SKAKKI NOSTRI maggio 2010
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SKAKKI NOSTRI maggio 2010
Giornale studentesco del liceo A. Scacchi Maggio 2010 Ebbene si, siamo arrivati alla fine di quest’anno scolastico che si è rivelato alquanto movimentato e soprattutto ricco di novità: tra progetti POF e PON, corsi pomeridiani per recuperare le ore di lezioni, incontri con l’autore, riunioni, ecc...Davvero non c’è stato un attimo di pace! Eppure già nell’aria si respira il vento dell’estate... Gironzolando nei corridoi del nostro amato Liceo si possono intravedere le prime mezze maniche (se non anche top per i più calienti!) e i primi pantaloni alla pescatora. Ma la cosa più bella è la trepidazione degli skakkisti che aspettano la chiusura definitiva di quel grande portone. E nel frattempo si cerca di sopravvivere allo tsunami di compiti in classe, interrogazioni e test “a sorpresa”. Perché tutti sappiamo che Maggio è il mese più difficile: bisogna dare il meglio nell’ultimo round Studente vs Media di Fine Anno, cercando di rimediare ai colpi subiti e di recuperare una battaglia che sembrava persa. Naturalmente come ogni anno per qualcuno arriva la tanto temuta Maturità: e non posso non pensare a loro che conti- Anno 9 Numero 3 nueranno a stare con il fiato sospeso fino a Luglio, mentre noi nullafacenti ci godremo il sole e il caldo di questa agognata estate. Allora, voglio rivolgermi soprattutto ai poveri maturandi, a tutti quelli che tra meno di un mese ritorneranno fra i banchi di scuola per una delle più importanti tappe della loro vita scolastica. La fine del Liceo è uno dei momenti più critici. Si è vissuti per cinque anni con la certezza di ritrovare dopo l’estate i soliti compagni di avventura (e di sventura), i professori e la solita routine di studio, ora, dopo “l’ultimo secondo, dell’ultimo minuto, dell’ultima ora, dell’ultimo giorno dell’ultimo anno di liceo” non si sa bene cosa accadrà. Certo, ormai tutti dovrebbero aver trovato la loro facoltà. Medicina, Ingegneria, Economia Aziendale, Architettura o Fisica: “che vasta scelta!” si potrebbe pensare! Ma che gran confusione per chi la scelta deve farla...a prescindere da questo, il futuro è un enorme punto interrogativo. Non si sa come sarà l’università. Non si sa se ci piacerà ancora quello che al momento dell’iscrizione sembrava la passione della nostra vita. Purtroppo non sempre si possono seguire i sogni, la necessità del posto di lavoro sembra pressante in questo mondo. E’ per questo che voglio augurare a tutti gli Skakkisti del quinto anno un enorme Inboccallupo non solo per gli esami imminenti, ma anche e soprattutto per il tutto il dopo che verrà. Questo è l’ultimo editoriale di quest’anno, un anno che per il nostro giornale è stato sicuramente positivo, a partire dal CISS 2010 (Convegno Italiano della Stampa Studentesca) dove SkakkiNostri si è fatto notare fra i tanti giornalini studenteschi d’Italia per la sua impaginazione e per i suoi contenuti, anche quest’anno. Arrivati alla fine, vorrei ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile l’uscita del nostro amato giornale 3 volte in questi nove mesi. E appellarmi a quelle a cui non è mai venuta la curiosità di parteciparvi. Avete ancora tempo e inesauribile fantasia! Avanti, fate vedere chi siete, perchè l’anno prossimo noi saremo qui! Buone Vacanze, Antonella Pagano IV P La morte di Laocoonte La storia si ripete nel nostro liceo di Michele Rosamilia III M <<[…] Entrambi i serpenti attorcigliati, avvolgono i piccoli corpi dei due figli di Laocoonte e con un morso consumano le misere membra; poi afferrano lui stesso, mentre porta aiuto ai figli con dardi e frecce, e lo legano con immense spire; ed ormai stretto due volte in mezzo, circondato due volte nel collo con le schiene squamose lo superano con la testa e gli alti colli. Egli tenta di divellere i nodi con le mani, macchiate le sacre bende con le bave e il nero veleno e lancia terribili urli alle stelle: simili ai muggiti di un toro, quando fugge ferito dall’altare e va a scrollare via dal collo l’incerta scure.>> I versi dell’Iliade ci possorales. Tra questi purtropno sembrare lontani mipo rientrava la copia del lioni di anni, ma rientrano complesso scultoreo di pienamente nell’attualità Polidoro e Atenodoro, ridello Scacchi, insieme a prodotto dall’ex alunno tutta la loro drammaticiGabriele Tempesta dutà. La storia infatti, circa rante un‘autogestione di due mesi fa, si è ripetuta alcuni anni fa. La motivanella nostra scuola, più zione è stata :“La scuola precisamente sull’ultimo ha bisogno di una ripulita! pianerottolo delle scale Siamo in un liceo e non che portano al secondo in un istituto d’arte!”. piano. Allo Scacchi, come Queste parole, seppur nella guerra di Troia, la vere, collegate alla triste morte del sacerdote di sorpresa di uscire dalla Apollo è avvenuta per propria classe e trovare, volontà divina; il preside tra la nauseante puzza di (per via di un progetto a vernice, i muri spaventocura di Legambiente per samente sobri e sopratla pulizia delle scuole) ha infatti consentito agli alun- tutto il Laocoonte scomparso, hanno scatenato un ni di verniciare nelle ore pomeridiane le proprie aule gran putiferio. Qualcuno ha anche rischiato di prene “ordinato” ad alcuni membri del personale ATA di dersi una sospensione! Le proteste erano dovute riverniciare i muri dei pianerottoli, pieni di scritte e mu- alla promessa fatta in precedenza affermando che il Laocoonte non sarebbe stato cancellato per il valore storico nel nostro liceo e per l’oggettiva bellezza del disegno. Dopo alcuni giorni di tensioni e incom2- 9 prensioni, proprio mentre alcuni studenti si stavano 25 - 26 organizzando per mettere dei crisantemi e un cero funebre in quell‘ angolo del pianerottolo, è arrivata 10 - 14 27 - 28 in assemblea d’istituto la seconda promessa del preside:” L’autore del Laocoonte sarà richiamato a scuola per rifare il disegno.” Questa volta incorniciata e in 15 -17 29 - 30 un apposito spazio. Dobbiamo crederci? Si riuscirà a ritrovare l’ormai ultra ventenne Gabriele? Beh, per gli 18 -21 31 studenti non resta che aspettare e sperare e intanto immaginare, in modo piuttosto teatrale, il vecchio 32 33 sacerdote di Apollo che esala l’ultimo respiro mentre 22 - 24 sprofonda in quel mare giallo ocra che rende sciapite Skakki 34 35 e spente le scale del nostro istituto e che ha cancellaMatti to, insieme alle parolacce, anni di storia dello Scacchi. Sommario 2 Quel che rimane delle regionali 2010 di Viviana Sebastiano IV P Anche la nostra città vittima dell’abusivismo elettorale osservano con attenzione alcuni muri invasi da manifesti pubblicitari, si troveranno con sorpresa i residui delle scorse campagne elettorali. Questo significa che il tempo, le intemperie e le opere di pulizia della città non bastano a elimin- Va precisato che l’imposta della pubblicità sui tabelloni predisposti è ridotta del 50% per i manifesti e avvisi di partiti, associazioni politiche, sindacali e culturali. La divisione e la spartizione dei tabelloni pubblicitari comunali è affi- Rilevatore inquinamento acustico, Corso Cavur, Bari. Passeggiando per diversi quartieri baresi non può passare inosservato il segno lasciato dalla pressante campagna elettorale per queste agguerrite regionali. Non c’è via in cui non compaiano le solite facce sorridenti, il loro cognome, simbolo di partito e la decisa “X” che sembra intimarci a correre in cabina elettorale. Purtroppo molti di quei volti che promettono e promuovono programmi politici che sembrano perfetti per la nostra regione si trovano in luoghi per legge vietati. Il problema degli spazi adibiti alle affissioni elettorali è di vecchia data e infatti, se si Cartellone destinato all’isola ecologica Amiu, via Argiro, Bari. are i fossili della propaganda. Come è possibile sopportare la cartastraccia che imbratta gli spazi comunali per mesi e mesi dopo le più recenti elezioni? La direzione generale dell’amministrazione civile servizio elettorale parla chiaro in merito alla “disciplina della propaganda elettorale” e chiarisce sia il periodo in cui è lecito far propaganda ( che non può precedere il 32° giorno antecedente il primo giorno di votazione) sia gli spazi destinati all’affissione. data alla Giunta Municipale che li distribuisce in maniera pressoché equa su richiesta dei diversi partiti. Capitolo I, comma 6, punto c :”E’ vietata l’affissione o l’esposizione di stampati murali od altri e di manifesti inerenti, direttamente o indirettamente, alla propaganda elettorale in qualsiasi altro luogo pubblico o esposto al pubblico, nelle vetrine dei negozi, nelle porte, sui portoni, sulle saracinesche, sui chioschi, sui capanni, sulle palizzate, sugli infissi delle finestre o dei balconi, sugli alberi o sui pali, ovvero su palloni o aerostati ancorati al suolo.” Sebbene molti politici sembrano ignorarlo, le leggi esistono e le sanzioni previste per la più banale di queste infrazioni non sono inferiori ai 400 euro. Vista la quantità di segnalazioni che gli stessi cittadini potrebbero fare l’ammontare del guadagno statale basterebbe a porre fine a questo periodo di discussa crisi economica. E’ retorico chiedersi se la giustizia farà mai il suo corso. Facciata di un’edicola, Piazza Umberto, Bari. Facciata del metrcato comunale,Strada S.Girolamo,Bari. Cassonetti,via Crisanzio, 3 Approvata la riforma per la scuola superiore dopo quasi 80 anni Per necessità o per Carnevale la Riforma arriva Tra polemiche della rete degli studenti, minacce dei sindacati e i buoni auspici del premier ecco il quadro nazionale di Daniela Di Pascale, Michele Rosamilia & Viviana Sebastiano Approvata ieri* a Palazzo Chigi la riforma del- Licei Orario settimanale Orario Settimanale Biennio Triennio la Scuola superiore. Al termine del consiglio dei ministri il premier Berlusconi e il ministro 28* 27 31 31 Mariastella Gelmini hanno tenuto una confer- Classico Scientifico 28 27 31 30 enza stampa per chiarire quello che ha portato Linguistico 36 27 37 30 alla Riforma:”Secondo quanto dichiarano tutte Scienze Umane 35 27 36 30 le imprese e le associazioni, la scuola attuale Musicale / Coreutico 32 32 non sforna ragazzi con cognizioni adeguate Artistico 38 34 39 35 alle richieste del mondo del lavoro” ha riferito Berlusconi aggiungendo come proprio grazie a questi cambiamenti avremo finalmente una scuola comparabile agli altri Paesi Europei. Istituti tecnici Orario settimanale Orario Settimanale La riforma verrà applicata dalle prime classi Biennio Triennio del prossimo anno scolastico nei licei, men30/36 32 28/36 32 tre i tecnici e i professionali vedranno riduzioni d’orario anche nelle classi successive. Per quanto riguarda i licei ci sarà una netta diOrario settimanale Orario Settimanale minuzione degli indirizzi, attualmente circa 450, Istituti professionali Biennio Triennio per arrivare alla distinzione tra Scientifico, Classico, Musicale, Linguistico, Artistico e delle Scien35/42 32 33 32 ze umane. Aumentato il peso delle materie scienti- *Vecchio Ordinamento fiche e grande importanza alla lingua straniera che verrà impiegata anche per altre discipline negli ultimi anni. Il latino rimane obbligatorio per Classico, Scientifico, Linguistico e delle Scienze umane e sarà un’opzione negli altri. 27 saranno le ore settimanali al biennio e aumenteranno a 30 nel triennio. Per gli istituti tecnici si individuano il settore economico e quello tecnologico con un orario settimanale di 32 ore da 60 minuti. Previsti molti più laboratori, diffusione di stage, tirocini e l’alternanza scuola-lavoro. Gli istituti professionali verranno divisi in due macro-settori, servizi e industria/artigianato, entrambi da 32 ore a settimana. Il percorso si articola in due bienni e un quinto anno,grande importanza all’esperienza diretta per rispondere, secondo la Gelmini, alle richieste del mondo del lavoro, troppo spesso insoddisfatto del livello offerto a scuola per i giovani. Grande scontento per il ruolo marginale lasciato alla Geografia che vede le sue ore ridotte al biennio per i Licei e per l’intero corso nei tecnici ed è inesistente nei professionali. L’associazione Italiana Insegnanti di Geografia ha raggiunto oltre 25.000 adesioni e ribadisce la sua contrarietà nei confronti di questo ridimensionamento del sapere geografico. La Gelmini si appella ai sindacati, soprattutto i moderati ricordando la necessità di una riforma e della presa di responsabilità nei confronti dell’istruzione superiore:”Non è con il rinvio della riforma che si risolvono i problemi. L’esperienza potrà consentire un ulteriore affinamento, ma intanto si deve partire”. Inoltre, grazie a questa riforma gli istituti tecnici abbandonano la loro consueta posizione in serie B sempre secondo il ministro dell’istruzione. Rino di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda sottolinea come la necessità di una riforma in breve tempo e applicabile da subito per le prime classi significherà in realtà grossi tagli su tutte le altre e si penalizzeranno le materie che caratterizzano i singoli indirizzi di studio. Critica la sua posizione soprattutto per la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro e quindi cambi di docenti anche per le classi dell’ultimo anno. Arrivano polemiche forti anche dalla Rete degli studenti che preannuncia una mobilitazione nazionale per il 20 Febbraio. L’accusa è di mascherare il bisogno di “far cassa” in una riforma che chiamano epocale e che in realtà non fa altro che dar meno opportunità e meno formazione ai giovani: “ C’è l’ìdea che la scuola pubblica debba essere ridotta ai minimi termini, violando lo spirito costituzionale per cui invece deve essere per tutti e di tutti. In nessun Paese europeo è possibile abbandonare il percorso di studi sotto i 16 anni. Questo riordino ci riporta indietro di decenni e c’è dietro un disegno di società in cui vivono i più forti, i più ricchi” *L’articolo è stato scritto in occasione del Pon di giornalismo al quale abbiamo partecipato quest’anno e le date si riferiscono ai comunicati Ansa dai quali abbiamo ricavato le informazioni. 4 Intervista a Nicola Carofiglio, vicepreside del Liceo Scientifico “A.Scacchi” Sappiamo che è nella scuola da molto tempo. Ci può mettere al corrente di Riforme e passi in avanti fatti dal Sistema Scolastico italiano fino ad arrivare a questa svolta che definiscono “epocale”? Di miglioramenti ce ne sono stati molto pochi. Negli ultimi anni ci si può solo sentire delusi da quello che, a prescindere dal governo, è stato fatto per la scuola. Questa riforma comunque non ha nulla di epocale, semmai l’ultima cosa interessante risale a circa trent’anni fa: mi riferisco ai programmi Brocca. Proprio da queste sperimentazioni sono nati tutti i percorsi alternativi tra cui lo stesso PNI, il bilinguismo. Si trattava di curricula sperimentali che avrebbero dovuto dar luogo ad una vera e propria riforma. Era un tentativo interessante, con una serie di novità che poi in realtà non hanno avuto un seguito. Per quanto riguarda la proposta della Gelmini sono molto critico soprattutto sull’abbassamento dell’obbligo scolastico, se ci si vuole davvero mettere al pari con le medie europee bisogna lavorare su questo, non tornare indietro. Nonostante questo, riteneva davvero necessaria una Riforma? Si, assolutamente. Una riforma era ed è necessaria, perchè questa non è assolutamente “epocale”. C’è molto da lavorare. A cosa punta la Gelmini? A cosa punta Tremonti, semmai. Questa riforma nasce da esigenze di carattere finanziario e non formativo.La prova di ciò è nel fatto che consiste esclusivamente in un cambiamento di quadri orari, senza programmi. Ci sono discipline che subiscono un notevole aumento di ore, ma i professori hanno bisogno di sapere come sarà articolato il loro programma, che non è stato cambiato.C’è un problema di tempi: siamo troppo in ritardo, abbiamo le iscrizioni in questo periodo e non sappiamo quali informazioni dare, quali libri di testo adottare. Pensate alla storia, al biennio ci si fermerà all’anno mille, ma i libri di testo non sono stati modellati per questo, eppure sono già stati adottati e stampati. Quindi manca la Riforma dei programmi? Si, al momento vengono modificati solo i quadri orari, cosa importante perchè va a ridurre il sovraccarico per voi ragazzi. Sapete bene quanto le seste ore siano si scarsa qualità, quindi da questo punto di vista è fatta anche nell’interesse degli studenti. Va a ridurre anche la miriade di sperimentazioni tra le quali non si capiva più molto. Anche questo aspetto è positivo, ma non si va oltre, ci si preoccupa del risparmio economico, ma non del miglioramento formativo. Vanno modificate anche quelle materie, come l’Italiano, che pur mantenendo lo stesso quadro orario è in continuo cambiamento e per arrivare alla letteratura contemporanea è necessario rivedere l’intero programma per non doversi fermare, come è successo, a Pirandello. Serve una riforma organica.che metta in discussione la didattica, i programmi e anche i quadri orari. Alla Riforma del 2010 mancano questi primi due punti. Sappiamo già che si cercherà di risolvere i problemi didattici alla meglio, si sta lavorando sui vecchi piani di Moratti, ne verrà fuori qualcosa di raffazzonato. Manca il progetto integrale. A cosa si punta? Sa di mobilitazioni da parte di professori o studenti? Cosa potrebbero ottenere? Non avendo interpellato queste due importanti componenti della Scuola e le associazioni disciplinari, la stessa Gelmini si aspetterà una reazione. Questo è accaduto perchè non si parla di riforma dei contenuti, si è data più importanza al contenitore. E’ possibile che scatteranno le mobilitazioni, per la didattica e soprattutto per i posti di lavoro. Stranamente i sindacati sono stati latitanti in questa vicenda, hanno fatto poco aldilà di qualche piccolo sciopero. Non c’è stata sensibilizzazione e riguardo agli studenti non saprei fino a che punto arriva la loro consapevolezza e informazione rispetto a certi temi. Se si baseranno solo sulle ore in meno ci sarà ben poco da lamentarsi. I tagli peggiori? Forse quello sul Latino e sulla Storia, soprattutto. E per la Geografia? Bè, tutto sommato la geografia non viene molto toccata nel Liceo, le due ore vengono divise nel biennio. Il punto è che il senso del riformare non è questo. C’è anche il problema dell’Università, quello del lavoro, dei concorsi, è tutto conseguente e collegato al mondo della scuola. Pensa che questa Riforma farà perdere consensi al governo attuale? I risultati degli ultimi anni sono sempre stati imprevedibili, è difficile capire la logica seguita dagli Italiani, previsioni di questo genere non saprei farne. Mi auguro solo che le scelte della gente siano frutto di un’attenta riflessione. 5 A Mitrovica i rom respirano piombo Un olocausto taciuto per anni, la vicenda dei campi rom di Mitrovica. Kablare, Cesmin Lug, Osterode sono solo alcuni nomi dei terribili campi in cui i rom muoiono per avvelenamento da metalli pesanti. E a farne le spese sono i bambini come Masuriza, 5 anni e 55 microgrammi per decilitro di piombo nel sangue, concentrazione preoccupante se si tiene conto che il massimo consentito è di 10 microgrammi. Spaccata in due dal fiume Ibar, Mitrovica è una città divisa anche dai popoli che la animano. E’ contesa tra albanesi e serbi,tra nord e sud. Alla fine degli anni Novanta le tensioni tra le due etnie dominanti sfogarono la propria violenza sul più grande quartiere rom del Kosovo, il Roma Mahala. Allora il quartiere contava 6-7 mila abitanti. Un cumulo di macerie e campi avvelenati. Ecco cosa è rimasto per i rom che non preferirono la via dell’Europa occidentale o dei vicini Serbia e Montenegro alla propria casa. Dovevano essere sistemazioni momentanee. Quarantacinque erano i giorni previsti per la permanenza. 6 Non fu così. Ancora oggi nei campi di Osterode e Cesmin Lug, vivono oltre 500 persone in condizioni di miseria assoluta. Più di ventisei famiglie utilizzano lo stesso tubo per l’acqua corrente,non sempre presente. Le persone vivono in mezzo ai rifiuti e vendono alluminio per sopravvivere. Miseria e precarietà dei servizi igienico- sanitari non spaventano i rom quanto il terreno su cui l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati ha costruito i campi. Milioni sono le tonnellate di rifiuti tossici presenti a meno di un chilometro dal Roma Camp. Si tratta della grande montagna di resti di piombo prodotti dagli impianti di Trepca , colosso dell’industrializzazione nei Balcani oggi in pensione. Tutta Mitrovica risente dell’inquinamento,i rom di Daniela DiPascale IV G più di tutti. Da anni il vento spinge le polveri tossiche proprio tra quelle baracche. Fu la dottoressa Miljana Stojanovich , dell’istituto della salute pubblica,a scoprire che nei capillari dei bambini di Zitkovac, Cesmin lug e Kablare fosse presente un’alta concentrazione di piombo. – Non ho mai osservato risultati simili in nessun altra parte del mondo… una così grande concentrazione per una così piccola area-, commenta Stojanovich. Con questi valori Il piombo provoca seri danni celebrali e motori ai bambini,e nei peggiori casi porta ad una morte lenta. Durante il processo di crescita il metallo si fissa nelle ossa sostituendo il calcio, nelle donne gravide i danni si trasmettono al feto. ”Il rischio”,secondo Ilija Elezovich,autorità sanitaria del Kosovo,” è che un’intera generazione di bambini rom possa essere distrutta.“ Mahala ora è in ricostruzione. Accanto ai ruderi sorgono un centinaio di case e quattro blocchi plurifamiliari. Ache qui,però, si aggira lo spettro del vento tossico. E allora non resta che respirare piombo. E la forza del vulcano impronunciabile mette in ginocchio l’Europa. Dopo 200 anni di tranquillo riposo, il Eyjafallajokull (un nome impronunciabile) si è risvegliato. Nella notte fra il 20 e il 21 Marzo una veloce stiracchiatina e via: ghiaccio e fuoco insieme, allarme e molta paura. Ma la cosa che più preoccupa gli esperti è la nube di cenere che sta invadendo i nostri cieli, nube composta da silicati di magnesio e alluminio, ma soprattutto da particelle piccolissime di roccia frantumate che rimangono nell’aria e trasportate via dai venti. Fino ad arrivare in Europa e qui da noi. “Se le polveri emesse dal vulcano islandese avranno quantità e soprattutto energia (termica) tale da ‘bucare’ la tropopausa e finire nella stratosfera, potrebbero restare anche anni e determinare cambiamenti climatici più significativi”. Così si pronuncia Vincenzo Ferrara, esperto di clima dell’Enea (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente): per il momento si è venuto a creare, proprio sulle nostre teste, questo grande blocco atlantico, un nucleo di alta pressione al lar- riconoscerla più e da non saperla più controllare.E ora è bastata l’eruzione di un vulcano per bloccare tutto: persino gli aerei ultratecnologici sono rimasti a go delle coste irlandesi, accoppiato ad una bassa pressione sulle Azzorre. E tutto ciò non è diventato solo un problema ambientale. Ebbene si, perchè c’è qualche cosa che non va con l’Uomo. È probabilmente dalla Rivoluzione Scientifica che l’uomo cerca di capire le leggi della Natura e di utilizzarle a suo piacimento per riuscire a dominare a realtà che lo circonda. Ma a lungo andare l’Uomo ha così tanto trasformato la Natura da non terra. Su qualunque giornale si poteva leggere del traffico aereo bloccato per ore, passeggeri a terra, turisti bloccati negli aereoporti italiani, capi di stato che non potevano volare in Polonia per prendere parte ai funerali di stato del presidente Kaczynski. E perché no, anche di una classe di Liceo Scientifico, il cui volo (delle 9.15 di mattina) è stato cancellato alle 8, che ha dovuto v i a ggi a r e per 11 ore prima di avvistare il segnale stradale di Milano, meta tanto agognata della gita scolastica. Proprio da di Antonella Pagano IV P questo avvenimento, che continua imperterrito a creare disagi in tutto il nord dell’Europa, nasce spontanea la riflessione: non stiamo parlando di primi segnali della fine del mondo ma semplicemente del grande potere della Natura. È vero, l’Uomo ha scoperto i nuovi territori terrestri, è andato anche oltre con il primo passo sulla Luna, ha apportato grandi innovazioni nell’agricoltura e nell’industria, si è avvicinato alla Misteriosa Forza del Nucleare, ha cambiato i corsi dei fiumi e ha costruito nuove città in territori spesso inadeguati (meriterebbe un articolo a parte lo sfacelo causato dal terremoto in Sicilia). Senza alcun rispetto, perché la razza umana si è sempre creduta la padrona dell’Universo. Ma non lo è, la Natura è imperscrutabile, impossibile da prevedere. La domanda allora è una sola: sarà l’Uomo ad averla vinta, o alla fine la Natura tirerà fuori le unghie e farà capire che è impossibile continuare con questo stile di vita, con questo sfrutta- 7 Prima o poi ci tocca... Ci si pensa più o meno a partire dal primo anno: è l’ansia del futuro. Ecco come hanno risposto gli indecisi del 2010 di Viviana Sebastiano IV P Quest’anno, cosi come lo scorso e quello prima ancora, nessun quintino sembra avere le idee chiare sul suo futuro. Alcuni amici, partiti con progetti da sognatore, si son ritrovati a metà Aprile senza aver preso una decisione. Anche allo Scacchi si è nella stessa situazione e capita spesso di sentir parlare della scelta di “provare” i test per le facoltà a numero chiuso per poi ripiegare sulla fantomatica Ingegneria. Questo sondaggio nasce dalla curiosità di capire come i maturandi si orientavano circa a metà Marzo, quando ancora molti guardavano con espressione interrogativa lo spazio da riempire con la loro scelta universitaria. Il nostro questionario era apparentemente semplice, due domande e nessuna risposta certa. In quale facoltà pensi di iscriverti dopo il liceo? La frequenterai a Bari? Numeri da record, come sta accadendo da diversi anni, per Ingegne- ria, bene Economia, pochi scelgono gli studi umanistici (come d’altronde ci si aspetta da uno scientifico), ma pochi anche per le facoltà di Fisica e Matematica che ormai si ritrovano a pubblicizzarsi per superare quel numero di iscritti che è sotto il centinaio. Tanti per Medicina e purtroppo invece ancora pochi si affacciano allo studio delle biotecnologie. Noi ragazzi abbiamo tanti pregiudizi sulle facoltà che spesso ci impediscono di guardare con realismo alle nostre passioni e di fare la fatidica “scelta giusta”. Siamo condizionati da genitori che si preoccupano del nostro benessere economico, da professori che credono di aver capito tutto di noi e da compagni che son pronti a buttar giù una decisione coraggiosa. Questo stato confusionale sembra divertirci al biennio, ma inizia a minacciare le nostre certezze già nei tre anni successivi. Molti di noi non avranno grosse aspettative dalla vita scolastica e si limiteranno a completare il percorso obbligato per chi si ritrova da maggiorenne con un diploma scientifico, altri, armati di cuore e ragione inizieranno la loro Odissea pensando al futuro lontano, quello da veri adulti, ma soprattutto a quello prossimo. Esser proiettati lontano dall’appello quotidiano a cui ci hanno abituati dalla prima elementare sembra una conquista, eppure sono certa che lì, tra quei banchi in cui finalmente riusciremo a star comodi ci mancheranno le palpitazioni per lo sguardo basso della professoressa che scorre l’elenco. Per quelli che hanno appena iniziato il Liceo, per chi è nel pieno di questa vita e per chi sta per lasciarla, dalla A alla P, ecco il prospetto delle matricole del 2010. *Si ringraziano Davide Santostasi, Silvia Simone e Stefano Bozzi per la raccolta dati e il supporto grafico. *I valori corrispondono al numero di ragazzi che hanno scelto la facoltà corrispondente 45* 40 35 30 25 20 15 10 5 ns co 8 ag ar rar ch ia er itet va t to ura ri o ja z ec on z om ia m ed ic in in a ge gn er ia gi ur des isp ig ru n sc ie nz den z e be ni pol a iti ga c st ro he bi nom ot ec ici no lo gi e m ve od a te ri na r i fa rm a ac ia lin bio lo gu g ia eo ri m ent a at em li at di ic se a gn o lette in du re st ri al fis e io te r a in p i fo rm a at ec i on c p om sic a ia olo g a sc sc zie ia ie nz ien nda z ed e m le el ot la or fo rm ie a od zio o n ge nto e om ia t r in er ia al ec og on ia om lin ia g de l t ue ur ism o fi lo sica go pe di a 0 Autobus a Bari: ritardi e tecnologia di Viviana Sebastiano IV P Il sistema di trasporto pubblico si modernizza, eppure continuano le inefficienze Una qualsiasi giornata feriale a Bari, alla mercè dei mezzi pubblici, rivela subito le gravi carenze del sistema. L’ AMTAB, Azienda Municipalizzata Trasporti Autofiloviari Baresi, nasce nel lontano 1965 e continua a gestire la mobilità pubblica del capoluogo pugliese. La flotta Amtab, composta da 229 bus di cui 136 marcianti, “sfoggia” i modelli dei primi anni ‘70 (rumorosi e incredibilmente pieni di barriere architettoniche), i più moderni tappezzati di pubblicità e quell’unica vettura a doppio snodo che è spesso assegnata alla linea 3. Sono terminati da poco i lavori di ricostruzione delle fermate principali nel centro della città, ed è proprio qui che si notano quei tecnologici schermi neri che segnano gli orari di tutte le linee passanti per la fermata. Potrebbe sembrare l’inizio di un sistema organizzato ed efficiente, di una risposta ecologica all’uso di migliaia di vetture private. Purtroppo però non è cos’ì. Gli autobus comunali non garantiscono efficienza ed organizzazione, proprio a partire dagli orari così precisi dei display digitali che pretendono il materializzarsi della scritta “in arrivo” con il bus indicato. Perché questo non va? Ce lo spiega Mariella Pappalepore, Direttore Amministrazione e Finanza di Planetek Italia, l’azienda che si è occupata dell’installazione del sistema e che fornisce gli strumenti per poter installare i GPS che trasferiscono la loro posizione alla base centrale presso la sede Amtab. oggi copriamo più di 100 vetture e in pochi giorni si arriverà ad includere tutta la rete. Questo ovviamente significa un più sicuro funzionamento della tecnologia a patto che anche la gestione da parte degli addetti sia efficiente. Ci sono state assunzioni di personale? A breve ci sarà un concorso pubblico da parte dell’Amtab e nel frattempo diversi impiegati sono stati istruiti per gestire il progetto. Quanto è costato al Comune? Considerando che non è possibile dare una cifra precisa, perché l’installazione del sistema in molti casi è stata connessa ad altri apparecchi come per esempio gli schermi a colori sulle vetture stesse, stiamo parlando di più di 600mila euro. Quali potrebbero essere altri motivi di malfunzionamento? Circa la metà delle vetture baresi risale a più di vent’anni fa e sono frequentissimi gli improvvisi guasti, questo comporta un immediato cambio di linea per quelle vetture che sono in genere più frequenti (come il 53 o il 19) per sostituire quelle a frequenza minore che sono rimaste ferme. Quando la situazione si potrà considerare stabile? Il progetto sarà completo alla fine del mese quando tutte le vetture disporranno dell’apparecchiatura GPS e da quel momento in poi diventerà tutta una questione di gestione interna dell’Amtab. Sono in corso altri importanti esperimenti per calcolare con esattezza i tempi di percorrenza anche in relazione ai momenti di massimo traffico e fornire quindi degli orari più realistici. Quando e come avete iniziato la collaborazione con l’Amtab? La collaborazione è iniziata più di quattro anni fa ed è partita come piano sperimentale, finanziato in parte dal Comune e in parte da un progetto per le zone periferiche della città. I Aspettiamo l’inizio dell’estate per poter dare un giuprimi mezzi a disporre del sistema infatti erano quelli delle dizio su questa innovazione che è costata così tanlinee che percorrono quartieri come San Pio, Carbonara. to al Comune e che si pone degli obiettivi importanti. Quindi inizialmente il sistema copriva solo poche vetture? Si, erano solo sei, delle oltre duecento di cui dispone l’amtab, a fornire dati sulla loro posizione. Qual è precisamente l’obiettivo di questi apparecchi tecnologici? La prima finalità era quella di fornire un servizio migliore all’utente per spingere i cittadini all’utilizzo dei mezzi pubblici anche in vista di una necessità ecologica. In realtà riusciamo anche a rilevare importantissime informazioni sul territorio e sui tempi di percorrenza e ad avere un prospetto preciso dei mezzi in circolazione. Questo però sarebbe davvero possibile solo se la piattaforma coprisse tutti i mezzi e permettesse quindi di avere un controllo capillare della situazione minuto per minuto. Attualmente il numero di vetture che dispongono del sistema è aumentato? Ci sono stati miglioramenti? Partendo da meno di una decina sono aumentati sino a 30, 9 Il Pianista Un racconto di Filippo Parisi III F C’è un po’ di solitudine nel mio lavoro. Mi trovate al buio del locale, dove magari siete pure entrati, però forse non mi avete visto. Entrando, avrete di certo sentito qualcosa, la musica intendo, o forse sarete stati confusi dal fumo addensato nella stanza o dal mormorio sommesso della gente. Però c’ero anch’io: se aveste guardato in fondo al locale, nella penombra di un palchetto allestito alla buona, con su un pianoforte a coda, ma piccola, e uno sgabello traballante schiacciato dal peso di un’ombra piegata nel buio, be’, lì c’ero io. Sedetevi, prego, signori, prendete posto, c’è un tavolo più avanti, così sentite meglio. Ordinate, certo, è tutto molto economico qui; qui v’è tutta gente per bene, non crediate male. È un po’ buio, ma fa niente; almeno pare accogliente. Ora, per favore, fate silenzio che m’accingo a suonare; oppure parlate, fate apprezzamenti sulla mia musica, o non curatevene e parlate dei fatti vostri. Per me non cambia molto, in fondo. Chi è il musicista?, qual è il suo ruolo nella vostra vita?, borghesi che abitate nel vostro appartamentino in centro e che dal vostro terrazzino guardate il mondo come fosse un formicaio da schiacciare. Il musicista sono io, piacere, colui che v’allieta una serata come questa, quando avete deciso di prendervi uno svago dall’usurante vita quotidiana. Dal mio palchetto vi guardo, vi studio, cerco di pensare con i vostri pensieri, di leggere le parole che muoiono sulle vostre labbra. E intanto suono; e voi pensate che io pensi solo a suonare. Invece no. Quante volte ho suonato tutte queste antiche melodie; adesso sono le dita che veloci scorrono da sole sui tasti; e persino i movimenti del corpo –quali possano essere i limitati movimenti di un pianista- sono sempre gli stessi. Ogni sera da quattro anni, scendo dal mio bilocale due isolati dietro dove suono e mi dirigo qui. E ci rimango dalle nove fino a quando l’ultimo cliente va via; allora vedo i camerieri riporre le sedie sui tavolini e sento le serrande di fuori chiudersi lentamente, in silenzio. Quindi stacco 10 le dita dal piano ed esco dal retro; di solito è molto tardi a quell’ora. Mi trascino per le scale fino al secondo piano e guardo fuori dalla finestra di casa mia lo splendido muro con l’intonaco a pezzi sul quale s’affaccia. A quel punto mi vien voglia di dormire. E dormo parecchio, perché la sera bevo. C’era nel contratto:suoni e consumi fino alla chiusura. Al pomeriggio, quando mi sveglio, il sole non entra mai dalla finestra, così dovrei accendere la luce; ma mi sa di squallido, e quindi rimango nella penombra opaca a fissare quelle quattro pareti dal soffitto troppo basso. Non esco mai, se non per andare a lavorare; son contento così. Vivo nelle chiacchiere e nei volti di chi attento mi ascolta, e ciò mi basta. E anche stasera ci sono. Stasera, non lo so perché, sorrido. Forse perché c’è meno gente, e mi piace quand’è così. Ai tavolini davanti non c’è quasi nessuno; solo dalla seconda fila comincia ad esserci vita. Oggi la gente mi sembra pure simpatica. È una sensazione, oppure è vero; io non lo so, non li conosco. Saluto il barista e gli chiedo il solito: non inizio mai, se prima non bevo; non ci riesco. Dopo mi appoggio al bancone e contemplo per un po’ la sala. Guardo il piano, e penso che dovrei smet- tere. Mi siedo allo sgabello e faccio mente lo cale. Niente spartito, per carità, è tutto in testa. Chopin, una polacca che imparai a sedici anni. Richiede parecchia attenzione –non la mia-, è tutto un gioco di note tenute e atteggiamenti eroici nell’esecuzione. Di solito piace: Chopin emoziona. Intanto la gente entra ed esce, e il campanello sulla porta suona incessantemente fino a una cert’ora, quando rimangono in pochi, perlopiù da soli, a concludere la serata insieme a me. Guardo l’orologio sulla parete di fronte al piano: mezzanotte e un minuto. E’ un’ora in cui difficilmente di mercoledì entra qualcun altro, come oggi. Guardo chi è rimasto più avanti: un uomo sulla cinquantina è attento, mi segue, e ad un mio sguardo sorride soddisfatto. Più dietro, due distinte signore s’affannano nel contrattare l’appuntamento dal coiffeur per il giorno dopo. In fondo alla sala, un anziano signore si regge la testa col pugno e fa fatica a mostrarsi sveglio. Opto per qualcosa di più vivace: un ragtime di Joplin. Il barman mi porta un vassoio con il drink – il settimo, almeno- conclusivo. Per stasera può bastare. Il campanello della porta suona, ma sulle prime non ci faccio caso. Poi, ad un cenno del proprietario, capisco che devo tornare a suonare. Lancio una sfuggevole occhiata alla nuova cliente, e dopo un po’ torno a guardarla. È lei, senza dubbio è lei. Ma come ha fatto a trovarmi? Certamente non è qui per me. Però è sola. Ha lo sguardo basso, ma cammina da gran donna, alternando braccia e gambe come una principessa. La mia principessa… Si siede in prima fila. Mi risiedo anch’io. Non sembra essersi accorta di me. Accavalla le gambe svelate da una gonna alle ginocchia. La guardo, poi tento un approccio al piano, ma mi viene di guardarla ancora. Poi lei alza gli occhi e per un secondo i nostri sguardi s’incrociano. Allora suono, e suono cosa lei vorrebbe sentire. Ti suono ciò che volevi che suonassi dopo che avevamo fatto l’amore. Chopin, sempre Chopin. Quel valzer in do diesis. Ed estasiata tra le lenzuola, nuda, ti guardavo ascoltarmi. Prendevi una ciocca di capelli tra le dita, l’attorcigliavi tante volte, e poi la lasciavi andare. E poi t’ho lasciata andare io. Ma dove, dove sei stata? Parigi, dicesti, e non tentai neanche di fermarti. Tornerai, pensai. Saresti tornata, e l’hai fatto dopo quattro anni. Ma ora chi sei? Dove abiti e con chi?; ma soprattutto perché? Tanti perché, alcuni anche immotivati: dei perché senza perché. Sto suonando, amore. Ti chiamo amore perché il tuo nome è partito con te. L’hai infilato nella valigia fra le magliette e le mutandine, con i tuoi occhi e il tuo sorriso. Ti ho vista, amore, adesso ti sei alzata. Sei incerta, ma vuoi venire verso di me. Non ti guardo in volto, amore, non ci riesco. Ho una ferita ancora aperta. Ora sei appoggiata al piano, sei entrata nel mio buio. Non sollevo lo sguardo, non riesco a guardare oltre il tuo lungo collo. È sempre piccolo il tuo seno, amore. Come mi piaceva; adesso però ho perso il ricordo della sua consistenza. Ho gli occhi fissi sui tasti, ora mi è proprio impossibile alzarli. Se ti allontani, forse così potrò sopportare di guardarti. Ti prego, spostati, il pubblico mi deve vedere: pagano anche per me. Non mi senti, proprio non vuoi ascoltarmi. Ma come potresti, dopotut- di Angela Casavola III B to non parlo. E il silenzio non è capace di fare discorsi. Se te ne sei andata, di discorsi non ce n’era più bisogno, evidentemente. Il Do era l’ultima nota, ovviamente diesis. È finito il nostro pezzo, amore, adesso puoi tornare a posto. Invece tu rimani ferma. Vorrei guardarti, ma non posso, non te lo meriti. Vai via, ora, vai a sederti. E tu rimani ferma qui. E io mi decido a guardarti. Ti vidi su una spiaggia la prima volta. Giocavi ai racchettoni con una tua amica, e sorridevi. La pallina andò verso il mare e io, che mi trovavo lì, la raccolsi. Te la portai e tu sussurrasti un timido grazie. Non lo sentii. Guardavo i tuoi occhi azzurri, che di fronte al mare lo erano ancora di più. Ed ero perso, innamorato, naufragato col mio veliero nella baia del tuo amore. Adesso, mentre ti guardo, mi sento come quella volta. Avevo paura d’incontrare i tuoi occhi per questo motivo. Ti amo, amore, e per tutto questo tempo ho contato i secondi che passavano dalla tua partenza, e ne sono passati tanti, davvero tanti. I miei pensieri potrebbero scadere nel melodrammatico, ma nessuno mi ascolta in questo momento; ci sei solo tu che con quello sguardo mi stai penetrando l’anima. Hai una lacrima adagiata a fianco dell’occhio. Stai piangendo; ma perché?, che ti si rovina il trucco. Andiamocene, adesso, ché voglio amarti. Mi seguirai, vero, amore? Non sprechiamo il nostro incontro in questo posto. Il locale è quasi deserto, possiamo andare via. Amore mio, all’improvviso l’aria è irrespirabile. L’ossigeno è andato via dai miei polmoni. Cosa mi stai facendo? Sì, ora forse lo so. È per questo che sei venuta. Mi alzo, butto indietro lo sgabello e chiudo il piano. Il locale è vuoto completamente, ora. Dammi la mano. Lascia stare che il tuo drink lo pago io; domani però. Sorridi, adesso, ché voglio vederti sorridere… Dammi la mano, amore, è tempo d’andare. Indubbiamente c’è del fascino nel mio mestiere. Consiste nel suonare, certo, ma nell’interrompere bruscamente l’incantesimo creato durante l’esecuzione, come un palazzo lasciato a metà, uno ci prova più gusto. Si sente lo sconcerto della gente accorsa al concerto. Per stasera è tutto, gente, tornate, ché domani e l’altre sere la musica c’è ancora, e certo, mai disdegnerò il caloroso applauso del pubblico discreto. Addio “Gioca jouer!” Indifferente attesa, sguardi complici. Finalmente il segnale. Tossire, starnutire, schiarirsi la voce, ridere, applaudire ed infine tirar fuori una banana portata da casa per mangiarla tutti insieme! No, non è il famoso “Gioca jouer”, è l’ultimo flash mob organizzato a Bari, il 15 maggio scorso, nella libreria Feltrinelli di Via Melo (non dal personale della libreria, s’intenda!). Grazie agli odierni mezzi di comunicazione, quali inter- sparge a macchia d’olio fino a diventare un’iniziativa di gruppo, cui può partecipare chiunque, prova l’alto numero di adesioni che questi eventi raccolgono sui social networks. Così, in luogo e data stabilita, grandi, piccoli, bianchi, neri, gialli, rossi e chiunque altro voglia, si riuniscono per dar vita a un’iniziativa spontanea senza alcun colore politico. Ad un determinato segnale, si inizia a fare cose, precedentemente accordate, spes- net, telefonia mobile, posta elettronica ecc., l’idea lanciata da un singolo individio, si so senza alcun senso logico, per il puro gusto di divertirsi. Le tipologie di flash mob sono varie, vi sono quelli in cui ci si immobilizza per qualche minuto, qualunque cosa si stia facendo, altri dove si dà il via a un ballo sincronizzato, seguendo passi ben precisi, ed altri ancora in cui si da spettacolo vestendosi in maniera assurda e ballando in modo buffo e scoordinato, per festeggiare qualcosa (com’è successo nella nostra città lo scorso 21 Marzo in occasione dell’arrivo della primavera), e tanti altri ancora. L’ennesima trovata per evadere dalla monotona routine quotidiana, forse, o un modo per stare con i propri amici in una circostanza diversa dal classico conoscere qualunque mob sia, tere che è sabato sera e gente nuova, cosa un flash bisogna ammetdavvero geniale! 11 Un grande pezzo della nostra vita... E forse cadrà pure una lacrima perché cinque anni non si dimenticano. Chi l’avrebbe mai detto che una scuola (l’edificio più odiato da tutti i ragazzi) potesse diventare la parte più importante nella nostra adolescenza; sì, perché sicuramente un giorno tutti ci siamo sentiti dire “rimpiangerai i giorni del liceo”, e ora che sono arrivato a questo punto posso solo dire che questa predizione è totalmente vera. Primo giorno, entri accompagnato magari dai tuoi genitori mano nella mano, sei veramente un bambino, e vedi i tuoi compagni pensando “ma chi sò questi?”, ma non ti rendi conto che con “questi” ci passerai quattro lunghissimi (ma in fondo velocissimi) anni della tua vita. I prof ti si presentano, alcuni già interrogando il primo giorno, dandoti l’idea (perché all’inizio si può trattare solo ed esclusivamente di un’idea) di cos’è un liceo, il liceo scientifico Scacchi. Proprio in questo giorno tu pensi che inizia un vero calvario ma non immagini come sarà la vita del liceo. Nel giro di qualche giorno hai già imparato a conoscere ogni cm2 della tua scuola. Beh, ci vivi cinque o sei ore al giorno, non si può mica studiare per tutto il tempo, dopotutto hai solo 14 anni (non che questo cambi alla tenera età di 19 anni!). Allungando i tempi, potremmo dire che il primo anno è di stabilizzazione. Il primo giorno del secondo già ti senti padrone del tuo “territorio”, ma in fondo sei ancora piccolo e impotente, un povero cucciolo nelle grinfie dei tuoi antagonisti: i leggendari professori! Molti tuoi amici ti hanno già parlato del loro sovrumano potere: l’interrogazione. Che incantesimo potentissimo! Sia alla lavagna, sia dal posto, sia in piedi vicino alla cattedra, è sempre il momento più brutto di ogni studente. Sì, anche se il giorno precedente sei stato le tue buone cinque ore buttato su quel benedetto libro, nel momento in cui il professore pronuncia il tuo nome sghignazzando sotto i baffi (per chi ce li ha i baffi, si intenda!) hai già dimenticato tutto! Inizi le tue preghiere, spesso pagane (esempio: Santa Campanella aiutami tu!). E l’interrogazione va, bene o male che sia; d’altronde hai un sacco di tempo per recuperare (forse la frase più pronunciata dagli studenti). Fra i peggiori 12 di Fabio Trigiante V I momenti di questi cinque anni ci sono i compiti in classe (ma quanti sono?!?!). Uno dei pochi momenti in cui non si sente volare una mosca in classe! Però ti senti un Dio quando in questi compiti riesci a copiare da un compagno o da un fogliettino pre-preparato o addirittura a “farti suggerire“! Pensi di averla fatt franca con colui che ritieni un torturatore di poveri adolescenti. Sì, pensi di esserci riuscito fino a quando ti vedi fioccare un bel 2 davanti agli occhi (per non parlare dei meno-meno!). Ma ora, i brutti momenti sono finiti! Caso a parte le odissee per imbrogliare (spesso più stancanti dello studio stesso!), la scuola è un vero spasso! E crescendo lo diventa sempre più perché impari a conoscere i tuoi compagni che a volte diventano amici. Magari con il tuo migliore amico tutto inizia perché il professore te lo appioppa (con il tuo disappunto) affianco, un altro perché ti ci ritrovi nella stessa stanza in gita, un altro casualmente lo ritrovi nel tuo “gruppo d‘uscite“. Si crea una specie di associazione a delinquere all’interno della classe, tutti accomunati dalla voglia di non studiare. Momenti di massima gioia, per esempio, si hanno all’avviso dell’assenza di un qualunque professore e sembra la reazione che la Curva Nord ha subito dopo un gol del Bari: urla, imprecazioni, areoplanini di carta ovunque. Da questo si potrebbe capire che gli studenti odino dal profondo del loro cuore i professori; beh, non è così. Anche con loro passiamo anni interi, è impossibile non affezionarcisi. Magari non si può dire che gli si vuole bene (sì, non si può dire, è contro l’etica di ogni studente!), però diciamo che ci mancherà la loro voce o il loro sguardo alla fine dei cinque anni. Come tutti sappiamo, alla fine del liceo ci sono i fatidici esami di stato, coronamento di un quinquennio favoloso. La classe arriva a questo momento molto spesso rivoluzionata rispetto al primo anno: molti non ce l’hanno fatta, chi per sua volontà, chi per un “volere superiore“, forse divino. Comunque si arriva alla maturità, e di ciò non vi posso raccontare perché è un evento che sto aspettando anch’io. Perciò GODETEVI questi anni fantastici fra liti, discussioni, amori, interrogazioni, spiegazioni e amicizie fra quei banchi che quando crescerete vi sembreranno da lillipuziani. Impressioni di Gennaio Un racconto di Filippo Parisi III F Guardo il fondo della via. È sera. Un palazzo, stagliato sotto il cielo rosso. La luna, dietro le nubi, è sempre lì, con le sue due metà, così misteriosa, così lontana, appena la s’intravede. Cammino tra la gente, manichini che popoliamo i marciapiedi, mossi da un volere superiore, spinti da una qualche forza che ci è sconosciuta. Facce di carta, espressioni disegnate, già utilizzate. Rappresentano una realtà falsa, uno stereotipo che non ci appartiene. Coperti dal mantello della mediocrità, come fantasmi incatenati al peso dell’ipocrisia, avanziamo nel buio dell’ignoranza. Tendiamo le mani ad un futuro che è già scritto da altri, non da noi. Mai da noi. A fatica la nostra voce cerca una via per esplodere, per far conoscere la sua esistenza, per non essere l’ennesimo suono vuoto nell’infinito caos dell’eternità. Emergiamo dalle acque oscure della realtà e come serpenti strisciamo verso il baratro oscuro che ci è prossimo. Anime perse, ormai, rifugiate nella speranza del domani. Un domani sempre simile a ieri. Ci sputano addosso da tempo, e continuiamo a permetterglielo. Siamo frutti acerbi restii a cadere per paura di farci male, angeli con le ali spezzate ancora prima di intraprendere il primo volo. Attraccati nel nostro limbo d’incoscienza, non abbiamo le chiavi per liberarci dalla catena. A stento ci si riesce a vedere nella nebbia. Siamo tutti lì, viaggiatori in direzioni ostinate, senza apparenti precise destinazioni. Come cani corriamo dietro la nostra coda, e torniamo sempre lì dove siamo partiti. I cuori scandiscono i battiti del tempo, per alcuni lento, per altri veloce, al punto che certe volte una vita sembra compresa nello sbattere di ciglia. Il lento morire di una voce nella tetra tempesta di un concerto di rumori. Intorno il silenzio, tutti guardiamo il cielo, sfiorandoci le mani. Hanno paura, li sento. Pregano, in silenzio. La preghiera è l’unica cosa che li rende sicuri. Gli basta guardare in alto per sapere che c’è qualcuno che li protegge. Sorrido. Dio, l’unica cosa di cui non dovrebbero essere così sicuri. Poi si ritorna a camminare, ora più sicuri. Tutti paiono più felici, più carichi, persino il cielo sembra essersi fatto sereno. Ora ritorno a vedere la luna. Mi sorride a modo suo, beffarda. I lampioni d’improvviso si spengono. Rimaniamo al buio. Ritorna l’insicurezza.Tutti fermi, in ansia. Aspettano la salvezza, che qualcuno li salvi e li porti con sé. Aspettano di vincere la lotteria di cui involontariamente hanno comprato il biglietto. Rumori intorno. Al buio tutto è concesso. Degli animi anarchici ne approfittano per dire la loro. Silenzio all’interno del cerchio che hanno formato. Un silenzio surreale. Vi prendo parte. Qualcuno piange, è stanco. Altri si abbracciano con espressioni tristi e inutili. Attendono. Cosa, poi, non lo sanno nemmeno loro. Ancora adesso rivivo quel buio. Molti altri anche, penso. Molti si sentono persi, così stanchi di vivere da non volerne più sapere, da voler cercare una via di fuga. Ancora adesso aspettiamo, tutti, anche chi non l’ammette. Chiamatele, se volete, emozioni, perché questo sono. Non date loro una spiegazione se non la trovate. Chiamatele opinioni, perché sono anche questo. Non dategli alcun nome, se questo più v’aggrada. Ritenetele inutili, e ciò vi basterà a capire. Allora sarete coscienti. 13 Un salto nell’ambientazione fantasy-medievale del “signore degli anelli” Gioco di ruolo dal vivo, la fantasia nella realtà Una rappresentazione teatrale senza l’obbligo di seguire un copione Il mondo magico popolato da vanitosi elfi, possenti orchi e abili condottieri diventa realtà. “immagina un’opera teatrale, in cui gli attori non hanno copioni ma improvvisano a seconda del carattere del proprio personaggio, con una linea di storia da seguire e tutta la libertà di crearne di proprie.”- è cosi che un giocatore della nuova campagna “Guerre del caos”,a cui sta lavorando da sei mesi l’associazione del gioco barese (A.G.B), definisce il gioco di ruolo. Il barbaro gretto e manesco oppure il cavaliere elfico, il giocatore ha la libertà di scegliere cosa far fare al proprio personaggio senza obbligo di seguire un copione scritto. Un salto nell’ambientazione descritta da Tolkien nel “Signore degli anelli”, in cui tutto ciò che ci hanno sempre proposto videogames come World Of Warcraft oppure giochi di ruolo da tavola come Dungeons&Dragons accade realmente. Gli eventi si svolgono la maggior parte delle volte in foresta dove i giocatori interpretano il proprio personaggio che ha degli obbiettivi, che possono essere personali, di gruppo, 14 di Maria Loconte IV G di fazione e che lo coinvolgono nella storia di base grazie all’interazione con altri personaggi. L’hobby del gioco di ruolo dal vivo è fondato sul divertimento che dipende dal coinvolgimento a livello di recitazione dei giocatori a cui viene chiesto solo di rispettare poche regole per garantire il corretto svolgimento del gioco. Dal grande mago, all’abile combattente: i giocatori interpretano le abilità del proprio personaggio “incantando” oppure combattendo con spade di materiale innocuo ma di forte impatto visivo. A Bari il gioco di ruolo dal vivo è diffuso da più di dieci anni e con la nuova campagna “guerre del caos” sta crescendo la voglia dei ragazzi ad accostarsi a questo hobby originale, in sei mesi di attività il sito della campagna www. guerredelcaos.com ha raggiunto diecimila visite, segno di una costante crescita del gioco di ruolo dal vivo. Il 15 marzo si è festeggiata “la giornata mondiale della lentezza”. Vivere con lentezza dovrebbe essere un traguardo per tutti perché la fretta, gli affanni quotidiani peggiorano la qualità della vita. Tante, infatti, sono le malattie collegabili allo stress. Apparentemente è il mondo degli adulti ad essere più affannoso: tutti corrono perché si sentono perennemente in ritardo e difficilmente riescono a portare a termine i mille impegni che assumono. Da ciò dipende quel senso d’insoddisfazione che li rende così irascibili. Se penso a mio padre credo che neanche in ferie stacchi mai la spina e se non c’è il lavoro ci sono i nervosismi legati ad esempio all’impossibilità di parcheggiare in centro o altro. Non credo di averlo mai visto in giornate “lente“; i suoi ritmi oramai sono quelli infatti non riesce a rilassarsi. Mia madre poi è continuamente ossessionata dall’ordine e dalla pulizia della casa, un lavoro da casalinga che però non ha scelto e che non la fa sentire appagata, anche se quasi per auto-convincersi mi ripete continuamente che adora fare la mamma. Lei “Giornata della lentezza” comunque ha delle giornate della lentezza e sono quelle in cui fa volontariato in un ospedale del quartiere San Paolo. Toccare con mano sofferenza, solitudine e malattia le fa apprezzare meglio ciò che comunque la vita ci regala ogni giorno. Lei ha scelto di dedicare delle giornate, parte del suo tempo a chi ne ha bisogno. E’ portata così a sdrammatizzare i nostri piccoli problemi familiari e ad essere più comprensiva. Ed è di solito in queste giornate che preferisco comunicarle alcune mie scelte che normalmente non condividerebbe o confidarle un brutto voto a scuola. Ma non è solo il mondo degli adulti ad essere troppo veloce. Se noi ragazzi ci osservassimo dal di fuori ne verrebbe fuori un’immagine raccapricciante: non ci guardiamo nemmeno negli occhi perché concentrati sul telefonino, impegnati a pigiare con velocità incredibile i tasti del cellulare. C’è pure chi si mette le cuffie alle orecchie e accende l’Ipod per un isolamento assicurato. Nessuno ha più voglia di ascoltare, di comunicare in maniera diretta i propri sentimenti e le proprie idee. Ma anche noi giovani viviamo sotto pressione. In questo periodo mi sento così stanca che se avessi la possibilità inserirei il pilota automatico. Le mie giornate sono parti- colarmente dure: mattina a scuola, spiegazioni, compiti a casa, corso di lingua straniera e altre attività che si svolgono allo Scacchi, poi ci sono le lezioni di danza alle quali non si può mancare perché siamo in fase di preparazione saggio….. la lista sarebbe ancora lunga e sembra impossibile inserire il riposo tra le tante cose da fare. E’ vero che il lavoro nobilita l’uomo ma il riposo dovuto anche! Sarebbe bello poter decidere delle mie giornate, invece sembra che sia il tempo a modellarmi secondo la sua forma. Non è mancanza di organizzazione: ho già eliminato i tempi morti della TV ( quest’anno non sono riuscita ad appassionarmi a nessun programma ); forse guadagnerei qualche ora non connettendomi a fb, ma come si può rinunciare a curiosare sulle bacheche alla ricerca dei link in cui riconoscersi? E poi è così bello salutare e scherzare con gli amici anche negli orari impossibili. Senza pc sarebbe come vivere fuori dal mondo. Per me la giornata della lentezza corrisponde ad una sta- gione intera: l’ESTATE! Avere il tempo di prendere la mia adorata bici, leggere un buon libro ma soprattutto andare al mare. Come mi manca! In queste giornate dai ritmi così forti vorrei essere su una spiaggia a guardare le onde che come me, affrontano continuamente le alte e di Adriana Di Rienzo 1B basse maree. E’ d’estate che riesco ad assaporare tutto ciò che la vita può offrire come ad esempio la natura, le nuotate in compagnia, le serate tra amici.. Credo purtroppo che almeno per quanto mi riguarda l’adolescenza sia la fase della vita in cui non ci si può permettere di essere lenti se non si vuole essere un passo indietro rispetto agli altri. L’infanzia invece è solitamente per tutti una fase in cui tutto è semplice e “lento”: videocassette della Disney, giochi, minimi impegni e punti di riferimento sicuri. Nell’adolescenza tutto cambia i sentimenti sono veloci, superficiali. O forse sono io strana: quando qualcuno mi dimostra amicizia o addirittura amore, penso che non ci sia nulla di vero. In realtà mi prende la paura che tutto finisca e preferisco io stessa distruggere quell’amore o quell’amicizia. Vorrei vivere in modo più lento e fermare quella che a volte mi sembra una folle corsa, vorrei eliminare le attività falsamente utili che mi sembrano indispensabili, ma che invece non mi fanno apprezzare i momenti migliori della vita. Se mi soffermo a riflettere, forse ci sono degli impegni quotidiani che non mi arricchiscono e che mi sottraggono del tempo prezioso. Sarebbe il caso di rallentare i miei ritmi, recuperando forze ed energie per le persone con cui sto bene. 15 Percezione dello straniero nell’arte e nella società civile Stranieri in rivolta Come l’uomo può ribellarsi alla condizione di straniero? “A volte fermarsi, pren- bile di chi minaccia l’odine dere radici, sembra una immutabile precostituito. scelta necessaria” come Il popolo tedesco frusammetteva sconsolato trato dalla superiorità l’Anguilla de “La luna e i di un’Europa più forte, falò”; per immaginare an- sconvolto dal dolore di che in un singolo istante di una guerra terribile, consentirsi parte di qualcuno o segnò il potere nelle mani qualcosa; per sentir scor- di Hitler condannando gli rere il sangue gemello del ebrei alle camere a gas. compagno o del vicino. Il dileggio del forestiero non è dunque niente più che una valvola di sfogo: L’estraneità, come la paz- la violenza verso il diverso zia, non è una condizione è il tentativo di riversare esistenziale valida di per all’esterno l’odio matusé. E’ il mondo che marchia rato negli anni, il “sozzo a fuoco con il timbro in- carico di male” (Buzdelebile del rifiuto chi non zati) che ognuno si tiene si conforma al gusto del dentro da troppo tempo. tempo ribellandosi agli usi Se invece è il diverso a e ai costumi, all’ideologia non riuscire ad integrarsi, a o alla religione dei più. condividere gli ideali della Da sempre poco propensa propria realtà sociale, la all’innovazione, ai cam- reazione naturale diviene biamenti netti, radicali, la quella dell’autoesclusione, società moderna si pone della fuga nella torre in maniera ostile di fron- d’avorio. Cesare Pavese te all’integrazione di chi morì suicida perché incaporta con sé un orizzonte pace di accettare il monculturale diverso dal pro- do borghese giudicato prio, senza dubbio il mi- estraneo, privo di senso. gliore, quello perfetto. E’ “L’uomo in rivolta” di All’etnocentrismo, la fobia bert Camus getta un fascio del diverso, il timore di di luce sulla condizione chi busserà alla porta del dell’uomo moderno di vicino chiedendo aiuto in fronte ad un tale sconvolun’altra lingua, con occhi gimento sociale e morale. diversi, gli occhi dell’esule, Il diverso non può confordel diverso, del malato. marsi alla massa congeNel novecento l’esclusione lata nella ricerca forsensociale ha portato ad una nata del denaro, intorpidita crisi esistenziale profonda dall’egoismo perenne, e delle coscienze, a cui seg- si rifugia nel proprio uniue la distruzione inevita- verso suonando i tasti di legno di un pianoforte la cui melodia non può essere 16 di Alberto Donadeo IV G udita dalla gente comune. La riconciliazione con il diverso si staglia a partire dal ritrovato equilibrio con la propria interiorità. L’uomo deve uscire dalla condizione di alienazione ed egoismo e amare lo straniero che “è il suo stesso Io”(Dean Walcott, “Mappa del Nuovo Mondo”) La coscienza moderna e le arti devono aprirsi al cosmopolitismo, capire che l’estraneità non esiste di per sé, ma si impone nella misura in cui l’uomo non è in grado di condividere l’esperienza umana con l’Altro, uniti nel dolore, nell’espressione, in vista di una felicità spiri- tuale e materiale, di un senso umano di solidarietà. L’esempio della Venerina nelle “Novelle per un anno” di Pirandello (“Lontano”, 1908), prostrata di fronte al dolore di due compagni stranieri, partecipe della scena oltre l’indifferenza della madre impaurita, rende la grandezza di un’umanizzazione della cultura in grado di svegliare la coscienza dell’uomo moderno, finalmente libero. Le avventure della Sagrada Familia di Angela Casavola III B Ci sono voluti ben 127 anni per erigerla, e una sentenza di 5 giudici di Madrid per la sua potenziale distruzione. Il 7 novembre di quest’anno, Papa Be- zie alle donazioni dei fedeli all’ “Asso- gegneri di tutto il mondo si sono mobilinedetto XVI si recherà a Barcellona per ciazione dei devoti di San Giuseppe”, tati osteggiando pesantemente questa deconsacrare, e rendere ufficiosamente ter- committete stesso dell’opera. Inoltre, cisione? L’ultima parola alla burocrazia. minata, la Sagrada Familia. Per quella essendo solo la facciata della Natività Anche questa volta, dunque, gli intedata la navata centrale della basilica sarà completata, si è dovuto ricorrere a ri- ressi hanno prevalso sul buon senso, coperta, ragion per cui molti proclama- costruzioni al computer sulla base dei e adesso non ci resta che vedere come no conclusi i lavori della chiesa-simbolo pochi disegni pervenutici, per com- andrà a finire questa folle situazione. della città spagnola, non sapendo che pletare le altre due entrate e l’interno, occorrono ancora 15-20 anni, a sentire e dopo tutto questo, rischiamo di far l’arcivescovo barcellonese Lluìs Martì- rivoltare il povero Gaudì nella tomba! nez Sistach, per un ultimo “labor limae”. A seguito dei lavori per la costruzione Ma come si può dichiarare completata della linea ferroviaria Tav tra la città caun’opera i cui progetti originali sono talana e il confine francese, nel 2006 il andati perduti? Ebbene, dopo la morte consorzio Ave (Alta Velocidad��������� ������������������ ) ha stadi Antoni Gaudì, artefice della colossa- bilito lo scavo di un tunnel a soli 4 mele opera, durante una feroce guerra ci- tri dalle fondamenta della basilica. Ma vile scoppiata in Spagna in quegli anni, “Niente paura!” ci rassicurano. Per proi repubblicani appiccarono un incen- teggerle sarà realizzato un muro lungo dio allo studio dell’architetto catalano, 240 metri e alto 40 prima dello scavo. distruggendo grand parte dei disegni. I giudici hanno rassicurato l’opinione Per più di un secolo si è lavorato a que- pubblica che le vibrazioni dei lavori e sto ciclopico progetto, portato avanti dell’alta velocità, non causeranno alcun senza finanziamenti statali, ma solo gra- problema; perché, allora, architetti e in- SOS AMBIENTE: ecco cosa possiamo fare! Ormai liste di questo tipo sono presenti ovunque, quindi, non ho la pretesa di dir nulla di nuovo. Credo però nel bombardamento mediatico che ha funzionato fin troppo in situazioni non proprio “a fin di bene”, speriamo accada lo stesso per la salvaguardia dell’ambente. Quello che manca anche oggi è il senso di responsabilità in ognuno di noi e l’attenzione che dovrebbe seguirne in ogni momento della nostra vita. Ecco una delle tante liste, rivolta agli skakkisti (siamo 1600: facciamo la differenza!), per iniziare con il proprio impegno: -Ascensore: siamo tutti sotto i vent’anni, abbiamo un organismo nel pieno delle sue funzioni motorie, usiamo le scale! (Ogni volta che non usiamo l’ascensore risparmiamo circa 0,05 kw e perdiamo più di 3,5 kCal/min) -Buste, bustine: ogni acquisto comporta un sacchetto di carta o plastica che finisce in accumulo in qualche mobile o viene buttato subito dopo il trasporto sino a casa. Usiamo le shopping bag! Ormai (vista la campagna intrapresa da alcuni ipermercati) se ne trovano di tutti i tipi. ( In Italia consumiamo più di 400 sacchetti a testa ogni anno e ognuno di questi ci mette più di 500 anni a degradarsi) -Acqua: tenetela chiusa mentre vi lavate i denti e vi insaponate, preferite docce veloci( 20-80 litri) ai bagni rilassanti a vasca piena (fino a 200 litri) -Mezzi di Trasporto: usate i mezzi pubblici, la bicicletta e le vostre gambe ogni volta che potete! (Un’auto, conforme alle nuove leggi, emette in media 153,5 gCO2/km) -Stand-by: da evitare in tutti i casi per tutti gli apparecchi; è uno degli sprechi più inutili!(un Pc in questo stato consuma in media 15Kwh) di Viviana Sebastiano IV P -Luci: quante volte capita di lasciarle accese senza motivo? D’estate si potrebbe rimanerne senza sino alle 20.00! -Organico: sembra strano, ma bucce, ossa e rifiuti alimentari vari possono essere utilizzati come concime naturale. Fertilizzante al 100%! (consultate il sito per un buon compostaggio http://www.compost. fareverde.it/compostaggio.php) -Imballaggi: in questo campo ognuno di noi potrebbe agire in maniera davvero incisiva dimezzando lo spreco di carta, vetro e plastica. I piccoli accorgimenti riguardano la diminuzione al minimo dei rifiuti schiacciando bene e togliendo tutto lo spazio all’aria nei nostri contenitori e bottiglie. Altro passo importante da fare è evitare, (per esempio a scuola) di acquistare quotidianamente la nostra bottiglietta di acqua e portare da casa una borraccia (il che comporterebbe anche un risparmio economico! 0,30cent´90gg di scuola) anche se ancora pochi, sono in vendita detersivi sfusi, bagnoschiuma e shampoo in confezioni per ricaricabili. Questo significa comprare una volta l’imballaggio e utilizzarlo finchè possibile per lo stesso prodotto. Assicuratevi che tutte le confezioni dei prodotti che acquistate siano riciclabili. Ci sono altri millemila modi per agire in favore dell’ambiente, cercateli, informatevi e fate anche voi qualcosa per sentirvi parte di quella macchina ecologica che ha capito cosa significa il Rispetto. 17 La Buona Novella Oggi più che mai, a poca distanza dalla dichiarazione con cui qualche devoto illuminato della santissima chiesa cattolica (la quale a breve tenterà di far risorgere il Sacro Romano Impero o proporrà di proclamare il latino lingua nazionale) ha identificato la causa di atti pedofili nella piaga dell’omosessualità, un aiuto importantissimo per comprendere orrori ed ipocrisie del cattolicesimo giunge dal genio di Faber. La Buona Novella è, per chi non lo conoscesse, uno dei migliori LP della produzione di Fabrizio De André, un concept album nato dalla lettura e dall’accuratissimo studio del Protovangelo di Giacomo e del Vangelo arabo dell’infanzia (entrambi apocrifi). Non bisogna farsi trarre in inganno dal titolo: altro che catechismo! Riporto qui un intervento dello stesso De André a proposito dei fraintendimenti con cui l’album dovette scontrarsi: « Nel 1969 scrivevo La buona novella. Eravamo in piena rivolta studentesca; i miei amici, i miei compagni, i miei coetanei hanno pensato che quello fosse un disco anacronistico. Mi dicevano: “cosa stai a raccontare della predicazione di Cristo, che noi stiamo sbattendoci perché non ci buttino il libretto nelle gambe con scritto sopra sedici; noi facciamo a botte per cercare 18 di Valerio Iacovone IV P di difenderci dall’autoritarismo del potere, dagli abusi, dai soprusi.” .... Non avevano capito - almeno la parte meno attenta di loro, la maggioranza - che La Buona Novella è un’allegoria. Paragonavo le istanze migliori e più ragionevoli del movimento sessantottino, cui io stesso ho partecipato, con quelle, molto più vaste spiritualmente, di un UOMO di 1968 anni prima che proprio per contrastare gli abusi del potere, i soprusi dell’autorità si era fatto inchiodare su una croce, in nome di una fratellanza e di un egualitarismo universali. […] pici della sua abilità di cantastorie) la tenerezza con cui Maria e Giuseppe si abbracciano dopo essere stati separati per quattro anni e la disperazione delle madri di Tito, Dimaco e Gesù che assistono alla straziante morte dei rispettivi figli. Le parole che le madri dei due ladroni rivolgono a Maria non potrebbero essere più lontane dalla rigida interpretazione della Chiesa: «con troppe lacrime piangi Maria, solo l’immagine di un’agonia, sai che alla vita, nel terzo giorno, il figlio tuo farà ritorno, lascia noi piangere un po’ più forte chi non risorgerà più dalla morte». La stessa Vergine dice al figlio morente: «se non fossi to liturgico che incita a lodare l’uomo-Gesù non in quanto figlio di un dio ma in quanto figlio dell’uomo e quindi fratello, fornisce la chiave di lettura dell’intera opera: subordinando il piano religioso De André ci voleva ricordare che ciò che rende Cristo un modello da emulare, ossia le sue virtù - ad esempio la compassione - sono caratteristiche dell’uomo in quanto tale prima di essere del uomo cattolico, cristiano, musulmano o altro. È dunque proprio in questo periodo in cui la chiusura della Chiesa rischia di sfociare in un cieco fondamentalismo che La (laica) Buona Novella ha ancora molto da insegnare e si propo- Gesù è stato l’UOMO più rivoluzionario di tutti i tempi» Attraverso La Buona Novella De André (da ateo) operò un analisi tuttora originale della vita di Cristo ponendo l’accento più sull’aspetto umano ed emotivo che su quello religioso e spirituale. Sono indicativi in questo senso Il Sogno di Maria e Tre Madri. In questi brani l’autore riesce a “raccontare” con estremo realismo e fortissima tensione emotiva (aspetti ti- stato figlio di Dio, t’avrei ancora per figlio mio» spingendo l’importanza religiosa di Cristo in secondo piano rispetto all’umanissimo amore materno. Ne La Via della Croce, inoltre, il figlio di Dio è definito come “colui che perdonò a Maddalena, colui che con un gesto, soltanto fraterno, una nuova indulgenza insegnò al Padreterno”. Il brano di chiusura, Laudate Hominum (antitesi dell’iniziale Laudate Dominum), una sorta di can- ne come efficacissimo rimedio all’inarrestabile diffondersi di una produzione musicale sempre più insensata, vuota e fondata solo sulle logiche di mercato. MUSE! Feeling good Se dovessimo chiedere a qualcuno quando inizia un concerto la risposta più ovvia sarebbe: quando i musicisti salgono sul palco e cominciano la loro esibizione. Per me non è stato così: tutto è iniziato, senza esagerare, sei mesi prima, quel caldo giorno di giugno in cui mi ritrovai con il biglietto fra le mani. Già da allora percepivo quella strana tensione che accompagna gli eventi importanti della vita e, tenendo il biglietto che mi avrebbe permesso di varcare la soglia del Futurshow Station a Bologna, provavo già emozioni forti, ansia ed impazienza per quel concerto che aspettavo da tanto tempo: è sempre stato il sogno della mia vita, perché ho sempre seguito il gruppo inglese e vedendo le immagini dei loro bellissimi live, ho sempre sognato di essere uno di quei puntini eterogenei ogni tanto inquadrati che erano lì per una cosa sola, l’amore per la musica. Poi la vita scorre lentamente e quasi ti dimentichi di quella data… poi, quando manca poco, improvvisamente dici: “Hei, il 21 Novembre è quasi arrivato, quanto è passato in fretta il tempo”. Un attimo prima eri nel pieno dell’estate e quasi non ci credevi che di lì a sei lunghi mesi proprio tu saresti diventato uno di quei tanti puntini che compongono il pubblico ed un attimo dopo ti ritrovi alla vigilia del concerto e la tensione non ti fa dormire tranquillo però sei felice! E così dopo una notte passata sul dormiveglia e qualche ora di viaggio ero a Bologna e si prospettava una lunga giornata, aspettando il concerto quella sera, mi ero organizzato la giornata come se fossi andato a Bologna per una gita turistica, ma pur essendo Bologna una bellissima città a me sconosciuta, non mi at- ne ed assurde mi circondavano: eravamo tutti accomunati da un unico fattore: la voglia di vivere quell’emozione fino in fondo. Così le ultime ore preconcerto passarono tra una chiacchierata e l’altra, falsi allarmi e spinte varie, quando ad un certo punto, il momento era arrivato, il tirava il mio pensiero non faceva che cadere solo sul concerto, provavo ad immaginare come sarebbe stato, varie ansie e fobie mi coglievano, da quella di dover prendermi un bel posto a quella di far attenzione a non perdere il biglietto. Così con larghissimo anticipo eccomi lì di fronte alla struttura a forma di pallone, non ero il primo: i tre ingressi erano già pieni di gente a fare la fila, le facce più stra- rumore dei cancelli che si aprivano, il respiro mi veniva quasi a mancare, la gente impaziente spingeva qui e lì, “uno alla volta” gridarono gli addetti al controllo biglietti, così uno alla volta passato il controllo, iniziammo la corsa, la corsa al posto migliore, ma forse quella corsa non era generata dalla voglia del posto migliore ma dall’impazienza e dal carico di emozioni; così arrivato con il fia- di Gaetano Capriati IIIC tone sotto il palco, mi fermai a pensare che ero lì ormai e nulla avrebbe potuto togliermi quei momenti. Presi un posto buono e mi preparai a vivere quegli ultimi strazianti minuti, presto il palazzetto fu colmo di gente, presi una bottiglia d’acqua, vedevo intorno a me diversa gente con birra ed alcolici in mano, io no, ero lì per ubriacarmi, ma di musica, e volevo essere sobrio per godermi fino in fondo ogni sfumatura di quelle emozioni che avrebbe assaltato di lì in avanti. Dopo diversi applausi a vuoto e cori incoraggianti, ecco aprirsi il sipario: “Ci siamo” pensavo fra me e me, la mia vita sembrava essere appena iniziata: buio, silenzio, poi i tre parallelepipedi che formavano la scenografia si illuminarono, un boato del pubblico, ecco il suono del basso potente di Chris, l’attacco di batteria di Dom, ecco i MUSE! Con un gioco di luci e movimento ecco le loro sagome Matt alla mia sinistra con degli occhiali a led intermittenti che lo rendevano quasi magico, Dom al centro e Chris con la sua eleganza alla mia destra il più vicino dei tre; e in un attimo, prima che me ne rendessi conto, nel Futurshow si scatenò l’inferno: la gente impazzita saltava e si mescolava con gli altri, l’adrenalina nel mio corpo aumentava in maniera esponenziale, al ritmo diel primo pezzo suonato, “Uprising”, e in un attimo mi resi conto di essere diventato uno di quei famosi puntini 19 che riempono un palazzetto per la propria passione, così ci si mescolava saltando, spingendosi e così balzai di qua e di là per il palazzetto, cantando a squarcia gola. Le canzoni si succedevano una dopo l’altra, mani alzate, urla, cori tra il pubblico, e l’unica cosa a cui riuscii a pensare fu “chissà come ci sente ad essere Matthew Bellamy e vedere tutta quella gente lì solo per lui e per la sua musica”. E in un attimo mi ritrovai senza fiato, il mio corpo si muoveva ormai per inerzia; però ero davvero felice, la musica mi aveva svuotato di ogni pensiero e preoccupazione e mi aveva caricato di emozioni e adrenalina, mi sono sentito davvero vivo, ho provato cose che non avevo mai provato prima, ho capito cosa vuol dire realizzare un sogno e in men che non si dica la scaletta era stata quasi interamente eseguita, tutto passava così velocemente, ma in realtà quelle due ore di concerto sono durate nel mio cuore molto più dei precedenti sei mesi di attesa, anzi, di tutto il tempo trascorso dal la prima volta nella mia vita in cui ho ascoltato la prima canzone dei Muse. Il concerto era finito, e la sensazione è molto simile a quella dell’ebbrezza, non riuscivo a rendermi conto che tutto ormai era andato, non riuscivo neanche a realizzare dove mi trovassi e pensai fosse il momento migliore della mia vita. Quando il palazzetto era ormai vuoto, carico ancora di adrenalina, uscii a prendere un po’ d’aria e decisi di comprarmi una maglietta dei Muse, nella speranza che indossandola potesse riempirmi delle stesse emozioni di quella sera, ero stanchissimo, andai in aereoporto aspettando di tornare a Bari ma non dormii neanche un minuto, avevo ancora il battito cardiaco accelerato e nella testa un grido incessante “MUSE, MUSE, MUSE”. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era “feeling good” (che è non a caso il titolo di uno dei pezzi del gruppo inglese). L’adrenalina è andata via con il passare del tempo, ma ora, solo ascoltando i Muse, ripenso a quel giorno,quando ho indossato quella maglietta e mi travolge un misto di emozioni dall’eccitazione alla nostalgia, tanto forte da voler rivivere l’esperienza, come se una parte di me quel giorno sia rimasta intrappolata, e continui a rivivere una delle emozioni più belle della mia vita! Let the Sunshine, Let the sunshine in, the sunshine in! E sulle note di Oh Happy Day, I Will Follow Him e The Age of Aquarius, quest’anno a marzo è ritornato il coro della scuola ‘SkakkiSoulVoice(s)’ in una nuova veste, moderna e con tantissime novità. sottili dei Soprani alla potenza di quelle dei Contralti cercando di rendere il tutto il più armonioso possibile. E diciamo pure che c’è ancora molto da fare in questo senso, ma così come dice il proverbio, chi ben comincia è a metà dell’opera. E meglio di così sicuramente non potevamo iniziare. Numerosi sono stati i volti nuovi aggiuntisi alle vecchie conoscenze ed è stato sorprendente vedere Tenori e Bassi (meglio noti come Cadaveri: ci manca solo che si mettano a ballare Thriller di Michael Jackson con uno scheletro disegnato sulla maglietta) cimentarsi in canzoni che hanno fatto la storia della musica internazionale. Ormai quest’anno è andato, e dopo le Giornate dell’Arte Interna ed Esterna l’avventura del SkakkiSoulVoice(s) termina così. Ma quasi certamente riprenderà l’anno prossimo e l’unica speranza è quella di sentire tante nuovi voci che andranno ad ampliare il vasto panorama canoro della nostra scuola. Ma sicuramente la nuova più entusiasmante di quest’anno è l’arrivo di Fabio Lepore alla conduzione del timone di questa nave di cantanti in erba. Maestro di canto alla scuola ‘ Il Pentagramma’ di Bari e cantante lui stesso, ha dovuto unire la dolcezza delle voci 20 Quindi per qualsiasi informazione e se volete ricevere maggiori informazioni sui vari incontri, potrete trovarci su Facebook al profilo ‘SkakkiSoulVoice(s)’ . All’anno prossimo! Antonella Pagano IV P Ciao, ragazzi! Iniziamo con le presentazioni: chi siete e da dove venite. Ciao! Siamo Ermal, Dino, Lele e Johnny…la Fame di Camilla al completo e veniamo da Bari. E’ dal 2007 che suonate insieme. Com’è nato il vostro gruppo, e a chi vi ispirate? La nostra band è nata da un incontro casuale avvenuto in un negozio di strumenti musicali e ci ispiriamo alla scena rock nordeuropea e italiana. Il vostro sound è abbastanza innovativo nel panorama musicale italiano. Vi aspettavate tutto questo successo? Il nostro sound è il risultato della nostra personale ricer- ca e siamo contenti che sia sempre più apprezzato. Il singolo che vi ha lanciato alla ribalta si intitola “Storia di una favola”. Direi che calza a pennello con la vostra esperienza… “Storia di una favola” rispecchia, nel “titolo”, il nostro cammino fatto di sacrifici e difficoltà. Questo è per noi un bellissimo momento ricco di soddisfazioni. Fino ad ora avete rilasciato due album. Quali temi vi piace toccare con le vostre canzoni? Tutti quelli legati all’animo umano in tutte le sue sfaccettature, o almeno di tutte quelle di cui siamo a conoscenza. Infatti il nostro album “Buio e Luce” è un percorso attraverso questi stati d’animo, ed è pregno della nostra esperienza diretta. Una canzone a cui siete particolarmente legati. Siamo legati a tutte le nostre canzoni, ma in particolar di Federica Loiacono V I modo a “Come il sole a mezzanotte”. E’ l’unica che dedichiamo anche a noi stessi ogni volta che suoniamo. Capitolo Sanremo: come valutate la vostra partecipazione al Festival? Bella, un’esperienza che ci ha lasciato molto e ci ha permesso di arrivare a molta gente rapidamente. Apparizioni televisive, concerti in giro per l’Italia, in pratica siete costantemente in viaggio! Com’è questa “vita da camper”? E’ come essere sempre in gita, un’esperienza faticosa e al tempo stesso molto divertente. A proposito di concerti, quali sono le vostre prossime date? Verrete a trovarci qui a Bari qualche volta? Adesso siamo in tour in giro per l’Italia, ma controllate il sito ufficiale (www.lafamedicamilla. com) perché presto suoneremo qui in casa... Progetti per il futuro? Il tour ci vedrà impegnati fino a fine anno. Poi ci chiuderemo in studio per realizzare il nostro prossimo album. Qui a scuola ci sono molti ragazzi che suonano in gruppo e che magari vorrebbero intraprendere il vostro stesso percorso. Avete un consiglio per loro? Suonare, suonare e suonare. Solo in questo modo si capisce la giusta direzìone da prendere perchè ciascun artista ne ha una diversa. Ok ragazzi, grazie mille per questa intervista e in bocca al lupo per il futuro. Prima di salutarci però un’ultima domanda: dato che circolano numerose “leggende metropolitane” in proposito, ci dite cosa significa davvero il nome del vostro gruppo? Evviva il lupo! Cercavamo un nome che rappresentasse il nostro modo molto istintivo di approcciarci alla musica, perciò abbiamo ripreso un concetto filosofico di Feuerbach che scriveva “l’uomo è ciò che mangia”. Per quanto riguarda Camilla, rimarrà un segreto ancora per molto… 21 Il territorio racconta... e noi raccontiamo con il Cinema... di Roberta Pagano I D alla stesura di un soggetto sono molto complesse. Ma per svolgere un buon lavoro ci sono delle regole che Michele, responsabile del progetto, ci ha insegnato come: non pensare mai di essere migliori di qualcun altro raccontando la nostra storia,non giudicare le idee degli altri,che siano altri colleghi o semplici personaggi del soggetto… ma cosa più importante provare a scrivere una sceneggiatura sfruttando le prime idee che ci passano per la mente… Durante i primi incontri,partendo da una semplice parola, come “Pub” ,dovevamo dire tutto ciò che ci pas- Vi è mai capitato di essere seduti davanti ad uno schermo e conoscere perfettamente ogni minimo particolare del film che state vedendo? Molti diranno:”Certamente,leggo la trama…è Semplicissimo…”. Altri invece diranno un semplice “No”. Io, invece, così come anche altri,potremo dire per una volta di aver scritto noi la storia o, nel gergo cinematografico, la sceneggiatura del film. Infatti a Gennaio nel nostro amatissimo Liceo si è svol- to un corso cinematografico per imparare alcuni segreti e modi di fare di coloro che “stanno dall’altra parte della macchina da presa”. In molti hanno partecipato e ciò dimostra che il cinema è un qualcosa che interessa ancora i giovani;siamo stati divisi in gruppi in base alla fascia d’età e ai nostri rispettivi interessi. Così, il corso si è diviso: Regia, Scenografia, Sceneggiatura, Produzione. Il corso, già svolto negli anni passati,ha come contenuto principale la scoperta del territorio in cui viviamo,con le sue caratteristiche, usi e costumi. Il lavoro di una sceneggiatore è molto difficile in quanto le fasi di preparazione 22 sava per la mente ma che indubbiamente avesse un senso logico…E così è stato. Ne è uscita una piccola storia, forse un po’ ingarbugliata ma che ci ha fatto capire in pieno il lavoro che di lì a poco saremmo stati in grado di compiere. Durante la stesura abbiamo tante volte cancellato ciò che avevamo scritto sia perché non tutti erano d’accordo sia perché si allontanava troppo dal lavoro finale che dovevamo eseguire. È stato bello poter lavorare tutti insieme e sentirsi, almeno per poco tempo, dei veri e propri sceneggiatori…Diciamo che chiamarci “sceneggiatori” non è proprio indicato in quanto come Michele ci ha dimostrato per diventare tali ci vogliono molti anni di lavoro, sacrifici e soprattutto studio. Il corso, seguito da una prof .ssa di lettere, ci è stato molto utile per imparare cose nuove e per approcciarsi con gli altri e con quello che per noi era ancora sconosciuto. Ora non vi voglio raccontare di cosa parla il cortometraggio che abbiamo creato,perché sarebbe come togliervi una sorpresa, ma non vi preoccupate, lo vedrete presto realizzato! Alice nella città Festival internazionale del film di Roma Preparare un impasto di film, attori, registi e sceneggiatori con un pizzico di una città splendida, Roma. A parte far soffriggere divertimento, forti emozioni e amicizia. Mescolare il tutto e aggiungere un cucchiaio di ragazzi appassionati di cinema. Questa è la ricetta per vivere una esperienza indimenticabile, quale è stata quella del Festival internazionale del film di Roma. Ragazzi da tutta Italia sono stati selezionati, dopo aver scritto una recensione e aver tenuto un colloquio, per poter partecipare al Festival nella sezione dedicata ai giovani, Alice nella città. Il concorso Alice nella città è una sezione curata da Gianluca Giannelli. Costituito da 12 lungometraggi, raccoglie nel suo programma una selezione internazionale dedicata al cinema per ragazzi. A giudicare e votare questi film sono, appunto, dei ragazzi, divisi in due giurie: la prima, che comprende bambini tra gli 8 e i 12 anni, e la seconda, caratterizzata da ragazzi di età compresa fra i 13 e i 18 anni. Il festival si è svolto dal 15 al 23 ottobre all’interno dell’auditorium romano. Le giornate erano articolate tra visione di film in concorso -seguiti spesso dalla possibilità di intervistare la delegazione- e non, incontri con attori, registi e sceneggiatori importanti (del calibro di Beppe Fiorello, James Ivory, Terry Gilliam, Melissa Rosenberg, Alessandro Angelini e tanti altri), discussioni sui film visionati e red carpet. Il tutto alternato, di Ilaria Notaristefano IV I ovviamente, a momenti di svago e divertimento che hanno contribuito a rendere la già meravigliosa esperienza ancor più sensazionale. È davvero difficile descrivere le emozioni provate in questa settimana di full immersion nel cinema, non solo per la loro molteplicità, ma soprattutto per la loro trionfante sul tappeto rosso…credo che siano tutte emozioni impagabili e che davvero in pochi possono vantare. Se dicessi che quello che ho appena detto ha contribuito a conferire appena la metà della bellezza e del fascino di questa esperienza, forse mi prendereste per pazza. Ma è la verità… un “ingrediente” stesso tempo. Ogni ragazzo cercava di capire attraverso rapide occhiate con chi avrebbe avuto a che fare. Dopo questi primi minuti, i primi coraggiosi si lanciarono all’attacco. Iniziò, così, a crearsi quel legame meraviglioso tra i giurati. È stata un’amicizia comune, con chi più e con chi meno, ovviamente, ma tutti intensità. Avere la possibilità di vedere film e poi poter fare domande direttamente al cast ti procura un brivido e una eccitazione unici. Camminare sul red carpet in compagnia di Richard Gere e poi vedere il suo film, “Hachiko, a dog’s story”, seduti a pochi posti di distanza, assistere alla premiazione di Meryl Streep e alla sua quasi caduta prima di salire sul palco, salutare George Clooney, in dolce compagnia di Elisabetta Canalis, mentre avanza fondamentale che ha contribuito alla riuscita sentimentale del festival è stato il rapporto che si è creato tra noi giurati. Dire che tra i giurati si è creato un “semplice” legame di amicizia è riduttivo. Il primo giorno, mentre aspettavamo il bus che ci portasse tutti al campus, dove avremmo trascorso serate splendide, è stato memorabile. Per i primi minuti si potevano apprezzare occhi in continuo movimento, un gioco di sguardi intenso ma dolce allo stavano bene con gli altri ed è questo l’importante. È stata questa amicizia così forte che ha fatto sì che ai momenti seri e di lavoro si potessero alternare momenti di svago e divertimento unici ed indimenticabili. È stata un’ esperienza, l’ho ripetuto più volte, ma serve a rendere ancor meglio quello che ho provato, intensa, indimenticabile, unica e meravigliosa. 23 Avatar dove l’ho già visto? : Da qualche tempo le grandi produzioni cinematografiche si affidano al 3D, una nuova tecnologia che può offrire grandi risultati scenografici, forse trascurando un po’ la compattezza della trama, ma si potrebbe anche considerare cinema d’avanguardia, per lo meno visiva. Ed è così che possiamo definire il film “cult” del momento: Avatar. Studiato in 15 anni ma realizzato negli ultimi 4, Avatar è costato 237 milioni di dollari. 237 milioni di dollari per un film. In un momento in cui la crisi non lascia fiato al mondo intero, e soprattutto al cinema, James Cameron si può permettere di far spendere tutta quella cifra per le sue oniriche fantasie! Un po’ come mangiare un grande e grosso BigMac in faccia a un bambino del Congo... A dir poco uno spreco. Registi tra i più importanti da tutto il mondo lodano questa pellicola come “il film di fantascienza più bello degli ultimi tempi” e “non c’erano film così belli dai tempi di Star Wars”, dice il buon Steven Spielberg, che sembra essere l’ago della bilancia per decretare il successo o l’insuccesso di un film ultimamente. Si veda Paranormal Activity: è bastato dire che si era alzato terrorizzato dalla poltroncina del multisala perché il film avesse un successone. Salvo poi scoprire che la pellicola è spaventosa quanto Babby L’Orsetto. Dopo la lunga coda eccoci al botteghino, dove ho vissuto il momento di maggiore intensità della serata… 9 EURO!Un biglietto 9 euro…! Non so se ci siamo capiti!? Ma che razza di capolavoro deve essere? Ok 3D, ma quanto altro avete bisogno di guadagnarci su? Prezzo esagerato, davvero. Ma dopo tutto è il film del momento, in giro non si parla d’altro, pubblicizzato da qualsiasi cosa, persino una marca di automobili cavalca l’onda di questo successo utilizzando il loro logo. E allora come perderselo? Voci fuoricampo e già gran senso di nausea dalle prime scene. Questo 3D a detta di molti dovrebbe rendere meglio la profondità, ma se magari fosse stato messo a fuoco con cura forse mi sarei risparmiato un gran bel mal di testa! Non sapevo dove mettere gli occhi, a me che piace spaziare sul grande schermo, e godermi la scena tutta, non solo il soggetto protagonista, son rimasto deluso dai pessimi risultati di questo “sofisticato” 3D. Sarà stata la cattiva qualità del proiettore? Non penso, e poi che senso ha fare un film che si può vedere solo in pochi cinema? Insomma non è stato facile stropicciare gli occhi per tre ore di fila. Tutto sommato è comunque da apprezzare l’idea, l’ambientazione, i Naa’ti e il loro mondo, Pandora, con gli animali, le piante e i particolari collegamenti sinaptici tra l’avatar e il suo mondo. Un messaggio implicito. Dovremmo renderci conto anche noi della forza della nostra terra, di quanto può darci, e di quanto la stiamo sfruttando, senza curarci di nulla se non del nostro tornaconto. In fondo Pandora riesce a resistere e a rimanere in piedi perché ha fede in sé stesso, perché è unito alla propria terra e non la distrugge con noncuranza. E’ un mondo utopico. Forse siamo davvero stanchi della realtà che ci circonda, abbiamo così tanto bisogno di evadere che questo film dove tutto è perfetto ci sembra quasi un’ancora di salvataggio, come se ci stesse dicendo: coraggio, si può ancora fare qualcosa. Ma eccoci a quello che più mi preme raccontarvi. La trama! Anzi, non sarò io a farlo, ma saranno Tarzan, Pocahontas, Matrix, Il Signore Degli Anelli, Iron Man e chissà quanti altri... 24 di Stefano Bozzi IV P E’ comprensibile che ogni regista abbia un bagaglio personale di cultura cinematografica, che ogni opera non è altro che un derivato di tutte le nostre conoscenze, ma qui mi sembra esagerato! Vi ricordano per caso niente gli allenamenti e la vita tra i Naa’ti di Jack Sully? Non vi sembra per caso di stare in una giungla africana con qualche gorilla alle calcagne, insieme a Tarzan e Jane? Le scene sono uguali, i metodi sono gli stessi, mancava solo la fatidica frase “Io Tarzan, Tu Jane”. Solo che stavolta è lui a essere quello civilizzato, un po’ come per Pocahontas! Ma come non leggere negli Avatar un riflesso di Matrix? Uomini che nella realtà, in un mondo che come per Matrix non ci è dato di conoscere visivamente, sono ben diversi, ma acquistano abilità fisiche e mentali vestendo i panni degli indigeni. Quasi non credevo ai miei occhi dopo l’ennesimo avvincente discorso prima della battaglia, scene così non se ne vedono al cinema! O forse si... un attimo... Ora che ci penso c’è qualcosa che mi ricorda Morpheus nel discorso agli ultimi uomini rimasti... Mmmh... Ma forse anche qualche film di guerra qua e là... 300... No, loro quella sera non ceneranno all’inferno... oppure... Può essere... Ecco! Il signore degli anelli! Come si può dimenticare il magnifico discorso di Aragorn, la musica di sottofondo, il suo sguardo e la sua voce possente, suadente, quello si che era un discorso originale! Ed ecco a voi il finale: ultima battaglia faccia a faccia tra Jack Sully e il colonnello Miles, supportato dalle macchine e da una buona dose di cattive intenzioni. Scontro nettamente impari(ma come poteva essere altrimenti?), ma del quale sappiamo già la fine. E chissà perché questo veterano dell’esercito sembra di averlo già visto da qualche parte, sarà mica parente al Maggiore Chip Hazard degli Small Soldier? Ve li ricordate, quei simpatici pupazzetti animati da un chip che li rendeva vivi e cattivi! Insomma questo film ci pone di fronte a una domanda: qual è il futuro del cinema? Dovremo davvero sbalordirci per film che non sono altro che prodotti di una macchina? O inizieremo ad apprezzare di più le idee innovative, che tanto spesso la pubblicità soffocante e le regole del mercato non ci offrono? Continueremo ad accontentarci di morali banali e ormai strasbandierati sentimenti? Continueremo ad emozionarci di fronte al solito pianto qua, urlo là e, perché no, un bel bacio verso la fine del film? Coraggio, si può fare di meglio. Noi Ultras di Sabino Memola & Fabio Trigiante VI Non è facile per noi riuscire a Navicella Spaziale, ritrovi persone a potenze superiori, o essere disposti spiegare come mai vediamo le con la tua stessa malattia. È una ad arrendersi senza aver prima partite del Nostro Bari dalla Curva, liberazione! Vivi per una settimana lottato e affrontato l’avversario. Ce anziché da un altro settore qualsiasi in attesa di questo momento, lo impongono i nostri vessilli: il gallo dello stadio, o più semplicemente circondato da gente a cui cerchi da una parte con la sua fierezza, dal divano di casa nostra. Di invano di spiegare le tue sensazioni e il teschio alato dall’altra con la solito per sapere il perché di una ma che di tutta risposta ti deridono sua tenacia e sfrontatezza. Perché cosa qualsiasi, si chiede al diretto e ti danno, dall’alto della potenza essere Ultras non è una moda di cui interessato; noi cercheremo di delle squadre per cui tifano, il solito vantarsi solo per aver fatto qualche spiegare tutto ciò, anche se ai più consiglio: <<Angòr dret o’ Baar và? trasferta, ma una fede da perseguire le nostre motivazioni potranno Cang squadr!>>. In Curva Nord trovi tenacemente e ostinatamente. sembrare futili e superficiali. Le tesi che in questo articolo La Curva Nord a b b i a m o U’ uànn dell’ Barìs per noi non è sostenuto, come U’ uànn nestr adacsì ‘ccmmenz prcè l’ trris non l’ ièss. sciuquànn a tomb’l cò l’ smenz. un settore come già detto, ai più Con ottòbr l’autùnn ha arrvààt un altro; è un sembreranno Pò arrìv u carnvààl e ormà l’ fogl s’hann tutt ass’ccàt. punto di ritrovo irrazionali. E, in e ng travstim ben o mal. dove incontrare effetti, pensarla Arrìv ù fridd e ù virn s’avv’cìn c o e t a n e i , così non è Ecc, mò ven marz s’ ved ù fum dall’ camìn. e cò l fiùr sù, nu facìm nu bell mazz. amici, fratelli, propriamente E alla fin stà d’cembr accomunati da sbagliato, visto Arrìv aprìl cò la pasquètt iè inùt’l sim Barìs pur jind all’ membr. un unico scopo: che nell’essere e nu sciàm a fà la scampagnàt cò la nonsostenere ed seguaci del Bari nètt. Fabio Trigiante V I incitare la squadra non c’è nulla U’ uètt d cuss mes iè la dì du sand nestr per Novanta di razionale e e la matìn sub’t sciàm tutt fscenn alla minuti e oltre. A lineare. Ma noi mess. dirla tutta “vedere continueremo Giugn all’estàt iàpr l’ port la partita” per noi fino allo stremo e u sol abbrùsc fort fort. è un concetto delle nostre Mò alla scol non s và e ù pnzir o’ mar stà. alquanto astruso. forze a essere Tra bandiere, fieri di questo Ad agùst tutt gnùr f u m o g e n i , “difetto”; perché facìm invìdj all’africàn pùr. sciarpate, la nostra ci basterà vedere partita è un’altra la maglia per Cuss iè ù mes dell’ gastèm a matarrèès rispetto a quella cantare ancora! persone che come te hanno capito che si svolge sul campo. La nostra AVANTI BARI, AVANTI ULTRAS, che non è necessario vincere nella partita è un concentrato di rispetto AVANTI CURVA NORD! vita, ma è più importante difendere, per le tifoserie avversarie (nei limiti fino allo stremo, un ideale, un colore, del campanilismo), onore, fedeltà una passione nella quale si crede e un pizzico di incoscienza. Tutto fermamente. Perché essere Baresi ha inizio quando, entrando in quel non significa piegarsi o sottomettersi magico spicchio della Nostra amata 25 Rugby : che cos’ è esattamente? Resoconto del “6 nazioni” e spiegazione dei meccanismi Conclusosi il 20 marzo, il 6 nazioni , torneo di rugby fra le principali squadre europee ( Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda, Francia e Italia ) , ha decretato come vincitrice la Francia lasciando a bocca asciutta l’ Inghilterra, dopo aver vinto tre 6 nazioni di fila. L’ Italia, emm… Be l’ Italia si è fatta valere; ha collezionato l’ ennesimo ultimo posto ma quest’ hanno è stata combattiva nonostante la mancanza del capitano azzurro Sergio Parisse. Le partite della Nazionale azzurra sono state tutte trasmesse su Manovre fisiche: la7 e la grinta degli Azzurri ha fatto si che, soprattutto durante la partita Italia – Scozia ( l’ unica che l’ Italia ha vinto ) , la rete televisiva è riuscita a totalizzare un abbondante 10% di share nonostante tutte le partite fossero di sabato e in una fascia d’ orario un po’ scomoda (dalle 18 alle 20). La sconfitta dell’ Italia però non è da attribuire al disimpegno dei giocatori, ma al fatto che il rugby è uno sport che nel Regno Unito è praticato dall’ 1800 e in Francia è praticato come il calcio in Italia , mentre in Italia non è mai stato molto popolare e un incremento notevole di iscrizioni a rugby è stato registrato solo pochi anni fa quando l’ Italia annientò la Scozia con tre mete fatte nei pri- di Michele Rosamilia III M mi minuti. L’articolo segue con una spiegazione generale dello scopo del rugby. SCOPO DEL GIOCO: il gioco è molto semplice, consiste nell’ avanzare palla alla mano e guadagnare terreno finche non si raggiunge la Linea di meta oltre la quale si deve schiacciare il pallone per terra per totalizzare i 5 punti. È vietato inoltre passare la palla in avanti, infatti il fine principale è avanzare con qualcuno dietro di te pronto a darti sostegno a cui passare la palla quando si è in difficoltà. -Placcaggio: è la manovra che si utilizza di più. Ce ne sono in media circa 150-160 (due per ogni minuto di gioco). Il placcaggio consiste nell’ afferrare l’ avversario dalle spalle in giù e buttarlo per terra accompagnandolo al suolo per sottrargli il possesso palla. -Frontino: è una manovra offensiva effettuata dal giocatore con la palla per allontanare un giocatore avversario che tenta di placcare allungando il palmo della mano verso il volto o il petto del giocatore per spingerlo lontano da sè. Manovre tecniche: -Mischia: nella lingua italiana mischia indica una zuffa, una situazione disordinata e caotica, nel rugby invece è il contrario, si può dire che ci sia un disguido linguistico . Nel rugby infatti la mischia è un azione tecnica ben definita e ordinata assegnata ad una squadra per riprendere il gioco dopo un inflazione, nella quale tutti gli uomini del pacchetto di mischia si schierano secondo le loro posizioni e legandosi fra loro spingono contro il pacchetto di mischia avversario cercando di guadagnare il pallone inserito, dal mediano della squadra che ha ricevuto il fallo, nel corridoio fra un pacchetto e l ‘altro. -la Tousche: è analoga alla rimessa laterale nel calcio assegnata per riprendere il gioco dopo che la palla esce fuori dal campo. La particolarità del rugby è che si può utilizzare “l’ ascensore”. Questo è ciò che riesco a dirvi e se non sono stato esauriente scusatemi, ma il rugby è uno sport molto più facile da praticare che da scrivere, anche se, come dicono molti, non è uno sport per tutti, non perché bisogni per forza essere pesanti e massicci ma perché per praticarlo ci vuole grinta, cuore e coraggio. 26 Rubrica a cura di Claudia Grassi IV A Summer Make - Up dotinta va adeguato a quello della pelle,né più scuro né più chiaro,per evitare il contrasto antiestetico. Il segreto per apparire più scura sta nello sfumarlo con una terra in polvere microperlata per far apparire il viso più luminoso. Per chi invece ha la carnagione olivastra, è meglio utilizzare una terra con pigmenti gialli che rendono più luminosa la pelle tendenzialmente opaca. Per quanto riguarda gli occhi prima di tutto buttate i correttori: appesantiscono lo sguardo e non sono adatti alla stagione estiva. Evitate gli ombretti in polvere e soprattutto le sfumature di più nuance che con il caldo tendono a formare macchie. Utilizzate piuttosto texture cremose e madreperlate che possono essere applicate con le dita. I colori più adatti alla stagione sono quelli pastello e metal. Per le labbra si consigliano rossetti e gloss luminosi e dalle texture morbide. I colori? Non c’è più regola! Le nuance prevalenti sono però quelle del pesca,cipria,rosso e corallo. Il “gloss” è il nuovo accessorio da borsetta,non deve mancare mai! Con l’arrivo della bella stagione, del sole e del caldo è necessario compiere un cambio di stagione anche nei nostri beauty di trucchi. È bene rivoluzionare tutto a partire dal fondotinta che d’inverno proteggeva la pelle anche dal freddo,ma che adesso cola inesorabilmente. Come combattere la dilatazione dei pori che favorisce l’umidità cutanea? I make-up artist ci consigliano di utilizzare texture con basi poco pigmentate e polverose che assorbono l’umidità cutanea e evitano l’effetto lucido. Sono consigliate in particolari le basi compatte che danno un colorito dorato,proteggono dai raggi solari e soprattutto non colano. Ovviamente però chi ha la pelle molto secca deve evitare il fondotinta compatto e preferire un fluido in versione superlight. In questo caso però è bene applicarlo con le mani per farlo aderire meglio al viso,evitando spugnette e pennello che depositano una quantità eccessiva di prodotto. Il colore del fon- 27 Un’estate al mare Ragazze pronte per il bikini? Anche se il tempo un po’ ballerino lascia poco spazio alla nostra immaginazione l’estate è ormai alle porte. Prima di affrettarvi a comprare costumi nuovi e accessori da mare,vi do qualche consiglio! Quest’anno la passerella ci insegna che il costume non è un semplice abbigliamento da mare o piscina, ma un indumento da sfoggiare nelle festa la sera nei locali più alla moda e nei cocktail party delle spiagge più famose. Quindi la scelta del bikini risulterà molto più impegnativa dato che,al semplice due pezzi mono o bicolor, si affiancano costumi sfarzosi e decoratissimi. Seguendo la fashion week Milano che anticipa l’estate non ho potuto che constatare quanto i bikini di quest’anno siano “preziosi”…quasi dispiace bagnarli! Quindi li sconsiglio vivamente a chi ama fare sport e movimento in spiaggia o a chi in piscina si dedica ai tuffi più audaci (evitate!). Il bikini 2010 è piccolo,molto piccolo. In particolare lo slip,che tranne poche eccezioni, tende a coprire il necessario. Sgambatissimo a vita leggermente alta, come la tipica brasiliana delle bailarines del Brasile. E come per i bikini scintillanti delle bailarines, i colori di quest’anno sono estremamente luminosi e vivaci. Mentre per i costumi interi prevale il 28 grigio,il nero e il marrone, per i due pezzi abbiamo un’esplosione di colori e motivi. Bikini dai colori vivi e accesi dei paesaggi africani o dalle sfumature leggere che riprendono la natura e gli elementi naturali o anche dai colori fluo dell’oltreoceano. Immancabili quindi i ricami, le paillette, le borchie e le pietre dure che arricchiscono i capi. Assolutamente di moda anche i top dritti, quelli a fascia e all’americana. Torna con prepotenza anche il cut-out e lì ragazze, pancia in dentro! Ma la vera novità di quest’estate è senz’altro il “ruolo” del bikini. Infatti questo capo non è che la base del look da spiaggia 2010. Sono fondamentali i cappellini di paglia oppure da marinaio,gli orecchini lunghi e soprattutto i bracciali,tantissimi e coloratissimi. E nonostante la passerella abbia suggerito di abbinare al bikini il tacco alto o lo stivaletto aperto sul davanti, per chi come me preferisce le classiche flip flop si sa che quelle non passano mai di moda! E dopo questa manciata di consigli vi saluto e vi auguro e bellissima estate! De insano more spei Hanc cogitationem scribo, amici mei, ut vobis sperare hortetur, subridete amici mei, subridete, quod nihil tam puchrum quam vostrum subrisum est, cotidie frigidus est sed cras sol erit, ut vostrum cor foveat et ipsum gaudii speique compleat, sperate amici mei, sperate, quod nihil tam vicinum ad felicitatem quam spem est, obliviscimini, amici mei, delusiones amoris, obliviscimini, amici mei, nefandam fortunam, obliviscimini, amici mei, fatigazionem laborum, iucundos sim et vitam subridete quod ego vobis bene volo! Gaetano “Gaguz” Capriati III C GIOCHI DI PAROLE Mi perdo per un momento Alle dolci melodie del vento Rimandando a quei desideri Eterni e passeggeri . Son questi giorni di maggio Essendoci questo bel paesaggio. Ridere stesa sulla sabbia Estirpa tutta la rabbia. Nell’immensità dell’orizzonte Ora qui lascio le mie impronte . Poi guardando il tuo volto Al cielo del tramonto Candido diventa il tuo sorriso Ed è questo il mio paradiso. Silvia Mazzotta IV L Te E’ notte fonda La luna echeggia nei nostri cuori Il silenzio riflette dolci note mute E rimbomba forte quel sentimento bramoso Amore che davvero riempie le mie giornate Sussurando nei miei occhi Un raggio luminoso Fino ad arrivare nella mia mente Così impazzisco Pensando solamente a Te. 29 FILASTROCCA Apri gli occhi è mattino Il sole è ormai vicino È iniziato un altro giorno E ti guardi tutt’intorno l’aria fresca che respiri E nel letto mille giri Alzati, affacciati e guarda La natura che rimanda Al sogno di stanotte Iniziato a mezzanotte. Dalla finestra la luce che traspare E il tuo primo pensiero è sperare Che sarà un giorno sereno Da vivere appieno In compagnia dell’allegria E magari un pizzico di pazzia! Silvia Mazzotta VI L Bimbo Visse in una folata. Nacque già grande. La sua prima parola - corsa ad un anno di vita. Poco dopo aver imparato a camminare, già era un abile piccolo corridore. E poi morì giovanissimo. Era curioso di sapere come si è dopo la vita. 30 Marcello Saracino IV N a cura di Silvia Mazzotta IV L ARIETE Il tuo cielo è ravvivato da transiti favorevoli regalando amore e creatività: nonostante Venere diventi ostile, l’entrata di Urano segna la possibilità di una trasformazione del proprio stile di vita perciò è il momento migliore per darti una sistemata. Mese fertile: se vuoi avere un figlio datti da fare, contrariamente prendi le dovute precauzioni. TORO Nel mese del tuo compleanno le stelle ti vogliono bene e l’amore ti appare come una fonte raffinata di piacere vitale. Per i single Maggio regala l’opportunità di incontrare la persona giusta, anche per i non interessati e gli scettici. Sviluppi finanziari favorevoli a fine mese, specie nelle questioni ereditarie. Che volere di più?! GEMELLI Vengono messi in evidenza gli addii ma è comunque un buon mese per l’amore: chi è in coppia fissa da tempo ha l’occasione di riprovare le magiche sensazioni dei primi appuntamenti. Non mangiare troppi dolci: la vostra pelle è particolarmente sensibile ai brufoletti. Per lo studio non farti trovare impreparato alle ultime prove: sarebbe un peccato rovinare la tua media scolastica. CANCRO Una particolare lucidità aiuta a risolvere situazioni affettive che si trascinano stancamente in stato di crisi: corri ai ripari e donati completamente al partner. Comunica con quella tua voce sensuale che riuscirebbe a sciogliere anche un iceberg: può esserti utile in questa difficile situazione. In compenso mente lucida per superare bene le ultime prove scolastiche. LEONE In questo mese gli opposti si attraggono perciò anche se non ti sembra il tuo ideale di uomo o di donna, dagli una chance: potrebbe essere un opportunità per chi non è mai stato fidanzato. Offuscato il settore intellettuale: studio e colloqui hanno bisogno di maggiore preparazione. Non disperare però: ci sono giorni perfetti anche per un po’ di shopping gratificante. VERGINE Il cielo è tutto sommato favorevole al tuo segno. Nella vita di coppia ricorda che se sensibilità e tenerezza sono scarse non puoi pretendere di ricevere effusioni da parte del partner ma corteggia il tuo amore con parole romantiche. Non sentirti in colpa per una possibile tresca. Se sei single invece attenzione agli abili bugiardi, sono ovunque. BILANCIA È un mese all’insegna delle metamorfosi: la solitudine e la routine non fanno per te. Esci, viaggia,sbronzati alle feste con gli amici. Sotto buoni auspici la vita di coppia, e le love story segrete vivono attimi decisamente intriganti. Venere favorisce le attività artistiche: dai sfogo al tuo talento e usa la fantasia per ottenere risultati sorprendenti. SCORPIONE L’amore dovrebbe essere fonte di piacere non di drammi. Per la vita di coppia questo non è un periodo fruttifero: il mese porta solo opportunità di fugaci incontri perciò chi non ama le storie ufficiali potrà godere della nascita di queste avventure dal sapore pepato. Mi spiace ma Maggio non regala ancora quell’ondata di fortuna che molti di voi stanno aspettando. SAGITTARIO Ci sono molte stelle dispettose nei tuoi confronti che ti trasmettono impulsi trasgressivi: per questo sei attratto da un amore segreto, parallelo alla tua storia. Ma attenzione, molti nodi possono venire al pettine perciò massima discrezione. Cautelare anche i propri risparmi, il gioco d’azzardo è una brutta bestia perciò meglio evitare per un po’ le partitine di poker tra gli amici. CAPRICORNO Più propensione a goderti la vita: essa trascorre lenta- mente lasciandoti molto tempo per ricaricare le tue energie, ma non per questo devi passare un mese in letargo. Se la tua relazione è finita da poco dai una rispolverata all’arte della seduzione messa da parte perché eri già incastrato in una storia e se questo non ti riesce concediti almeno un bel regalo. ACQUARIO E’ una fase di stanchezza. Disgregazioni passeggere impediscono il pieno godimento dei piaceri della vita. Non assumere atteggiamenti arroganti: certi comportamenti non piacciono a nessuno. Se invece senti il bisogno di ricevere affetto organizza una bella scampagnata in famiglia, dato che gli amici non ti vedono di buon occhio. Moderare il fumo: i vostri denti ne stanno risentendo. PESCI C’è in te un sano e forte desiderio di trovare un punto di equilibrio. Se sei single non passare tutto il mese a crogiolarti nella disperazione bensì organizza con gli amici uscite divertenti, così non dovrai neanche preoccuparti del periodo fertile in cui ti trovi. Se ti assale la classica fame di cibo spazzatura attenzione al tuo metabolismo in questo periodo lento: l’estate è alle porte. 31 CruciVerba ORIZZONTALI: 1. Grandi condutture energetiche – 11. Una potenza mondiale – 12. I malati… per i medici – 14. La diffusione del morbo – 16. Iniziali della Folliero – 17. Military Police – 18. Manca a chi soffoca – 19. La storia di una famiglia – 21. Il rigo musicale – 24. L’ultima delle sette – 25. Dà possibilità di scelta – 26. Modi… senza pari – 29 la storica silvia – 30. Scorre in Valcamonica – 32. Spassose – 35. Meno di pochissimo – 37. Il principe De Curtis – 38 . un Gino cantautore – 39. L’inizio dell’episodio – 40. L’onda allo stadio – 41. Mister… in breve – 42. Esalazioni pestilenziali – 44. Le luci sui marciapiedi – 46. Un pesciolino della disney – 47. Fasi geologiche – 48. Divertente episodio – 49. Si conoscono sempre alla fine – 50. Il dittongo d’ieri. VERTICALI: 1. Il verso del vitello – 2. Si fanno per spiegarsi – 3. Le tratte di un itinerario – 4. Sottoporre ad un intervento chirurgico – 5. Un recipiente impagliato – 6. Starsene con le mani in mano – 7. La zia degli spagnoli – 8. Lo prepara la geisha – 9. Dentro – 10. Paura matta – 13. Casseruole a sponde basse – 15. Indicare il giorno sull’assegno – 19. Possono esserlo i sorrisi – 20. Iniziali di Manzoni – 22. Mutano il buono in nuovo – 23. Isole coralline – 24. Astucci di cartone – 27. Una gara di tennis – 28. Stallatico – 31. Si chiede per… accordarsi – 33. I denti più nascosti – 34. In nostro nein – 36. I discendenti di Abramo – 38. Corteggiarono Penelope – 39. La Marcegaglia di Confindustria – 41. La.. più bella – 43. Bisogno di bere – 45. Il work con più televisioni. REBUSMANIA Facile Parole: 8, 1’5 32 Medio Parole: 3, 5, 8 N.B. Le soluzioni di questi giochi li troverete nel prossimo numero! Facile Sudoku Medio Parole in comune 1) CREDITO; ITALIA; CONTI; DATI; SANGUE 2) ORECCHIO; GIOCO; MICROSPIA; MERCATO; PARASSITA Soluzioni ai Giuochi del numero precedente PAROLE IN COMUNE 1°- Fuoco; 2°- Buco REBUSMANIA Facile: PR/oro/gas/EM/E/strale = proroga semestrale Medio: SI/ring/amo/no/US/oste/R/ile(cioè le rane)= siringa monouso sterile 33 34 35 Lo Scacchi nel Mondo Anche quest’anno qualche pazzo professore si è deciso ad accompagnare la sua classe in giro per il mondo! Non ci sono arrivate voci su particolari disastri ed è quindi con orgoglio che possiamo affermare la nostra presenza in ben 5 diverse Nazioni! E per quelli che non hanno potuto spostarsi dai muri del nostro liceo non ci resta che augurare più fortuna e organizzazione per il prossimo anno. a d e R La kk a redask ero.it i@lib inostr Direttore Antonella Pagano IV P Caporedattori 4B/4F/4I - Londra Berlino - 5D/5M/5A/5H Parigi- 3F 4P-Milano 5P/5O/5C/5G -Barcellona 2I/2G/2E/1B/1F/2D/2F/5E/5F - Sappada - 3B/4L/4O/3G/4C Rimini - 3I /4M Firenze - 3A/3E/4N/5N/4D/4E/3C/3L/3D/4H Roma Napoli 1I/2A - Taranto - 1C/1N Policoro - 4G Concorso di Scrittura La prima edizione del Concorso di Scrittura promosso da Skakkinostri ha avuto il suo esito! La Giuria (composta da membri della redazione e professori) ha scelto i vincitori tra più di venti testi in gara. Usiamo il plurale perchè, anche se il bando prevedeva un solo premio per il pezzo migliore, ci si è ritrovati con più ragazzi meritevoli. Abbiamo deciso così di dividere l’unico buono previsto (in uno da 45e e due da 15e) e di sistemare sul podio i tre studenti che più ci hanno colpito. Al primo posto “Giornata della Lentezza”( pag.15) di Adriana di Rienzo 1B, secondi a pari merito “Avatar: dove l’ho già visto?”(pag.24) di Stefano Bozzi IV P & “Stranieri in Rivolta”(pag.16) di Alberto Donadeo IV G. Si ringraziano tutti i partecipanti! 36 Alla prossima Gara! Angela Casavola III B Paola Dabbicco III C Valerio Iacovone IV P Viviana Sebastiano IV P Redazione Tracy Amoruso IV L Gaetano Capriati III C Claudia Grassi IV A Federica Loiacono V I Silvia Mazzotta IV L Roberta Pagano I D Sonia Ragno III E Antonella Recchia III E Michele Rosamilia III M Fabio Trigiante V I Hanno collaborato: Stefano Bozzi IV P Daniela Di Pascale IV G Adriana Di Rienzo I B Alberto Donadeo IV G Marco Ederini V O Francesco Girone V H Maria Loconte IV G Federica Loiacono V I Sabino Memola V I Ilaria Notaristefano IV I Filippo Parisi III F Marcello Saracino IV N Eccoci alla fine dell’ultimo numero per quest’anno! Ma durante tutta l’estate noi continueremo a controllare la posta nell’attesa che il sole vi aiuti con i lampi di genio, la fantasia, la creatività e vi permetta di scrivere, disegnare, scrivere, disegnare, scrivere, disegnare, scrivere...ok, meglio spostarsi all’ombra ora! Vi auguriamo una frizzantissima Estate 2010!