arte greca - IIS Forlimpopoli
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ARTE GRECA PERIODIZZAZIONE La storia dell’arte greca può essere suddivisa in quattro grandi, principali periodi: Ø Periodo di Formazione (o Geometrico), XII-VIII secolo a.C. Ø Periodo Arcaico, fine VIII – 480 a.C. circa Ø Periodo Classico, 480-479 a.C. - 323 a.C. Ø Periodo Ellenistico, 323 a.C. – 31 a. C. CARATTERISTICHE GENERALI Ø Fondamento dell’arte greca è la ricerca dell’uno, del principio generatore, dell’ordine, in contrapposizione al molteplice, al relativo, all’apparente. Ø L’artista greco rappresenta non ciò che è transitorio e mutevole, ma ciò che è perfetto, immobile e immutabile, ciò che è causa delle forme che vediamo, ossia l’idea. Ø Caratteristica principale dell’arte greca è la ricerca razionale degli ideali assoluti di bellezza, equilibrio e perfezione. Ø Per far questo gli artisti greci associano la perfezione astratta della geometria all’osservazione della natura. Ø Questo accordo tra pensiero razionale e natura pone le basi della concezione occidentale dell’arte come mìmesi, ovvero imitazione. Per questo l’arte greca è il presupposto di tutta l’arte europea. PERIODO DI FORMAZIONE Il periodo compreso tra il XII e il IX secolo a.C. sul piano storico è detto Medioevo Ellenico ed è poco conosciuto per la mancanza di documenti scritti. Intorno al 1100 a.C. varie ondate di popoli provenienti dall’Europa settentrionale e orientale, fra cui i Dori (dalla Macedonia e dall’Illiria), si insediarono nel Peloponneso e nell’Egeo. Lo scontro tra le genti già insediate nell’area egea e queste nuove popolazioni seminomadi causò il trasferimento di popolazioni locali, come gli Ioni e gli Eoli, nei territori costieri dell’Asia Minore e portò a una lunga fase di incertezza politico-culturale e declino culturale. Tuttavia, è proprio grazie alla fusione delle popolazioni doriche con quelle micenee che ha avuto origine la civiltà ellenica, caratterizzata da alfabeto, lingua e patrimonio mitico e religioso comune. Sul piano culturale quindi è preferibile parlare di Periodo di Formazione: è in questo periodo, infatti, che si delineano progressivamente i caratteri costitutivi dell’arte greca e i suoi principali tipi figurativi, secondo due principali modalità: - la produzione della Grecia continentale, dominata dalla cultura dorica, ha soprattutto un carattere geometrico, simbolico ed astratto; - le manifestazioni artistiche delle popolazioni ioniche erano motivate, invece, da uno spontaneo sentimento per la natura, dalla volontà di comprenderla, copiarla e interpretarla. LA NASCITA DELLE POLEIS Intorno alla metà del IX secolo a.C. nacquero le prime pòleis, le città-stato che avrebbero rappresentato l’unica forma statale adottata dai Greci, i quali, pur parlando la stessa lingua e professando la stessa religione, non costituirono mai un’unità politica in senso stretto. La polis è un modello urbanistico, cioè un modo di costruire la città, e un modello di organizzazione sociale e di convivenza civile. 1 Si compone di più parti, tra loro interconnesse e da precise relazioni di carattere funzionale, politico ed economico. - ACROPOLI: posta di solito alla sommità di un colle, rappresenta il centro ideale della città. Cinta da poderose mura, ospita i templi e offre rifugio ai cittadini in caso di assedio. ASTY, o città bassa: in essa si trovano le abitazioni, i magazzini e le botteghe artigiane. Nell’ASTY sorge l’AGORÀ, che è la piazza principale della POLIS. In essa si svolge il mercato e vi si tengono le riunioni politiche dei cittadini. - CHORA: è la CAMPAGNA CIRCOSTANTE l’ATSY, con i propri CHOMAI (villaggi agricoli), nei quali vivono contadini e pastori. ARTE GEOMETRICA Fin dall’inizio in Grecia assume vasta importanza e diffusione l’artigianato fittile (cioè manufatti realizzati in terracotta), dato che l’argilla è una materia prima di bassa costo e di facile lavorabilità per la realizzazione di contenitori di qualsiasi forma e funzione, adatti sia per i liquidi (acqua, vino, olio, profumi) che per i solidi (per esempio legumi secchi o gioielli). Ciò ha comportato la nascita di un artigianato raffinatissimo che finirà per assumere alti contenuti artistici, dando origine a fiorenti botteghe e vere e proprie scuole. Del Periodo di Formazione, dunque, sono stati rinvenuti molti oggetti di artigianato in terracotta dipinta, tutti decorati con motivi geometrici di straordinaria freschezza e fantasia. È proprio da ciò che il Periodo di Formazione prende anche il nome di PERIODO GEOMETRICO, in quanto alla base dell’ornamentazione pittorica di tali manufatti vi sono quasi esclusivamente delle figure geometriche variamente combinate fra di loro. Alcune di esse sono di tipo elementare, come triangoli, rombi, cerchi o quadrati; altre risultano più complesse e articolate, quali scacchi, svastiche (croce a bracci uguali che presenta, alle quattro estremità, dei prolungamenti disposti ad anglo retto, simbolo solare di luce e di gioia), greche (segmenti paralleli uniti tra loro da altri segmenti uguali, ma ruotati ad angolo retto) e meandri (uno o più segmenti che, variamente intrecciati tra di loro, producono un disegno geometrico armonioso e ripetitivo). La caratteristica comune a tutte è la loro assoluta astrazione, poiché non si rifanno a modelli esistenti in natura ma a forme di pura invenzione. 2 STILE PROTOGEOMETRICO A partire dalla metà dell’XI secolo a.C. iniziò a diffondersi uno stile ceramico uniforme: lo stile protogeoemetrico, che conteneva, accennati, tutti gli elementi stilistici che avrebbero caratterizzato, poi, tra il IX e l’VIII secolo a.C., lo stile geometrico. Il vaso protogeometrico ha pareti solide, ventre largo, bocca spessa e piede largo: la sua struttura conferisce così senso di solidità, di equilibrio e di robustezza. La decorazione è composta di soli elementi geometrici ed esclude ogni figurazione animata. Gli elementi geometrici della decorazione sono concepiti in stretta relazione con la forma del vaso con lo scopo di assecondare ed evidenziare la volumetria del vaso stesso. Essi non coprono l’intera superficie del vaso, ma sono limitati ad alcuni elementi principali quali il labbro, il collo, il piede o le anse. STILE GEOMETRICO Tra il IX e l’VIII secolo a.C. si sviluppa lo stile geometrico, che giunge alla sua massima espressione nelle anfore e nei crateri funerari prodotti ad Atene. I motivi geometrici dilagano in modo progressivo su tutta la superficie, creando un rapporto di straordinaria unità tra forma e pittura; nell’VIII secolo la decorazione si espande definitivamente su tutta la superficie, inoltre, sono introdotte vere e proprie scene figurate(uomini, donne e animali), disposte su fasce più o meno ampie, strategicamente distribuite nelle zone di maggior rilievo e visibilità. In questo periodo i defunti sono cremati e le loro ceneri sono raccolte in urne fittili. Queste sono poi interrate a poco più di un metro di profondità. A protezione di tali urne cinerarie si incastra in un lastrone di pietra sul quale si appoggia poi una grossa anfora (per le defunte) o un cratere dalla bocca particolarmente larga (per i defunti). Tali vasi, riccamente decorati, alti spesso anche oltre un metro e mezzo, sono a loro volta parzialmente interrati, in modo che dal suolo ne sporgano soltanto le loro bocche. In esse i parenti e gli amici erano soliti versare le libagioni (offerte sacrificali di sostanze liquide in onore dei e defunti) che scendono fino a bagnare la terra poiché i vasi hanno un foro sul fondo. La loro funzione, insomma, era quella di segnalare la presenza di una tomba, non diversamente dalle lapidi dei nostri cimiteri. 3 Dalla necropoli presso il Dipylon (porta monumentale a doppia entrata, costruita negli ultimi decenni del IV secolo a.C., posta all’ingresso nordoccidentale di Atene, che conduceva al quartiere dei vasai, detto Ceramico) proviene la cosiddetta Anfora funeraria del lamento funebre (760-750 a.C. circa), alta ben 155 cm e conservata oggi al Museo Nazionale di Atene. Si tratta di un’anfora del tipo a collo distinto (o staccato), le cui armoniose proporzioni sono state accuratamente calcolate dal vasaio: l’altezza del corpo è il doppio di quella del collo e il diametro massimo corrisponde a metà dell’altezza del vaso. La decorazione consiste in 75 fasce sovrapposte dipinte a motivi geometrici. Esse percorrono tutta la circonferenza del vaso e hanno spessore diverso a seconda della loro posizione: più alte quelle in corrispondenza del collo e delle anse, più sottili quelle in prossimità della bocca, delle spalle e del piede. Le decorazioni, in vernice nera lucida su fondo color rossoterracotta, sono costituite da un fantasioso succedersi di greche, meandri e di alcune figure geometriche più semplici quali rombi e triangoli. Fra le anse si sviluppa un registro decorato (fascia decorata), più alto degli altri, che reca la scena di una pròthesis, cioè l’esposizione al pubblico della salma su un letto funebre, con attorno i parenti che esprimono il proprio cordoglio portando le mani alla testa. La lamentazione funebre è rappresentata in modo estremamente stilizzato. Il cadavere esposto è quello di una donna, simbolicamente riconoscibile per via della lunga veste, mentre accanto al catafalco, simmetricamente, sono rappresentate sette figure maschili da un lato e sette dall’altro. In basso, sotto il letto funebre, compaiono invece due figure femminili inginocchiate e due maschili sedute; la mancanza di qualsiasi accorgimento prospettico impedisce di capire se si trovino davanti o dietro al letto. Le figure si presentano come elementari silhouette nere, realizzate in modo estremamente schematico: il tronco è a forma di triangolo, la testa è ovale, con il mento che spicca in evidenza, e le braccia piegate formano una linea spezzata. Tra le fasce geometriche del collo del vaso, infine, due rappresentano una fila di cervi intenti a pascolare. Questo motivo è trattato con la stessa schematicità dei personaggi dolenti: le figurette degli animali, infatti, sono tute uguali ed equidistanti, tanto che esse ci appaiono più come astratti elementi decorativi che come immagini autonome, cioè significanti per quello che rappresentano. La rappresentazione, dunque, non si propone di essere realistica e di descrivere uno specifico compianto funebre, ma si presenta come un modello standardizzato di pròthesis femminile. In quest’opera la presenza di un ragazzo che differenzia il suo gesto da quello delle altre figure – invece di portarsi le mani sulla testa, stringe con la mano un piede del catafalco, come per dare l’ultimo saluto alla madre – introduce una sfumatura psicologica e un elemento di caratterizzazione e di racconto che esulano dal modello standardizzato. 4 PERIODO ARCAICO Durante l’età arcaica le città greche vissero una fase di grande sviluppo, che ebbe ripercussioni anche sul piano urbanistico, architettonico e della produzione artistica. In architettura è fissato lo schema compositivo del tempio. La pittura vascolare inizia a indirizzare la propria attenzione allo studio e alla riproduzione della figura umana. In scultura si affronta la rappresentazione della figura umana in grandi dimensioni. Architettura L’architettura greca si fonda sul sistema costruttivo trilitico, basato su un modulo formato da due elementi verticali di sostegno, i piedritti (colonne o pilastri) sui quali scarica il peso un elemento orizzontale, l’architrave. L’architettura greca, anche quando si esprime al massimo della dimensione monumentale, resta sempre un’architettura a misura d’uomo, che non sfida la natura, ma cerca di uniformarsi ad essa. Il culto dell’equilibrio, la rigorosa applicazione di criteri proporzionali e di relazioni di simmetria tra le varie parti di un edificio derivano proprio dall’osservazione della struttura degli organismi viventi, in particolare in quella del corpo umano. IL TEMPIO È una delle fondamentali creazioni dello spirito greco. La sua struttura, che probabilmente deriva da antichi edifici in legno del periodo di formazione, si definisce progressivamente tra VII e VI sec. a.C., quando si fa sempre più frequente l’uso della pietra, che sostituisce materiali da costruzione più poveri e deperibili, quali mattoni crudi, terracotta e legno. Il nucleo centrale del tempio greco è costituito dalla cella (nàos), un ambiente rettangolare chiuso al quale si accede da un’unica porta, di norma orientata verso est. Questo spazio sacrale semibuio è interdetto ai fedeli, in quanto riservato alla statua della divinità a cui è dedicato il tempio. Alla cella accedeva solo l’incaricato del culto, mentre l’atto religioso collettivo si svolgeva all’esterno dove si trovava l’altare. Il tempio, dunque, era osservato e percepito nei suoi valori formali e ideali da fuori. La cella è preceduta da un portico (prònao) che funge da filtro tra lo spazio esterno e il sacrario della divinità e può essere costituito o dal prolungamento delle pareti laterali della cella racchiudenti nel lato anteriore due colonne (tempio in antis), oppure da una serie di colonne trabeate (tempio pròstilo). A volte un colonnato analogo si trova anche sul lato posteriore del tempio (tempio anfipròstilo). Queste forme potevano essere circondate su tutti e quattro i lati da una fila di colonne (tempio perìptero) o da due file di colonne (tempio dìptero). 5