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Il Gioco Aspetti sociopsicopedagogici Per una storia del gioco Brueghel: Giochi di fanciulli (1560) Nell’opera sono riprodotti ottantasei giochi e giocattoli, senza la presenza di adulti, i bambini si affaccendano in giochi con regole precise o in libero sfogo di fantasia in una città ideale. La scuola, il gioco, l’800’ Il gioco a scuola "Quando hai finito puoi andare a giocare". "Vedo che sei proprio stanco, vai pure a giocare". "Se non finisci, non puoi andare a ricreazione". "Prima il dovere, poi il piacere". "Smettila di giocare e concentrati". "Non siamo qui per perdere tempo, smettetela di giocare". "Adesso passiamo alle cose serie". "Ma dove vi credete di essere, al mercato"? "Qui facciamo (solo) cose serie". “Questo non e’ un gioco” Quanto si gioca a scuola? Poco, pochissimo. Spesso le lezioni procedono stancamente e nonostante gli sforzi degli insegnanti, studenti e alunni vivacchiano sbadigliando, non partecipano, si annoiano. Di chi è la colpa? Di professori e maestri troppo pedanti? Dei ragazzi svogliati? Oppure di una didattica indietro con i tempi e soprattutto poco giocosa? Quest'ultima è una domanda retorica con una risposta già implicita: sì, a scuola si gioca poco EPPURE….. Il gioco nel mondo antico pur considerandolo riposo, ristoro, pausa rispetto ad attività serie e produttive già nelle concezioni filosofiche si intuivano le valenze nell’apprendimento e nella sua funzione propedeutica alle attività adulte Eraclito Filosofo del divenire chiamava il principio cosmico fluido vitale e lo rappresentava come un fanciullo che gioca a dadi “il bambino che sulla riva del mare vince il tempo giocando, spostando i pezzi del suo gioco, è il re”. Gorgia da Lentini definiva il suo “Encomio di Elena”e i suoi paradossi sofistici dei giochi di parole Platone “ Caro amico, non con la costrizione dovrai formare i giovani, ma con il gioco, in modo che anche tu sia in grado di distinguere quali siano le naturali predisposizioni di ciascuno” QUINTILIANO “Anche le proprie inclinazioni molto chiaramente mani manifestano i fanciulli nei loro giochi” “ Lo studio deve dunque essere un gioco; il bambino sia interrogato ed elogiato; non manchi mai di essere soddisfatto di quello che ha fatto; qualche volta, quando non ha voglia di studiare, si insegni ad un altro per suscitare la sua gelosia; gareggi talora con altri e ritenga spesso di essere il vincitore; sia allettato anche con premi, a cui quell'età è molto sensibile.” Bambole romane e astragali VITTORINO DA FELTRE Nel 1423 trasformò una villa, la Zoiosa, che era fin ad allora sede degli svaghi di corte, nella Casa Gioiosa: l'obiettivo era creare una scuola lieta e serena, in cui il gioco assumesse un'importanza fondamentale accanto all'istruzione. Montaigne “ I giochi dei bambini non sono giochi e bisogna considerarli come le loro azioni più serie” John Locke Sostiene che il bambino può e deve apprendere giocando, bisogna considerare la disposizione presente nei fanciulli e l’impegno che mettono nel giocare:” Vi si applicano di propria volontà e v’impegnano spontaneamente la loro operosità, la quale in nulla risparmiano; mentre ad imparare quello che debbono, vengono condotti e costretti per forza, e ciò li disgusta fin dal principio” Giacomo Ceruti 1728-1760 Due portaroli che giocano a carte Immanuel Kant Il gioco è una attività strutturata mirante a una gratificazione individuale o di gruppo, svincolata da necessità concrete da esigenze di realizzazione o produzione di qualcosa, o da fini di protezione o di difesa degli individui e della specie. Kant “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi della propria ragione senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità se la causa di esso non dipende da difetto di intelligenza, ma da mancanza di decisione e del coraggio di fare uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo il motto dell’illuminismo. Senonchè a questo illuminismo non occorre altro che la libertà e la più inoffensiva di tutte le libertà,quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma io odo da tutte le parte gridare: Non ragionateL’ufficiale dice: non ragionate ma fate esercitazioni militari.L’impiegato di finanza- non ragionate, ma pagate!- L’uomo di chiesa- non ragionate ma credete!” Kant rivisitato ovvero il mio Kant …libero. “Il giocare è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi della propria fantasia senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità se la causa di esso non dipende da difetto di fantasia, ma da mancanza di decisione e del coraggio di fare uso della proprie fantasia senza essere guidati da un altro. Ludere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria creatività! Questo il motto del giocare. Senonchè a questo giocare non occorre altro che la libertà e la più inoffensiva di tutte le libertà,quella cioè di fare pubblico uso della propria fantasia in tutti i campi. Ma io odo da tutte le parte gridare: Non giocate- L’ufficiale dice: non giocate ma fate esercitazioni militari.- L’impiegato di finanza- non giocate, ma pagate!- L’uomo di chiesa- non giocate ma credete!” Jean Jacques Rousseau Aspetto fondamentale della educazione è rappresentata dal gioco, che deve essere comune a tutti i bambini, sia quelli che usufruiscono di una istruzione pubblica, sia quelli cui i genitori preferiscono impartire una istruzione privata e domestica. L’importanza del gioco risiede nella capacità associativa e formativa che esso esercita, il giocare è sinonimo dello stare insieme e del socializzare. Teorie sul gioco 1. 2. CONCEZIONI RESIDUALI CONCEZIONI DELL’ESERCIZIO Herbert Spencer I comportamenti ludici rappresentano tracce evolutive. Si accumula nello sviluppo delle abilità necessarie alla sopravvivenza un surplus di energia che trova sfogo in attività ludiche prive di senso Stanley Hall Nella teoria della ricapitolazione parte dal principio che la ontogenesi (storia evolutiva dell’individuo) ripeta in breve la filogenesi (storia evolutiva della specie). I comportamenti ludici dei bambini ripropongono le attività ancestrali degli uomini primitivi (correre, combattere, fabbricare) Friedrich Froebel Il gioco è per il bambino l'equivalente del lavoro per l'adulto. Attraverso il gioco si sviluppano il linguaggio, l'attività logicomatematica, la produttività, il disegno. E’ la vita stessa del bambino, è il modo di essere e di fare esperienza dei bambini e soddisfa una vasta serie di esigenze contrapposte: fare, esplorare, conoscere, liberarsi delle energie superflue, misurarsi con se stesso e con le cose, comunicare, esprimersi, socializzare. Attraverso il gioco il bambino si esprime con la propria personalità mescolando elementi magici e fantastici con quelli reali tentando di riprodurre, imitare, ripetere, impersonificare, ma anche tentando di realizzarsi e divertirsi. Karl Groos Ha considerato il gioco come esercizio di preparazione alla vita degli adulti. Gli animali si adattano flessibilmente all’ambiente e hanno necessità di periodi di maturazione e con il gioco acquisiscono le abilità della vita adulta. Sigmund Freud Individua nel gioco infantile due aspetti fondamentali: Un aspetto catartico: scaricare su oggettisimbolo, ansie,tensioni, paure, insicurezze Un aspetto di controllo della realtà interna ed esterna della psiche: senso di potenza e di dominio che si esercita sulla realtà ludica Roger Caillois Nel gioco umano cresce la formalizzazione e interagiscono inventiva e assenza di responsabilità pratiche, con l’accettazione consapevole di rischi e regole. Il gioco è quindi libero e vincolato,creativo e ritual-ripetitivo Le tipologie di gioco di Callois Paidia: giochi spontanei, sfrenatezza, turbolenza, impulsività che si sottrae alla costruzione di regole Ludus: Agon: giochi che hanno come fine di mostrare la regola la paidia, giochi regolati, l’euforia si trasforma in strategia, in costruzione superiorità del giocatore nel rispetto delle regole Alea: giochi la cui vittoria è stabilita dalla sorte, non conta il merito, giochi d’azzardo Mimicry: giochi di mimetismo, del “far finta che” attività fittizia in spazi e tempi separati,drammatizzazioni,travestimenti Ilynx: “gorgo”,giochi che cercano la perdita della stabilità, la vertigine, la trance,di entrare in una dimensione irreale John Dewey La scuola è una comunità democratica; gli insegnanti hanno la funzione di collaboratori e coordinatori; lo studio deve essere integrato con il lavoro e il gioco; lo sviluppo dei valori comuni deve trovare un terreno favorevole nell'attività comunitaria, nella creatività individuale, nell'uso dell'intelligenza e nella promozione umana. Huizinga Johannes il gioco come tratto fondamentale dell’uomo. Esso è posto all’origine della cultura e dell’organizzazione sociale. Jean Piaget Individua tre principali stadi del gioco, che si manifestano in una particolare progressione temporale: - il gioco d'esercizio, che si colloca nel periodo senso-motorio e consiste nella ripetizione, finalizzata al puro divertimento, di attività acquisite altrove a scopo di adattamento; - il gioco simbolico, che segue il gioco d'esercizio e si situa tra i due/tre anni e i cinque/sei anni d'età; - i giochi con regole, che vengono trasmessi socialmente e aumentano di importanza con il progredire della vita infantile. Alberto Savinio 1891-1976 L’isola dei giocattoli Isola come isolamento che il gioco consente rispetto alla eccessiva invadenza del principio di realtà Fiaba-Disegno bisogno di storie fantastiche perché sarebbero soffocati nella loro inadeguatezza rispetto alla realtà sociale Il gioco simbolico rappresenta l'apogeo del gioco infantile. In generale, le richieste del sociale nei confronti del bambino costituiscono un elemento di pressione adattativa, che rende il contesto ambientale del tutto inadeguato a consentire l'espressione dei bisogni e delle necessità del bambino. L'unico spazio di attività scevro da tali tensioni è appunto il gioco Nel gioco simbolico gli oggetti sono considerati non solo per ciò che sono, ma anche come simboli di altri oggetti non presenti e consentono di evocare situazioni passate o di immaginarne di totalmente inventate attraverso le quali dare forma alle proprie fantasie e ai propri desideri “Il bambino quando gioca assimila la realtà agli schemi che possiede”! Piero Marussig 1879-1937 Bambina con la bambola Vigotskij nel gioco il bambino è sempre al di sopra della sua attività mentale, al di sopra del suo abituale comportamento quotidiano …Il gioco contiene in sé, in forma condensata, come il fuoco in una lente di ingrandimento, tutte le tendenze dello sviluppo … crea l'area di sviluppo potenziale". "L'esperienza ludica diventa così il terreno privilegiato su cui seminare qualunque apprendimento creativo, dove la creatività costituisce un modo di interagire con la realtà cognitiva, un pensare diverso che implica il superamento del dato esperienziale per raggiungere un risultato nuovo e originale. Piuttosto che una serie di inutili espressioni motorie, il gioco diventa un'attività di riflessione, di scelta e di continua reinvenzione di fronte al mondo degli oggetti" · ( Belisario L., Gioco e simbologia degli affetti: aspetti relazionali della comunicazione ludica, Guerini, Milano, 1988) Picasso dada Donald W. Winnicot Ha coniato l’espressione oggetti transizionali per quel tipo di giocattoli o cose (coperte, foulard, etc…) dai quali il bambino sembra trarre un senso di sicurezza immediato, paragonabile per certi versi alla sicurezza esperita nei futuri rapporti affettivi interpersonali, oggetti transizionali”, che, simbolicamente, rappresentano la madre, nel passaggio dalla dipendenza (totale fusione con la madre) all’autonomia (stato di relazione con la madre, come figura esterna e separata) Icona Jerome Bruner Ha insistito sul gioco come incentivo alla creatività. Il gioco è funzionale all’apprendimento soprattutto perché, al riparo dall’ assillo per i bisogni reali,consente la libera sperimentazione di comportamenti e soluzioni a problemi, facilitando così l’inventiva e le correlazioni insolite Pino Pascali: Baco da setola Eugen Fink Nel gioco – come in altre condotte fondamentali, quali il lavoro, la lotta, l’amore, il culto dei morti – l’uomo realizza la sua fondamentale apertura al mondo. Esso è caratterizzato dalla totale gratuità, dall’irrealtà, da un senso di gioia pagana per il sensibile, in cui viene sperimentato il “piacere dell’apparenza”. Nel gioco, l’uomo sembra mimare la stessa onnipotenza del mondo. In queste sue peculiarità, il gioco è simbolo del mondo, del suo essere senza fondamento, scopo, senso, valore e progetto, ma insieme del suo tenere aperti gli spazi e i tempi per l’essere delle cose, il quale ha una ragione e un fine, è ricco di significato e di valore Pierpaolo Campanini 1997 senza titolo Gregory Bateson Vidi due giovani scimmie che giocavano, cioè erano impegnate in una sequenza interattiva, le cui azioni unitarie, o segnali, erano simili, ma non identiche, a quella del combattimento. Era evidente, anche all’osservatore umano, che la sequenza nel suo complesso non era un combattimento, ed era evidente all’osservatore umano che, per le scimmie che vi partecipavano, questo era ‘non combattimento’. Ora questo fenomeno, il gioco, può presentarsi solo se gli organismi partecipanti sono capaci in qualche misura di metacomunicare, cioè di scambiarsi segnali che portino il messaggio: ‘Questo è un gioco’ Divertimento divergere ----------------------------------------iocus scherzo ----------------------------------------Iaculum dardo, scherzo Impertinenza gioco e ludere Ludere = giocare, festeggiare. Col-ludere = attuare una collisione – giocare insieme, intendersela con qualcuno, accordarsi segretamente con qualcuno per un fine illecito. Al-ludere = accennare in modo non esplicito a qualcosa, fare riferimento a qualcosa che non c'é. Rimandare per via simbolica a un'altra immagine o concetto. Il-ludere = ingannare, abbagliare, lusingare con false apparenze o suscitando speranze infondate. Lasciarsi dominare coltivando speranze vane od opinioni erronee E-ludere = evitare con astuzia, schivare; sottrarsi con destrezza, specialmente a un impegno, un obbligo, un pericolo. Prendersi gioco. De-ludere = venir meno alla attese, alle speranze, ai desideri altrui, prendersi gioco. Gioco e metacognizione narrativa La metacognizione narrativa è un congegno che Connette. Connette fra loro i soggetti che giocano e connette ingredienti simbolici e cognitivi in forma di racconto, perché giocare è sempre mettere in scena delle microstorie. Spazzola da bucato La spazzola della colf di Man Ray I sandali della lavandaia Spazzola G.T. Prato fiorito Prato secco Cani Esselunga.pdf