Documento di ricognizione del PIT della Regione Toscana e del

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Documento di ricognizione del PIT della Regione Toscana e del
Documento di ricognizione del PIT della Regione Toscana
e del PTC della Provincia di Massa Carrara
Allegato I
Aprile 2016
DOCUMENTO DI RICOGNIZIONE DEL PIT DELLA REGIONE TOSCANA CON VALENZA DI PIANO PAESAGGISTICO E PTC DELLA PROVINCIA DI MASSA CARRARA RICOGNIZIONE AL PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE CON VALENZA PAESAGGISTICA In riferimento agli Elaborati del PIT sarà necessario far riferimento ai seguenti elaborati di carattere generale:  Relazione Generale del Piano Paesaggistico  Disciplina del Piano  Documento di Piano Abachi delle invarianti - 1|1 invariante I: i caratteri idro‐geo‐morfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici - 1|2 invariante II: i caratteri ecosistemici dei paesaggi - 1|3 invariante III: il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali - 1|4 invariante IV: i caratteri morfotipologici dei sistemi agro ambientali dei paesaggi rurali  I paesaggi rurali storici della Toscana  Iconografia della Toscana: viaggio per immagini  Visibilità e caratteri percettivi Elaborati di livello d'ambito  Cartografia identificativa degli ambitio: Ambito 2. Versilia e costa apuana Elaborati cartografici  Carta topografica 1:50.000  Carta dei caratteri del paesaggio 1:50.000 Invariante I: i caratteri idro‐geo‐morfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici  Carta dei SISTEMI MORFOGENETICI 1:250.000  Carta dei SISTEMI MORFOGENETICI 1:50.000 Invariante II: i caratteri ecosistemici dei paesaggi  Carta della RETE ECOLOGICA 1:250.000  Carta della RETE ECOLOGICA 1:50.000 Invariante III: il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali  Carta del SISTEMA INSEDIATIVO STORICO E CONTEMPORANEO 1:250.000  Legenda sistema insediativo storico e contemporaneo  Carta dei MORFOTIPI INSEDIATIVI 1:250.000  Legenda morfotipi insediativi  Carta delle FIGURE COMPONENTI I MORFOTIPI INSEDIATIVI 1:250.000  Legenda figure componenti morfotipi insediativi  Carta del TERRITORIO URBANIZZATO 1:50.000 Invariante IV: i caratteri morfotipologici dei sistemi agro ambientali dei paesaggi rurali  Carta dei MORFOTIPI RURALI 1:250.000 Visibilità e caratteri percettivi  Carta della intervisibilità teorica assoluta 1:250.000  Legenda intervisibilità teorica assoluta  Carta della intervisibilità ponderata delle reti di fruizione paesaggistica 1:250.000  Legenda intervisibilità ponderata 1 
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Beni paesaggistici 1B ‐ Elenco dei vincoli relativi a immobili ed aree di notevole interesse pubblico di cui all'art. 136 del Codice 2B ‐ Elenco degli immobili e delle aree per i quali, alla data di entrata in vigore del Codice risulta avviato, ma non ancora concluso, il procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico 3B ‐ Schede relative agli immobili ed aree di notevole interesse pubblico, esito di perfezionamento svoltosi nell'ambito dei Tavoli tecnici organizzati dalla Regione Toscana con le Soprintendenze territorialmente competenti e con il coordinamento della Direzione Regionale del MiBACT o Sezione 1 – Identificazione del vincolo: Massa Carrara o Sezione 2 – Analitico descrittiva del provvedimento di vincolo: Massa Carrara o Sezione 3 – Cartografia identificativa del vincolo scala 1:10.000 o Sezione 4 – Elementi identificativi, identificazione dei valori e valutazione della loro permanenza‐trasformazione, disciplina d'uso articolata in Indirizzi, Direttive e Prescrizioni d'uso: Lucca ‐ Massa ‐ Carrara 4B ‐ Elenco dei vincoli da sottoporre all'esame della Commissione regionale di cui all'art.137 del Codice e della LR 26/2012 per definirne la corretta delimitazione e rappresentazione cartografica e risolvere le incertezze derivanti da formulazioni non univocamente interpretabili contenute nel decreto istitutivo 5B ‐ Elenco dei vincoli paesaggistici ai sensi della L 778/1922 e relative schede identificative 6B ‐ Modello di Scheda di rilevamento delle aree gravemente compromesse o degradate di cui all'art.143, c. 4, lettera b) del Codice 7B ‐ Ricognizione, delimitazione e rappresentazione in scala idonea alla identificazione delle aree tutelate per legge ai sensi dell'art.142 del Codice 8B ‐ Disciplina dei beni paesaggistici ai sensi degli artt. 134 e 157 del Codice La Disciplina del PIT dovrà essere parte integrante del PS in particolare rispetto a: Articolo 6 ‐ Il patrimonio territoriale toscano e le sue invarianti strutturali Articolo 7 ‐ Definizione e obiettivi generali dell'invariante strutturale “I caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici” Articolo 8 ‐ Definizione e obiettivi generali dell'invariante strutturale “I caratteri ecosistemici del paesaggio” Articolo 9 ‐ Definizione e obiettivi generali dell'invariante strutturale “Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi urbani e infrastrutturali”. Articolo 10 ‐ Disposizioni per i centri e i nuclei storici Articolo 11 ‐ Definizione e obiettivi generali dell'invariante strutturale “I caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali” Articolo 12 ‐ Disposizioni relative alle invarianti strutturali Articolo 13 ‐ Ambiti di paesaggio e relativa disciplina Articolo 14 ‐ Oggetto della disciplina dei beni paesaggistici Articolo 15 ‐ Disciplina degli ulteriori contesti. Articolo 16 ‐ Sistema idrografico della Toscana Articolo 17 ‐ Norme generali Articolo 18 ‐ Efficacia del Piano rispetto agli atti di governo del territorio vigenti Articolo 19 ‐ Efficacia del Piano rispetto agli interventi da realizzarsi sugli immobili e sulle aree sottoposti a tutela paesaggistica Articolo 20 ‐ Conformazione e adeguamento al Piano degli atti di governo del territorio Articolo 22 ‐ Individuazione delle aree di cui all’art.143, comma 4, lettere a) e b) del Codice Articolo 24 ‐ La strategia dello sviluppo territoriale Articolo 25 ‐ L’accoglienza mediante moderne e dinamiche modalità dell’offerta di residenza urbana Articolo 26 ‐ L’accoglienza organizzata e di qualità per l’alta formazione e la ricerca.. Articolo 27 ‐ La mobilità intra e interregionale 2 Articolo 28 ‐ La presenza industriale in Toscana Articolo 29 ‐ La pianificazione territoriale in materia di commercio Articolo 33 ‐ Valutazione e monitoraggio Entrando nel merito per l’individuazione del territorio urbanizzato di Montignoso deve essere condotta nel rispetto della LR65/14 e in coerenza con le indicazioni contenute nel PIT con valore di Piano Paesaggistico approvato con DCR 37/2015, con particolare riferimento alla Carta del Territorio Urbanizzato 1:50.000 ed attraverso la lettura dei morfotipi insediativi di cui alla III Invariante. Il Comune di Montignoso fa parte della Scheda d’ambito – Ambito n. 02 Versilia e Costa Apuana. In riferimento alla Scheda emergono obiettivi, Per quanto riguarda i caratteri idro‐geo‐morfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici, il PIT per il territorio di Montignoso riconosce le seguenti componenti: I. Costa a dune cordoni CDC. II. Alta pianura ALP III. Collina calcarea Cca IV. Collina a versanti dolci sulle unità toscane CTVd V. Collina a versanti ripidi sulle unità toscane CTVd VI. Montagna calcarea MOC VII. Montagna ringiovanita sui terreni silicei del basamento MRSb In particolare il PIT detta criteri di riqualificazione e valorizzazione per la Collina calcarea Cca, la Collina a versanti dolci sulle unità toscane CTV, la Collina a versanti ripidi sulle unità toscane CTVd, la Montagna calcarea MOC, la Montagna ringiovanita sui terreni silicei del basamento MRSb. A tale riguardo il PIT sottolinea di: ‐ indirizzare gli interventi in modo da proteggere gli acquiferi profondi strategici; ‐ garantire la conservazione del patrimonio carsico ipogeo (anche implementandone il censimento attraverso procedure di accertamento di eventuali nuove strutture carsiche emerse a seguito delle attività estrattive); regimare i flussi liquidi e solidi dei corsi d’acqua drenanti i bacini estrattivi al fine di contenere il rischio idraulico dei sistemi di Alta Pianura, Fondovalle, e delle Depressioni retrodunali; ‐ garantire la stabilità dei versanti collinari per cui è necessario indirizzare i processi di infra‐
strutturazione verso un’attenta progettazione degli interventi sulla viabilità, con specifica attenzione alla viabilità minore e agli eventuali rischi idrogeologici connessi alla sua realizzazione; ‐ salvaguardare gli elevati valori identitari, paesistici, ecologici dei paesaggi montani e collinari, occorre: contrastare, anche attraverso forme di sostegno economico, i fenomeni di spopolamento delle valli interne e di abbandono del relativo territorio, favorendo il recupero dei centri abitati in chiave multi‐funzionale (abitativa, produttiva, di servizio e ospitalità) e il riuso del patrimonio abitativo esistente, sviluppando forme di integrazione con le attività agro‐silvo‐pastorali (rete di ospitalità diffusa, agriturismi, ecc.), potenziando l’offerta di servizi alle persone e alle aziende agricole; ‐ favorire il mantenimento degli ambienti agro‐silvo‐pastorali; ‐favorire il recupero della coltura del castagneto da frutto; ‐ prevedere interventi rivolti ad assicurare una densità faunistica sostenibile, con particolare riferimento agli ungulati, al fine di prevenire i danni alle colture arboree in fase di impianto, ai boschi in rinnovazione, alle produzioni agrarie, ed a mantenere la biodiversità negli ambienti forestali; ‐ promuovere la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico–architettonico delle colline versiliesi costituito dalle testimonianze del sistema di difesa quali borghi fortificati, castello Aghinolfi, torri. 3 Per la Costa a dune cordoni CDC e l’Alta pianura ALP si stabiliscono criteri di riqualificazione e valorizzazione al fine di: ‐ riqualificare il territorio della piana, tutelarne i valori naturalistici e aumentarne i livelli di permeabilità ecologica e visuale per cui è opportuno favorire iniziative e programmi volti a salvaguardare e riqualificare gli spazi inedificati esistenti (aree agricole, incolti, boschetti), i relittuali elementi di connessione e permeabilità ecologica (aree agricole, pinete in ambito urbano, boschi relittuali), e le visuali che si aprono verso la piana e i versanti Apuani; ‐ evitare ulteriori processi di saldatura delle conurbazioni lineari che vanno dai centri storici pedecollinari lungo l’asse della via Sarzanese‐Aurelia; ‐ evitare ulteriori inserimenti di infrastrutture, volumi e attrezzature fuori scala rispetto alla maglia territoriale e al tessuto urbano e, nel caso delle strade di grande comunicazione già esistenti, come l’autostrada A11, garantire che i nuovi interventi non ne accentuino l’effetto barriera sia dal punto di vista visuale che ecologico; ‐ di mantenere e riqualificare la continuità ecologica lungo l’asse dune di Forte dei Marmi – Torrente Versilia – Lago di Porta, ‐ di favorire la creazione di percorsi che consentano la fruizione della rete di spazi aperti della conurbazione versiliese anche in qualità di nuovo spazio pubblico di tipo multifunzionale; ‐ di promuovere la salvaguardia dei relittuali palustri e planiziali (Lago di Porta) e la loro eventuale riqualificazione, anche attraverso: la riduzione degli impatti del carico turistico e dei fenomeni di calpestio e sentieramento; ‐ di migliorare la sostenibilità delle periodiche attività di pulizia dell’arenile, nonché promuovere una più coerente progettazione del verde di arredo degli stabilimenti balneari. Per la fascia posta tra alta pianura e collina, indirizzare le politiche urbanistiche e territoriali verso la limitazione dei fenomeni dispersione insediativa e di ulteriori consumi di suolo. Inoltre il PIT detta gli indirizzi comuni a tutto il territorio dell’ambito: ‐ migliorare la qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali e del loro grado di continuità ecologica, anche attraverso la riduzione dei processi di frammentazione e artificializzazione degli alvei, delle sponde e delle aree di pertinenza fluviale; ‐ recuperare le relazioni tra costa e montagna storicamente caratterizzanti il territorio dell’ambito: favorire la riqualificazione e valorizzazione dei collegamenti trasversali (pendoli interno‐costa) che collegano le marine con i centri storici pedecollinari attestati sull’asse Sarzanese‐Aurelia e con il sistema dei borghi collinari e montani; ‐ indirizzare i piani di gestione delle modalità di spostamento verso modelli multimodali integrati e sostenibili, che favoriscano sia la fruizione costiera che quella dei paesaggi dell’entroterra; ‐ favorire il recupero e la valorizzazione del ruolo connettivo dei corsi d’acqua trasversali co‐me corridoi ecologici multifunzionali, assicurando la continuità dei percorsi e degli spazi aperti lungo le riviere; ‐promuovere la destagionalizzazione e la diversificazione dell’offerta dei flussi turistici, anche al fine di decongestionare e riqualificare il sistema insediativo costiero e rivitalizzare i centri più interni, integrando il turismo balneare con gli altri segmenti del settore (storico‐culturale, naturalistico, rurale, museale, produzioni agricole e artigianali di qualità) e la ricettività turistica costiera con forme di ospitalità diffusa nell’entroterra. Il PIT riconosce la struttura ecosistemica, relativa al territorio comunale di Montignoso, costituita dalle seguenti componenti: a) Ecosistema costiero che comprende: I. costa sabbiosa priva dei sistemi dunali. b) Ecosistemi palustri e fluviali che comprendono: I. zona umida del Lago di Porta II. corridoi fluviali del Fiume Versilia e del Torrente Montignoso 4 c) Ecosistema agro pastorali che comprende: I. matrice agroecosistemica di pianura urbanizzata; II. agrosistema frammentato in abbandono con ricolonizzazione arborea/arbustiva III. agrosistema frammentato attivo d) Ecosistema forestale che comprende: I. nodo forestale primario; II. matrice forestale ad elevata connettività III. Nuclei di connessione ad elementi forestali isolati IV. Corridoi ripariali e) Ecosistema rupestre o calanchivo che comprende: I. Ambienti rocciosi o calanchivi; f) Elementi funzionali della rete ecologica che comprendono: I. corridoio ecologico fluviale da riqualificare (Fiume Versilia) II. aree critiche per processi di artificializzazione; III. direttrice di connettività da ricostruire (direttrice montagna – costa) IV. direttrice di connettività da riqualificare (direttrice pedecollinare) Per l’ Ecosistema costiero, in particolare per la costa sabbiosa priva dei sistemi dunali il PIT individua, all’interno delle criticità generali d’ambito, un elevato livello di urbanizzazione e del carico turistico. In particolare individua “processi di artificializzazione e di consumo di suolo della pianura costiera hanno innescato anche negativi condizionamenti sulle importanti aree umide, quali il Lago di Massaciuccoli o il Lago di Porta, con isolamento ecologico, inquinamento delle acque e alterazione del regime idrico e diffusione di specie vegetali e animali aliene. Occlusione dei fronti marini e dei coni visuali sul mare per insediamenti balneari continui e opere accessorie che, oltre a rappresentare una barriera ecologica e visuale, impediscono la pubblica fruizione della fascia costiera. Compromissione e degrado dei sistemi naturali costieri (spiaggia – duna ‐ pineta) divenuti ormai relittuali e forte pressione insediativa con rischio di progressiva saturazione degli spazi aperti residuali”. Inoltre dovranno essere indicati specifici orientamenti per una più coerente progettazione paesaggistica degli stabilimenti balneari Per l’Ecosistema palustre, fluviale e torrentizi valgono: I.
zone umide (Lago di Porta) Il PIT individua tra le Aree naturali o seminaturali della pianura costiera gli ambienti palustri e i boschi igrofili e planiziali del Lago di Porta, per il quale segnala elevate criticità relative a pressioni ambientali legate al suo isolamento ecologico, all’inquinamento delle acque, ai fenomeni di interrimento, alla presenza di specie aliene, e alla forte antropizzazione delle aree circostanti, con vicina presenza di un campo da golf. PIT sottolinea: la riduzione degli impatti del carico turistico e dei fenomeni di calpestio e sentieramento). II.
corridoi fluviali (Fiume Versilia e Torrente Montignoso) Il PIT evidenzia criticità in riferimento all’assetto idrografico e idrologico, a zone compromesso, alla fragilità delle condizioni idrogeologiche, al rischio di inquinamento della falda idrica, all’elevato rischio idraulico. 5 Per gli Ecosistemi agropastorali Il PIT afferma la necessità di conservazione dei paesaggi agricoli tradizionali in quanto costituisce un elemento centrale delle politiche di conservazione della biodiversità, e di conseguenza la perdita di ambienti agricoli, per abbandono o per urbanizzazione, costituisce una delle principali criticità. Al territorio agricolo sono inoltre associabili importanti funzioni economiche e servizi ecosistemici (creazione di paesaggi di elevato valore, significativi per l’attrattività turistico‐ricreativa; “manutenzione” del territorio e riduzione dei rischi idraulici e geomorfologici; tutela del suolo con salvaguardia di stock di carbonio, ecc.) oltre ad importanti obiettivi di tutela della biodiversità agricola e del patrimonio di varietà e razze locali di specie animali o vegetali. Sono da perseguire: il mantenimento dei paesaggi agropastorali e della qualità ecologica dei nodi della rete degli agroecosistemi, il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica dei territori costieri attraverso politiche di riduzione dei processi di consumo di suolo (con particolare riferimento alle pianure agricole), razionalizzazione e mitigazione degli impatti del carico turistico e delle strutture a esso collegate, tutela dei nodi agricoli, delle aree umide, degli ecosistemi costieri e degli ecosistemi forestali relittuali e/o mediterranei degradati (sovra sfruttamento forestale, incendi, carico di ungulati). In base alla ricognizione interpretativa del territorio svolta in coerenza con le indicazioni metodologiche del PIT si individuano i seguenti morfotipi ecosistemici: I. matrice agroecosistemica di pianura urbanizzata L’intera pianura costiera versiliese è caratterizzata da relittuali zone agricole immerse in aree ad alto grado di urbanizzazione e con scarsa continuità ecologica, in cui gli agroecosistemi si trovano estremamente frammentati ad opera dell’urbanizzato e delle infrastrutture lineari. Per tali ambiti devono essere perseguiti i seguenti obiettivi: - riduzione dei processi di consumo di suolo agricolo congiunti a processi di urbanizzazione e man‐
tenimento di livelli sostenibili di urbanizzazione e di impermeabilizzazione del suolo; - miglioramento della permeabilità ecologica delle aree agricole anche attraverso la ricostituzione degli elementi vegetali lineari e puntuali e la creazione di fasce tampone lungo gli impluvi; - mitigazione degli impatti dell’agricoltura intensiva sul reticolo idrografico e sugli ecosistemi fluviali, lacustri e palustri (lago di Porta), promuovendo attività agricole con minore consumo di risorse idriche e minore utilizzo di fertilizzanti e prodotti fitosanitari (con particolare riferimento alle aree critiche per la funzionalità della rete ecologica e comunque in prossimità di ecosistemi fluviali e aree umide di interesse conservazionistico); - mantenimento del caratteristico reticolo idrografico minore e di bonifica delle pianure agricole alluvionali. - mantenimento delle relittuali zone umide e boschive planiziali interne alla matrice agricola e miglioramento dei loro livelli di qualità ecosistemica e di connessione ecologica; Nei tessuti colturali con struttura a mosaico è da favorire il mantenimento della rete di infrastrutturazione rurale esistente (viabilità poderale, rete scolante, vegetazione di corredo), limitando e/o contrastando i processi di intensificazione delle attività agricole, di eliminazione degli elementi vegetali lineari del paesaggio agricolo o di urbanizzazione, con particolare riferimento alle aree interessate da Direttrici di connettività da ricostituire/riqualificare. II. agrosistema frammentato attivo 6 Il territorio collinare e montano di Montignoso è caratterizzato, prevalentemente nelle aree a corona degli insediamenti e dei nuclei rurali, dalla presenza di agroecosistemi frammentati, di piccole dimensioni, ma con uso agricolo ancora prevalente, spesso in contatto con gli agroecosistemi relittuali in abbandono. Le principali criticità sono legate ai processi di abbandono delle attività agricole e zootecniche, con riduzione dei pascoli montani e di crinale e dei paesaggi agricoli tradizionali, e l’affermazione di stadi arbustivi di ricolonizzazione. In ambito montano e alto collinare gli agroecosistemi frammentati sono inoltre potenzialmente interessati dall’elevato carico di ungulati e dalla perdita di importanti sistemazioni di versante (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc). Obiettivo: il mantenimento e recupero delle tradizionali attività agricole e di pascolo anche attraverso la sperimentazione di pratiche innovative che coniughino vitalità economica con ambiente e paesaggio. Particolare importanza è rappresentata del mantenimento delle sistemazioni tradizionali idraulico agrarie (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc) e della tessitura agraria, quali fattori di regimazione idraulica e contenimento dei versanti, mediante la manutenzione delle opere esistenti o la realizzazione di nuove sistemazioni di pari efficienza idraulica con il contesto paesaggistico. III. agrosistema frammentato in abbandono con ricolonizzazione arborea/arbustiva; Ubicati prevalentemente nella parte montana del territorio comunale, gli ecosistemi agropastorali in abbandono sono caratterizzati da aree ancora in parte pascolate e arbusteti di ricolonizzazione, o stadi avanzati di ricostituzione di continue coperture arbustive con inizio di ricolonizzazione arborea. Questo agrosistema costituisce elemento di alto valore naturalistico con presenza di specie animali legate ai mosaici di ambienti agropastorali e arbustivi montani e alto collinari, ma presenta rilevanti criticità legate ai processi di abbandono delle attività agricole e zootecniche, con riduzione dei pascoli montani e di crinale e dei paesaggi agricoli tradizionali. Obiettivo: il mantenimento e recupero, ove possibile, delle tradizionali attività agricole, di pascolo e di gestione tradizionale degli arbusteti, limitando i processi di espansione e ricolonizzazione arborea e arbustiva, e favorendo anche lo sviluppo di un’agricoltura innovativa. Altro elemento da tutelare sono le sistemazioni tradizionali idraulico agrarie (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.) quali fattori di regimazione idraulica e contenimento dei versanti. All’interno dei SIC è prescritto il mantenimento degli arbusteti e dei mosaici di prati arbustati per il loro interesse ecologico e naturalistico. Ecosistema forestale La rete ecologica degli ecosistemi forestali si basa principalmente: a) sul valore strategico dei nodi primari e secondari intesi quali aree boscate di elevata qualità ecologica, maturità e continuità, elevata idoneità per le specie sensibili alla frammentazione ecologica; b) sul ruolo della matrice forestale quale importante elemento di connessione. Nel modello di rete ecologica la funzione di connessione tra i nodi è svolta sia dalla matrice forestale a elevata connettività (aree di idoneità intermedia ma ampia copertura territoriale) che dai nuclei di connessione forestale (nuclei forestali di elevata idoneità ma ridotta superficie). Analogamente, la vegetazione ripariale fluviale (corridoio ripariale), individuata in ambito comunale e relazionata con le aree a scala regionale, svolge un importante ruolo connettivo locale e di area vasta. Gli elementi forestali isolati sono rappresentati da nuclei di ridotta estensione e media idoneità in grado di svolgere solo limitate funzioni connettive. La rete ecologica forestale è inoltre costituita da elementi funzionali, quali le Direttrici di connettività extraregionali da mantenere e le Direttrici di connettività da riqualificare o ricostituire. 7 Alla funzionalità della rete ecologica delle aree forestali contribuiscono anche gli ecosistemi agropastorali relativamente alle tipologie di maggiore valenza ecologica e con maggiore densità di elementi vegetali lineari o puntuali (siepi, filari alberati, alberi camporili, boschetti, ecc.), con caratteristiche di discreta permeabilità ecologica per alcune specie forestali. I. nodo forestale primario I nodi forestali primari si localizzano in prevalenza nell’ambito dei rilievi montani, talora in stretto rapporto con i nodi degli agroecosistemi e con gli agroecosistemi frammentati. I nodi forestali svolgono una importante funzione di “sorgente” di biodiversità forestale; si tratta cioè di aree che per caratteristiche fisionomiche e strutturali, e in particolare per i diffusi buoni livelli di maturità e/o naturalità, continuità, caratterizzazione ecologica e ridotta impedenza, costituiscono habitat ottimali per specie vegetali e animali a elevata specializzazione forestale. Obiettivo è il mantenimento e miglioramento della qualità degli ecosistemi forestali attraverso la conservazione dei nuclei forestali a maggiore maturità e complessità strutturale, la riqualificazione dei boschi parzialmente degradati (castagneti cedui con intensi prelievi, pinete soggette a incendi, ecc.) e valorizzando le tecniche di selvicoltura naturalistica. II. matrice forestale ad elevata connettività La matrice forestale a elevata connettività è rappresentata dalle formazioni forestali continue, o da aree forestali frammentate ma ad elevata densità nell’ecomosaico, caratterizzate da valori di idoneità intermedi. Data la loro rilevanza in termini di superficie e il livello qualitativo comunque piuttosto buono, le matrici forestali assumono un significato strategico fondamentale per la riduzione della frammentazione ecologica a scala regionale. La matrice infatti, quando correttamente gestita, può rappresentare l’elemento di connessione principale tra i nodi della rete forestale, assicurando quindi la diffusione delle specie e dei patrimoni genetici. Obiettivo è il miglioramento della qualità degli ecosistemi forestali e dei loro livelli di maturità e complessità strutturale, la valorizzazione del patrimonio agricolo forestale regionale e l’applicazione di tecniche selvicolturali secondo i principi della gestione forestale sostenibile. III. Nuclei di connessione ad elementi forestali isolati Per tali elementi, che svolgono importanti funzioni connettive della rete ecologica, obiettivo è il miglioramento della qualità degli ecosistemi forestali isolati e dei loro livelli di maturità e complessità strutturale. Costituisce obiettivo prioritario l’estensione e il miglioramento della connessione ecologica dei nuclei forestali isolati (anche intervenendo sui livelli di permeabilità ecologica della matrice agricola circostante), con particolare riferimento a quelli in ambito planiziale, o nelle aree interessate da Direttrici di connettività da riqualificare/ricostituire. IV. Corridoi ripariali Le fasce riparie rappresentano preferenziali vie di connessione ecologica; una funzione strategica soprattutto dove il corso d’acqua scorre all’interno di estese aree a elevata artificializzazione, come nel caso della piana versiliese. L’espansione delle attività agricole, i processi di urbanizzazione e consumo di suolo delle aree di pertinenza fluviale, la presenza di opere idrauliche e idroelettriche e la gestione non ottimale della vegetazione ripariale hanno fortemente ridotto lo sviluppo longitudinale e trasversale della vegetazione ripariale, con particolare riferimento ai medi e bassi tratti dei corsi d’acqua principali. Obiettivo è il miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali, degli ecosistemi ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d’acqua. In particolare, dovrà essere perseguita la riduzione dei processi di 8 artificializzazione degli alvei, delle sponde e delle aree di pertinenza fluviale, anche attraverso il miglioramento della compatibilità ambientale della gestione idraulica e delle attività di pulizia delle sponde. 1. Ecosistema rupestre o calanchivo I.
Ambienti rocciosi o calanchivi E’ prescritto il mantenimento dell’integrità fisica ed ecosistemica dei principali complessi rupestri e dei relativi habitat rocciosi. E’ prescritta inoltre la riqualificazione naturalistica e paesaggistica dei siti estrattivi abbandonati e delle relative discariche. 2. Elementi funzionali della rete ecologica II.
corridoio ecologico fluviale da riqualificare (Fiume Versilia) I tratti di pianura dei corsi d’acqua Versilia e Montignoso sono caratterizzati da intensi processi di alterazione, riduzione o eliminazione della vegetazione ripariale e della sua continuità longitudinale e trasversale, da elevata artificializzazione delle aree di pertinenza fluviale, da fenomeni di riduzione dei livelli qualitativi e quantitativi delle acque e dalla presenza di opere idrauliche trasversali al corso d’acqua e in grado di ridurre il continuum fluviale. Tali elementi rappresentano una criticità esistente da risanare e da non aggravare. Alla sua localizzazione sono infatti associati elevati elementi di criticità, ma anche relittuali elementi di valore e di funzionalità ecologica. Attraverso le azioni di riqualificazione i corridoi fluviali degradati potranno assumere i valori e le funzioni attualmente solo potenziali, relative alla maggiore funzionalità della rete ecologica fluviale, alla migliore permeabilità ecologica delle pianure urbanizzate e alla migliore connessione ecologica tra gli ecosistemi costieri e quelli interni. Obiettivo è il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica delle aree di pertinenza fluviale riducendo i processi di consumo di suolo e miglioramento dei livelli di qualità e continuità degli ecosistemi fluviali attraverso la riduzione e mitigazione degli elementi di pressione antropica e la realizzazione di interventi di riqualificazione e di ricostituzione degli ecosistemi ripariali e fluviali. Le azioni sono relative ad interventi di piantumazione di specie arboree/ arbustive igrofile autoctone per l’allargamento delle fasce ripariali e per ricostituire la continuità longitudinale delle formazioni ripariali, creazione di fasce tampone sul reticolo idrografico di pianura alluvionale, rinaturalizzazione di sponde fluviali. Tali interventi potranno essere previsti anche congiuntamente ad azioni ed interventi volti ad elevare la qualità paesaggistica ed il livello dei servizi per la fruziione/valorizzazione dell’asta fluviale e delle aree limitrofe (percorsi, attrezzature di interesse pubblico e per il tempo libero, servizi per la nautica). III.
aree critiche per processi di artificializzazione Nelle aree di pianura costiera rilevanti risultano i processi di consumo di suolo agricolo per urbanizzazione. In particolare, nella zona di Renella e Cervaiolo si riscontrano fenomeni di frammentazione del territorio agricolo residuo, da salvaguardare e valorizzare per la sua funzione eco sistemica e paesaggistica, oltre che agricolo produttiva. Obiettivo è la riduzione dei tassi di consumo di suolo agricolo per urbanizzazione ed il miglioramento della permeabilità ecologica delle matrici agricole di pianura, con particolare riferimento alle aree circostanti le importanti aree umide (Lago di Porta), anche attraverso la ricostituzione degli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili) e la creazione di fasce tampone lungo gli impluvi. IV.
direttrice di connettività da ricostruire (direttrice montagna‐costa) 9 Caratterizzata da aree ad elevata artificializzazione e da elementi lineari con funzioni di barriera (ferrovia, autostrada, via Aurelia), la direttrice di connettività montagna‐costa rappresenta un elemento strategico per migliorare i livelli di permeabilità ecologica a livello regionale e locale nonché per la valorizzazione ambientale e paesaggistica del territorio comunale, obiettivo è la riqualificazione/ripristino. Le azioni dovranno essere rivolte al miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica, migliorando le dotazioni ecologiche su aree vaste o realizzando/riqualificando linee di continuità ecologica all’interno delle matrici antropizzate, mediante interventi di deframmentazione e mitigazione dell’effetto barriera realizzato dalle infrastrutture lineari. V.
direttrice di connettività da riqualificare (direttrice pedecollinare) Si tratta di elementi di connessione forestale esistenti, da mantenere e riqualificare, tra nodi forestali o tra nodi/matrici ed elementi forestali isolati, con sub‐ottimali o residuali livelli di permeabilità per le specie forestali. Nella fascia pedemontana dovrà essere promosso il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica degli agro ecosistemi, anche attraverso l’aumento degli elementi vegetali lineari o puntuali e delle aree seminaturali, la mitigazione dei processi di intensificazione delle attività agricole, il mantenimento dei varchi inedificati e la mitigazione degli impatti delle infrastrutture lineari. Il PIT individua la struttura insediativa nell’ambito del territorio comunale costituita dalle seguenti componenti: a) Sistema insediativo storico che comprende: I. Nuclei urbani consolidati II. Nuclei collinari di impianto storico b) Emergenze archeologiche, storiche ed architettoniche che comprendono: I. Emergenze storico architettoniche II. Patrimonio edilizio di valore storico testimoniale III. Siti di interesse archeologico c) Urbanizzazioni contemporanee I. Tessuto ad isolati aperti (TR3) II. Tessuto urbano puntiforme (TR5) III. Tessuto a tipologie miste (TR6) IV. Tessuto sfrangiato di margine (TR7) V. TPS1: Tessuto a proliferazione produttiva lineare VI. Servizi ed attrezzature specialistiche puntuali MORFOTIPO INSEDIATIVO A PETTINE DEI PENDOLI COSTIERI SULL’AURELIA contenute nell’abaco regionale delle Invarianti Strutturali del PIT, ed in particolare individua come azioni generali da perseguire: - La riqualificazione del sistema insediativo continuo, consolidato e diffuso della fascia costiera, ricostituendo e valorizzando le relazioni territoriali tra montagna‐collina, pianura, fascia costiera e mare (Direttrice montagna‐costa); 10 - La salvaguardia e la valorizzazione degli spazi aperti fra nuclei urbani, con particolare attenzione a quelli prossimi ai corsi d’acqua, valorizzandone la multifunzionalità (Asta fluviale del Versilia e Torrente Montignoso, Area umida del Lago di Porta); - Salvaguardia della riconoscibilità dei caratteri paesaggistici degli insediamenti litoranei, con particolare riferimento agli elementi che definiscono la struttura dei lungomare e il connesso patrimonio di edifici e attrezzature storicamente legate all’attività turistica‐balneare, dando profondità ai varchi di accesso e alle visuali dal boulevard litoraneo verso il mare e verso l’entroterra; - Riqualificazione e valorizzazione del ruolo connettivo dei corsi d’acqua come corridoi ecologici multifunzionali, anche al fine di ricostituire le relazioni tra costa ed entroterra e promuovere la mobilità sostenibile per la fruizione balneare (Asta fluviale del Versilia e Torrente Montignoso); promozione di progetti di riqualificazione dei water‐front urbani, al fine di valorizzare l’impianto storico delle marine; - Limitazione dei processi di dispersione insediativa nel territorio rurale e salvaguardia degli elementi e le relazioni ancora riconoscibili del sistema insediativo rurale storico, anche attraverso la definizione di margini urbani; - Mitigazione dell’effetto barriera creato dal corridoio infrastrutturale mantenendo e/o ripristinando la permeabilità tra costa ed entroterra. - Tutela e valorizzazione del patrimonio storico ‐ architettonico presente sui versanti delle collinari costituito dalle testimonianze del sistema di difesa quali borghi fortificati, castelli, torri (Castello Aghinolfi). Sistema insediativo storico Emergenze archeologiche, storiche ed architettoniche le emergenze storico architettoniche (Castello Aghinolfi, Villa Giorgini Schiff, Chiesa di Sant’Eustachio e di San Vito e Modesto), il patrimonio edilizio diffuso di valore tipologico e testimoniale. Urbanizzazioni contemporanee Le analisi dei tessuti urbanizzati della città contemporanea (morfotipi) devono essere condotte in coerenza con le indicazioni di cui all’allegato 2 del PIT. Tessuto ad isolati aperti (TR3) – Obiettivi del PIT – Allegato 2:  Definire un disegno urbano compiuto, cercando di conferire al tessuto una nuova identità e centralità urbana dal punto di vista morfologico, funzionale e sociale  Rileggere e riprogettare allineamenti, tracciati, relazioni con la strada e la rete degli spazi aperti  Dotare i tessuti insediativi di servizi adeguati e attrezzature specialistiche, realizzando anche nuove centralità e aree attrezzate ad elevata specializzazione, accessibili dalla città e dallo spazio periurbano  Recuperare la qualità dello spazio pubblico e dalle aree aperte degradate e/o dismesse, prevedendo anche interventi di demolizione e di densificazione edilizia, elevandone la qualità anche con progetti di efficienza e produzione energetica  Ricostruire le relazioni con la città e con lo spazio aperto periurbano (agricolo o naturale)  Dotare lo spazio periferico di servizi rari e attrezzature specialistiche e dotazioni alla scala di quartiere Tessuto urbano puntiforme (TR5) – Obiettivi del PIT – Allegato 2: 11  Promuovere un progetto di paesaggio urbano capace di generare uno spazio urbano poroso a partire da un tessuto a bassa densità, conferendo all’insediamento una chiara matrice urbana e nel contempo valorizzando il passaggio e le relazioni da campagna a città.  Progettare il margine urbano con azioni di mitigazione paesaggistica, mantenimento e valorizzazione dei varchi visivi e ridefinizione dei retri urbani  Utilizzare lo spazio della campagna periurbana come risorsa per il miglioramento (qualitativo e quantitativo) dello spazio aperto pubblico creando spazi in continuità e connessioni in chiave paesaggistica  Riprogettare lo spazio urbano e pubblico esplorando le potenzialità esistenti (direttrici viarie principali, slarghi, parcheggi, marciapiedi, aree non costruite, brandelli di tessuto agricolo interclusi) per creare connessioni funzionali e percettive nel quartiere, con la città e con il territorio aperto  Dotare il quartiere di “boulevards urbani”, trasformando le direttrici viarie principali in “assi attrezzati” dotati di funzioni pubbliche o accessorie alla residenza. Tessuto a tipologie miste (TR6) – Obiettivi del PIT – Allegato 2:  Attivare progetti di rigenerazione urbana, privilegiando interventi unitari complessi, capaci di incidere sulla forma urbana, indirizzandoli alla sostenibilità architettonica, sociale, energetica e ambientale, e connotandoli dal punto di vista dell’architettura e del disegno urbanistico complessivo.  Incentivare la qualità degli interventi di architettura e ristrutturazione urbanistica ed edilizia nei linguaggi della contemporaneità, privilegiando interventi unitari complessi  Prevedere interventi di dismissione e sostituzione di edifici produttivi con edifici utili ad ospitare funzioni civiche o destinate alla collettività o funzioni ambientali Attivare occasioni per rivalutare il patrimonio edilizio contemporaneo  Eliminare i fenomeni di degrado urbanistico ed architettonico  Ridefinire la struttura “ordinatrice” ed il ruolo dello spazio pubblico e del connettivo aumentandone la dotazione e la qualità  Riprogettare il margine urbano con interventi di mitigazione paesaggistica (costruire permeabilità tra spazio urbano e aperto, migliorare i fronti urbani verso lo spazio agricolo, progettare percorsi di connessione/attraversamento, collocare fasce alberate)  Favorire la depermeabilazzazione della superficie asfaltata  Verificare ed attuare strategie di densificazione dei tessuti, prevedendo nel contempo interventi di ristrutturazione e demolizione degli edifici esistenti  Attuare strategie di rilocalizzazione della attività produttive incompatibili in aree dedicate alla produzione (APEA) Tessuto sfrangiato di margine (TR7) – Obiettivi del PIT – Allegato 2:  Attivare progetti di paesaggio con interventi sul margine urbano, sugli spazi pubblici, sulle relazioni con la città da un lato ed il territorio aperto dall’altro, finalizzando gli interventi alla trasformazione di un tessuto amorfo di case in un quartiere a bassa densità in stretta relazione con il territorio aperto adiacente  Bloccare i processi di dispersione insediativa  Riprogettare il “bordo costruito” con azioni di qualificazione paesaggistica e insediativa, anche tramite l’istituzione di una “cintura verde” periurbana che qualifichi in senso multifunzionale (orti, frutteti, giardini, percorsi fruitivi, parchi agricoli) il passaggio dalla città alla campagna 12  Migliorare i fronti urbani verso lo spazio agricolo, completando e rendendo continue alcune maglie frammentate per dare unitarietà all’edificato  Progettare il complesso degli spazi aperti interni alla frangia periurbana, come strategia per il miglioramento dello spazio aperto urbano periferico, creando spazi in continuità e connessioni in chiave paesaggistica e ambientale con gli spazi verdi della “cintura” e dell’aperta campagna e con la città compatta  Riprogettare e valorizzare le aree intercluse o libere come spazi pubblici integrati, flessibili e multiuso, destinandoli ad attività agricolo/ricreative, orti urbani, parchi, giardini, ecc. connettendoli con percorsi di mobilità dolce alla “cintura verde” periurbana  Dotare lo spazio periferico di servizi alla scala di quartiere. Tessuto a proliferazione produttiva lineare (TPS1) – Obiettivi del PIT – Allegato 2:  Riqualificare le strade‐mercato e gli insediamenti produttivi lineari ricostruendo le relazioni urbanistiche, ambientali e paesaggistiche tra il tessuto produttivo e il territorio aperto e tra il tessuto produttivo e la città  Impedire nelle previsioni urbanistiche ulteriori processi di edificazione lungo le strade e i fiumi  Progettare il margine con il territorio aperto prevedendo interventi di qualificazione paesistica  Riutilizzare i capannoni dismessi per la riqualificazione urbanistica, ambientale e architettonica  Provvedere alla messa in sicurezza della viabilità  Attrezzare ecologicamente le aree produttivo‐commerciali‐direzionali (APEA)  Trasformare le aree produttive in occasioni per sperimentare strategie di ecosostenibilità e produzione di energie rinnovabili (fotovoltaico, minieolico, biomasse, minidraulico, rifiuti di lavorazioni, ecc.) Per quanto riguarda la struttura agro‐ambientale il PIT riconosce per il territorio di Montignoso i seguenti caratteri morfotipologici dei sistemi agro ambientali dei paesaggi rurali: a) Morfotipo delle praterie e dei pascoli di alta montagna e di crinale Le praterie permanenti hanno conservato la loro tradizionale importanza soprattutto dal punto di vista ecologico e paesaggistico, quali corridoi ecologici da preservare. Le praterie primarie, essendo di origine naturale e assai rare, necessitano di una tutela integrale che eviti qualsiasi uso antropico, anche pascolivo. La conservazione delle praterie secondarie è invece legata alla loro gestione attiva, mediante la conservazione o il recupero di adeguati carichi pascolivi. Visti i caratteri del morfotipo, le criticità legate al contesto e la presenza di processi di abbandono consolidati e strutturali, l’indirizzo da perseguire è di assecondare i cicli e le dinamiche naturali dell’ambiente montano. Nei casi in cui sussistano le condizioni per ripristinare e mantenere un uso antropico di questo tipo di paesaggio, l’obiettivo è di promuovere l’insediamento di nuove aziende zootecniche, la ripresa delle pratiche pascolive e il recupero dei manufatti ad esse legati. Morfotipo del mosaico collinare a oliveto e vigneto prevalente Costituisce obiettivo del Piano Strutturale il mantenimento di un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio, attraverso le seguenti azioni: 1) Preservare la leggibilità della relazione morfologica, dimensionale, percettiva e ‐ quando possibile ‐ funzionale tra sistema insediativo storico e tessuto dei coltivi , attraverso: la tutela dell’integrità morfologica dei nuclei storici evitando espansioni che ne alterino la struttura d’impianto, anche 13 attraverso l’individuazione di specifici ambiti di pertinenza funzionale e paesaggistica; la limitazione e il contrasto di fenomeni di dispersione insediativa nel paesaggio agrario; la conservazione degli oliveti o di altri coltivi che contornano e sottolineano viabilità di crinale e insediamenti storici, in modo da definire almeno una corona o una fascia di transizione rispetto alla copertura boschiva, con particolare attenzione al sistema degli oliveti storici presente nella fascia pedecollinare. 2) Preservare, ove possibile, i caratteri di complessità, articolazione e diversificazione tipici della maglia agraria d’impronta tradizionale; nelle ristrutturazioni agricole dovranno essere conservati gli elementi dell’infrastruttura rurale storica (con particolare riferimento alle sistemazioni idraulico‐
agrarie e alla viabilità poderale e interpoderale) o la realizzazione di nuovi percorsi e manufatti che preservino la continuità e l’integrità della rete; dovrà essere favorita la permanenza della diversificazione colturale data dall’alternanza tra oliveti, vigneti e seminativi; dovrà essere garantito il mantenimento della funzionalità e dell’efficienza del sistema di regimazione idraulico‐agraria e della stabilità dei versanti, da conseguire sia mediante la conservazione e manutenzione delle opere esistenti, sia mediante la realizzazione di nuovi manufatti di pari efficienza, coerenti con il contesto paesaggistico quanto a dimensioni, materiali, finiture impiegate; per i vigneti di nuova realizzazione o reimpianti, dovrà essere garantita l’interruzione della continuità della pendenza nelle sistemazioni a rittochino tramite l’introduzione di scarpate, muri a secco o altre sistemazioni di versante, valutando ove possibile l’orientamento dei filari secondo giaciture che assecondano le curve di livello o minimizzano la pendenza; dovrà inoltre essere perseguita una gestione delle aree boscate finalizzata a preservare i boschi di valore patrimoniale e a contenere l’espansione della boscaglia sui terreni scarsamente manutenuti; dovrà essere conservata o ripristinata la rete di infrastrutturazione paesaggistica ed ecologica data da siepi, alberature, filari, lingue e macchie di vegetazione non colturale poste a corredo dei confini dei campi e della viabilità; dovrà inoltre essere mantenuta e recuperata la viabilità secondaria poderale e interpoderale e della sua vegetazione di corredo per finalità sia di tipo funzionale che paesaggistico. Morfotipo del mosaico colturale complesso a maglia fitta di pianura e delle prime pendici collinari Per gli ambiti della pianura urbanizzata l’indicazione principale è la conservazione degli spazi agricoli che, in quanto periurbani, sono particolarmente minacciati da dinamiche di espansione urbana e dispersione insediativa. In particolare occorre contrastare l’erosione dello spazio agricolo avviando politiche di pianificazione orientate al riordino degli insediamenti e delle aree di pertinenza, della viabilità e degli annessi; evitare la frammentazione delle superfici agricole a opera di infrastrutture o di altri interventi di urbanizzazione che ne possono compromettere la funzionalità e la produttività; sostenere l’agricoltura anche potenziandone la multifunzionalità nell’ottica di una riqualificazione complessiva del paesaggio periurbano e delle aree agricole intercluse; rafforzare le relazioni di scambio e di reciprocità tra ambiente urbano e rurale valorizzando l’attività agricola come esternalità positiva anche per la città e potenziando il legame tra mercato urbano e produzione agricola della cintura periurbana. Morfotipo delle aree agricole intercluse Obiettivo prioritario per questo ambito è la tutela degli spazi aperti sia agricoli che naturali per la loro multifunzionalità all’interno di contesti densamente urbanizzati. Obiettivi specifici sono: - la limitazione e il contrasto di fenomeni di dispersione insediativa, saldatura lineare dei centri abitati ed erosione del territorio aperto da parte dell’urbanizzazione; 14 - il consolidamento dei margini dell’edificato soprattutto in corrispondenza delle espansioni recenti anche mediante la realizzazione di orti urbani o di aree a verde pubblico che contribuiscano alla ricomposizione morfologica dei tessuti; - la promozione e la valorizzazione dell’uso agricolo degli spazi aperti; - la messa a sistema degli spazi aperti attraverso la predisposizione di elementi naturali finalizzati alla ricostituzione e al rafforzamento delle reti ecologiche e mediante la realizzazione di reti di mobilità dolce che li rendano fruibili come nuova forma di spazio pubblico; - la creazione e il rafforzamento di relazioni di scambio e di reciprocità tra ambiente urbano e rurale e in particolare tra produzione agricola della cintura periurbana e mercato urbano; - la corretta gestione degli spazi caratterizzati da una scarsa vocazione agricola per difficoltà di gestione o accessibilità, orientata anche verso forme di rinaturalizzazione. Per quanto riguarda la disciplina dei beni paesaggistici si fa riferimento all’Elaborato 8B del PIT con riferimento a: ‐ le specifiche prescrizioni d’uso intese ad assicurare la conservazione dei valori espressi dagli immobili e dalle aree di notevole interesse pubblico di cui all’articolo 136 del Codice come formulate nelle relative Schede di cui all’Elaborato 3B e comprensive delle cartografie recanti l’individuazione, delimitazione e rappresentazione degli immobili e delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera b) del Codice; ‐ le prescrizioni d’uso intese ad assicurare la conservazione dei caratteri distintivi delle aree tutelate per legge ai sensi dell’articolo142 del Codice, comprensive delle cartografie recanti l’individuazione, delimitazione e rappresentazione delle aree tutelate per legge ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera c) del Codice. Ai sensi dell’art. 20 della Disciplina del PIT si evidenziano le prescrizioni e delle prescrizioni d'uso e le direttive della disciplina statutaria del PIT, secondo le procedure di cui all’art. 21 della Disciplina. Il PIT con valenza di Piano Paesaggistico, individua Beni architettonici tutelati ai sensi della Parte II del D.L.gs 42/2004 riferita a: a)
Resti del Castello Aghinolfi b)
Chiesa di Sant’Eustachio da salvaguardare e valorizzare. I beni paesaggistici di cui all’Allegato 8B del PIT per il territorio di Montignoso riguardano: ‐ Articolo 6 – Territori costieri compresi nella fascia di profondità di 300 metri, a partire dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare (D.L.gs.42/04 art. 142 co1 lettera a, Codice) ‐ Articolo 7 ‐ Territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 m dalla linea di battigia, anche con riferimento ai territori elevati sui laghi. (art.142. c.1, lett. b, Codice) ‐ Articolo 8 ‐ I fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal R.D. 11 dicembre 1933, n.1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna. (art.142. c.1, lett. c, Codice) ‐ Articolo 12 ‐ I territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227. (art.142. c.1, lett. g, Codice) In particolare sono recepite le seguenti disposizioni: Articolo 6 Territori costieri : 15 a.
Nei Territori costieri compresi nella fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia si perseguono gli obiettivi con valore di indirizzo, si attuano le direttive, si applicano le prescrizioni d’uso di cui alle “Schede dei Sistemi costieri” (Allegato C), che costituiscono parte integrante e sostanziale della presente disciplina. b.
In particolare per quanto riguarda le direttive che emergono dal PIT si segnalano misure e regole/discipline volte a: a ‐ Individuare gli ecosistemi di valore paesaggistico e naturalistico ancora presenti, con particolare riferimento ai residuali/relittuali habitat dunali e retrodunali, ai boschi planiziali e agli ecosistemi umidi e fluviali. b ‐ Individuare le zone di criticità paesaggistica ed ecosistemica, ove prevedere interventi di riqualificazione, con particolare riferimento alle aree interessate da processi di erosione, artificializzazione, frammentazione e alterazione delle componenti valoriali del paesaggio costiero. c ‐ Riconoscere le aree a terra e a mare, caratterizzate dalla presenza di testimonianze storico‐
culturali, di valori paesaggistici e di valori eco‐sistemici, nelle quali escludere impianti e interventi di trasformazione edilizia ed infrastrutturale. d ‐ Riconoscere e salvaguardare i caratteri identitari dello skyline costiero, derivanti: dagli elementi determinanti per la riconoscibilità degli insediamenti (profili consolidati nell’iconografia e nell’immagine collettiva) e/o dalla continuità del profilo d’insieme di valore paesaggistico. e ‐ Garantire la conservazione integrale e l’eventuale riqualificazione delle porzioni del sistema dunale e retrodunale ancora presenti, nelle loro componenti geomorfologiche, vegetazionali, ecosistemiche e paesaggistiche, salvaguardando gli habitat e le specie di interesse regionale/comunitario o di interesse conservazionistico, contrastando la diffusione di specie aliene invasive (anche attraverso una coerente progettazione del verde negli stabilimenti balneari), i fenomeni di calpestio, sentieramento e riducendo l’inquinamento luminoso. g ‐ Incentivare gli interventi volti alla riqualificazione paesaggistica delle zone di criticità, anche attraverso l’eventuale delocalizzazione di manufatti, strutture e impianti, ricadenti nelle aree di particolare valenza paesaggistica, non compatibili con la conservazione dei valori. h ‐ Conservare le testimonianze storico–architettoniche di valore tipologico e testimoniale del sistema delle strutture sociali di tipo ricreativo degli anni Trenta del Novecento (ex colonie), mantenendo l’unitarietà percettiva delle pertinenze e assicurando forme di riuso compatibili e sostenibili con la conservazione dell’impianto. i ‐ Conservare e recuperare i manufatti che costituiscono il tessuto storico degli stabilimenti balneari, mantenendone le tipicità di impianto, i caratteri stilistici, formali e costruttivi che caratterizzano il sistema costiero. 2. Le prescrizioni d'uso relative alla fascia costiera non si applicano agli interventi volti a garantire la sicurezza idraulica e il deflusso del trasporto solido privilegiando quelli coerenti con il contesto paesaggistico. l ‐ Limitare sugli arenili la realizzazione e l’ampliamento di strutture e manufatti legati al turismo balneare, privilegiando il recupero e la riqualificazione di quelli esistenti, nel rispetto dei caratteri tipologici e architettonici storici. Gli eventuali nuovi interventi devono: ‐ assicurare soluzioni progettuali coerenti e compatibili con il contesto in cui si inseriscono; ‐utilizzare tecniche e materiali eco‐compatibili; ‐ consentire la rimovibilità dell’installazione, la riciclabilità delle componenti riutilizzabili, il sostenibile uso delle risorse naturali e il mantenimento dei varchi visuali da e verso l’arenile e il mare. 16 m ‐ La realizzazione sugli arenili di nuove strutture, a carattere temporaneo e rimovibili, non deve compromettere l’accessibilità e la fruibilità delle rive, e non deve comportare l’impermeabilizzazione permanente del suolo, garantendo il ripristino dei luoghi. n – Gli adeguamenti, le addizioni, gli ampliamenti delle strutture esistenti, ivi compresi gli eventuali cambi di destinazione d’uso, previsti negli strumenti urbanistici, nonchè gli impianti sportivi scoperti, non devono interessare gli arenili, le spiagge e le dune fisse e mobili, ed essere finalizzati al miglioramento delle attività turistico‐ricreative e balneari esistenti. o ‐ Individuare, mantenere ed incentivare il recupero degli spazi aperti residuali, nel tessuto insediativo continuo e diffuso della fascia costiera, che rappresentano elementi di discontinuità morfologica, rispetto al territorio urbanizzato, e i varchi urbani con funzioni ricreative‐ambientali, nonché le visuali e i coni ottici privilegiati. p ‐ Conservare il patrimonio costiero di valore storico, identitario, nonché le relazioni figurative tra insediamenti costieri, emergenze architettoniche, naturalistiche e il mare ed evitare nuovi carichi insediativi al di fuori del territorio urbanizzato. q ‐ Favorire la manutenzione e la riqualificazione degli accessi a mare esistenti e l’eventuale apertura di nuovi, al fine di favorire l’uso dello spazio costiero quale spazio pubblico urbano. In particolare per quanto riguarda le prescrizioni che emergono dal PIT si segnalano misure e regole/discipline volte a: a ‐ Gli interventi di ripristino/riqualificazione morfologica e naturalistica dei sistemi dunali degradati devono essere realizzati utilizzando tecniche di ingegneria naturalistica e, nelle opere di rinverdimento, esclusivamente specie vegetali autoctone ed ecotipi locali. b ‐ Non è ammesso alcun intervento che possa interferire con la conservazione integrale degli habitat di interesse comunitario o regionale, o delle aree caratterizzate dalla presenza di specie vegetali o animali di interesse conservazionistico (in particolare di interesse comunitario/regionale, rare o endemiche). c ‐ Non sono ammessi interventi che possano compromettere la conservazione delle formazioni forestali di valore naturalistico e paesaggistico, presenti nella matrice urbanizzata costiera. All’interno di tali formazioni non sono ammessi interventi che possano comportare l’impermeabilizzazione del suolo e l’aumento dei livelli di artificializzazione o alterare l’equilibrio idrogeologico. d ‐ Non sono ammessi gli interventi che: ‐ compromettano gli elementi determinanti per la riconoscibilità dello skyline costiero identitario, quali profili consolidati nell’iconografia e nell’immagine collettiva e nello skyline naturale della costa, individuati dal Piano e/o dagli strumenti della pianificazione territoriale e urbanistica; ‐ modifichino i caratteri tipologici e architettonici di impianto storico del patrimonio insediativo costiero e i caratteri connotativi del paesaggio litoraneo (manufatti di valore storico, trama viaria storica, emergenze naturalistiche e geomorfologiche); ‐ concorrano alla formazione di fronti urbani continui, o occludano i varchi visuali da e verso il mare e la costa, che si aprono dal viale litoraneo e dai punti di belvedere accessibili al pubblico, individuati dagli strumenti della pianificazione territoriale e urbanistica; ‐ impediscano l’accessibilità all’arenile, alle aree pubbliche da cui si godono visuali panoramiche e al mare. e ‐ Non è ammesso l’insediamento di nuove attività produttive industriali, di centri commerciali, di depositi a cielo aperto di materiali di qualunque natura, di impianti per smaltimento dei rifiuti, 17 depurazione di acque reflue, produzione di energia. Sono escluse le aree ricomprese nelle circoscrizioni territoriali portuali esistenti alla data di approvazione del presente piano. f ‐ La realizzazione di nuove aree di sosta e parcheggio, anche attrezzate a servizio delle attività esistenti, non diversamente localizzabili, è ammessa a condizione che: ‐ siano realizzate con materiali coerenti con il contesto paesaggistico; ‐ non comportino: ‐ aumento di superficie impermeabile ad eccezione delle aree interne all’edificato ove, nel rispetto delle disposizioni regionali e comunali in materia di contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo, è ammesso un incremento di superficie impermeabile del 5% dell’area per la realizzazione di nuove aree di sosta e parcheggio; ‐ frammentazione degli habitat e interruzione dei corridoi di connessione ecologica riconosciuti dal Piano; ‐ detrimento dell’integrità percettiva da e verso la costa e il mare. g ‐ Non è ammessa la realizzazione di nuovi porti e approdi nei tratti di costa sabbiosa, ad esclusione di quanto previsto dal Master plan dei porti per la circoscrizione territoriale portuale di Marina di Carrara. E’ ammessa la riqualificazione e l’adeguamento dei porti e approdi esistenti a condizione che: ‐ siano privilegiati gli interventi volti al recupero e riuso del patrimonio portuale esistente; ‐ sia assicurata l’integrazione paesaggistica degli interventi con le specificità dei luoghi, con i caratteri storici, insediativi e ambientali del sistema costiero (con particolare riferimento alle darsene storiche e al sistema degli ormeggi ottocenteschi sul canale Burlamacca), tenendo conto delle relazioni figurative e dimensionali con gli insediamenti a cui sono connessi; ‐ sia mantenuta l’accessibilità e la fruizione pubblica e la permanenza di funzioni tradizionali di servizio legate all’insediamento portuale favorendo le attività che preservano l’identità dei luoghi e la fruizione pubblica da parte delle comunità locali; ‐ gli interventi concorrano alla qualità dei waterfront e non impediscano i varchi e le visuali panoramiche verso il mare, che si aprono dai tracciati e dai punti di belvedere, riconosciuti dagli strumenti della pianificazione territoriale e urbanistica, accessibili al pubblico; ‐ sia garantita la coerenza rispetto alle dinamiche di trasporto dei sedimenti, evitando nuove strutture a mare in grado di provocare fenomeni di erosione costiera; ‐ sia garantita la tutela degli ecosistemi costieri; ‐ le opere di difesa portuali e le attrezzature di servizio siano progettate tenendo conto della necessità di tutelare la relazione visiva con il mare e con la naturalità costiera; ‐ siano privilegiate, per i pontili, le strutture galleggianti a basso impatto visivo e sia salvaguardata la conformazione geomorfologica della costa. h ‐ Non è ammessa la realizzazione di nuove opere a mare o a terra in grado di provocare fenomeni di erosione costiera. i ‐ Non è ammessa la realizzazione di nuove aree estrattive (cave terrestri) e l’ampliamento di quelle esistenti. l ‐ Gli intereventi che interessano l’assetto geomorfologico ed idraulico devono privilegiare l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica. m ‐ L’installazione di pannelli solari e fotovoltaici deve prevedere soluzioni progettuali integrate, l’uso di tecnologie, forme e materiali adeguati al contesto, e non deve interferire con le visuali da e verso il mare. 18 n ‐ Gli interventi di realizzazione o adeguamento degli impianti di illuminazione esterna dovranno essere attuati con sistemi o dispositivi atti a limitare l’inquinamento luminoso e nel rispetto della normativa regionale vigente al fine di permettere la migliore percezione del paesaggio costiero. o ‐ Sono fatte salve le prescrizioni più vincolanti e restrittive presenti nei piani e regolamenti delle aree protette. Art. 7 ‐ Territori contermini ai laghi: a ‐ Gli interventi di trasformazione, compresi quelli urbanistici ed edilizi, ove consentiti, fatti comunque salvi quelli necessari alla sicurezza idraulica, sono ammessi a condizione che: 1 ‐ non alterino l’assetto idrogeologico e garantiscano la conservazione dei valori eco sistemici paesaggistici, la salvaguardia delle opere di sistemazione idraulico agraria con particolare riferimento a quelle di interesse storico e/o paesaggistico testimoniale; 2 ‐ si inseriscano nel contesto perilacuale secondo principi di coerenza paesaggistica, ne rispettino le caratteristiche morfologiche e le regole insediative storiche preservandone il valore, anche attraverso l’uso di materiali e tecnologie con esso compatibili; 3 ‐ non compromettano le visuali connotate da elevato valore estetico percettivo; 4 ‐ non modifichino i caratteri tipologici e architettonici del patrimonio insediativo di valore storico ed identitario; 5 ‐ non occludano i varchi e le visuali panoramiche, che si aprono lungo le rive e dai tracciati accessibili al pubblico verso i laghi e non concorrano alla formazione di fronti urbani continui; 6 ‐ non riducano l’accessibilità alle rive dei laghi. b ‐ Le opere e gli interventi relativi alle infrastrutture viarie, ferroviarie ed a rete (pubbliche o di interesse pubblico) sono ammesse a condizione che il tracciato dell’infrastruttura non comprometta i caratteri morfologici, ecosistemici dell’area perilacuale e garantisca, attraverso la qualità progettuale e le più moderne tecnologie di realizzazione, il minor impatto visivo possibile. c ‐ La realizzazione di nuove strutture a carattere temporaneo e rimovibile, ivi incluse quelle connesse all’attività agricola e turistico‐ricreativa, è ammessa a condizione che gli interventi non alterino negativamente la qualità percettiva dei luoghi, l'accessibilità e la fruibilità delle rive e prevedano altresì il ricorso a tecniche e materiali ecocompatibili, garantendo il ripristino dei luoghi e la riciclabilità o il recupero delle componenti utilizzate. d ‐ Gli interventi che interessano l’assetto geomorfologico ed idraulico devono garantire il migliore inserimento paesaggistico privilegiando, ove possibile, l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica. e ‐ Fatti salvi gli adeguamenti e gli ampliamenti di edifici o infrastrutture esistenti alle condizioni di cui alla lettera a) del presente articolo, non sono ammesse nuove previsioni, fuori dal territorio urbanizzato, di: ‐ attività produttive industriali/artigianali; ‐ medie e grandi strutture di vendita; ‐ depositi a cielo aperto di qualunque natura che non adottino soluzioni atte a minimizzare l’impatto visivo e di quelli riconducibili ad attività di cantiere; ‐ discariche e impianti di incenerimento dei rifiuti autorizzati come impianti di smaltimento (All.Bparte IV del D.Lgs. 152/06); f ‐ Non sono ammessi interventi che possano compromettere la conservazione degli ecosistemi lacustri di rilevante valore paesaggistico e naturalistico (con particolare riferimento alle aree interessate dalla presenza di habitat di interesse comunitario e/o regionale e di specie vegetali e animali di interesse conservazionistico). All'interno di tali formazioni non sono ammessi nuovi 19 interventi che possano comportare l'impermeabilizzazione del suolo e l’aumento dei livelli di artificializzazione. Art. 8 ‐ fiumi, torrenti, corsi d'acqua: a ‐ Fermo restando il rispetto dei requisiti tecnici derivanti da obblighi di legge relativi alla sicurezza idraulica, gli interventi di trasformazione dello stato dei luoghi sono ammessi a condizione che : 1 ‐ non compromettano la vegetazione ripariale, i caratteri ecosistemici caratterizzanti il paesaggio fluviale e i loro livelli di continuità ecologica; 2 ‐ non impediscano l’accessibilità al corso d’acqua, la sua manutenzione e la possibilità di fruire delle fasce fluviali; 3 ‐ non impediscano la possibilità di divagazione dell’alveo, al fine di consentire il perseguimento di condizioni di equilibrio dinamico e di configurazioni morfologiche meno vincolate e più stabili; 4 ‐ non compromettano la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri e dei valori paesaggistici e storico‐ identitari dei luoghi, anche con riferimento a quelli riconosciuti dal Piano Paesaggistico. b ‐ Le trasformazioni sul sistema idrografico, conseguenti alla realizzazione di interventi per la mitigazione del rischio idraulico, necessari per la sicurezza degli insediamenti e delle infrastrutture e non diversamente localizzabili, sono ammesse a condizione che sia garantito, compatibilmente con le esigenze di funzionalità idraulica, il mantenimento dei caratteri e dei valori paesaggistici, anche con riferimento a quelli riconosciuti dal Piano Paesaggistico. c ‐ Gli interventi di trasformazione, compresi gli adeguamenti e gli ampliamenti di edifici o infrastrutture esistenti, ove consentiti, e fatti salvi gli interventi necessari alla sicurezza idraulica, sono ammessi a condizione che: 1 ‐ mantengano la relazione funzionale e quindi le dinamiche naturali tra il corpo idrico e il territorio di pertinenza fluviale; 2‐ siano coerenti con le caratteristiche morfologiche proprie del contesto e garantiscano l’integrazione paesaggistica, il mantenimento dei caratteri e dei valori paesaggistici, anche con riferimento a quelli riconosciuti dal Piano Paesaggistico; 3 ‐ non compromettano le visuali connotate da elevato valore estetico percettivo; 4 ‐ non modifichino i caratteri tipologici e architettonici del patrimonio insediativo di valore storico ed identitario; 5 ‐ non occludano i varchi e le visuali panoramiche, da e verso il corso d’acqua, che si aprono lungo le rive e dai tracciati accessibili al pubblico e non concorrano alla formazione di fronti urbani continui. d ‐ Le opere e gli interventi relativi alle infrastrutture viarie, ferroviarie ed a rete (pubbliche e di interesse pubblico), anche finalizzate all’attraversamento del corpo idrico, sono ammesse a condizione che il tracciato dell’infrastruttura non comprometta i caratteri morfologici, idrodinamici ed ecosistemici del corpo idrico e garantiscano l’integrazione paesaggistica, il mantenimento dei valori identificati dal Piano Paesaggistico e il minor impatto visivo possibile. e ‐ Le nuove aree destinate a parcheggio fuori dalle aree urbanizzate sono ammesse a condizione che gli interventi non comportino aumento dell’impermeabilizzazione del suolo e siano realizzati con tecniche e materiali ecocompatibili evitando l’utilizzo di nuove strutture in muratura. f ‐ La realizzazione di nuove strutture a carattere temporaneo e rimovibili, ivi incluse quelle connesse alle attività turistico‐ricreative e agricole, è ammessa a condizione che gli interventi non alterino negativamente la qualità percettiva, dei luoghi, l'accessibilità e la fruibilità delle rive, e prevedano altresì il ricorso a tecniche e materiali ecocompatibili, garantendo il ripristino dei luoghi e la riciclabilità o il recupero delle componenti utilizzate. g ‐ Non sono ammesse nuove previsioni, fuori dal territorio urbanizzato, di: 20 ‐ edifici di carattere permanente ad eccezione degli annessi rurali; ‐ depositi a cielo aperto di qualunque natura che non adottino soluzioni atte a minimizzare l’impatto visivo o che non siano riconducibili ad attività di cantiere; ‐ discariche e impianti di incenerimento dei rifiuti autorizzati come impianti di smaltimento (All.B parte IV del D.Lgs. 152/06). Sono ammessi alle condizioni di cui alla precedente lett c) punti 2, 3, 4 e 5: ‐ gli impianti per la depurazione delle acque reflue; ‐ impianti per la produzione di energia; ‐ gli interventi di rilocalizzazione di strutture esistenti funzionali al loro allontanamento dalle aree di pertinenza fluviale e alla riqualificazione di queste ultime come individuato dagli atti di pianificazione. h ‐ Non è ammesso l’inserimento di manufatti (ivi incluse le strutture per la cartellonistica e la segnaletica non indispensabili per la sicurezza stradale) che possano interferire negativamente o limitare le visuali panoramiche. Art. 12 ‐ Territori coperti da foreste e da boschi: a ‐ Gli interventi di trasformazione, compresi quelli urbanistici ed edilizi, ove consentiti, sono ammessi a condizione che: 1 ‐ non comportino l’alterazione significativa permanente, in termini qualitativi e quantitativi, dei valori ecosistemici e paesaggistici (con particolare riferimento alle aree di prevalente interesse naturalistico e delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio), e culturali e del rapporto storico e percettivo tra ecosistemi forestali, agroecosistemi e insediamenti storici. Sono comunque fatti salvi i manufatti funzionali alla manutenzione e coltivazione del patrimonio boschivo o alle attività antincendio, nonché gli interventi di recupero degli edifici esistenti e le strutture rimovibili funzionali alla fruizione pubblica dei boschi; 2 ‐ non modifichino i caratteri tipologici‐architettonici del patrimonio insediativo di valore storico ed identitario, mantenendo la gerarchia tra gli edifici (quali ville, fattorie, cascine, fienili, stalle); 3 ‐ garantiscano il mantenimento, il recupero e il ripristino dei valori paesaggistici dei luoghi, anche tramite l’utilizzo di soluzioni formali, finiture esterne e cromie compatibili con i caratteri del contesto paesaggistico. b ‐ Non sono ammessi: 1 ‐ nuove previsioni edificatorie che comportino consumo di suolo all’interno delle formazioni boschive costiere che “caratterizzano figurativamente” il territorio, e in quelle planiziarie, così come riconosciuti dal Piano Paesaggistico nella “Carta dei boschi planiziari e costieri“di cui all'Abaco regionale della Invariante “I caratteri ecosistemici dei paesaggi”, ad eccezione delle infrastrutture per la mobilità non diversamente localizzabili e di strutture a carattere temporaneo e rimovibile; 2 ‐ l’inserimento di manufatti (ivi incluse le strutture per la cartellonistica e la segnaletica non indispensabili per la sicurezza stradale) che possano interferire o limitare negativamente le visuali panoramiche. 21 RICOGNIZIONE P.T.C.P. – VARIANTE GENERALE AL P.S.
Il PTCP Individua le seguenti Invarianti Strutturali: CITTÀ E INSEDIAMENTI URBANI
Cinte murarie e castelli
Aghinolfi (Montignoso): Garantire la gestione integrata e coordinata delle risorse monumentali e archeologiche, nonché il recupero del patrimonio in cattive condizioni, la promozione di campagne di scavo, la realizzazione del circuito di visita, anche attraverso l’ausilio di sistemi informativi, ad alto contenuto tecnologico e la diffusione in rete. La rete museale e delle biblioteche Sistema integrato di strutture, monumenti e servizi culturali quali: castello Aghinolfi di Montignoso, nonchè la biblioteca pubblica di Montignoso e relatvi archivi storici e documentali: Garantire il collegamento in rete di tutte le biblioteche e musei provinciali, il miglioramento del servizio al pubblico attraverso la formazione professionale e l’adeguata utilizzazione di tecnologie innovative, l’ultimazione della microfilmatura e la pubblicazione degli inventari, la formazione di un sistema informatizzato di consultazione degli archivi. Area urbanizzata costiera Insieme delle aree urbane costiere, a carattere metropolitano, distribuite con continuità tra Carrara e Montignoso, comprendenti tessuti prevalentemente residenziali (compatti, discontinui, radi), produttivi (Z.I.A., aree artigianali, ecc.), turistico‐ricettivi (balneari, alberghieri, seconde case.) e/o a destinazione mista: Assicurare la coesione sociale, il riequilibrio socio‐economico, delle attività e degli usi, il miglioramento delle condizioni di vivibilità e di funzionalità della struttura insediativa in relazione ai diversi ambiti urbani, garantendo la qualità ambientale, funzionale e dei servizi per gli insediamenti residenziali, un corretto rapporto tra la funzione residenziale e la funzione turistica per le aree costiere, caratterizzate da una forte attrazione turistica, la migliore funzionalità socio‐
economica (infrastrutturale, aziendale e dei servizi) e ambientale (emissioni, rifiuti, scarichi, ecc.) per le aree produttive ed industriali. Deve essere perseguita in particolare la realizzazione di una adeguata accessibilità anche attraverso la migliore utilizzazione dei mezzi pubblici, l’abbattimento dei fattori di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, la migliore utilizzazione e il recupero delle risorse con particolare riferimento a quelle idriche ed energetiche, l’innovazione e l’inserimento in rete delle attività e delle funzioni, la misurata dotazione di servizi alle attività (produttive, commerciali e turistiche), il superamento della monofunzionalità di alcune porzioni dei tessuti insediativi. Centri storici delle città Assicurare la coesione sociale, il riequilibrio delle attività e degli usi, nonchè il miglioramento delle condizioni di vivibilità e di funzionalità della struttura urbana, garantendo la continuità del rapporto tra la cultura della città, espressa dal centro antico, e la collettività dei cittadini, la centralità del patrimonio storico, artistico e culturale, inteso some struttura portante dei valori e della memoria storica della comunità, in modo da evitare trasformazioni e comportamenti estranei alla cultura ella tradizione locale della città. Deve essere in particolare perseguita la tutela dei modelli insediativi, edilizi e di utilizzazione del territorio, la riqualificazione degli standards abitativi per un’utenza stabile, la riappropriazione dei luoghi culturali e degli spazi di relazione, compreso percorrenze pedonali, giardini e verde storico. Centri abitati collinari e montani 22 Centri abitati di antica formazioni storicamente relazionati con le attività proprie degli ambiti collinare e montano (rurale, silvo‐pastorale, estrattive) costituiti dall’insieme dei tessuti edilizi, piazze e spazi pubblici, viabilità e percorsi, orti e giardini, e dalle funzioni e destinazioni ad essi associate, nonché degli elementi ed attrezzature di relazione e connessione con il resto del territorio. Assicurare il riequilibrio socioeconomico, il miglioramento delle condizioni di vivibilità e di funzionalità degli insediamenti, garantendo la qualità ambientale, funzionale e la adeguata dotazione di servizi nonché la tutela dei modelli insediativi, edilizi e di utilizzazione del territorio, legati alle attività umane, che costituiscono valori e memoria storica della comunità, in modo da evitare trasformazioni e comportamenti estranei alla cultura ella tradizione locale del territorio. Deve essere in particolare perseguita la tutela del patrimonio edilizio di impianto storico, la riqualificazione degli standards abitativi per un’utenza stabile, il conseguimento di obiettivi funzionali legati alla qualità dei servizi e alla utilizzazione delle risorse, la riappropriazione dei luoghi culturali e degli spazi di relazione, compreso percorrenze pedonali, giardini e verde storico, la valorizzazione e la fruizione delle risorse dell’insieme del patrimonio storico‐artistico ed ambientale per favorire la percezione complessiva del contesto territoriale e più in generale del paesaggio. TERRITORIO RURALE Obiettivi Strutturali Il consolidamento e la difesa del suolo sotto il profilo idrogeologico, mediante la salvaguardia e la regimazione dei corsi d’acqua Frigido, Carrione, Parmignola e Versilia, ai fini della prevenzione del rischio idraulico e del riconoscimento degli ambiti fluviali come risorse fondamentali per il riequilibrio biotico della pianura costiera; la tutela delle aree naturali e boscate di cornice agli insediamenti delle città di Massa, Carrara e Montignoso, nonché il recupero e la qualificazione dei spazi aperti costituenti varchi urbani con funzioni ricreative e protettive dell’ambiente; l’individuazione delle strategie e dei programmi per favorire l’estensione della stagione turistica specialmente nelle aree poste in stretta relazione con i parchi naturali attraverso a promozione delle attività turistiche naturalistiche, il turismo rurale e l’agriturismo, nonchè la realizzazione delle relative attrezzature e servizi (qualificazione delle strutture alberghiere esistenti, pacchetti turistici collegati alla fruizione dell’ambiente e alle escursioni, manifestazioni sportive di carattere regionale, nazionale etc. collegate a discipline praticabili in ambiente naturale: mare – collina ‐ montagna); la salvaguardia delle attività agricole e silvo‐pastorali, delle attività produttive ed artigianali compatibili con il sistema, anche attraverso l’integrazione con le attività turistiche connesse con la fruizione dell’ambiente naturale, dell’ambiente rurale e di beni di carattere storico‐culturale, con particolare attenzione per la valorizzazione delle produzioni tipiche locali e le risorse ad esse collegate, anche in sinergia e relazione con il sistema funzionale del patrimonio ad elevato valore economico‐sociale; il riequilibrio della pressione turistica nelle aree costiere attraverso la promozione di possibili attrezzature ed insediamenti turistici al di fuori dell’area propriamente costiera, principalmente attraverso il recupero di insediamenti esistenti nella fascia di territorio collinare e montana, la qualificazione e potenziamento dei servizi compatibilmente con la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali; ponendo attenzione alla tutela del paesaggio, nonché promuovendo, in particolare nelle Alpi Apuane, l’agriturismo e il turismo rurale; una complessiva azione di recupero e riequilibrio dei dissesti idrogeologici presenti nelle aree montane del retroterra costiero; il rafforzamento delle connessioni naturali, culturali e funzionali tra le aree protette del Parco delle Alpi Apuane e il restante territorio provinciale anche in sinergia e relazione con il Sistema funzionale per l’Ambiente; la salvaguardia degli ecosistemi marini da fenomeni di eutrofizzazione e, più in generale, da fenomeni di degrado che possono compromettere le attività turistiche e la vivibilità delle aree stesse, mediante il controllo e la disciplina delle attività presenti nel territorio rurale e la contestuale difesa, da interferenze e contaminazioni, delle risorse acquifere superficiali e sotterranee. 23 INVARIANTI STRUTTURALI Monte Folgorito e Pasquilio Si tratta di un territorio prevalente coperto da una folta vegetazione costituita da castagni, soprattutto alle quote più elevate, e pinus pinaster. L’area è geograficamente collocata a ridosso di centri abitati di origine rurale e presenta attività estrattive dismesse e recenti strutture ricettive (Pasquilio).Le valorizzazione e tutela della selvicoltura per consentire al bosco finalità di difesa del suolo, di regimazione idraulica e di azione produttiva, anche in relazione alla funzione che l’area può svolgere per la conoscenza e la sensibilizzazione ambientale. Deve essere garantita in particolare la tutela e il mantenimento degli ecosistemi presenti, anche attraverso l’incentivazione delle attività agricole e forestali, nonché la valorizzazione dell’area a fini ricreativi, in connessione con le strutture ricettive e gli insediamenti esistenti. Fiume Versilia Si tratta del territorio di stretta pertinenza dell’asta fluviale caratterizzato da una morfologia tipica delle piane alluvionali fortemente condizionata dagli interventi antropici di arginatura e sagomatura. Nelle aree contermini alle zone golenali sono ancora presenti elementi di naturalità, con formazioni ripariali e aree umide, talvolta paludose (Lago di Porta), con prevalenza comunque per l’utilizzazione agraria e la presenza di infrastrutture ed insediamenti residenziali recenti nei territori contermini, in particolare sulla costa. Le funzioni di connessione ecologica che garantiscono la tutela dei fattori naturali e dell’ambiente fluviale nonché l’eterogeneità delle forme e degli usi, al fine di mantenere e conservare le specifiche connotazioni paesistiche del territorio garantendo un uso equilibrato della risorsa, anche attraverso interventi di riqualificazione ambientale delle aree degradate che garantiscano al contempo la messa in sicurezza degli insediamenti, nonché una adeguata regolamentazione degli interventi infrastrutturali in relazione alla salvaguardia dell’ambiente fluviale e delle dinamiche di carattere idraulico legate alla salvaguardia e tutela del Lago di Porta. Infrastrutture
Il potenziamento, ammodernamento e velocizzazione del corridoio tirrenico quale itinerario plurimodale europeo rispetto al quale si individuano le seguenti prestazioni principali: ‐ il consolidamento del collegamento nord – sud tra gli insediamenti costieri e tra i principali poli attrattori di traffico, nonché in funzione di itinerari turistici di attesta‐mento sulla costa, razionalizzandone gli accessi fra gli itinerari interni, le direttrici primarie di interesse regionale e la rete a servizio dei sistemi territoriali locali; ‐la salvaguardia degli ambiti territoriali necessarie alla realizzazione del corridoio infrastrutturale tirrenico; ‐ il miglioramento e adeguamento della accessibilità del territorio attraverso la riorga‐
nizzazione della rete delle infrastrutture (corridoio tirrenico) e delle reti minori, dei servizi per la mobilità, delle infrastrutture puntuali. ‐ la definizione delle azioni per la realizzazione e il completamento dei porti e degli approdi turistici previsti nel Piano di Coordinamento dei porti e degli approdi turistici di cui alla L.R. 36/79 e/o la verifica delle previsioni in fase di definizione del PREPAT di cui alla L.R. 68/97; ‐ il potenziamento e qualificazione delle strutture termali in un’ottica complessiva di tutela e valorizzazione delle risorse dei territori collinari e montani a fini turistici; ‐ l’integrazione, in termini di dotazione di servizi adeguati ed infrastrutture efficienti, tra le opportunità turistiche della risorsa litorale‐mare e gli ambiti montani del Parco delle Alpi Apuane. INVARIANTI STRUTTURALI Via Francigena, altre strade e percorsi storici (elementi di collegamento paesistico, ambientale e rete culturale): Garantire l’integrità tipologica delle infrastrutture e la riconoscibilità, anche attraverso l’individuazione di azioni volte al recupero e 24 al ripristino delle tratte degradate e/o con funzioni non compatibili, nonché quelle volte alla integrazione, in termini di modalità, con la rete infrastrutturale di supporto ai sistemi locali. Linea ferroviaria PI – GE Garantire adeguati livelli di servizio e il consolidamento della rete ferroviaria quale struttura portante del trasporto collettivo nazionale. Assicurare il potenziamento, l’ammodernamento e il completamento delle infrastrutture esistenti, attraverso la prioritaria realizzazione degli interventi di soppressione dei passaggi a livello con relative infrastrutture viarie di raccordo con le città. Definire la stazione ferroviaria principale con funzione di polo di riferimento provinciale per la mobilità passeggeri nei collegamenti internazionali, nazionali e regionali. Perseguire il miglioramento della funzionalità (carreggiata, corsie e relative infrastrutture per l’abbattimento degli impatti) nel tratto Massa‐Carrara Pisa in rapporto alle interconnessioni con le altre direttrici nazionali e regionali (A11, SS1 Aurelia, SGC FI‐PI‐LI) nonché con i sistemi locali, in particolare attraverso la riorganizzazione dei caselli e della viabilità di adduzione, al fine di migliorare l’accessibilità e la permeabilità complessiva del territorio attraversato. Strada Statale n. 1 Aurelia Garantire il miglioramento dell’accessibilità e della permeabilità complessiva del territorio attraversato dall’arteria e la definizione del ruolo della strada soprattutto in relazione alle nuove tratte di variante alla stessa da realizzarsi nei comuni di Montignoso e Massa anche con strutture in sotterraneo. Viale litoraneo e sistema della viabilità con andamento perpendicolare alla costa Garantire azioni volte alla riqualificazione, architettonica e funzionale, dell’infrastruttura, attraverso l’adeguamento delle prestazioni tecniche (spazi di sosta, accessi, modalità di trasporto), nonché quelle volte alla connessione della stessa con aree di sosta e spazi verdi, anche mediante la ricomposizione, in termini paesistici, delle relazioni con l’arenile e l’entroterra. SISTEMA FUNZIONALE PER L’AMBIENTE Favorire, tramite adeguate discipline territoriali e politiche economiche, il sostegno delle capacità e delle qualità produttive delle attività agro‐silvo‐pastorali, riconoscendo e promuovendo il ruolo di “presidio ambientale” che esse svolgono per la salvaguardia degli ecosistemi, la manutenzione, la tutela e la valorizzazione delle prestazioni paesaggistiche e di difesa idrogeologica, con particolare riferimento al territorio rurale, alle zone di maggior pregio ambientale e di più basso livello di produttività e privilegiando le funzioni e le tipologie produttive tradizionalmente significative e tipiche del territorio provinciale. Ciò anche in relazione alla valorizzazione in termini di promozione turistica delle risorse agro‐ambientali e dei relativi itinerari (sistema funzionale del patrimonio ad elevato valore economico e sociale). Recuperare le situazioni di degrado ambientale e le criticità esistenti nel sistema funzionale. Consolidare e valorizzare il complesso delle aree di protezione naturale al fine di garantire, preservare e riqualificare l’ambiente, il paesaggio ed il patrimonio storico – culturale e naturalistico. Rafforzare la difesa del suolo e la sicurezza degli insediamenti, delle infrastrutture e delle altre risorse territoriali, attraverso la prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e dei fenomeni alluvionali. Parchi regionali (Alpi Apuane) S.I.C., S.I.N., S.I.R., Z.P.S. Le zone classificate b), c), d) Le aree protette di interesse locale (Lago di Porta) 25 Promuovere politiche gestionali, progetti specifici, programmi sperimentali e modalità attuative tesi al perseguimento e consolidamento degli obiettivi. L’integrazione del parchi nel contesto ambientale e territoriale della Provincia, attraverso: ‐ la ricerca e promozione di azioni territoriali atte a garantire la coerenza tra gli assetti ambientali e gli assetti urbanistici all’interno del parco e verso l’esterno (aree contigue); ‐ la riorganizzazione dei servizi e delle infrastrutture mediante il recupero del patrimonio edilizio esistente e l’adeguamento e completamento delle infrastrutture presenti all’interno del sistema e/o ai margini di esso; ‐ il consolidamento degli assetti paesaggistici‐ambientali dei complessi orografici (Alpi Apuane e Appennino), il recupero dei tessuti connettivi boscati e del reticolo idrografico, per garantire gli scambi biotici e prevenire dissesti idrogeologici; ‐ la promozione, per gli interventi urbanistici ed edilizi in area Parco, dei principi e delle tecniche dell’architettura bioecologica e dell’ingegneria naturalistica, dell’uso di materiali ecocompatibili e del risparmio energetico. a) i contesti “ad elevata coesione paesistica” ritenuti fondamentali per la conservazione e valorizzazione del paesaggio provinciale; Individuare e dettagliare le aree di particolare “valore naturalistico ed ambientale” ed in particolare modo gli “elementi essenziali”, determinando i ruoli e le funzioni da attribuire ad ognuno di essi, garantendo al contempo, attraverso specifiche perimetrazioni e conseguenti discipline territoriali, la tutela e, dove necessario, il ripristino e/o la riqualificazione, delle connessioni ecologiche e dei collegamenti paesistici. b) le “aree a prevalente e diffusa naturalità” caratterizzate da specifiche risorse naturali tra loro strettamente relazionate ed integrate; Gli “elementi essenziali” per la definizione, alla scala territoriale comunale, delle connessioni ecologiche (elementi della rete ambientale) e dei collegamenti paesistici (elementi della rete culturale) del territorio rurale: ‐ le aree boscate del paesaggio vegetale ovvero le faggette, le praterie con faggio, i rimboschimenti di conifere, le cerrete e il cerro sparso, i querco‐carpineti e il carpino nero sparso, i boschi misti di sclerofille, i robinieti, le pinete a pino marittimo, i boschi di caducifoglie con farnia; ‐ le aree naturali non boscate ovvero, le rocce affioranti, le rupi, la vegetazione soprasilvatica, le praterie (aree pascolive); ‐ la rete dei fiumi, torrenti e rii i relativi ambiti di pertinenza fluviale e la corrispondente vegetazione igrofila ripariale. ‐ le aree umide, i bacini lacustri, le paludi e la corrispondente vegetazione palustre. Interventi di bonifica ambientale e di regimazione delle acque superficiali nonché gli interventi già attivati per la prevenzione del rischio idraulico. Interventi di restauro e recupero del patrimonio edilizio esistente anche con l’eventuale modifica delle destinazioni d’uso purché finalizzata all’attuazione di piani e programmi di sviluppo sostenibile dell’area. Previsioni di zone attrezzate, funzionali alla gestione dell’area protetta, in prossimità del sistema dei percorsi interni o limitrofi all’area con prescrizione all’uso di strutture amovibili e al divieto di impermeabilizzazione dei suoli. Area Naturale Protetta del Lago di Porta: considerata di fondamentale importanza per l’equilibrio idraulico della piana costiera, obiettivo prioritario è il recupero delle originarie funzioni di zona umida e di bacino lacustre retrodunale. Elementi essenziali per il riconoscimento della rete culturale che assicurano la costituzione dei collegamenti paesistici: ‐ i centri, nuclei e borghi storici e i relativi spazi aperti di pertinenza e relazione; ‐ i beni storico‐culturali, ovvero castelli, rocche, pievi, aree archeologiche, ecc.; ‐ le aree coltivate e pascolative. ‐ le strade e percorsi di origine storica. SISTEMA FUNZIONALE DEL PATRIMONIO AD ELEVATO VALORE ECONOMICO‐SOCIALE 26 Valorizzare: Le aziende agricole e zootecniche, gli agriturismo e le altre strutture del turismo rurale, la rete delle strutture ristorative, le colture tradizionali con particolare attenzione al castagno, i prodotti tipici (pane marocco di Montignoso). Il PTC prescrive: individuare, negli strumenti urbanistici comunali, strategie e azioni programmatiche tendenti al rafforzamento del sistema funzionale. Qualificazione della rete fruitiva connessa con la promozione dei prodotti tipici, e più in generale del turismo in tutte le sue forme, nel rispetto dei valori storici, culturali e ambientali del territorio interessato e con la finalità di valorizzarne la specificità. Tutela, sostegno e manutenzione delle aree e zone rurali di produzione dei prodotti tipici locali, nonché delle eventuali sistemazioni agrarie connesse. Salvaguardia da utilizzazioni improprie delle aree ad esclusiva funzione agricola ad “alta specializzazione produttiva” individuate da specifici atti di pianificazione territoriale o, comunque, oggetto di interventi di sostegno alle imprese locali. Organizzazione di strutture ed infrastrutture in dipendenza degli elementi da valorizzare, favorendo in particolare lo sviluppo di circuiti turistici per il tempo libero da attivare in complementarietà con quelli tradizionali, anche al fine del loro sviluppo e di una distribuzione equilibrata sul territorio. Il mare il “litorale” e gli stabilimenti balneari; la spiaggia e le strutture di protezione dall’erosione costiera; le strutture, le attrezzature e le attività per la pratica sportiva in mare (circolo velico, club nautico, centro sub, ecc.), il porto di Carrara, compreso le nuove previsioni di adeguamento funzionale e le aree intermodali connesse; le attività artigianali e industriali relazionate con il sistema costiero con particolare attenzione per la cantieristica navale e da diporto; le altre attività economiche connesse con le funzioni portuali (pesca, trasporto merci e persone); l’approdo del Cinquale e i progetti dei nuovi approdi turistici (Carrara/Massa); le antiche strutture ricettive e gli insediamenti storici della marina con particolare attenzione per le “colonie”; le strutture e le attività per l’accoglienza turistica alberghiera (alberghi, hotel, pensioni, ecc.) ed extralberghiera (campeggi, ostelli, ecc.) e per la fruizione turistico‐ricettiva (ristorazione, tempo libero, ecc.) Obiettivi correlati: Individuare negli strumenti urbanistici comunali, strategie e azioni programmatiche tendenti al rafforzamento del sistema funzionale tutela, controllo e monitoraggio dell’ecosistema marino, con particolare attenzione al risanamento della costa dai fenomeni di erosione costiera, all’individuazione di necessarie precauzioni dal rischio di intrusione del cuneo salino, allo sviluppo di idonee infrastrutture che garantiscano l’efficace depurazione degli scarichi civili ed industriali, all’attenta gestione del traffico marittimo, anche attraverso un equilibrato sviluppo di azioni eco‐sostenibili per le “economie” del mare e la realizzazione di una struttura comprensoriale per lo studio, il controllo e il monitoraggio del mare; valorizzazione del ruolo della costa toscana come porta sul “mediterraneo” mediante il consolidamento delle relazioni funzionali con i principali porti turistici, commerciali e per i trasporti marittimi (italiani, europei ed extra‐comunitari) avendo cura al contempo di tutelare e salvaguardare le connessioni ecologiche con l’Arcipelago Toscano, le aree protette Liguri (Cinque Terre, foce del Magra, ecc.) e le aree di interesse scientifico e naturalistico come il “Santuario dei Cetacei”; sviluppo dell’innovazione tecnologica e organizzativa delle attività produttive attraverso azioni e misure idonee a potenziare la ricerca, anche collegandola a quella dell’università e dei centri di 27 ricerca pubblici e privati. E’ altresì da perseguire una più incisiva promozione dei prodotti sui mercati internazionali, una migliore qualificazione delle risorse umane e uno sviluppo di sistemi integrati tra infrastrutture ed imprese; qualificazione delle attività di pesca, attraverso la riqualificazione delle infrastrutture di supporto e l’ammodernamento della flotta, nonchè con la valorizzazione delle relazioni con l’industria per la commercializzazione e trasformazione dei prodotti ittici, promuovendo la diversificazione dell’attività di pesca, la sperimentazione di tecniche selettive e della marinocultura compatibili; qualificazione delle strutture ricettive, anche mediante il potenziamento dei servizi e delle strutture di supporto, nonché il miglioramento della fruibilità della costa per funzioni turistiche e per il tempo libero, lo svago e lo sport, comunque nel quadro di regole certe per la salvaguardia dell’integrità fisica e ambientale; affermazione del ruolo intermodale dei porti e degli approdi turistici (logistica – trasporti marittimi), attraverso azioni coordinate e convergenti, finalizzate a promuovere uno sviluppo della mobilità di merci e passeggeri in ambito regionale e nazionale, improntato sull’efficienza e sostenibilità sociale e ambientale, anche in relazione al potenziamento delle infrastrutture a terra ad essi relazionate. Disciplina per la sostenibilità dello sviluppo La tutela dell’integrità delle risorse territoriali rispetto alle condizioni di vulnerabilità emerse dal quadro conoscitivo. Sviluppare ed articolare il proprio quadro conoscitivo assumendo prioritariamente come base di conoscenza un adeguata ricognizione delle risorse indicate e descritte nel P.T.C. Disciplinare ed eventualmente definire con maggiore dettaglio le indicazioni del P.T.C. ed assicurando al contempo la valutazione degli effetti ambientali potenzialmente indotti dalle previsioni e azioni di trasformazione contenute nella strumentazione urbanistica comunale che possono compromettere l’integrità o ridurre la consistenza stessa delle risorse. Impermeabilizzazione superficiale del suolo La realizzazione di nuovi edifici deve garantire il mantenimento di una superficie permeabile pari ad almeno il 25% della superficie fondiaria di pertinenza del nuovo edificio in base agli indici di superficie coperta di zona. Per superficie permeabile di pertinenza di un edificio si intende la superficie non impegnata da costruzioni che comunque consenta l’assorbimento anche parziale delle acque meteoriche. I nuovi spazi pubblici e privati destinati a piazzali, parcheggi e viabilità pedonale o meccanizzata, devono essere realizzati con modalità costruttive che consentano l’infiltrazione o la ritenzione anche temporanea delle acque. Sono possibili eccezioni a tale disposizione esclusivamente per dimostrati motivi di sicurezza o di tutela storico –ambientale. Il convogliamento delle acque piovane in fognatura o in corsi d’acqua deve essere evitato quando è possibile dirigere le acque in aree adiacenti con superficie permeabile senza che si determinino danni dovuti a ristagno. Integrità geomorfologica, del suolo e sottosuolo L’equilibrato sviluppo delle attività estrattive nel complesso dell’area apuana. La prevenzione dei fenomeni di frana che mettono a rischio le infrastrutture e gli insediamenti esistenti. Individuazione di limitazioni e vincolo all’uso della risorsa suolo, attraverso la gestione delle autorizzazioni ai fini del vincolo idrogeologico e la promozione di azioni di incentivazione delle attività agro silvo pastorale. La definizione dello stato e della distribuzione di attività dei dissesti, nonché l’individuazione delle linee di intervento per il monitoraggio dei fenomeni in atto e quelle per la bonifica e la sistemazione idrogeologica delle aree eventualmente soggette ad insediamenti edilizi. Il rilievo delle emergenze geologiche, geomorfologiche e paleontologiche del territorio con indicazione degli eventuali interventi di tutela, valorizzazione e recupero. 28 La valutazione della vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio esistente con particolare riferimento agli edifici di interesse storico, artistico e strategico. La necessità di rendere omogenei gli ambiti ed i sistemi dei Piani Strutturali comunali con gli elaborati geologici ed idrogeologici a supporto degli stessi. Individuazione dei beni geologici propri e peculiari del territorio intesi come quell’insieme di “geotopi, singolarità geologiche, petrografiche e morfologiche”, di “bellezze naturali a carattere geologico e geomorfologico” e di “beni paleontologici” che devono fare parte del quadro conoscitivo assieme alle indicazioni per il loro uso o eventuale recupero/tutela. Indicazioni sulle modalità di sistemazione idrogeologica dei versanti e delle zone di pianura. Approfondimento sulla mitigazione della vulnerabilità idrogeologica dei territori collinari e montani con particolare riferimento all’influenza sugli assetti infrastrutturali. Integrità ecosistemi della flora e della fauna Azioni di salvaguardia e tutela. Promuovere e incentivare azioni di governo del patrimonio boschivo (avviamento a fustaia dei cedui esistenti, alleggerimento dei soprasuoli, recupero dei castagneti, eventuali rimboschimenti etc..). Garantire le connessioni ecologiche tra le principali aree forestali evitando al massimo nuove interruzioni e cesure dovute a nuovi insediamenti e a nuove infrastrutture. La pianificazione degli assetti faunistico‐venatori. Localizzare e perimetrare, nonché ad integrare le stazioni puntiformi di interesse floristico e faunistico al fine di sottoporre a tutela le specie evidenziate. Integrità dei beni culturali e degli insediamenti Individuare e catalogare, i beni storico culturali da sottoporre ad una specifica disciplina tesa al recupero, tutela e valorizzazione degli stessi. Riorganizzazione delle funzioni residenziali, produttive, della mobilità, dei servizi. Riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Recupero a nuove funzioni, compatibili con il contesto insediativo, del patrimonio edilizio e produttivo non utilizzato o dismesso. Qualificazione del tessuto connettivo dell’insediamento – vuoti urbani, aree di frangia – attraverso il riconoscimento della funzione agricola di queste aree e il loro ruolo preminente per la funzione protettiva dell’ambiente e di qualificazione degli insediamenti. Individuazione dei sistemi dei corsi d’acqua e dei canali di bonifica quali risorse da recuperare per garantire gli scambi biotici e per favorire la connessione, piuttosto che la separazione, tra corsi d’acqua, aree di pertinenza fluviale e insediamenti. Nell’area litoranea si dovranno prevedere la qualificazione e l’adeguamento delle strutture ricettive. Dovrà essere accentuato e potenziato l’assetto complementare di infrastrutture di servizio e del tempo libero, prioritariamente attraverso il recupero a tale funzione del patrimonio edilizio esistente specifici programmi di intervento finalizzati ad arginarne lo spopolamento, potranno essere individuate e/o consolidate funzioni specialistiche connesse con le peculiarità dei luoghi e atte ad incentivare attività artigianali e laboratoriali anche di contenute dimensioni e a favorire la funzione turistica anche in termini di accoglienza e permanenza che possa essere complementare ed alternativa a quella costiera. Consolidamento e potenziamento del sistema territoriale dei “luoghi” per la definizione di una rete a carattere provinciale per la fruizione della cultura. Potenziamento della conservazione dei beni materiali della cultura, recupero funzionale e valorizzazione del patrimonio di interesse storico, artistico, ambientale e culturale. 29 Valorizzazione integrata della risorsa “cultura”, non limitata esclusivamente all’attrattività turistica, bensì come fondamento dei piani locali di sviluppo utilizzabile in risposta a molte domande d’uso, nonché privilegiare questa risorsa per far si che esprima tutte le sue potenzialità di concorso allo sviluppo dell’economia e dell’occupazione considerate le sue capacità di interazione sinergica con una molteplicità di attività economiche. Le città e gli insediamenti urbani Obiettivi principali: la tutela e valorizzazione degli insediamenti antichi e la riqualifica‐zione ambientale e funzionale degli insediamenti residenziali consolidati e di recente formazione, nonché degli insediamenti prevalentemente produttivi. Assicurare adeguali livelli di accessibilità per tutte le diverse attività della persona, garantendo razionalità nell’utilizzazione degli elementi fisici da parte delle comunità insediate e l’autodeterminazione nella fruizione del territorio. Consentire pari opportunità a tutti i cittadini nella corretta utilizzazione degli spazi e delle infrastrutture, anche attraverso la modulazione dei tempi d’uso delle attrezzature e dei servizi e lo sviluppo delle reti informatiche. Garantire adeguate dotazioni di risorse idriche ed energetiche, di infrastrutture di servizio per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, di depurazione e riuso delle acque reflue, di regimazione delle acque e di assetto idraulico. Tutelare e migliorare la qualità della vita contrastando l’immissione nell’ambiente di fattori inquinanti attraverso il coordinamento delle politiche settoriali, anche al fine di contenere i consumi di risorse essenziali, e l’individuazione di specifici indirizzi di pianificazione territoriale che concorrano alla definizione, nei diversi piani di settore, alla prevenzione di fenomeni di inquinamento. Conseguire una migliore qualità insediativa individuando dotazioni di standard specifiche per le diverse tipologie di risorse e di situazioni territoriali. Centri antichi Obiettivi principali: tutelare e valorizzare il centro quale complesso di luoghi fisici, opere e manufatti, costituenti la matrice dell’evoluzione del processo insediativo, di valore di valore storico, architettonico, testimoniale, documentario, morfologico. Prescrizioni Superare la politica di conservazione basata prevalentemente sulla tutela dei singoli episodi storico ‐ monumentali, sostituendo alla disciplina prevalentemente edilizia una disciplina urbanistico ‐ edilizia che preveda interventi integrati riferiti a comparti organici. Integrare i centri antichi con i contesti insediativi circostanti, in modo da tendere ad un riequilibrio a scala territoriale, attraverso una politica di adeguata dotazione infrastrutturale dei servizi e delle attrezzature, e di razionale distribuzione ed organizzazione delle funzioni. Superare i fenomeni di congestione o di marginalizzazione che determinano situazioni di degrado e che, specie nei centri maggiori, accentuano processi di espulsione dei residenti. Valorizzare la qualità ambientale attraverso la tutela delle risorse naturali in ambiente urbano, il controllo delle pressioni provocate dalle azioni antropiche, la tutela e lo sviluppo degli spazi verdi per costituire un sistema correlato di aree a carattere naturale nell’ambiente urbano. Aumentare il livello di prestazioni espresso dalle varie funzioni, in particolare di quelle pubbliche e di interesse collettivo, garantendo adeguati e differenziati livelli di accessibilità alle stesse attraverso la programmazione integrata della localizzazione delle funzioni, dei tempi e della mobilità. Insediamenti prevalentemente residenziali Obiettivi principali: ridurre il consumo del territorio rurale e per una migliore utilizzazione delle aree edificate nonché per la concentrazione delle risorse e per l’utilizzazione ottimale delle urbanizzazioni esistenti. Prescrizioni 30 Dimensionare, specializzare, integrare e distribuire in modo organico nei tessuti insediativi, il complesso delle funzioni urbane, direzionali, terziarie, commerciali e dei servizi pubblici e privati di interesse generale, privilegiando modalità che non inducano inutile mobilità, anche attraverso un adeguato sviluppo ed uso delle reti informatiche. Individuare i tessuti radi ed informi caratterizzati da degrado insediativo ed ambientale suscettibili di trasformazione nel loro impianto strutturale e nelle destinazioni d’uso in cui localizzare prioritariamente nuovi insediamenti secondo le finalità di cui al 4° comma all’art. 5 della legge regionale, ai fini di un complessivo miglioramento funzionale e qualitative. Riordinare sistematicamente la circolazione veicolare e del trasporto pubblico locale, della sosta sulla viabilità pubblica in modo da riqualificare gli insediamenti e recuperare le infrastrutture urbane ad uso collettivo. Insediamenti prevalentemente produttivi Obiettivi principali: al fine di perseguire una politica territoriale di sostegno e consolidamento delle attività produttive della Toscana, rivolta al miglioramento della competitività dei sistemi di impresa tramite la valorizzazione del complesso delle risorse esterne. Individuare gli insediamenti che caratterizzano veri e propri “comparti produttivi” esistenti ed in corso di realizzazione o previsti dagli strumenti urbanistici comunali, da tutelare per le attività industriali e di servizio all’impresa. Individuare gli insediamenti produttivi dismessi o localizzati in modo improprio all’interno dei tessuti urbani e perseguire la loro riutilizzazione e trasformazione prioritaria. Individuare le aree e gli ambiti misti produttivo ‐ residenziali da riqualificare tramite la separazione e l’allontanamento delle funzioni ritenute improprie, il miglioramento delle condizioni ambientali della residenza e del lavoro, il reperimento di spazi per i servizi, parcheggi ed attrezzature. Localizzare prioritariamente nelle aree produttive già esistenti, anche se totalmente o in parte dismesse, le aree ecologicamente attrezzate. Rete della mobilità Obiettivo: l’integrazione e l’adeguamento delle infrastrutture per la mobilità al fine di costituire una maglia, gerarchicamente organizzata in funzione intermodale, per garantire la permeabilità dei sistemi territoriali locali al loro interno, nonchè l’integrazione funzionale tra il Sistema territoriale locale costiero e il Sistema territoriale locale Lunigiana. Infrastrutture puntuali Il P.T.C. recepisce dette previsioni proponendosi di verificare la localizzazione del porto turistico alla foce del Lavello e la proposta di porto canale contenuta nel P.S. del Comune di Montignoso, rispettivamente rispetto agli studi sulla dinamica dell’erosione costiera e rispetto alle verifiche e agli interventi in atto lungo il corso del Fiume Versilia per la messa in sicurezza idraulica del corpo idrico e delle aree fluviali. 31