Dall`archivio alla città: Grosseto (1766-1823)
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Dall`archivio alla città: Grosseto (1766-1823)
Elena Vellati, Maria Serena Fommei 99 Dall’archivio alla città: Grosseto (1766-1823) Nel contesto di un progetto di archeologia urbana, lo studio di una città non può prescindere dal suo Archivio di Stato, alla luce dello stretto legame tra la compagine edilizia e la storia istituzionale di un centro abitato. Per questo motivo il presente studio su Grosseto è stato effettuato attraverso la ricerca e l’analisi della ricca documentazione conservata presso l’Archivio locale1. Lo scopo principale della nostra indagine è quello di proporre alcune ipotesi interpretative e, insieme, di presentare un repertorio di fonti utile per ulteriori e necessari approfondimenti. Il tentativo di recuperare l’assetto urbano di Grosseto, riflesso nella documentazione del suo Archivio ha, tuttavia, un’altra finalità di non secondario rilievo: vuol contribuire anche alla valorizzazione delle testimonianze documentarie depositarie della memoria storica cittadina e parte essenziale del suo patrimonio culturale. La storia urbana di Grosseto durante l’età moderna è stata purtroppo trascurata, mentre hanno suscitato particolare interesse la bonifica lorenese della piana grossetana ed i problemi ad essa pertinenti. Pur non prescindendo dalla bonifica del territorio, dall’insieme delle forze economiche e sociali conseguenti ad essa, si è cercato di delineare, per quanto possibile nel suo complesso, l’assetto urbanistico del capoluogo maremmano dal 1766 al 1823. La scelta di questo ristretto arco cronologico è stata determinata dal significato degli eventi che contraddistinsero mezzo secolo di storia grosseta- na alla soglia dei grandi rinnovamenti nel tessuto urbano avvenuti intorno alla metà del XIX secolo. Il 1766 e il 1823 hanno inoltre segnato due date fondamentali per la città. Nel 1766 Grosseto divenne, come noto, capoluogo della Provincia Inferiore Senese e, a seguito della bonifica ximeniana, gli spettò il ruolo di “capitale agricola” della Maremma, granaio della Toscana2. La rinnovata importanza della città dal punto di vista istituzionale ed economico si riflette nella quantità della documentazione archivistica. Le fonti reperite relative alla seconda metà del XVIII secolo offrono numerose testimonianze descrittive che, in alcuni casi, restituiscono i nomi delle vie, delle cisterne, delle gavine (fogne) cittadine come anche segnalano gli interventi sugli edifici, mentre, in altri, danno notizie frammentarie e per certi aspetti parziali. Non si sono rintracciate invece testimonianze iconografiche. L’ubicazione degli edifici è stata comunque possibile attraverso il confronto dei documenti con la cartografia edita3 e in particolare attraverso l’analisi della pianta di Odoardo Warren del 1749, più completa e più affidabile delle altre immagini della città per i criteri con i quali era stata realizzata4. Nel 1823 Grosseto fu coinvolta nell’ampia iniziativa governativa che, negli anni venti dell’800, aveva interessato tutto il Granducato costituita dall’imponente operazione catastale nata dall’esigenza di una razionalizzazione del controllo sulla proprietà immobiliare per scopi fiscali 5. Al 1823 risale la mappa della città redatta dal geometra Gaetano Becherucci 6 , rilievo catastale frutto di 1 la ricerca è stata estesa ai seguenti fondi: Uffizio dei Fossi e Col tivazioni, Comune di Grosseto Preunitario, Estimo di Grosseto, Sottoprefettura, Catasto Leopoldino, Acque e Strade, Genio Civile. C.p. Ringraziamo la Dr.ssa Serafina Bueti direttore dell’Archivio di Stato di Grosseto per averci offerto l’opportunità di condurre questo lavoro favorendo ogni fase della ricerca. Ringraziamo inoltre la dr.ssa M. Corti per i preziosi suggerimenti. Dobbiamo invece al dott. G. Prisco le indicazioni relative all’Archivio di Stato di Siena. 2 si veda VENTURI 1976, pp. 687-692. 3 per le cartografia settecentesca relativa alla città si veda: BALDUCCI 1958-59, p. 130; CONFORTI et alii 1973, tav. 36; FRANCOVICH, GELICHI ( a cura di ) 1980, tav. III-V; PRINCIPE 1988 p. 51; SANTI (a cura di) 1995, p. 128 e p. 131. 4 WARREN 1991. 5 per il catasto ferdinandeo-leopoldino si rimanda a BIAGIOLI 1975, pp. 49-83; BUETI 1990 pp. 15-26. 6 ASG Catasto Leopoldino, Comune di Grosseto sezione H della città, foglio unico levato con la scala di 1 a 1250 dal geometra Gae tano Bacherucciterminato il dì 10 aprile 1823. Per tutta la Comunità di Grosseto furono compilate 16 sezioni cartografiche indicate con le lettere da A a Q. Gaetano Becherucci insieme a Prospero Badalassi realizzò anche il Quadro d’insieme di tutta la Comunità in scala 1:60.000. Si veda anche GUERRINI 1987, pp. 75-104. 100 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE effettive misurazioni sul terreno corredato dalla Tavola indicativa de’ Proprietari e delle proprietà rispettive7 dove figurano l’ubicazione, le dimensioni in braccia quadre, la destinazione d’uso e i nomi dei proprietari degli edifici. Il catasto del 1823 è ricchissimo di informazioni, attraverso di esso emerge chiaramente ogni componente dell’assetto urbano. Si possono distinguere le aree di concentrazione edilizia, gli spazi verdi intorno alle mura e tra gli edifici e più in particolare la collocazione delle abitazioni, delle botteghe, come dei magazzini o delle stalle. Tanto è dettagliata la mappa in questione, tanto sono scarsi di notizie gli altri documenti ottocenteschi consultati da impedire la lettura continua degli edifici dalla metà del Settecento. Da questo motivo deriva la diversa impostazione dei due paragrafi in cui è stato suddiviso il nostro studio. Rimangono alcuni problemi aperti soprattutto per gli anni dal 1801 al 1807 quando Grosseto fece parte del Regno d’Etruria, mentre la documentazione si arricchisce di nuovo nel secondo periodo lorenese con il ritorno di Ferdinando III in Toscana. Le diverse fonti citate non solo propongono spunti di riflessione sulla città vera e propria, ma anche sui suoi abitanti. Il vivido quadro di vita sociale ed economica che scaturisce è senz’altro assai più dinamico di quanto la tradizione storiografica ci abbia consegnato. Malaria, palude e povertà non hanno impedito che, entro la limitata espansione edilizia avvenuta negli anni presi in considerazione, vi fosse una circolazione di uomini e capitali che probabilmente non era mai cessata dal periodo medievale. Commercianti genovesi e napoletani, avventizi e braccianti provenienti dal Casentino, Pistoia e Norcia, popolavano la città aumentando per motivi diversi di anno in anno. Caffè, osterie, corse di cavalli, rappresentazioni teatrali, il carnevale, il gioco della ruzzola, non rendevano Grosseto per alcuni aspetti diversa da tante altre città del granducato. Per la migliore comprensione del testo si riassume in questa tabella la corrispondenza tra i nomi antichi e moderni delle vie dentro le mura. via Colonnella via Cittadina via Ferdinanda Piazza dell’Erba Piazza dei due Pozzi via dello Spedale via dell’Amore via del Gioco del Cacio via del Seminario Piazza Grande Corso Carducci via San Martino via Paglialunga Piazza Mensini Piazza dei Martiri d’Istia via Ginori via Cavour-via Varese via Saffi-via Mazzini via Solferino Piazza Dante Alighieri 7 ASG Tavola indicativa de’ Proprietari e delle proprietà rispet tive, Tav. 2 Piazza Duomo Chiasso dei Topi via della Fortezza via di Pantaneto via del Ghetto via delle Prigioni via San Michele via dell’Ospizio via San Leonardo via della Magona Chiasso delle Mucche via del Palazzone via delle Monache Piazza Duomo Chiasso degli Zuavi via Garibaldi via de Calboli via Ricasoli via dell’Unione-via Aldobrandeschi via Goldoni via Montanara via Palestro-via Solferino via Colombo via Filzi via dell’Unione via Vinzaglio XVIII secolo La pianta di Odoardo Warren restituisce l’immagine dell’impianto urbano di Grosseto, la documentazione consultata la storia di alcuni tra i principali edifici. Il volto della città alla metà del Settecento si delinea, così, nitido, almeno nelle sue linee generali, anche se non sempre è stato possibile trarre conclusioni precise. Si osserva, all’interno delle mura possenti, un assetto a scacchiera irregolare costituito da vari isolati tagliati da strade e vicoli e legati all’antico cardine: la dritta e piana Via Colonnella che univa Porta Vecchia con Porta Nova. La specializzazione del tessuto abitativo, ereditato dal periodo medievale e rispondente alla diversa funzionalità dei siti, permette di individuare nell’area intra moenia tre partizioni. Queste zone, omogenee, ben distinte tra loro, ciascuna fortemente caratterizzata da un diverso grado di insediamento, riservavano gli spazi a specifiche e diversificate attività: il centro cittadino, una zona residenziale ed una periferica. Il centro religioso, civile e commerciale era situato a sud nei pressi di Porta Vecchia, l’area abitativa si estendeva intorno al centro, delimitata dalla via Cittadina, via Ferdinanda, Piazza dell’Erba, Piazza dei due Pozzi, via dello Spedale, via dell’Amore comprendendo tutta l’area di via Colonnella. La zona periferica, attraversata per intero dalla via del Gioco del Cacio o via circondaria interna, si sviluppava ad ovest a ridosso delle mura, a nord presso Porta Nova, mentre la parte più consistente era ad est tra il Convento di San Francesco e la via del Seminario. Il centro continuava ad essere quello costituito da Piazza Grande e piazza del Duomo d’impianto medievale dove si affacciavano il palazzo del Vicario Regio con tribunale e prigioni8, il Palazzo dei Priori sede del Comune e dal 1767 al 1784 dell’Uffizio dei Fossi e la cattedrale di San Lorenzo con annessa l’area cimiteriale esterna. 8 CAPPELLI 1903. Elena Vellati, Maria Serena Fommei 101 Il nuovo ruolo istituzionale di Grosseto impose due tipi di intervento che, senza sconvolgere l’assetto preesistente, come vedremo rimasto a lungo invariato, furono finalizzati ad un più moderno utilizzo degli spazi. La prima operazione venne rivolta ad accogliere una vecchia magistratura appena rinnovata con più ampie competenze, l’Uffizio dei Fossi e Coltivazioni9. Secondo il Regolamento da osservarsi dai com ponenti il Magistrato dei Fossi e Coltivazioni di Grosseto l’Uffizio stesso doveva occupare il Palazzo dei Priori che a tale scopo subì notevoli lavori di consolidamento e ristrutturazione degli interni, come ad esempio l’occlusione di un loggiato per ricavarne la stanza della cassa 10. L’edificio versava in condizioni disastrose e in un tale stato di abbandono da essere divenuto ricovero di viandanti11. Anche la facciata sulla piazza del Duomo era seriamente compromessa e, come scriveva Giovanni Boldrini tenente ingegnere dell’Uffizio dei Fossi, minacciava rovina fin dalle fondamenta e dovrà intieramente rifondarsi12. Le adunanze della comunità grossetana, nel frattempo trasferite in alcune stanze dell’antico Palazzo Nerucci nei pressi della Curia Vescovile13, solo nel 1784 tornarono a svolgersi nel Palazzo dei Priori. Prima di questa definitiva collocazione era stata anche vagliata l’ipotesi di trasferire il Comune nella caserma detta il “Casone” o “Dazzaiolo” situata in una zona periferica in prossimità di Porta Nova14. Il secondo intervento importante nel centro fu rivolto a migliorare le condizioni igienico sanitarie della città sempre precarie per il concorso di numerosi fattori come acque stagnanti in putrefazione, immondizia abbandonata nelle strade, fogne a cielo aperto15. Il complesso cimiteriale intorno alla cattedrale delimitato dal Chiasso dei Topi, contribuiva poi ad aggravare questa situazione di degrado e di incuria creando ulteriori pericoli di infezione. Il campo santo inoltre, insieme agli altri due che ormai ricolmi di cadaveri si trovavano uno accanto allo Spedale, l’altro alla Fortezza, non era più in grado di rispondere alla esigenze della popolazione. Pose fine a questa situazione l’intervento del granduca sollecitato nel 1765 dal rettore dello Spedale di Siena, da quello dell’Opera del Duomo e dal governatore militare che richiesero la costruzione di un’unica area sepolcrale 16. Il pericolo di malattie era talmente alto che, non solo si mise mano alla fabbrica a spese comuni dei tre istituti, ma la nuova struttura, per rispettare fondamentali norme sanitarie, venne edificata fuori dalle mura in prossimità di Porta Nova lungo la strada per Montepescali. Quando Pietro Leopoldo la visitò nel 1767 aveva ventuno sepolture, una muraglia circondaria ben alta ed una cappella per celebrarvi la santa messa17. Parte dell’area del vecchio cimitero intorno alla cattedrale venne sfruttata per la costruzione della nuova sagrestia della chiesa progettata intorno al 1796 che portò finalmente, dopo circa venti anni, allo smantellamento delle tombe18. Il centro politico e religioso costituiva probabilmente anche quello commerciale. Nel cuore della città, intorno alla Piazza Grande, dotata di una cisterna pubblica circondata su due lati da un loggiato con 31 archi, si può presumere che si trovassero botteghe di vario genere19. Ciò che è certo è che, almeno dal 1792, si delimitò nella piazza lo spazio riservato al mercato cittadino 20 . Già dal 1787 si era sentita l’esigenza di regolamentare 9 GUIDA GENERALE DEGLI ARCHIVI DI STATO, 1983, p. 17 ASG Uffizio dei Fossi1. Alla supplica del 29 maggio 1765 dei 382. 10 Regolamento da osservarsi dai componenti il Magistrato dei Fossi e Coltivazioni di Grosseto per la direzione degli affari eco nomici della Pro. Inf. dello Stato di Siena, 1767 p. 5. I lavori effettuati si possono seguire confrontando la la Pianta dimo strativa del piano della fabbrica nello stato in cui si ritrovava prima che fosse ridotta ad uso di residenza dei ministri dell’Uffizio dei Fossi di Grosseto e nella quale anche fin dalla sua creazione gli uffiziali dell’antico Uffizio dei Fossi si aduna vano, ASG Uffizio dei Fossi 17, c. 268 e la Pianta dimostrativa dell’Uffizio Fossi di Grosseto (1784), ASG Uffizio dei Fossi 17, c. 205 bis. 11 ASG Uffizio dei Fossi 17, c. 267. 12 ASG Uffizio dei Fossi 17, c. 269. 13 ASG Uffizio dei Fossi 17, cc. 247-258. 14 per l’ubicazione del Casone si rimanda alla Pianta dei lavori nuovi fatti fuori e dentro della Porta Nuova di Grosseto l’anno 1755 edita PESCATORI CIAPPI, 1989, p. 65. 15 ASG Questa situazione viene descritta in una lettera del medico G. Antonio Pizzetti, 1771 maggio 18, ASG Uffizio dei Fossi 83 cc. 338-39. Altre notizie sulle condizioni igieniche della città si trovano ad esempio in ASG Comune Preunitario 11, c. 81. 16 ASG Uffizio dei Fossi 1, cc. 20-21. direttori dei tre istituti Pietro Leopoldo ripose con il rescritto del 20 luglio 1765 da dove si apprende anche che il progetto del nuovo cimitero era stato affidato a Leonardo Ximenes (c. 9v.) I lavori al cimitero sono attestati da note di spese (c. 11) e da una pianta (c. 18). Una lettera di Giovanni Boldrini informa che già durante la costruzione il nuovo camposanto necessitava di modifiche (c. 10). Si veda ancheSALVESTRINI (a cura di), III, p. 93 e ZANCHI ALBERTI, 1932 p. 47. 18 ASG Uffizio Fossi 38, cc. 402-12. A c. 409 si trova la Pianta della nuova stanza in aumento della sagrestia della cattedrale presso il veccchio camposanto (1796). I lavori al camposanto provocarono conseguenze sulla salute pubblica per l’accumulo dei resti dei cadaveri fuori Porta Vecchia ASG Comune Preuni tario 22, c. 17. Si ricorda che nel 1798 nella cattedrale vennero costruite nuove stanze ad uso di guardaroba, sala di udienza e di archivio, ASG Uffizio Fossi 465, c. 92. 19 la relazione del 1761 di Orazio Tolomei (pubblicata da BARSANTI, 1987 p. 48) ci informa dell’esistenza sulla piazza di un macello, una deliberazione comunale del 1792 novembre 22 di una pizzicheria sotto il Palazzo dei Priori (ASG Comune Preu nitario 14 snc.). 20 ASG Comune Preunitario 14, s.n.c. Nella deliberazione del 1792 novembre 22 si prevedeva che la zona del mercato dovesse circoscriversi con cartelli da apporsi alli sbocchi delle strade che mettono capo in detta piazza. 102 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE l’istituzione di un mercato mensile e di una fiera annuale per la vendita di prodotti agricoli e di bestiame21. Si tentava così di sottrarre i commerci al monopolio dei mercanti genovesi e napoletani che fin dagli anni venti del ‘700, secondo quanto ci risulta, avevano aperte in città le loro botteghe contro l’antico stile... Detti forestieri tengono aper te le botteghe al più sei mesi all’anno in circa, poi le chiudono, vanno alle patrie, all’aria buona e resta il peso all’oratori di tener provveduta la città nelli tempi estivi, quando le provviste sono più difficili e l’aria più nociva e perché non è giusto che li fore stieri lucrino solo l’inverno e ne abbandonino l’estate come dice detto statuto22. Attorno al centro in direzione est e nord est si estendeva il settore urbano più densamente abitato. Non conosciamo i confini precisi di questa fascia, ma possiamo presumere che comprendesse le strade attraversate dal passaggio delle processioni sacre intorno Piazza Grande e Via Colonnella 23, dove si trovavano quattro chiese, due piazze, Piazza dell’Erba e Piazza dei due Pozzi con una cisterna e limitati spazi coltivabili. Per quanto riguarda invece la consistenza e la struttura delle abitazioni possediamo fonti numerose tutte concordi nel definire la casa tipo grossetana come uno stabile che si sviluppava in estensione anziché in altezza. Possedeva al massimo tre piani, era priva di cantine e dotata in alcuni casi anche di fogne private. Della consistenza delle abitazioni ci informa soprattutto la Relazione sulla città e territorio di Grosseto redatta dal giudice Orazio Tolomei nel 1761 dalla quale risulta su un totale di 242 case, 8 disabitate, 1 diruta, 3 derelitte. Il dato più significativo riguarda la costruzione di una sola dimora nel giro di venti anni in tutta la città24. La periferia dovette essere più frequentata e meglio sfruttata a partire dal 1755 quando venne aperta, su richiesta dei cittadini, l’antica Porta San Pietro, detta anche Porta Murata ed infine Porta Nova. La zona era destinata ad uso agricolo e dunque caratterizzata da una forte presenza di granai, magazzini e fienili. Circondata da campi incolti e vigne abbandonate era quasi disabitata, nonostante la posizione privilegiata, elevata e salubre 25. La Via del Gioco del Cacio, ancora a sterro nel 178926, necessitava di continua manutenzione a carico anche della magistratura dell’Abbondanza di Firenze27 proprio per il suo utilizzo quasi prettamente agrario. La destinazione periferica di questa fascia è antica quanto il complesso conventuale di San Francesco che, pochi anni prima della soppressione nel 1789, era costituito da ventitre stanze, un orto, stalle, cortile e cisterna28. La cisterna della Bufala situata nel primo chiostro, pubblica fin dal momento della sua costruzione nel 1590, non cessò di essere utilizzata da tutta la comunità29. Accanto al convento francescano continuò ad esistere lo Spedale dove si trovava un’altra cisterna detta delle Corna. L’istituto divenne autonomo rispetto a Santa Maria della Scala di Siena nel 1771 ed affidato all’Uffizio dei Fossi. Si ingrandì collegandosi, attraverso un corridoio coperto, con il soppresso convento delle Monache di Santa Chiara30, destinato ad ospitare gli alloggi del personale addetto alla cura dei malati. I grandi rifacimenti dello Spedale avvennero comunque nel 1787 quando, in virtù dell’aumento della popolazione31, fu in grado di ospitare almeno cento letti. Dieci 21 ASG Uffizio Fossi 18 cc. 377-79, c. 385. 22 ASG Comune Preunitario Memorie Mdal 1708 al 1784, 377 c. strade urbane ed esterne, cisterne, fondi, gavine, ponti ed ogn’altro esistenti nel territorio della Comunità di Grosseto, tratto il mese di mese di marzo 1789, c. 1. 27 ASG Uffizio Fossi 3, c. 177. 28 ASG Comune di Grosseto Preunitario 117. Dimostrazione delli stabbili che stati denunziati ed esistenti nella nuova Comunità di Grosseto come pure di quelli stati denunziati di minor valore di ciò che sono in effetto rilevando il loro importa re 1785, cc. 400-406. Del Convento di San Francesco abbiamo una immagine risalente al 1723, ASS Conventi 491. Cabreo di S. Francesco, prospetto anteriore della Chiesa di S. Francesco, c. 5. 29 ASG Uffizio Fossi 83. Relazione sullo stato delle cisterne visi tate dal conte Alfonso Ariosti, cc.350-356. 30 alla vecchia fabbrica venne aggiunto anche il casamento detto la Grancia ASG Uffizio Fossi 508, c.107. Nel convento delle Monache nel 1793 si trovavano anche quattro quartieri ed un magazzino di proprietà dello Spedale, ASG Uffizio Fossi 26, c. 23. 31 ASG Uffizio dei Fossi 18, c. 75-78. Per la storia dello Spedale si rimanda a ZUCCAGNI ORLANDINI, 1832, tav. XVIII; IMBERCIADORI, 1953, p. 30; CIGNOZZI 1925; CELATA, 1987 pp. 163-170; DIANA, p. 122. Per le vicende edilizie dal 1782 al 1787 si veda dal anche ASG Uffizio Fossi 237 c. 227, c. 270; 244 c.219, 17 c. 424, c. 824, cc. 808-809, cc. 849-50, cc. 85253; 36 c. 33. 30. Secondo la testimonianza di Pietro Leopoldo nel 1787 a Grosseto vi erano poche botteghe di pannine e vittuali, tutte in mano dei genovesi che fidano e poi con gran’usura si fanno pagare e rovinano la gente, facendo anche cosi dell’imprestiti di denari a chi vuol fare delle semente, SALVESTRINI III, 1974, p. 526. 23 ASG Comune Preunitario 40 c. 40, 1819 giugno 6: La proces sione attraversava Piazza Grande, via del Ghetto, via Cittadi na, via del Palazzone, via Ferdinanda, traversando Piazza San Leonardo, via dello Spedale, via dell’Amore, tutto il tratto che passando la chiesa dei Bigi imbocca via Colonnella fino a Piaz za del Duomo. 24 si veda BARSANTI 1987, pp. 37-53 ed in particolare p. 42. Assai illuminanti sulla struttura delle case grossetane sono documenti conservati ASSPatrimonio Resti 2565, Cabreo della Misericordia c. 36, c. 38 e Conventi 491, Cabreo di San France sco cc. 17-25. 25 per la petizione dei cittadini articolata in 12 punti si veda ASG Comune Preunitario Memorie M, 377, cc. 243-245. Dal documento sembra che i cittadini preferissero l’apertura della Porta Nova al restauro di Porta Vecchia poiché era spesso allagata dalle piene dell’Ombrone e dalle frequenti piogge, soggetta a forti venti e al passaggio di due fogne con conseguente pericolo per la salute pubblica. Si veda anche PESCATORI CIAPPI, 1989, p. 51. 26 ASG Genio Civile, 199. Campione o sia descrizione di tutte le Elena Vellati, Maria Serena Fommei 103 anni dopo venne anche dotato di una spezieria32. Procedendo in direzione sud, all’incrocio di via dello Spedale con via della Fortezza, si incontrava lo Spedaletto delle Donne 33 in funzione fino al 1771, poi unificato con quello della Misericordia. L’organizzazione dell’assistenza prevedeva anche un ricovero per poveri viandanti: la quarconia, un edificio di forma ovale, come risulta dalla pianta del Warren, ubicato presso il bastione del Mulino a Vento, nel luogo dove sorge l’attuale Teatro degli Industri. Si possono seguire le vicende della quarconia a partire dagli anni tra il 1690 e il 1701 quando venne edificata, fino al 1751 quando venne soppressa34. Nelle vicinanze del baluardo delle Monache in via di Pantaneto l’aggregato edilizio sembrava consistere soprattutto in annessi agricoli divenuti tali dopo essere serviti come abitazioni. Questo cambiamento di destinazione d’uso, ricostruibile grazie al Cabreo di San Francesco del 1723 35, era probabilmente il riflesso di un periodo di contrazione o stasi demografica di cui si ha indizio dalla fine del ‘600. Intorno alla seconda metà del ‘700 si verificò una inversione di tendenza grazie alla bonifica ximeniana che alimentò forse anche un movimento migratorio36. Un abbondante flusso di avventizi, attirati da prospettive economiche, che d’inverno soggiornavano dentro le mura e d’estate ripartivano per non contrarre la malaria, provocò inevitabili ripercussioni sul tessuto della città. La crescente domanda di abitazioni determinò una crisi degli alloggi a cui si pose rimedio riutilizzando alcuni fabbricati in funzioni diverse da quelle originarie. A tale proposito è assai significativa la vicenda di due edifici militari nei pressi di Porta Nova: il “Casone” e il “Casonicino”. Le due caserme, in luogo appartato e poco frequentato, ma dotato di un’ottima cisterna, nel 1784 vennero destinate a dimora dei lavoranti della campagna. In mancanza di altri luoghi convenienti il Casone in un primo momento sarebbe dovuto divenire una locanda per i forestieri37. Nello stabile rimasto invenduto invece le sedici stanze abitabili vennero divise in sette appartamenti ed affittate ad altrettante famiglie38. Sette famiglie di buoni lavo ranti di campagna e che abitano tutto l’anno in detta fabbrica, le braccia dei quali son troppo utili ai faccendieri della Maremma, sarebbero nel duro caso di non trovar casa ove abitare e di dover perciò lasciare in un totale abbandono quella città, perché oltre l’essere in parte cresciuta la popolazione nella medesima per i provvidi regolamenti di Altezza Vostra Reale, si è aumentata la coltivazione della campagna e molte case di Grosseto son ridotte ad uso di magazzini da grano per quei faccendieri, motivo per cui son venute a mancare le abitazioni39. Anche l’altro quartiere detto il “Casoncino” di fronte al Casone, bruciato e del tutto rovinato, nel 1784 fu richiesto dalla comunità per divenire un magazzino di grano e biade e abitazione per como do delle famiglie fiorentine che vengono a stabilir si nella città40. La città dunque si ingrandì senza la riprogettazione dell’ambiente, ma con l’espansione dei nuclei abitativi in luoghi fin ad allora rimasti inutilizzati. Un filo conduttore sembra legare la storia di Grosseto per tutto il periodo preso in esame: la mancanza di costruzioni ex novo che provocò l’adattamento di quelle vecchie per le mutate esigenze. La trasformazione di Grosseto dal 1767 al 1787 avvenne attraverso l’adattamento, la risistemazione, il restauro, il riattamento delle strutture preesistenti senza la metamorfosi del tessuto edilizio. Solo intorno al 1790 si rinnovò l’interesse verso aspetti legati all’arredo urbano e all’immagine della città, forse riflesso di un lieve miglioramento delle condizioni ambientali dovuto al progresso della bonifica. In tal senso infatti si possono interpretare i documenti relativi alla delimitazione della Piazza Grande con colonnini e catene41 e ai sempre più frequenti interventi di manutenzione delle strade interne. Non solo si lastricò via Colonnella con materiale proveniente dalla cava delle Bucacce42, ma anche le strade secondarie della città da Porta Vecchia a Porta Porta Nova43. La città tentò di darsi un aspetto nuovo, più dignitoso e più razionale valorizzando i suoi anti- 32 per la spezieria ASG Uffizio Fossi 21 cc. 16-17; 515 cc. 496-97 con la pianta del pian terreno del Regio Spedale. 33 era un ospedale laicale. Nel 1753 conteneva 5 letti, nel 1771 cessò le sue funzioni si veda CIGNOZZI, 1925, p. 18 e p. 23. 3 4 ASG Comune Preunitario 906 c. ; 220 s.n.c. supplica di Michele del Re al granduca datata 1795 marzo 24; BOLDRINI 1760, p. 176; ADEMOLLO, 1894 p. 122; SCOTTI PORCELLI 1971, p. 92; GIGNOZZI, 1925 p. 18. Una quarconia esisteva anche a Siena dal 1698 con lo scopo di assistere i poveri fanciulli mendicanti insegnando loro un mestiere, MENGOZZI, 1913, VI p. 91. Per la definizione del termine quarconia si veda BATTAGLIA, XV, 1991, p. 76. 35 ASS Conventi 491. Cabreo di San Francesco. Cabreo ovvero descrizione e piante delli beni ed effetti spettanti al Convento dei P.P. Minori Conventuali di S. Francesco nella città di Grosseto, 1753 25 giugno, cc. 7-8. 36 nel 1700 e nel 1749 si registrano soltanto 700 e 648 abitanti contro i 1340 del 1640, si veda BALDUCCI, 1958-59, p. 140; ROMBAI, 1986, p. 12. 37 ASG Uffizio Fossi 17, c. 202. 38 ASG Uffizio Fossi 17, cc. 190-191. 39 ASG Uffizio Fossi 17, c. 165. 40 ASG Comune di Grosseto Preunitario, 12 c. 73. Nel 1787 il fabbricato del Casoncino venne acquistato dai frati della S.S. Annunziata di Firenze ASG Uffizio Fossi 18 c. 42. 41 i colonnini fiancheggiavano il Duomo e il Palazzo del Vicario Regio delimitando la zona per il passaggio dei veicoli, ASG Comune di Grosseto Preunitario, 21 c. 30. 42 ASG Comune di Grosseto Preunitario, 16, c. 60; Uffizio Fossi 258, c. 315; 259, c. 36, c. 164, c. 53; 260 cc. 296-98; 261 c. 36. 43 a Porta Nuova venne risistemato il portico ed aggiunta una catena in luogo che non dia accesso ad un cavallo e nulla più, ASG Comune di Grosseto Preunitario, 18, c. 6; Uffizio Fossi 252, c. 470. 104 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE chi edifici che comunque non avevano mai cessato di essere teatro di una certa vitalità sociale. A Grosseto nel 1770 sono documentati ben sei caffè, osterie ed altri locali pubblici, dove soprattutto durante il carnevale si tenevano anche rappresentazioni teatrali44, che contraddicono l’immagine di una città desolata ed abbandonata a se stessa. È innegabile che prima di risollevare le sorti della Maremma il governo lorenese dovette impiegare forze e capitali enormi. Pietro Leopoldo aveva dedicato al recupero del territorio molti dei suoi programmi e vi aveva impegnato i migliori dei suoi collaboratori, ma è altrettanto vero che il dato geografico sfavorevole non aveva impedito lo svolgersi delle più comuni attività come in qualsiasi altro luogo e secondo le stesse regole civili e sociali. (Maria Serena Fommei) XIX secolo Dal 1790, anno in cui Pietro Leopoldo lasciò il granducato di Toscana nelle mani del figlio Ferdinando III, le condizioni della Maremma erano lievemente migliorate, anche se il nuovo granduca, preoccupato per la situazione politica internazionale, non si era impegnato a perseguire un programma organico riguardo al territorio, soprattutto nel primo decennio del suo governo45. Agli inzi dell’800 la pianura grossetana si trovò ancora in una situazione critica anche per le alterne vicende politiche e militari di tutta la Toscana46. Con l’occupazione francese, Grosseto subì momenti di grande tensione e durante il Regno d’Etruria (1801-1807) i problemi urbanistici non furono certo i più pressanti. La documentazione conferma tale supposizione non registrando nessun intervento di carattere straordinario sull’assetto urbano se non restauri ad edifici pubblici di vitale importanza per la nuova amministrazione, come il Palazzo Pretorio e le carceri47, oppure ristrutturazioni dovute a situazioni di emergenza, come all’incendio della sede dell’Uffizio dei Fossi48 . Pur non venendo completamente trascurati perché sollecitati in alcuni casi dalle 44 Uffizio Fossi 83 c. 4, c. 145; 258 c. 315; ASG Comune di Gros - seto Preunitario 220, snc.; PIZZETTI 1928-29, p. 46. 45 CIUFFOLLETTI 1987, p. 16; ROMBAI 1987 p. 26. 46 POLLINI 1928-29, pp. 58-111. 47 ASG Uffizio dei Fossi 121 cc. 153-54, 190-91 per l’anno 1803. Si veda inoltre 220, c. 39 per l’anno 1816; 176 c. 123 per l’anno 1822; 184 c. 53 per l’anno 1825. 48 ASG Uffizio dei Fossi 271, c. 100. 49 ASG Uffizio dei Fossi 50, c. 208; 133 c. 81, c. 120; Comune di Grosseto Preunitario 32, c. 43ss. 50 nel 1808 il trattato di Fontainebleau stabilì l’annessione all’Impero della Toscana. Nel 1809 la Toscana fu eretta a granducato per Elisa Baciocchi e divisa in tre Dipartimenti: Arno, Mediterraneo ed Ombrone. Il Dipartimento d’Ombrone fu divi- lamentele dei cittadini, anche i lavori di manutenzione delle strade interne non furono frequenti come per il periodo successivo e, a quanto ci risulta, si verificarono solo negli anni 1803, 1805 e 180749. Il governo francese si impegnò su altri fronti, soprattutto in campo fiscale censendo tutti i beni immobili dei cittadini con una operazione iniziata nel 1801 e terminata con l’estimo del 1803. L’Estimo della Comunità di Grosseto è una fonte di particolare rilevanza per il grado di attendibilità con il quale ci consegna la ripartizione della proprietà e dell’occupazione del suolo nella città durante il Regno d’Etruria, in un periodo così travagliato ed incerto. Le fonti relative all’età napoleonica, quando Grosseto divenne una Sottoprefettura del Dipartimento d’Ombrone50 tornando ad unire le sue sorti con quelle di Siena, segnalano il primo intervento importante per la città: l’inizio della costruzione del Teatro nel 181351. La realizzazione di un edificio da destinare stabilmente alle rappresentazioni teatrali è forse legato, oltre che all’evoluzione del costume ed a migliori condizioni di vita, anche ad un certo aumento demografico. Secondo una statistica compilata nel 1811, sappiamo infatti che la popolazione aveva raggiunto i 1658 abitanti52, un numero destinato ad aumentare nonostante che i disagi ambientali e le calamità naturali continuassero a caratterizzare la storia maremmana53. Sono numerose le inchieste di tipo statistico riferiribili a questo periodo, poiché si configuravano come preciso strumento di controllo da parte del governo francese. Queste fonti, benché la loro attendibilità sia stata a lungo discussa, offrono attraverso una lettura critica dei dati, una grande varietà di informazioni che potrebbe fornire spunti preziosi per la ricostruzione del quadro demografico ed economico del territorio54. Dopo la Restaurazione con il ritorno di Ferdinando III ebbe inizio, tramite un disegno veramente innovativo, la riorganizzazione dei sistemi tributari su basi patrimoniali che portò all’abolizione degli ultimi privilegi nobiliari ed ecclesiastici. Con la realizzazione del catasto geometrico particellare ferdinandeo leopoldino si ha la fonte privilegiata per lo studio di Grosseto e l’immagine completa e dettagliata della realtà urbana. so in Prefettura di Siena, Sottoprefettura di Montepulciano e di Grosseto, D’ERCOLE, 1925 pp. 91-141; CATONI, 1971; BARSANTI, 1980 pp.169-70. 51 ASG Comune di Grosseto Preunitario 35 snc. Delibera 1813 aprile 15. Si veda anche SCOTTI PORCELLI 1971, p. 92; TOTTI, 1973 pp. 67-124; GARBERO ZORZI, ZANGHERI, 1991 pp. 39-56. 52 ASG Sottoprefettura di Grosseto 63, c. 115. 53 Il 17 ottobre 1813 il fiume Ombrone inondava le campagne e la cittadina di Grosseto... Le frequenti scariche elettriche che accompagnavano le piogge torrenziali, tolsero la vita a parecchie persone, aumentando il numero dei cadaveri unumani che si tro vavano sparsi per la campagna. M. D’ERCOLE 1925 p. 134. 54 si segnala ASG Sottoprefettura di Grosseto, soprattutto 61-65. Elena Vellati, Maria Serena Fommei Attraverso l’indagine comparativa tra i documenti cartografici più significativi, la pianta del Warren del 1749 e la mappa catastale del 1823, emerge la relativa cristallizazione dell’impianto urbano consolidatasi nell’arco di circa mezzo secolo. Si osservano gli scarsi cambiamenti subiti, la struttura degli isolati appare la stessa, non muta l’andamento delle vie, Porta Vecchia e Porta Nova continuano a costituire gli unici accessi all’area dentro le mura e Via Colonnella il cardine principale. Le differenze che si possono notare, pur riguardando nuove costruzioni di magazzini e case quasi integralmente nella fascia periferica, sono di relativa entità. La mappa catastale del 1823, con l’indicazione precisa delle differenti particelle patrimoniali riduce i margini delle supposizioni. Permette di quantificare l’esatta estensione delle tre fasce urbane già distinte per il periodo settecentesco studiandone i rapporti, di individuare la divisione della proprietà e i più facoltosi cittadini. La tripartizione dello spazio intra moenia tratteggiata per il Settecento non solo continua a sussistere, ma è anche più evidente. Riportando graficamente la destinazione d’uso delle particelle catastali descritta nelle Tavole Indicative dei Proprie tari e delle proprietà respettive sulla relativa mappa è stato possibile “vedere” in concreto l’ubicazione delle aree di maggior popolamento distinte da quelle sfruttate per scopi agrari ed economici. La zona centrale di Piazza Grande, contraddistinta dalla presenza del complesso degli edifici amministrativi e giudiziari, è interessata ad una dilatazione occupando anche il tratto meridionale di via Colonnella fino all’altezza della Chiesa di San Pietro. Questa area era considerata fino al Settecento appartata e isolata soprattutto nella parte intorno a Porta Nova dove si trovava il “Casone” detto adesso degli Sbirri che, dopo accurati restauri, era stato rioccupato dai soldati 55. Negli anni venti dell’Ottocento questo settore della città divenne zona piuttosto vantaggiosa come ci informa un documento del 182156. In via Colonnella all’incrocio con via di San Pietro era ubicato l’Uffizio dei Fossi in uno stabile su tre piani secondo l’Estimo del 180357 e una relazione del 182158. Nel 1823 l’Uffizio dei Fossi cambiò sede poiché nello stesso stabile la pianta catastale colloca il Commissariato59. Al 1821 55 ASG Uffizio dei Fossi 176 c. 220. 56 ASG Uffizio dei Fossi 339, c. 396 57 ASG Estimo della Comunità di Grosseto, 545, c. 171; 481, c. 139. 58 ASG Uffizio dei Fossi 339 c. 396. 59 A c. 83 Uffizio dei Fossi 619 si trova la Riduzione del piano delle soffitte nella casa destinata per nuova abitazione del Com missariato di Grosseto. 60 ASG Uffizio dei Fossi 339, cc. 395-409. Palazzo Moschini di proprietà del senese dottor Giulio Moschini, poi dei fratelli Pozzi, aveva 13 stanze a pian terreno, al primo piano 23, 25 a 105 Tav. 51: destinazione d’ uso delle particelle nel catasto del 1823. risale il progetto della risistemazione dell’ampio Palazzo Moschini 60, l’attuale Archivio di Stato di Grosseto, per accogliere il Tribunale della Regia Ruota Criminale e Civile del quale possediamo anche la pianta che lo raffigura tra la piazzetta dell’Uffizio dei Fossi (Piazza Ettore Socci) e la via della Gavina di San Pietro (via Bertani). Nell’area intorno al Duomo i problemi di carattere sanitario vennero definitivamente superati ed il precedente cimitero divenne un grande orto adiacente alla sacrestia. Intorno a Piazza Grande, dove continuava ad esistere la cisterna pubblica, lungo il lato ovest del portico si concentrava il maggior numero di botteghe, disposte l’una accanto all’altra e di dimensioni ridotte. Sotto le logge i bottegai disponevano i loro banchi con ingombro al passaggio pubblico e vi appendevano anche la merce in vendita61. I negozi insieme a quelli situati in via del Ghetto, via Cittadina62, via delle Prigioni e via Colonnella fino all’incrocio con via San Michele, non superavano la trentina occupando appena lo 0.73% di tutta la superficie. L’esiguo numero delle attività artigianali e commerciali conferma la debolezza e l’arretratezza della struttura produttiva della città dall’antica e prevalente vocazione agricola. La fascia abitata, oltre a comprendere gli isolati dove esistevano le botteghe, era costituita da una zona residenziale per eccellenza senza negozi o annessi agricoli che andava grosso modo da Piazza dell’Erba a via dell’Amore, da via dell’Ospizio a Piazza dei due Pozzi. tetto, Estimo della Comunità di Grosseto 545, c. 244. I lavori al Palazzo risultano in fase di ultimazione nel 31 dicembre 1822 Uffizio dei Fossi339, c. 511. Nel 1823 il palazzo di proprietà dei Pozzi ha la particella n. 291. 61 sotto le logge i bottegai tenevano appesi i salami e gettavano in terra le acque utilizzate per farli rinvenire ASG Comune di Grosseto Preunitario 36, c. 32. 62 gli abitanti di Grosseto che avevano le botteghe in prossimità di Porta Vecchia si lamentavano per le esalazioni provocate dalla vicina della fogna cittadina ASG Comune di Grosse to Preunitario 36 c. 64. 106 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE La presenza degli annessi agricoli, che caratterizza comunque quasi tutto il tessuto urbano, è esclusiva in Via Pantaneto mentre si intensifica in via San Leonardo, via della Magona, via San Michele, Chiasso delle Mucche. In queste vie la casa assume una tipologia ben definita attraverso l’unione di vari elementi: cortile, magazzino, stalla e orto63. Nonostante questa diversa utilizzazione degli spazi, la consistente documentazione archivistica evidenzia una cura, particolare, indifferenziata e soprattutto costante dal 1815 al 1823, per la manutenzione e per il rifacimento delle strade sia delle zone centrali che periferiche 64. Non meno importante risulta l’attenzione dimostrata nel risarcimento e nel necessario ripulimento delle fogne e delle gavine cittadine il cui percorso è ricostruibile grazie ad una dettagliata pianta65. All’interno di alcuni isolati la mappa catastale permette di discernere delle costanti nella dimensione delle particelle, l’estensione minima si registra in via del Palazzone66, in via Colonnella e lungo Piazza Grande dove è evidente il frazionamento della proprietà, mentre l’estensione massima è riscontrabile ad esempio in via delle Monache67. Le case raggiungevano all’incirca il 20% della superficie. All’interno dell’aggregato edilizio erano presenti spazi coltivati ad orto riscontrabili anche tra i bastioni delle Monache, San Michele e Oriolo, mentre vasti pascoli si estendevano da Porta Nova al Bastione della Fortezza fino a Porta Vecchia. In questa zona periferica il complesso conventuale di San Francesco era separato dal resto della città da zone verdi che lo circondavano quasi per intero. Nel 1824 divenne oggetto di lavori di manutenzione soprattutto nel chiostro per la presenza della pubblica cisterna della Bufala68. Il Regio Spedale venne completato con la costruzione di un un laboratorio annesso alla farmacia69. Appare ancora delimitato da orti e da magazzini il Regio Teatro degli Industri inaugurato nel 1819 con 36 palchi ed una capienza di circa 500 persone70. Le grandi aree destinaste ad uso agricolo che rappresentavano più del 70% dello spazio delimita- to dalle mura verranno occupate soltanto intorno alla metà del secolo quando la crescita demografica porterà ad una inevitabile espansione edilizia. Dal 1828 al 1837 la popolazione aumentò notevolmente sia nel periodo invernale che in quello estivo durante il quale l’estatura rendeva quasi disabitata la città. Nel 1825 d’inverno si trovavano a Grosseto 1939 persone contro le 386 del periodo estivo, fino ad arrivare nel 1837 a 2947 abitanti d’inverno e 1103 d’estate71. Questo aumento regolare e costante della popolazione fu la risposta alla immensa impresa iniziata e voluta da Leopoldo II nel 1828: la bonifica integrale del territorio. Già in questo decennio, che era stato poi il periodo di massima intensità dei lavori, erano emersi gli aspetti positivi della grandiosa opera di bonificamento. Dopo solo otto anni dalle statistiche appare il nuovo corso della storia cittadina: la città di Grosseto che gene ralmente era spopolata nell’estate per l’emigrazione è divenuto soggiorno meno funesto agli abitanti. Nel 1836 quasi 1200 persone vi rimasero tutto l’anno mentre prima il numero raramente eccedeva il 300 o 400. I morti erano circa a 40 la maggior parte dei quali erano bambini. Trovasi un’opinione univver sale che il carattere pestifero delle paludi era stato grandemente modificato e nel corso di tre o quattro anni quasi la metà delle terre paludose erano state assoggettate e preparate alla coltivazione parte per prosciugarle, quando la loro posizione era elevata, parte col colmarle quando la loro situazione era bassa. Così una grande estensione di terreno era stata bonificata e una popolazione si va spargendo in un paese altra volta condannato all’abbandono72. Nonostante le note celebrative questa testimonianza non si allontana dalla verità. Dalla metà dell’800 Grosseto infatti sarà protagonista di un radicale sviluppo e trasformazione urbanistica73 che altereranno in maniera irreversibile quelle antiche strutture che ancora appaiono chiarissime nella mappa catastale del 1823. Lo studio di questo importantissimo strumento dovrebbe dunque essere alla base di qualsiasi indagine di tipo storico archeologico o di qualsiasi intervento di tipo conservativo. (Elena Vellati) 63 segnaliamo la proprietà Stefanopoli posta in via del Cacio davanti al Regio Teatro composta da una casa (particella n. 336) da un sodo (n. 337), orto (n. 338), stalla (340) e corte (341). Si veda anche la casa con stalla corte e orto di fronte allo Spedale (nn. 177-181). 64 segnaliamo alcuni degli interventi principali in ordine cronologico ASG Comune Preunitario 36, cc. 2-3, c. 24 per il 1815, Uffizio dei Fossi 151 c. 4, c. 132, c. 362 per il 1816; 545 c. 197 per il 1817; 158 c. 23 per il 1818; 158, c. 494; Comune Preunitario 40, c. 17 per il 1819; Uffizio dei Fossi 164 c. 180, c. 186, c. 214 per il 1821; 168 c. 120, c. 153 per il 1822; 397 cc. 160-176 179, c. 120, c. 553 per il 1824. 65 ASG Acque e Strade 1 c. 501 (1828). Si veda anche c. 497 ss. 66 si veda particella n. 490 e ss. 67 si veda la particella n. 230 e ss. 68 ASG Uffizio dei Fossi 179, c. 241. Per i possedimenti del Convento si veda Uffizio dei Fossi 184 cc. 85-88. 69 ASG Uffizio dei Fossi 158 c. 329; 549 c. 105. A c. 108 si trova la pianta del locale datata 1818. Si veda anche cc. 133-34 e c. 151. 70 il teatro aveva una sala da ballo, una da biliardo e da tre annesse, ASG Comune Postunitario 93, fasc. Teatri e rappre sentazioni. 71 questi dati sono stati ricavati da una tabella che ripartisce la popolazione tra possidenti dimoranti nel luogo, impiegati, coloni, artisti e manifattori, negozianti e bottegai, operanti giornalieri ed inservienti. Stato della popolazione di Grosseto e suo territorio negli anni e nelle epoche qui sotto descritte , ASG Genio Civile 257, pacco 1. 72 ASG Genio Civile 193, c. 63. 73 si veda CORTI 1995 e FRANCHINA 1995. Elena Vellati, Maria Serena Fommei 107 Tav. 52: Il palazzo dell’Uffizio dei Fossi (già palazzo dei Priori di Grosseto) nel 1784 (da ASG, Uffizio dei Fossi, 17, c. 205 bis). Tav. 53: pianta del “Casone” in prossimità di Porta Nova (1784)(da ASG, Uffizio dei Fossi, 17, cc. 212-213). 108 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE A B C D E F G H I L M N Palazzo dei priori Palazzo del Vicario Casone Casoncino Cimitero Ospedale Fortezza e baluardo Baluardo delle palle Baluardo dell’Oriolo Baluardo di San Michele Baluardo delle monache Baluardo di San Francesco Tav. 54: le aree della città nel settecento (dis.or. E. Vellati). Tav. 55: destinazione d’uso delle particelle nel catasto del 1823 (dis.or. E. Vellati). Elena Vellati, Maria Serena Fommei A B D E F G H I L N O P Cattedrale Palazzo P.V. Tribunale della ruota civile e criminale Curia vescovile Teatro Commisariato S.Pietro S.Francesco Spedale della misericordia San Leonardo Edifici militari Chiesa dei Bigi Tav. 56: gli edifici specialistici nel caatsto del 1823 (dis.or. E. Vellati). 109 110 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE Tav. 57: il sistema fognario della città nel 1828 (da ASG, Acque e Strade, 1, c. 501).