione economica e militare delle cosche operanti sul territorio della Locride. Chi guiderà la Procura di Locri nel dopo Carbone si troverà nelle mani un ufficio riorganizzato ed efficiente. Attualmente, infatti, la copertura di organico è carente di una sola postazione di pubblico ministero. I nuovi magistrati arrivati a Locri, nella maggior parte giovani, hanno coperto il deficit che lo stesso procuratore Carbone aveva denunciato nel 2010. A gennaio dello scorso anno Giuseppe Carbone lanciò un sos: «Il giocattolo si è rotto». Nel territorio in cui operano le più potenti consorterie 'ndranghetistiche calabresi, la Procura della Repubblica non aveva sostituti procuratori a cui affidare l'ordinario. Oggi, invece, lo stato d'animo pare diverso. La Procura della Repubblica di Locri, grazie all'arrivo dei rinforzi chiesti dal procuratore capo Giuseppe Carbone, ha ripreso a funzionare a pieno regime. gio.ve. LA LETTERA Controlli delle forze dell’ordine per le vie di Platì di GIOVANNI VERDUCI SIDERNO - Fra i siciliani ed i calabresi non c'erano solo rapporti di affari legati allo smercio della cocaina. Il “rispetto” andava oltre e, come spiegato dal collaboratore di giustizia Giuseppe Raciti ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania, si spingeva sino all'ospitalità dei latitanti siciliani in terra calabra. Almeno in un'occasione, infatti, Pasquale Barbaro e altri soggetti di Platì si sarebbero messi a “disposizione” degli amici catanesi per proteggere la fuga di un ricercato. Nell'interrogatorio del 9 febbraio del 2009 il pentito racconta al pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Testa, che lo sta ascoltando proprio per ricostruire il ruolo di Pasquale Barbaro all'interno dell'organizzazione criminale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti smantellata dal blitz dei poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria e di Catania, questo episodio. «Io ho conosciuto Barbaro in questo frangente - racconta Giuseppe Raciti al sostituto procuratore catanese - è successo che David Manz, quando lui è scappato mi ha dato il passaporto suo e mi ha detto di strapparlo. David Manz è scappato di sera. Mi ha dato il suo passaporto e mi ha detto strappalo questo passaporto e io l'ho preso e l'ho strappato e lui è scappato e si è rifugiato da Domenico Perri». Domenico Perri, che non è indagato nell'ambito dell'inchie- | «Non ho mai favorito la ’ndrangheta» L’ex sindaco Rocco Femia scrive dal carcere e respinge le accuse di mafiosità di MAURIZIO ZAVAGLIA MARINA DI GIOIOSA IONICA - “Non sono un mafioso, non ho mai fatto parte di consorterie mafiose, non ho mai favorito la 'ndrangheta, ho sempre rispettato le regole della legalità”. Ad esprimersi così è Rocco Femia, ex sindaco di Marina di Gioiosa, dai primi di maggio detenuto in seguito all'operazione “Circolo formato”. Dalla casa circondariale “Pagliarelli” di Palermo, l'ex amministratore invia una lettera destinata ai concittadini per raccontare “la sua verità”. Parla di una “vita da sempre improntata nel rispetto delle regole, del vivere civile, nei valori della famiglia, del lavoro e dell'onestà”. Ricorda l'accusa che gli viene mossa, che è “di far Antonio Commisso parte di un'associazione a delinquere. Praticamente mi accusano di essere un mafioso e di aver favorito nei miei tre anni di sindaco il presunto clan dei Mazzaferro nella gestione degli appalti pubblici”. Riferisce di “aver chiesto e di continuare a chiedere dove, come, quando abbia favorito la presunta cosca, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Si definisce “umiliato come uomo, come ex rappresentante delle istituzioni e come educatore”. La speranza di Femia è “che la giustizia si ravveda”. Ci tiene a ringraziare “pubblicamente Ilario Ammendolia per le giuste considerazioni espresse, mettendo in evidenza che non serve tenere in carcere possibili innocenti per tanto tempo per poi arrivare al processo e venire assolti”. Il passaggio ga- rantista del sindaco di Caulonia e presidente del comitato dei cittadini della Locride che più ha fatto piacere a Femia è quello in cui affermava, riferendosi ai primi cittadini arrestati, “processateli subito, oppure di mettano in condizione gli imputati di potersi difendere da uomini liberi”. Un pensiero Rocco Femia lo vuole pure dedicare al “caro amico, nonché vice sindaco della mia amministrazione, Geppo Femia, il quale mi chiede cosa ci faccio in carcere”. Segue un amaro sfogo: “non riesco a capire chi ha interesse a lasciarmi in carcere”. Con la missiva l'ex sindaco vuole anche portare, in occasione delle festività, “gli auguri sinceri a tutti i miei concittadini, ringraziandoli per le testimonianze di affetto e solidarietà che ricevo”. sta sul traffico di droga fra la Sicilia e la Calabria, è lo zio di Pasquale Barbaro. Per il pentito catanese, quindi, Pasquale Barbaro e lo zio avrebbero dato ospitalità al fuggiasco siciliano, dandogli rifugio all'interno di una villetta di Platì. Alla domanda del pubblico ministero sul luogo in cui David Manz avesse trovato rifugio, Giuseppe Raciti risponde: «A Platì in una villetta, ehm … aveva il mio numero di telefono che sarebbe servito a rintracciare qualora - fosse uscito Napoli e cose varie , ehm lui per fare i soldi, siccome uscì in condizioni economiche un po' precarie, gli avevano messo a disposizione un chilo di cocaina, la famiglia Perri, che lui aveva girato a un ragazzo di Acireale che era, praticamente, il cugino di Enrico Tornabgene, che ora non mi ricordo il nome, perché sono nomi di passaggio, eh con pagamento a una settimana». Lo stesso collaboratore di giustizia, infine, ha raccontato di un suo viaggio in Calabria per incontrare David Manz. «Sono andato a Platì e ho incontrato questo Domenico Perri e onestamente mi ha fatto un po' di impressione quando l'ho visto, perché stava scannando non so che cosa, un cinghiale, cioè è uscito tutto pieno di sangue, d'orrore, comunque mi sono presentato e gli ho detto senti sto cercando David, lui sapeva che comunque dovevo arrivare, ha chiamato suo nipote, Pasquale Barbaro, gli ha detto accompagnalo da David e vedi che cosa ha bisogno questo ragazzo». Il pentito catanese Giuseppe Raciti tira in ballo Pasquale Barbaro E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro PALMI - Quattro nuovi verbali d'interrogatori di Giuseppina Pesce e undici nuove ipotesi di reato nei confronti dei membri della cosca Pesce di Rosarno. Sono queste le novità più rilevanti annunciate ieri mattina durante l'udienza del processo All Inside dal Pm della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti. Le nuove dichiarazioni della collaboratrice di giustizia, insieme a quanto riferito nelle scorse udienze da sua cugina, la testimone di giustizia Rosa Ferraro, hanno permesso agli inquirenti di formulare nuove ipotesi di accusa nei confronti di alcuni imputati e di altri soggetti ritenuti vicini alla cosca. Su tutti spicca il tentativo di sequestro a cui sarebbe scampata nel febbraio del 2005, Ilaria Latorre, moglie di Francesco Pesce ('84). La donna era ormai di fatto separata dal marito, figlio del boss Salvatore Pesce, ed era andata a vivere a casa dei genitori. Il compito di riprenderla l'avrebbe assunto un vero e proprio “commando” formato dallo stesso Pesce, da Andrea Fortugno, Rocco e Gaetano Palaia (i primi tre imputati nel processo in corso a Palmi, l'ultimo tratto in arresto pochi giorni fa), che, con il volto incappucciato e armati di pistola e fucile a pompa, si sarebbero recati presso la casa dei Latorre per rapirla. In casa si trovavano i genitori e la sorella della Latorre, minacciati di non intralciare le operazioni dei presunti rapitori, ma non la moglie di Pesce, che per puro caso era altrove al momento dell'irruzione. Tra le nuove accuse anche quelle che vedrebbero in Salvatore Pesce, Giuseppe Ferraro (in qualità di mandanti), Francesco Pesce e Rocco Carbone, gli autori in concorso della rapina alla gioielleria “Gelanzé” avvenuta a Rosarno nel settembre del 2005. Apparterrebbero a quel “colpo” i gioielli sequestrati nei giorni scorsi dalle forze dell'ordine durante una perquisizione effettuata sulla scorta delle indicazioni fornite da Giuseppina Pesce. Tra gli altri reati ipotizzati, la detenzione e il traffico di stupefacenti e la falsificazione di documenti anagrafici riportanti l'intestazione del Comune di Rosarno , procurati da Domenico Varrà, dipendente comunale ed ex presidente della Rosarnese Calcio, che avrebbero certificato legami di parentela creati ad hoc per permettere i colloqui in carcere tra detenuti e presunti affiliati. Nel corso dell'udienza di ieri è stato sentito anche Francesco Romano, direttore della filiale della Banca Carime di Rosarno tra il 2004 e il 2007, che ha testimoniato sull'apertura di alcuni conti correnti intestati a terzi ma riconducibili a Salvatore Pesce, che in quanto protestato non aveva la facoltà di accenderne. Conti che servivano da appoggio per l'attività commerciale che Pesce gestiva di fatto con la sua famiglia (pur non essendone l'intestatario) ma che venivano chiusi nel giro di poco tempo a causa della mancata copertura degli assegni che venivano emessi. Ad aprite questi conti Erminda Paterno, la stessa Rosa Ferraro, Ilaria LaTorre e Teresa Mazzuoccolo, ma ciascuno di essi poteva essere ricondotto a Salvatore Pesce o membri della sua famiglia. Emblematiche sul clima e sul potere dei Pesce a Rosarno alcune dichiarazioni del direttore di banca. Romano, in occasione dell'apertura di un nuovo conto corrente ha raccontato di aver avuto un breve incontro con l'esponente della 'ndrina: «non avevo nessuna intenzione di negare un aiuto ai Pesce perché sapevo della loro influenza sono state le parole del direttore di banca - quando ci siamo incontrati non sapevo chi fosse ma quando ho chiesto ai miei collaboratori tutti mi hanno detto che era Salvatore Pesce. Mi sono detto “evitiamo” e diamo l'ok all'apertura del conto corrente». La collaboratrice Giuseppina Pesce sta raccontando i segreti della cosca al pm Cerreti e al procuratore Pignatone 24 ore Sabato 24 dicembre 2011 Interrogato il consigliere comunale reggino arrestato per concorso esterno Nel Vibonese Plutino respinge le accuse Manette a due giovani Pestarono un rumeno Negano ogni addebito anche altri tre indagati per mafia di GIUSEPPE BALDESSARRO di DOMENICO MOBILIO REGGIO CALABRIA - «Certo che conosco gli altri indagati. Li conosco tutti. Alcuni sono miei cugini di primo grado, gli altri sono cresciuti e vivono nel mio quartiere. Conosco tutti, ma io non c’entro niente ne’con la ‘ndrangheta ne’ con eventuali minacce al consigliere regionale Gianni Nucera. Sul mio conto sta mentendo». Chi si aspettava che Giuseppe Plutino tenesse un atteggiamento dimesso si è sbagliato. Il consigliere comunale di Reggio Calabria, arrestato mercoledì mattina per concorso esterno in associaciazione mafiosa, ieri ha respinto ogni accusa. Rispondendo al Gip Domenico Santoro e al pm Marco Colamonici, è passato all’attacco. Non ha negato di conoscere le altre sei persone finite in carcere assieme a lui, ma ha detto che i suoi comportamenti sono sempre stati assolutamente legittimi. Insomma non ha nulla da rimproverarsi. D’altra parte i fratelli Filippo e Domenico Condemi sono suoi cugini di primo grado, mentre tutte le altre sono persone nate e cresciute come lui nel quartiere di San Giorgio Extra. E’ vero anche che in molti lo hanno sostenuto durante la campagna elettorale, ma senza avere nulla in cambio e, comunque, in maniera disinteressata. In questo senso Pino Plutino ha spiegato che è vero pure che assieme a Domenico Condemi aveva sollecitato, anche insistendo, Nucera ad assumere nella sua struttura una ragazza (cugina di Condemi). Ma che lo aveva fatto soltanto perchè lo stesso segretario questore del Consiglio regionale lo aveva promesso in campagna elettorale. Aveva insomma assunto un impegno preciso. Tuttavia, secondo quanto affermato da Plutino, mai aveva assistito a minacce o cose del genere. Il consigliere comunale ha insomma affermato che quanto detto da Nucera ai magistrati è evidentemente «falso». Dichiarazioni che i magistrati dovranno verificare e valutare con calma e che comunque rappresentano una spiegazione di parte di cui tenere conto. Alla stregua di quelle di Plutino anche le paroledei fratelli Filippo e Domenico Condemi, che hanno negato l’appartenenza alla ‘ndrangheta e affermato la loro estraneità sia alle minacce a Nucera che all’episodio dell’intimidazione contro l’esponente del Pdl. Insomma, non sarebbero stati loro a mettere sull’auto di Nucera la tanica di benzina, tantomeno per indurlo ad assumere chicchessia. Tra le altre persone che hanno deciso di rispondere al Gip anche Leo Caridi. L’uomo ha negato di essere il reggente della cosca. Contro di lui, dice, c’è solo una montagna di accuse inconsistenti. A Palmi, invece, sono stati sentiti Vincenzo Lombardo e Rosario Calderazzo, che di fronte alle domande del Gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. A questo punto il quadro degli interrogatori dovrebbe essersi chiuso con la posizione di Vincenzo Rotta. Starà ora ai magistrati fare le proprie considerazioni. Per Caridi, l’unico in stato di fermo, il Gip dovrà eventualmente convalidare l’arresto. Per gli altri bisognerà attendere le richieste di scarcerazione che arriveranno nelle prossime settimane al Tdl. VIBO VALENTIA - In agosto scorso avevano ridotto in fin di vita un rumeno che a stento riuscì a sopravvivere: a distanza di oltre quattro mesi sono stati assicurati alla giustizia. Sono due giovani abbastanza noti alle forze dell'ordine. Uno è Luigi Mancuso (19 anni), l'altro è Danilo Pannace (18) entrambi residenti a San Gregorio D'Ippona. Il primo è figlio di Giuseppe Mancuso (62 anni), esponente di spicco della nota famiglia criminale di Limbadi, attualmente detenuto e ritenuto uno dei vertici del sodalizio criminoso. Sono accusati, in concorso tra loro, di tentato omicidio aggravato. In esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del locale tribunale, i due all'alba di ieri sono stati arrestati dai militari della Compagnia carabinieri, che hanno condotto le indagini sotto il coordinamento della Procura della Repubblica. I provvedimenti restrittivi sono stati Luigi Mancuso emessi a conclusione di una serrata attività investigativa svolta dai carabinieri di San Gregorio, cheha consentitodiverificare come i due, la notte del 10 agosto scorso, in una via del piccolo centro, al culmine di una lite per futili motivi con un cittadino rumeno, lo aggredirono colpendolo più volte al volto ed alla testa con un mattone e, una volta a terra, infierirono su di lui con calci e pugni sino a ridurlo in fin di vita. Estremo gesto di una violenza che vedeva il bracciante agricolo vittima degli insulti, delle minacce e delle persecuzioni dei due già da mesi. Soccorso da alcuni passanti il ferito fu ricoverato privo di coscienza e in condizioni disperate, con vaste lacerazioni al- Danilo Pannace la scatola cranica, al volto ed al torace, presso l'ospedale di Catanzaro, prima di riuscire a svegliarsi ed a raccontare l'incredibile vicenda che si era svolta sotto gli occhi di decine di cittadini troppo terrorizzati per intervenire. Le indagini hanno anche accertato come i due, al fine di evitare che qualcuno potesse raccontare l'accaduto, abbiano minacciato anche i testimoni dell'episodio, alcuni dei quali, per paura di ritorsioni, hanno deciso di fuggire all'estero. Si accertava pure che l'episodio era stato l'ultimo di una serie di soprusi, minacce e vere e proprie spedizioni punitive poste in atto dai due ai danni della piccola comunità rumena di San Gregorio. Per mesi essa è stata ostaggio della violenza di Mancuso e Pannace che, facendosi forti della loro vicinanza alla consorteria limbadese, da cui si ritenevano protetti, hanno seminato il terrore nel piccolo comune ponendo in uno stato di costante timore i cittadini stranieri ivi residenti. L'interrogatorio da parte del gip, Giancarlo Bianchi, è fissato per lunedì prossimo. L’arresto di Giuseppe Plutino e Domenico Condemi E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria Provincia Sabato 24 dicembre 2011 Rocca di Neto. Invito dai rappresentanti istituzionali a proseguire con la sua esperienza amministrativa Dall’assise un “no” alla violenza Seduta straordinaria del consiglio comunale dopo l’intimidazione al vicesindaco visibilmente provato da questa triste vicenda. A questo punto ogni esponente politico è intervenuto per esprimere il proprio messaggio di solidarietà. Molto significativo il messaggio del sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole che ha rammentato ai presenti che «quando una persona decide di candidarsi lo fa per amore della comunità, sacrificando le proprie esigenze personali e che nell’ultimo biennio la Calabria ha registrato il record negativo per numero di atti intimidatori, questo perché nel sud i politici sono spesso abbandonati al proprio destino invece di essere tutelati». Molto interessantisono state le proposte del sindaco di Cerenzia Dima, che ha invitato tutti i sindaci a recarsi dal Prefetto per consegnare la fascia in segno di protesta e quella del sindaco di San di SALVATORE FABIANO ROCCA DI NETO - “No alla violenza, il popolo di Rocca di Neto ripudia ogni forma di intimidazione”. Con questo slogan tutto il mondo politico calabrese si stringe intorno al vicesindaco di Rocca di Neto Giovanni Corigliano, vittima nei giorni scorsi di un atto intimidatorio. Alla riunione del Consiglio comunale, convocato in sessione straordinaria, erano presenti infatti, oltre all’amministrazione comunale al completo, i 27 sindaci dei comuni della provincia di Crotone, l’assessore regionale Franco Pugliano, i consiglieri regionali Alfonso Dattolo, Salvatore Pacenza, Francesco Sulla, l’assessore provinciale Antonio Leotta, i consiglieri provinciali Ubaldo Schifino e Antonio Barberio, la vicecoordinatrice provinciale del Pdl Barbara Brunetti, monsignor Frandina, i carabinieri della stazione di Rocca di Neto e i volontari della Misericordia. Prima dell’apertura della seduta del consiglio comunale, i politici hanno sfilato in un “corteo di solidarietà”per le vie centrali del paese. Poi una volta raggiunta la sala consigliare, il primo a prendere la parola è stato il sindaco di Rocca di Neto, Luigi Marangolo che ha ricordato comeepisodi del genere stiano diventando sempre più frequenti. Ragion per cui ha esortato Corigliano a non mollare, perché una sua resa equivarrebbe ad una sconfitta della democrazia. «Sto vivendo un dramma familiare. Mi auguro di essere l’ultima vittima di episodi del genere. Spero solo che questa vicenda non venga strumentalizzata per infangare la cittadinanza del mio paese. Ringrazio di cuore tutti i presenti che hanno fatto dei sacrifici per essere qui presenti oggi»: queste le parole del vicesindaco ancora La seduta del consiglio comunale di Rocca di Neto Mauro Marchesato, Rajani, che ha esortato a fare dei tagli per dare un segnale forte alla gente come ad esempio ridurre il numero dei consiglieri regionali che attualmente è superiore a quello della Lombardia (regione di gran lunga più popolosa della Calabria). Il consigliere regionale Dattolo ha evidenziatola necessitàdipromuovere ancora riunioni di questo tipo in modo da realizzare una sinergia tra le istituzioni a prescindere dal colore politico e dalle fazioni. Infine l’assessore regionale Pugliano ha ricordato a tutti che, al fine di tutelare il futuro della comunità, non bisogna alzare bandiera bianca di fronte a questi atti criminali soprattutto in un periododi crisi socio-economica come questo in cui un politico difficilmente può soddisfare le esigenze di ogni singolo cittadino. Cirò M. Mistero su come i ladri abbiano portato via il bottino Furto di arredi senza alcun segno di scasso a palazzo Godano di PATRIZIA SICILIANI CIRÒ MARINA- Furto senza scasso a palazzo “Godano”, che affaccia sullo spiazzo antistante la stazione ferroviaria. Eppure, i ladri hanno rubato una scrivania pesante, il tavolo e le sei sedie del soggiorno, due poltrone di pelle con lo schienale alto, una macchina da cucire da collezione, una bilancia antica con i piatti in rame, casseruole e un’infinità di soprammobili. L’immobile, costruito nel Settecento, è disabitato nel periodo invernale, da quando è morto il suo proprietario, il nobiluomo Antonio Godano. Che ha lasciato il bene in eredità alla sorella, Eugenia Godano Vitale, la quale risiede sempre nella cittadina, ma altrove. La donna ha raccontato: “Non riesco a spiegarmi come abbiano fatto i ladri ad entrare nel palazzo, saranno saliti dal retro, io ho ritrovato tutto chiuso, di sicuro hanno dovuto accendere le luci, scendere i mobili e caricarli su qualche camion”. Per trasportare la scrivania fuori dallo studio, gli ignoti malviventi hanno dapprima scardinato la porta, poi l’hanno rimessa a posto. Costoro hanno svuotato altresì “tutti gli scaffali della cucina, pieni di roba”. La danneggiata è dispiaciuta sia perché “la banda, non è opera di uno –due complici, si è impossessata della macchina da cucire “Singer”, che custodivo gelosamente in ricordo di mia madre” sia perché “nessuno dei vicini ha sentito niente”. Insomma, palazzo Godano ha vissuto una notte movimentata, tra il trasloco di mobili massicci e il viavai di sconosciuti e di mezzi di trasporto, senza che trapelasse all’esterno il benché minimo rumore. Palazzo Godano Cirò M. Polemiche sulle scuole Cirò M. Iniziativa della Krimisa Cirò M. Promossa dalla giunta Berardi: «Lentini Anche Maietta Cena di solidarietà si deve dimettere» al torneo di Natale in sala consiliare CIRÒ MARINA- All’indomani della seduta consiliare, il consigliere provinciale di minoranza, Giuseppe Berardi (Demokratici), non fa sconti all’assessore alla pubblica istruzione, Giovanni Lentini, relativamente alla proposta del piano di razionalizzazione della rete scolastica per l’anno 2012-2013. Che, inserita tra i punti all’ordine del giorno, è stata ritirata. Dunque, Berardi ha dichiarato: “Io, al posto dell’assessore Lentini, mi sarei dimesso, perché non è riuscito ad elaborare una proposta condivisibile in materia di dimensionamento, pertanto è preferibile che se ne occupi direttamente la Regione”. Per motivare la drasticità della sua dichiarazione, l’esponente dei Demokratici ha argomentato:“L’assessore sostiene di avere interloquito con i sindaci, ma i sindaci erano lì, ad assistere alla riunione del Consiglio, in assetto di guerra contro di lui”. Poi, ha svelato un retroscena: “Lentini ha supplicato il nostro capogruppo, Franco Spina, sindaco di Savelli, di non presentare l’emendamento, firmato da noi Demokratici e da Fli, e gli ha dato la sua parola che avrebbe aggiustato la posizionedellescuole diSavelli”. Tut- Giuseppe Berardi tavia, Spina ha presentato l’emendamento in quanto, secondo Berardi, “non crede più, e ormai non è l’unico, alle rassicurazioni di Lentini, che ci ha rimandato alla vigilia di Capodanno per la sua ennesima proposta di piano”. Ironicamente, il consigliere cirotano si è chiesto: “Chissà che cosa toglierà dal suo cilindro il nostro assessore? Alla vigilia di Natale ha fallito, gli andrà meglio prima di Capodanno?”. p. s CIRÒ MARINA- Un’ovazione ha accolto il difensore dell’Hellas Verona,Domenico Maietta, al suo ingresso nel Palasport, dove si è svolto il Torneo di Natale 2011, organizzato dalla scuola calcio “Real Krimisa”. La gara, riservata ai piccoli calciatori, di età compresa tra i cinque e gli otto anni, è stata vinta proprio dalla squadra “Real Krimisa”, messa in campo dall’omonima società organizzatrice. Che è gestita dal presidente, Giovanni Miceli, e dal responsabile tecnico, Carmine Affatato. L’idolo locale e della tifoseria veronese, Maietta, ha consegnato al presidente Miceli la maglia ufficiale dell’Hellas, che, com’è noto, milita nel campionato di serie B. Fra gli applausi del pubblico, i mini-campioni delle scuole calcio, che hanno preso parte al Torneo natalizio, ovvero la vincitrice Real Krimisa, la Punta Alice, seconda classificata, la Nuova Torre Melissa, terza, la Vallese di Torre Melissa, quarta, hanno fatto il loro ingressoin campo perla cerimonia di premiazione. I tre ospiti d’onore, il sindaco di Melissa, Gino Murgi, il consigliere del Comune di Cirò Marina, con delega allo sport, Vincenzo Salerno, e il Domenico Maietta fuoriclasse, Domenico Maietta, hanno premiato con medaglie-ricordo tutti i piccoli calciatori e con coppe e trofei le rispettive scuole calcio. Rotte le righe, è continuato il gran lavoro dei fotografi, perché ogni bambino si è fatto scattare una foto con Maietta, appena rientrato da Verona, felice come non mai per lo score dell’Hellas, a soli tre punti dalla capolista, e di essere ritornato in famiglia e dagli amici del luogo. p. s. CIRÒ MARINA- Metti una sera alla cena della solidarietà con i cittadini e gli immigrati nell’aula consiliare del municipio. E’ accaduto, giovedì, con la regia della giunta comunale, che si è avvalsa della collaborazione del parroco, don Antonio Mazzone, delle associazioni locali e del contributo dei commercianti. Il Comune non ha speso un euro. In un clima natalizio, i numerosi invitati, famiglie con bambini, anziani, giovani di diversa nazionalità, hanno preso posto a tavola, serviti dal sindaco, da presidenti e socie delle associazioni, dalle mogli degli amministratori, dalle responsabili comunali dei servizi sociali, Anna Maria Cera, Mariella Ferrari, Maria Giovanna De Grazia. “Una catena di montaggio”, l’ha definita l’assessore al ramo, LeonardoGentile. Allevolontarie il merito di avere trasformato la tetra aula in un’accogliente sala ristorante, dove il colore dominante era il rosso e dove i presenti hanno ballato la tarantella, trascinati dal gruppo folk “Chiri da serenata” e dal cantante Franco Adamo. L’elenco dei benefattori comprende i ristoratori, Tonino Anania, Cataldino Ippolito, i Seminara, Enzo Gentile, Sil- Leonardo Gentile vano Morrone, che hanno offerto i pasti, Salvatore Murano, Nicodemo Mingrone, Gino Anania, tavoli e sedie, GaetanoTrifino ePasqualeIuzzolini i vini, Giuseppe Larocca e Vincenzo Bastone cassette di frutta, Vincenzo Fuscaldo – Carolei- Giorgio Laganà i dolci, Antonio Iuzzolini, Raffaele Scilanga, Agostino Russo, Antonella Siena giocattoli, scarpe, cappelli, Greco, Pucci, Laganà il pane, tutti i supermercati panettoni, spumante, bibite. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 38 Crotone Poste Italiane SpA - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1, comma 1, DR/CBPA-SUD/CS/56/2006 valida dal 06/04/2006 anno VI numero 354 sabato 24 dicembre 2011 € 1,00 direttore piero sansonetti TRAGICO SCHIANTO A PIZZO Perdere la vita a 19 anni una mattina d’inverno quotidiano d’informazione regionale PIZZO (VV) Rodolfo Condello di 19 anni, è morto in un incidente stradale avvenuto ieri a Pizzo. Il ragazzo, che era alla guida di un fuoristrada è finito contro un palo della luce. La morte del ragazzo, che era di Vibo Valentia, è stata istantanea. Sul luogo dell'incidente sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso del giovane. > pagina 3 Maxisequestro di pesce scaduto ROMA Oltre 50 tonnellate di pesce scaduto e 200mila giocattoli e luminarie pericolosi sono stati sequestrati dai Nas, Nuclei antisofisticazioni dei carabinieri nell'operazione Jingle Bells che ha visto impegnati in tutta Italia 500 militari. In totale, sono state controllate oltre 1500 aziende alimentari. > pagina 9 La caccia al romeno organizzata dai Mancuso > pagina 11 Scopelliti e Cgil Eterni duellanti.... DI BRUNO GEMELLI Preso il figlio del boss che ridusse in fin di vita un immigrato Ma la comunità dell’Est si ribella e rompe il muro d’omertà Luigi Mancuso, figlio del boss Giuseppe, capo dell'omonima cosca di Limbadi, aveva scatenato una caccia allo straniero attraverso una serie di atti intimidatori ai danni della comunità romena di San Gregorio D'Ippona per costringerli ad andare via. Un’escalation di violenza culminata nell'aggressione contro un giovane romeno picchiato fino a essere ridotto in fin di vita. A squarciare il muro di omertà sono stati proprio i componenti della comunità romena. Il durissimo scontro in atto tra il governatore Scopelliti e la Cgil, e viceversa, esula da una normale contrapposizione, anche aspra, tra due pezzi della società calabrese. La pugna sembra sottendere qualcosa di più profondo e inconciliabile. Lo vogliamo chiamare “odio” con le virgolette? > pagina 10 Morire di parto Record in Calabria COSENZA Un quinto delle segnalazioni di presunti casi di malasanità all'esame della Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari, riguardano episodi legati a gravidanza o al parto e, precisamente, 104 su 500. La metà delle segnalazioni pervenute, riguarda le regioni Calabria e Sicilia rispettivamente con 32 e 20 segnalazioni. La lezione di civiltà del popolo romeno PIER PAOLO CAMBARERI > pagine 6 e 7 AUGURI DI BUON NATALE Domani e dopodomani Calabria Ora non sarà in edicola L’appuntamento con i lettori è per martedì 27 REGGIO CALABRIA L’ex consigliere Inzitari è ritornato in carcere > pagina 14 LUNA ROSSA di Pasquino Sgrammaticato o mago? Ieri, intervistato da CO, il sindaco Demetrio Arena, tra le altre cose, ha detto che il problema a Reggio è che “il territorio è stato dominato (corsivo mio) dalla mafia”. Qui le cose sono due: o il sindaco Demetrio Arena usa impropriamente il passato prossimo o, essendo dotato di bacchetta magica, ci fa intendere che nel presente di Reggio la mafia non c’è più. Sgrammaticato o mago? 6 SABATO 24 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora caccia al romeno CACCIA ALLO STRANIERO Il 10 agosto picchiarono un romeno: una mattonata in faccia e una volta a terra venne preso a calci e pugni.Venne ricoerato in prognosi riservata, ma dopo qualche giorno si svegliò e raccontò il pestaggio. Ora sono accusati di tentato omicidioaggravato Danilo Pannace e Luigi Mancuso (nelle foto accanto). I due per evitare che qualcuno potesse evitare l’accaduto avrebbero minacciato anche i testimoni della vicenda: alcuni di loro per paura di ritorsioni, sarebbero fuggiti all’estero Picchiato per odio razziale, 2 arresti Il romeno decise di raccontare il pestaggio: in manette il figlio del boss Mancuso SAN GREGORIO (VV) cuni giorni, in prognosi riserMattonate in faccia, in testa. E vata, privo di coscienza e in una volta giù, calci e pugni a condizioni disperate, con vanon finire. Fino allo svenimen- ste lacerazioni alla scatola crato. Fino quasi alla morte. Un nica, al volto ed al torace. Dopo qualche giorno si ricittadino romeno residente a San Gregorio d’Ippona, centro svegliò per raccontare, tra i dolori per le fealle porte di Vibo ValenLuigi Mancuso e rite subite, l’incredibile tia, questo ha Danilo Pannace vicenda che si dovuto subire era svolta sotil 10 agosto picchiarono il gli occhi di scorso. Per romeno la notte to decine di citcosa ancora del 10 agosto tadini troppo non è chiaro. terrorizzati Gli inquirenti hanno fatto sapere che il per intervenire e fermare il pefatto è accaduto al termine di staggio. Ora a rispondere di tentato una lite per futili motivi. Di certo la vittima se la vide pa- omicidio aggravato sono Luigi recchio brutta. In quella gior- Mancuso, 19 anni, e Danilo nata d’estate, infatti, fu trasfe- Pannace, 18 anni, entrambi rerito all’ospedale di Catanzaro, sidenti a San Gregorio. I due dove rimase ricoverato per al- giovani sono stati ammanet- tati ieri mattina all’alba dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, guidati dal capitano Stefano Di Paolo, sotto il coordinamento della Procura di Vibo Valentia, diretta dal procuratore Mario Spagnuolo, dando esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare in carcere vergate dal gip del Tribunale del capoluogo. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi a conclusione di una serrata attività di indagine svolta dagli uomini della stazione di San Gregorio D’Ippona, per la quale sarebbero stati proprio loro due, la notte del 10 agosto scorso, in una delle strade principali del piccolo centro, ad aggredire il romeno colpendolo più volte al viso e alla testa con un mattone e, una volta che questi era stramazzato a terra, infierendo su di lui con calci e pugni sino a ridurlo in fin di vita. Estremo gesto di una violenza che vedeva il bracciante agricolo vittima degli insulti, delle minacce e delle persecuzioni dei due già da mesi. Per gli inquirenti, inoltre, i due, al fine di evitare che qualcuno potesse raccontare l’accaduto, avrebbero minacciato, in diverse circostanze, anche i testimoni della vicenda, alcuni dei quali, per paura di ritorsioni, avrebbero deciso di fuggire all’estero. Gli investigatori hanno anche accertato come il tentato omicidio sia stato solo l’ultimo di una infinita serie di soprusi, minacce e vere e proprie spedizioni punitive che sarebbero state poste in essere dai due ai danni della piccola comuni- struire un quadro accusatorio tà romena di San Gregorio ben definito. che, per mesi, è stata ostaggio Per l’arresto gli uomini deldella violenza del Mancuso e la Compagnia di Vibo Valendel Pannace, i quali, facendo- tia, sotto le direttive della Prosi forti della loro vicinanza al- cura, data la «caratura crimila consorteria criminale lim- nale» dei due, hanno messo in badese da cui campo un vasi ritenevano sto spiegaVenne colpito protetti, di forcon un mattone mento avrebbero ze circondanimposto la lodo le abitaziopreso a calci ro “supremani del Mancue pugni. Ma so e del Panzia” territonessuno parlò riale seminace e nando il terblindando la rore nel piccolo comune e po- zona. Una volta sorpresi nel nendo in uno stato di costan- sonno ed ammanettati, sono te soggezione e timore i molti stati quindi trasferiti nel carcittadini stranieri residenti. cere di Vibo Valentia a dispoFondamentali per le indagi- sizione dell’autorità giudiziani sono stati i riscontri incro- ria. ciati effettuati dai carabinieri GIUSEPPE MAZZEO che hanno consentito di [email protected] il profilo della cosca VIBO VALENTIA E’ figlio di Peppe Mancuso, alias “mbrogghja”, il 19enne Luigi arrestato ieri all’alba dai carabinieri di Vibo Valentia con l’accusa di tentato omicidio aggravato ai danni di un romeno. È figlio, Luigi, di colui che viene ritenuto il boss assoluto della consorteria mafiosa dei Mancuso di Limbadi. Peppe, 62 anni, sta scontando l’ergastolo (in regime di 41 bis) a seguito di una sentenza del tribunale di Palmi che lo ha condannato per essere stato il mandante degli omicidi, insieme ai Piromalli, dei boss Versace di Polistena, negli anni ’90. In numerose inchieste, “Tirreno”, “Dinasty” (nella quale comunque è stato assolto in quanto detenuto nel periodo dei fatti contestati), “Genesi” (dove è imputato per associazione mafiosa), Giuseppe Mancuso emerge quale figura apicale insieme allo zio Lui- Una “famiglia” di ’ndrangheta tra le più temute in Calabria gi, sebbene di qualche anno più piccolo di lui, entrambi considerati i capi storici della “famiglia”, che avrebbero assunto il bastone del comando dopo la morte del boss storico Ciccio Mancuso. Dopo gli arresti dei due, che fino agli anni ’90 avevano condotto unitariamente gli affari di famiglia, si è verificata, quindi, «una scissione della gestione del sodalizio e la formazione di due articolazioni - si legge nelle carte dell’inchiesta “Dinasty” -, che traggono la propria forza operativa dal riconoscimento dei rispettivi promotori, ovvero Mancuso Luigi e Mancuso Giuseppe». A quest’ultima si rifà il gruppo diretto da Diego Mancuso, in contrapposizione all’altra articolazione che fa capo a Cosmo Michele. Diego e Domenico, figlio di Peppe, detto “Micu”, «rivendicano la competenza esclusiva della propria articolazione a trattare determinati affari illeciti, evocando il nome del promotore». Curiosa e inquietante è la motivazione dalla quale trae origine il soprannome di Peppe Mancuso. L’appellativo “mbrogghjia”, imbroglia, sarebbe da ricondurre - per come spiegato da alcuni collaboratori di giustizia - alla sua particolare “capacità” di «eliminare i nemici non in modo diretto, ma mediante doppi giochi o, in gergo mafioso, “armando tragiri, tragedie”». Un uomo di “rispetto”, insomma. Di primissimo piano nel panorama criminale calabrese. Il figlio Luigi, appena 19enne e già noto alle forze dell’ordine, è accusato di tentato omicidio aggravato. Uno dei tanti reati che, nel corso degli anni, a partire dai ’60 (quando fu accusato di pascolo abusivo), è stato contestato anche al padre. giu. maz. 8 SABATO 24 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O Plutino si discolpa davanti al gip Condemi: «Era stato Nucera a promettere il posto di lavoro e non io» REGGIO CALABRIA Si sono difesi tutti gli indagati di punta dell’inchiesta che mercoledì ha portato a sette misure cautelari (sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e un decreto di fermo) nei confronti del consigliere comunale Giuseppe Plutino e di altri soggetti ritenuti vicini alla cosca Caridi-Borghetto di Reggio Calabria. Davanti al gip Domenico Santoro, che nell’ordinanza di custodia cautelare ha sottolineato l’impegno della cosca nella raccolta di voti alle amministrative, si è difeso l’esponente del Pdl a palazzo San Giorgio che già l’altro ieri era stato sospeso dal prefetto Luigi Varratta nella sua funzione di consigliere comunale. Assistito dall’avvocato Michele Albanese, Pino Plutino ha ribadito al giudice di non aver tenuto comportamenti fuori dalla legge. La vicinanza con i fratelli Domenico e Filippo Condemi, che gli hanno fatto campagna elettorale curando la raccolta dei voti per suo conto, è dovuta alla parentela tra le due famiglie e al fatto che abitano praticamente da sempre nello stesso rione. La cosca Caridi-Borghetto, di cui secondo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria fa parte anche Condemi, opera nel territorio di Ciccarello, rione Modena e San Giorgio Extra. Il controllo dei voti, secondo quanto ricostruito nelle due informative Domenico Condemi, uno degli arrestati nell’operazione inviate dalla squadra mobile reggina in procura, avveniva in modo estremamente pressante fino alla richiesta ai soggetti contattati da Domenico Condemi in particolare di se- gnare le sezioni per poter verificare la loro fedeltà all’esito elettorale. Quest’ultimo, insieme al fratello Filippo, è stato sentito pure ieri nell’interrogatorio che si è svolto in carce- re a Reggio Calabria. Assistito dagli avvocati Basilio Pitasi e Marcello Foti, Domenico Condello ha risposto al gip Santoro di avere appoggiato Plutino alle elezioni in virtù del legame di parentela. Plutino e Condemi sono infatti cugini di primo grado e anche il padre di Domenico Condemi ha sempre dato una mano al nipote. L’arrestato ha poi ribaltato il punto di vista sulla vicenda del contratto non rinnovato a Maria Cuzzola, loro parente e cugina di Cosimo ed Eugenio Borghetto (finito in carcere nell’ottobre dello scorso nella prima fase dell’operazione “Alta tensione”), da parte del consigliere regionale Gianni Nucera. Secondo quanto riferito al magistrato, sarebbe stato il politico dei Popolari e Liberali a promettere un posto di la- riceviamo voro alla donna, e non al contrario un’imposizione di Condemi. Quest’ultimo è ritenuto pure il responsabile dell’atto intimidatorio nei confronti dello stesso Nucera, che nel marzo scorso aveva trovato una tanica di benzina sulla sua auto parcheggiata in via Pio XI a Reggio Calabria. Davanti al gip ha escluso di essere l’autore del gesto, che per l’accusa sarebbe stato commesso per spingere Gianni Nucera ad assumere la donna (dopo la scadenza di un primo contratto a progetto) nella sua struttura speciale. Si è svolta sempre ieri l’udienza di convalida per Leo Caridi, colpito da un decreto di fermo e ritenuto il reggente della cosca dopo l’arresto dei fratelli in “Alta tensione 1” lo scorso anno. Assistito dall’avvocato Francesco Calabrese, che ha chiesto la non convalida del provvedimento, ha respinto ogni accusa. Sono comparsi davanti al giudice anche Vincenzo Rotta, il vigile del fuoco in servizio a Parma Vincenzo Lombardo e Rosario Calderazzo. Gli ultimi due, assistiti rispettivamente dagli avvocati Marco Tullio Martino ed Emanuele Genovese, sono stati sentiti per rogatoria a Palmi e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. ANNALIA INCORONATO [email protected] & pubblichiamo Sono Rocco Femia, ex sindaco del Comune di Marina di Gioiosa. Sento l’esigenza nonché il dovere morale di portare in occasione delle festività natalizie, gli auguri sinceri di un sereno e felice Natale e di un buon 2012 a tutti i miei concittadini, ringraziandoli dal profondo del cuore per le continue testimonianze di affetto e solidarietà che continuamente ricevo, convinti che lo sono io che alla fine di questa drammatica vicenda la verità verrà a galla. Vengo accusato di far parte di un’associazione a delinquere, praticamente mi accusano di essere un “mafioso” e di avere favorito nei miei tre anni di sindaco il presunto clan dei Mazzaferro nella gestione degli appalti pubblici. La mia verità: non sono un mafioso, non ho mai fatto parte di consorterie mafiose, non ho mai favorito la 'ndrangheta, ho sempre rispettato le regole della legalità. La mia vita è stata da sempre improntata nel rispetto delle regole, del vivere civile nei valori della famiglia, del lavoro e dell’onestà. Ho chiesto e continuo a chiedere dove, quando, come abbia favorito la presunta cosca dei Mazzaferro. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. È umiliante e mortificante soprattutto per la società civile tenere in carcere un innocente, privandolo della preziosa libertà e dall’affetto dei propri cari trattandolo, come un comune delinquente, quando invece, sia in qualità di educatore, che come sindaco ho sempre contribuito positivamente alla valorizzazione dei principi della legalità e del rispetto delle regole. Spero, mi auguro, che al più presto la giustizia si ravveda e possa restituirmi la libertà. Ringrazio la mia famiglia per tutto l’affetto che mi sta dando in questo particolare momento della mia vita e ringrazio ancora tutti voi cittadini per la straordinaria solidarietà dimostratami. Di una cosa sono estremamente convinto e orgoglioso che i nostri progetti per lo sviluppo della nostra “città del sorriso”, la “Rimini del sud” come mi è sempre piaciuto chiamarla, stanno andando avanti per la goia e le felicità di tutti i cittadini. Rocco Femia 9 SABATO 24 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O incidente VIBO VALENTIA Rody potevi non conoscerlo, ma di sicuro lo avresti notato anche in mezzo a tanta gente. Diciannove anni, quella cresta modellata come una scultura sulla tua testa, curata puntualmente, a volte colorata eccentricamente, lo rendeva un soggetto ammirato e invidiato da tutti. Non passava inosservato Rody, perché quei grandi occhi azzurri distraevano tutte le ragazzine che facevano avanti e indietro sul corso Colombo di Vibo Marina per guardarlo e riguardarlo. Oggi Rody non c’è più. La strada se l’è portato via nell’ormai troppo conosciuto gioco della vita spezzata prematuramente da un incidente. Perché a diciannove anni è sempre troppo presto. E così, quando si viene a conoscenza della tragica notizia, si riconosce che questa ennesima morte insegna che su questa terra il passaggio a miglior vita non lo sceglie nessuno, così come nessuno sceglie la modalità. Schianto mortale contro un palo Rodolfo, 19 anni, perde il controllo dell’auto all’alba di ieri mentre rincasa Rodolfo Condello era di Vibo te volte avrà fatto quella strada Marina. L’altra notte viaggiava su Rody, quante volte avrà mangiato una Dr, giunto alle porte di Pizzo alle 4 del mattino un cornetto e ha perso il contro del mezzo, for- quante volte se ne sarà tornato a se a causa della vicasa felice e alscosità della strada, legro per la notCommozione andando a sbattere tata di divertitra gli amici e contro un palo della menti a spasso luce. Quando alle con gli amici. i conoscenti 4.14 sono arrivati Facebook insulle pagine l’ambulanza e i caratanto diventa il di Facebook binieri della stazione muro del piandi Pizzo, diretti dal to, dove amici, maresciallo Pietro Santangelo, conoscenti e sconosciuti lasciano Rody era già morto. Quel palo do- il loro pensiero per tentare una vive la macchina guidata dal giova- cinanza simbolica, un contatto. «La morte non è niente. Sono ne è andata a sbattere nei pressi del “bivio della Pietà” a Pizzo, era solamente passato dall’altra parte: lì, fermo ed immobile. Di sicuro è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei non aspettava Rody. Fuori era quasi l’alba, il mo- sempre tu. Quello che eravamo mento ideale per concludere la se- prima l’uno per l’altro lo siamo rata con un cornetto caldo. Quan- ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace. Rodolfo Condello». Qualcuno ha scritto questo pensiero a suo nome su una pagina creata in suo onore. ANGELO DE LUCA [email protected] I conti in banca dei Pesce raccontati dall’ex direttore La cosca aveva una corsia preferenziale e senza intoppi GIOIA TAURO (RC) male” minaccia: bastava il nome dei Pesce - considerati dalProtesti, fallimenti, scoperti lo stesso Romano «come una sul conto: tutte pratiche che al- famiglia influente nelle dinazerebbero un muro invalicabi- miche del comprensorio» - per le per i normali correntisti di aprire le porte al rilascio di un istituto bancario, ma che di- nuovi blocchetti di assegni, che ventano piccoli intoppi se il consentivano all’attività di Salconto corrente in questione è vatore Pesce di rimanere a galnella disponibilità di un boss di la nonostante tutto. Un vero e primo piano del crimine orga- proprio schiaffo alla crisi sopnizzato. C’è Francesco Roma- portata dai “comuni mortali” no sul banco dei testimoni per quello che viene fuori dal racl’udienza del processo All Insi- conto del direttore di banca, de. Attualmente direttore del- che descrive al Presidente del la filiale Carime di Tropea, Ro- collegio giudicante Concettina mano ha diretto dal 2004 al Epifanio, le transazioni “alle2007 gli sporgre” che quattelli rosarnesi tro correntisti della Cassa di non c’era bisogno riconducibili Risparmio, ridirettamente sultando tedelle minacce alla famiglia stimone priviSalvatore «La loro influenza di legiato delle Pesce, effetsul territorio è acrobazie fituarono allo nanziarie di sportello ronotoria. Nessuno Salvatore Pesarnese tra il aveva intenzione sce e della sua 2005 e il famiglia; di rifiutare una 2006. A coacrobazie che minciare da sua richiesta» gettano Erminia Paun’ombra interna - formaquietante sul le titolare del sistema della gestione del debi- market di via Zita - che aprì un to in questo pezzo di Sud. Men- conto per la gestione dell’attivitre aziende con decennale pre- tà commerciale, di fatto gestisenza sul territorio continuano ta da Salvatore Pesce. «La sia chiudere inesorabilmente i gnora Paterna era nostra corbattenti a causa di piccoli sco- rentista - dice Romano solleciperti, o di assegni a vuoto infat- tato dalle domande dei sostiti, il piccolo market gestito dai tuti procuratori Alessandra Pesce, non andava soggetto ad Cerreti e Giulia Pantano - e alcun problema di carattere aveva la disponibilità di un bancario: al massimo la chiu- blocchetto di assegni. Ma il sura di un conto per via di as- conto fu chiuso presto a causa segni rilasciati senza copertura delle irregolarità economiche, finanziaria; conto che però ve- con assegni che venivano rilaniva poi riaperto a nome di al- sciati senza avere una copertutri compiacenti appartenenti ra finanziaria. Quel conto ebbe alla famiglia. E tutto senza che vita breve: dopo avere formasi sia mai verificata una “for- lizzato il protesto degli assegni infatti venne definitivamente chiuso. Sapevo, perché i collaboratori me ne avevano parlato, che il conto era direttamente riconducibile a Salvatore Pesce. Dopo pochi giorni dalla chiusura del conto, lo stesso Pesce venne in banca accompagnato da un energumeno suo parente. Mi chiese della possibilità di aprire un altro conto a nome di una terza persona per la gestione del suo market. Conto che decidemmo di approvare. Non avevo nessuna intenzione di rifiutare una cosa del genere a Salvatore Pesce». Una dichiarazione netta quella di Romano, che racconta di non avere ricevuto minacce ma che «conosceva l’influenza dei Pesce sul territorio» e voleva evitare di subirle le minacce. Si sentiva «intimorito» Romano, che la parola mafia non la pronuncia mai riferendosi ai Pesce, e accolse la richiesta di Salvatore “u babbu” acconsentendo all’apertura del conto a nome di Rosa Ferraro. «Non vidi più Salvatore Pesce - dice ancora Romano - dei rapporti con lui se ne occupò poi il mio collega “operativo” Ruggero, che aveva una sorta di canale privilegiato con i Pesce e fu trasferito dopo poco». Il conto aperto dalla testimone di giustizia Rosa Ferraro venne a sua volta chiuso in breve tempo a causa di altri assegni a vuoto; ma dopo quello della Ferraro, in un crescendo di alchimie finanziarie venne quello rilasciato a Teresa Moccolo - vedova evidentemente privilegiata con la disponibilità della pensione di reversibilità del marito morto a cui la banca concesse oltre all’uso del bancomat anche i carnet di as- segni - e quello aperto da Ilaria Latorre: la moglie di Francesco Pesce - «figlia di un correntista ottimo, che venne in banca accompagnata da Domenico Varrà che chiese di aprire un conto con la prospettiva di avviare un’attività commerciale» - che nel processo All Inside ci era già entrata a causa del tentativo di rapimento subito in casa dei genitori, dopo che la stessa ragazza si era permessa di mollare il rampollo di Salvatore. Tutti conti correnti aperti da terzi in favore del boss che con la compiacenza “intimorita” della Carime, attraverso gli assegni e le attività commerciali a cui i conti si riferivano, riciclava, così sostiene la Procura antimafia di Reggio Calabria, gli enormi proventi del narcotraffico e delle estorsioni. Una udienza amara quella di ieri, che ha fatto luce sulle facilitazioni bancarie a cui la cosca, a differenza del resto dei clienti dell’istituto di credito, aveva accesso e che dopo il caso De Masi, getta un’altra ombra oscura sull’intero sistema bancario calabrese. VINCENZO IMPERITURA [email protected] la passerella dei correntisti C’era sempre una persona di fiducia che apriva un nuovo conto ogni volta che ne veniva chiuso un altro Sopra, il tribunale di Palmi. A sinistra il pm Alessandra Cerreti ANAS S.p.A. DIREZIONE GENERALE AVVISO DI GARA CZ 09/11 - Codice CIG: 3720984D1F - “Lavori di completamento - S.S. 106 Jonica - Lavori di costruzione della variante all’abitato di Palizzi della S.S. 106 Jonica 2° Lotto dal Km 49+485 al Km 51+750 - Completamento dei lavori non ultimati causa rescissione di contratto - Primo stralcio funzionale”. Tipo di procedura: ristretta ai sensi dell’art. 55, comma 6, del D. Lgs. 163/06 e s.m.i. Criterio di aggiudicazione: Prezzo più basso inferiore a quello posto a base di gara mediante offerta a prezzi unitari ai sensi degli artt. 81 e 82, comma 3, del D. Lgs. 163/2006 e s.m.i. Luogo di esecuzione: Provincia di Reggio Calabria - Importo complessivo dell’appalto € 90.307.812,51 - Categoria prevalente: OG 4 - Ulteriori categorie: OG 3, OG 8, OG 11, OG 13, OS 11, OS 12, OS 21, OS 34 - Responsabile del Procedimento: Dott. Ing. Sergio Serafino Lagrotteria. Il bando integrale è stato inviato alla GUUE in data 21 dicembre 2011, viene pubblicato sulla GURI n. 151 del 23 dicembre 2011, sull’albo della sede legale - Direzione Generale ANAS S.p.A. - Roma e sui siti internet agli indirizzi www.stradeanas.it e www.infrastrutturetrasporti.it. Termine per la presentazione delle domande di partecipazione alla suddetta procedura ristretta: ore 12:00 del giorno 3 febbraio 2012. Le domande dovranno pervenire al Protocollo Generale della Direzione Generale dell’ANAS - Via Monzambano, 10 - 00185 - Roma. IL DIRIGENTE RESPONSABILE GARE E CONTRATTI Avv. Daniele Tornùsciolo Roma, lì 24.12.2011 VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA 5FM'BYtTJUPJOUFSOFUXXXTUSBEFBOBTJU SABATO 24 dicembre 2011 PAGINA 23 l’ora della Piana Via Aspromonte 22, Gioia Tauro Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE OSPEDALI 0966 588637 CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 0966 52111 PALMI Ciccio “Testuni” è il nuovo capo della cosca Pesce. Il giudice per le Udienze preliminari Roberto Carrelli Palombi di questo non ha dubbi e lo mette nero su bianco sulle motivazioni della sentenza che, nel processo con la formula del rito abbreviato, ha condannato a venti anni di reclusione il figlio del mammasantissima Antonino. Un capo che aveva la forza derivante dalla diretta investitura del padre e che aveva portato la cosca egemone di Rosarno verso nuovi orizzonti criminali, in grado, sotto il suo comando esercitato con il pugno di ferro anche nei confronti dei suoi parenti più prossimi, di conquistare nuove fette del mercato “criminale” nella Piana di Gioia Tauro. «È emersa la capacità dimostrata da Pesce Francesco cl. 78 – scrive Carrelli Palombi nelle oltre 500 pagine di motivazioni – di interpretare in modo nuovo e diverso il ruolo della cosca di ‘ndrangheta nel tessuto sociale, addivenendo a forme di inserimento, sempre attraverso la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo, nei settori economico imprenditoriali della società attraverso l’investimento degli ingenti capitali illeciti accumulati nel corso del tempo. Detta visione entrava spesso in conflitto con l’approccio tradizionale ancora molto diffuso all’interno dell’organizzazione e volto alla produzione di reddito attraverso la commissione di quei delitti tipici delle organizzazioni criminali mafiose, quali le estorsioni, le rapine ed il traffico di sostanze stupefacenti». E a leggere le intercettazioni dei colloqui in carcere tra Nino e il proprio figlio, sembrano es- FARMACIE 0966 52203 PALMI 0966 267611 CITTANOVA 0966 660488 OPPIDO 0966 86004 POLISTENA 0966 942111 TAURIANOVA 0966 618911 CINEMA Gioia Tauro Rosarno Ioculano 0966 51909 Rechichi 0966 52891 Tripodi 0966 500461 Alessio 0966 773237 Borgese 0966 712574 Cianci 0966 774494 Paparatti 0966 773046 Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi Taurianova 0966 479470 0966 22742 0966 22692 0966 22897 0966 22651 Ascioti 0966 643269 Covelli 0966 610700 D’Agostino 0966611944 Panato 0966 638486 Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso Così Francesco “Testuni” divenne il boss dei Pesce Le motivazioni della sentenza All Inside inchiodano il reggente NUOVE LEVE Con il “grandi” tutti detenuti a guidare la cosca dei Pesce arriva Ciccio, il figlio del boss Antonino IN BREVE VIGILI DEL FUOCO GIOIA TAURO NUOVO CORSO Ciccio Testuni vuole portare il clan verso nuovi mercati criminali e con nuovi metodi rispetto al passato IL RISPETTO Nonostante l’appoggio del padre, il regente del clan deve cmunque portare rispetto verso i suoi zii LE INFILTRAZIONI Secondo il Gup, Ciccio Testuni era in grado di coninvolgere negli affari del clan anche pezzi delle istituzioni VECCHI E NUOVI BOSS Nino e Ciccio Testuni Pesce serci pochi dubbi su chi comandi e in che modo tenga le redini di una delle consorterie di ‘ndrangheta più influenti del panorama criminale calabrese. Francesco: «No, vabbò, a me mi ha in simpatia, ché… quello là… quello… tuo fratello ancora sai a che è rimasto?» Antonino: «Come le uova sul fuoco, lo so». Francesco: «Con la malandrineria, con la malandri- neria…» Antonino: «Eh. Sì, lo so, io». Francesco: «Ancora lui non se l’è messo in testa». Antonino: «E’ rimasto come le uova al fuoco. Se glie- lo…» Francesco: «Con Oppedisano, con questi così...» Antonino: «Sì, (incomprensibile)… ma se tu parlavi con lui, se tu avessi parlato, gliele dicevi ‘ste cose tu, e lo ad- destravi: “Che la devi smettere, scemo”». Francesco: «Lasciali stare che girino per i fatti loro, ché io i fatti miei me li faccio lo stesso». Antonino: «Girano per i fatti loro…» Francesco: «(Incomprensibile) i fatti miei». Antonino: «Come stai lontano? Non puoi stare lontano dagli zii tuoi, ciccio». Francesco: «Li vedi questi qua? li vedi questi qua? A nessuno mai, estraneo, hanno messo prima; a me mi mettono». Un’intercettazione che chiarisce il nuovo corso che il rampollo del clan vuole dare alla famiglia e che mette in chiaro come pur approvando i nuovi metodi voluti dal reggente della cosca, il vecchio boss ci tenga a che i rapporti di rispetto delle gerarchie di ‘ndrangheta e di rispetto verso i parenti debbano comunque essere sempre rispettati. Nonostante i richiami del padre però Ciccio Testuni può essere considerato come capo indiscusso del clan visto che la sua condotta «si è materializzata nell’assunzione di un ruolo di assoluto protagonismo nella gestione delle attività lecite ed illecite della cosca e di grande autorevolezza criminale, nel momento in cui il padre e gli zii erano detenuti e nella gestione a titolo personale di interi settori delle attività illecite gestite dalla cosca nonché nel tentativo, in più occasioni andato a buon fine, di introdursi per la cura degli interessi della cosca e dei suoi appartenenti, in ambienti istituzionali con il risultato di coinvolgere in attività delittuose anche altre persone». Vincenzo Imperitura ROSARNO/2 ROSARNO I beni confiscati alla mafia e assegnati ai comuni rappresentano una risorsa importantissima in termini materiali e, soprattutto, simbolicamente comunicano una riaffermazione della supremazia dello Stato sui clan. Ci sono, tuttavia, degli obblighi per le amministrazioni che spesso si ritrovano a dover gestire i beni sottratti alle cosche senza avere risorse economiche o, addirittura, a doversi accollare mutui e sacrifici per rimetterli in sesto. A Rosarno esiste un progetto esecutivo relativo a lavori di ristrutturazione e riuso di un bene Bene confiscato, a breve i lavori Sull’immobile di via Rossini partono le verifiche di stabilità confiscato, sito in via Rossini, L’amministrazione comunale per la realizzazione di centri zo- ha dovuto quindi fare fronte ad nali ed aree attrezzate per le mi- una spesa, certo non eccessiva, e croimprese. affidare – a seEbbene è stato guito di una proL’edificio riscontrato che cedura di selezioospiterà centro sul progetto allene – l’incarico al gato alla concesDipartimento di a disposizione sione edilizia esiMeccanica e Madelle micro stono difformità teriali dell’Uniimprese strutturali, per versità degli Studi Mediterranea cui risulta necessario effettuare una verifica sta- di Reggio Calabria che ha pretica dell’immobile al fine del- sentato l’offerta più vantaggiosa. Le indagini si protrarranno l’emissione del collaudo statico. per pochissimi giorni, e saranno portate avanti le prove per il telaio di fondazione, per i pilastri del piano terra e del primo piano, con varie tecniche strumentali. Dopo questa fase sarà possibile intervenire con il progetto vero e proprio, per cui esiste una traccia d’intervento dall’importo di 130.000 euro, che consentirà di avere un centro a disposizione di micro imprese. DOMENICO MAMMOLA [email protected] IN PRIMA LINEA Il comune di Rosarno 26 SABATO 24 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Assunzione alla Iam Scoppia il caso politico Gioia, Guerrisi in aula: dentro il cognato di un assessore GIOIA TAURO Nuovo caso politico al comune di Gioia. Dopo la vicenda emersa in consiglio lo scorso 16 giugno, quando fu denunciata la nomina nel cda di Piana Sicura di Eleonora Longo, nipote del consigliere di maggioranza Giuseppe Dato, un nuovo polverone è stato sollevato durante la seduta di ieri mattina, peraltro prettamente tecnica, finalizzata ad approvare in tempo utile le variazioni al bilancio di previsione 2011. Oggi come allora, ad aprire il caso è stato il vicepresidente del consiglio Angelo Guerrisi, che per diverse volte si è tenuto sul vago e poi, dopo le accese proteste della maggioranza e l’invito a fare «nomi e cognomi», un cognome l’ha fatto sul serio. «E allora dico che alla Iam è stato assunto il cognato di un assessore, Caratozzolo». Si tratta, in effetti, del fratello della moglie di Gaetano Condello, assessore comunale alle attività produttive. Come nel caso precedente della Longo (il divieto di nomina in Piana Sicura riguarda i parenti fino al quarto grado MOVIMENTATA La seduta di ieri del sindaco, ma non dei consiglieri), si profilerebbe nella peggiore delle ipotesi un problema etico, ma non un vero e proprio illecito ai fini legali. Tanto che a fine seduta è lo stesso Condello a spiegare candidamente: «La società aveva bisogno di un biologo, e potendo assumere su chiamata diretta ha scelto un soggetto che aveva tutti i requisiti di idoneità». Dunque tutto in regola, ma ancora una volta pesanti dubbi sulla tenuta politica dell’amministrazione Bellofiore, ancora oggi ridotta al lumicino (11 a 10, compreso il sindaco) e quindi potenzialmente sotto scacco dai singoli componenti di maggioranza. L’esempio più plateale, sempre nel periodo a cavallo di giugno, da parte dell’ex candidato a sindaco Nicola Zagarella, allora in maggioranza, che non nascondendo il suo desiderio di «maggiore visibilità», cioè di un assessorato, portò ad un aspro confronto in consiglio, concluso poi dal sindaco Bellofiore con un categorico: «Sia chiaro una volta per tutte che quest’amministrazione non è in vendita». Adesso, però, la nuova “ombra”, anche se appunto il nesso tra le dinamiche interne alla maggioranza e la parentela dell’assunto con Condello non è affatto dimostrato. Di certo, il sindaco Bellofiore, in questo caso, ha lasciato cadere l’accusa senza rispondere fino in fondo. Dopo un primo invito a Guerrisi a fare nome e cognome, quando questo è avvenuto, il primo cittadino non ha più replicato. Il compito di difendere la maggioranza se lo è assunto allora, e in maniera anche plateale, l’assessore alle Politiche Sociali Salvatore Nardi. «Lascio l’aula e spiego anche perché- ha affermato- non possiamo accettare in alcun modo lezioni di moralità da parte di Guerrisi, che ha fatto parte di quelle amministrazioni dove di assunzioni di parenti ce ne sono state tante. Anzi- ha poi aggiunto rivolgendosi direttamente all’oppositore- come dipendente del centro dell’impiego posso dire che all’inceneritore lavora tuo figlio». Manovra vincente, perché a questo punto Guerrisi improvvisamente si acquieta, e non se ne parla più. Come dire: chi è senza peccato scagli la prima pietra. E il caso è chiuso. FRANCESCO RUSSO [email protected] GIOIA/CONSIGLIO 2 Ok a variazioni di Bilancio Santo Bagalà si dimette Altra importante novità politica, durante il consiglio tecnico di ieri. Il consigliere di Insieme per Gioia Santo Bagalà, assente in aula, ha rassegnato le proprie dimissioni, con una comunicazione letta in aula dal vicepresidente dell’assemblea Guerrisi. «Le motivazioni sono dettate- scrive Bagalà- dalla politica del movimento» e «per dare possibilità ad altri candidati di fare esperienza in seno al consiglio comunale». Quindi un’osservazione di carattere diverso, e cioè che «l’impegno costante non è stato sufficiente per risolvere i numerosi problemi, ma era necessaria la condivisione di tutte le parti interessate, cosa che purtroppo non c’è stata». Unico punto all’ordine del giorno, le variazioni di bilancio per entrate non previste nel documento di giugno, illustrate dall’assessore alle finanze Domenico Savastano. «Due milioni 106mila euro circa- ha detto- di cui la parte più cospicua è rappresentata da 1 milione 876mila euro attesi dalla Regione, a partire dai 500mila euro per gli alluvionati e dal milione 265mila euro per le spese sociali che vedono Gioia capofila del distretto socio sanitario». Sempre sugli aiuti agli alluvionati, Guerrisi ha posto il problema dei costi di gestione sopportati mensilmente sul conto corrente postale attivato per le famiglie colpite, e che ad oggi ha portato a raccogliere circa 16mila euro. L’assessore Savastano ha spiegato che i fondi non sono stati trasferiti alla tesoreria perché si attendevano da un momento all’altro i 500mila euro della Regione, non ancora arrivati, insieme ai quali andrebbero distribuiti. In questo senso, la proposta del capogruppo di Lista Bellofiore Gianni Laurendi è stata di rilanciare la sensibilizzazione per la raccolta fondi. Infine, c’è stato il “pungolo” interno alla maggioranz partito dal consigliere Longobucco, che ha criticato la mancanza di manutenzione stradale e del verde. «Non dimentichiamo com’era ridotta la città prima- ha risposto il sindaco Bellofiore- con grandi sforzi dovuti alle ristrettezze economiche del comune stiamo cercando di migliorare i servizi, e piano piano ci stiamo riuscendo, come nel caso della polizia munipale, che oggi funziona perché il personale lavora». f. r. PALMI ROSARNO Mercatino festivo di LiberArea per promuovere i prodotti locali Ascone incontra i diversabili e promette un centro per il 2013 cooperativa Valle del Marro, che hanno esposto del materiale informativo sul loro Il Natale è ormai arrivato, con la tradi- lavoro. "LibeArea Palmi" è una costola zionale corsa ai regali che interessa un po' dell'associazione nazionale "Libera" di tutti. Per trovare un'idea originale e non don Luigi Ciotti, che sostiene la diffusione dispendiosa, visto il periodo di forte crisi, della legalità e la lotta ad ogni forma di i ragazzi di "LiberArea Palmi" hanno pen- mafia. È formata da tanti giovani entusiasato di organizsti, che si impezare il "Natale gnano a diffonartigianale", dere il loro mesun'iniziativa nasaggio tra la genta per promuote, e con entusiavere l'artigianasmo ieri ci hanno to locale della raccontato la loPiana, che in ro esperienza. tempi di crisi va «Il nostro vuosostenuto. Da le essere un aiuto ieri mattina, e agli artigiani che fino a mezzolavorano nella giorno di oggi, nostra zona e che la centralissima vivono con prepiazza Amenoccupazione dola si è trasfor- IMPEGNATI I ragazzi dell’associazione questo periodo di mata in un merforte difficoltà catino, dove gli artigiani della Piana han- ha spiegato Silvia - ma vogliamo anche esno esposto i propri prodotti manifatturie- sere portatori di un grande messaggio di ri, allo scopo di sensibilizzare la popolazio- lotta alle tante forme di mafia, presenti ne, invitandola ad acquistare nei loro nel nostro territorio». stand i pensierini di Natale per parenti e l gruppo di ragazzi di LiberArea Palmi si amici. L'evento è stato organizzato con la è costituito da due anni circa e dopo un collaborazione del comune di Palmi e l'as- primo anno di intensa formazione attrasociazione Pro Loco. verso campi di lavoro, intende farsi proUn'idea che ben si sposa con il periodo motore di iniziative concrete sul territodi forte crisi economica, che ha messo in rio, a sostegno dell'economia locale e delginocchio il commercio, soprattutto in una le tante realtà soffocate dalla criminalità zona poco ricca come la Piana. Tra i tanti organizzata. stand c'era anche quello dei ragazzi della r. p. da una semplice, ma significativa, cena sociale, per diventare promessa solenne d’impe«Non lasciare solo nessuno». E’ questo gno. «Ritengo che non sia possibile contil’obiettivo, e la linea progettuale, che ha espli- nuare ad illudere tanta gente – ha continuacitato Antonio Ascone, capogruppo Udc in to il capogruppo centrista – e soprattutto consiglio comunale a Rosarno e delegato per non si possono ignorare situazioni di difficolle politiche sociali dal sindaco Elisabetta Tri- tà. Per questo motivo è intenzione nostra fapodi. Giovedì sera, re tutto il possibiinfatti, il consigliere le affinché il cenha organizzato una tro possa essere cena molto partecirealizzato – ed pata con ragazzi diesiste già un imversamente abili e le mobile indiviloro famiglie, un’ocduato in via Macasione per scamria Zita – a vanbiare gli auguri di taggio di tutti e Natale, ma sopratanche per dare tutto per mettere un un supporto alle punto fisso ad una associazioni». situazione molto Un’idea evidenDIALOGO Un momento dell’incontro complessa. «Esistotemente gradita no nostri concittadialle famiglie dei ni, molti ragazzi, che patiscono situazioni di ragazzi diversamente abili, che hanno espodifficoltà e disagio – ha spiegato Ascone – ed sto le loro problematiche, con la serietà ed il una comunità, e specialmente chi l’ammini- grande senso di orgoglio che le contraddistra, ha il dovere di mettere in campo tutto stingue. Una iniziativa, quella di giovedì, che le risorse per far fronte alle loro necessità. A ha segnato una nuova strada di collaboraquesto proposito l’amministrazione di Ro- zione e supporto, fortemente incentivata dalsarno ha in progetto, entro il 2013 di realiz- l’amministrazione. zare un centro di aggregazione, che dia l’opSu questo argomento è arrivato anche il portunità ai ragazzi diversamente abili, alle plauso di Giuseppe Idà, coordinatore cittadiloro famiglie e alle tante associazioni, che no dell’Udc, che si è complimentato con con sensibilità e passione stanno loro accan- l’amministrazione e con il suo capogruppo in to, di poter mettere in piedi attività sociali e consiglio «che sta portando avanti istanze aggregative». La proposta di Ascone fa par- importanti nell’interesse dei cittadini e a tute del più ampio disegno di politiche sociali tela delle fasce più deboli della società». pensato dal governo cittadino, che è partito Domenico Mammola PALMI ROSARNO 27 SABATO 24 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Migranti, in pochi potranno passare il Natale al campo Rosarno, oggi Laratta visita Testa dell’acqua ROSARNO E’ Natale, e la macchina della solidarietà, reale e ad orologeria, spinge al massimo. Alcuni dei migranti di Rosarno trascorreranno il loro primo Natale al campo attrezzato di Testa dell’Acqua, altri fanno la fila per potervi entrare, moltissimi continueranno a vivere con difficoltà nelle campagne. In questi giorni si è mossa la carovana solidale delle associazioni e di altri organismi. Agli ormai radicati soggetti associativi della città – che da sempre hanno fatto della solidarietà autentica il carattere distintivo della comunità rosarnese – se ne sono aggiunti altri che hanno deciso di abbracciare la causa degli africani. Ieri pomeriggio è arrivata Raccolti beni di prima necessità ma il problema è strutturale INSUFFICIENTE I container allestiti per ospitare i migranti al municipio una delegazione dell’ordine provinciale – junior e senior – dei consulenti del lavoro di Reggio Calabria, che ha portato con sé coperte e altri generi di prima necessità da offrire alla comunità migrante. Nei giorni scorsi le associazioni hanno raccolto il possibile, in termini di generi alimentari e vestiario, da destinare agli africani di Testa dell’Acqua e non solo. L’amministrazione comunale, dal canto suo, ha ringraziato tutti, ma continua a premere alle porte delle altre istituzioni affinché arrivino fondi e risposte strutturali per gestire ancor meglio questa fase complessa legata al flusso migratorio in entrata a Rosarno. Stamattina sarà il turno della politica nazionale, con la visita Nonostante la solidarietà moltissimi resteranno nelle campagne del deputato del Pd Franco Laratta, che si recherà con il sindaco, Elisabetta Tripodi, al campo migranti. «Porteremo qualcosa agli immigrati – ha fatto sapere dal suo sito web il politico cosentino - per un minimo di sollievo». Laratta è stato firmatario, nei giorni scorsi, di un’interrogazione al premier Mario Monti, nella quale si chiedeva cosa il governo avesse intenzione di fare per Rosarno. «E’ evidente che ci troviamo davanti all’esplodere di una vera e propria emergenza umanitaria – ha scritto dieci giorni fa il deputato - dalle conseguenze inimmaginabili, stante anche le difficili condizioni sociali ed economiche in cui si trova la cittadina di Rosarno. Le condizioni degli immigrati della zona sono sempre più difficili, le tensioni nella città sono molto forti, si rischiano anche scontri tra gruppi diversi per come è accaduto negli anni scorsi». La visita di Laratta a Rosarno servirà anche per capire, sul posto, qual è la situazione reale, anche perché qualche dirigente del Pd di Rosarno – con il quale il deputato non ha sentito l’esigenza di confrontarsi – ha avuto un sussulto nel leggere una nota vergata da un esponente di punta del Pd regionale che non ha preventivamente ascoltato le analisi dei militanti di Rosarno. DOMENICO MAMMOLA [email protected] RIZZICONI San Rocco di Spina e Agorà impegnate per i più sfortunati Rizziconi si veste di solidarietà per il Natale che ormai è alle porte. Partiamo dall’associazione San Rocco di Spina. Il presidente Antonino Sgambetterra, con l’aiuto dei soci che compongono l’associazione (nella foto), del coro parrocchiale e delle catechiste della parrocchia, sotto la supervisione del parroco don Nino La Rocca, ha organizzato per il decimo anno consecutivo la raccolta alimentare per gli extracomunitari, molto numerosi, che abitano nella frazione del comune di Rizziconi. Nella giornata di ieri, e anche quest’oggi, verranno consegnati a tutti i migranti i beni di prima necessità raccolti. Un segno questo di amore per chi ha bisogno e verso chi è meno fortunato in questo momento. Ieri, nella chiesa di Spina, il via vai della popolazione di colore era tanto. Molti arrivavano ancora vestiti da lavoro. Il lavoro duro sui campi di raccolta degli agrumi. E l’emozione e la voglia di ringraziamento negli occhi dei ragazzi si leggeva chiaramente. Anche altre associazioni sono state vicine non solo agli extracomunitari ma anche alle famiglie bisognose del territorio. Giovedì, invitati dalla Caritas di Drosi e dal sub commissario al comune di Rizziconi, Rita Ferrara, i ragazzi dell’associazione Agorà, presieduta da Giuseppe Scarfò, si sono recati a Drosi per consegnare dolci, beni di prima necessità e giocattoli ai bambini seguiti dalla Caritas per cercare di uscire da un ambito familiare non certo fortunato. La stessa associazione di giovani rizziconesi, nelle scorse settimane ha ospitato nella sua sede due ragazzi di colore che erano in cerca di una casa e di un lavoro. La solidarietà nel territorio rizziconese ed in quello della Piana, si sente e si vede con queste azioni che nobilitano l’operato di ogni associazione. È giusto ricordare che Rizziconi, non solo per quanto riguarda il periodo natalizio, è vicina a chi ha bisogno; durante tutto l’anno sono molti gli eventi che cercando di favorire l’integrazione. Giuseppe Mustica 16 SABATO 24 dicembre 2011 calabria ora R E G G I O La magia nasce dai sogni: l’incantesimo della scoperta, dell’attesa dell’incerto, della probabilità di qualcosa che lascia l’immaginario per divenire reale. La magia del conoscere l’indeterminato, l’inconoscibile, la scoperta: la meraviglia che per ogni bambino si rinnova ogni notte di Natale, durante la quale si concretizzano i loro sogni espressi dai desideri nella scoperta del dono di quell’inconoscibile Babbo Natale, l’uomo con la slitta che calandosi dal camino materializza le loro speranze. Sull’elemento magico-solidale si è incentrata la settimana prenatalizia dell’Istituto Comprensivo De Amicis-Bolani amministrato dal preside Giuseppe Romeo «Offrire agli alunni un Natale magico: magico per il cuore, magico per le menti è così che vogliamo festeggiare il Natale 2011. Un percorso che prevede socializzazione, solidarietà e…divertimento». Il progetto educativo intrapreso dal preside è constato «della preparazione della favolistica letterina per Babbo Natale in attività curricolare, della sua consegna proprio a Babbo Natale nella sua casetta con due Elfi e due Nataline, uno spettacolo di magia eseguito dal mago Masai e del dono di un giocattolo ai bambini meno fortunati, devoluto in beneficienza all’Istituto Villa Betania. Il tutto allietato da misteriose musiche ed incan- Villaggio Babbo Natale Un progetto educativo Romeo: «Offrire agli alunni un giorno magico» Solidarietà e divertimento all’istituto comprensivo De Amicis-Bolani tevoli melodie tipiche della festività». Veri protagonisti del “villaggio di Babbo Natale” allestito nei cortili della scuola primaria De Amicis, dalla società “Nifran” diretta da Nicolò Francesca, sono stati i bam- bini di ogni ordine e grado, con progetti a loro dedicati, coinvolgimenti diretti ed animazioni con giochi volti alle attività, non solo ludiche, ma sociali. In tale contesto è stato presentato anche il concerto “Christmas song from the world” eseguito dal coro di voci bianche “DoReMi”, composto da sessanta elementi (alunni della scuola primaria De Amicis e della scuola media Spanò Bolani) diretto dal- la professoressa Enza Cuzzola, che nelle tradizionali melodie ha inserito la ritmicità del sound moderno per attuare “la magia del Natale che è nella sua musica”. Una mostra di lavori artigianali, curata dalle docenti Mariangela Iacopino (Bolani), Stefania Chirico, Viola Legato, Betty Morace, Gabriella Magotti, Anna Marra, Cettina Romeo, Sandra Romeo e Mariella Pitasi (De Amicis), ha dato espressione, connotando le rivelazioni artistiche dei piccoli discenti, rivelando così in ognuno di loro l’elemento creativo per estrapolare la magicità presente nei loro animi. Nell’Istituto Comprensivo De Amicis -Bolani, il Natale, lontano dai toni più effimeri e più tipicamente gastronomici è apparso agli occhi degli scolari, un mondo ovattato, magico, ricco di luci evanescenti che hanno caratterizzato la loro allegra innocenza. Un Natale, alieno dalle connotazioni problematiche odierne, ma sfavillante della loro gioiosa esuberanza. Un Natale, di solidarietà per far vedere anche agli occhi dei bambini, che non hanno il “diritto” di un dono, una luce di speranza. E come hanno intonato loro stessi “ A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai: riprendere a giocare, riprendere a sognare, riprendere quel tempo che rincorrevi tanto. Stefania Chirico scuola media lo sport a misura di bambino L’Asprea di Gallina esalta i valori dello sport La tombolata del Crucitti Ben 600 ragazzi al Cedir Fair play e coinvolgimento nella giornata dello sport andata in scena sabato 17 dicembre presso la palestra comunale di Gallina. Gli alunni della scuola media “V. Asprea” sono stati gli straordinari protagonisti della manifestazione. Capaci, simpatici, rispettosi delle regole e degli avversari hanno gareggiato, impegnandosi nel vero spirito della sportività, in percorsi, giochi-gara, partite di pallacanestro. Il clima festoso, il corale e appassioeducativo, hanno premiato Un evento nato incitamento dagli i ragazzi facendo vivere loche ha coinvolto ro momenti di vera felicità. spalti per incoraggiare la propria squadra, per vivere ed entusiasmato Particolarmente emoziole emozioni delle partite, nante il momento della i giovani per gioire della vittoria, consegna del premio Fair alunni hanno fatto da cornice alplay all’alunna Irene Mul’evento. Le attività sono scianese. Insomma, una state organizzate dai professori Gianfranco giornata davvero speciale per i ragazzi delLatella, Daniela Ardino e Domenico Mala- la scuola “V. Asprea” di Gallina, con un’inira, con il pieno sostegno del Dirigente Sco- ziativa capace di coinvolgere ed entusialastico Galletta Anna e del consigliere co- smare nel segno dei sani principi dello munale Demetrio Marino che, nelle vesti sport. di grandi amici dello sport e del suo valore Giovanni Polimeno Si è svolta presso il Cedir la tombolata del Natale 2011 organizzata dal Circolo Tennis Crucitti, all’interno dell’iniziativa “lo sport a misura di bambino” con la partecipazione di circa 600 bambini delle scuole delle infanzia della nostra città. La manifestazione si è articolata in diversi momenti , prima i bambini si sono esibiti in dei mini-concerti di canti natalizi seguiti dagli animatori del circolo , e poi si è proseguito con lo svolgimento della tombolata, durante la quale tutti hanno ricevuti dei piccoli doni. E’ intervenuto all’ iniziativa l’assessore all’ istruzione del comune di Reggio Calabria, Nociti. Il Circolo è dal mese di l’evento L’iniziativa del Frangipane Ritorna il Chocolate day Torna il “Chocolate Day”, presso la scuola primaria Frangipane. Una giornata dedicata alla ghiottoneria più apprezzata dal palato di grandi e piccini: il cioccolato. Un evento pensato per i bambini nella cornice di una scuola già addobbata per il Natale; un’atmosfera di festa e calore che vuole essere anche un omaggio alla qualità dei prodotti e delle tradizioni natalizie del nostro paese. Un vero e proprio laboratorio di Cioccolato durante il quale si è potuto assistere in diretta al processo produttivo e alla trasformazione del cioccolato da parte degli alunni guidati da maestri pasticcieri. I piccoli artigiani assaporando gli aromi hanno dato libero sfogo alla loro creatività sviluppando manualità, capacità artistiche e decorative per creare soggetti natalizi, pandori e panettoni, trasformandoli in presepi ricoperti di cioccolato. settembre che ha riproposto il progetto “ Lo sport a misura di bambino “ questa iniziativa di promozione dello sport e della socializzazione , ed hanno aderito i bambini di 25 scuole dell’infanzia reggine che proseguirà fino al mese di giugno. Il Circolo nel periodo natalizio continua con altre iniziative sociali il suo programma “ non solo tennis “ un motto che lo accompagna oltre un quarto di secolo , infatti oltre alle 2 tombolate dedicate ai soci bambini ed adulti, una particolare attenzione e’ rivolta ai ragazzi diversamente abili impegnati in realizzazioni di cesti natalizi , attraverso un percorso formativo dell’intero ciclo produttivo dell’olio e del vino e del bergamotto . Infatti questi ragazzi sono stati coinvolti dalla raccolta dei prodotti, nella conseguente lavorazione fino al’imbottigliamento del prodotto finale . Tante attività grazie allo staff ed alla preziosa collaborazione dei volontari che ogni anno arricchiscono la vita associativa ed insieme auguriamo per tutti un S. Natale ricco di tanto Amore da donare sempre al nostro prossimo. 27 SABATO 24 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Migranti, in pochi potranno passare il Natale al campo Rosarno, oggi Laratta visita Testa dell’acqua ROSARNO E’ Natale, e la macchina della solidarietà, reale e ad orologeria, spinge al massimo. Alcuni dei migranti di Rosarno trascorreranno il loro primo Natale al campo attrezzato di Testa dell’Acqua, altri fanno la fila per potervi entrare, moltissimi continueranno a vivere con difficoltà nelle campagne. In questi giorni si è mossa la carovana solidale delle associazioni e di altri organismi. Agli ormai radicati soggetti associativi della città – che da sempre hanno fatto della solidarietà autentica il carattere distintivo della comunità rosarnese – se ne sono aggiunti altri che hanno deciso di abbracciare la causa degli africani. Ieri pomeriggio è arrivata Raccolti beni di prima necessità ma il problema è strutturale INSUFFICIENTE I container allestiti per ospitare i migranti al municipio una delegazione dell’ordine provinciale – junior e senior – dei consulenti del lavoro di Reggio Calabria, che ha portato con sé coperte e altri generi di prima necessità da offrire alla comunità migrante. Nei giorni scorsi le associazioni hanno raccolto il possibile, in termini di generi alimentari e vestiario, da destinare agli africani di Testa dell’Acqua e non solo. L’amministrazione comunale, dal canto suo, ha ringraziato tutti, ma continua a premere alle porte delle altre istituzioni affinché arrivino fondi e risposte strutturali per gestire ancor meglio questa fase complessa legata al flusso migratorio in entrata a Rosarno. Stamattina sarà il turno della politica nazionale, con la visita Nonostante la solidarietà moltissimi resteranno nelle campagne del deputato del Pd Franco Laratta, che si recherà con il sindaco, Elisabetta Tripodi, al campo migranti. «Porteremo qualcosa agli immigrati – ha fatto sapere dal suo sito web il politico cosentino - per un minimo di sollievo». Laratta è stato firmatario, nei giorni scorsi, di un’interrogazione al premier Mario Monti, nella quale si chiedeva cosa il governo avesse intenzione di fare per Rosarno. «E’ evidente che ci troviamo davanti all’esplodere di una vera e propria emergenza umanitaria – ha scritto dieci giorni fa il deputato - dalle conseguenze inimmaginabili, stante anche le difficili condizioni sociali ed economiche in cui si trova la cittadina di Rosarno. Le condizioni degli immigrati della zona sono sempre più difficili, le tensioni nella città sono molto forti, si rischiano anche scontri tra gruppi diversi per come è accaduto negli anni scorsi». La visita di Laratta a Rosarno servirà anche per capire, sul posto, qual è la situazione reale, anche perché qualche dirigente del Pd di Rosarno – con il quale il deputato non ha sentito l’esigenza di confrontarsi – ha avuto un sussulto nel leggere una nota vergata da un esponente di punta del Pd regionale che non ha preventivamente ascoltato le analisi dei militanti di Rosarno. DOMENICO MAMMOLA [email protected] RIZZICONI San Rocco di Spina e Agorà impegnate per i più sfortunati Rizziconi si veste di solidarietà per il Natale che ormai è alle porte. Partiamo dall’associazione San Rocco di Spina. Il presidente Antonino Sgambetterra, con l’aiuto dei soci che compongono l’associazione (nella foto), del coro parrocchiale e delle catechiste della parrocchia, sotto la supervisione del parroco don Nino La Rocca, ha organizzato per il decimo anno consecutivo la raccolta alimentare per gli extracomunitari, molto numerosi, che abitano nella frazione del comune di Rizziconi. Nella giornata di ieri, e anche quest’oggi, verranno consegnati a tutti i migranti i beni di prima necessità raccolti. Un segno questo di amore per chi ha bisogno e verso chi è meno fortunato in questo momento. Ieri, nella chiesa di Spina, il via vai della popolazione di colore era tanto. Molti arrivavano ancora vestiti da lavoro. Il lavoro duro sui campi di raccolta degli agrumi. E l’emozione e la voglia di ringraziamento negli occhi dei ragazzi si leggeva chiaramente. Anche altre associazioni sono state vicine non solo agli extracomunitari ma anche alle famiglie bisognose del territorio. Giovedì, invitati dalla Caritas di Drosi e dal sub commissario al comune di Rizziconi, Rita Ferrara, i ragazzi dell’associazione Agorà, presieduta da Giuseppe Scarfò, si sono recati a Drosi per consegnare dolci, beni di prima necessità e giocattoli ai bambini seguiti dalla Caritas per cercare di uscire da un ambito familiare non certo fortunato. La stessa associazione di giovani rizziconesi, nelle scorse settimane ha ospitato nella sua sede due ragazzi di colore che erano in cerca di una casa e di un lavoro. La solidarietà nel territorio rizziconese ed in quello della Piana, si sente e si vede con queste azioni che nobilitano l’operato di ogni associazione. È giusto ricordare che Rizziconi, non solo per quanto riguarda il periodo natalizio, è vicina a chi ha bisogno; durante tutto l’anno sono molti gli eventi che cercando di favorire l’integrazione. Giuseppe Mustica 32 SABATO 24 dicembre 2011 calabria ora L O C R I D E I misteri del santo Rosario Nel nuovo libro di Pino Labadessa si mescolano cultura, arte e preghiera dre Carlino, con la prefazione del vescovo della diocesi Locri- GeMeditare i misteri del Santo race, monsignor Fiorini MorosiRosario in maniera innovativa, ni. Un lungo cammino di devograzie alla particolare musicalità zione e conversione spirituale che del sonetto. Un risultato piena- ha rappresentato per lo scrittore mente raggiunto dallo scrittore un’occasione per divulgare la sua Pino Labadessa che, grazie alla testimonianza di fede. pubblicazione del suo nuovo te«Dopo aver letto e meditato, sto, “Con lo sguardo rivolto al con particolare attenzione, un voCielo… Il Santo Rosario al Cuore lumetto dedicato alla Madre di Immacolato di Maria - Le con- Dio, che ha lasciato nel mio anitemplazioni in Sonetti”, ha eru- mo un segno indelebile, “Il trattaditamente coniugato cultura, ar- to della vera devozione a Maria” te e preghiera in un armonioso di San Luigi Maria Grignion de percorso di fede e speranza per i Montfort – rivela Labadessa – ne fui completamente catturato e fedeli. Con questa ultima opera, i cui colpito. Il pensiero costante di proventi saranno devoluti in be- dovere, un domani, rendere la neficenza per fini esclusivamen- mia anima a Dio, senza il conforte umanitari, lo scrittore locrese to della fede, mi tormentava e opsi ripropone al pubblico, descri- primeva la mente, ma, ancor più, vendo le conil cuore. La paura templazioni del di soccombere al I proventi Santo Rosario in “male”, mi stritoverranno modo “nuovo”, lava la ragione, con l’intento di pensando e ripeninteramente sando al passato. far recitare e codevoluti in Così, all’improvvinoscere a tutto il beneficenza so, ho sentito il ripopolo cristiano chiamo della fede, i santi misteri, mettendo in rilievo e, in un certo quella autentica, quella che camsenso, rivisitandone la vita di Cri- bia il corso di una vita. Da ciò, ho capito che, fino a quel momento sto. Pino Labadessa, che nel 2008 della vita, avevo sbagliato tutto, o ha presentato un piccolo volume quasi tutto. Un bel giorno, senza a carattere devozionale verso la che nessuno te lo dica, ti accorgi Vergine Maria dal titolo “Sugge- che qualunque via, anche la più stioni e colori della mia vita in piccola, potrebbe portarti verso preghiera”, nel 2010, ripropone la salvezza. E io ho avuto la posla seconda edizione del libro di sibilità, quel giorno, di trovare sonetti, sapientemente commen- quella via e non me la sono fatta tati dal teologo-biblista dell’uni- sfuggire; così mi son messo in versità Gregoriana di Roma, pa- cammino dentro me stesso, alla ARDORE Numeri utili * BIBLIOTECHE La copertina del libro ricerca di Qualcuno, di quella Donna e Mamma che da sempre attende in fondo al buio, a braccia aperte, per stringermi forte al suo petto, per ridarmi la forza di vivere, riaccendere in me la speranza e riempire il mio cuore d’amore: quell’amore che l’uomo, senza sciuparne un solo attimo, dovrà custodire in sé, per donarlo a coloro che piangono e tremano impauriti per qualunque ragione, e che bramano le dolci carezze che solo una madre può infondere». E proprio questo suo ultimo volume appena pubblicato, arricchito dalla preziosa prefazione di don Patrizio Milano, della chiesa Santa Maria di Loreto, di Roma, si presenta come una devozionale esperienza di fede. «La recita del Santo Rosario è un atto salvifico e di conversione per tutte le anime ingannate dalla falsa luce del benessere della modernità, corrotte dalla perversione e angustiate dai permissivismi della società globalizzata – conclude dunque Pino Labadessa- Spero che questo testo possa essere uno strumento di stimolo per quanti avranno modo di apprezzare e condividere le mie esperienze letterarie e devozionali con la certezza che anche le piccole cose di ogni giorno, descritte con tenerezza e semplicità, possano essere di aiuto per la crescita umana e spirituale e alimentare nel cuore dei fratelli il dono della fede». RITA MARIA STANCA [email protected] Le opere di Armocida tra emozione e sogno GIOIOSA IONICA «Nelle opere di Corrado Armocida i colori sono un elemento fondamentale attraverso quei tocchi sublimi che evidenziano una espressività accesa. La pittura di Armocida riflette emozioni che da sogno diventano realtà ed invia messaggi utili guardando la realtà quotidiana e preservando la dignità umana», in questo modo si è espresso il critico d’arte Giuseppe Livoti, a Gioiosa Ionica, presentando la personale dell’artista Corrado Armocida, che ha aperto i battenti nelle sale del prestigioso Palazzo Amaduri, alla presenza di un folto pubblico. L’incontro, moderato dal giornalista Rai Pietro Melia, che ha avuto come tema “L’Unità d’Italia nella pittura”, ha registrato gli interventi dello stesso Armocida, del sindaco Mario Mazza, dell’assessore Elio Napoli e del dirigente scolastico Giovanni Pittari. Nel corso della manifestazione culturale è stata mostrata una statua in terracotta raffigurante “La Madonna Addolorata”, che l’artista Armocida ha realizzato per donarla al Comune. «Ringrazio Armocida per questa donazione - ha detto il Sindaco Mazza – che andremo a sistemare in una delle stanze centrali di Palazzo Amaduri». L’opera riproduce il gruppo ligneo della "Pietà", realizzato dallo scultore Giuseppe Cavaleri, originario di San Giovanni di Gerace, vissuto tra il 1829 ed il 1880, che si trova nella chiesa dell'Addolorata a Gioiosa Ionica, de- finito da molti critici un capolavoro per l'espressività dei volti e la struggente posa dei corpi. «Ogni tela di Armocida – ha detto il professore Giovanni Pittari - perde ogni componente accessoria che potrebbe distogliere lo spettatore dal messaggio dell' artista, il quale, definita l'apparenza del suo modo di dipingere, utilizza ampi spazi di luce che invadono la figura ora colpendola, ora in una coincidenza tra corpo e impalpabilità luministica che pare voglia fare pensare, a chi osserva, alla presenza di icone religiose, silenziose, intime quasi sovraumane, spesso accompagnate da simboli di libertà e pace». L’Assessore alla Cultura, Elio Napoli, si è soffermato sul tema dell’Unità d’Italia, partendo dall’opera principale della mostra che tratteggia un volto femminile fasciato dal tricolore e sovrapposto alla punta dello stivale con la raffigurazione della fucilazione dei cinque martiri di Gerace. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 7 gennaio. Alcuni dipinti di Armocida riproducenti scorci di Gioiosa Ionica ornano le sale del Palazzo dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria e la sede dell’Accademia Hipponiana di Reggio Calabria. Altre opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia ed all’estero. Significative e degne di menzione risultano le decorazioni “Allegorie di Primavera” realizzate nel salone delle feste di Palazzo Amaduri di Gioiosa Ionica, anno 1999. L’artista ha ri- ANTONIMINA Biblioteca Comunale Via Roma - Tel. 0964 312000 ARDORE Biblioteca Comunale "R. Scordo" Via Manzoni - Tel. 0964 620038 BIANCO Biblioteca Comunale Via Margherita - Tel. 0964 731185 BIVONGI Biblioteca Comunale P.Zza Municipio - Tel. 0964 91102 BOVALINO Biblioteca "Mario La Cava" Via Xxiv Maggio - Tel. 0964 61766 CAULONIA Biblioteca Comunale P.zza Seggio - Tel. 0964 861002 GERACE Biblioteca Comunale P.Zza Del Tocco - Tel. 0964 355009 GIOIOSA JONICA Biblioteca Comunale Palazzo Amaduri - Tel. 0964 51505 LOCRI Biblioteca Comunale Via Napoli Tel: 0964 232451 Biblioteca Archivio Di Stato Via Matteotti, 1 - Tel. 0964 232451 MARINA DI GIOIOSA Biblioteca "M. Pellicano Castagna" Piazza Dei Mille - Tel. 0964 415178 MARTONE Biblioteca Comunale “Orazio Lupis” Via Mercato coperto - Tel.0964 51356 PAZZANO Biblioteca Comunale Via Municipio - Tel. 0964 731090 PORTIGLIOLA Biblioteca Comunale Corso Roma - Tel. 0964 365002 RIACE Biblioteca Comunale P.Zza Del Popolo - Tel. 0964 733002 ROCCELLA JONICA Biblioteca Comunale Via Municipio - Tel. 0964 84227 SAN LUCA Biblioteca Comunale Corso C.Alvaro - Tel. 0964 985343 SIDERNO Biblioteca "Armando La Torre" Via Turati - Tel. 0964 345111 STIGNANO Biblioteca Comunale Piazza S. Pietro - Tel. 0964 772040 STILO Biblioteca Comunale “T. Campanella” Piazza Theresti - Tel. 0964/776006/07 * MUSEI Il pittore Corrado Armocida cevuto per le sue opere motivati riconoscimenti a Dublino (Irlanda), Berlino (Germania) e Borga (Grecia). Recentemente, a Firenze, è stato premiato da Corrado Bianchi, direttore della rivista “Accademia”, e da Lucia Mazzetti, presidente degli “Oscar della cultura e dell’arte 2011”, con la seguente motivazione: «In Corrado Armocida si nasconde un artista poliedrico per la varietà delle specializzazioni e per la multiformità degli stili e dei colori che lo apparentano ai grandi pittori del passato e lo fanno risaltare nel panorama contemporaneo». re. lo. LOCRI Museo Naz. Di Locri Epizefiri Contrada Marasà Tel. 0964 39003 Raccolta Privata Scaglione Tel. 0964 20207 - 0964 20344 Fondazione “Nosside” Palazzo Nieddu - Tel. 0964 29268 GIOIOSA JONICA Museo D’Arte Naturale C/O Palazzo Amaduri Tel. 0964 51536 MAMMOLA Museo D'arte Moderna "S. Barbara" Via S. Barbara Tel. 0964 414220 MONASTERACE Antiquarium C.da Campo marzo Tel. 0964 735154 STILO Museo di Archeologia Industriale P.zza S.G.Theresti Tel.0964/776006/07 GERACE Museo Diocesano via Duomo Tel. 0964 356323 Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 8 Calabria . ROSARNO Francesco Pesce, primogenito di Salvatore, tra i protagonisti di un blitz armato a casa dei suoceri per rapire la moglie che l’aveva lasciato Il figlio del boss in stile “Arancia meccanica” L’episodio raccontato da Giuseppina, pentita del clan, che fa anche ritrovare parte del bottino di una rapina Paolo Toscano ’NDRANGHETA Appello a Milano REGGIO CALABRIA Un rapimento non riuscito. Nel 2006 Francesco Pesce, figlio del boss Salvatore, tentò di sequestrare la moglie, Ilaria La Torre, che lo aveva lasciato. Il giovane rampollo dello storico casato di ’ndrangheta dominante a Rosarno si recò, insieme con altre tre persone, armati di un kalashnikov, una pistola e un fucile, a casa dei genitori della ragazza. Il tentativo di sequestrò andò a vuoto perchè Ilaria La Torre si era rifugiata altrove. L’episodio emerge dai verbali contenenti le nuove dichiarazioni della pentita Giuseppina Pesce, sorella di Francesco, messi dal pm Alessandra Cerreti (affiancata dalla collega Giulia Pantano) a disposizione dei difensori degli imputati del processo “All inside” che si sta celebrando davanti al Tribunale di Palmi (Concettina Epifanio presidente, Laura Ciollaro e Antonella Crea giudici) contro la cosca di Rosarno. Con le sue rivelazioni Giuseppina Pesce conferma quanto in precedenza dichiarato dalla zia, Rosa Ferraro, altra collaboratrice di giustizia e fornisce riscontri formidabili su una serie di episodi criminosi, in particolare il tentativo di sequestro di Ilaria La Torre e la rapina messa a segno in una gioielleria di Rosarno nel febbraio 2005. L’irruzione in casa dei suoceri di Francesco Pesce, spalleggiato dai tre complici, era stato un episodio in stile “Arancia meccanica”. I quattro avevano il volto travisato da calzamaglia e beretti di lana. I genitori e la sorella della ragazza erano stati minacciati di morte. Rosa Ferraro racconta che mentre i componenti del commando continuavano a urlare “Dov’è Ilaria”, a uno dei malcapitati era stata ficcata la canna del fucile in bocca accompagnata dalla minaccia di premere il grilletto. Sulla base delle nuove affermazioni della pentita sono state formulate a carico degli imputati di “All inside” nuove imputazioni. Tra gli fatti raccontati da Giuseppina Pesce c’è la rapina compiuta sei anni addietro dalla cosca capeggiata dal padre Salvatore in una gioielleria di Rosarno. Secondo la collaboratrice ad agire in quella circostanza erano stati sempre in quattro, due con il volto travisato (la pentita fa il nome del fratello, Francesco Pesce classe 1984 e Rocco Carbone, già condannato a 4 anni in abbreviato per armi) e due a volto scoperto (Rosa Ferraro parlando della rapina aveva rivelato che nel commando c’erano due milanesi, che non temevano di essere riconosciuti e che dopo il “colpo” erano rientrati in aereo nel capoluogo lombardo). Il quartetto di rapinatori, pistole in pugno aveva agito con decisione e violenza. Il malcapitato dipendente era stato scaraventato a terra, legato e imbavagliato. Confermate le pene contro il clan del reggino Onorato REGGIO CALABRIA . È stata Giuseppina Pesce collaboratrice di giustizia che continua a ricostruire le vicende criminali con protagonisti i componenti della sua famiglia IN SINTESI LA PENTITA. Giuseppina Pesce sta collaborando da tempo con i magistrati della Dda reggina. Dopo aver iniziato a collaborare, la donna aveva abbandonato la località dov’era sottoposta al programma di protezione. Dopo qualche tempo ha ripreso il percorso e ha integrato e sviluppato quanto aveva già dichiarato agli inquirenti. Il sostituto procuratore della Dda Alessandra Cerreti I mandanti della rapina, secondo l’accusa, erano stati Salvatore Pesce e il cognato Giuseppe Ferraro che si trovavano all’epoca detenuti a Milano. Sulla base delle ultime dichiarazioni di Giuseppina Pesce, il pm Cerreti ha contestato nuove accuse anche ad un altro imputato del processo, Domenico Varrà, impiegato del Comune di Rosarno. Secondo il pm, tra l’altro, Varrà avrebbe fornito ai Pesce moduli prestampati del Comune di Rosarno che sarebbero stati falsificati per certificare rapporti di parentela inesistenti per consentire l’autorizzazione ai colloqui in carcere. Le nuove contestazioni, come detto, si basano sulle dichiarazioni di Rosa Ferraro che si intersecano con quelle di Giuseppina Pesce. La stessa, secondo la pro- cura distrettuale, ha fornito un formidabile riscontro a proposito del bottino della rapina. La pentita ha indirizzato gli inquirenti verso l’abitazione della nonna, Marina Macrì (suocera di Salvatore Pesce e madre di Angela Ferraro), sostenendo che l’anziana custodiva in cassaforte parte dei gioielli rapinati. E i carabinieri del Ros, diretti dal tenente colonnello Stefano Russo, lunedì sono andati a colpo sicuro trovando un tesoretto di oltre 200 mila euro tra orologi di valore e altri preziosi: «Qualche anellino, qualche cosa carina provento della rapina in gioielleria ci sarà sicuramente – ha dichiarato Giuseppina Pesce – perchè li avevamo divisi trattenendo qualcosa». Quanto trovato nella cassaforte della nonna della pentita dovrà Francesco Pesce (cl. 84) essere esaminato per stabilirne la provenienza. Da ricordare che lunedì c’è stato, sempre su indicazione della collaboratrice, un ritrovamento di armi. Ieri, intanto, nel processo che si sta celebrando a Palmi, c’è stata una importante testimonianza. È stato di scena il direttore della banca Carime di Rosarno, che aveva aperto i conti fittiziamente intestati alle donne della cosca e gestiti direttamente da Salvatore Pesce. Il funzionario ha spiegato che dopo il primo conto corrente chiuso perché degli assegni erano andati in protesto non era più possibile aprire altri conti a nome di Salvatore Pesce. Così era stato aperto un conto a nome di Rosa Ferraro. Il direttore della banca ha confessato di essere stato costretto a farlo perché intimorito dal boss. I NUOVI VERBALI. Il pubblico ministero Alessandra Cerreti li ha messi a disposizione dei difensori degli imputati del processo “All inside”, in corso di celebrazione davanti al Tribunale di Palmi. confermata dalla Corte d’Appello di Milano la condanna, che gli era stata inflitta dai giudici di primo grado, per il boss della ’ndrangheta Pepè Onorato (venticinque anni di reclusione) e per altre quattordici persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, estorsione e usura. Pene ridotte invece per altri undici imputati, anche loro arrestati nel luglio del 2008 nell’operazione “Metallica” che, coordinata dalla Procura antimafia milanese, ha decapitato l’organizzazione controllata dall’anziano boss originario di Reggio Calabria Pepè Onorato dal suo “ufficio” all’interno dell’Ebony bar in via Vallazze a Milano. Un sistema consolidato quello messo su Onorato e dai suoi uomini che, attraverso estorsioni, traffico di droga e prestiti a tasso di usura a imprenditori, si procurava denaro da reinvestire in attività commerciali lecite e nell’acquisto di opere d’arte. In particolare per Antonio Ausilio, già condannato per l'omicidio dell’avvocato milanese Maria Spinella, uccisa a colpi di pistola davanti alla sua abitazione nell’ottobre del 2006, la pena è stata ridotta da 24 a 21 anni e 6 mesi di reclusione. Condanna a 17 anni e 6 mesi di reclusione (in primo grado erano 20) per Giusep- pe Oreste Trovato, altro esponente di spicco del clan, e pene lievemente ridotte anche per Emilio Capone e Vincenzo Pangallo, ritenuti rispettivamente l’autista e il braccio destro del boss, e per Salvatore Accarino, che si sarebbe occupato di riciclare il denaro per conto dell’organizzazione criminale. I condannati – tutti reclusi nelle carceri milanesi di San Vittore e Opera – hanno inveito in aula contro i magistrati quando il presidente della corte d’appello Marta Malacarne ha letto la sentenza (le cui motivazioni verranno depositate entro i prossimi novanta giorni) che ha confermato anche il se- Ridotte le condanne ad altri 11 imputati anche loro nel 2008 finiti dietro le sbarre questro dei beni sottratti all’organizzazione criminale. Il sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini lo scorso ottobre aveva proposto la conferma della condanna in primo grado di Onorato a 25 anni di carcere e degli altri imputati a pene fino a 24 anni di reclusione, oltre alla confisca di case e attività commerciali. Gli avvocati difensori, invece, avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti, «per non aver commesso i fatti contestati». IL RAPIMENTO. La pentita ha raccontato l’episodio del tentativo fatto da Francesco Pesce, spalleggiato da tre complici, di sequestrare la moglie, Ilaria La Torre, che l’aveva lasciato. Il blitz del commando armato di kalashnikov, fucile e pistola a casa dei suoceri di Pesce era, però, andato a vuoto. LA RAPINA. Giuseppina Pesce ha parlato anche di una rapina messa a segno dal clan nel 2005 in una gioielleria di Rosarno, fornendo indicazioni per il ritrovamento di parte della refurtiva. L’ingresso della Corte d’Appello milanese VIBO VALENTIA In carcere Luigi Mancuso (figlio di Peppe, del clan di Limbadi) e Danilo Pannace di San Gregorio Pestarono a sangue un romeno, arrestati due giovani Marialucia Conistabile VIBO VALENTIA Il figlio del boss e l’amico. Trentasette anni insieme, ma già capaci di seminare panico nella comunità romena di San Gregorio d’Ippona, centro del Vibonese. Diciannove anni uno e diciotto l’altro, Luigi Mancuso e Danilo Pannace, entrambi di San Gregorio sono stati arrestati ieri dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, con la pesante accusa di tentato omicidio aggravato. Secondo gli inquirenti – le indagini sono state coordinate dalla Procura – sarebbero gli autori del fe- roce pestaggio di Ion Sorin Sheau, bracciante agricolo, la sera dello scorso 10 agosto ridotto in fin di vita a colpi di mattone, pietre e calci. Aggressione culminata alla fine di una serie di soprusi che i due giovani avrebbero riservato allo stesso romeno il quale in un’occasione sarebbe stato colpito con una pietra da Luigi Mancuso – figlio di Giuseppe (Peppe) Mancuso, figura apicale dell’omonimo clan di Limbadi, attualmente in carcere – perché non aveva voluto prendere una motosega a Santa Ruba, mentre un’altra volta il diciannovenne lo avrebbe investito con il motorino, facendolo cadere dalla bicicletta, e poi gli sarebbe andato di nuovo sopra. Ciò allo scopo di intimorirlo a non dire una parola sulle minacce ricevute da una giovane connazionale con la quale il figlio del boss l’aveva visto parlare. Ma nel corso delle indagini, scattate a seguito della violenta aggressione che provocò al romeno un trauma cranico con fratture multiple, i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia e della Stazione di San Gregorio d’Ippona – coordinati dal capitano Stefano Di Paolo – sono andati oltre il pestaggio del 10 agosto scorso. Dagli elementi raccolti, infatti, emergerebbe un quadro di angherie, soprusi e minacce, compiute da Luigi Mancuso e Danilo Pannace (difesi dagli avvocati Francesco Stilo e Francesco Lione), ai danni di altri romeni residenti nel piccolo centro. Fatti non denunciati per timore di rappresaglie, visto che – secondo quanto emerge dalle indagini – il giovane Mancuso si sarebbe fatto forte proprio del cognome che porta e del peso del padre per ribadire che a San Gregorio comandava lui in quanto «apparteneva alla mafia», che «i suoi fratelli che abitavano a Limbadi lo proteggevano» e che se qualcuno avesse de- nunciato avrebbe dovuto vedersela con il padre il quale, uscito dal carcere avrebbe «ammazzato parecchi romeni nella zona». Spirale di violenza spezzata ieri dall’operazione dei carabinieri, definita dal procuratore Mario Spagnuolo «un’importante pagina di legalità, scritta su un territorio martoriato dall’arroganza e dalla prepotenza delle associazioni mafiose. La speranza della Procura di Vibo Valentia – ha aggiunto Spagnuolo – è che i cittadini prendano esempio dell’atteggiamento collaborativo di quegli stranieri che hanno subito i gravi reati per cui si procede». Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 26 Calabria . ROSARNO Francesco Pesce, primogenito di Salvatore, tra i protagonisti di un blitz armato a casa dei suoceri per rapire la moglie che l’aveva lasciato Il figlio del boss in stile “Arancia meccanica” L’episodio raccontato da Giuseppina, pentita del clan, che fa anche ritrovare parte del bottino di una rapina Paolo Toscano ’NDRANGHETA Appello a Milano REGGIO CALABRIA Un rapimento non riuscito. Nel 2006 Francesco Pesce, figlio del boss Salvatore, tentò di sequestrare la moglie, Ilaria La Torre, che lo aveva lasciato. Il giovane rampollo dello storico casato di ’ndrangheta dominante a Rosarno si recò, insieme con altre tre persone, armati di un kalashnikov, una pistola e un fucile, a casa dei genitori della ragazza. Il tentativo di sequestrò andò a vuoto perchè Ilaria La Torre si era rifugiata altrove. L’episodio emerge dai verbali contenenti le nuove dichiarazioni della pentita Giuseppina Pesce, sorella di Francesco, messi dal pm Alessandra Cerreti (affiancata dalla collega Giulia Pantano) a disposizione dei difensori degli imputati del processo “All inside” che si sta celebrando davanti al Tribunale di Palmi (Concettina Epifanio presidente, Laura Ciollaro e Antonella Crea giudici) contro la cosca di Rosarno. Con le sue rivelazioni Giuseppina Pesce conferma quanto in precedenza dichiarato dalla zia, Rosa Ferraro, altra collaboratrice di giustizia e fornisce riscontri formidabili su una serie di episodi criminosi, in particolare il tentativo di sequestro di Ilaria La Torre e la rapina messa a segno in una gioielleria di Rosarno nel febbraio 2005. L’irruzione in casa dei suoceri di Francesco Pesce, spalleggiato dai tre complici, era stato un episodio in stile “Arancia meccanica”. I quattro avevano il volto travisato da calzamaglia e beretti di lana. I genitori e la sorella della ragazza erano stati minacciati di morte. Rosa Ferraro racconta che mentre i componenti del commando continuavano a urlare “Dov’è Ilaria”, a uno dei malcapitati era stata ficcata la canna del fucile in bocca accompagnata dalla minaccia di premere il grilletto. Sulla base delle nuove affermazioni della pentita sono state formulate a carico degli imputati di “All inside” nuove imputazioni. Tra gli fatti raccontati da Giuseppina Pesce c’è la rapina compiuta sei anni addietro dalla cosca capeggiata dal padre Salvatore in una gioielleria di Rosarno. Secondo la collaboratrice ad agire in quella circostanza erano stati sempre in quattro, due con il volto travisato (la pentita fa il nome del fratello, Francesco Pesce classe 1984 e Rocco Carbone, già condannato a 4 anni in abbreviato per armi) e due a volto scoperto (Rosa Ferraro parlando della rapina aveva rivelato che nel commando c’erano due milanesi, che non temevano di essere riconosciuti e che dopo il “colpo” erano rientrati in aereo nel capoluogo lombardo). Il quartetto di rapinatori, pistole in pugno aveva agito con decisione e violenza. Il malcapitato dipendente era stato scaraventato a terra, legato e imbavagliato. Confermate le pene contro il clan del reggino Onorato REGGIO CALABRIA . È stata Giuseppina Pesce collaboratrice di giustizia che continua a ricostruire le vicende criminali con protagonisti i componenti della sua famiglia IN SINTESI LA PENTITA. Giuseppina Pesce sta collaborando da tempo con i magistrati della Dda reggina. Dopo aver iniziato a collaborare, la donna aveva abbandonato la località dov’era sottoposta al programma di protezione. Dopo qualche tempo ha ripreso il percorso e ha integrato e sviluppato quanto aveva già dichiarato agli inquirenti. Il sostituto procuratore della Dda Alessandra Cerreti I mandanti della rapina, secondo l’accusa, erano stati Salvatore Pesce e il cognato Giuseppe Ferraro che si trovavano all’epoca detenuti a Milano. Sulla base delle ultime dichiarazioni di Giuseppina Pesce, il pm Cerreti ha contestato nuove accuse anche ad un altro imputato del processo, Domenico Varrà, impiegato del Comune di Rosarno. Secondo il pm, tra l’altro, Varrà avrebbe fornito ai Pesce moduli prestampati del Comune di Rosarno che sarebbero stati falsificati per certificare rapporti di parentela inesistenti per consentire l’autorizzazione ai colloqui in carcere. Le nuove contestazioni, come detto, si basano sulle dichiarazioni di Rosa Ferraro che si intersecano con quelle di Giuseppina Pesce. La stessa, secondo la pro- cura distrettuale, ha fornito un formidabile riscontro a proposito del bottino della rapina. La pentita ha indirizzato gli inquirenti verso l’abitazione della nonna, Marina Macrì (suocera di Salvatore Pesce e madre di Angela Ferraro), sostenendo che l’anziana custodiva in cassaforte parte dei gioielli rapinati. E i carabinieri del Ros, diretti dal tenente colonnello Stefano Russo, lunedì sono andati a colpo sicuro trovando un tesoretto di oltre 200 mila euro tra orologi di valore e altri preziosi: «Qualche anellino, qualche cosa carina provento della rapina in gioielleria ci sarà sicuramente – ha dichiarato Giuseppina Pesce – perchè li avevamo divisi trattenendo qualcosa». Quanto trovato nella cassaforte della nonna della pentita dovrà Francesco Pesce (cl. 84) essere esaminato per stabilirne la provenienza. Da ricordare che lunedì c’è stato, sempre su indicazione della collaboratrice, un ritrovamento di armi. Ieri, intanto, nel processo che si sta celebrando a Palmi, c’è stata una importante testimonianza. È stato di scena il direttore della banca Carime di Rosarno, che aveva aperto i conti fittiziamente intestati alle donne della cosca e gestiti direttamente da Salvatore Pesce. Il funzionario ha spiegato che dopo il primo conto corrente chiuso perché degli assegni erano andati in protesto non era più possibile aprire altri conti a nome di Salvatore Pesce. Così era stato aperto un conto a nome di Rosa Ferraro. Il direttore della banca ha confessato di essere stato costretto a farlo perché intimorito dal boss. I NUOVI VERBALI. Il pubblico ministero Alessandra Cerreti li ha messi a disposizione dei difensori degli imputati del processo “All inside”, in corso di celebrazione davanti al Tribunale di Palmi. confermata dalla Corte d’Appello di Milano la condanna, che gli era stata inflitta dai giudici di primo grado, per il boss della ’ndrangheta Pepè Onorato (venticinque anni di reclusione) e per altre quattordici persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, estorsione e usura. Pene ridotte invece per altri undici imputati, anche loro arrestati nel luglio del 2008 nell’operazione “Metallica” che, coordinata dalla Procura antimafia milanese, ha decapitato l’organizzazione controllata dall’anziano boss originario di Reggio Calabria Pepè Onorato dal suo “ufficio” all’interno dell’Ebony bar in via Vallazze a Milano. Un sistema consolidato quello messo su Onorato e dai suoi uomini che, attraverso estorsioni, traffico di droga e prestiti a tasso di usura a imprenditori, si procurava denaro da reinvestire in attività commerciali lecite e nell’acquisto di opere d’arte. In particolare per Antonio Ausilio, già condannato per l'omicidio dell’avvocato milanese Maria Spinella, uccisa a colpi di pistola davanti alla sua abitazione nell’ottobre del 2006, la pena è stata ridotta da 24 a 21 anni e 6 mesi di reclusione. Condanna a 17 anni e 6 mesi di reclusione (in primo grado erano 20) per Giusep- pe Oreste Trovato, altro esponente di spicco del clan, e pene lievemente ridotte anche per Emilio Capone e Vincenzo Pangallo, ritenuti rispettivamente l’autista e il braccio destro del boss, e per Salvatore Accarino, che si sarebbe occupato di riciclare il denaro per conto dell’organizzazione criminale. I condannati – tutti reclusi nelle carceri milanesi di San Vittore e Opera – hanno inveito in aula contro i magistrati quando il presidente della corte d’appello Marta Malacarne ha letto la sentenza (le cui motivazioni verranno depositate entro i prossimi novanta giorni) che ha confermato anche il se- Ridotte le condanne ad altri 11 imputati anche loro nel 2008 finiti dietro le sbarre questro dei beni sottratti all’organizzazione criminale. Il sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini lo scorso ottobre aveva proposto la conferma della condanna in primo grado di Onorato a 25 anni di carcere e degli altri imputati a pene fino a 24 anni di reclusione, oltre alla confisca di case e attività commerciali. Gli avvocati difensori, invece, avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti, «per non aver commesso i fatti contestati». IL RAPIMENTO. La pentita ha raccontato l’episodio del tentativo fatto da Francesco Pesce, spalleggiato da tre complici, di sequestrare la moglie, Ilaria La Torre, che l’aveva lasciato. Il blitz del commando armato di kalashnikov, fucile e pistola a casa dei suoceri di Pesce era, però, andato a vuoto. LA RAPINA. Giuseppina Pesce ha parlato anche di una rapina messa a segno dal clan nel 2005 in una gioielleria di Rosarno, fornendo indicazioni per il ritrovamento di parte della refurtiva. L’ingresso della Corte d’Appello milanese VIBO VALENTIA In carcere Luigi Mancuso (figlio di Peppe, del clan di Limbadi) e Danilo Pannace di San Gregorio Pestarono a sangue un romeno, arrestati due giovani Marialucia Conistabile VIBO VALENTIA Il figlio del boss e l’amico. Trentasette anni insieme, ma già capaci di seminare panico nella comunità romena di San Gregorio d’Ippona, centro del Vibonese. Diciannove anni uno e diciotto l’altro, Luigi Mancuso e Danilo Pannace, entrambi di San Gregorio sono stati arrestati ieri dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, con la pesante accusa di tentato omicidio aggravato. Secondo gli inquirenti – le indagini sono state coordinate dalla Procura – sarebbero gli autori del fe- roce pestaggio di Ion Sorin Sheau, bracciante agricolo, la sera dello scorso 10 agosto ridotto in fin di vita a colpi di mattone, pietre e calci. Aggressione culminata alla fine di una serie di soprusi che i due giovani avrebbero riservato allo stesso romeno il quale in un’occasione sarebbe stato colpito con una pietra da Luigi Mancuso – figlio di Giuseppe (Peppe) Mancuso, figura apicale dell’omonimo clan di Limbadi, attualmente in carcere – perché non aveva voluto prendere una motosega a Santa Ruba, mentre un’altra volta il diciannovenne lo avrebbe investito con il motorino, facendolo cadere dalla bicicletta, e poi gli sarebbe andato di nuovo sopra. Ciò allo scopo di intimorirlo a non dire una parola sulle minacce ricevute da una giovane connazionale con la quale il figlio del boss l’aveva visto parlare. Ma nel corso delle indagini, scattate a seguito della violenta aggressione che provocò al romeno un trauma cranico con fratture multiple, i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia e della Stazione di San Gregorio d’Ippona – coordinati dal capitano Stefano Di Paolo – sono andati oltre il pestaggio del 10 agosto scorso. Dagli elementi raccolti, infatti, emergerebbe un quadro di angherie, soprusi e minacce, compiute da Luigi Mancuso e Danilo Pannace (difesi dagli avvocati Francesco Stilo e Francesco Lione), ai danni di altri romeni residenti nel piccolo centro. Fatti non denunciati per timore di rappresaglie, visto che – secondo quanto emerge dalle indagini – il giovane Mancuso si sarebbe fatto forte proprio del cognome che porta e del peso del padre per ribadire che a San Gregorio comandava lui in quanto «apparteneva alla mafia», che «i suoi fratelli che abitavano a Limbadi lo proteggevano» e che se qualcuno avesse de- nunciato avrebbe dovuto vedersela con il padre il quale, uscito dal carcere avrebbe «ammazzato parecchi romeni nella zona». Spirale di violenza spezzata ieri dall’operazione dei carabinieri, definita dal procuratore Mario Spagnuolo «un’importante pagina di legalità, scritta su un territorio martoriato dall’arroganza e dalla prepotenza delle associazioni mafiose. La speranza della Procura di Vibo Valentia – ha aggiunto Spagnuolo – è che i cittadini prendano esempio dell’atteggiamento collaborativo di quegli stranieri che hanno subito i gravi reati per cui si procede». Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011 35 Cronaca di Reggio . Dopo la sentenza della Corte d’Appello parlano gli imputati LA POLEMICA Onorata Sanità l’assoluzione piena ha restituito dignità ai manager inquisiti Il Pdl fa quadrato attorno al Comune «Eravamo certi di avere agito con grande correttezza. Quattro anni di calvario non ci hanno piegato» C’è chi dice che la giustizia non sia di questa terra, e a volte è così, ma nel caso di “Onorata sanità” per fortuna, dopo quasi 4 anni è arrivata. Anche se si è dovuti giungere all’Appello per far sì che la verità venisse fuori. Ma tutto è bene quel che finisce bene e oggi i manager Piero Morabito, Santo Emilio Caridi, Domenico Latella, Roberto Mittiga e Domenico Pangallo, amministratori sanitari integerrimi e, loro malgrado, “compagni” di disavventura, possono camminare a testa alta dopo essere stati assolti con formula piena, perché “il fatto non sussiste”. Grazie alla loro caparbietà, a quella degli avvocati difensori che si sono spesi con grande professionalità e competenza, e alla certezza delle proprie azioni, ce l’hanno fatta a spuntarla in un sistema molto complesso, quello giudiziario, e ancor di più quello mediatico, che ha messo alla gogna stimati professionisti per infamanti fatti mai commessi. In particolare l’esito del procedimento riguardante l’accreditamento e la contrattualizzazione della clinica Villa Anya, quale residenza sanitaria assistenziale, merita certamente qualche riflessione in più. «Dopo quattro anni di calvario – hanno affermato Pietro Morabito, ex direttore generale dell’Asl reggina, e gli alti professionisti coinvolti a vario titolo nell’inchiesta – quello che vorremmo, concludendo finalmente questo penoso capitolo, è spiegare ciò che è accaduto. La forza mediatica che hanno certe notizie lascia il segno e ci sembra giusto, dopo quanto è stato detto e scritto sul nostro conto, esprimere il nostro personale sentimento. Deformazione professionale forse, dopo aver gestito la cosa pubblica per una vita, render conto ai cittadini, nel bene e nel male, del proprio operato. Oggi, forti della decisione della Corte d’Appello, lo possiamo fare. L’azione di manager come noi, che ogni giorno hanno a che fare con la salute dei cittadini e la gestione di beni e soldi pubblici va portata avanti tenendo sempre ben presenti i fondamentali valori della nostra attività: il beIl giudice Ornella Pastore ha presieduto la Corte d’Appello ne dei cittadini e la massima trasparenza, principi sanciti dal nostro legislatore. Ecco perché non ci siamo fatti intimidire dalle alte cariche istituzionali ma abbiamo sempre portato avanti la nostra azione compiendo le scelte più aderenti al dettato legislativo nell’esclusivo interesse della sanità calabrese». Aveva già destato sorpresa, la sentenza di primo grado, allorché, pur nel turbine di risultati di indagini allarmanti e suggestive, gli imputati e le difese, non si erano risparmiati, nell’esibizione di documenti, deposizioni, argomenti e testimonianze, dimostrando la completa estraneità dei manager imputati, che avrebbero dovuto consentire al gup un esame e un giudizio più sereni e confacenti alla realtà ed alla verità, per come, puntualmente, è stato rilevato dal Procuratore Generale e in seguito dalla sentenza di secondo grado. In primis, l’errore che gli amministratori denunciano a piena voce è «l’inopportunità, sottolineata anche dal Procuratore Generale e recepita dalla sentenza, di avere creato una erronea e pericolosa commistione tra fatti e ipotesi di ordine ma- Pietro Morabito è stato dirigente dell’Asl e ha ricoperto anche la carica di consigliere comunale fioso, con fatti e ipotesi di ordine amministrativo». «In particolare – continuano – offende e ferisce il nome dato all’operazione “Onorata Sanità” ché, così restando, con la sua ironia, dimostratasi inopportuna ed erronea, lascerebbe un ingiusto marchio su tutta la Sanità reggina che, invece, pur con la risaputa insufficienza di risorse e con qualche immancabile inconveniente, ha operato con enorme spirito di sacrificio nell’ambito di un ambiente che, purtroppo, resta ancora difficile malgrado lo spiegamento di forze ed il proclamato impegno delle istituzioni. La sentenza, conseguenza degli atti e dei documenti prodotti nel corso di questi 4 lunghi anni, dimostra chiaramente che la Sanità reg- gina degli anni 2004 e 2005, può essere, eventualmente, onorata dai suoi collaudati amministratori e dirigenti senza il bisogno di ricorrere a fonti anomale. Del resto, anche il lungo commissariamento e le severe verifiche cui è stata sottoposta l’Asl, non sembra abbiano dato risultati che possano smentirci. La sentenza d’appello, inoltre, dovrebbe servire da monito per qualcuno che ha espresso pubblicamente la propria errata opinione, offrendola come verità assoluta e conclamata ai cittadini, senza conoscere fatti, persone e documenti, e senza attendere esiti definitivi. «Questa esperienza e la sentenza di assoluzione della Corte di Appello – affermano i manager – ci forniscono, nonostante la nostra età, un’importante lezione di vita e riguarda la garanzia che riesce ad offrire il nostro sistema giuridico col doppio grado di giudizio e il dovere di capire che anche un Magistrato può sbagliare senza, con ciò, ipotizzare punizioni, ma ritenendo scontata la buona fede». «In questa ottica – concludono – resta secondario ogni interesse all’immagine individuale che, certamente, non può essere costruita attraverso un solo episodio, sia di assoluzione che di condanna, ma resta costruita dal curriculum personale e dalla stima che ogni individuo si è saputo guadagnare attraverso i suoi rapporti di lavoro ed interpersonali nel corso di un’intera vita».(red.rc) Il Pdl fa quadrato attorno al Comune di Reggio, dopo le richieste di scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose. «È straordinario il tempismo con cui puntualmente vengono diffusi gli interventi degli onorevoli Lo Moro, Napoli e Laratta quando devono commentare le vicende che riguardano il Comune di Reggio» affermano, in una nota, i parlamentari del Pdl Giovanni Dima e Jole Santelli. «Ovviamente il fine è quello di attaccare il Presidente Scopelliti e, pur di screditare la sua azione amministrativa, che ha portato la città ad essere tra le più belle d’Italia, si ricorre a qualunque mezzo. Questi signori dovrebbero ricordare il principio secondo cui le responsabilità sono personali: prima lasciamo che la giustizia faccia il suo corso e poi ognuno farà le proprie valutazioni. Le azioni di un singolo non possono ricadere su un Ente: sarebbe come affermare che l’errore di un magistrato dovrebbe gettare ombre su tutta la giustizia, ed è un’assurdità. Ma quando si tratta di Pdl o di Scopelliti questi parlamentari sfoggiano tutto il proprio repertorio: gli onorevoli Lo Moro e Laratta, invece – concludono i parlamentari del Pdl Giovanni Dima e Jole Santelli –, farebbero bene a dedicarsi maggiormente alle vicende che riguardano gli esponenti del proprio partito». Vicino all’amministrazione comunale anche l’ex sindaco di Cosenza, Pietro Mancini. 37 Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011 Cronaca di Reggio . Ieri gli interrogatori di garanzia dei 7 indagati nell’ambito dell’operazione “Alta tensione 2” CARABINIERI Plutino davanti al gip respinge le accuse «Estraneo a quanto mi viene contestato» Sfruttamento prostituzione nuovo arresto eseguito dai militari In due hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere Paolo Toscano Ha respinto ogni accusa e ha fornito la sua versione dei fatti. Pino Plutino, il consigliere comunale del Pdl arrestato mercoledì mattina nell’ambito dell’operazione “Alta tensione 2”, ieri è stato interrogato dal gip Domenico Santoro nel carcere di via San Pietro. Erano presenti il difensore di fiducia dell’indagato, avvocato Michele Albanese, e il sostituto procuratore Marco Colamonici, il magistrato che ha firmato l’inchiesta. Plutino ha risposto a tutte le domande e ha rigettato le accuse nei suoi confronti scaturite dalle dichiarazioni del consigliere regionale Giovanni Nucera che aveva denunciato pressioni e minacce finalizzate a far ottenere un posto di lavoro a una donna. Il consigliere comunale si è dichiarato estraneo a questa vicenda e alle altre che gli vengono contestate nel procedimento che ha portato all’arresto di sei presunti affiliati o legati alla cosca Caridi, attiva nei quartieri Modena, Ciccarello, San Giorgio Extra, vicina al clan Borghetto-Zindato e federata con i Libri di Cannavò. Pino Plutino ha anche spiegato la vicinanza ai fratelli Filippo e Domenico Condemi, ricordando di avere rapporti di parentela con gli stessi (sono cugini di primo grado essendo figli di due sorelle) e rapporti di vicinato, tenuto conto che da una vita risiedono nello stesso rione. E come Plutino hanno risposto alle domande del gip Santoro anche i fratelli Condemi, assistiti dagli avvocati Basilio Pitasi e Marcello Foti. Entrambi si sono difesi sostenendo la propria Le volanti della Polizia pattugliano il territorio Trafugati televisori e altri elettrodomestici Colpo da 50mila euro in un negozio, la polizia recupera il bottino Pino Plutino deve rispondere dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa Leo Caridi presunto “reggente” estraneità in ordine ai fatti contestati. In particolare Domenico Condemi ha rigettato le accuse dell’intimidazione ai danni del consigliere regionale Nucera. L’indagato ha ricordato che era stato Nucera a promettere il posto. Domenico Condemi in relazione alla campagna elettorale in occasione delle Amministrative, a sostegno della candidatura di Pino Plutino, ha ricordato che era normale appoggiarlo tenuto conto che si trattava di suo cugino. ha risposto alle domande del giudice anche Leo Caridi, raggiunto da un provvedimento di fermo. L’indagato, assistito dall’avvocato Francesco Calabrese, ha rigettato l’accusa di essere il reggente della cosca Caridi: Ha sostenuto di non aver avuto più rapporti con i fratelli Santo, Bruno e Nino, finiti in carcere nell’ambito della prima fase dell’operazione “Alta tensione”. Ha, inoltre, ricordato di essersi adoperato per la vendita del chiosco di frutta dei cognati perché c’erano problemi di natura economica. Il gip Santoro ha interrogato anche Vincenzo Rotta, difeso dall’avvocato Giuseppe Sergi, mentre è toccato al gip di Palmi Colitta procedere per rogatoria nei confronti di due indagati detenuti nella casa circondariale del centro della Piana, Rosario Calderazzo, difeso dall’avvocato Emanuele Genovese, e Vincenzo Lombardo, difeso dall’avvocato Marco Tullio Martino. Calderazzo e Lombardo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Nel quadro dei servizi disposti dal questore Carmelo Casabona per un miglior controllo del territorio del centro cittadino, soprattutto nell’imminenza delle prossime festività natalizie, gli equipaggi delle “volanti” sono stati particolarmente impegnati per una serie di interventi. Da segnalare che nella notte tra Per quanto riguarda quest’ultimi, alle ore 04,00 di oggi, un equipaggio intercettava in via Ciccarello un Fiat Ducato, poi risultato rubato, il cui conducente metteva in atto delle manovre che insospettivano gli agenti che si accingevano a fermarlo: a un centinaio di metri dal posto di controllo, infatti, il veicolo rallentava visibilmente per poi imboccare repentinamente un vicolo. Immediato l’inseguimento da parte degli agenti i quali, di lì a poco, avevano modo di constatare che il mezzo era stato abbandonato al centro della carreggiata e il suo conducente, approfittando della scarsa visibilità, si era dileguato. Proficuo comunque l’in- tervento atteso che all’interno del furgonato venivano rinvenuti diversi televisori e altri elettrodomestici per un valore superiore ai 50 mila euro euro. Particolarmente grato è apparso il titolare del negozio di elettronica “Sinergy” di via Possidonea, dal quale il materiale era stato trafugato nel corso della notte, per come si è avuto modo di accertare successivamente. Un altro intervento è stato effettuato, nella serata di giovedì, per un tentativo di furto all’Oviesse, sul corso Garibaldi dove D.N. e D.D., due quarantenni di nazionalità georgiana, approfittando della confusione dello shopping natalizio, si erano impossessate di articoli per un valore di qualche centinaio di euro. Non riuscivano, tuttavia, a passare inosservate alla vigilanza che, con chiamata al 113, richiedeva l’intervento degli agenti che bloccavano, prima che si allontanassero, le due donne, risultate peraltro irregolari sul territorio nazionale, restituendo il maltolto ai titolari dell’esercizio commerciale. Due arresti sono stati eseguiti nella giornata di ieri dai militari della Benemerita. Per primi hanno agito i carabinieri della Stazione “Rione Modena” i quali hanno tratto arresto in esecuzione di una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari C.F., 50 anni. Il provvedimento di aggravamento della misura cautelare veniva adottato dal giudice dopo accertate violazioni del più lieve divieto che gli era stato imposto. A seguire i militari della Compagnia di Reggio Calabria, hanno notificato la rinnovazione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di P.G., 34 anni, poiché ritenuto dal magistrato responsabile del reato di associazione per delinquere finalizzata all’induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. L’uomo, allo stato, si trova recluso in una cella della casa circondariale di via San Pietro. Una gazzella dei Carabinieri Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011 41 Reggio Tirrenica . ROSARNO La terza sezione avalla la linea del Comune e della Provincia su un appalto ROSARNO Una targa collocata all’entrata della scuola Il sigillo del Consiglio di Stato Sempre vive le memorie di Nicholas Green e Scopelliti Legittima l’interdizione antimafia nei confronti di una ditta ROSARNO. La risoluzione del contratto di appalto del comune di Rosarno e della Provincia di Reggio Calabria per la costruzione di una strada operata nei confronti della ditta individuale “Maduli” è corretta. Si è pronunciata la terza sezione del Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa, sull’appello proposto dalla stessa impresa, difesa dal legale Filippa Orlando, contro la decisione di primo grado del Tar di Reggio Calabria. La questione, molto complessa, riguarda l’inferno delle procedure di interdizione antimafia della Prefettura reggina. L’11 gennaio 2010 l’organo di Governo ha emesso l’interdizione alla ditta Maduli e che ha comportato il venir meno rapporti contrattuali in corso o in via di costituzione con gli enti (affidamento lavori, sub-appalto, stipula contratti, conferimento inerti). Perso il ricorso davanti al Tar reggino in primo grado nel febbraio del 2011, l’impresa si è rivolta al Consiglio di Stato «contestando la sussistenza delle asserite infiltrazioni mafiose e la frequenza dei rapporti con soggetti mafiosi, sostenendo la risalenza nel tempo degli incontri segnalati, la ordinarietà dei rapporti con alcune persone segnalate ma in effetti dipendenti o ex dipendenti, l’occasionalità e la discontinuità dei rapporti in questione, la scarsa rilevanza delle risultanze penali a carico di taluni soggetti per di più non afferenti a reati di mafia». Ma i giudici di Palazzo Spada gli hanno dato torto. Dopo una lunga esposizione sull’istituto delle informative antimafia, si esprimono sull’essenza giuridica della stessa: «La misura è cauIl Consiglio di Stato ha avallato la linea della Prefettura di Reggio Calabria telare; non servono prove ma indizi; non obbedisce a finalità di accertamento di responsabilità cosicchè anche da una sentenza pienamente assolutoria possono essere tratti elementi per supportare la misura interdittiva». Sulla base di ciò a giudizio del collegio l’informativa prefettizia è legittima. «Non sussiste alcun travisamento dei fatti o difetto di istruttoria e di motivazione, posto che la informativa di cui trattasi risulta, sia pure sinteticamente motivata, sorretta da elementi di valutazione puntuali e concreti a carico dell’impresa del Maduli, gravato da pregiudizi penali, circa reiterate frequentazioni, non occasionali, con diversi soggetti appartenenti a cosca mafiosa». Il Tar aveva richiamato il quadro allarmante di un rapporto della Guardia di Finanza su un sub-appalto. «I rapporti degli organi di polizia nel loro complesso confermano un quadro, fra l’altro con riferimento alla cd. TAURIANOVA Interessante analisi del sociologo Mimmo Petullà Le tante intimidazioni sono segnali di una articolata strategia criminale Domenico Zito TAURIANOVA In merito all’emergenza criminalità, che a breve sarà dibattuta in seno ad un consiglio comunale aperto, così come dichiarato dal sindaco Domenico Romeo, è intervenuto il sociologo Mimmo Petullà, che ha proposto un’attenta riflessione sull’argomento. In primo luogo viene rilevato che «ci troviamo di fronte ad azioni vandaliche e violente, ma in modo particolare di natura squisitamente intimidatoria, che alla lunga rischiano di diffondere un significativo senso d’insicurezza sociale», con la precisazione che «l’elemento che nell’immediatezza balza all’attenzione si lascia individuare non tanto nell’indubbia gravità, insita nei singoli delitti, quanto in una più complessiva tendenza alla sistematicità degli atti, compiuti con una dinamica piuttosto aggressiva e arrogante; una strategia, questa, che scaturisce da rappresentazioni criminali il cui prospettico obiettivo è quello di innescare e consolidare il controllo del territorio». Più avanti Petullà evidenzia che «si rende importante soffermare l’attenzione sulla probabilità che gli stessi eventi siano da Mimmo Petullà rapportare anche a tentativi di riorganizzazione e di riaffermazione di forme di macrocriminalità». E poi aggiunge: «È opportuno rammentare che Taurianova è stata scenario di una faida tribale, collettivamente rimossa, che ha segnato una catena di crimini di un’efferatezza, materiale e simbolica, senz’altro devastante». Secondo Petullà «sarà molto improbabile registrare una radicale e globale svolta, se la comunità non intenderà gettare uno sguardo lucido e critico su quell’aberrante passato, per cui sarebbe utile aiutare a ricordare». Viene poi accolta con favore l’iniziativa di discutere in seno al civico consesso perché «potrebbe rappresentare un iniziale e incoraggiante momento di partecipazione democratica, intorno alla più ampia, subdola e delicata questione della violenza, così come è da auspicare, in questo contesto; un ulteriore riconoscimento della necessità di ridurre i confini tra tutte le forze politiche nell’intangibile rispetto dei ruoli istituzionali e, non di meno, delle posizioni di ciascun partito, al fine di trasmettere alla comunità una testimonianza di più visibile senso di coesione e di sicurezza». Questa la conclusione dell’intervento del sociologo: «È tempo di corresponsabilità. Certo, il prossimo pubblico e straordinario consesso si rivelerebbe ancora più costruttivo, se potesse essere formalmente previsto anche il contributo delle comunità ecclesiali e della scuola, unitamente alle associazioni quelle rappresentate, in modo particolare, dalla categoria dei commercianti compositamente presenti nella nostra realtà». CITTANOVA La Caritas acquisterà elettrodomestici e una cucina I bambini rinunciano ai doni una testimonianza di solidarietà Flavia Bruzzese CITTANOVA La locale Banca di Credito Cooperativo, rompendo la consuetudine, ha promosso un’iniziativa inedita in perfetta sintonia con i valori di solidarietà a cui si ispira il Natale. In collaborazione con la dirigente didattica della scuola primaria, dott. Angela Colella, il consiglio di amministrazione ed il collegio sindacale hanno sensibilizzato i piccoli discenti verso la carità cristiana. Al posto della tradizionale calza della befana quest’anno la Banca e in definitiva i bambini hanno rinunciato al dono tanto atteso e l’importo è stato devoluto a beneficio delle Ca- ritas parrocchiali, che fanno rispettivamente capo alla Chiesa Matrice ed alla Chiesa del S.S. Rosario. Trattasi di due istituzioni senza fine di lucro che si avvalgono del quotidiano sacrificio dei molti volontari per servire i cittadini meno abbienti. Il danaro sarà devoluto per l’acquisto di un frigorifero congelatore e di una cucina, strumenti necessari per soddisfare le esigenze della mensa aperta ogni sera a favore dei bisognosi. Il presidente della banca di Credito Cooperativo, dott. Francesco Rao che è intervenuto ieri nella sede della scuola primaria, assieme al presidente del collegio sindacale avv. Antonino Spagnolo, e alla presenza dei consiglieri avv. Rosario Casella e del dott. Antonino Giovinazzo, ha illustrato alla numerosa platea di discenti e docenti l’encomiabile iniziativa che ha ricevuto il plauso della dirigente dott. ssa Colella e di tutti i presenti. I più sensibili invero sono stati i piccoli che hanno rinunciando con il sorriso, simbolo di purezza del cuore, patrimonio dell’innocenza. I presidenti delle associazioni caritatevoli parrocchiali, don Giuseppe Borelli ed il dott.Ettore Russo in rappresentanza del parroco don Salvatore Giovinazzo hanno espresso vivi ringraziamenti ed unanime plauso all’iniziativa. operazione Arca e alla cosca dei Pesce, e l’interessato non apporta dati e elementi decisivi per contraddirli o smentirli; il rilascio di certificazione antimafia da parte della locale Camera di Commercio non ha pregio nel caso di specie, avendo natura, finalità e contenuto di valenza ben diversa dall’interdittiva antimafia». Alla luce di ciò «il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale definitivamente pronunciando sull’appello lo respinge». Ultimo spunto di rilievo che scrivono i giudici: «L’efficacia interdittiva proviene direttamente dalla valutazione del Prefetto, per cui alla stazione appaltante non sono riconosciuti né il potere discrezionale né l’onere di verificare la portata e i presupposti dell’informativa, posto che i citati provvedimenti derivano direttamente dall’atto prefettizio e sono vincolati al giudizio circa il pericolo di infiltrazione maturato dal Prefetto».(r.rc) Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Una targa ricordo, alla memoria del giudice Antonino Scopelliti e del ragazzo americano Nicholas Green, è stata scoperta dal sindaco Elisabetta Tripodi all’entrata della scuola che porta il loro nome, in via Nazionale nord, nel corso di una significativa cerimonia organizzata dal preside Vincenzo Muratore (con l’aiuto dei docenti Sorbara, Iiriti, Lanzo, Brosio e dei collaboratori scolastici), per illustrare alla cittadinanza un complesso di attività portate avanti dall’istituto per rendere più sostanziosa l’offerta formativa. Alla presenza di un pubblico numeroso, è stato lo stesso preside Muratore a commemorare il giudice Scopelliti «magistrato conosciuto ed apprezzato per il suo impegno, per la operosa e silenziosa dedizione allo Stato, barbaramente assassinato nell’estate del 1991»; ed il giovane Green ucciso durante un tentativo di rapina sul- Tripodi, Muratore e Brilli la Sa-Rc, mentre si trovava in vacanza in Italia con la famiglia. Hanno fatto da degna cornice alla manifestazione il concerto di Natale a cura dell’Orchestra scolastica e la mostra di pittura dell’artista Cetty Quartarone, docente della scuola, reduce dal successo ottenuto alla Biennale di Venezia, dove è stata invitata ad esporre da Vittorio Sgarbi. Nell’occasione il preside Mura- tore ha presentato i risultati dei progetti portati a compimento nello scorso anno scolastico, nonché quelli in itinere, tra cui la creazione di un moderno laboratorio scientifico-matematico da realizzare nel plesso di Via Convento (già “Nicholas Green”), chiuso da 4 anni per lavori di adeguamento alla normativa antisismica e che dovrebbe essere riaperto a partire dal prossimo gennaio. Il sindaco Tripodi ha espresso apprezzamento per l’iniziativa della scuola, «sempre impegnata a far crescere in maniera responsabile e civile i ragazzi», sottolineando «l’importanza di una sempre più qualificata concertazione tra scuola, famiglia, Istituzioni e società». L’assessore alla P.I. Michele Brilli, dopo aver ricordato l’impegno costante dell’Amministrazione comunale sul fronte scuola, ha consegnato, assieme al preside, un attestato ai genitori che hanno partecipato al progetto Pon “Anche mamma e Papà sanno navigare”. Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011 45 Reggio Ionica . L’INTERVISTA La maestra cui nel 2004 la ’ndrangheta uccise il figlio Massimiliano parla della “sua” antimafia. Molto diversa da quella delle semplici parole Locri, il coraggio di essere Liliana Carbone «La speranza è una fiammella che non spegnerò mai. E Buon Natale a chi ancora ha la forza di indignarsi» Giuseppe Tumino REGGIO CALABRIA In mezzo a tante parole, sovente ipocrite vista l’inattendibilità dei relativi pulpiti, questa intervista è in sé “Antimafia”. Liliana Esposito Carbone non usa sintassi estratte da formulari, non sgrana rosari di mali né suggerisce futuribili panacee. Nella Locri della faida e degli squali, in cui regnano i Cordì e i Cataldo, da sette anni e tre mesi semplicemente parla. Le hanno assassinato un figlio, e l’equazione è tutta qua, semplice e terrificante. Senza soluzione e senza giustizia. E le sue parole sono cunei acuminati, nella carne viva di chi nel silenzio acquiescente vive e prospera. Eccole. - Signora Liliana, dall’omicidio di Massimiliano sono passati sette anni, che lei ha speso in battaglie, su tutti i media e su ogni ribalta. Dovesse sintetizzare in una parola quello che prova, che parola userebbe? «Sconforto. E indicibile dolore al pensiero della vita impedita a mio figlio, e amarezza infinita per questa storia sottovalutata così a lungo, e imperdonabilmente». - Per chi non lo ha conosciuto: chi era Massimiliano? «Un ragazzo di Locri, un ragazzo generoso, donatore di sangue per i bambini talassemici, iscritto nei Registri internazionali dei donatori di midollo. Viveva domeniche frementi di tifo per la Reggina, era appassionato di studi storici sul Novecento, e devoto alla dolcissima fidanzata, un’avvocatessa reggina. Era un ragazzo che aveva i sogni, i progetti, gli affetti di un trentenne, angosciato dalle tante contraddizioni di questa nostra realtà, ma che si era creato un’attività pulita, aveva bella capacità di iniziativa e non si tirava indietro di fronte ai sacrifici». - E quali colpe ha espiato con la morte? «Era un giovane maschio, bellissimo e amabile, vittima di una triste, impertinente passione. Ha umiliato dei miserabili, proprio soltanto esistendo, e questi marziani autoctoni hanno tolto la vita a lui, pensando che la loro sciagurata esistenza sarebbe andata avanti ancora uguale e senza alcun rischio né disagio, forse anche per la solita sciatteria investigativa, di sicuro nell’acquiescenza dei tanti indifferenti, nell’omertà della “famiglia”, nel fariseismo inamovibile, nella “ipocrisia degna di altra epoca”, come affermò la Procura presso il Tribunale per i Minorenni. Massimiliano costituiva il parametro della loro pochezza. È stato un vero uomo che ha vissuto in fretta ma, come disse Garcia Lorca, non invano: ha fatto in tempo a piantare il suo alberello di limoni, a ricambiare lettere d’amore, a mettere al mondo suo figlio. Del mio Massimiliano vado fiera». - Perchè il suo assassino, o quantomeno i mandanti, non sono mai stati arrestati? «Le indagini sono state insufficienti, in ogni caso intempestive; basti ricordare che la perizia balistica, che ha smentito molte conclusioni del primo momento d’indagine, è stata effettuata 22 mesi dopo, in seguito alla memoria ex art. 90 proposta dai nostri legali». - Lei è forse l’unica persona a memoria d’uomo, a Locri, ad avere fin da subito contribuito alle indagini. «Dopo un delitto, è prassi che la famiglia della vittima venga sentita a proposito di eventuali situazioni di pregressa preoccupazione, e così ho indicato agli inquirenti quanto della breve vita di mio figlio conoscessi, avendo avuto sempre con lui un dialogo privilegiato; sono stata sua madre e amica e confidente, la qual cosa oggi mi abilita ad agire al suo posto e in suo nome». - Chi le è stato realmente vicino in questi anni di battaglia? «Amici che non mi hanno mai abbandonata, in tantissime giornate di dolore e rabbia, sono Demetrio Costantino, presidente del Cids, persona di grande sensibilità e passione civile; e poi due coltissime professioniste, da anni nostre consulenti tecniche di parte; i soci della cooperativa Mistya di Locri e de “La Gurfata”; la no- La storia Massimiliano Carbone, 30 anni, imprenditore, è caduto in un agguato di chiaro stampo ‘ndranghetista il 17 settembre 2004 a Locri. Un sicario lo ha aspettato sotto casa e gli ha sparato un colpo di lupara a sangue freddo. È morto in ospedale, dopo una settimana di agonia. Nonostante un movente notorio di natura non mafiosa, prontamente denunciato, né il killer né i mandanti sono mai stati ufficialmente individuati. Da allora sua madre, la maestra elementare Liliana Esposito, chiede instancabilmente giustizia. Liliana Esposito Carbone in tv. Al collo, l’immancabile foto di Massimiliano stra caparbia e pervicace legale di famiglia, l’avv. Adriana Bartolo. Ma vorrei menzionare anche Massimiliano Ferraina, Raffaella Maria Cosentino e Claudia Di Lullo, gli autori del docufilm “Oltre l’inverno”, che racconta la mia quotidiana sopravvivenza a mio figlio. E mi porto nel cuore le parole di don Luigi Ciotti, per Massimiliano e per me». - E chi invece le ha messo i bastoni tra le ruote? «Vorrei glissare su questa domanda. Devo impegnarmi alla parsimonia nel disprezzo, c’è tanta gente che ne ha bisogno. Un inventario sarebbe prolisso, e l’esercizio richiede energia... Ma una menzione la meritano certi am- bienti di Locri, alcune cosiddette “agenzie educative”, una parte di chiesa e di scuola. Le raccomando: ci tengo, alle minuscole». - Qualche episodio di pubblica discriminazione? «Buon gusto e buon senso pratico mi frenano, ma basterà ricordare che da qualcuno sono stata delegittimata come insegnante, poiché porto avanti istanze di giustizia, idee “in cui a scuola non si deve entrare”. Ho pure conosciuto “prudenti” parrocchie in cui imperversano educatrici alla religione e alla legalità in forte olezzo di ’ndrangheta. Inoltre, voglio proprio dire che in una importantissima sala istituzionale di piazza Italia, a Reggio, mi fu detto te- BOVALINO Il governatore calabrese in visita alla struttura di Bosco Sant’Ippolito stualmente: “Sappiamo che molti sanno, ma non parlano perché lei non appare abbastanza dolente, e dunque non ha il consenso della società civile”. Era il 13 ottobre 2006, e ancora mi chiedo che cosa mai sia questa “società civile”». - Che significa vivere a Locri? «Significa vivere in un luogo senza sicurezza, con una lunga storia di diritti negati e di giustizia miope. Non si fa caso al fatto che la morte e la vita siano disposte ad apparire al minimo pretesto, più che altrove; e qui molta gente non ci vuole pensare, è permalosa ma è come nata morta, già senza alcuna speranza o desiderio di cambiamento. Ora sento che molti familiari di vittime si confortano a vicenda, ricevono fondi istituzionali, vanno a far visita agli ergastolani. Iniziative encomiabili. Ma qui da me, accanto alla mamma di Massimiliano Carbone, un qualunque morto ammazzato non eccellente, vengono solo gli amici della Casa della Legalità e della Cultura di Genova, quelli che ci mettono la faccia davvero, e quei ragazzi di “Ammazzateci tutti” che sono rimasti leali e coerenti. E mi rasserena la solidarietà concreta di alcuni giovani scrittori e giornalisti calabresi, dei quali ammiro ideali ed interessi, e che condividono le mie istanze di verità, e che mi sostengono nel progetto di rivolgermi alla Suprema Corte per i Diritti Umani». - Lei non è solo una madre coraggio, armata di forza della disperazione. Lei è educatrice ma soprattutto donna di gusti raffinati e cultura non comune. In una Calabria piena zeppa di antimafia a parole, in cui pezzi di istituzioni implodono un giorno sì e l’altro pure, c’è ancora spazio per la speranza? «La Calabria conserva tante parti sane e ha tante risorse, i giovani di buona volontà possono ancora proiettarsi verso un’esistenza migliore, ma a tutti viene richiesto un impegno personale e concreto. Conosco molti validissimi Progetti di educazione alla legalità per aver preso parte ad alcune fasi della loro realizzazione, eppure credo che ancora si debba fare molto. Intanto, almeno, chiamare ogni cosa col suo nome: se sappiamo che esiste, questa malapianta, la ’ndrangheta, questa sonorità agghiacciante di ferraglia che sembra caderci in testa dal cielo, poveracci noi, indichiamola senza esitazione. Non temiamo che ci si allappi la bocca». - In uno Stato debole come il nostro, in che misura in una terra come la Locride, la gente, la maggioranza silenziosa, è dalla parte della ‘ndrangheta, con opere o condiscendenza? «In una contingenza sociale ed economica così difficile, la gente attende certezze e risposte ai suoi bisogni; le difficoltà sono tali che LOCRI Successo della mostra benefica Scopelliti promette maggior attenzione Palazzo Nieddu per il Centro educativo “Padre Puglisi” per un giorno diventa Emanuela Ientile BOVALINO Il Centro educativo “Padre Puglisi” di Bosco Sant’Ippolito, popolosa frazione di Bovalino, avrà ogni attenzione da parte della Regione Calabria che seguirà con premura l’iter per ottenere l’accreditamento tra le strutture operanti nel sociale. Parola del presidente Giuseppe Scopelliti, che seppur con un notevole ritardo sulla tabella di marcia (circostanza che aveva procurato non poca delusione in quanti lo attendevano) ha visitato il Centro, nato nel 2005 nel cuore della Diocesi di Locri-Gerace. Insieme col governatore c’erano il coordinatore provinciale della lista “Scopelliti Presidente”, Oreste Romeo e l’assessore provinciale all’Istruzione Giovanni Calabrese, oltre ad altri rappresentanti politici, alcuni sindaci e amministratori del comprensorio. Al Centro “Padre Puglisi”, Scopelliti è stato ricevuto dalla responsabile, Suor Carolina Iavazzo, dalle suore che collaborano con lei e da alcuni operatori che hanno deciso di rimboccarsi le maniche per condividere gli scopi perseguiti dalla struttura, che accoglie una quarantina di giovani. È stata proprio suor Ca- Calabrese, Scopelliti e suor Carolina rolina ad illustrare al presidente della Regione le modalità di azione del Centro (vi si svolgono attività ludico-sportive, laboratori per attività artigianali, letture nella biblioteca, attività informatica, cineforum, giornalismo, animazione) e le difficoltà con cui deve fare quotidianamente i conti. Da parte loro, sia Scopelliti che l’assessore Calabrese hanno assicurato, ognuno per le proprie competenze, il loro interessamento perché la struttura possa portare avanti la sua attività in un territorio nel cuore della Locride, nel quale le strutture sociali e sportive sono fortemente carenti; motivo per il quale i giovani trascorrono molto del loro tempo per strada. Qualche ora prima dell’arrivo del presidente Scopelliti, era stato sottoscritto un “gemellaggio” tra il Centro e l’Accademia Bonifaciana onlus, presieduta da Sante De Angelis, ai fini d’una collaborazione socio-culturale e spirituale basata sui principi cristiani e di solidarietà sociale. Alla sottoscrizione dell’atto hanno presenziato, tra gli altri, il sinda- co di Bovalino, Tommaso Mittiga, e il suo collega di Benestare, Rocca, ed il delegato regionale della Accademia Bonifaciana, Domenico Lizzi. Il Centro “Padre Puglisi” porta il nome di don Pino, il parroco ucciso dalla mafia nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1993, giorno del suo 56. compleanno. La sua nascita è stata voluta dalla Fraternità “Buon Samaritano”, una comunità di religiose. Suor Carolina Iavazzo ha collaborato con padre Puglisi fino alla sua morte, condividendone lo stile e gli obiettivi educativi. Le attività sono rivolte ad «adolescenti e pre adolescenti che vivono i disagi e i malesseri che caratterizzano la loro età, dovendo affrontare il disagio sociale legato alla cultura del luogo». Il Centro rappresenta un «luogo di incontro per giovani alla ricerca di un equilibrio psico-affettivo, morale e sociale; uno spazio aperto, palestra di vita umana e spirituale; una valida alternativa alla strada». L’incontro s’è concluso con l’assunzione dell’impegno, da parte del Governatore della Calabria, di tornare a Bosco per partecipare a un’assemblea con tutti i giovani, le loro famiglie e gli operatori del Centro. “passerella” per cani spesso ci si ripara nel proprio individualismo e si prova a risolverle , senza consapevolezza né slancio per la realtà comune. Molti si adattano a quadri di riferimento di mafiosità perché la ‘ndrangheta “facilita” la soluzione dei loro problemi. Un giovane operaio della Locride mi ha detto che senza “l’aiuto di qualche compare buono” , i giovani sono tutti “come il cane del macellaio: lordi di sangue e morti di fame”. Solo la morte di Massimiliano, l’omertà, la negligenza e il cinismo di alcuni tra gli inquirenti mi hanno dato la misura della vita disgraziata dei calabresi, dei diritti a loro negati; prima vivevo relativamente tranquilla nella consuetudine, con i miei affetti e i miei interessi. Sotto una campana, in imperdonabile, egoistico qualunquismo». - Ha senso, signora Liliana, che io le auguri buon Natale? «Certo, ha un senso importante e bello. È un giorno che ricorda una nascita, io sento il momento del cambiamento più che quello della resurrezione, che sfiora una tomba. Voglio dare e ricevere l’augurio che presto possa nascere la buona volontà, in ognuno. Potremmo avere quella giustizia sociale che è condizione necessaria e propedeutica alla pace». - E lei, a chi lo augura? «Lo auguro a tutti quelli che sono capaci della memoria degli eventi, perché possano cambiare in meglio il comune futuro. Lo auguro a chi è capace di condividere la sofferenza d’altri, e soprattutto a chi è capace di indignarsi, perché ci si arrabbia per quello che si ha a cuore. A Locri queste sere sono piene di luci. Il 24 dicembre sono sette anni e tre mesi senza Massimiliano, io mi lascio dietro i tanti giorni della sua assenza e sto attenta che non si spenga il lumino che tengo acceso tra i fiori, sul suo sangue, qui sotto casa. La mia speranza è una cosa semplice ma resistente, come questa fiammella». - Grazie. «Grazie a lei, e ancora una volta grazie alla Gazzetta del Sud. Perché non dimenticate». GERACE Il Presepe vivente da domani al Borgo Vincenzo Cataldo GERACE La “passerella” per modelli a 4 zampe allestita a Palazzo Nieddu LOCRI. Grandi o piccoli, di razza o meno, addestrati o no, sono stati i protagonisti a Palazzo Nieddu della prima “Mostra canina amatoriale” organizzata dall’associazione “Oltre l’Arcobaleno” presieduta da Marilene Bonavita. Un grande successo per una manifestazione servita a raccogliere fondi per assistere cani in difficoltà. Inserita nel programma “La Luce del Natale”, organizzata da Comune e Pro Loco e 9 altre associazioni, la manifestazione è stata presentata da Pino Carella con i contri- buti di Marò D’Agostino e Fausto Locanto. La giuria presieduta da Giuseppe Giugno e composta da Rocco Siciliano, Luigi Fascì, Simona Ansani, Michele Lizzi, Liliana Ielasi e Ivan Bolognino, ha premiato Gaia condotta da Francesca Marando, “Emma” (Alexandra Carella) “Hari” (Lorenza Esposito), “Dylan” (Tania Cavarra) “Cielo blu” (F. Garreffa),“Pulce” (Carmine Previte), “Jolie” (Giuseppe Femia), “Diana” (Francesco Zappia) e “Lilly” (Gabriele Malgeri) e “Argo” (Ernesta Adele Marando).(a.c.) Programmata per i giorni di Natale e di Santo Stefano la terza edizione del Presepe Vivente. Dalle 19,30 alle 23,30 le vie del Borgo Maggiore ospiteranno, infatti, alcuni suggestivi quadri della Natività. L’allestimento scenico è curato da Don Piero Romeo, sacerdote della parrocchia di San Giorgio Martire e dalla Confraternita di Maria SS. del Carmine, con il patrocinio del Comune. Venerdì 30 dicembre nella chiesa di San Francesco d’Assisi, alle 16,30: ci sarà la presentazione del romanzo storico “Amore e Rivoluzione (ottobre 1847)” di Luigi Condemi di Fragastò. Il 1. gennaio in Cattedrale alle 18,30 il Coro polifonico Maria SS. Assunta, diretto dal maestro Natale Femia, terrà il consueto Concerto di Capodanno. Martedì 3 gennaio alle 18 “Il Cielo sopra Gerace”, una serata “osservativa” con i telescopi a cura degli esperti del Planetarium Pythagoras di Reggio Calabria, Rosario Borrello, Marica Canonico, Carmelo Nucera e Marco Romeo. Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 46 Reggio Ionica . MARINA DI GIOIOSA Fissata l’udienza preliminare davanti al gup di Reggio Calabria In breve Speculavano sulle rottamazioni alla sbarra il prossimo 12 marzo Gli indagati sono 43, tra cui il titolare della “Ferro & Acciai Femia” Rocco Muscari LOCRI Fissata al 12 marzo 2012 la prima udienza preliminare del procedimento penale “Scrap Iron”. Sono 43 gli indagati chiamati a comparire davanti al gup di Reggio Calabria, Tommasina Cotroneo, su richiesta congiunta della Dda, in particolare del pm Sara Ombra, e dalla Procura di Locri, pm Giuseppe Adornato, titolari dell’inchiesta scattata nel giugno scorso ed eseguita da oltre cento agenti del Corpo Forestale coadiuvati da un elicottero del Nucleo operativo aeromobili di Lamezia Terme. Un’inchiesta che ha interessato la provincia ionica tra Brancaleone e Marina di Gioiosa Jonica, ed ha portato al sequestro preventivo di alcuni complessi aziendali nonché di 41 automezzi di trasporto, tra cui autoarticolati e semirimorchi, utilizzati per svolgere le presunte attività illecite. All’epoca gli uomini del Nipaf di Reggio Calabria, diretti dal dottor Giuseppe Gullì, comandante provinciale del Cfs, hanno posto in essere un’accurata attività investigativa dalla quale sarebbe emersa l’esistenza intorno alla ditta “Ferro & Acciai Femia srl”, con sede in Marina di Gioiosa, di una fitta rete di “conferitori illegali” di rifiuti speciali anche pericolosi, alcuni dei quali di etnia rom. Il titolare, Francesco Femia, 56 anni, avrebbe agito con l’ausilio di alcuni collaboratori, tra i quali Vincenzo Coluccio e Giuliana Grandi. Un’attività diretta “ufficialmente” al recupero di ingenti quantitativi di rifiuti ferrosi, formalmente diretta alla produzione di materia prima secondaria Un “ammasso” di rifiuti ferrosi sequestrati all’azienda di Marina di Gioiosa GLI INDAGATI Francesco Femia, Vincenzo Coluccio, Giuliana Grandi, Vincenzo Bevilacqua, Maurizio Bevilacqua, Benedetto Bevilacqua, Attilio Mazzone, Giuseppe Staltari, Giuseppe Filippone, Rosanna Pezzano, Nicola Comito, Luigi Panetta, Rita Rachele Scalise, Cosimo Rocco Femia, Francesco Femia, Nicodemo Valentino Camarda, Rocco Bevilacqua, Carmine Amelio, Rocco Vallelonga, Vincenzo Bevilacqua, Mario Simonetti, Rocco Schirripa, Domenico Amato, Antonio Parisi, Carmelo Bevilacqua, Damiano Berlingeri, Maurizio Bevilacqua, Marcello Albanese, Cosimo Sgambelluri, Eugenia Bevilacqua, Emilio Amato, Cosimo Bevilacqua, Rocco Femia, Mario Bevilacqua, Maurizio Bevilacqua, Armanda Berlingeri, Carmine Carabetta, Giuseppe Castellano, Giovanni Frisari, Nicola Tedesco, Domenico D’Andrea, Antonio Argirò e Michele Restretti. MARINA DI GIOIOSA Il sindaco arrestato in “Circolo Formato” Rocco Femia, auguri dal carcere «Ma ancora non so perché sto qui» Cristian Pugliese MARINA DI GIOIOSA Con una lettera manoscritta Rocco Femia, ex sindaco di Marina di Gioiosa, fa sentire la sua voce fuori del carcere, in cui si trova recluso da otto mesi, quando insieme ad alcuni colleghi di giunta fu travolto dall’operazione “Circolo Formato”. Una missiva indirizzata a tutti i cittadini e a quanti lo conoscono personalmente. «Sento l’esigenza nonché il dovere morale di portare gli auguri sinceri di un sereno Natale e di un buon 2012 a tutti i miei concittadini, ringraziandoli – continua Femia – per le continue testimonianze di affetto e solidarietà che ricevo». «Non sono un mafioso – prosegue – non ho mai fatto parte di consorterie, non ho mai favorito la Ndrangheta. Ho sempre rispettato le regole della legalità». «Ho chiesto – afferma Femia – e continuo a chiedere dove, quando, come, abbia favorito la presunta cosca dei Mazzaferro, ma.... non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire». La lettera prosegue con una confidenza: «È umiliante e mortificante – dice Femia – tenere in carcere un innocente, privandolo della libertà e dell’affetto dei propri cari trattandolo come un comune delinquente». E continua precisando che nel doppio ruolo di educatore (Femia è un insegnante) e di sin- Rocco Femia (cosiddetta MPS) per l’industria metallurgica, ma che sarebbe stata inrealtà finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti, in quanto presso la ditta di conferimento, una volta pervenuto tramite soggetti non autorizzati sia alla raccolta che al trasporto, pare non venisse svolta alcuna operazione volta al recupero del rifiuto stesso. Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato avrebbero accertato inoltre che presso la ditta gioiosana veniva svolta un’attività non consentita di autodemolizione di veicoli fuori uso (considerati rifiuti pericolosi), e vendita di pezzi di ricambio usati. La trasformazione della materia prima secondaria avveniva, secondo gli inquirenti, attraverso un scambio di documenti diretti a una seconda ditta, autorizzata ad operare nel settore delle autodemolizioni esclusivamente nella sede di Sala Bolognese. In questo modo ingenti quantitativi di veicoli di ignari cittadini venivano rottamati “ufficialmente” in Emilia Romagna anche se i rifiuti derivanti partivano direttamente da Marina di Gioiosa alla volta delle acciaierie. Dall’attività investigativa svolta è emerso che la condotta posta in essere dall’organizzazione consentiva da lungo tempo agli indagati di raggiungere un duplice ingiusto profitto, consistente nell’evitare gli oneri dovuti per legge sul corretto avvio a recupero/smaltimento dei rifiuti nonché il cospicuo guadagno dovuto alla successiva commercializzazione del rifiuto, surrettiziamente qualificato quale materia prima secondaria da destinare all’industria siderurgica. daco si è sempre impegnato per la valorizzazione dei principi di legalità, trasparenza e democrazia e si augura in un ravvedimento della giustizia che possa ridargli la libertà. La missiva si conclude con i ringraziamenti: «Ringrazio il sindaco di Caulonia nonché presidente del Comitato dei Sindaci Prof. Ilario Amendolia per la solidarietà dimostratami. Lo stesso vale per l’avv. Geppo Femia, ex vicesindaco della mia amministrazione» che in una recente lettera pubblica si era rivolto al sindaco chiedendogli cosa ci facesse in carcere. «Caro Geppo – risponde oggi l’ex sindaco – con sincerità ti dico non lo so, aspetto da quasi otto mesi che qualcuno me lo dica e me lo provi». In chiusura Rocco Femia si dichiara felice ed orgoglioso per i progetti di sviluppo della sua, come lui stesso ama definirla, «Rimini del sud» che lui e la sua Giunta avevano varato, che stanno cambiando il volto della cittadina. OPERAZIONE “CRIMINE” Il presunto boss sidernese ha gravi problemi cardiaci Concessi i domiciliari all’86enne Commisso LOCRI. È giunto a casa nel tardo pomeriggio di ieri Antonio Commisso, 86 anni, inteso “u quagghia”, dopo che il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, in accoglimento della richiesta formulata dai difensori, in particolare dall’avv. Antonio Speziale, gli ha concesso gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute. Al sidernese, tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Crimine”, coordinata dalla Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ed eseguita il 13 luglio del 2010, viene attribuita l’appartenenza all’asserito “locale” di Siderno e, per questo motivo, è chiamato a rispondere Antonio Commisso di associazione per delinquere di stampo mafioso davanti al Tribunale di Locri. Dove, nel corso della prima udienza, che si è tenuta il 10 novembre scorso, il detenuto ha accusato un malore in aula, tanto che il collegio, su richiesta dell’avv. Angelica Commisso, ha interrotto i lavori per consentire ai sanitari di trasportarlo al pronto soccorso dell’ospedale di Locri. I medici del nosocomio di contrada Verga gli avevano diagnosticato un problema cardiaco e, dopo le prime cure, Commisso è stato ricoverato nel reparto di geriatria, sebbene seguito dall’equipe dell’unità cardiologica. Il presunto anziano capo dell’omonima cosca sidernese, nonostante il pesante quadro clinico puntualmente rilevato dai difensori, si trovava recluso presso la casa circondariale di Bari, da dove è stato trasferito per presenziare all’udienza nel carcere di Catanzaro, in quanto individuato come il penitenziario più vicino a Locri in cui è sempre presente una divisione medica, necessaria viste le condizioni di salute dell’imputato che, nel corso della detenzione, si sono sempre più aggravate. Fino alla decisione dei magistrati di disporre a suo favore la misura dei domiciliari.(r.m.) PORTIGLIOLA Gli antichi mestieri lunedì nel presepe Si svolgerà lunedì dalle 18 la manifestazione “I giovani e la tradizione - Rivivi la magia degli antichi mestieri”, organizzata dall’associazione “Ragazzi dello Jonio” con la Pro Loco e la Consulta giovanile. Intende riproporre i mestieri dimenticati all’interno di un suggestivo presepe vivente. A fare da cornice alla manifestazione il centro storico di Portigliola, lungo il percorso che da piazza Garibaldi porta alla chiesa. (c.p.) SIDERNO Concerto di Natale del quarto circolo I bambini del secondo circolo hanno dato vita a un applaudito concerto natalizio nella chiesa Maria di Portosalvo. Voluto dal dirigente Callipari è stato realizzato col coordinamento dei docenti Rosamaria e Rita Scopacasa, Argirò, Fascì, Caccamo, Gervasi, Orselli, Verteramo, Quattrone e Certomà. È stato diretto da Francesco Romeo (chitarra) con Maria Rosa Fragomeni (violino). (a.b.) PLACANICA Un “fiume” di birra In dono dall’Austria Oltre ottocento litri di birra artigianale austriaca e chili di barrette di cioccolato al latte: questi alcuni dei doni che la comunità “gemellata” di di Bad Deutsch-Altenburg (Bassa Austria) ha voluto inviare ai placanichesi come dono di Natale. A comunicarlo il sindaco Rocco Mario Clemeno, di ritorno dal suo viaggio in Austria, dove è stato ospite del collega Ernest Windholz. (i.d.) LOCRI Segnali di pace all’opposizione Lombardo e Cavo accolgono la richiesta di una seduta consiliare Pino Lombardo LOCRI A Locri l’aria natalizia rende tutti più buoni. Anche il sindaco Pepè Lombardo, che porge un ramoscello d’ulivo ai gruppi d’opposizione e fa accogliere la richiesta della convocazione del civico consesso per affrontare la discussione di importanti tematiche, acome contenzioso e condoni. Ieri mattina, a conclusione dell’incontro dei capigruppo, è stata formalizzata la convocazione per il pomeriggio di giovedì 29 dicembre. I punti all’ordine del giorno: contenzioso del Comune, delibera “Moschetta Borgo d’Eccellenza”, Piano strutturale associato, Piano spiaggia e situazione dei condoni Comune di Locri: Por Calabria sul servizio di raccolta differenziata dei rifiuti. E a testimoniare la volontà “pacificatrice” della maggioranza è anche la missiva che il presidente del Civico consesso Antonio Cavo ha inviato ai consiglieri di opposizione ma anche al prefetto Luigi Varratta. Cavo, che non aveva ritenuto opportuno accogliere la precedente richiesta di convocazione dei consiglieri di opposizione, ha avvertito la necessità di spiegare il perchè dell’odierno accoglimento della richiesta. E rileva che «così come avvenuto in occasione di altra precedente istanza, che gli argomenti non appaiono proposti in maniera sufficientemente specifica e delimitata tale da consentire un proficuo e ordinato dibattito, nonché relazioni e risposte esaurienti». Secondo Cavo sarebbe più opportuno trasformare le richieste formulate, «in interrogazioni, interpellanze o mozioni anche alla luce della mancata indicazione (che sembra far presumere l’assenza) di proposte di deliberazione». Tuttavia Il sindaco Pepè Lombardo il presidente, nel riconfermare «il preliminare giudizio negativo sulla ricevibilità della richiesta, d’intesa con il sindaco, ai sensi dell’art. 5, comma 5, del Regolamento di funzionamento del Consiglio comunale», spiega di aver accolto la richiesta «per come formulata» soprattutto in considerazione della «attuale situazione di contrasto istituzionale (testimoniata, tra l’altro, dal mancato funzionamento delle commissioni consiliari per le dimissioni di tutti i consiglieri di minoranza), e al solo fine di tentare di ricostruire un corretto e proficuo rapporto, pur nel rispetto dei ruoli, all’interno de Consiglio comunale e nell’interesse supremo della città che non ha certo bisogno in questo delicato momento, di ulteriori e strumentali contrasti». MONASTERACE «È ora di voltare pagina» La Lanzetta riunisce associazioni locali e forze dell’ordine Imma Divino MONASTERACE CAULONIA Lunedì commedia di Garcia Lorca “Amore di don Perlimplino con Belisa nel suo giardino”, commedia di Federico Garcia Lorca, sarà messa in scena alle 21 il giorno di Santo Stefano da Francesco D’Aquino, attore e regista dell’associazione culturale “U catojio”, con la sua compagnia: Erika Albanese, Alberta Cavallo, Alessandra Lavorata, Francesco Lavorata e Gregorio Michelotti. Musiche di Maria Albanese, Ilario Cavallo e Francesco Scordamaglia. (c.s.) «Un augurio di buon Natale in quello che è stato un anno terribile. Per come si sta concludendo, soprattutto dopo quanto è successo ieri, spero proprio che il prossimo ci porti tanta serenità»: ha esordito così il sindaco Maria Carmela Lanzetta in apertura dell’incontro organizzato nella sala consiliare, con i rappresentanti delle forze dell’ordine, delle varie associazioni, e i dipendenti comunali. Un momento di festa, turbato dall’incendio di un’auto di proprietà di G.P. avvenuta nel tardo pomeriggio di lunedì scorso, in pieno centro e a pochi passi dalla chiesa di San Giuseppe Lavoratore. Il secondo in pochi giorni, ma che si aggiunge ai tanti episodi di violenza che, nel corso dell’anno, hanno scosso la comunità monasteracese. Una comunità stanca di subire fatti così violenti che offuscano l’immagine di un paese che si pregia di tante associazioni che portano impresso nel proprio Dna la cultura della solidarietà e della condivisione. E proprio a quanti operano con grande professionalità e generosità in un territorio provato da emergenze ambientali e sanitarie e a tutti i dipendenti comunali che quotidianamente si prodigano per far funzionare al meglio la macchina burocratica, il sindaco Maria Carmela Lanzetta ha voluto esprimere un ringraziamento speciale . Nel consegnare una Il sindaco Lanzetta e l’avv. Bosco targa ricordo al presidente della Croce rossa, avv. Antonio Bosco, infatti, ha ricordato l’intervento impegnativo dell’associazione durante l’ultimo sbarco: «Abbiamo ospitato 130 profughi rifiutati dagli altri comuni e ciò è stato possibile grazie al lavoro generoso della Croce Rossa». Elogiato anche l’impegno della Protezione civile “Il castello” presieduta da Cosimo Origlia, «che, soprattutto in questo momento di grande crisi in una area disagiata come la nostra, si sta adoperando con impegno lodevole». Nel corso dell’incontro il sindaco, prima di offrire al maresciallo Antonio Longo, comandante della stazione dei Carabinieri e al maresciallo della Guardia Costiera, Giovanni Arena, in dono i volumi su Kaulonia, ha annunciato che il nuovo dirigente dell’Ufficio tecnico del comune è l’architetto Caterina Denisi. Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 32 Catanzaro - Provincia . Il presidente della Provincia Wanda Ferro ricorda la tragedia della Fiumarella che costò la vita a 71 persone Dopo 50 anni sfiorata un’altra sciagura Pericolo scampato infatti un mese fa tra Lamezia Terme e il capoluogo CATANZARO. È passato mezzo secolo dalla tragedia della Fiumarella, causata dal deragliamento di un treno sulla tratta delle Ferrovie Calabro Lucane fra Catanzaro e Soveria Manneli, costata la vita a 71 persone in gran parte studenti pendolari e lavoratori. Era il 23 dicembre 1961 quando dal treno si staccò il rimorchio che andò a precipitare per una quarantina di metri sotto una scarpata, nella valle della Fiumarella. A bordo vi erano 99 persone provenienti dall’Alto Catanzarese, molti studenti, diretti al capoluogo; 28 i feriti. Duramente colpite le comunità di Decollatura, che ebbe il tristissimo primato di 31 vite spezzate, e di Soveria Mannelli. L'evento è stato ricordato ieri dalle istituzioni, con cerimonie nel capoluogo ed a Decollatura. Fra le iniziative, un treno speciale che ha ripercorso la tratta, l’accesso al treno speciale (n. 301) è stato previsto nelle varie fermate. Sul ponte della Fiumarella il treno si è fermato per osservare un minuto di raccoglimento. «Allora come oggi - ha detto il presidente della Provincia Wanda Ferro - si avvicinava il Natale, il giorno dell’anno che porta da sempre nelle famiglie quei sentimenti di amore e di gioia che restano ancora adesso valori imprescindibili. Erano le prime ore del mattino quando il treno che andava da Soveria Mannelli a Catanzaro trascinò nel vuoto quelle vite così tragicamente spezzate, con i tanti ragazzi che avrebbero dovuto raggiungere le scuole di Catanzaro per ritrovare i compagni di classe nell’augurio di un Natale ormai sopraggiunto. L’orologio del tempo si fermò per il tremendo schianto sul greto della Fiumarella ed uno shock collettivo rabbuiò quelle giornate di festa ben oltre i confini dei paesi più provati dalla tragedia, della Il palazzo di giustizia di via Argento ALTO IONIO Decise dal giudice Sonni “Cravatte piegate” Iniziate ieri le prime scarcerazioni I gonfaloni dei Comuni che ieri hanno partecipato alla cerimonia comunità di Decollatura e delle aree vicine. Fu una tragedia nazionale che occupò le prime pagine dei giornali, scatenando un dibattito parlamentare che portò all’interruzione della tratta ferroviaria per molti anni. Nel terzo millennio - ha aggiunto - appare incredibile che un’altra tragedia ferroviaria sia stata sfiorata appena un mese fa, tra Lamezia Terme e Catanzaro. Oltre ogni vuoto della memoria queste circostanze devono essere da monito per chiunque abbia responsabilità nel governo della cosa pubblica: una tragedia manca- ta è un segnale d’allarme che abbiamo il dovere di ascoltare anche per rispettare quelle 71 vite spezzate. Dopo 50 anni viviamo in una società che viaggia a due velocità: alla velocità massima nel rispetto dei parametri dell’economia globale, muovendo tutte le leve necessarie per evitare il crollo della finanza, mentre sul terreno dello sviluppo, degli investimenti per le infrastrutture e delle risorse per la sicurezza della collettività, si viaggia con il freno sempre più alzato. Alle leggi non corrispondono le giuste risorse finanziarie e sulle nostre strade, sulle nostre linee ferrate, così come in tanti luoghi a rischio, si continuano a vivere momenti di dolore e di paura. Occorre invertire questa tendenza, perché si deve e si può fare in modo che si raggiunga la più alta velocità possibile in tutte le direzioni. Altrimenti a cosa sarebbero serviti il progresso e le tante conquiste nel sociale che abbiamo vissuto in questi ultimi cinquant’anni? Dall’alto del cielo sono questi i pensieri che ci trasmettono le vittime della Fiumarella, ci invitano a fare sempre di più e dobbiamo farlo. A breve, come previsto dalle recenti manovre del Governo - ha concluso Ferro - saranno sconvolti gli assetti degli enti locali e probabilmente le Province, a torto o a ragione, saranno prima ridimensionate e poi cancellate: il 23 dicembre del 1961 è una data che ha segnato la storia della nostra provincia di Catanzaro e che dovrà essere ricordata per sempre. La memoria rimane una costruzione continua: il mio impegno sarà quello di contribuire a questa memoria e lo faremo prima che scada questo, forse ultimo, mandato». CATANZARO. Dopo i rinvii a giudizio le prime scarcerazioni. Il giudice per le udienze preliminari Emma Sonni ha alleggerito le misure cautelari nei confronti di tre dei sei imputati coinvolte nell'operazione antiusura “Cravatte piegate”, scattata all'alba del 14 luglio scorso nel territorio dell'Alto Jonio catanzarese nei confronti di personaggi ritenuti responsabili di usura e tentata estorsione ai danni di un'imprenditrice della zona. Nello specifico, il giudice ha disposto l’obbligo di firma nei confronti di Francesco Rondinelli, 41 anni, di Botricello, difeso dall’avvocato Gianni Russano (era agli arresti domiciliari), l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Antonio Froio, 42, di Botricello, assistito dall’avvocato Pietro Pitari (era agli arresti domiciliari) mentre è stata revocata la misura cautelare nei confronti di Salvatore Rota, 45, ex assessore comunale di Scandale, assistito dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Franco Verri. I tre, insieme a Giuseppe Turrà, di 41 anni, di Steccato di Cutro; Mario Falcone (57) ed il figlio Marco (33), di San Leonardo di Cutro, sono stati rinviati a giudizio nelle scorse ore con le accuse, a vario titolo, di usura, estorsione e violenza privata. Il processo inizierà il 20 febbraio. L'inchiesta è iniziata dopo la denuncia di un'imprenditrice che, su un prestito iniziale di 30 mila euro chiesto per fronteggiare temporanee difficoltà, si è vista applicare tassi di interesse mensili fino al 10%. Alle difficoltà da parte della vittima di restituire il prestito, secondo l'accusa sono seguite inizialmente pressioni e minacce, sia telefoniche che mediante frequenti visite, che hanno portato il marito della donna anche ad allontanarsi per un periodo dal paese. Successivamente, per far fronte ai debiti, l'impresa ha ceduto le proprie attrezzature aziendali per un valore di circa 40.000 euro a due delle quattro persone coinvolte nelle indagini. Le attrezzature sono state recuperate e sequestrate. Quattro imputati (Turrà, Mario Falcone, Froio e Rondinelli) furono arrestati mentre a Rota fu notificato un obbligo di dimora nel comune di residenza con divieto di uscire da casa nelle ore notturne. Dopo il provvedimento Rota si dimise dall’incarico di assessore.(g.m.) SOVERATO Studenti al gelo perché l’amministrazione comunale non ha pagato bollette SQUILLACE MONTEPAONE Iniziativa legale Interrotta l’erogazione del gas nelle scuole Il generale Adelmo Lusi incontra il sindaco Il Comune non rinuncia al centro raccolta della “differenziata” Salvatore Taverniti Sabrina amoroso SQUILLACE MONTEPAONE Visita di cortesia del generale di brigata Adelmo Lusi al municipio di Squillace. Il generale Lusi, comandante della Legione Carabinieri della Calabria, è stato accolto dal sindaco Guido Rhodio, dagli assessori Pino Manoiero e Vincenzo Lioi, dai consiglieri Berenice Brutto e Francesco Iannelli, dai responsabili degli uffici e da alcuni dipendenti, oltre che dalla polizia urbana locale. Ad accogliere il generale vi erano anche il comandante della Compagnai dei Carabinieri di Girifalco, capitano Vitantonio Sisto e quello della locale stazione, maresciallo aiutante Antonio De Nardo. L’alto ufficiale ha visitato le stanze del municipio recentemente ristrutturate, come la nuova e suggestiva sala consiliare, la sala della giunta, intitolata alla memoria del giudice Antonino Scopelliti, e la stanza del sindaco, dove si è intrattenuto con il primo cittadino per un breve colloquio privato. Rhodio si è complimentato con Lusi per il proficuo lavoro e per la dedizione che i militari della stazione e della Compagnia pongono nelle loro attività a servizio del territorio e soprattutto per la collaborazione instaurata con l’amministrazione. Un progetto importante per il basso ionio catanzarese pensato per dare una soluzione concreta al problema della raccolta rifiuti, che più volte si è presentato negli ultimi mesi a causa delle note vicende legate alla situazione delle discariche calabresi, che sta impegnando da mesi gli amministratori del comune di Montepaone determinati a portarlo a termine anche ricorrendo all’ausilio di un legale. La vicenda risale al mese di giugno quando il comune con il sindaco Froio aveva deciso di riportare a Montepaone il progetto della raccolta differenziata, attivata in passato per qualche mese e poi interrotta per la mancanza di fondi. La popolazione montepaonese era risultata allora tra le più virtuose della regione, per il senso di responsabilità dimostrato nell’adesione massiccia alla raccolta differenziata dei propri rifiuti che aveva dato presto ottimi risultati. Con l’intento di ripristinare il servizio, il comune ionico aveva così pensato di ampliare il progetto anche alla creazione di un centro per la raccolta a supporto della raccolta differenziata dei rifiuti. In accordo così con i comuni contermini di Montauro e Gasperina, che in Montepaone avevano riconosciuto il comune capofila, si era presentata l'apposita domanda al dipartimento delle politiche ambientali della Regione Cesare Barone SOVERATO Sul caso “riscaldamenti” nelle scuole, scende in campo il sindaco Leonardo Taverniti che, alla luce della protesta dei genitori degli alunni della scuola primaria di via “Cardillo”, intende fare luce e dire la sua verità sull’incresciosa faccenda. «L’Enel Energia - afferma fornitore del gas metano, ha cessato l’erogazione del gas sui seguenti edifici: scuola elementare di via Cardillo, scuola elementare di via Repubblica e scuola elementare di via Amirante. Da questo si chiarisce che da parte dell’amministrazione comunale non sia operata alcuna discrimina- zione tra scuola e scuola nell’avvio dei riscaldamenti». Perché Enel Energia ha sospeso l’erogazione del gas? «Perché il Comune di Soverato è debitore nei suoi confronti di 94.381,43 euro per il solo gas. A quali anni si riferisce questo debito? A tutto il 2009, a tutto il 2010 ed al periodo gennaio-aprile 2011. Nei ripetuti contatti per la riattivazione del servizio, la società ha fatto riferimento non solo al debito del gas ma anche al debito per l’energia elettrica dell’acquario (82.000 euro circa) mai pagata, per un totale di 176.000 euro. A questo poi sono stati aggiunti altri debiti per energia elettrica riferiti agli anni 2009, 2010 e 2011 che hanno portato il Leonardo Taverniti monte debiti a 280.000 euro. Pende inoltre – sottolinea ancora il sindaco Leonardo Taverniti - un ulteriore debito di 400.000 euro che Enel Energia ha ceduto e non fa parte del dell’attuale monte debiti. Il Comune si è reso disponibile a dare sin da subito un acconto di 55.000 euro e sottoscrivere un piano di rientro sostenibile in 24 mesi, proposta per la quale si attende risposta! È necessario per questo, rendere edotta la cittadinanza della situazione che l’attuale amministrazione deve gestire, tenendo conto della scarsa liquidità di cassa ed in presenza di tutte le attività che la stessa da tempo sta mettendo in atto per recuperare risorse». CROPANI Raccolta fondi della Lega tumori Lunedì finale del concorso “Rock a sud, volume tre” CROPANI. Fissata per lunedì pros- simo, alle ore 21,30, al centro “La torre” di Cropani Marina la serata finale del concorso musicale per band emergenti “Rock a sud, volume 3”. La giuria presieduta da Antonello Sacco attraverso selezioni che in locali di Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza ha designato le 5 band che si contenderanno il primo premio, 400 euro, la partecipazione al Rock Auser 2012 e dieci ore di studio di registrazione. Saranno gli “Electric Floor” e i “Dyonisia” di Cosenza, i “Katrina Saviors” di Lamezia Ter- me, gli “Encounter” di Milano el il gruppo “Gray” di Soverato a confrontarsi. A chiudere la serata il bluesman Max Stratos & The Border Radio. Gli organizzatori della rassegna formulano “ringraziamenti speciali” al Comune, assessorato allo Spettacolo, alla sezione provinciale della Lilt (Lega italiana lotta ai tumori), che effettuerà una raccolta di fondi per la ricerca nella serata finale, Solimeo strumenti musicali, Cropani Futurista, e i circoli Avis di Cropani e Sersale. Saranno allestiti stand gastronomici. (r.s.) La sede comunale Calabria per l’inserimento in graduatoria per l’assegnazione di contributi per la realizzazione dei centri di raccolta. Arriva però nei giorni scorsi il rifiuto da parte dell’ente regionale che rigetta la richiesta, motivandola con un supposto errore tecnico contestato fermamente dai tecnici montepaonesi. Di qui la decisione della Giunta di impugnare nelle sedi opportune il decreto dirigenziale contestato, conferendo all’avvocato Gianluca Voci del foro di Catanzaro l’autorizzazione a procedere contro la Regione. «L'auspicio è che si possa realizzare un progetto fondamentale per lo sviluppo turistico dei tre paesi coinvolti commenta l’assessore all’ambiente Sestito - nel tentativo di avviare una gestione della raccolta rifiuti efficace per evitare le situazioni problematiche vissute in passato». Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 46 Cosenza - Provincia . ROSSANO L’ultimo colpo martedì al bar di piazza Rinascimento ROSSANO Escalation di rapine e incendi dolosi Nell’area urbana è allarme criminalità Viabilità che cambia Ecco tutte le novità ROSSANO. Nuove norme Ferma condanna del primo cittadino Antoniotti che chiede aiuto alle forze dell’ordine del territorio Benigno Lepera ROSSANO La criminalità organizzata alza il tiro in città e nel comprensorio che fino a poche settimane fa sembravano quasi immuni da episodi di delinquenza eclatanti. Alle rapine a mano armata alla Banca Popolare del Mezzogiorno di Rossano, all’ufficio postale di Caloveto e, di recente, agli esercizi commerciali come il bar Tabacchi di Mandatoriccio, si è aggiunta quella perpetrata lo scorso martedì sera (precedente, quindi, a quella dell’esercizio mandatoriccese) al Bar Meeting di Rossano Scalo (solo l’altro ieri il titolare, dopo avere informato gli uomini del locale Commissariato nell’immediatezza del fatto, si è recato presso questi ultimi per effettuare la denuncia scritta). Inoltre non sono mancati episodi criminosi come gli incendi (tre in una settimana) perpetrati ai danni di altrettante auto, una delle quali appartenente alla vigilessa del Corpo di polizia municipale, Maria Teresa Panettieri e l’aggressione al dirigente del Comune di Cariati. Fatti incresciosi che hanno destato preoccupazione per la sicurezza nel primo cittadino, Giuseppe Antoniotti, che ha espresso «ferma condanna agli eventi incendiari che hanno colpito alcune vetture di singoli cittadini, tra le quali quella di una agente di Polizia Municipale». Ma vediamo com’è maturata la rapina ai danni del bar Meeting. Erano da poco trascorse le 21 di martedì ed il titolare del bar di piazza Rinascimento, assieme al giovane che vi lavora, avevano abbassato a metà le saracinesche perché in procinto di chiudere. All’improvviso si sono presentati alle loro spalle due persone a viso coperto e con le pistole in pugno che li hanno spinti dentro il bar intimando al giovane di sdraiarsi a terra, mentre l’altro è girato dietro al bancone facendosi aprire la cassa. Con celerità hanno preso l’incasso della giornata di circa 800 euro e poi si sono dileguati a piedi approfittando della scarsa illuminazione dei dintorni.Un’azione fulminea che ha lasciato sbigottite le vittime. Queste non hanno potuto fare altro che chiamare gli uomini del Commissariato, che hanno perlustrato la zona, e raccontare loro l’accaduto. E sempre sui gravi episodi incendiari avvenuti in città Antoniotti ha così sottolineato: «Non possiamo sopportare queste forme di barbarie. Continueremo ad essere in prima linea nel condannare pubblicamente ogni ulteriore gesto che mina la serenità e la tranquillità di cittadini e ospiti. Chiediamo pubblicamente alle autorità di polizia operanti sul territorio di non lesinare forze ed energie per portare alla luce i responsabili». Nell’esprimere la sua solidarietà e quella dell’Amministrazione Comunale all’agente Maria Teresa Panettieri, alla quale chiede di continuare a svolgere con dedizione il proprio ruolo a servizio della Comunità, Antoniotti si augura che quanto accaduto non sia mirato ad intimidire l’opera meritoria della Polizia Municipale. «Non esiteremo un attimo - ha ribadito - a garantire il pieno sostegno al lavoro degli agenti ed a persistere, con sempre maggiore convinzione, nella tutela della legalità e della sicurezza». E solidarietà all’agente è giunta anche dal consigliere comunale Patrizia Uva, “come donna” e nelle vesti di responsabile regionale per le pari opportunità e di coordinatrice provinciale e locale del Movimento per l’Italia. ROSSANO Accusato dell’omicidio Filocamo. Sta male in salute Salvatore Morfò lascia il carcere Finirà di scontare la pena a casa Anna Russo ROSSANO Lascia il carcere Salvatore Morfò, condannato per l’omicidio Filocamo. Proseguirà l’espiazione della pena nella propria abitazione, in quanto si è conclusa la battaglia riguardo all’incompatibilità del suo stato di salute con il regime carcerario. La decisione è stata assunta dal Tribunale di Sorveglianza di Palermo, con ordinanza resa in accoglimento delle istanze formulate dagli avvocati Giovanni Zagarese e Aldo Zagarese, nel corso dell’udienza celebrata giovedì scorso, ed ha co- sì concesso la detenzione domiciliare a Morfò, detenuto presso il carcere di Palermo. Come detto l’uomo si trovava nel reclusorio siciliano, in espiazione della condanna inflitta dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, per l’omicidio di Gaspare Filocamo, commesso a Corigliano e del quale si era dibattuto nell’ambito del processo “Galassia”, ritenendolo conseguente a lotte intestine della compagine mafiosa locale. La vicenda giudiziaria contrassegnata da un elevato numero di fasi dibattimentali (almeno cinque) a seguito di ben due annullamenti da par- Agenda telefonica cittadina CORIGLIANO SANITÀ Ospedale civile Tel. 0983382875 Pronto soccorso 098381181 Servizio igiene pubblico 0983887252 GUARDIA MEDICA Corigliano (presso Ospedale) Tel. 0983880218 Corigliano Cantinella 0983887165 Corigliano Schiavonea 0983856271 CROSIA FARMACIA Parisi SANITÀ Distretto Sanitario Croce Rossa Italiana GUARDIA MEDICA Tel. 098342719 Tel. 098342269 098343736 0983480093 LONGOBUCCO FARMACIE Ioele La Rocca Tel. 098371027 098371019 SANITÀ Croce Rossa Italiana GUARDIA MEDICA Tel. 0983530613 098372588 ROSSANO FARMACIE Ferrari (Scalo) Tel. 0983512347 Di Donato (Scalo) 0983290772 Noto (Scalo) 0983512227 Pappalardo (Scalo) 0983530300 Barone (Centro storico) 0983520725 R. Corallo (Centro storico) 0983520432 Gallina (c.da Amica) 098364415 Mascaro (Piragin.) 0983565044 SANITÀ Ospedale civile Tel. 09835171 Pronto soccorso n. verde 167 277090 Pronto soccorso 0983517289 Azienda sanitaria 09835171 Croce Rossa Italiana 0983510017 GUARDIA MEDICA Guardia medica (Scalo) 0983517412-14 Guardia medica (C. stor.) 0983522440 Salvatore Morfò Le auto incendiate alcuni giorni fa ROSSANO Monsignor Marcianò ricorda la luce di Cristo Messaggio di Natale del vescovo ROSSANO. Le luci delle feste che risplendono dalle vetrine per le strade non riescono a dire che è Natale, poiché la sola vera luce che illumina e annuncia il Natale è quella di dio. Questo, in sinstesi, il messaggio per il Santo Natale formulato dall’arcivescovo della diocesi di Rossano Cariati Santo Marcianò. «Spesso ci sentiamo avvolti dalle tenebre: comprendiamo che manca il lavoro, che manca la sicurezza economica, che mancano gli affetti, magari che mancano gli svaghi. Eppure, te della Corte di Cassazione della condanna inflitta dalla Corte di Appello di Catanzaro e Reggio Calabria, fa registrare oggi una ulteriore interessante pronuncia del Tribunale di Palermo in materia di valutazione delle condizioni di incompatibilità con il regime detentivo, (ai sensi dell’art. 47 dell’ordinamento penitenziario con evidente riconoscimento del preminente diritto al rispetto della dignità umana da parte dei detenuti). L’accusa aveva nominato due suoi periti, ai quali si sono aggiunti i periti nominati dalla difesa. All’esito degli esami condotti è stato quindi accertata una “anoressia fisica” di Morfò che sarebbe stata determinata dalla situazione detentiva e che avrebbe potuto risultare degenerativa. Da qui la decisione assunta dai giudici e resa nota in queste ore. ROSSANO La passione delle due sorelle I 300 presepi custoditi da Maria e Pina Britti ROSSANO. Circa trecento rappresentazioni artistiche della natività, per la maggior parte piccoli capolavori in miniatura, sono il “tesoro” che si trova nella casa delle sorelle Mariassunta e Pina Britti, cittadine rossanesi, impegnate nel sociale e vicine al mondo della Chiesa. Con pazienza ed amore hanno impiegato 30 anni per raccogliere l’invidiabile quantità di presepi provenienti da tutto il mondo che conservano gelosamente e che espongono nella loro casa dal 1° dicembre al 31 gennaio di ogni anno per farli ammirare ad amici e conoscenti della città, ma anche dai centri vicini e da altre località. Quest’anno si aggiungerà una visita speciale e straordinaria, quella dell’Arcivescovo di Rossano-Cariati, Mons. Santo Marcianò, in occasione della vista pastorale che effettuerà nella parrocchia di S. Giuseppe. Una passione, quella di realizzare e collezionare presepi, ereditati dai genitori. Nell’esposizione vi sono presepi di tutti i tipi e realizzati in materiali tra i più vari.(ben.lep.) non sempre ci rendiamo conto che ciò che manca è proprio la Luce. Ma dove trovarla, questa Luce?». La Luce, come spiega monsignor Marcianò, si trova nelle tenebre, perché è fatta per vincerle e diradarle. «La Luce di Dio, prosegue, non può essere vinta dalle tenebre ma, paradossalmente, può essere oscurata dalle luci. Da quelle luci che fanno illudere che il Natale risplenda nelle vetrine; da quelle luci, cioè, che trattengono l’esistenza dell’uomo alla superficie, accecandolo e devian- dolo con il mito dell’avere e del piacere». E la risposta di Gesù che nasce è chiara: Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre. «Per non piombare nelle tenebre noi dobbiamo seguire Cristo. SeguirLo significa imitarLo. E imitare la Luce significa, in fondo, diventare noi stessi luce! La Luce di Cristo non si accende come le luci artificiali, con un interruttore automatico: si accende ogni volta che, nel mondo, la vita di una singola persona si illumina». (a. r.) per la disciplina della circolazione stradale su alcune strade comunali. È stato infatti istituito il divieto di sosta 0-24, su un tratto di via Roma e precisamente, quello compreso tra le intersezioni con via Palermo e via Messina, lato destro direzione di marcia via De Franchis - via Trieste. Per come notiziato, l’ordinanza sindacale si è resa necessaria, per la mancanza di larghezza costante nella via, che impone l’obbligo di vietare la sosta nel tratto delle intersezioni di via Palermo e via Messina, al fine di rendere più sicura la circolazione veicolare e pedonale. ove disposizioni in tema di viabilità, ed in particolare, di parcheggi, allo Scalo della città. Questa decisione va ad aggiungersi a quella assunta nei mesi scorsi riguardo l’istituzione del disco orario. Come è noto, è stato istituito, il disco orario di sessanta minuti, in vigore dallo scorso mese di novembre, per garantire una migliore funzionalità delle aree di sosta a servizio degli esercizi commerciali e degli uffici per ciò che attiene alle centralissime via nazionale e via Margherita, con la sosta consentita a tutte le autovetture per un massimo di un’ora. In questo caso lo scopo è di razionalizzare la circolazione stradale, garantendo un’ampia e generale fruizione dei servizi da parte dei cittadini. (a. r.) CARIATI Scattata la solidarietà al funzionario del Municipio Dirigente comunale aggredito La gente in città è preoccupata Luigi Mariano CARIATI L’aggressione subita, nella serata del 21 dicembre scorso, dal dirigente dell’ufficio tecnico del Comune, geometra Antonio Dell’Anno, preoccupa l’opinione pubblica cittadina, che vede nell’atto criminoso una recrudescenza di atti delinquenziali. Dopo la tempestiva solidarietà del primo cittadino Filippo Sero e del vicesindaco Leonardo Montesanto, continuano a pervenire nuovi attestati di solidarietà al funzionario comunale. La sezione locale dell’Api, rappresentata in consiglio comunale dal vicesindaco Leonardo Montesanto, condanna senza messi termini l’aggressione subita dal geometra ad opera di quattro malviventi rimasti sconosciuti che costituisce una grave offesa, fisica e morale, non soltanto al tecnico comunale ed all’Ente che egli rappresenta, non soltanto ai suoi familiari ed amici, ma all’intera comunità onesta di Cariati. Tutto il partito, puntualizza il segretario dell’Api Vincenzo Filareti, esprime profonda vicinanza e solidarietà al responsabile dell’area tecnico-amministrativa, invocando un tempestivo ed efficace intervento delle forze dell’ordine. Si confida, prosegue il segretario Vincenzo Filareti, nella tempestiva individuazione dei responsabili. È necessario fare muro contro quanti, nelle parole e nelle azioni, conclude Filareti, praticano il sopruso, la violenza, l’aggressione e l’arroganza per fare valere le proprie ragioni. La società civile si è unita Il Municipio di Cariati nel respingere queste parentesi di buio della ragione e dello stato di diritto, della democrazia e del pluralismo, insieme alla maggioranza dei cariatesi onesti. Anche la minoranza consiliare, nelle persone di Filomena Greco, Tommasino Critelli, Mario Sero e Francesco Cosentino, “condannano l’atto di violenza contrario ad ogni forma di convivenza civile”, ma rimangono “basiti” dal comportamento del sindaco Filippo Sero, anzi lo invitano “a riappropriarsi del suo ruolo atteso che dall’insediamento dell’attuale amministrazione si sono verificati incresciosi e preoccupanti episodi analoghi a quanto occorso al funzionario del nostro Comune. Le modalità e l’esecuzione del gesto “criminoso” ci lasciano sgomenti, se è vero, che lo stesso è stato perpetrato da persone che hanno agito a volto scoperto, presumibilmen- te non appartenenti alla nostra cittadina”. I componenti della minoranza rimangono perplessi per quanto asserito dal sindaco sull’episodio in merito “all’imbarbarimento che lederebbe il tessuto civile e democratico cittadino”... così come ci lascia perplessi l’invito a quanti “rivestono ruoli politici a farsi interpreti di un quanto mai doveroso e diffuso rasserenamento degli animi”. Invece l’invito formulato dal sindaco, asseriscono i consiglieri di minoranza, deve ritenersi volto esclusivamente alla sua maggioranza ove da più tempo si registrano prese di posizione e tensioni che travalicano la corretta gestione e l’immagine della pubblica amministrazione. La minoranza invita, per l’ennesima volta il sindaco a riappropriarsi del ruolo che gli compete e ad esercitare con determinazione l’attività di indirizzo e di controllo”. 44 Sabato 24 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud Cronaca di Vibo . Luigi Mancuso, di 19 anni, e Danilo Pannace, di 18 avrebbero angheriato alcuni componenti della comunità romena di San Gregorio d’Ippona La strategia del terrore e il figlio del boss Incuteva timore con il cognome e l’appartenenza al clan: «Qui comando io e i miei fratelli di Limbadi mi proteggono» Marialucia Conistabile Un nome una garanzia, soprattutto se a presentare le “credenziali” era il figlio del boss. Natali pesanti, che in più d’una occasione gli avrebbero consentito di farla franca, visto che a sbandierarli sarebbe stato Luigi Mancuso, 19 anni, figlio di Giuseppe (Peppe) Mancuso, 62 anni, figura apicale dell’omonimo clan di Limbadi, attualmente detenuto. E proprio facendo leva sul nome e sul fatto che «i fratelli di Limbadi» lo avrebbero protetto, il diciannovenne – che risiede a San Gregorio d’Ippona – assieme all’amico Danilo Pannace, di 18 anni, del luogo, avrebbero terrorizzato e angheriato alcuni esponenti della comunità romena presente nel piccolo centro. Insomma i due giovani sarebbero stati pronti con le minacce e lesti ad alzare le mani con i romeni. Spirale di violenza la sera del 10 agosto scorso culminata con il tentato omicidio di Ion Sorin Sheau (noto in paese come Antonio), bracciante agricolo, ridotto in fin di vita a colpi di mattone, di pietra e calci. Prima dei colpi i due ragazzi, con un motorino, gli sarebbero passati sopra un piede. Una vicenda per la quale all’alba di ieri, in esecuzione di un ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Cristina De Luca su richiesta della Procura, Luigi Mancuso e Danilo Pannace (avvocati Francesco Stilo e Francesco Lione) sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia. L’accusa nei loro confronti è di tentato omicidio aggravato. Lunedì compariranno davanti al gip Giancarlo Bianchi per l’interrogatorio di garanzia. Le indagini, scattate la sera della selvaggia aggressione, hanno ben presto portato all’identificazione dei due giovani, quali presunti autori del pestaggio e “seminatori” di panico fra la comunità romena di San Gregorio. In particolare i carabinieri della Compagnia e della Stazione di San Gregorio – che hanno condotto le indagini coordinati dal cap. Stefano Di Paolo e dalla Procura – grazie alla denuncia del romeno ferito e ad alcuni riscontri, sono riusciti a ricostruire l’aggressione del 10 agosto a a delineare il quadro di terrore che il figlio del boss e l’amico avrebbero creato a San Gregorio d’Ippona, provocando e pestando per un nonnulla alcuni stranieri. Lo stesso Sheau – secondo quanto emerge dalle indagini – in passato sarebbe stato colpito a pietrate per non aver voluto «prendere» una motosega a Santa Ruba, mentre in un’altra occasione mentre era in bicicletta, Luigi Mancuso lo avrebbe urtato con il motorino facendolo cadere e poi lo avrebbe investito. E ancora il 19enne avrebbe sparato una pistolettata fuori dalla porta di casa del romeno, per poi sfondarla con un calcio, per intimorirlo e indurlo a non denunciare le minacce profferite a una connazionale con la quale Luigi Mancuso avrebbe visto Sheau parlare. Insomma storie di gratuita vio- Luigi Mancuso fra due carabinieri lascia il Comando provinciale per essere accompagnato in carcere Danilo Pannace all’uscita del Comando provinciale dell’Arma lenza – Mancuso e Pannace avrebbero anche colpito con un cacciavite un altro romeno, mentre a un terzo avrebbero tagliato i capelli che portava raccolti in una coda, entrambi sarebbero poi fuggiti temendo rappresaglie – esplosa la sera dello scorso 10 agosto nel feroce pestaggio. Teatro del grave fatto la frazione Mezzocasale di San Gregorio d’Ippona, dove i carabinieri della Stazione, allertati dalla centrale operativa, trovarono, nei pressi di un bar, un uomo privo di sensi, ri- verso a terra, in una pozza di sangue. A causa di un trauma cranico con fratture multiple e a uno stato di intossicazione da alcol, il ferito fu trasportato d’urgenza al Pugliese di Catanzaro. A distanza di sei giorni dall’aggressione la vittima fu in grado di riferire ai militari quello che era accaduto e di parlare loro dei soprusi precedenti. Episodi sui quali non aveva mai fiatato perché Luigi Mancuso gli avrebbe detto che era figlio di Peppe Mancuso e che quando il padre usciva dal carcere «avrebbe Franco Garufi (Cgil) Il segretario generale della Cgil, Franco Garufi, sottolinea l’importanza dell’arresto del figlio del boss Peppe Mancuso, in quando dimostra «che il nostro territorio non è per destino condannato a subire la violenza e la prepotenza mafiose. Quando si denuncia – rimarca Ga- rufi – i risultati arrivano. il fatto che questo segnale positivo sia giunto da migranti che vengono da noi per lavorare onestamente, deve fare da stimolo alla società vibonese, per vincere assuefazione, subalternità e collusioni che spesso spingono troppi al silenzio». ammazzato parecchi romeni nella zona». E ancora, sempre secondo il racconto della vittima, il 19enne gli avrebbe anche detto «che a San Gregorio d’Ippona comandava lui, perché apparteneva alla mafia e che i suoi fratelli che abitavano a Limbadi lo proteggevano». Verso la fine di ottobre, inoltre, a casa di Sheau sarebbe andato un uomo per avvertirlo che, se avesse detto qualcosa ai militari, quelli che lo avevano aggredito lo avrebbero ucciso in quanto molto pericolosi. Gazzetta del Sud Sabato 24 Dicembre 2011 45 Vibo - Provincia . OPERAZIONE GHOST Dopo quattro udienze il gup emette il verdetto: per 6 imputati decreto di rinvio a giudizio davanti al Tribunale RICADI Centrale dello spaccio, 32 in “abbreviato” Rissa, Mihalhche lascia i domiciliari Le discussioni avranno inizio il 16 gennaio e si concluderanno il prossimo 10 febbraio VIBO VALENTIA. Un imputato ammesso all’abbreviato condizionato, in trentuno invece saranno processati con l’abbreviato “secco” e sei, rinviati a giudizio davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia la cui data è stata fissata per il 22 febbraio 2012. Questo il verdetto del gup Assunta Maiore, al termine della quarta udienza preliminare a carico delle persone coinvolte nell’operazione antidroga denominata Ghost. Ammesso all’abbreviato condizionato Francesco Idà, mentre hanno scelto il “rito” abbreviato Piero Sabatino, Antonino Zupo, Giuseppe Bertucci, Vincenzo Brogna, Anna Maria Cannatelli, Giuseppe Capomolla, Maria Capomolla, Luca Caruso, Gianfranco Ceravolo, Bruno Chiera, Bruno Ciconte, Domenica Cocciolo, Giosuè Cosentino, Danilo Donato, Giovanni Emmanuele, Luigi Giampà, Domenico Grillo, Rosaria La Manna, Giuseppe La Pietra, Antonino Macrì, Girola- mo Macrì, Giuseppe Mazzotta, Salvatore Mazzotta, Domenico Monardo, Pietro Nardo, Daniele Pulitano, Francesco Romano, Bruno Sabatino, Vincenzo Sabatino, Francesco Sciarrone e Stefano Serravite. Le discussioni al termine dell’udienza sono state così programmate: si comincerà il 16 gennaio 2012, con le discussioni del pm Giampaolo Boninsegna e gli avvocati Andricciola, Di Santo, Giuseppe Bagnato, e Trungadi. Una seconda udienza invece, è stata programmata per il 27 gennaio e in questo caso saranno chiamati a discutere gli avvocati Gullo, Coppolino, Ioppolo, Ceravolo e Vecchio. Si proseguirà il 10 febbraio con altri quattro legali della difesa: Cantafora, Brancia, Spinelli e Ciconte. Per poi concludere il 17 febbraio con gli avvocati Rombolà, Staiano, Ganino e Muzzopappa. Dovranno comparire davanti al Tribunale di Vibo Valentia, invece, Rosaria Iannarella, Caterina Granato, Vincenzo Morano, Alfonso Namia, Cosentino Giosuè e Nicodemo Adorisio. L’accusa principale nei confronti delle persone coinvolte nell’operazione Ghost, portata a termine il 25 gennaio scorso, è quella di associazione a delinquere finalizzata alla produzione, al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti. La centrale di “taglio” e di smistamento della droga è stata individuata dagli investigatori in un capannone di località “Felicello”, nel comune di Gerocarne. Un luogo difficilmente raggiungibile, per “espugnare” il quale gli uomini della squadra Mobile di Vibo si sono dovuti rendere pra- L’accusa principale è di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga La Coldiretti chiede l’autorizzazione al confezionamento in campo Cipolla rossa di Tropea Calabria Igp Monta la protesta fra i produttori TROPEA. A pagare non può essere il primo anello della catena produttiva. Va subito al dunque la Coldiretti che non intende fare un passo indietro. Il “nodo” riguarda la cipolla rossa di Tropea Igp, per cui i produttori insistono nel chiedere l’autorizzazione per il confezionamento in campo. É una battaglia che l’associazione di categoria sostiene in nome anche della tradizione storica della stessa cipolla. Si chiede il riconoscimento di un diritto, in particolare, e per questo «resta essenziale – spiegano i produttori – assicurare al primo ed essenziale anello della catena produttiva il giusto reddito». Da qui, alla decisione di scrivere, insieme alla Coldiretti, all’Istituto di certificazione etica ed ambientale, al ministero delle Politiche agricole, al Consorzio di tutela della Igp cipolla rossa e al Dipartimento regionale agricoltura, per chiedere «la modifica o integrazione – si legge nel documento – del piano di controllo, finalizzata a tener conto della facoltà di lavorazione e confezionamento in campo della cipolla rossa di Tropea, definendo di conseguenza – sottolineano ancora – le relative modalità di controllo». In questo senso, ribadiscono come si sentono «as- soggettati all’Icea per la certificazione del marchio Igp e che il disciplinare di produzione non prevede il divieto di lavorazione e confezionamento in campo delle produzioni» oltre al fatto che «le norme vigenti in materia di sicurezza delle produzioni agricole consentono di effettuare il confezionamento in campo». E ancora, fanno notare, «che il piano di controllo vigente non tiene conto della suddetta facoltà che i produttori provvedano al confezionamento, determinando la difficoltà per gli stessi di realizzare tale attività anche se non vietata». Su questo, insomma, si intende accendere i Cipolla rossa di Tropea riflettori, anche perchè «il Piano di controllo – proseguono – non può, nè direttamente nè indirettamente, introdurre requisiti di produzione aggiuntivi rispetto a quelli fissati dal disciplinare di produzione». Una situazione che anche per la Coldiretti sta «causando notevoli danni, poichè tale incomprensibile impedimento mette in discussione quella che è la tradizione storica della cipolla rossa Igp che è caratterizzata da metodiche agronomiche tradizionali effettuate nella stessa azienda» tanto che, secondo i produttori, lo stesso confezionamento in campo può essere considerato una tecnica colturale ordinaria. «Non è possibile – spiega il presidente Coldiretti Pietro Molinaro – che nella nostra regione, e non solo, continua a scorazzare falsa cipolla rossa, senza i controlli necessari e poi si impedisce ai legittimi protagonisti di poter effettuare metodiche e lavorazioni tra l’altro non vietate. Evidentemente – conclude – si vuole continuare a sostenere chi nella filiera ha l’unico obiettivo di speculare sul lavoro degli altri». Non arretra, però, la Coldiretti che incalza e a chi di competenza invoca risposte, prima che legittimamente si chiedano anche i danni. In breve VIBO VALENTIA FILANDARI VIBO MARINA Rapinatori in azione nel Mercatoy’s Carmelo Soriano ai domiciliari Due finanzieri recuperano poiana Amati di pistole e manganello hanno fatto irruzione in un esercizio commerciale intorno alle 18,30 di ieri. Un’ora insolita scelta però da tre rapinatori i quali – due armati di pistale e uno di manganello – hanno fatto irruzione nel Mercatoy’s, negozio di casalinghi e giocattoli della catena Pianeta Casa, ubicato in località Madonnella. I tre, sotto la minaccia delle armi, hanno costretto la cassiera ad aprir la cassa e a consegnare loro l’incasso. Somma che attualmente è in fase di quantificazione. Arraffato il denaro i tre rapinatori si sono dileguati facendo perdere le loro tracce. Sul posto sono intervenuti Polizia di Stato e Vigili urbani. Scarcerato Carmelo Soriano, 49 anni, di Pizzinni di Filandari, detenuto nel carcere di Cosenza dai primi di dicembre dopo che la Cassazione il 24 novembre scorso aveva reso definitiva la condanna a 9 anni e sei mesi per spaccio di stupefacenti al termine del processo “Rotarico” la cui sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro è datata 6 luglio 2010. Il Tribunale di sorveglianza ha infatti accolto l’istanza di scarcerazione presentata dall’avv. Francesco Stilo, mandando così agli arresti domiciliari Carmelo Soriano che finirà quindi di scontare la propria pena in un regime alternativo a quello della detenzione carceraria, anche in virtù delle sue condizioni di salute.(g.b.) Due militari della Gdf hanno recuperato una poiana sulla “522”, nel tratto tra Vibo Marina e Pizzo. Salvatore Vultaggio e Francesco Galeano si sono imbattuti nel rapace, che non riusciva a riprendere il volo rischiando di venire investito dai veicoli in transito. I 2 ispettori della finanza, liberi dal servizio, che proprio in quel momento transitavano lungo l’arteria, sono intervenuti e, in attesa dell’arrivo di Pino Paolillo (Wwf), allertato dalla sala operativa, hanno isolato la zona. Il rapace, si tratta di un esemplare adulto di circa 50 cm di altezza ed un’apertura alare di quasi un metro, presentava una vistosa ferita a un’ala. La poiana, dopo le prime cure, è stata portata al Cras. ticamente “invisibili”, mimetizzandosi ad arte per poter installare telecamere e microspie. Da qui il nome “Ghost” (Fantasma) dato all’operazione, frutto di due anni di intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre a numerosi pedinamenti che hanno alla fine permesso di disarticolare una presunta rete di spacciatori di cocaina, hashish e marijuana. A capo della presunta associazione vengono collocati: Piero Sabatino, 29 anni, e Antonino Zupo, 30 anni, entrambi di Gerocarne. L’organizzazione avrebbe spacciato la sostanza stupefacente, prelevata nel capannone di contrada “Felicello”, in diversi centri. Fra questi: Soriano, Sorianello, Pizzo, Vibo Marina, Dinami, Nicotera, Briatico e Vibo Valentia. La droga, però, in alcuni casi sarebbe finita pure sulle “piazze” di Firenze, Lamezia, Cirò Marina ed in alcuni comuni della provincia di Cremona.(n.l.) Uno degli imputati durante il confezionamento della cocaina RICADI. Ha lasciato gli arresti domiciliari il romeno coinvolto nella rissa durante la quale è rimasto gravemente ferito l’imprenditore turistico Rocco Sainato, di Ricadi. In particolare il giudice accogliendo l’istanza della difesa di Nicolae George Mihalhche, di 23 anni – rappresentata dagli avvocati Patrizio Cuppari e Michelangelo Miceli – ha applicato al romeno l’obbligo di presentazione per tre giorni a settimana alla polizia giudiziaria. ll giovane era stato fermato nel mese di ottobre dai carabinieri a seguito della rissa e del ferimento dell’operatore turistico colpito al capo con il palo di un ombrellone. Ma il gip aveva disposto i domiciliari solo per il capo d’imputazione relativo alla rissa non ritenendo ci fosse la gravità indiziaria per il tentato omicidio.