SKAKKI NOSTRI maggio 2010

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SKAKKI NOSTRI maggio 2010
Giornale studentesco del liceo A. Scacchi
Maggio 2010
Ebbene si, siamo arrivati alla fine di
quest’anno scolastico che si è rivelato alquanto movimentato e soprattutto ricco
di novità: tra progetti POF e PON, corsi pomeridiani per recuperare le ore di lezioni,
incontri con l’autore, riunioni, ecc...Davvero non c’è stato un attimo di pace! Eppure
già nell’aria si respira il vento dell’estate...
Gironzolando nei corridoi del nostro amato Liceo si possono intravedere le prime
mezze maniche (se non anche top per i
più calienti!) e i primi pantaloni alla pescatora. Ma la cosa più bella è la trepidazione
degli skakkisti che aspettano la chiusura
definitiva di quel grande portone. E nel
frattempo si cerca di sopravvivere allo
tsunami di compiti in classe, interrogazioni e test “a sorpresa”. Perché tutti sappiamo che Maggio è il mese più difficile:
bisogna dare il meglio nell’ultimo round
Studente vs Media di Fine Anno, cercando di rimediare ai colpi subiti e di recuperare una battaglia che sembrava persa.
Naturalmente come ogni anno per qualcuno arriva la tanto temuta Maturità: e
non posso non pensare a loro che conti-
Anno 9 Numero 3
nueranno a stare con il fiato sospeso fino a
Luglio, mentre noi nullafacenti ci godremo
il sole e il caldo di questa agognata estate. Allora, voglio rivolgermi soprattutto
ai poveri maturandi, a tutti quelli che tra
meno di un mese ritorneranno fra i banchi di scuola per una delle più importanti
tappe della loro vita scolastica. La fine del
Liceo è uno dei momenti più critici. Si è
vissuti per cinque anni con la certezza di
ritrovare dopo l’estate i soliti compagni
di avventura (e di sventura), i professori e la solita routine di studio, ora, dopo
“l’ultimo secondo, dell’ultimo minuto,
dell’ultima ora, dell’ultimo giorno dell’ultimo anno di liceo” non si sa bene cosa
accadrà. Certo, ormai tutti dovrebbero
aver trovato la loro facoltà. Medicina,
Ingegneria, Economia Aziendale, Architettura o Fisica: “che vasta scelta!” si potrebbe pensare! Ma che gran confusione
per chi la scelta deve farla...a prescindere
da questo, il futuro è un enorme punto interrogativo. Non si sa come sarà l’università. Non si sa se ci piacerà ancora quello
che al momento dell’iscrizione sembrava
la passione della nostra vita. Purtroppo
non sempre si possono seguire i sogni,
la necessità del posto di lavoro sembra
pressante in questo mondo. E’ per questo
che voglio augurare a tutti gli Skakkisti del
quinto anno un enorme Inboccallupo non
solo per gli esami imminenti, ma anche e
soprattutto per il tutto il dopo che verrà.
Questo è l’ultimo editoriale di quest’anno, un anno che per il nostro giornale è
stato sicuramente positivo, a partire dal
CISS 2010 (Convegno Italiano della Stampa Studentesca) dove SkakkiNostri si è
fatto notare fra i tanti giornalini studenteschi d’Italia per la sua impaginazione e
per i suoi contenuti, anche quest’anno.
Arrivati alla fine, vorrei ringraziare tutte le
persone che hanno reso possibile l’uscita
del nostro amato giornale 3 volte in questi nove mesi. E appellarmi a quelle a cui
non è mai venuta la curiosità di parteciparvi. Avete ancora tempo e inesauribile fantasia! Avanti, fate vedere chi siete,
perchè l’anno prossimo noi saremo qui!
Buone Vacanze,
Antonella Pagano IV P
La morte di Laocoonte
La storia si ripete nel nostro liceo
di Michele Rosamilia III M
<<[…] Entrambi i serpenti attorcigliati, avvolgono i piccoli corpi dei due figli di Laocoonte e con un morso
consumano le misere membra; poi afferrano lui stesso, mentre porta aiuto ai figli con dardi e frecce, e lo legano
con immense spire; ed ormai stretto due volte in mezzo, circondato due volte nel collo con le schiene squamose lo
superano con la testa e gli alti colli. Egli tenta di divellere i nodi con le mani, macchiate le sacre bende con le bave
e il nero veleno e lancia terribili urli alle stelle: simili ai muggiti di un toro, quando fugge ferito dall’altare e va a
scrollare via dal collo l’incerta scure.>>
I versi dell’Iliade ci possorales. Tra questi purtropno sembrare lontani mipo rientrava la copia del
lioni di anni, ma rientrano
complesso scultoreo di
pienamente nell’attualità
Polidoro e Atenodoro, ridello Scacchi, insieme a
prodotto dall’ex alunno
tutta la loro drammaticiGabriele Tempesta dutà. La storia infatti, circa
rante un‘autogestione di
due mesi fa, si è ripetuta
alcuni anni fa. La motivanella nostra scuola, più
zione è stata :“La scuola
precisamente sull’ultimo
ha bisogno di una ripulita!
pianerottolo delle scale
Siamo in un liceo e non
che portano al secondo
in un istituto d’arte!”.
piano. Allo Scacchi, come
Queste parole, seppur
nella guerra di Troia, la
vere, collegate alla triste
morte del sacerdote di
sorpresa di uscire dalla
Apollo è avvenuta per
propria classe e trovare,
volontà divina; il preside
tra la nauseante puzza di
(per via di un progetto a
vernice, i muri spaventocura di Legambiente per
samente sobri e sopratla pulizia delle scuole) ha infatti consentito agli alun- tutto il Laocoonte scomparso, hanno scatenato un
ni di verniciare nelle ore pomeridiane le proprie aule gran putiferio. Qualcuno ha anche rischiato di prene “ordinato” ad alcuni membri del personale ATA di dersi una sospensione! Le proteste erano dovute
riverniciare i muri dei pianerottoli, pieni di scritte e mu- alla promessa fatta in precedenza affermando che il
Laocoonte non sarebbe stato cancellato per il valore storico nel nostro liceo e per l’oggettiva bellezza
del disegno. Dopo alcuni giorni di tensioni e incom2- 9
prensioni, proprio mentre alcuni studenti si stavano
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organizzando per mettere dei crisantemi e un cero
funebre in quell‘ angolo del pianerottolo, è arrivata
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27 - 28 in assemblea d’istituto la seconda promessa del preside:” L’autore del Laocoonte sarà richiamato a scuola per rifare il disegno.” Questa volta incorniciata e in
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un apposito spazio. Dobbiamo crederci? Si riuscirà a
ritrovare l’ormai ultra ventenne Gabriele? Beh, per gli
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studenti non resta che aspettare e sperare e intanto
immaginare, in modo piuttosto teatrale, il vecchio
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sacerdote di Apollo che esala l’ultimo respiro mentre
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sprofonda in quel mare giallo ocra che rende sciapite
Skakki
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e spente le scale del nostro istituto e che ha cancellaMatti
to, insieme alle parolacce, anni di storia dello Scacchi.
Sommario
2
Quel che rimane delle regionali 2010
di Viviana Sebastiano IV P
Anche la nostra città vittima dell’abusivismo elettorale
osservano con attenzione
alcuni muri invasi da manifesti pubblicitari, si troveranno con sorpresa i residui
delle scorse campagne
elettorali. Questo significa
che il tempo, le intemperie
e le opere di pulizia della
città non bastano a elimin-
Va precisato che l’imposta
della pubblicità sui tabelloni predisposti è ridotta
del 50% per i manifesti
e avvisi di partiti, associazioni politiche, sindacali
e culturali. La divisione e
la spartizione dei tabelloni
pubblicitari comunali è affi-
Rilevatore inquinamento acustico,
Corso Cavur, Bari.
Passeggiando per diversi
quartieri baresi non può
passare inosservato il segno lasciato dalla pressante
campagna elettorale per
queste agguerrite regionali. Non c’è via in cui non
compaiano le solite facce
sorridenti, il loro cognome,
simbolo di partito e la decisa
“X” che sembra intimarci a
correre in cabina elettorale.
Purtroppo molti di quei volti
che promettono e promuovono programmi politici
che sembrano perfetti per
la nostra regione si trovano
in luoghi per legge vietati. Il
problema degli spazi adibiti
alle affissioni elettorali è di
vecchia data e infatti, se si
Cartellone destinato all’isola ecologica Amiu, via Argiro, Bari.
are i fossili della propaganda. Come è possibile sopportare la cartastraccia che
imbratta gli spazi comunali per mesi e mesi dopo
le più recenti elezioni?
La direzione generale
dell’amministrazione
civile servizio elettorale parla
chiaro in merito alla “disciplina della propaganda
elettorale” e chiarisce sia il
periodo in cui è lecito far
propaganda ( che non
può precedere il 32° giorno antecedente il primo
giorno di votazione) sia gli
spazi destinati all’affissione.
data alla Giunta Municipale
che li distribuisce in maniera pressoché equa su
richiesta dei diversi partiti.
Capitolo I, comma 6, punto
c :”E’ vietata l’affissione o
l’esposizione di stampati
murali od altri e di manifesti
inerenti, direttamente o
indirettamente, alla propaganda elettorale in qualsiasi altro luogo pubblico o
esposto al pubblico, nelle
vetrine dei negozi, nelle
porte, sui portoni, sulle
saracinesche, sui chioschi,
sui capanni, sulle palizzate,
sugli infissi delle finestre o
dei balconi, sugli alberi o
sui pali, ovvero su palloni o
aerostati ancorati al suolo.”
Sebbene molti politici sembrano ignorarlo, le leggi esistono e le sanzioni previste
per la più banale di queste
infrazioni non sono inferiori
ai 400 euro. Vista la quantità di segnalazioni che gli
stessi cittadini potrebbero
fare l’ammontare del guadagno statale basterebbe a
porre fine a questo periodo
di discussa crisi economica.
E’ retorico chiedersi se la giustizia farà mai il suo corso.
Facciata di un’edicola, Piazza Umberto, Bari.
Facciata del metrcato comunale,Strada S.Girolamo,Bari.
Cassonetti,via Crisanzio,
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Approvata la riforma per la scuola superiore dopo quasi 80 anni
Per necessità o per Carnevale la Riforma arriva
Tra polemiche della rete degli studenti, minacce dei sindacati e i buoni auspici del premier ecco il quadro
nazionale
di Daniela Di Pascale, Michele Rosamilia & Viviana Sebastiano
Approvata ieri* a Palazzo Chigi la riforma del- Licei
Orario settimanale
Orario Settimanale
Biennio
Triennio
la Scuola superiore. Al termine del consiglio
dei ministri il premier Berlusconi e il ministro
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Mariastella Gelmini hanno tenuto una confer- Classico
Scientifico
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enza stampa per chiarire quello che ha portato
Linguistico
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alla Riforma:”Secondo quanto dichiarano tutte Scienze Umane
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le imprese e le associazioni, la scuola attuale Musicale / Coreutico
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non sforna ragazzi con cognizioni adeguate Artistico
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alle richieste del mondo del lavoro” ha riferito
Berlusconi aggiungendo come proprio grazie
a questi cambiamenti avremo finalmente una
scuola comparabile agli altri Paesi Europei. Istituti tecnici
Orario settimanale
Orario Settimanale
La riforma verrà applicata dalle prime classi
Biennio
Triennio
del prossimo anno scolastico nei licei, men30/36
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28/36
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tre i tecnici e i professionali vedranno riduzioni d’orario anche nelle classi successive.
Per quanto riguarda i licei ci sarà una netta diOrario settimanale
Orario Settimanale
minuzione degli indirizzi, attualmente circa 450, Istituti professionali
Biennio
Triennio
per arrivare alla distinzione tra Scientifico, Classico, Musicale, Linguistico, Artistico e delle Scien35/42
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ze umane. Aumentato il peso delle materie scienti- *Vecchio Ordinamento
fiche e grande importanza alla lingua straniera che
verrà impiegata anche per altre discipline negli ultimi anni. Il latino rimane obbligatorio per Classico, Scientifico, Linguistico
e delle Scienze umane e sarà un’opzione negli altri. 27 saranno le ore settimanali al biennio e aumenteranno a 30 nel triennio.
Per gli istituti tecnici si individuano il settore economico e quello tecnologico con un orario settimanale di
32 ore da 60 minuti. Previsti molti più laboratori, diffusione di stage, tirocini e l’alternanza scuola-lavoro.
Gli istituti professionali verranno divisi in due macro-settori, servizi e industria/artigianato, entrambi da 32 ore a settimana. Il percorso si articola in due bienni e un quinto anno,grande importanza all’esperienza diretta per rispondere, secondo la Gelmini, alle richieste del mondo del lavoro, troppo spesso insoddisfatto del livello offerto a scuola per i giovani.
Grande scontento per il ruolo marginale lasciato alla Geografia che vede le sue ore ridotte al biennio per i Licei e per
l’intero corso nei tecnici ed è inesistente nei professionali. L’associazione Italiana Insegnanti di Geografia ha raggiunto oltre 25.000 adesioni e ribadisce la sua contrarietà nei confronti di questo ridimensionamento del sapere geografico.
La Gelmini si appella ai sindacati, soprattutto i moderati ricordando la necessità di una riforma e della presa di responsabilità nei confronti dell’istruzione superiore:”Non è con il rinvio della riforma che si risolvono i problemi. L’esperienza potrà consentire un ulteriore affinamento, ma intanto si deve partire”. Inoltre, grazie a questa riforma gli istituti tecnici abbandonano la loro consueta posizione in serie B sempre secondo il ministro dell’istruzione.
Rino di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda sottolinea come la necessità di una riforma in breve tempo e applicabile da subito per le prime classi significherà in realtà grossi tagli su tutte le altre e si penalizzeranno le materie che caratterizzano i singoli indirizzi di studio. Critica la sua posizione soprattutto per la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro e quindi cambi di docenti anche per le classi dell’ultimo anno.
Arrivano polemiche forti anche dalla Rete degli studenti che preannuncia una mobilitazione nazionale per il 20 Febbraio. L’accusa
è di mascherare il bisogno di “far cassa” in una riforma che chiamano epocale e che in realtà non fa altro che dar meno opportunità e meno formazione ai giovani: “ C’è l’ìdea che la scuola pubblica debba essere ridotta ai minimi termini, violando lo spirito
costituzionale per cui invece deve essere per tutti e di tutti. In nessun Paese europeo è possibile abbandonare il percorso di studi
sotto i 16 anni. Questo riordino ci riporta indietro di decenni e c’è dietro un disegno di società in cui vivono i più forti, i più ricchi”
*L’articolo è stato scritto in occasione del Pon di giornalismo al quale abbiamo partecipato quest’anno e le date si riferiscono ai comunicati
Ansa dai quali abbiamo ricavato le informazioni.
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Intervista a Nicola Carofiglio, vicepreside del Liceo Scientifico “A.Scacchi”
Sappiamo che è nella scuola da molto tempo. Ci può mettere al corrente di Riforme e passi in avanti fatti dal Sistema Scolastico italiano
fino ad arrivare a questa svolta che definiscono “epocale”?
Di miglioramenti ce ne sono stati molto pochi. Negli ultimi
anni ci si può solo sentire delusi da quello che, a prescindere
dal governo, è stato fatto per la scuola. Questa riforma comunque non ha nulla di epocale, semmai l’ultima cosa interessante risale a circa trent’anni fa: mi riferisco ai programmi
Brocca. Proprio da queste sperimentazioni sono nati tutti i
percorsi alternativi tra cui lo stesso PNI, il bilinguismo. Si
trattava di curricula sperimentali che avrebbero dovuto dar
luogo ad una vera e propria riforma. Era un tentativo interessante, con una serie di novità che poi in realtà non hanno avuto un seguito. Per quanto riguarda la proposta della Gelmini
sono molto critico soprattutto sull’abbassamento dell’obbligo
scolastico, se ci si vuole davvero mettere al pari con le medie europee bisogna lavorare su questo, non tornare indietro.
Nonostante questo, riteneva davvero necessaria una Riforma?
Si, assolutamente. Una riforma era ed è necessaria, perchè
questa non è assolutamente “epocale”. C’è molto da lavorare.
A cosa punta la Gelmini?
A cosa punta Tremonti, semmai. Questa riforma nasce da
esigenze di carattere finanziario e non formativo.La prova di ciò è nel fatto che consiste esclusivamente in un cambiamento di quadri
orari, senza programmi. Ci sono discipline che subiscono un notevole aumento di ore, ma i professori hanno bisogno di sapere come sarà
articolato il loro programma, che non è stato cambiato.C’è un problema di tempi: siamo troppo in ritardo, abbiamo le iscrizioni in questo
periodo e non sappiamo quali informazioni dare, quali libri di testo adottare. Pensate alla storia, al biennio ci si fermerà all’anno mille, ma
i libri di testo non sono stati modellati per questo, eppure sono già stati adottati e stampati.
Quindi manca la Riforma dei programmi?
Si, al momento vengono modificati solo i quadri orari, cosa importante perchè va a ridurre il sovraccarico per voi ragazzi. Sapete bene
quanto le seste ore siano si scarsa qualità, quindi da questo punto di vista è fatta anche nell’interesse degli studenti. Va a ridurre anche la
miriade di sperimentazioni tra le quali non si capiva più molto. Anche questo aspetto è positivo, ma non si va oltre, ci si preoccupa del
risparmio economico, ma non del miglioramento formativo. Vanno modificate anche quelle materie, come l’Italiano, che pur mantenendo
lo stesso quadro orario è in continuo cambiamento e per arrivare alla letteratura contemporanea è necessario rivedere l’intero programma
per non doversi fermare, come è successo, a Pirandello. Serve una riforma organica.che metta in discussione la didattica, i programmi e
anche i quadri orari. Alla Riforma del 2010 mancano questi primi due punti. Sappiamo già che si cercherà di risolvere i problemi didattici
alla meglio, si sta lavorando sui vecchi piani di Moratti, ne verrà fuori qualcosa di raffazzonato. Manca il progetto integrale. A cosa si
punta?
Sa di mobilitazioni da parte di professori o studenti? Cosa potrebbero ottenere?
Non avendo interpellato queste due importanti componenti della Scuola e le associazioni disciplinari, la stessa Gelmini si aspetterà
una reazione. Questo è accaduto perchè non si parla di riforma dei contenuti, si è data più importanza al contenitore. E’ possibile che
scatteranno le mobilitazioni, per la didattica e soprattutto per i posti di lavoro. Stranamente i sindacati sono stati latitanti in questa
vicenda, hanno fatto poco aldilà di qualche piccolo sciopero. Non c’è stata sensibilizzazione e riguardo agli studenti non saprei fino a
che punto arriva la loro consapevolezza e informazione rispetto a certi temi. Se si baseranno solo sulle ore in meno ci sarà ben poco da
lamentarsi.
I tagli peggiori?
Forse quello sul Latino e sulla Storia, soprattutto.
E per la Geografia?
Bè, tutto sommato la geografia non viene molto toccata nel Liceo,
le due ore vengono divise nel biennio. Il punto è che il senso del
riformare non è questo. C’è anche il problema dell’Università,
quello del lavoro, dei concorsi, è tutto conseguente e collegato al
mondo della scuola.
Pensa che questa Riforma farà perdere consensi al governo
attuale?
I risultati degli ultimi anni sono sempre stati imprevedibili, è
difficile capire la logica seguita dagli Italiani, previsioni di questo
genere non saprei farne. Mi auguro solo che le scelte della gente
siano frutto di un’attenta riflessione.
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A Mitrovica i rom respirano piombo
Un olocausto taciuto per anni, la
vicenda dei campi rom di Mitrovica. Kablare, Cesmin Lug, Osterode sono solo alcuni nomi dei
terribili campi in cui i rom muoiono per avvelenamento da metalli
pesanti. E a farne le spese sono i
bambini come Masuriza, 5 anni e
55 microgrammi per decilitro di
piombo nel sangue, concentrazione preoccupante
se si tiene conto
che il massimo
consentito è di
10 microgrammi. Spaccata in
due dal fiume
Ibar, Mitrovica
è una città divisa
anche dai popoli
che la animano.
E’ contesa tra albanesi e serbi,tra
nord e sud. Alla
fine degli anni
Novanta le tensioni tra le due
etnie dominanti sfogarono la
propria violenza sul più grande
quartiere rom del Kosovo, il Roma
Mahala. Allora il quartiere contava 6-7 mila abitanti. Un cumulo di macerie e campi avvelenati.
Ecco cosa è rimasto per i rom che
non preferirono la via dell’Europa
occidentale o dei vicini Serbia e
Montenegro alla propria casa. Dovevano essere sistemazioni momentanee. Quarantacinque erano i
giorni previsti per la permanenza.
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Non fu così. Ancora oggi nei campi di Osterode e Cesmin Lug, vivono oltre 500 persone in condizioni
di miseria assoluta. Più di ventisei
famiglie utilizzano lo stesso tubo
per l’acqua corrente,non sempre
presente. Le persone vivono in
mezzo ai rifiuti e vendono alluminio per sopravvivere. Miseria
e precarietà dei servizi igienico-
sanitari non spaventano i rom
quanto il terreno su cui l’Agenzia
dell’ONU per i rifugiati ha costruito i campi. Milioni sono le tonnellate di rifiuti tossici presenti a
meno di un chilometro dal Roma
Camp. Si tratta della grande montagna di resti di piombo prodotti
dagli impianti di Trepca , colosso
dell’industrializzazione nei Balcani oggi in pensione. Tutta Mitrovica risente dell’inquinamento,i rom
di Daniela DiPascale IV G
più di tutti. Da anni il vento spinge le polveri tossiche proprio tra
quelle baracche. Fu la dottoressa
Miljana Stojanovich , dell’istituto della salute pubblica,a scoprire che nei capillari dei bambini
di Zitkovac, Cesmin lug e Kablare fosse presente un’alta concentrazione di piombo. – Non ho
mai osservato risultati simili in
nessun altra parte
del mondo… una
così grande concentrazione per
una così piccola
area-, commenta Stojanovich.
Con questi valori
Il piombo provoca seri danni
celebrali e motori ai bambini,e
nei peggiori casi
porta ad una
morte lenta. Durante il processo di crescita il
metallo si fissa
nelle ossa sostituendo il calcio, nelle donne
gravide i danni si trasmettono
al feto. ”Il rischio”,secondo Ilija
Elezovich,autorità sanitaria del
Kosovo,” è che un’intera generazione di bambini rom possa
essere distrutta.“ Mahala ora è
in ricostruzione. Accanto ai ruderi sorgono un centinaio di case
e quattro blocchi plurifamiliari.
Ache qui,però, si aggira lo spettro del vento tossico. E allora
non resta che respirare piombo.
E la forza del vulcano impronunciabile mette in ginocchio l’Europa.
Dopo 200 anni di tranquillo
riposo, il Eyjafallajokull (un
nome impronunciabile) si è
risvegliato. Nella notte fra il
20 e il 21 Marzo una veloce
stiracchiatina e via: ghiaccio e fuoco insieme,
allarme e molta paura. Ma la cosa che più
preoccupa gli esperti
è la nube di cenere
che sta invadendo
i nostri cieli, nube
composta da silicati
di magnesio e alluminio, ma soprattutto
da particelle piccolissime di roccia frantumate che rimangono
nell’aria e trasportate via
dai venti. Fino ad arrivare in Europa e qui da noi.
“Se le polveri emesse dal
vulcano islandese avranno quantità e soprattutto
energia (termica) tale da
‘bucare’ la tropopausa e
finire nella stratosfera, potrebbero restare anche anni
e determinare cambiamenti
climatici più significativi”.
Così si pronuncia Vincenzo
Ferrara, esperto di clima
dell’Enea (Ente per le Nuove
tecnologie, l’Energia e l’Ambiente): per il momento si è
venuto a creare, proprio sulle nostre teste, questo grande blocco atlantico, un nucleo di alta pressione al lar-
riconoscerla più e da non
saperla più controllare.E
ora è bastata l’eruzione di
un vulcano per bloccare
tutto: persino gli aerei ultratecnologici sono rimasti a
go delle coste irlandesi, accoppiato ad una bassa pressione sulle Azzorre. E tutto
ciò non è diventato solo un
problema ambientale. Ebbene si, perchè c’è qualche
cosa che non va con l’Uomo.
È probabilmente dalla Rivoluzione Scientifica che l’uomo cerca di capire le leggi
della Natura e di utilizzarle a
suo piacimento per riuscire
a dominare a realtà che lo
circonda. Ma a lungo andare l’Uomo ha così tanto trasformato la Natura da non
terra. Su qualunque giornale si poteva leggere del
traffico aereo bloccato per
ore, passeggeri a terra, turisti bloccati negli aereoporti
italiani, capi di stato che non
potevano volare
in Polonia per
prendere parte
ai funerali di stato del presidente Kaczynski. E
perché no, anche di una classe
di Liceo Scientifico, il cui volo
(delle 9.15
di mattina) è stato
cancellato
alle 8, che
ha dovuto
v i a ggi a r e
per 11 ore
prima di
avvistare
il segnale
stradale
di Milano,
meta tanto
agognata
della gita
scolastica.
Proprio da
di Antonella Pagano IV P
questo avvenimento, che
continua imperterrito a creare disagi in tutto il nord
dell’Europa, nasce spontanea la riflessione: non
stiamo parlando di primi
segnali della fine del mondo ma semplicemente del grande potere
della Natura. È vero,
l’Uomo ha scoperto
i nuovi territori terrestri, è andato anche oltre con il primo
passo sulla Luna, ha
apportato grandi innovazioni nell’agricoltura e nell’industria,
si è avvicinato alla
Misteriosa Forza del Nucleare, ha cambiato i corsi dei
fiumi e ha costruito nuove
città in territori spesso inadeguati (meriterebbe un
articolo a parte lo sfacelo
causato dal terremoto in Sicilia). Senza alcun rispetto,
perché la razza umana si è
sempre creduta la padrona
dell’Universo. Ma non lo è,
la Natura è imperscrutabile,
impossibile da prevedere.
La domanda allora è una
sola: sarà l’Uomo ad averla
vinta, o alla fine la Natura
tirerà fuori le unghie e farà
capire che è impossibile
continuare con questo stile
di vita, con questo sfrutta-
7
Prima o poi ci tocca...
Ci si pensa più o meno a partire dal primo anno: è l’ansia del futuro. Ecco come hanno risposto gli
indecisi del 2010
di Viviana Sebastiano IV P
Quest’anno, cosi come lo scorso e
quello prima ancora, nessun quintino
sembra avere le idee chiare sul suo
futuro. Alcuni amici, partiti con progetti da sognatore, si son ritrovati a
metà Aprile senza aver preso una decisione. Anche allo Scacchi si è nella
stessa situazione e capita spesso di
sentir parlare della scelta di “provare” i test per le facoltà a numero chiuso per poi ripiegare sulla fantomatica
Ingegneria. Questo sondaggio nasce
dalla curiosità di capire come i maturandi si orientavano circa a metà
Marzo, quando ancora molti guardavano con espressione interrogativa lo spazio da riempire con la loro
scelta universitaria. Il nostro questionario era apparentemente semplice,
due domande e nessuna risposta certa. In quale facoltà pensi di iscriverti
dopo il liceo? La frequenterai a Bari?
Numeri da record, come sta accadendo da diversi anni, per Ingegne-
ria, bene Economia, pochi scelgono
gli studi umanistici (come d’altronde
ci si aspetta da uno scientifico), ma
pochi anche per le facoltà di Fisica e Matematica che ormai si ritrovano a pubblicizzarsi per superare
quel numero di iscritti che è sotto il
centinaio. Tanti per Medicina e purtroppo invece ancora pochi si affacciano allo studio delle biotecnologie.
Noi ragazzi abbiamo tanti pregiudizi
sulle facoltà che spesso ci impediscono di guardare con realismo alle
nostre passioni e di fare la fatidica
“scelta giusta”. Siamo condizionati
da genitori che si preoccupano del
nostro benessere economico, da professori che credono di aver capito
tutto di noi e da compagni che son
pronti a buttar giù una decisione coraggiosa. Questo stato confusionale
sembra divertirci al biennio, ma inizia a minacciare le nostre certezze
già nei tre anni successivi. Molti di
noi non avranno grosse aspettative
dalla vita scolastica e si limiteranno
a completare il percorso obbligato
per chi si ritrova da maggiorenne con
un diploma scientifico, altri, armati
di cuore e ragione inizieranno la loro
Odissea pensando al futuro lontano,
quello da veri adulti, ma soprattutto
a quello prossimo. Esser proiettati lontano dall’appello quotidiano
a cui ci hanno abituati dalla prima
elementare sembra una conquista,
eppure sono certa che lì, tra quei
banchi in cui finalmente riusciremo
a star comodi ci mancheranno le palpitazioni per lo sguardo basso della
professoressa che scorre l’elenco.
Per quelli che hanno appena iniziato il Liceo, per chi è nel pieno
di questa vita e per chi sta per lasciarla, dalla A alla P, ecco il prospetto delle matricole del 2010.
*Si ringraziano Davide Santostasi, Silvia Simone e Stefano Bozzi per la raccolta dati e il supporto grafico.
*I valori corrispondono al
numero di ragazzi che hanno
scelto la facoltà corrispondente
45*
40
35
30
25
20
15
10
5
ns
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8
ag
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st
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a
te
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na
r
i
fa
rm a
ac
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lo
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g
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Autobus a Bari: ritardi e tecnologia
di Viviana Sebastiano IV P
Il sistema di trasporto pubblico si modernizza, eppure continuano le inefficienze
Una qualsiasi giornata feriale a Bari, alla mercè dei mezzi pubblici, rivela subito le gravi carenze del sistema. L’
AMTAB, Azienda Municipalizzata Trasporti Autofiloviari Baresi, nasce nel lontano 1965 e continua a gestire la mobilità pubblica del capoluogo pugliese. La
flotta Amtab, composta da 229 bus di cui 136 marcianti, “sfoggia” i modelli dei primi anni ‘70 (rumorosi e incredibilmente pieni di barriere architettoniche), i
più moderni tappezzati di pubblicità e quell’unica vettura a doppio snodo che è spesso assegnata alla linea 3.
Sono terminati da poco i lavori di ricostruzione delle fermate principali nel centro della città, ed è proprio qui che si
notano quei tecnologici schermi neri che segnano gli orari
di tutte le linee passanti per la fermata. Potrebbe sembrare
l’inizio di un sistema organizzato ed efficiente, di una risposta ecologica all’uso di migliaia di vetture private. Purtroppo però non è cos’ì. Gli autobus comunali non garantiscono
efficienza ed organizzazione, proprio a partire dagli orari
così precisi dei display digitali che pretendono il materializzarsi della scritta “in arrivo” con il bus indicato. Perché
questo non va? Ce lo spiega Mariella Pappalepore, Direttore Amministrazione e Finanza di Planetek Italia, l’azienda
che si è occupata dell’installazione del sistema e che fornisce gli strumenti per poter installare i GPS che trasferiscono
la loro posizione alla base centrale presso la sede Amtab.
oggi copriamo più di 100 vetture e in pochi giorni si arriverà ad includere tutta la rete. Questo ovviamente significa un più sicuro funzionamento della tecnologia a patto
che anche la gestione da parte degli addetti sia efficiente.
Ci sono state assunzioni di personale?
A breve ci sarà un concorso pubblico da parte dell’Amtab
e nel frattempo diversi impiegati sono stati istruiti per
gestire il progetto.
Quanto è costato al Comune?
Considerando che non è possibile dare una cifra precisa,
perché l’installazione del sistema in molti casi è stata
connessa ad altri apparecchi come per esempio gli schermi a colori sulle vetture stesse, stiamo parlando di più di
600mila euro.
Quali potrebbero essere altri motivi di malfunzionamento?
Circa la metà delle vetture baresi risale a più di vent’anni fa e sono frequentissimi gli improvvisi guasti, questo
comporta un immediato cambio di linea per quelle vetture
che sono in genere più frequenti (come il 53 o il 19) per
sostituire quelle a frequenza minore che sono rimaste
ferme.
Quando la situazione si potrà considerare stabile?
Il progetto sarà completo alla fine del mese quando tutte
le vetture disporranno dell’apparecchiatura GPS e da quel
momento in poi diventerà tutta una questione di gestione
interna dell’Amtab. Sono in corso altri importanti esperimenti per calcolare con esattezza i tempi di percorrenza
anche in relazione ai momenti di massimo traffico e fornire quindi degli orari più realistici.
Quando e come avete iniziato la collaborazione con l’Amtab?
La collaborazione è iniziata più di quattro anni fa ed è partita come piano sperimentale, finanziato in parte dal Comune
e in parte da un progetto per le zone periferiche della città. I Aspettiamo l’inizio dell’estate per poter dare un giuprimi mezzi a disporre del sistema infatti erano quelli delle dizio su questa innovazione che è costata così tanlinee che percorrono quartieri come San Pio, Carbonara.
to al Comune e che si pone degli obiettivi importanti.
Quindi inizialmente il sistema copriva solo poche vetture?
Si, erano solo sei, delle oltre duecento di cui dispone l’amtab, a fornire dati sulla loro posizione.
Qual è precisamente l’obiettivo di questi apparecchi tecnologici?
La prima finalità era quella di fornire un servizio migliore
all’utente per spingere i cittadini all’utilizzo dei mezzi
pubblici anche in vista di una necessità ecologica. In
realtà riusciamo anche a rilevare importantissime informazioni sul territorio e sui tempi di percorrenza e ad avere un
prospetto preciso dei mezzi in circolazione. Questo però
sarebbe davvero possibile solo se la piattaforma coprisse
tutti i mezzi e permettesse quindi di avere un controllo
capillare della situazione minuto per minuto.
Attualmente il numero di vetture che dispongono del sistema è aumentato? Ci sono stati miglioramenti?
Partendo da meno di una decina sono aumentati sino a 30,
9
Il Pianista
Un racconto di Filippo Parisi III F
C’è un po’ di solitudine nel mio lavoro. Mi
trovate al buio del locale, dove magari siete
pure entrati, però forse non mi avete visto.
Entrando, avrete di certo sentito qualcosa,
la musica intendo, o forse sarete stati confusi dal fumo addensato nella stanza o dal
mormorio sommesso della gente. Però c’ero
anch’io: se aveste guardato in fondo al locale, nella penombra di un palchetto allestito
alla buona, con su un pianoforte a coda, ma
piccola, e uno sgabello traballante schiacciato dal peso di un’ombra piegata nel buio, be’, lì c’ero io.
Sedetevi, prego, signori, prendete posto, c’è un tavolo più
avanti, così sentite meglio. Ordinate, certo, è tutto molto economico qui; qui v’è tutta gente
per bene, non crediate male. È
un po’ buio, ma fa niente; almeno pare accogliente. Ora,
per favore, fate silenzio che
m’accingo a suonare; oppure parlate, fate apprezzamenti
sulla mia musica, o non curatevene e parlate dei fatti vostri. Per me non cambia molto,
in fondo. Chi è il musicista?,
qual è il suo ruolo nella vostra
vita?, borghesi che abitate nel
vostro appartamentino in centro e che dal vostro terrazzino
guardate il mondo come fosse
un formicaio da schiacciare.
Il musicista sono io, piacere,
colui che v’allieta una serata come questa, quando avete
deciso di prendervi uno svago dall’usurante
vita quotidiana. Dal mio palchetto vi guardo, vi studio, cerco di pensare con i vostri
pensieri, di leggere le parole che muoiono
sulle vostre labbra. E intanto suono; e voi
pensate che io pensi solo a suonare. Invece no. Quante volte ho suonato tutte queste
antiche melodie; adesso sono le dita che
veloci scorrono da sole sui tasti; e persino
i movimenti del corpo –quali possano essere i limitati movimenti di un pianista- sono
sempre gli stessi. Ogni sera da quattro anni,
scendo dal mio bilocale due isolati dietro
dove suono e mi dirigo qui. E ci rimango
dalle nove fino a quando l’ultimo cliente va
via; allora vedo i camerieri riporre le sedie
sui tavolini e sento le serrande di fuori chiudersi lentamente, in silenzio. Quindi stacco
10
le dita dal piano ed esco dal retro; di solito
è molto tardi a quell’ora. Mi trascino per le
scale fino al secondo piano e guardo fuori
dalla finestra di casa mia lo splendido muro
con l’intonaco a pezzi sul quale s’affaccia.
A quel punto mi vien voglia di dormire. E
dormo parecchio, perché la sera bevo. C’era
nel contratto:suoni e consumi fino alla chiusura. Al pomeriggio, quando mi sveglio, il
sole non entra mai dalla finestra, così dovrei
accendere la luce; ma mi sa di squallido, e
quindi rimango nella penombra opaca a fissare quelle quattro pareti dal soffitto troppo
basso. Non esco mai, se non per andare a lavorare; son contento così. Vivo nelle chiacchiere e nei volti di chi attento mi ascolta,
e ciò mi basta. E anche stasera ci sono.
Stasera, non lo so perché, sorrido. Forse
perché c’è meno gente, e mi piace quand’è
così. Ai tavolini davanti non c’è quasi
nessuno; solo dalla seconda fila comincia ad esserci vita. Oggi la gente mi sembra pure simpatica. È una sensazione, oppure è vero; io non lo so, non li conosco.
Saluto il barista e gli chiedo il solito: non inizio mai, se prima non bevo;
non ci riesco. Dopo mi appoggio al bancone e contemplo per un po’ la sala.
Guardo il piano, e penso che dovrei smet-
tere. Mi siedo allo sgabello e faccio mente
lo cale. Niente spartito, per carità, è tutto
in testa. Chopin, una polacca che imparai
a sedici anni. Richiede parecchia attenzione –non la mia-, è tutto un gioco di note tenute e atteggiamenti eroici nell’esecuzione.
Di solito piace: Chopin emoziona. Intanto
la gente entra ed esce, e il campanello sulla porta suona incessantemente fino a una
cert’ora, quando rimangono in pochi, perlopiù da soli, a concludere la serata insieme
a me. Guardo l’orologio sulla
parete di fronte al piano: mezzanotte e un minuto. E’ un’ora
in cui difficilmente di mercoledì entra qualcun altro, come
oggi. Guardo chi è rimasto
più avanti: un uomo sulla cinquantina è attento, mi segue,
e ad un mio sguardo sorride
soddisfatto. Più dietro, due
distinte signore s’affannano
nel contrattare l’appuntamento dal coiffeur per il giorno
dopo. In fondo alla sala, un
anziano signore si regge la
testa col pugno e fa fatica a
mostrarsi sveglio. Opto per
qualcosa di più vivace: un ragtime di Joplin. Il barman mi
porta un vassoio con il drink
– il settimo, almeno- conclusivo. Per stasera può bastare.
Il campanello della porta
suona, ma sulle prime non
ci faccio caso. Poi, ad un
cenno del proprietario, capisco che devo tornare a suonare. Lancio una sfuggevole occhiata alla nuova
cliente, e dopo un po’ torno a guardarla.
È lei, senza dubbio è lei. Ma come ha fatto a
trovarmi? Certamente non è qui per me. Però
è sola. Ha lo sguardo basso, ma cammina
da gran donna, alternando braccia e gambe
come una principessa. La mia principessa…
Si siede in prima fila. Mi risiedo anch’io.
Non sembra essersi accorta di me. Accavalla le gambe svelate da una gonna alle
ginocchia. La guardo, poi tento un approccio al piano, ma mi viene di guardarla
ancora. Poi lei alza gli occhi e per un secondo i nostri sguardi s’incrociano. Allora
suono, e suono cosa lei vorrebbe sentire.
Ti suono ciò che volevi che suonassi dopo
che avevamo fatto l’amore. Chopin, sempre
Chopin. Quel valzer in do diesis. Ed estasiata tra le lenzuola, nuda, ti guardavo ascoltarmi. Prendevi una ciocca di capelli tra le dita,
l’attorcigliavi tante volte, e poi la lasciavi
andare. E poi t’ho lasciata andare io. Ma
dove, dove sei stata? Parigi, dicesti, e non
tentai neanche di fermarti. Tornerai, pensai.
Saresti tornata, e l’hai fatto dopo quattro
anni. Ma ora chi sei? Dove abiti e con chi?;
ma soprattutto perché? Tanti perché, alcuni
anche immotivati: dei perché senza perché.
Sto suonando, amore. Ti chiamo amore
perché il tuo nome è partito con te. L’hai
infilato nella valigia fra le magliette e le
mutandine, con i tuoi occhi e il tuo sorriso.
Ti ho vista, amore, adesso ti sei alzata. Sei incerta, ma vuoi venire verso di
me. Non ti guardo in volto, amore, non
ci riesco. Ho una ferita ancora aperta.
Ora sei appoggiata al piano, sei entrata nel mio buio. Non sollevo lo sguardo,
non riesco a guardare oltre il tuo lungo collo. È sempre piccolo il tuo seno,
amore. Come mi piaceva; adesso però
ho perso il ricordo della sua consistenza.
Ho gli occhi fissi sui tasti, ora mi è proprio
impossibile alzarli. Se ti allontani, forse
così potrò sopportare di guardarti. Ti prego,
spostati, il pubblico mi deve vedere: pagano anche per me. Non mi senti, proprio non
vuoi ascoltarmi. Ma come potresti, dopotut-
di Angela Casavola III B
to non parlo. E il silenzio non è capace di
fare discorsi. Se te ne sei andata, di discorsi
non ce n’era più bisogno, evidentemente.
Il Do era l’ultima nota, ovviamente diesis. È finito il nostro pezzo, amore, adesso
puoi tornare a posto. Invece tu rimani ferma. Vorrei guardarti, ma non posso, non te
lo meriti. Vai via, ora, vai a sederti. E tu rimani ferma qui. E io mi decido a guardarti.
Ti vidi su una spiaggia la prima volta. Giocavi ai racchettoni con una tua amica, e
sorridevi. La pallina andò verso il mare e
io, che mi trovavo lì, la raccolsi. Te la portai e tu sussurrasti un timido grazie. Non
lo sentii. Guardavo i tuoi occhi azzurri,
che di fronte al mare lo erano ancora di
più. Ed ero perso, innamorato, naufragato
col mio veliero nella baia del tuo amore.
Adesso, mentre ti guardo, mi sento come
quella volta. Avevo paura d’incontrare i tuoi
occhi per questo motivo. Ti amo, amore, e
per tutto questo tempo ho contato i secondi
che passavano dalla tua partenza, e ne sono
passati tanti, davvero tanti. I miei pensieri
potrebbero scadere nel melodrammatico,
ma nessuno mi ascolta in questo momento; ci sei solo tu che con quello sguardo mi
stai penetrando l’anima. Hai una lacrima
adagiata a fianco dell’occhio. Stai piangendo; ma perché?, che ti si rovina il trucco.
Andiamocene, adesso, ché voglio amarti.
Mi seguirai, vero, amore? Non sprechiamo
il nostro incontro in questo posto. Il locale è quasi deserto, possiamo andare via.
Amore mio, all’improvviso l’aria è irrespirabile. L’ossigeno è andato via dai miei
polmoni. Cosa mi stai facendo? Sì, ora
forse lo so. È per questo che sei venuta.
Mi alzo, butto indietro lo sgabello e chiudo il piano. Il locale è vuoto completamente, ora. Dammi la mano. Lascia stare che
il tuo drink lo pago io; domani però. Sorridi, adesso, ché voglio vederti sorridere…
Dammi la mano, amore, è tempo d’andare.
Indubbiamente c’è del fascino nel mio mestiere. Consiste nel suonare, certo, ma nell’interrompere bruscamente l’incantesimo creato durante l’esecuzione, come un palazzo lasciato a metà, uno ci prova più gusto. Si sente
lo sconcerto della gente accorsa al concerto.
Per stasera è tutto, gente, tornate, ché
domani e l’altre sere la musica c’è ancora, e certo, mai disdegnerò il caloroso applauso del pubblico discreto.
Addio “Gioca jouer!”
Indifferente attesa, sguardi complici. Finalmente il
segnale. Tossire, starnutire, schiarirsi la voce, ridere, applaudire ed infine tirar
fuori una banana portata da
casa per mangiarla tutti insieme! No, non è il famoso “Gioca jouer”, è l’ultimo flash mob organizzato
a Bari, il 15 maggio scorso,
nella libreria Feltrinelli di
Via Melo (non dal personale della libreria, s’intenda!).
Grazie agli odierni mezzi di
comunicazione, quali inter-
sparge a macchia d’olio fino
a diventare un’iniziativa di
gruppo, cui può partecipare
chiunque, prova l’alto numero di adesioni che questi
eventi raccolgono sui social
networks.
Così, in luogo e data stabilita,
grandi, piccoli, bianchi, neri,
gialli, rossi e chiunque altro
voglia, si riuniscono per dar
vita a un’iniziativa spontanea
senza alcun colore politico.
Ad un determinato segnale,
si inizia a fare cose, precedentemente accordate, spes-
net, telefonia mobile, posta
elettronica ecc., l’idea lanciata da un singolo individio, si
so senza alcun senso logico,
per il puro gusto di divertirsi.
Le tipologie di flash mob
sono varie, vi
sono quelli
in cui ci si
immobilizza
per qualche minuto, qualunque
cosa si stia facendo,
altri dove si dà il via a
un ballo sincronizzato,
seguendo passi ben precisi, ed altri ancora in cui si
da spettacolo vestendosi in
maniera assurda e ballando
in modo buffo e scoordinato,
per festeggiare qualcosa
(com’è successo nella nostra città lo scorso
21 Marzo in occasione
dell’arrivo della primavera), e tanti altri ancora.
L’ennesima trovata per
evadere dalla monotona routine quotidiana,
forse, o un modo per
stare con i propri amici in
una circostanza diversa dal
classico
conoscere
qualunque
mob sia,
tere che è
sabato sera e
gente nuova,
cosa un flash
bisogna ammetdavvero geniale!
11
Un grande pezzo della nostra vita...
E forse cadrà pure una lacrima perché cinque anni non si
dimenticano. Chi l’avrebbe mai detto che una scuola (l’edificio più odiato da tutti i ragazzi) potesse diventare la parte
più importante nella nostra adolescenza; sì, perché sicuramente un giorno tutti ci siamo sentiti dire “rimpiangerai i
giorni del liceo”, e ora che sono arrivato a questo punto
posso solo dire che questa predizione è totalmente vera.
Primo giorno, entri accompagnato magari dai tuoi genitori
mano nella mano, sei veramente un bambino, e vedi i tuoi
compagni pensando “ma chi
sò questi?”, ma non ti rendi
conto che con “questi” ci passerai quattro lunghissimi (ma
in fondo velocissimi) anni della tua vita. I prof ti si presentano, alcuni già interrogando
il primo giorno, dandoti l’idea
(perché all’inizio si può trattare solo ed esclusivamente di
un’idea) di cos’è un liceo, il
liceo scientifico Scacchi. Proprio in questo giorno tu pensi
che inizia un vero calvario ma
non immagini come sarà la
vita del liceo. Nel giro di qualche giorno hai già imparato a
conoscere ogni cm2 della tua
scuola. Beh, ci vivi cinque o
sei ore al giorno, non si può
mica studiare per tutto il tempo, dopotutto hai solo 14 anni (non che questo cambi alla
tenera età di 19 anni!). Allungando i tempi, potremmo dire
che il primo anno è di stabilizzazione. Il primo giorno del
secondo già ti senti padrone del tuo “territorio”, ma in fondo sei ancora piccolo e impotente, un povero cucciolo nelle
grinfie dei tuoi antagonisti: i leggendari professori! Molti
tuoi amici ti hanno già parlato del loro sovrumano potere:
l’interrogazione. Che incantesimo potentissimo! Sia alla
lavagna, sia dal posto, sia in piedi vicino alla cattedra, è
sempre il momento più brutto di ogni studente. Sì, anche se
il giorno precedente sei stato le tue buone cinque ore buttato su quel benedetto libro, nel momento in cui il professore
pronuncia il tuo nome sghignazzando sotto i baffi (per chi
ce li ha i baffi, si intenda!) hai già dimenticato tutto! Inizi
le tue preghiere, spesso pagane (esempio: Santa Campanella aiutami tu!). E l’interrogazione va, bene o male che
sia; d’altronde hai un sacco di tempo per recuperare (forse la frase più pronunciata dagli studenti). Fra i peggiori
12
di Fabio Trigiante V I
momenti di questi cinque anni ci sono i compiti in classe
(ma quanti sono?!?!). Uno dei pochi momenti in cui non
si sente volare una mosca in classe! Però ti senti un Dio
quando in questi compiti riesci a copiare da un compagno
o da un fogliettino pre-preparato o addirittura a “farti suggerire“! Pensi di averla fatt franca con colui che ritieni un
torturatore di poveri adolescenti. Sì, pensi di esserci riuscito fino a quando ti vedi fioccare un bel 2 davanti agli
occhi (per non parlare dei meno-meno!). Ma ora, i brutti
momenti sono finiti! Caso a
parte le odissee per imbrogliare (spesso più stancanti dello
studio stesso!), la scuola è un
vero spasso! E crescendo lo
diventa sempre più perché impari a conoscere i tuoi compagni che a volte diventano amici. Magari con il tuo migliore
amico tutto inizia perché il
professore te lo appioppa (con
il tuo disappunto) affianco, un
altro perché ti ci ritrovi nella
stessa stanza in gita, un altro
casualmente lo ritrovi nel tuo
“gruppo d‘uscite“. Si crea una
specie di associazione a delinquere all’interno della classe,
tutti accomunati dalla voglia
di non studiare. Momenti di
massima gioia, per esempio, si
hanno all’avviso dell’assenza di un qualunque professore e
sembra la reazione che la Curva Nord ha subito dopo un gol
del Bari: urla, imprecazioni, areoplanini di carta ovunque.
Da questo si potrebbe capire che gli studenti odino dal profondo del loro cuore i professori; beh, non è così. Anche con
loro passiamo anni interi, è impossibile non affezionarcisi.
Magari non si può dire che gli si vuole bene (sì, non si può
dire, è contro l’etica di ogni studente!), però diciamo che ci
mancherà la loro voce o il loro sguardo alla fine dei cinque
anni. Come tutti sappiamo, alla fine del liceo ci sono i fatidici esami di stato, coronamento di un quinquennio favoloso.
La classe arriva a questo momento molto spesso rivoluzionata rispetto al primo anno: molti non ce l’hanno fatta, chi
per sua volontà, chi per un “volere superiore“, forse divino. Comunque si arriva alla maturità, e di ciò non vi posso
raccontare perché è un evento che sto aspettando anch’io.
Perciò GODETEVI questi anni fantastici fra liti, discussioni, amori, interrogazioni, spiegazioni e amicizie fra quei
banchi che quando crescerete vi sembreranno da lillipuziani.
Impressioni di Gennaio
Un racconto di Filippo Parisi III F
Guardo il fondo della via. È sera. Un palazzo, stagliato sotto il cielo rosso. La luna,
dietro le nubi, è sempre lì, con le sue due
metà, così misteriosa, così lontana, appena la s’intravede. Cammino tra la gente,
manichini che popoliamo i marciapiedi,
mossi da un volere superiore, spinti da
una qualche forza che ci è sconosciuta.
Facce di carta, espressioni disegnate, già
utilizzate. Rappresentano una realtà falsa, uno stereotipo che non ci appartiene.
Coperti dal mantello della mediocrità,
come fantasmi incatenati al peso dell’ipocrisia, avanziamo nel buio dell’ignoranza.
Tendiamo le mani ad un futuro che è già
scritto da altri, non da noi. Mai da noi.
A fatica la nostra voce cerca una via per
esplodere, per far conoscere la sua esistenza, per non essere l’ennesimo suono vuoto nell’infinito caos dell’eternità.
Emergiamo dalle acque oscure della realtà e come serpenti strisciamo verso il baratro oscuro che ci è prossimo. Anime perse, ormai, rifugiate
nella speranza del domani. Un domani sempre simile a ieri. Ci
sputano addosso da tempo, e continuiamo a permetterglielo.
Siamo frutti acerbi restii a cadere per paura di farci male,
angeli con le ali spezzate ancora prima di intraprendere il primo volo. Attraccati nel nostro limbo d’incoscienza, non abbiamo le chiavi per liberarci dalla catena.
A stento ci si riesce a vedere nella nebbia. Siamo tutti lì, viaggiatori in direzioni ostinate, senza apparenti precise destinazioni.
Come cani corriamo dietro la nostra coda, e torniamo sempre
lì dove siamo partiti. I cuori scandiscono i battiti del tempo,
per alcuni lento, per altri veloce, al punto che certe volte una
vita sembra compresa nello sbattere di ciglia. Il lento morire
di una voce nella tetra tempesta di un concerto di rumori.
Intorno il silenzio, tutti guardiamo il cielo, sfiorandoci le
mani. Hanno paura, li sento. Pregano, in silenzio. La preghiera è l’unica cosa che li rende sicuri. Gli basta guardare in
alto per sapere che c’è qualcuno che li protegge. Sorrido.
Dio, l’unica cosa di cui non dovrebbero essere così sicuri.
Poi si ritorna a camminare, ora più sicuri. Tutti paiono più
felici, più carichi, persino il cielo sembra essersi fatto sereno.
Ora ritorno a vedere la luna. Mi sorride a modo suo, beffarda.
I lampioni d’improvviso si spengono. Rimaniamo al buio. Ritorna l’insicurezza.Tutti fermi, in ansia. Aspettano la salvezza,
che qualcuno li salvi e li porti con sé. Aspettano di vincere la
lotteria di cui involontariamente hanno comprato il biglietto.
Rumori intorno. Al buio tutto è concesso. Degli animi anarchici ne approfittano per dire la loro.
Silenzio all’interno del cerchio che hanno formato. Un
silenzio surreale. Vi prendo parte. Qualcuno piange, è
stanco. Altri si abbracciano con espressioni tristi e inutili. Attendono. Cosa, poi, non lo sanno nemmeno loro.
Ancora adesso rivivo quel buio. Molti altri anche, penso. Molti si sentono persi, così stanchi di vivere da non
volerne più sapere, da voler cercare una via di fuga. Ancora adesso aspettiamo, tutti, anche chi non l’ammette.
Chiamatele, se volete, emozioni, perché questo sono.
Non date loro una spiegazione se non la trovate. Chiamatele opinioni, perché sono anche questo. Non dategli alcun nome, se questo più v’aggrada. Ritenetele inutili, e ciò vi basterà a capire. Allora sarete coscienti.
13
Un salto nell’ambientazione fantasy-medievale del “signore degli anelli”
Gioco di ruolo dal vivo, la fantasia nella realtà
Una rappresentazione teatrale senza l’obbligo di seguire un copione
Il mondo magico popolato da vanitosi elfi, possenti orchi
e abili condottieri diventa realtà. “immagina un’opera
teatrale, in cui gli attori non hanno copioni ma improvvisano a seconda del carattere del proprio personaggio,
con una linea di storia da seguire e tutta la libertà di crearne di proprie.”- è cosi che un giocatore della nuova
campagna “Guerre del caos”,a cui sta lavorando da sei
mesi l’associazione del gioco barese (A.G.B), definisce
il gioco di ruolo. Il barbaro gretto e manesco oppure
il cavaliere elfico, il giocatore ha la libertà di scegliere cosa far fare al proprio personaggio senza obbligo di
seguire un copione scritto. Un salto nell’ambientazione
descritta da Tolkien nel “Signore degli anelli”, in cui tutto ciò che ci hanno sempre proposto videogames come
World Of Warcraft oppure giochi di ruolo da tavola come
Dungeons&Dragons accade realmente. Gli eventi si
svolgono la maggior parte delle volte in foresta dove i
giocatori interpretano il proprio personaggio che ha degli obbiettivi, che possono essere personali, di gruppo,
14
di Maria Loconte IV G
di fazione e che lo coinvolgono nella storia di base grazie
all’interazione con altri personaggi. L’hobby del gioco di
ruolo dal vivo è fondato sul
divertimento che dipende dal
coinvolgimento a livello di recitazione dei giocatori a cui viene chiesto solo di rispettare poche regole per garantire il corretto svolgimento
del gioco. Dal grande mago, all’abile combattente: i
giocatori interpretano le abilità del proprio personaggio
“incantando” oppure combattendo con spade di materiale innocuo ma di forte impatto visivo. A Bari il gioco di ruolo dal vivo è diffuso da più di dieci anni e con
la nuova campagna “guerre del caos” sta crescendo la
voglia dei ragazzi ad accostarsi a questo hobby originale, in sei mesi di attività il sito della campagna www.
guerredelcaos.com ha raggiunto diecimila visite, segno di una costante crescita del gioco di ruolo dal vivo.
Il 15 marzo si è festeggiata “la giornata mondiale
della
lentezza”. Vivere con lentezza dovrebbe
essere un traguardo per tutti perché la fretta, gli affanni
quotidiani peggiorano la qualità della vita. Tante, infatti,
sono le malattie collegabili
allo stress. Apparentemente è il mondo degli adulti ad
essere più affannoso: tutti
corrono perché si sentono
perennemente in ritardo e
difficilmente riescono a portare a termine i mille impegni
che assumono. Da ciò dipende quel senso d’insoddisfazione che li rende così irascibili.
Se penso a mio padre credo
che neanche in ferie stacchi
mai la spina e se non c’è il
lavoro ci sono i nervosismi legati ad esempio all’impossibilità di parcheggiare in centro
o altro. Non credo di averlo
mai visto in giornate “lente“;
i suoi ritmi oramai sono quelli
infatti non riesce a rilassarsi.
Mia madre poi è continuamente ossessionata dall’ordine e dalla pulizia della casa,
un lavoro da casalinga che
però non ha scelto e che non
la fa sentire appagata, anche
se quasi per auto-convincersi
mi ripete continuamente che
adora fare la mamma. Lei
“Giornata della lentezza”
comunque ha delle giornate
della lentezza e sono quelle in
cui fa volontariato in un ospedale del quartiere San Paolo.
Toccare con mano sofferenza, solitudine e malattia le fa
apprezzare meglio ciò che comunque la vita ci regala ogni
giorno. Lei ha scelto di dedicare delle giornate, parte del
suo tempo a chi ne ha bisogno. E’ portata così a sdrammatizzare i nostri piccoli problemi familiari e ad essere più
comprensiva. Ed è di solito in
queste giornate che preferisco comunicarle alcune mie
scelte che normalmente non
condividerebbe o confidarle un brutto voto a scuola.
Ma non è solo il mondo degli
adulti ad essere troppo veloce. Se noi ragazzi ci osservassimo dal di fuori ne verrebbe
fuori un’immagine raccapricciante: non ci guardiamo
nemmeno negli occhi perché
concentrati sul telefonino,
impegnati a pigiare con velocità incredibile i tasti del cellulare. C’è pure chi si mette le
cuffie alle orecchie e accende
l’Ipod per un isolamento assicurato. Nessuno ha più voglia
di ascoltare, di comunicare in
maniera diretta i propri sentimenti e le proprie idee. Ma
anche noi giovani viviamo
sotto pressione. In questo
periodo mi sento così stanca che se avessi la possibilità
inserirei il pilota automatico.
Le mie giornate sono parti-
colarmente dure: mattina a
scuola, spiegazioni, compiti a
casa, corso di lingua straniera
e altre attività che si svolgono allo Scacchi, poi ci sono le
lezioni di danza alle quali non
si può mancare perché siamo
in fase di preparazione saggio….. la lista sarebbe ancora
lunga e sembra impossibile
inserire il riposo tra le tante
cose da fare. E’ vero che il
lavoro nobilita l’uomo ma il
riposo dovuto anche! Sarebbe bello poter decidere delle
mie giornate, invece sembra
che sia il tempo a modellarmi
secondo la sua forma. Non è
mancanza di organizzazione:
ho già eliminato i tempi morti della TV ( quest’anno non
sono riuscita ad appassionarmi a nessun programma
); forse guadagnerei qualche
ora non connettendomi a fb,
ma come si può rinunciare
a curiosare sulle bacheche
alla ricerca dei link in cui riconoscersi? E poi è così bello
salutare e scherzare con gli
amici anche negli orari impossibili. Senza pc sarebbe
come vivere fuori dal mondo. Per me la giornata della lentezza corrisponde ad una sta-
gione intera: l’ESTATE! Avere
il tempo di prendere la mia
adorata bici, leggere un buon
libro ma soprattutto andare
al mare. Come mi manca!
In queste giornate dai ritmi
così forti vorrei essere su una
spiaggia a guardare le onde
che come me, affrontano
continuamente le alte e
di Adriana Di Rienzo 1B
basse maree. E’ d’estate che
riesco ad assaporare tutto ciò
che la vita può offrire come
ad esempio la natura, le nuotate in compagnia, le serate
tra amici.. Credo purtroppo
che almeno per quanto mi
riguarda l’adolescenza sia la
fase della vita in cui non ci
si può permettere di essere
lenti se non si vuole essere
un passo indietro rispetto agli
altri. L’infanzia invece è solitamente per tutti una fase in
cui tutto è semplice e “lento”:
videocassette della Disney,
giochi, minimi impegni e punti
di riferimento sicuri. Nell’adolescenza tutto cambia i sentimenti sono veloci, superficiali. O forse sono io strana:
quando qualcuno mi dimostra
amicizia o addirittura amore,
penso che non ci sia nulla di
vero. In realtà mi prende la
paura che tutto finisca e preferisco io stessa distruggere
quell’amore o quell’amicizia.
Vorrei vivere in modo più
lento e fermare quella che
a volte mi sembra una folle
corsa, vorrei eliminare le attività falsamente utili che mi
sembrano indispensabili, ma
che invece non mi fanno apprezzare i momenti migliori
della vita. Se
mi
soffermo
a
riflettere,
forse ci sono
degli
impegni quotidiani
che non mi
arricchiscono
e che mi sottraggono del
tempo prezioso. Sarebbe il caso di rallentare i miei ritmi, recuperando forze ed energie per
le persone con cui sto bene. 15
Percezione dello straniero nell’arte e nella società civile
Stranieri in rivolta
Come l’uomo può ribellarsi alla condizione di straniero?
“A volte fermarsi, pren- bile di chi minaccia l’odine
dere radici, sembra una immutabile precostituito.
scelta necessaria” come Il popolo tedesco frusammetteva
sconsolato trato dalla superiorità
l’Anguilla de “La luna e i di un’Europa più forte,
falò”; per immaginare an- sconvolto dal dolore di
che in un singolo istante di una guerra terribile, consentirsi parte di qualcuno o segnò il potere nelle mani
qualcosa; per sentir scor- di Hitler condannando gli
rere il sangue gemello del ebrei alle camere a gas.
compagno o del vicino. Il dileggio del forestiero
non è dunque niente più
che una valvola di sfogo:
L’estraneità, come la paz- la violenza verso il diverso
zia, non è una condizione è il tentativo di riversare
esistenziale valida di per all’esterno l’odio matusé. E’ il mondo che marchia rato negli anni, il “sozzo
a fuoco con il timbro in- carico di male” (Buzdelebile del rifiuto chi non zati) che ognuno si tiene
si conforma al gusto del dentro da troppo tempo.
tempo ribellandosi agli usi Se invece è il diverso a
e ai costumi, all’ideologia non riuscire ad integrarsi, a
o alla religione dei più. condividere gli ideali della
Da sempre poco propensa propria realtà sociale, la
all’innovazione, ai cam- reazione naturale diviene
biamenti netti, radicali, la quella dell’autoesclusione,
società moderna si pone della fuga nella torre
in maniera ostile di fron- d’avorio. Cesare Pavese
te all’integrazione di chi morì suicida perché incaporta con sé un orizzonte pace di accettare il monculturale diverso dal pro- do borghese giudicato
prio, senza dubbio il mi- estraneo, privo di senso.
gliore, quello perfetto. E’ “L’uomo in rivolta” di All’etnocentrismo, la fobia bert Camus getta un fascio
del diverso, il timore di di luce sulla condizione
chi busserà alla porta del dell’uomo moderno di
vicino chiedendo aiuto in fronte ad un tale sconvolun’altra lingua, con occhi gimento sociale e morale.
diversi, gli occhi dell’esule, Il diverso non può confordel diverso, del malato. marsi alla massa congeNel novecento l’esclusione lata nella ricerca forsensociale ha portato ad una nata del denaro, intorpidita
crisi esistenziale profonda dall’egoismo perenne, e
delle coscienze, a cui seg- si rifugia nel proprio uniue la distruzione inevita- verso suonando i tasti di
legno di un pianoforte la
cui melodia non può essere
16
di Alberto Donadeo IV G
udita dalla gente comune.
La riconciliazione con il
diverso si staglia a partire
dal ritrovato equilibrio
con la propria interiorità.
L’uomo deve uscire dalla
condizione di alienazione
ed egoismo e amare lo straniero che “è il suo stesso
Io”(Dean Walcott, “Mappa del Nuovo Mondo”)
La coscienza moderna e
le arti devono aprirsi al
cosmopolitismo,
capire
che l’estraneità non esiste
di per sé, ma si impone
nella misura in cui l’uomo
non è in grado di condividere l’esperienza umana
con l’Altro, uniti nel dolore, nell’espressione, in
vista di una felicità spiri-
tuale e materiale, di un
senso umano di solidarietà.
L’esempio della Venerina nelle “Novelle per un
anno” di Pirandello (“Lontano”, 1908), prostrata
di fronte al dolore di due
compagni stranieri, partecipe della scena oltre
l’indifferenza della madre
impaurita, rende la grandezza di un’umanizzazione
della cultura in grado
di svegliare la coscienza dell’uomo moderno, finalmente libero.
Le avventure della Sagrada Familia
di Angela Casavola III B
Ci sono voluti ben 127 anni per erigerla, e una sentenza di 5 giudici di Madrid per la sua potenziale distruzione.
Il 7 novembre di quest’anno, Papa Be- zie alle donazioni dei fedeli all’ “Asso- gegneri di tutto il mondo si sono mobilinedetto XVI si recherà a Barcellona per ciazione dei devoti di San Giuseppe”, tati osteggiando pesantemente questa deconsacrare, e rendere ufficiosamente ter- committete stesso dell’opera. Inoltre, cisione? L’ultima parola alla burocrazia.
minata, la Sagrada Familia. Per quella essendo solo la facciata della Natività Anche questa volta, dunque, gli intedata la navata centrale della basilica sarà completata, si è dovuto ricorrere a ri- ressi hanno prevalso sul buon senso,
coperta, ragion per cui molti proclama- costruzioni al computer sulla base dei e adesso non ci resta che vedere come
no conclusi i lavori della chiesa-simbolo pochi disegni pervenutici, per com- andrà a finire questa folle situazione.
della città spagnola, non sapendo che pletare le altre due entrate e l’interno,
occorrono ancora 15-20 anni, a sentire e dopo tutto questo, rischiamo di far
l’arcivescovo barcellonese Lluìs Martì- rivoltare il povero Gaudì nella tomba!
nez Sistach, per un ultimo “labor limae”. A seguito dei lavori per la costruzione
Ma come si può dichiarare completata della linea ferroviaria Tav tra la città caun’opera i cui progetti originali sono talana e il confine francese, nel 2006 il
andati perduti? Ebbene, dopo la morte consorzio Ave (Alta Velocidad���������
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) ha stadi Antoni Gaudì, artefice della colossa- bilito lo scavo di un tunnel a soli 4 mele opera, durante una feroce guerra ci- tri dalle fondamenta della basilica. Ma
vile scoppiata in Spagna in quegli anni, “Niente paura!” ci rassicurano. Per proi repubblicani appiccarono un incen- teggerle sarà realizzato un muro lungo
dio allo studio dell’architetto catalano, 240 metri e alto 40 prima dello scavo.
distruggendo grand parte dei disegni. I giudici hanno rassicurato l’opinione
Per più di un secolo si è lavorato a que- pubblica che le vibrazioni dei lavori e
sto ciclopico progetto, portato avanti dell’alta velocità, non causeranno alcun
senza finanziamenti statali, ma solo gra- problema; perché, allora, architetti e in-
SOS AMBIENTE: ecco cosa possiamo fare!
Ormai liste di questo tipo sono presenti ovunque, quindi, non ho la pretesa di dir nulla di nuovo. Credo però nel bombardamento mediatico
che ha funzionato fin troppo in situazioni non proprio “a fin di bene”,
speriamo accada lo stesso per la salvaguardia dell’ambente. Quello
che manca anche oggi è il senso di responsabilità in ognuno di noi e
l’attenzione che dovrebbe seguirne in ogni momento della nostra vita.
Ecco una delle tante liste, rivolta agli skakkisti (siamo 1600: facciamo
la differenza!), per iniziare con il proprio impegno:
-Ascensore: siamo tutti sotto i vent’anni, abbiamo un organismo nel
pieno delle sue funzioni motorie, usiamo le scale! (Ogni volta che non
usiamo l’ascensore risparmiamo circa 0,05 kw e perdiamo più di 3,5
kCal/min)
-Buste, bustine: ogni acquisto comporta un sacchetto di carta o plastica che finisce in accumulo in qualche mobile o viene buttato subito dopo il trasporto sino a casa. Usiamo le shopping bag! Ormai
(vista la campagna intrapresa da alcuni ipermercati) se ne trovano di tutti i tipi. ( In Italia consumiamo più di 400 sacchetti a testa
ogni anno e ognuno di questi ci mette più di 500 anni a degradarsi)
-Acqua: tenetela chiusa mentre vi lavate i denti e vi insaponate, preferite
docce veloci( 20-80 litri) ai bagni rilassanti a vasca piena (fino a 200 litri)
-Mezzi di Trasporto: usate i mezzi pubblici, la bicicletta e le vostre gambe ogni volta che potete! (Un’auto, conforme alle nuove leggi, emette in media 153,5 gCO2/km)
-Stand-by: da evitare in tutti i casi per tutti gli apparecchi; è uno degli sprechi più inutili!(un Pc in questo stato consuma in media 15Kwh)
di Viviana Sebastiano IV P
-Luci: quante volte capita di lasciarle accese senza motivo? D’estate si
potrebbe rimanerne senza sino alle 20.00!
-Organico: sembra strano, ma bucce, ossa e rifiuti alimentari vari possono essere utilizzati come concime naturale. Fertilizzante al 100%!
(consultate il sito per un buon compostaggio http://www.compost.
fareverde.it/compostaggio.php)
-Imballaggi: in questo campo ognuno di noi potrebbe agire in maniera
davvero incisiva dimezzando lo spreco di carta, vetro e plastica. I piccoli accorgimenti riguardano la diminuzione al minimo dei rifiuti schiacciando bene e togliendo tutto lo spazio all’aria nei nostri contenitori e
bottiglie. Altro passo importante da fare è evitare, (per esempio a scuola) di acquistare quotidianamente la nostra bottiglietta di acqua e portare
da casa una borraccia (il che comporterebbe anche un risparmio economico! 0,30cent´90gg di scuola) anche se ancora pochi, sono in vendita
detersivi sfusi, bagnoschiuma e shampoo in confezioni per ricaricabili.
Questo significa comprare una volta l’imballaggio e utilizzarlo finchè
possibile per lo stesso prodotto. Assicuratevi che tutte le confezioni
dei prodotti che acquistate siano riciclabili.
Ci sono altri millemila modi per agire in favore dell’ambiente, cercateli, informatevi
e fate anche voi qualcosa per sentirvi parte
di quella macchina ecologica che ha capito cosa significa il Rispetto.
17
La Buona Novella
Oggi più che mai, a poca distanza dalla dichiarazione con cui
qualche devoto illuminato della
santissima chiesa cattolica (la
quale a breve tenterà di far risorgere il Sacro Romano Impero o
proporrà di proclamare il latino
lingua nazionale) ha identificato la causa di atti pedofili nella
piaga dell’omosessualità, un
aiuto importantissimo per comprendere orrori ed ipocrisie del
cattolicesimo giunge dal genio
di Faber. La Buona Novella è,
per chi non lo conoscesse, uno
dei migliori LP della produzione di Fabrizio De André, un
concept album nato dalla lettura e dall’accuratissimo studio
del Protovangelo di Giacomo
e del Vangelo arabo dell’infanzia (entrambi apocrifi). Non
bisogna farsi trarre in inganno
dal titolo: altro che catechismo! Riporto qui un intervento
dello stesso De André a proposito dei fraintendimenti con
cui l’album dovette scontrarsi:
« Nel 1969 scrivevo La buona
novella. Eravamo in piena rivolta studentesca; i miei amici,
i miei compagni, i miei coetanei
hanno pensato che quello fosse
un disco anacronistico. Mi dicevano: “cosa stai a raccontare
della predicazione di Cristo, che
noi stiamo sbattendoci perché
non ci buttino il libretto nelle
gambe con scritto sopra sedici;
noi facciamo a botte per cercare
18
di Valerio Iacovone IV P
di difenderci dall’autoritarismo del potere, dagli
abusi, dai soprusi.” ....
Non avevano capito - almeno la parte meno attenta di loro, la maggioranza
- che La Buona Novella è
un’allegoria. Paragonavo
le istanze migliori e più ragionevoli del movimento
sessantottino, cui io stesso
ho partecipato, con quelle, molto più vaste spiritualmente, di un UOMO
di 1968 anni prima che proprio
per contrastare gli abusi del potere, i soprusi dell’autorità si era
fatto inchiodare su una croce, in
nome di una fratellanza e di un
egualitarismo universali. […]
pici della sua abilità di cantastorie) la tenerezza con cui Maria
e Giuseppe si abbracciano dopo
essere stati separati per quattro
anni e la disperazione delle madri di Tito, Dimaco e Gesù che
assistono alla straziante morte
dei rispettivi figli. Le parole che
le madri dei due ladroni rivolgono a Maria non potrebbero
essere più lontane dalla rigida
interpretazione della Chiesa:
«con troppe lacrime piangi Maria, solo l’immagine di un’agonia, sai che alla vita, nel terzo
giorno, il figlio tuo farà ritorno,
lascia noi piangere un po’ più
forte chi non risorgerà più dalla
morte». La stessa Vergine dice
al figlio morente: «se non fossi
to liturgico che incita a lodare
l’uomo-Gesù non in quanto figlio di un dio ma in quanto figlio
dell’uomo e quindi fratello, fornisce la chiave di lettura dell’intera opera: subordinando il
piano religioso De André ci voleva ricordare che ciò che rende
Cristo un modello da emulare,
ossia le sue virtù - ad esempio
la compassione - sono caratteristiche dell’uomo in quanto tale
prima di essere del uomo cattolico, cristiano, musulmano o altro. È dunque proprio in questo
periodo in cui la chiusura della
Chiesa rischia di sfociare in un
cieco fondamentalismo che La
(laica) Buona Novella ha ancora
molto da insegnare e si propo-
Gesù è stato l’UOMO più rivoluzionario di tutti i tempi»
Attraverso La Buona Novella
De André (da ateo) operò un
analisi tuttora originale della
vita di Cristo ponendo l’accento più sull’aspetto umano ed
emotivo che su quello religioso
e spirituale. Sono indicativi in
questo senso Il Sogno di Maria e
Tre Madri. In questi brani l’autore riesce a “raccontare” con
estremo realismo e fortissima
tensione emotiva (aspetti ti-
stato figlio di Dio, t’avrei ancora
per figlio mio» spingendo l’importanza religiosa di Cristo in
secondo piano rispetto all’umanissimo amore materno. Ne La
Via della Croce, inoltre, il figlio
di Dio è definito come “colui
che perdonò a Maddalena, colui che con un gesto, soltanto
fraterno, una nuova indulgenza
insegnò al Padreterno”. Il brano
di chiusura, Laudate Hominum
(antitesi dell’iniziale Laudate
Dominum), una sorta di can-
ne come efficacissimo rimedio
all’inarrestabile diffondersi di
una produzione musicale sempre più insensata, vuota e fondata solo sulle logiche di mercato.
MUSE! Feeling good
Se dovessimo chiedere a
qualcuno quando inizia un
concerto la risposta più ovvia
sarebbe: quando i musicisti
salgono sul palco e cominciano la loro esibizione. Per
me non è stato così: tutto è
iniziato, senza esagerare, sei
mesi prima, quel caldo giorno di giugno in cui mi ritrovai con il biglietto fra le
mani. Già da allora percepivo quella strana tensione
che accompagna gli eventi
importanti della vita e, tenendo il biglietto che mi
avrebbe permesso di varcare la soglia del Futurshow
Station a Bologna, provavo già emozioni forti, ansia ed impazienza per quel
concerto che aspettavo da
tanto tempo: è sempre stato il sogno della mia vita,
perché ho sempre seguito
il gruppo inglese e vedendo le immagini dei loro
bellissimi live, ho sempre
sognato di essere uno di
quei puntini eterogenei
ogni tanto inquadrati che
erano lì per una cosa sola,
l’amore per la musica. Poi
la vita scorre lentamente e
quasi ti dimentichi di quella data… poi, quando manca poco, improvvisamente
dici: “Hei, il 21 Novembre è quasi arrivato, quanto
è passato in fretta il tempo”.
Un attimo prima eri nel pieno dell’estate e quasi non ci
credevi che di lì a sei lunghi
mesi proprio tu saresti diventato uno di quei tanti puntini
che compongono il pubblico
ed un attimo dopo ti ritrovi
alla vigilia del concerto e la
tensione non ti fa dormire
tranquillo però sei felice! E
così dopo una notte passata
sul dormiveglia e qualche ora
di viaggio ero a Bologna e si
prospettava una lunga giornata, aspettando il concerto
quella sera, mi ero organizzato la giornata come se fossi andato a Bologna per una
gita turistica, ma pur essendo
Bologna una bellissima città
a me sconosciuta, non mi at-
ne ed assurde mi circondavano: eravamo tutti accomunati
da un unico fattore: la voglia
di vivere quell’emozione fino
in fondo. Così le ultime ore
preconcerto passarono tra
una chiacchierata e l’altra,
falsi allarmi e spinte varie,
quando ad un certo punto,
il momento era arrivato, il
tirava il mio pensiero non faceva che cadere solo sul concerto, provavo ad immaginare come sarebbe stato, varie
ansie e fobie mi coglievano,
da quella di dover prendermi
un bel posto a quella di far attenzione a non perdere il biglietto. Così con larghissimo
anticipo eccomi lì di fronte
alla struttura a forma di pallone, non ero il primo: i tre ingressi erano già pieni di gente
a fare la fila, le facce più stra-
rumore dei cancelli che si
aprivano, il respiro mi veniva quasi a mancare, la gente
impaziente spingeva qui e lì,
“uno alla volta” gridarono gli
addetti al controllo biglietti,
così uno alla volta passato il
controllo, iniziammo la corsa, la corsa al posto migliore, ma forse quella corsa non
era generata dalla voglia del
posto migliore ma dall’impazienza e dal carico di emozioni; così arrivato con il fia-
di Gaetano Capriati IIIC
tone sotto il palco, mi fermai
a pensare che ero lì ormai e
nulla avrebbe potuto togliermi quei momenti. Presi un
posto buono e mi preparai a
vivere quegli ultimi strazianti minuti, presto il palazzetto
fu colmo di gente, presi una
bottiglia d’acqua, vedevo intorno a me diversa gente con
birra ed alcolici in mano, io
no, ero lì per ubriacarmi, ma
di musica, e volevo essere sobrio per godermi fino in fondo ogni sfumatura di quelle
emozioni che avrebbe assaltato di lì in avanti. Dopo diversi applausi a vuoto e cori
incoraggianti, ecco aprirsi il
sipario: “Ci siamo” pensavo
fra me e me, la mia vita sembrava essere appena iniziata:
buio, silenzio, poi i tre parallelepipedi che formavano la
scenografia si illuminarono,
un boato del pubblico, ecco
il suono del basso potente
di Chris, l’attacco di batteria
di Dom, ecco i MUSE! Con
un gioco di luci e movimento ecco le loro sagome Matt
alla mia sinistra con degli occhiali a led intermittenti che
lo rendevano quasi magico,
Dom al centro e Chris con la
sua eleganza alla mia destra
il più vicino dei tre; e in un
attimo, prima che me ne rendessi conto, nel Futurshow
si scatenò l’inferno: la gente
impazzita saltava e si mescolava con gli altri, l’adrenalina
nel mio corpo aumentava in
maniera esponenziale, al ritmo diel primo pezzo suonato,
“Uprising”, e in un attimo mi
resi conto di essere diventato uno di quei famosi puntini
19
che riempono un palazzetto
per la propria passione, così
ci si mescolava saltando,
spingendosi e così balzai di
qua e di là per il palazzetto,
cantando a squarcia gola. Le
canzoni si succedevano una
dopo l’altra, mani alzate, urla,
cori tra il pubblico, e l’unica
cosa a cui riuscii a pensare fu
“chissà come ci sente ad essere Matthew Bellamy e vedere tutta quella gente lì solo
per lui e per la sua
musica”. E in un
attimo mi ritrovai
senza fiato, il mio
corpo si muoveva
ormai per inerzia;
però ero davvero
felice, la musica
mi aveva svuotato
di ogni pensiero
e preoccupazione
e mi aveva caricato di emozioni
e adrenalina, mi sono sentito davvero vivo, ho provato
cose che non avevo mai provato prima, ho capito cosa
vuol dire realizzare un sogno
e in men che non si dica la
scaletta era stata quasi interamente eseguita, tutto passava
così velocemente, ma in realtà quelle due ore di concerto
sono durate nel mio cuore
molto più dei precedenti sei
mesi di attesa, anzi, di tutto il
tempo trascorso dal la prima
volta nella mia vita in cui ho
ascoltato la prima canzone
dei Muse. Il concerto era finito, e la sensazione è molto
simile a quella dell’ebbrezza,
non riuscivo a rendermi conto che tutto ormai era andato, non riuscivo neanche a
realizzare dove mi trovassi e
pensai fosse il momento migliore della mia vita. Quando
il palazzetto era ormai vuoto, carico ancora di adrenalina, uscii a prendere un po’
d’aria e decisi di comprarmi
una maglietta dei Muse, nella speranza che indossandola
potesse riempirmi delle stesse emozioni di quella sera,
ero stanchissimo, andai in
aereoporto aspettando di tornare a Bari ma non dormii
neanche un minuto, avevo
ancora il battito cardiaco accelerato e nella testa un grido
incessante “MUSE, MUSE,
MUSE”. L’unica cosa a cui
riuscivo a pensare era “feeling good” (che è non a caso
il titolo di uno dei pezzi del
gruppo inglese). L’adrenalina
è andata via con il passare del
tempo, ma ora, solo ascoltando i Muse, ripenso a quel
giorno,quando ho indossato
quella maglietta e mi travolge
un misto di emozioni dall’eccitazione alla nostalgia, tanto
forte da voler rivivere l’esperienza, come se una parte di
me quel giorno sia rimasta
intrappolata, e continui a
rivivere una delle emozioni più belle della mia vita!
Let the Sunshine, Let the sunshine in, the sunshine in!
E sulle note di Oh Happy Day, I Will Follow Him e The Age
of Aquarius, quest’anno a marzo è ritornato il coro della
scuola ‘SkakkiSoulVoice(s)’ in una nuova veste, moderna e
con tantissime novità.
sottili dei Soprani alla potenza di quelle dei Contralti cercando di rendere il tutto il più armonioso possibile. E diciamo
pure che c’è ancora molto da fare in questo senso, ma così
come dice il proverbio, chi ben comincia è a metà dell’opera. E meglio di così sicuramente non potevamo iniziare.
Numerosi sono stati i volti nuovi aggiuntisi alle vecchie
conoscenze ed è stato sorprendente vedere Tenori e
Bassi (meglio noti come Cadaveri: ci manca solo che si
mettano a ballare Thriller di Michael Jackson con uno
scheletro disegnato sulla maglietta) cimentarsi in canzoni che hanno fatto la storia della musica internazionale.
Ormai quest’anno è andato, e dopo le Giornate dell’Arte Interna ed Esterna l’avventura del SkakkiSoulVoice(s) termina
così. Ma quasi certamente riprenderà l’anno prossimo e l’unica speranza è quella di sentire tante nuovi voci che andranno
ad ampliare il vasto panorama canoro della nostra scuola.
Ma sicuramente la nuova più entusiasmante di quest’anno
è l’arrivo di Fabio Lepore alla conduzione del timone di questa nave di cantanti in erba. Maestro di canto alla scuola ‘ Il
Pentagramma’ di Bari e cantante lui stesso, ha dovuto
unire la dolcezza delle voci
20
Quindi per qualsiasi informazione e se volete ricevere maggiori informazioni sui vari incontri, potrete trovarci su Facebook al profilo ‘SkakkiSoulVoice(s)’ .
All’anno prossimo!
Antonella Pagano IV P
Ciao, ragazzi! Iniziamo con le presentazioni: chi siete e
da dove venite.
Ciao! Siamo Ermal, Dino, Lele e Johnny…la Fame di
Camilla al completo e veniamo da Bari.
E’ dal 2007 che suonate insieme. Com’è nato il vostro
gruppo, e a chi vi ispirate?
La nostra band è nata da un incontro casuale avvenuto
in un negozio di strumenti musicali e ci ispiriamo alla
scena rock nordeuropea e italiana.
Il vostro sound è abbastanza innovativo nel panorama
musicale italiano. Vi aspettavate tutto questo successo?
Il nostro sound è il risultato della nostra personale ricer-
ca e siamo contenti che sia sempre più apprezzato.
Il singolo che vi ha lanciato alla ribalta si intitola
“Storia di una favola”. Direi che calza a pennello con la
vostra esperienza…
“Storia di una favola” rispecchia, nel “titolo”, il nostro
cammino fatto di sacrifici e difficoltà. Questo è per noi
un bellissimo momento ricco di soddisfazioni.
Fino ad ora avete rilasciato due album. Quali temi vi
piace toccare con le vostre canzoni?
Tutti quelli legati all’animo umano in tutte le sue
sfaccettature, o almeno di tutte quelle di cui siamo a
conoscenza. Infatti il nostro album “Buio e Luce” è un
percorso attraverso questi stati d’animo, ed è pregno
della nostra esperienza diretta.
Una canzone a cui siete particolarmente legati.
Siamo legati a tutte le nostre canzoni, ma in particolar
di Federica Loiacono V I
modo a “Come il sole a mezzanotte”. E’ l’unica che
dedichiamo anche a noi stessi ogni volta che suoniamo.
Capitolo Sanremo: come valutate la vostra partecipazione al Festival?
Bella, un’esperienza che ci ha lasciato molto e ci ha
permesso di arrivare a molta gente rapidamente.
Apparizioni televisive, concerti in giro per l’Italia, in
pratica siete costantemente in viaggio! Com’è questa
“vita da camper”?
E’ come essere sempre in gita, un’esperienza faticosa e
al tempo stesso molto divertente.
A proposito di concerti, quali sono le vostre prossime
date? Verrete a trovarci qui
a Bari qualche volta?
Adesso siamo in tour in
giro per l’Italia, ma controllate il sito ufficiale
(www.lafamedicamilla.
com) perché presto suoneremo qui in casa...
Progetti per il futuro?
Il tour ci vedrà impegnati
fino a fine anno. Poi ci
chiuderemo in studio per
realizzare il nostro prossimo album.
Qui a scuola ci sono molti
ragazzi che suonano in
gruppo e che magari
vorrebbero intraprendere
il vostro stesso percorso.
Avete un consiglio per
loro?
Suonare, suonare e suonare. Solo in questo modo si
capisce la giusta direzìone da prendere perchè ciascun
artista ne ha una diversa.
Ok ragazzi, grazie mille per questa intervista e in bocca
al lupo per il futuro. Prima di salutarci però un’ultima
domanda: dato che circolano numerose “leggende metropolitane” in proposito, ci dite cosa significa davvero
il nome del vostro gruppo?
Evviva il lupo! Cercavamo un nome che rappresentasse il nostro modo molto istintivo di approcciarci alla
musica, perciò abbiamo ripreso un concetto filosofico di
Feuerbach che scriveva “l’uomo è ciò che mangia”.
Per quanto riguarda Camilla, rimarrà un segreto ancora
per molto…
21
Il territorio racconta...
e noi raccontiamo con il Cinema...
di Roberta Pagano I D
alla stesura di un soggetto sono molto complesse. Ma per
svolgere un buon lavoro ci sono delle regole che Michele, responsabile del progetto, ci ha insegnato come: non
pensare mai di essere migliori di qualcun altro raccontando la nostra storia,non giudicare le idee degli altri,che
siano altri colleghi o semplici personaggi del soggetto…
ma cosa più importante provare a scrivere una sceneggiatura sfruttando le prime idee che ci passano per la mente… Durante i primi incontri,partendo da una semplice
parola, come “Pub” ,dovevamo dire tutto ciò che ci pas-
Vi è mai capitato di essere seduti davanti ad uno schermo
e conoscere perfettamente ogni minimo particolare del
film che state vedendo? Molti diranno:”Certamente,leggo
la trama…è Semplicissimo…”. Altri invece diranno un semplice “No”. Io, invece, così come anche
altri,potremo dire per una volta di aver scritto noi la storia
o, nel gergo cinematografico, la sceneggiatura del film.
Infatti a Gennaio nel nostro amatissimo Liceo si è svol-
to un corso cinematografico per imparare alcuni segreti e modi di fare di coloro che “stanno dall’altra parte
della macchina da presa”. In molti hanno partecipato e
ciò dimostra che il cinema è un qualcosa che interessa
ancora i giovani;siamo stati divisi in gruppi in base alla
fascia d’età e ai nostri rispettivi interessi. Così, il corso si
è diviso: Regia, Scenografia, Sceneggiatura, Produzione.
Il corso, già svolto negli anni passati,ha come contenuto
principale la scoperta del territorio in cui viviamo,con le
sue caratteristiche, usi e costumi. Il lavoro di una sceneggiatore è molto difficile in quanto le fasi di preparazione
22
sava per la mente ma che indubbiamente avesse un senso
logico…E così è stato. Ne è uscita una piccola storia,
forse un po’ ingarbugliata ma che ci ha fatto capire in
pieno il lavoro che di lì a poco saremmo stati in grado di
compiere. Durante la stesura abbiamo tante volte cancellato ciò che avevamo scritto sia perché non tutti erano
d’accordo sia perché si allontanava troppo dal lavoro finale che dovevamo eseguire. È stato bello poter lavorare
tutti insieme e sentirsi, almeno per poco tempo, dei veri
e propri sceneggiatori…Diciamo che chiamarci “sceneggiatori” non è proprio indicato in quanto come Michele
ci ha dimostrato per diventare tali ci vogliono molti anni
di lavoro, sacrifici e soprattutto studio. Il corso, seguito
da una prof .ssa di lettere, ci è stato molto utile per imparare cose nuove e per approcciarsi con gli altri e con
quello che per noi era ancora sconosciuto. Ora non vi
voglio raccontare di cosa parla il cortometraggio che abbiamo creato,perché sarebbe come togliervi una sorpresa, ma non vi preoccupate, lo vedrete presto realizzato!
Alice nella città
Festival internazionale del film di Roma
Preparare un impasto
di film, attori, registi
e sceneggiatori con
un pizzico di una città
splendida, Roma. A
parte far soffriggere
divertimento,
forti
emozioni e amicizia.
Mescolare il tutto e
aggiungere un cucchiaio
di ragazzi appassionati
di cinema.
Questa è la ricetta per
vivere una esperienza
indimenticabile, quale è
stata quella del Festival
internazionale del film di
Roma.
Ragazzi da tutta Italia
sono stati selezionati,
dopo aver scritto una
recensione e aver tenuto
un colloquio, per poter
partecipare al Festival
nella sezione dedicata ai
giovani, Alice nella città.
Il concorso Alice nella
città è una sezione curata
da Gianluca Giannelli.
Costituito
da
12
lungometraggi, raccoglie
nel suo programma una
selezione internazionale
dedicata al cinema per
ragazzi. A giudicare e
votare questi film sono,
appunto, dei ragazzi,
divisi in due giurie: la
prima, che comprende
bambini tra gli 8 e i
12 anni, e la seconda,
caratterizzata da ragazzi
di età compresa fra i 13
e i 18 anni.
Il festival si è svolto dal 15
al 23 ottobre all’interno
dell’auditorium romano.
Le
giornate
erano
articolate tra visione
di film in concorso
-seguiti spesso dalla
possibilità di intervistare
la delegazione- e non,
incontri
con
attori,
registi e sceneggiatori
importanti (del calibro
di Beppe Fiorello, James
Ivory, Terry Gilliam,
Melissa
Rosenberg,
Alessandro Angelini e
tanti altri), discussioni
sui film visionati e red
carpet. Il tutto alternato,
di Ilaria Notaristefano IV I
ovviamente, a momenti
di svago e divertimento
che hanno contribuito
a
rendere
la
già
meravigliosa esperienza
ancor più sensazionale.
È
davvero
difficile
descrivere le emozioni
provate
in
questa
settimana
di
full
immersion nel cinema,
non solo per la loro
molteplicità,
ma
soprattutto per la loro
trionfante sul tappeto
rosso…credo che siano
tutte emozioni impagabili
e che davvero in pochi
possono vantare.
Se dicessi che quello
che ho appena detto ha
contribuito a conferire
appena la metà della
bellezza e del fascino
di questa esperienza,
forse mi prendereste
per pazza. Ma è la
verità… un “ingrediente”
stesso tempo. Ogni
ragazzo
cercava
di
capire attraverso rapide
occhiate con chi avrebbe
avuto a che fare. Dopo
questi primi minuti,
i primi coraggiosi si
lanciarono
all’attacco.
Iniziò, così, a crearsi quel
legame
meraviglioso
tra i giurati. È stata
un’amicizia comune, con
chi più e con chi meno,
ovviamente, ma tutti
intensità.
Avere
la
possibilità di vedere
film e poi poter fare
domande direttamente
al cast ti procura un
brivido e una eccitazione
unici. Camminare sul
red carpet in compagnia
di Richard Gere e poi
vedere il suo film,
“Hachiko, a dog’s story”,
seduti a pochi posti di
distanza, assistere alla
premiazione di Meryl
Streep e alla sua quasi
caduta prima di salire
sul
palco,
salutare
George Clooney, in dolce
compagnia di Elisabetta
Canalis, mentre avanza
fondamentale che ha
contribuito alla riuscita
sentimentale del festival
è stato il rapporto che si
è creato tra noi giurati.
Dire che tra i giurati si
è creato un “semplice”
legame di amicizia è
riduttivo. Il primo giorno,
mentre
aspettavamo
il bus che ci portasse
tutti al campus, dove
avremmo
trascorso
serate
splendide,
è
stato memorabile. Per i
primi minuti si potevano
apprezzare occhi in
continuo
movimento,
un gioco di sguardi
intenso ma dolce allo
stavano bene con gli altri
ed è questo l’importante.
È stata questa amicizia
così forte che ha fatto
sì che ai momenti seri
e di lavoro si potessero
alternare momenti di
svago e divertimento
unici ed indimenticabili.
È stata un’ esperienza,
l’ho ripetuto più volte,
ma serve a rendere
ancor meglio quello che
ho provato, intensa,
indimenticabile, unica e
meravigliosa.
23
Avatar dove l’ho già visto?
:
Da qualche tempo le grandi produzioni cinematografiche si affidano al 3D, una nuova tecnologia che può offrire grandi risultati scenografici, forse trascurando un po’ la compattezza della trama, ma si potrebbe anche considerare cinema d’avanguardia, per lo meno visiva.
Ed è così che possiamo definire il film “cult” del momento: Avatar.
Studiato in 15 anni ma realizzato negli ultimi 4, Avatar è costato 237
milioni di dollari. 237 milioni di dollari per un film. In un momento in cui la crisi non lascia fiato al mondo intero, e soprattutto al cinema, James Cameron si può permettere di far spendere tutta quella cifra
per le sue oniriche fantasie! Un po’ come mangiare un grande e grosso BigMac in faccia a un bambino del Congo... A dir poco uno spreco.
Registi tra i più importanti da tutto il mondo lodano questa pellicola come
“il film di fantascienza più bello degli ultimi tempi” e “non c’erano film così
belli dai tempi di Star Wars”, dice il buon Steven Spielberg, che sembra essere l’ago della bilancia per decretare il successo o l’insuccesso di un film ultimamente. Si veda Paranormal Activity: è bastato dire che si era alzato terrorizzato dalla poltroncina del multisala perché il film avesse un successone.
Salvo poi scoprire che la pellicola è spaventosa quanto Babby L’Orsetto.
Dopo la lunga coda eccoci al botteghino, dove ho vissuto il momento di
maggiore intensità della serata… 9 EURO!Un biglietto 9 euro…! Non so
se ci siamo capiti!? Ma che razza di capolavoro deve essere? Ok 3D, ma
quanto altro avete bisogno di guadagnarci su? Prezzo esagerato, davvero.
Ma dopo tutto è il film del momento, in giro non si parla d’altro, pubblicizzato da qualsiasi cosa, persino una marca di automobili cavalca l’onda di questo successo utilizzando il loro logo. E allora come perderselo?
Voci fuoricampo e già gran senso di nausea dalle prime scene. Questo
3D a detta di molti dovrebbe rendere meglio la profondità, ma se magari fosse stato messo a fuoco con cura forse mi sarei risparmiato un
gran bel mal di testa! Non sapevo dove mettere gli occhi, a me che
piace spaziare sul grande schermo, e godermi la scena tutta, non solo il
soggetto protagonista, son rimasto deluso dai pessimi risultati di questo
“sofisticato” 3D. Sarà stata la cattiva qualità del proiettore? Non penso,
e poi che senso ha fare un film che si può vedere solo in pochi cinema? Insomma non è stato facile stropicciare gli occhi per tre ore di fila.
Tutto sommato è comunque da apprezzare l’idea, l’ambientazione, i
Naa’ti e il loro mondo, Pandora, con gli animali, le piante e i particolari
collegamenti sinaptici tra l’avatar e il suo mondo. Un messaggio implicito. Dovremmo renderci conto anche noi della forza della nostra terra, di
quanto può darci, e di quanto la stiamo sfruttando, senza curarci di nulla se
non del nostro tornaconto. In fondo Pandora riesce a resistere e a rimanere
in piedi perché ha fede in sé stesso, perché è unito alla propria terra e non
la distrugge con noncuranza. E’ un mondo utopico. Forse siamo davvero
stanchi della realtà che ci circonda, abbiamo così tanto bisogno di evadere
che questo film dove tutto è perfetto ci sembra quasi un’ancora di salvataggio, come se ci stesse dicendo: coraggio, si può ancora fare qualcosa.
Ma eccoci a quello che più mi preme raccontarvi. La trama!
Anzi, non sarò io a farlo, ma saranno Tarzan, Pocahontas, Matrix, Il Signore Degli Anelli, Iron Man e chissà quanti altri...
24
di Stefano Bozzi IV P
E’ comprensibile che ogni regista abbia un bagaglio personale di
cultura cinematografica, che ogni opera non è altro che un derivato di tutte le nostre conoscenze, ma qui mi sembra esagerato!
Vi ricordano per caso niente gli allenamenti e la vita tra i Naa’ti di Jack
Sully? Non vi sembra per caso di stare in una giungla africana con qualche gorilla alle calcagne, insieme a Tarzan e Jane? Le scene sono uguali, i
metodi sono gli stessi, mancava solo la fatidica frase “Io Tarzan, Tu Jane”.
Solo che stavolta è lui a essere quello civilizzato, un
po’ come per Pocahontas!
Ma come non leggere negli Avatar un
riflesso di Matrix?
Uomini che nella realtà, in un mondo che come per Matrix non
ci è dato di conoscere visivamente, sono ben diversi, ma acquistano abilità fisiche e mentali vestendo i panni degli indigeni.
Quasi non credevo ai miei occhi dopo l’ennesimo avvincente discorso
prima della battaglia, scene così non se ne vedono al cinema! O forse si...
un attimo... Ora che ci penso c’è qualcosa che mi ricorda Morpheus nel discorso agli ultimi uomini rimasti... Mmmh... Ma forse anche qualche film
di guerra qua e là... 300... No, loro quella sera non ceneranno all’inferno...
oppure... Può essere... Ecco! Il signore degli anelli! Come si può dimenticare il magnifico discorso di Aragorn, la musica di sottofondo, il suo sguardo e la sua voce possente, suadente, quello si che era un discorso originale!
Ed ecco a voi il finale: ultima battaglia faccia a faccia tra Jack Sully e
il colonnello Miles, supportato dalle macchine e da una buona dose di
cattive intenzioni. Scontro nettamente impari(ma come poteva essere altrimenti?), ma del quale sappiamo già la fine. E chissà perché questo veterano dell’esercito sembra di averlo già visto da qualche parte, sarà mica
parente al Maggiore Chip Hazard degli Small Soldier? Ve li ricordate,
quei simpatici pupazzetti animati da un chip che li rendeva vivi e cattivi!
Insomma questo film ci pone di fronte a una domanda: qual è il futuro del
cinema? Dovremo davvero sbalordirci per film che non sono altro che
prodotti di una macchina? O inizieremo ad apprezzare di più le idee innovative, che tanto spesso la pubblicità soffocante e le regole del mercato
non ci offrono? Continueremo ad accontentarci di morali banali e ormai
strasbandierati sentimenti? Continueremo ad emozionarci di fronte al solito pianto qua, urlo là e, perché no, un bel bacio verso la fine del film?
Coraggio, si può fare di meglio.
Noi Ultras
di Sabino Memola & Fabio Trigiante VI
Non è facile per noi riuscire a Navicella Spaziale, ritrovi persone a potenze superiori, o essere disposti
spiegare come mai vediamo le con la tua stessa malattia. È una ad arrendersi senza aver prima
partite del Nostro Bari dalla Curva, liberazione! Vivi per una settimana lottato e affrontato l’avversario. Ce
anziché da un altro settore qualsiasi in attesa di questo momento, lo impongono i nostri vessilli: il gallo
dello stadio, o più semplicemente circondato da gente a cui cerchi da una parte con la sua fierezza,
dal divano di casa nostra. Di invano di spiegare le tue sensazioni e il teschio alato dall’altra con la
solito per sapere il perché di una ma che di tutta risposta ti deridono sua tenacia e sfrontatezza. Perché
cosa qualsiasi, si chiede al diretto e ti danno, dall’alto della potenza essere Ultras non è una moda di cui
interessato; noi cercheremo di delle squadre per cui tifano, il solito vantarsi solo per aver fatto qualche
spiegare tutto ciò, anche se ai più consiglio: <<Angòr dret o’ Baar và? trasferta, ma una fede da perseguire
le nostre motivazioni potranno Cang squadr!>>. In Curva Nord trovi tenacemente e ostinatamente.
sembrare futili e superficiali.
Le tesi che in questo articolo
La Curva Nord
a b b i a m o
U’ uànn dell’ Barìs
per noi non è
sostenuto, come
U’ uànn nestr adacsì ‘ccmmenz
prcè l’ trris non l’ ièss.
sciuquànn
a
tomb’l
cò
l’
smenz.
un settore come
già detto, ai più
Con ottòbr l’autùnn ha arrvààt
un altro; è un
sembreranno
Pò arrìv u carnvààl
e ormà l’ fogl s’hann tutt ass’ccàt.
punto di ritrovo
irrazionali. E, in
e ng travstim ben o mal.
dove incontrare
effetti, pensarla
Arrìv ù fridd e ù virn s’avv’cìn
c o e t a n e i ,
così
non
è
Ecc, mò ven marz
s’ ved ù fum dall’ camìn.
e
cò
l
fiùr
sù,
nu
facìm
nu
bell
mazz.
amici,
fratelli,
propriamente
E alla fin stà d’cembr
accomunati
da
sbagliato, visto
Arrìv aprìl cò la pasquètt
iè inùt’l sim Barìs pur jind all’ membr.
un unico scopo:
che nell’essere
e nu sciàm a fà la scampagnàt cò la nonsostenere
ed
seguaci del Bari
nètt.
Fabio Trigiante V I
incitare la squadra
non c’è nulla
U’
uètt
d
cuss
mes
iè
la
dì
du
sand
nestr
per
Novanta
di razionale e
e la matìn sub’t sciàm tutt fscenn alla
minuti e oltre. A
lineare. Ma noi
mess.
dirla tutta “vedere
continueremo
Giugn all’estàt iàpr l’ port
la partita” per noi
fino allo stremo
e u sol abbrùsc fort fort.
è un concetto
delle
nostre
Mò alla scol non s và
e
ù
pnzir
o’
mar
stà.
alquanto astruso.
forze a essere
Tra
bandiere,
fieri di questo
Ad agùst tutt gnùr
f u m o g e n i ,
“difetto”; perché
facìm invìdj all’africàn pùr.
sciarpate, la nostra
ci basterà vedere
partita è un’altra
la maglia per
Cuss iè ù mes dell’ gastèm a matarrèès
rispetto a quella
cantare ancora!
persone che come te hanno capito
che si svolge sul campo. La nostra
AVANTI BARI, AVANTI ULTRAS,
che non è necessario vincere nella
partita è un concentrato di rispetto
AVANTI CURVA NORD!
vita, ma è più importante difendere,
per le tifoserie avversarie (nei limiti
fino allo stremo, un ideale, un colore,
del campanilismo), onore, fedeltà
una passione nella quale si crede
e un pizzico di incoscienza. Tutto
fermamente. Perché essere Baresi
ha inizio quando, entrando in quel
non significa piegarsi o sottomettersi
magico spicchio della Nostra amata
25
Rugby : che cos’ è esattamente?
Resoconto del “6 nazioni” e spiegazione dei meccanismi
Conclusosi il 20 marzo, il 6
nazioni , torneo di rugby fra
le principali squadre europee
( Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda, Francia e Italia
) , ha decretato come vincitrice la Francia lasciando a
bocca asciutta l’ Inghilterra,
dopo aver vinto tre 6 nazioni
di fila. L’ Italia, emm… Be
l’ Italia si è fatta valere; ha
collezionato l’ ennesimo ultimo posto ma quest’ hanno è
stata combattiva nonostante
la mancanza del capitano azzurro Sergio Parisse. Le partite della Nazionale azzurra
sono state tutte trasmesse su
Manovre fisiche:
la7 e la grinta degli Azzurri
ha fatto si che, soprattutto
durante la partita Italia –
Scozia ( l’ unica che l’ Italia
ha vinto ) , la rete televisiva è
riuscita a totalizzare un abbondante 10%
di share nonostante tutte le
partite fossero di sabato e
in una fascia
d’ orario un
po’ scomoda
(dalle 18 alle 20). La sconfitta dell’ Italia però non è
da attribuire al disimpegno
dei giocatori, ma al fatto che
il rugby è uno sport che nel
Regno Unito è praticato dall’
1800 e in Francia è praticato
come il calcio in Italia , mentre in Italia
non è mai
stato molto
popolare
e
un incremento notevole
di
iscrizioni a rugby
è stato registrato
solo
pochi anni fa quando l’
Italia annientò la Scozia
con tre mete fatte nei pri-
di Michele Rosamilia III M
mi minuti. L’articolo segue
con una spiegazione generale dello scopo del rugby.
SCOPO DEL GIOCO: il
gioco è molto semplice, consiste nell’ avanzare palla alla
mano e guadagnare terreno
finche non si raggiunge la
Linea di meta oltre la quale
si deve schiacciare il pallone per terra per totalizzare
i 5 punti. È vietato inoltre
passare la palla in avanti,
infatti il fine principale è
avanzare con qualcuno dietro di te pronto a darti sostegno a cui passare la palla quando si è in difficoltà.
-Placcaggio: è la manovra che si utilizza di più. Ce ne sono in media
circa 150-160 (due per ogni minuto di gioco). Il placcaggio consiste nell’
afferrare l’ avversario dalle spalle in giù e buttarlo per terra accompagnandolo al suolo per sottrargli il possesso palla.
-Frontino: è una manovra offensiva
effettuata dal giocatore con la palla
per allontanare un giocatore avversario che tenta di placcare
allungando il palmo della mano verso il volto o il petto del
giocatore per spingerlo lontano da sè.
Manovre tecniche:
-Mischia: nella lingua italiana mischia indica una
zuffa, una situazione disordinata e caotica, nel rugby
invece è il contrario, si può dire che ci sia un disguido linguistico . Nel rugby infatti
la mischia è un azione tecnica ben definita e ordinata assegnata ad una squadra per
riprendere il gioco dopo un inflazione, nella quale tutti gli uomini del pacchetto di
mischia si schierano secondo le loro posizioni e legandosi fra loro spingono contro
il pacchetto di mischia avversario cercando di guadagnare il pallone inserito, dal mediano della squadra che ha ricevuto il fallo, nel corridoio fra un pacchetto e l ‘altro.
-la Tousche: è analoga alla rimessa laterale nel calcio assegnata per riprendere il
gioco dopo che la palla esce fuori dal campo. La particolarità del rugby è che si può
utilizzare “l’ ascensore”.
Questo è ciò che riesco a dirvi e se non sono stato esauriente scusatemi, ma il rugby è uno sport molto più facile da praticare che da scrivere, anche se, come dicono molti, non è uno sport per tutti, non perché bisogni
per forza essere pesanti e massicci ma perché per praticarlo ci vuole grinta, cuore e coraggio.
26
Rubrica a cura di Claudia Grassi IV A
Summer Make - Up
dotinta va adeguato a quello della pelle,né più scuro
né più chiaro,per evitare il contrasto antiestetico. Il
segreto per apparire più scura sta nello sfumarlo con
una terra in polvere microperlata per far apparire il
viso più luminoso. Per chi invece ha la carnagione olivastra, è meglio utilizzare una terra con pigmenti gialli che rendono più luminosa la pelle tendenzialmente opaca. Per quanto riguarda gli occhi
prima di tutto buttate i correttori: appesantiscono lo
sguardo e non sono adatti alla stagione estiva. Evitate gli ombretti in polvere e soprattutto le sfumature
di più nuance che con il caldo tendono a formare
macchie. Utilizzate piuttosto texture cremose e madreperlate che possono essere applicate con le dita.
I colori più adatti alla stagione sono quelli pastello
e metal. Per le labbra si consigliano rossetti e gloss
luminosi e dalle texture morbide. I colori? Non c’è
più regola! Le nuance prevalenti sono però quelle
del pesca,cipria,rosso e corallo. Il “gloss” è il nuovo accessorio da borsetta,non deve mancare mai!
Con l’arrivo della bella stagione, del sole e del caldo
è necessario compiere un cambio di stagione anche
nei nostri beauty di trucchi. È bene rivoluzionare
tutto a partire dal fondotinta che d’inverno proteggeva la pelle anche dal freddo,ma che adesso cola
inesorabilmente. Come combattere la dilatazione dei
pori che favorisce l’umidità cutanea? I make-up artist ci consigliano di utilizzare texture con basi poco
pigmentate e polverose che assorbono l’umidità cutanea e evitano l’effetto lucido. Sono consigliate in
particolari le basi compatte che danno un colorito
dorato,proteggono dai raggi solari e soprattutto non
colano. Ovviamente però chi ha la pelle molto secca deve evitare il fondotinta compatto e preferire un
fluido in versione superlight. In questo caso però è
bene applicarlo con le mani per farlo aderire meglio
al viso,evitando spugnette e pennello che depositano
una quantità eccessiva di prodotto. Il colore del fon-
27
Un’estate al mare
Ragazze pronte per il bikini? Anche se il tempo un po’
ballerino lascia poco spazio alla nostra
immaginazione l’estate è ormai alle
porte. Prima di affrettarvi a comprare
costumi nuovi e accessori da mare,vi
do qualche consiglio! Quest’anno la
passerella ci insegna che il costume
non è un semplice abbigliamento da
mare o piscina, ma un indumento da
sfoggiare nelle festa la sera nei locali
più alla moda e nei cocktail party delle
spiagge più famose. Quindi la scelta
del bikini risulterà molto più impegnativa dato che,al semplice due pezzi
mono o bicolor, si affiancano costumi
sfarzosi e decoratissimi. Seguendo
la fashion week Milano che anticipa
l’estate non ho potuto che constatare quanto i bikini
di quest’anno siano “preziosi”…quasi dispiace bagnarli! Quindi li sconsiglio vivamente a chi ama fare
sport e movimento in spiaggia o a chi in piscina si
dedica ai tuffi più audaci (evitate!). Il bikini 2010 è
piccolo,molto piccolo. In particolare lo slip,che tranne poche eccezioni,
tende a coprire il
necessario. Sgambatissimo a vita leggermente alta, come
la tipica brasiliana
delle bailarines del
Brasile. E come per
i bikini scintillanti delle bailarines, i
colori di quest’anno
sono estremamente
luminosi e vivaci.
Mentre per i costumi interi prevale il
28
grigio,il nero e il marrone, per i due pezzi abbiamo
un’esplosione di colori e motivi. Bikini dai colori vivi e accesi dei paesaggi africani o dalle sfumature leggere che riprendono la natura e gli
elementi naturali o anche dai colori
fluo dell’oltreoceano. Immancabili
quindi i ricami, le paillette, le borchie e le pietre dure che arricchiscono i capi. Assolutamente di moda
anche i top dritti, quelli a fascia e
all’americana. Torna con prepotenza anche il cut-out e lì ragazze, pancia in dentro! Ma la vera novità di
quest’estate è senz’altro il “ruolo”
del bikini. Infatti questo capo non
è che la base del look da spiaggia
2010. Sono fondamentali i cappellini di paglia oppure da marinaio,gli orecchini lunghi e soprattutto i
bracciali,tantissimi e coloratissimi. E nonostante la
passerella abbia suggerito di abbinare al bikini il tacco alto o lo stivaletto aperto sul davanti, per chi come
me preferisce le classiche flip flop si sa che quelle
non passano mai di moda! E dopo questa manciata
di consigli vi saluto e vi auguro e bellissima estate!
De insano more spei
Hanc cogitationem scribo, amici mei,
ut vobis sperare hortetur,
subridete amici mei, subridete,
quod nihil tam puchrum quam vostrum subrisum est,
cotidie frigidus est sed cras sol erit,
ut vostrum cor foveat et ipsum gaudii speique compleat,
sperate amici mei, sperate,
quod nihil tam vicinum ad felicitatem quam spem est,
obliviscimini, amici mei, delusiones amoris,
obliviscimini, amici mei, nefandam fortunam,
obliviscimini, amici mei, fatigazionem laborum,
iucundos sim et vitam subridete
quod ego vobis bene volo!
Gaetano “Gaguz” Capriati III C
GIOCHI DI PAROLE
Mi perdo per un momento Alle dolci melodie del vento
Rimandando a quei desideri
Eterni e passeggeri .
Son questi giorni di maggio
Essendoci questo bel paesaggio.
Ridere stesa sulla sabbia
Estirpa tutta la rabbia.
Nell’immensità dell’orizzonte
Ora qui lascio le mie impronte .
Poi guardando il tuo volto
Al cielo del tramonto
Candido diventa il tuo sorriso
Ed è questo il mio paradiso.
Silvia Mazzotta IV L
Te
E’ notte fonda
La luna echeggia nei nostri cuori
Il silenzio riflette dolci note mute
E rimbomba forte quel sentimento bramoso
Amore che davvero riempie le mie giornate
Sussurando nei miei occhi
Un raggio luminoso
Fino ad arrivare nella mia mente
Così impazzisco
Pensando solamente a
Te.
29
FILASTROCCA
Apri gli occhi è mattino
Il sole è ormai vicino
È iniziato un altro giorno E ti guardi tutt’intorno
l’aria fresca che respiri
E nel letto mille giri
Alzati, affacciati e guarda
La natura che rimanda
Al sogno di stanotte
Iniziato a mezzanotte.
Dalla finestra la luce che traspare
E il tuo primo pensiero è sperare
Che sarà un giorno sereno
Da vivere appieno
In compagnia dell’allegria
E magari un pizzico di pazzia!
Silvia Mazzotta VI L
Bimbo
Visse in una folata.
Nacque già grande.
La sua prima parola
- corsa ad un anno di vita.
Poco dopo
aver imparato a camminare,
già era un abile
piccolo corridore.
E poi morì giovanissimo.
Era curioso di sapere
come si è dopo la vita.
30
Marcello Saracino IV N
a cura di Silvia Mazzotta IV L
ARIETE
Il tuo cielo è
ravvivato
da
transiti favorevoli regalando
amore e creatività: nonostante Venere
diventi ostile, l’entrata di
Urano segna la possibilità di
una trasformazione del proprio stile di vita perciò è il
momento migliore per darti
una sistemata. Mese fertile:
se vuoi avere un figlio datti da fare, contrariamente
prendi le dovute precauzioni.
TORO
Nel mese del
tuo compleanno le stelle ti
vogliono bene
e l’amore ti appare come una fonte raffinata
di piacere vitale. Per i single
Maggio regala l’opportunità di incontrare la persona
giusta, anche per i non interessati e gli scettici. Sviluppi
finanziari favorevoli a fine
mese, specie nelle questioni
ereditarie. Che volere di più?!
GEMELLI
Vengono messi
in evidenza gli
addii ma è comunque un buon
mese per l’amore: chi è in coppia fissa da
tempo ha l’occasione di riprovare le magiche sensazioni dei primi appuntamenti.
Non mangiare troppi dolci:
la vostra pelle è particolarmente sensibile ai brufoletti.
Per lo studio non farti trovare
impreparato alle ultime prove: sarebbe un peccato rovinare la tua media scolastica.
CANCRO
Una particolare lucidità
aiuta a risolvere situazioni
affettive
che si trascinano stancamente in stato di crisi: corri
ai ripari e donati completamente al partner. Comunica
con quella tua voce sensuale
che riuscirebbe a sciogliere
anche un iceberg: può esserti utile in questa difficile situazione. In compenso mente lucida per superare bene
le ultime prove scolastiche.
LEONE
In questo mese gli
opposti si attraggono perciò anche
se non ti sembra
il tuo ideale di
uomo o di donna, dagli una
chance: potrebbe essere un
opportunità per chi non è mai
stato fidanzato. Offuscato il
settore intellettuale: studio
e colloqui hanno bisogno
di maggiore preparazione.
Non disperare però: ci sono
giorni perfetti anche per un
po’ di shopping gratificante.
VERGINE
Il cielo è tutto
sommato favorevole al tuo
segno. Nella
vita di coppia ricorda che se
sensibilità e tenerezza sono
scarse non puoi pretendere di
ricevere effusioni da parte del
partner ma corteggia il tuo
amore con parole romantiche. Non sentirti in colpa per
una possibile tresca. Se sei
single invece attenzione agli
abili bugiardi, sono ovunque.
BILANCIA
È un mese all’insegna delle metamorfosi: la solitudine e la routine
non fanno per te.
Esci, viaggia,sbronzati alle
feste con gli amici. Sotto
buoni auspici la vita di coppia, e le love story segrete
vivono attimi decisamente
intriganti. Venere favorisce le
attività artistiche: dai sfogo
al tuo talento e usa la fantasia
per ottenere risultati sorprendenti.
SCORPIONE
L’amore dovrebbe essere fonte di
piacere non di drammi. Per
la vita di coppia questo non è
un periodo fruttifero: il mese
porta solo opportunità di fugaci incontri perciò chi non
ama le storie ufficiali potrà
godere della nascita di queste
avventure dal sapore pepato.
Mi spiace ma Maggio non
regala ancora quell’ondata di
fortuna che molti di voi stanno aspettando.
SAGITTARIO
Ci sono molte
stelle
dispettose nei tuoi
confronti che
ti trasmettono
impulsi trasgressivi: per questo sei attratto da un amore
segreto, parallelo alla tua
storia. Ma attenzione, molti
nodi possono venire al pettine perciò massima discrezione. Cautelare anche i propri
risparmi, il gioco d’azzardo è
una brutta bestia perciò meglio evitare per un po’ le partitine di poker tra gli amici.
CAPRICORNO
Più propensione a goderti
la vita: essa trascorre lenta-
mente lasciandoti
molto tempo per
ricaricare le tue
energie, ma non
per questo devi
passare un mese in letargo.
Se la tua relazione è finita
da poco dai una rispolverata all’arte della seduzione
messa da parte perché eri
già incastrato in una storia e
se questo non ti riesce concediti almeno un bel regalo.
ACQUARIO
E’ una fase di stanchezza.
Disgregazioni passeggere
impediscono il
pieno godimento dei piaceri
della vita. Non
assumere atteggiamenti arroganti: certi comportamenti
non piacciono a nessuno. Se
invece senti il bisogno di ricevere affetto organizza una
bella scampagnata in famiglia, dato che gli amici non
ti vedono di buon occhio.
Moderare il fumo: i vostri
denti ne stanno risentendo.
PESCI
C’è in te un sano e forte desiderio di trovare un punto
di equilibrio. Se
sei single non
passare tutto il
mese a crogiolarti nella disperazione
bensì
organizza con gli amici uscite
divertenti, così non dovrai neanche preoccuparti del periodo fertile in cui ti trovi. Se ti
assale la classica fame di cibo
spazzatura attenzione al tuo
metabolismo in questo periodo lento: l’estate è alle porte.
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CruciVerba
ORIZZONTALI: 1. Grandi condutture energetiche – 11. Una
potenza mondiale – 12. I malati… per i medici – 14. La diffusione del morbo – 16. Iniziali della Folliero – 17. Military
Police – 18. Manca a chi soffoca – 19. La storia di una famiglia – 21. Il rigo musicale – 24. L’ultima delle sette – 25. Dà
possibilità di scelta – 26. Modi… senza pari – 29 la storica
silvia – 30. Scorre in Valcamonica – 32. Spassose – 35. Meno
di pochissimo – 37. Il principe De Curtis – 38 . un Gino cantautore – 39. L’inizio dell’episodio – 40. L’onda allo stadio
– 41. Mister… in breve – 42. Esalazioni pestilenziali – 44.
Le luci sui marciapiedi – 46. Un pesciolino della disney – 47.
Fasi geologiche – 48. Divertente episodio – 49. Si conoscono
sempre alla fine – 50. Il dittongo d’ieri.
VERTICALI: 1. Il verso del vitello – 2. Si fanno per spiegarsi –
3. Le tratte di un itinerario – 4. Sottoporre ad un intervento chirurgico – 5. Un recipiente impagliato – 6. Starsene con le mani
in mano – 7. La zia degli spagnoli – 8. Lo prepara la geisha – 9.
Dentro – 10. Paura matta – 13. Casseruole a sponde basse – 15.
Indicare il giorno sull’assegno – 19. Possono esserlo i sorrisi – 20. Iniziali di Manzoni – 22. Mutano il buono
in nuovo – 23. Isole coralline – 24. Astucci di cartone – 27. Una gara di tennis – 28. Stallatico – 31. Si chiede
per… accordarsi – 33. I denti più nascosti – 34. In nostro nein – 36. I discendenti di Abramo – 38. Corteggiarono
Penelope – 39. La Marcegaglia di Confindustria – 41. La.. più bella – 43. Bisogno di bere – 45. Il work con più
televisioni.
REBUSMANIA
Facile
Parole: 8, 1’5
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Medio
Parole: 3, 5, 8
N.B. Le soluzioni di questi giochi li troverete nel prossimo numero!
Facile
Sudoku
Medio
Parole in comune
1) CREDITO; ITALIA; CONTI; DATI; SANGUE
2) ORECCHIO; GIOCO; MICROSPIA; MERCATO; PARASSITA
Soluzioni ai Giuochi del numero precedente
PAROLE IN COMUNE
1°- Fuoco; 2°- Buco
REBUSMANIA
Facile: PR/oro/gas/EM/E/strale = proroga semestrale
Medio: SI/ring/amo/no/US/oste/R/ile(cioè le rane)= siringa monouso sterile
33
34
35
Lo Scacchi nel Mondo
Anche quest’anno qualche pazzo professore si è deciso ad accompagnare
la sua classe in giro per il mondo! Non ci sono arrivate voci su particolari
disastri ed è quindi con orgoglio che possiamo affermare la nostra presenza in ben 5 diverse Nazioni! E per quelli che non hanno potuto spostarsi
dai muri del nostro liceo non ci resta che augurare più fortuna e organizzazione per il prossimo anno.
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La
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Direttore
Antonella Pagano IV P
Caporedattori
4B/4F/4I -
Londra
Berlino - 5D/5M/5A/5H
Parigi- 3F
4P-Milano
5P/5O/5C/5G -Barcellona
2I/2G/2E/1B/1F/2D/2F/5E/5F -
Sappada - 3B/4L/4O/3G/4C
Rimini - 3I /4M
Firenze - 3A/3E/4N/5N/4D/4E/3C/3L/3D/4H
Roma
Napoli
1I/2A -
Taranto - 1C/1N
Policoro - 4G
Concorso di Scrittura
La prima edizione del Concorso di Scrittura promosso da
Skakkinostri ha avuto il suo esito!
La Giuria (composta da membri della
redazione e professori) ha scelto i vincitori tra più di venti testi in gara. Usiamo il plurale perchè, anche se il bando
prevedeva un solo premio per il pezzo
migliore, ci si è ritrovati con più ragazzi
meritevoli. Abbiamo deciso così di dividere l’unico buono previsto (in uno da
45e e due da 15e) e di sistemare sul podio i tre studenti che più ci hanno colpito. Al primo posto “Giornata della Lentezza”( pag.15) di Adriana di Rienzo
1B, secondi a pari merito “Avatar: dove
l’ho già visto?”(pag.24) di Stefano Bozzi IV P & “Stranieri in Rivolta”(pag.16)
di Alberto Donadeo IV G. Si ringraziano tutti i partecipanti!
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Alla prossima Gara!
Angela Casavola III B
Paola Dabbicco III C
Valerio Iacovone IV P
Viviana Sebastiano IV P
Redazione
Tracy Amoruso IV L
Gaetano Capriati III C
Claudia Grassi IV A
Federica Loiacono V I
Silvia Mazzotta IV L
Roberta Pagano I D
Sonia Ragno III E
Antonella Recchia III E
Michele Rosamilia III M
Fabio Trigiante V I
Hanno collaborato:
Stefano Bozzi IV P
Daniela Di Pascale IV G
Adriana Di Rienzo I B
Alberto Donadeo IV G
Marco Ederini V O
Francesco Girone V H
Maria Loconte IV G
Federica Loiacono V I
Sabino Memola V I
Ilaria Notaristefano IV I
Filippo Parisi III F
Marcello Saracino IV N
Eccoci alla fine dell’ultimo
numero per quest’anno! Ma
durante tutta l’estate noi
continueremo a controllare la
posta nell’attesa che il sole vi
aiuti con i lampi di genio,
la fantasia, la creatività e vi
permetta di scrivere, disegnare,
scrivere, disegnare, scrivere,
disegnare, scrivere...ok, meglio
spostarsi all’ombra ora!
Vi auguriamo una
frizzantissima
Estate 2010!