Dall`archivio alla città: Grosseto (1766-1823)

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Dall`archivio alla città: Grosseto (1766-1823)
Elena Vellati, Maria Serena Fommei
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Dall’archivio alla città: Grosseto (1766-1823)
Nel contesto di un progetto di archeologia urbana, lo studio di una città non può prescindere dal
suo Archivio di Stato, alla luce dello stretto legame
tra la compagine edilizia e la storia istituzionale di
un centro abitato.
Per questo motivo il presente studio su Grosseto è stato effettuato attraverso la ricerca e l’analisi
della ricca documentazione conservata presso
l’Archivio locale1.
Lo scopo principale della nostra indagine è
quello di proporre alcune ipotesi interpretative e,
insieme, di presentare un repertorio di fonti utile
per ulteriori e necessari approfondimenti. Il tentativo di recuperare l’assetto urbano di Grosseto,
riflesso nella documentazione del suo Archivio ha,
tuttavia, un’altra finalità di non secondario rilievo: vuol contribuire anche alla valorizzazione delle
testimonianze documentarie depositarie della
memoria storica cittadina e parte essenziale del
suo patrimonio culturale.
La storia urbana di Grosseto durante l’età
moderna è stata purtroppo trascurata, mentre
hanno suscitato particolare interesse la bonifica
lorenese della piana grossetana ed i problemi ad
essa pertinenti. Pur non prescindendo dalla bonifica del territorio, dall’insieme delle forze economiche e sociali conseguenti ad essa, si è cercato di
delineare, per quanto possibile nel suo complesso,
l’assetto urbanistico del capoluogo maremmano
dal 1766 al 1823.
La scelta di questo ristretto arco cronologico è
stata determinata dal significato degli eventi che
contraddistinsero mezzo secolo di storia grosseta-
na alla soglia dei grandi rinnovamenti nel tessuto
urbano avvenuti intorno alla metà del XIX secolo.
Il 1766 e il 1823 hanno inoltre segnato due date
fondamentali per la città.
Nel 1766 Grosseto divenne, come noto, capoluogo della Provincia Inferiore Senese e, a seguito della
bonifica ximeniana, gli spettò il ruolo di “capitale
agricola” della Maremma, granaio della Toscana2.
La rinnovata importanza della città dal punto
di vista istituzionale ed economico si riflette nella
quantità della documentazione archivistica.
Le fonti reperite relative alla seconda metà del
XVIII secolo offrono numerose testimonianze
descrittive che, in alcuni casi, restituiscono i nomi
delle vie, delle cisterne, delle gavine (fogne) cittadine come anche segnalano gli interventi sugli edifici, mentre, in altri, danno notizie frammentarie e
per certi aspetti parziali. Non si sono rintracciate
invece testimonianze iconografiche. L’ubicazione
degli edifici è stata comunque possibile attraverso
il confronto dei documenti con la cartografia edita3
e in particolare attraverso l’analisi della pianta di
Odoardo Warren del 1749, più completa e più affidabile delle altre immagini della città per i criteri
con i quali era stata realizzata4.
Nel 1823 Grosseto fu coinvolta nell’ampia iniziativa governativa che, negli anni venti dell’800,
aveva interessato tutto il Granducato costituita
dall’imponente operazione catastale nata dall’esigenza di una razionalizzazione del controllo sulla
proprietà immobiliare per scopi fiscali 5. Al 1823
risale la mappa della città redatta dal geometra
Gaetano Becherucci 6 , rilievo catastale frutto di
1 la ricerca è stata estesa ai seguenti fondi: Uffizio dei Fossi e Col tivazioni, Comune di Grosseto Preunitario, Estimo di Grosseto,
Sottoprefettura, Catasto Leopoldino, Acque e Strade, Genio Civile.
C.p. Ringraziamo la Dr.ssa Serafina Bueti direttore dell’Archivio di Stato di Grosseto per averci offerto l’opportunità di condurre questo lavoro favorendo ogni fase della ricerca. Ringraziamo inoltre la dr.ssa M. Corti per i preziosi suggerimenti.
Dobbiamo invece al dott. G. Prisco le indicazioni relative
all’Archivio di Stato di Siena.
2 si veda VENTURI 1976, pp. 687-692.
3 per le cartografia settecentesca relativa alla città si veda:
BALDUCCI 1958-59, p. 130; CONFORTI et alii 1973, tav. 36;
FRANCOVICH, GELICHI ( a cura di ) 1980, tav. III-V; PRINCIPE 1988 p. 51; SANTI (a cura di) 1995, p. 128 e p. 131.
4 WARREN 1991.
5 per il catasto ferdinandeo-leopoldino si rimanda a BIAGIOLI
1975, pp. 49-83; BUETI 1990 pp. 15-26.
6 ASG Catasto Leopoldino, Comune di Grosseto sezione H della
città, foglio unico levato con la scala di 1 a 1250 dal geometra Gae tano Bacherucciterminato il dì 10 aprile 1823. Per tutta la Comunità di Grosseto furono compilate 16 sezioni cartografiche indicate con le lettere da A a Q. Gaetano Becherucci insieme a Prospero
Badalassi realizzò anche il Quadro d’insieme di tutta la Comunità
in scala 1:60.000. Si veda anche GUERRINI 1987, pp. 75-104.
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effettive misurazioni sul terreno corredato dalla
Tavola indicativa de’ Proprietari e delle proprietà
rispettive7 dove figurano l’ubicazione, le dimensioni in braccia quadre, la destinazione d’uso e i nomi
dei proprietari degli edifici.
Il catasto del 1823 è ricchissimo di informazioni, attraverso di esso emerge chiaramente ogni
componente dell’assetto urbano. Si possono distinguere le aree di concentrazione edilizia, gli spazi
verdi intorno alle mura e tra gli edifici e più in particolare la collocazione delle abitazioni, delle botteghe, come dei magazzini o delle stalle. Tanto è
dettagliata la mappa in questione, tanto sono scarsi di notizie gli altri documenti ottocenteschi consultati da impedire la lettura continua degli edifici dalla metà del Settecento. Da questo motivo
deriva la diversa impostazione dei due paragrafi
in cui è stato suddiviso il nostro studio.
Rimangono alcuni problemi aperti soprattutto
per gli anni dal 1801 al 1807 quando Grosseto
fece parte del Regno d’Etruria, mentre la documentazione si arricchisce di nuovo nel secondo
periodo lorenese con il ritorno di Ferdinando III
in Toscana.
Le diverse fonti citate non solo propongono
spunti di riflessione sulla città vera e propria, ma
anche sui suoi abitanti. Il vivido quadro di vita
sociale ed economica che scaturisce è senz’altro
assai più dinamico di quanto la tradizione storiografica ci abbia consegnato. Malaria, palude e
povertà non hanno impedito che, entro la limitata
espansione edilizia avvenuta negli anni presi in
considerazione, vi fosse una circolazione di uomini
e capitali che probabilmente non era mai cessata
dal periodo medievale. Commercianti genovesi e
napoletani, avventizi e braccianti provenienti dal
Casentino, Pistoia e Norcia, popolavano la città
aumentando per motivi diversi di anno in anno.
Caffè, osterie, corse di cavalli, rappresentazioni
teatrali, il carnevale, il gioco della ruzzola, non
rendevano Grosseto per alcuni aspetti diversa da
tante altre città del granducato.
Per la migliore comprensione del testo si riassume in questa tabella la corrispondenza tra i
nomi antichi e moderni delle vie dentro le mura.
via Colonnella
via Cittadina
via Ferdinanda
Piazza dell’Erba
Piazza dei due Pozzi
via dello Spedale
via dell’Amore
via del Gioco del Cacio
via del Seminario
Piazza Grande
Corso Carducci
via San Martino
via Paglialunga
Piazza Mensini
Piazza dei Martiri d’Istia
via Ginori
via Cavour-via Varese
via Saffi-via Mazzini
via Solferino
Piazza Dante Alighieri
7 ASG Tavola indicativa de’ Proprietari e delle proprietà rispet tive, Tav. 2
Piazza Duomo
Chiasso dei Topi
via della Fortezza
via di Pantaneto
via del Ghetto
via delle Prigioni
via San Michele
via dell’Ospizio
via San Leonardo
via della Magona
Chiasso delle Mucche
via del Palazzone
via delle Monache
Piazza Duomo
Chiasso degli Zuavi
via Garibaldi
via de Calboli
via Ricasoli
via dell’Unione-via Aldobrandeschi
via Goldoni
via Montanara
via Palestro-via Solferino
via Colombo
via Filzi
via dell’Unione
via Vinzaglio
XVIII secolo
La pianta di Odoardo Warren restituisce
l’immagine dell’impianto urbano di Grosseto, la
documentazione consultata la storia di alcuni tra i
principali edifici. Il volto della città alla metà del
Settecento si delinea, così, nitido, almeno nelle sue
linee generali, anche se non sempre è stato possibile trarre conclusioni precise. Si osserva, all’interno
delle mura possenti, un assetto a scacchiera irregolare costituito da vari isolati tagliati da strade e
vicoli e legati all’antico cardine: la dritta e piana Via
Colonnella che univa Porta Vecchia con Porta Nova.
La specializzazione del tessuto abitativo, ereditato dal periodo medievale e rispondente alla
diversa funzionalità dei siti, permette di individuare nell’area intra moenia tre partizioni. Queste
zone, omogenee, ben distinte tra loro, ciascuna fortemente caratterizzata da un diverso grado di
insediamento, riservavano gli spazi a specifiche e
diversificate attività: il centro cittadino, una zona
residenziale ed una periferica.
Il centro religioso, civile e commerciale era
situato a sud nei pressi di Porta Vecchia, l’area
abitativa si estendeva intorno al centro, delimitata dalla via Cittadina, via Ferdinanda, Piazza
dell’Erba, Piazza dei due Pozzi, via dello Spedale,
via dell’Amore comprendendo tutta l’area di via
Colonnella. La zona periferica, attraversata per
intero dalla via del Gioco del Cacio o via circondaria interna, si sviluppava ad ovest a ridosso delle
mura, a nord presso Porta Nova, mentre la parte
più consistente era ad est tra il Convento di San
Francesco e la via del Seminario.
Il centro continuava ad essere quello costituito
da Piazza Grande e piazza del Duomo d’impianto
medievale dove si affacciavano il palazzo del Vicario Regio con tribunale e prigioni8, il Palazzo dei
Priori sede del Comune e dal 1767 al 1784
dell’Uffizio dei Fossi e la cattedrale di San Lorenzo
con annessa l’area cimiteriale esterna.
8 CAPPELLI 1903.
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Il nuovo ruolo istituzionale di Grosseto impose
due tipi di intervento che, senza sconvolgere
l’assetto preesistente, come vedremo rimasto a
lungo invariato, furono finalizzati ad un più
moderno utilizzo degli spazi.
La prima operazione venne rivolta ad accogliere una vecchia magistratura appena rinnovata con
più ampie competenze, l’Uffizio dei Fossi e Coltivazioni9.
Secondo il Regolamento da osservarsi dai com ponenti il Magistrato dei Fossi e Coltivazioni di
Grosseto l’Uffizio stesso doveva occupare il Palazzo dei Priori che a tale scopo subì notevoli lavori di
consolidamento e ristrutturazione degli interni,
come ad esempio l’occlusione di un loggiato per
ricavarne la stanza della cassa 10. L’edificio versava in condizioni disastrose e in un tale stato di
abbandono da essere divenuto ricovero di viandanti11. Anche la facciata sulla piazza del Duomo era
seriamente compromessa e, come scriveva Giovanni Boldrini tenente ingegnere dell’Uffizio dei
Fossi, minacciava rovina fin dalle fondamenta e
dovrà intieramente rifondarsi12.
Le adunanze della comunità grossetana, nel frattempo trasferite in alcune stanze dell’antico Palazzo
Nerucci nei pressi della Curia Vescovile13, solo nel
1784 tornarono a svolgersi nel Palazzo dei Priori.
Prima di questa definitiva collocazione era stata
anche vagliata l’ipotesi di trasferire il Comune nella
caserma detta il “Casone” o “Dazzaiolo” situata in
una zona periferica in prossimità di Porta Nova14.
Il secondo intervento importante nel centro fu
rivolto a migliorare le condizioni igienico sanitarie
della città sempre precarie per il concorso di numerosi fattori come acque stagnanti in putrefazione,
immondizia abbandonata nelle strade, fogne a
cielo aperto15. Il complesso cimiteriale intorno alla
cattedrale delimitato dal Chiasso dei Topi, contribuiva poi ad aggravare questa situazione di degrado e di incuria creando ulteriori pericoli di infezione. Il campo santo inoltre, insieme agli altri due
che ormai ricolmi di cadaveri si trovavano uno
accanto allo Spedale, l’altro alla Fortezza, non era
più in grado di rispondere alla esigenze della popolazione. Pose fine a questa situazione l’intervento
del granduca sollecitato nel 1765 dal rettore dello
Spedale di Siena, da quello dell’Opera del Duomo e
dal governatore militare che richiesero la costruzione di un’unica area sepolcrale 16. Il pericolo di
malattie era talmente alto che, non solo si mise
mano alla fabbrica a spese comuni dei tre istituti,
ma la nuova struttura, per rispettare fondamentali norme sanitarie, venne edificata fuori dalle
mura in prossimità di Porta Nova lungo la strada
per Montepescali. Quando Pietro Leopoldo la visitò
nel 1767 aveva ventuno sepolture, una muraglia
circondaria ben alta ed una cappella per celebrarvi
la santa messa17.
Parte dell’area del vecchio cimitero intorno alla
cattedrale venne sfruttata per la costruzione della
nuova sagrestia della chiesa progettata intorno al
1796 che portò finalmente, dopo circa venti anni,
allo smantellamento delle tombe18.
Il centro politico e religioso costituiva probabilmente anche quello commerciale. Nel cuore della
città, intorno alla Piazza Grande, dotata di una
cisterna pubblica circondata su due lati da un loggiato con 31 archi, si può presumere che si trovassero botteghe di vario genere19. Ciò che è certo è
che, almeno dal 1792, si delimitò nella piazza lo
spazio riservato al mercato cittadino 20 . Già dal
1787 si era sentita l’esigenza di regolamentare
9 GUIDA GENERALE DEGLI ARCHIVI DI STATO, 1983, p.
17 ASG Uffizio dei Fossi1. Alla supplica del 29 maggio 1765 dei
382.
10 Regolamento da osservarsi dai componenti il Magistrato dei
Fossi e Coltivazioni di Grosseto per la direzione degli affari eco nomici della Pro. Inf. dello Stato di Siena, 1767 p. 5. I lavori
effettuati si possono seguire confrontando la la Pianta dimo strativa del piano della fabbrica nello stato in cui si ritrovava
prima che fosse ridotta ad uso di residenza dei ministri
dell’Uffizio dei Fossi di Grosseto e nella quale anche fin dalla
sua creazione gli uffiziali dell’antico Uffizio dei Fossi si aduna vano, ASG Uffizio dei Fossi 17, c. 268 e la Pianta dimostrativa
dell’Uffizio Fossi di Grosseto (1784), ASG Uffizio dei Fossi 17, c.
205 bis.
11 ASG Uffizio dei Fossi 17, c. 267.
12 ASG Uffizio dei Fossi 17, c. 269.
13 ASG Uffizio dei Fossi 17, cc. 247-258.
14 per l’ubicazione del Casone si rimanda alla Pianta dei lavori
nuovi fatti fuori e dentro della Porta Nuova di Grosseto l’anno
1755 edita PESCATORI CIAPPI, 1989, p. 65.
15 ASG Questa situazione viene descritta in una lettera del
medico G. Antonio Pizzetti, 1771 maggio 18, ASG Uffizio dei
Fossi 83 cc. 338-39. Altre notizie sulle condizioni igieniche della
città si trovano ad esempio in ASG Comune Preunitario 11, c. 81.
16 ASG Uffizio dei Fossi 1, cc. 20-21.
direttori dei tre istituti Pietro Leopoldo ripose con il rescritto
del 20 luglio 1765 da dove si apprende anche che il progetto del
nuovo cimitero era stato affidato a Leonardo Ximenes (c. 9v.) I
lavori al cimitero sono attestati da note di spese (c. 11) e da una
pianta (c. 18). Una lettera di Giovanni Boldrini informa che già
durante la costruzione il nuovo camposanto necessitava di
modifiche (c. 10). Si veda ancheSALVESTRINI (a cura di), III,
p. 93 e ZANCHI ALBERTI, 1932 p. 47.
18 ASG Uffizio Fossi 38, cc. 402-12. A c. 409 si trova la Pianta
della nuova stanza in aumento della sagrestia della cattedrale
presso il veccchio camposanto (1796). I lavori al camposanto
provocarono conseguenze sulla salute pubblica per l’accumulo
dei resti dei cadaveri fuori Porta Vecchia ASG Comune Preuni tario 22, c. 17. Si ricorda che nel 1798 nella cattedrale vennero
costruite nuove stanze ad uso di guardaroba, sala di udienza e
di archivio, ASG Uffizio Fossi 465, c. 92.
19 la relazione del 1761 di Orazio Tolomei (pubblicata da BARSANTI, 1987 p. 48) ci informa dell’esistenza sulla piazza di un
macello, una deliberazione comunale del 1792 novembre 22 di
una pizzicheria sotto il Palazzo dei Priori (ASG Comune Preu nitario 14 snc.).
20 ASG Comune Preunitario 14, s.n.c. Nella deliberazione del
1792 novembre 22 si prevedeva che la zona del mercato dovesse circoscriversi con cartelli da apporsi alli sbocchi delle strade
che mettono capo in detta piazza.
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l’istituzione di un mercato mensile e di una fiera
annuale per la vendita di prodotti agricoli e di
bestiame21. Si tentava così di sottrarre i commerci
al monopolio dei mercanti genovesi e napoletani
che fin dagli anni venti del ‘700, secondo quanto ci
risulta, avevano aperte in città le loro botteghe
contro l’antico stile... Detti forestieri tengono aper te le botteghe al più sei mesi all’anno in circa, poi le
chiudono, vanno alle patrie, all’aria buona e resta
il peso all’oratori di tener provveduta la città nelli
tempi estivi, quando le provviste sono più difficili e
l’aria più nociva e perché non è giusto che li fore stieri lucrino solo l’inverno e ne abbandonino
l’estate come dice detto statuto22.
Attorno al centro in direzione est e nord est si
estendeva il settore urbano più densamente abitato. Non conosciamo i confini precisi di questa fascia,
ma possiamo presumere che comprendesse le strade attraversate dal passaggio delle processioni
sacre intorno Piazza Grande e Via Colonnella 23,
dove si trovavano quattro chiese, due piazze, Piazza
dell’Erba e Piazza dei due Pozzi con una cisterna e
limitati spazi coltivabili. Per quanto riguarda invece la consistenza e la struttura delle abitazioni possediamo fonti numerose tutte concordi nel definire
la casa tipo grossetana come uno stabile che si sviluppava in estensione anziché in altezza. Possedeva
al massimo tre piani, era priva di cantine e dotata in
alcuni casi anche di fogne private.
Della consistenza delle abitazioni ci informa
soprattutto la Relazione sulla città e territorio di
Grosseto redatta dal giudice Orazio Tolomei nel
1761 dalla quale risulta su un totale di 242 case, 8
disabitate, 1 diruta, 3 derelitte. Il dato più significativo riguarda la costruzione di una sola dimora
nel giro di venti anni in tutta la città24.
La periferia dovette essere più frequentata e
meglio sfruttata a partire dal 1755 quando venne
aperta, su richiesta dei cittadini, l’antica Porta
San Pietro, detta anche Porta Murata ed infine
Porta Nova. La zona era destinata ad uso agricolo
e dunque caratterizzata da una forte presenza di
granai, magazzini e fienili. Circondata da campi
incolti e vigne abbandonate era quasi disabitata,
nonostante la posizione privilegiata, elevata e
salubre 25. La Via del Gioco del Cacio, ancora a
sterro nel 178926, necessitava di continua manutenzione a carico anche della magistratura
dell’Abbondanza di Firenze27 proprio per il suo utilizzo quasi prettamente agrario.
La destinazione periferica di questa fascia è
antica quanto il complesso conventuale di San
Francesco che, pochi anni prima della soppressione nel 1789, era costituito da ventitre stanze, un
orto, stalle, cortile e cisterna28. La cisterna della
Bufala situata nel primo chiostro, pubblica fin dal
momento della sua costruzione nel 1590, non cessò
di essere utilizzata da tutta la comunità29.
Accanto al convento francescano continuò ad
esistere lo Spedale dove si trovava un’altra cisterna detta delle Corna. L’istituto divenne autonomo
rispetto a Santa Maria della Scala di Siena nel
1771 ed affidato all’Uffizio dei Fossi. Si ingrandì
collegandosi, attraverso un corridoio coperto, con
il soppresso convento delle Monache di Santa
Chiara30, destinato ad ospitare gli alloggi del personale addetto alla cura dei malati. I grandi rifacimenti dello Spedale avvennero comunque nel 1787
quando, in virtù dell’aumento della popolazione31,
fu in grado di ospitare almeno cento letti. Dieci
21 ASG Uffizio Fossi 18 cc. 377-79, c. 385.
22 ASG Comune Preunitario Memorie Mdal 1708 al 1784, 377 c.
strade urbane ed esterne, cisterne, fondi, gavine, ponti ed
ogn’altro esistenti nel territorio della Comunità di Grosseto,
tratto il mese di mese di marzo 1789, c. 1.
27 ASG Uffizio Fossi 3, c. 177.
28 ASG Comune di Grosseto Preunitario 117. Dimostrazione
delli stabbili che stati denunziati ed esistenti nella nuova
Comunità di Grosseto come pure di quelli stati denunziati di
minor valore di ciò che sono in effetto rilevando il loro importa re 1785, cc. 400-406. Del Convento di San Francesco abbiamo
una immagine risalente al 1723, ASS Conventi 491. Cabreo di
S. Francesco, prospetto anteriore della Chiesa di S. Francesco,
c. 5.
29 ASG Uffizio Fossi 83. Relazione sullo stato delle cisterne visi tate dal conte Alfonso Ariosti, cc.350-356.
30 alla vecchia fabbrica venne aggiunto anche il casamento
detto la Grancia ASG Uffizio Fossi 508, c.107. Nel convento
delle Monache nel 1793 si trovavano anche quattro quartieri ed
un magazzino di proprietà dello Spedale, ASG Uffizio Fossi 26,
c. 23.
31 ASG Uffizio dei Fossi 18, c. 75-78. Per la storia dello Spedale si rimanda a ZUCCAGNI ORLANDINI, 1832, tav. XVIII;
IMBERCIADORI, 1953, p. 30; CIGNOZZI 1925; CELATA,
1987 pp. 163-170; DIANA, p. 122. Per le vicende edilizie dal
1782 al 1787 si veda dal anche ASG Uffizio Fossi 237 c. 227, c.
270; 244 c.219, 17 c. 424, c. 824, cc. 808-809, cc. 849-50, cc. 85253; 36 c. 33.
30. Secondo la testimonianza di Pietro Leopoldo nel 1787 a Grosseto vi erano poche botteghe di pannine e vittuali, tutte in mano
dei genovesi che fidano e poi con gran’usura si fanno pagare e
rovinano la gente, facendo anche cosi dell’imprestiti di denari a
chi vuol fare delle semente, SALVESTRINI III, 1974, p. 526.
23 ASG Comune Preunitario 40 c. 40, 1819 giugno 6: La proces sione attraversava Piazza Grande, via del Ghetto, via Cittadi na, via del Palazzone, via Ferdinanda, traversando Piazza San
Leonardo, via dello Spedale, via dell’Amore, tutto il tratto che
passando la chiesa dei Bigi imbocca via Colonnella fino a Piaz za del Duomo.
24 si veda BARSANTI 1987, pp. 37-53 ed in particolare p. 42.
Assai illuminanti sulla struttura delle case grossetane sono
documenti conservati ASSPatrimonio Resti 2565, Cabreo della
Misericordia c. 36, c. 38 e Conventi 491, Cabreo di San France sco cc. 17-25.
25 per la petizione dei cittadini articolata in 12 punti si veda ASG
Comune Preunitario Memorie M, 377, cc. 243-245. Dal documento sembra che i cittadini preferissero l’apertura della Porta Nova
al restauro di Porta Vecchia poiché era spesso allagata dalle
piene dell’Ombrone e dalle frequenti piogge, soggetta a forti
venti e al passaggio di due fogne con conseguente pericolo per la
salute pubblica. Si veda anche PESCATORI CIAPPI, 1989, p. 51.
26 ASG Genio Civile, 199. Campione o sia descrizione di tutte le
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anni dopo venne anche dotato di una spezieria32.
Procedendo in direzione sud, all’incrocio di via
dello Spedale con via della Fortezza, si incontrava
lo Spedaletto delle Donne 33 in funzione fino al
1771, poi unificato con quello della Misericordia.
L’organizzazione dell’assistenza prevedeva
anche un ricovero per poveri viandanti: la quarconia, un edificio di forma ovale, come risulta dalla
pianta del Warren, ubicato presso il bastione del
Mulino a Vento, nel luogo dove sorge l’attuale Teatro degli Industri. Si possono seguire le vicende
della quarconia a partire dagli anni tra il 1690 e il
1701 quando venne edificata, fino al 1751 quando
venne soppressa34.
Nelle vicinanze del baluardo delle Monache in
via di Pantaneto l’aggregato edilizio sembrava consistere soprattutto in annessi agricoli divenuti tali
dopo essere serviti come abitazioni. Questo cambiamento di destinazione d’uso, ricostruibile grazie al
Cabreo di San Francesco del 1723 35, era probabilmente il riflesso di un periodo di contrazione o stasi
demografica di cui si ha indizio dalla fine del ‘600.
Intorno alla seconda metà del ‘700 si verificò una
inversione di tendenza grazie alla bonifica ximeniana che alimentò forse anche un movimento migratorio36. Un abbondante flusso di avventizi, attirati
da prospettive economiche, che d’inverno soggiornavano dentro le mura e d’estate ripartivano per
non contrarre la malaria, provocò inevitabili ripercussioni sul tessuto della città. La crescente domanda di abitazioni determinò una crisi degli alloggi a
cui si pose rimedio riutilizzando alcuni fabbricati in
funzioni diverse da quelle originarie. A tale proposito è assai significativa la vicenda di due edifici militari nei pressi di Porta Nova: il “Casone” e il “Casonicino”. Le due caserme, in luogo appartato e poco
frequentato, ma dotato di un’ottima cisterna, nel
1784 vennero destinate a dimora dei lavoranti della
campagna. In mancanza di altri luoghi convenienti
il Casone in un primo momento sarebbe dovuto
divenire una locanda per i forestieri37. Nello stabile
rimasto invenduto invece le sedici stanze abitabili
vennero divise in sette appartamenti ed affittate ad
altrettante famiglie38. Sette famiglie di buoni lavo ranti di campagna e che abitano tutto l’anno in
detta fabbrica, le braccia dei quali son troppo utili ai
faccendieri della Maremma, sarebbero nel duro caso
di non trovar casa ove abitare e di dover perciò
lasciare in un totale abbandono quella città, perché
oltre l’essere in parte cresciuta la popolazione nella
medesima per i provvidi regolamenti di Altezza
Vostra Reale, si è aumentata la coltivazione della
campagna e molte case di Grosseto son ridotte ad
uso di magazzini da grano per quei faccendieri,
motivo per cui son venute a mancare le abitazioni39.
Anche l’altro quartiere detto il “Casoncino” di
fronte al Casone, bruciato e del tutto rovinato, nel
1784 fu richiesto dalla comunità per divenire un
magazzino di grano e biade e abitazione per como do delle famiglie fiorentine che vengono a stabilir si nella città40.
La città dunque si ingrandì senza la riprogettazione dell’ambiente, ma con l’espansione dei nuclei
abitativi in luoghi fin ad allora rimasti inutilizzati.
Un filo conduttore sembra legare la storia di
Grosseto per tutto il periodo preso in esame: la
mancanza di costruzioni ex novo che provocò l’adattamento di quelle vecchie per le mutate esigenze.
La trasformazione di Grosseto dal 1767 al 1787
avvenne attraverso l’adattamento, la risistemazione, il restauro, il riattamento delle strutture preesistenti senza la metamorfosi del tessuto edilizio.
Solo intorno al 1790 si rinnovò l’interesse verso
aspetti legati all’arredo urbano e all’immagine
della città, forse riflesso di un lieve miglioramento
delle condizioni ambientali dovuto al progresso
della bonifica. In tal senso infatti si possono interpretare i documenti relativi alla delimitazione
della Piazza Grande con colonnini e catene41 e ai
sempre più frequenti interventi di manutenzione
delle strade interne. Non solo si lastricò via Colonnella con materiale proveniente dalla cava delle
Bucacce42, ma anche le strade secondarie della
città da Porta Vecchia a Porta Porta Nova43.
La città tentò di darsi un aspetto nuovo, più
dignitoso e più razionale valorizzando i suoi anti-
32 per la spezieria ASG Uffizio Fossi 21 cc. 16-17; 515 cc. 496-97
con la pianta del pian terreno del Regio Spedale.
33 era un ospedale laicale. Nel 1753 conteneva 5 letti, nel 1771
cessò le sue funzioni si veda CIGNOZZI, 1925, p. 18 e p. 23.
3 4 ASG Comune Preunitario 906 c. ; 220 s.n.c. supplica di
Michele del Re al granduca datata 1795 marzo 24; BOLDRINI
1760, p. 176; ADEMOLLO, 1894 p. 122; SCOTTI PORCELLI
1971, p. 92; GIGNOZZI, 1925 p. 18. Una quarconia esisteva
anche a Siena dal 1698 con lo scopo di assistere i poveri fanciulli mendicanti insegnando loro un mestiere, MENGOZZI,
1913, VI p. 91. Per la definizione del termine quarconia si veda
BATTAGLIA, XV, 1991, p. 76.
35 ASS Conventi 491. Cabreo di San Francesco. Cabreo ovvero
descrizione e piante delli beni ed effetti spettanti al Convento dei
P.P. Minori Conventuali di S. Francesco nella città di Grosseto,
1753 25 giugno, cc. 7-8.
36 nel 1700 e nel 1749 si registrano soltanto 700 e 648 abitanti
contro i 1340 del 1640, si veda BALDUCCI, 1958-59, p. 140;
ROMBAI, 1986, p. 12.
37 ASG Uffizio Fossi 17, c. 202.
38 ASG Uffizio Fossi 17, cc. 190-191.
39 ASG Uffizio Fossi 17, c. 165.
40 ASG Comune di Grosseto Preunitario, 12 c. 73. Nel 1787 il
fabbricato del Casoncino venne acquistato dai frati della S.S.
Annunziata di Firenze ASG Uffizio Fossi 18 c. 42.
41 i colonnini fiancheggiavano il Duomo e il Palazzo del Vicario
Regio delimitando la zona per il passaggio dei veicoli, ASG
Comune di Grosseto Preunitario, 21 c. 30.
42 ASG Comune di Grosseto Preunitario, 16, c. 60; Uffizio Fossi
258, c. 315; 259, c. 36, c. 164, c. 53; 260 cc. 296-98; 261 c. 36.
43 a Porta Nuova venne risistemato il portico ed aggiunta una
catena in luogo che non dia accesso ad un cavallo e nulla più, ASG
Comune di Grosseto Preunitario, 18, c. 6; Uffizio Fossi 252, c. 470.
104
GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE
chi edifici che comunque non avevano mai cessato
di essere teatro di una certa vitalità sociale. A
Grosseto nel 1770 sono documentati ben sei caffè,
osterie ed altri locali pubblici, dove soprattutto
durante il carnevale si tenevano anche rappresentazioni teatrali44, che contraddicono l’immagine di
una città desolata ed abbandonata a se stessa.
È innegabile che prima di risollevare le sorti
della Maremma il governo lorenese dovette impiegare forze e capitali enormi. Pietro Leopoldo aveva
dedicato al recupero del territorio molti dei suoi
programmi e vi aveva impegnato i migliori dei suoi
collaboratori, ma è altrettanto vero che il dato geografico sfavorevole non aveva impedito lo svolgersi delle più comuni attività come in qualsiasi altro
luogo e secondo le stesse regole civili e sociali.
(Maria Serena Fommei)
XIX secolo
Dal 1790, anno in cui Pietro Leopoldo lasciò il
granducato di Toscana nelle mani del figlio Ferdinando III, le condizioni della Maremma erano lievemente migliorate, anche se il nuovo granduca,
preoccupato per la situazione politica internazionale, non si era impegnato a perseguire un programma organico riguardo al territorio, soprattutto nel primo decennio del suo governo45.
Agli inzi dell’800 la pianura grossetana si trovò
ancora in una situazione critica anche per le alterne
vicende politiche e militari di tutta la Toscana46.
Con l’occupazione francese, Grosseto subì
momenti di grande tensione e durante il Regno
d’Etruria (1801-1807) i problemi urbanistici non
furono certo i più pressanti.
La documentazione conferma tale supposizione
non registrando nessun intervento di carattere
straordinario sull’assetto urbano se non restauri ad
edifici pubblici di vitale importanza per la nuova
amministrazione, come il Palazzo Pretorio e le carceri47, oppure ristrutturazioni dovute a situazioni
di emergenza, come all’incendio della sede dell’Uffizio dei Fossi48 . Pur non venendo completamente
trascurati perché sollecitati in alcuni casi dalle
44 Uffizio Fossi 83 c. 4, c. 145; 258 c. 315; ASG Comune di Gros -
seto Preunitario 220, snc.; PIZZETTI 1928-29, p. 46.
45 CIUFFOLLETTI 1987, p. 16; ROMBAI 1987 p. 26.
46 POLLINI 1928-29, pp. 58-111.
47 ASG Uffizio dei Fossi 121 cc. 153-54, 190-91 per l’anno 1803.
Si veda inoltre 220, c. 39 per l’anno 1816; 176 c. 123 per l’anno
1822; 184 c. 53 per l’anno 1825.
48 ASG Uffizio dei Fossi 271, c. 100.
49 ASG Uffizio dei Fossi 50, c. 208; 133 c. 81, c. 120; Comune di
Grosseto Preunitario 32, c. 43ss.
50 nel 1808 il trattato di Fontainebleau stabilì l’annessione
all’Impero della Toscana. Nel 1809 la Toscana fu eretta a granducato per Elisa Baciocchi e divisa in tre Dipartimenti: Arno,
Mediterraneo ed Ombrone. Il Dipartimento d’Ombrone fu divi-
lamentele dei cittadini, anche i lavori di manutenzione delle strade interne non furono frequenti
come per il periodo successivo e, a quanto ci risulta,
si verificarono solo negli anni 1803, 1805 e 180749.
Il governo francese si impegnò su altri fronti,
soprattutto in campo fiscale censendo tutti i beni
immobili dei cittadini con una operazione iniziata nel
1801 e terminata con l’estimo del 1803. L’Estimo
della Comunità di Grosseto è una fonte di particolare
rilevanza per il grado di attendibilità con il quale ci
consegna la ripartizione della proprietà e dell’occupazione del suolo nella città durante il Regno d’Etruria, in un periodo così travagliato ed incerto.
Le fonti relative all’età napoleonica, quando
Grosseto divenne una Sottoprefettura del Dipartimento d’Ombrone50 tornando ad unire le sue sorti
con quelle di Siena, segnalano il primo intervento
importante per la città: l’inizio della costruzione del
Teatro nel 181351. La realizzazione di un edificio da
destinare stabilmente alle rappresentazioni teatrali è forse legato, oltre che all’evoluzione del costume
ed a migliori condizioni di vita, anche ad un certo
aumento demografico. Secondo una statistica compilata nel 1811, sappiamo infatti che la popolazione
aveva raggiunto i 1658 abitanti52, un numero destinato ad aumentare nonostante che i disagi ambientali e le calamità naturali continuassero a caratterizzare la storia maremmana53. Sono numerose le
inchieste di tipo statistico riferiribili a questo periodo, poiché si configuravano come preciso strumento
di controllo da parte del governo francese. Queste
fonti, benché la loro attendibilità sia stata a lungo
discussa, offrono attraverso una lettura critica dei
dati, una grande varietà di informazioni che potrebbe fornire spunti preziosi per la ricostruzione del
quadro demografico ed economico del territorio54.
Dopo la Restaurazione con il ritorno di Ferdinando III ebbe inizio, tramite un disegno veramente innovativo, la riorganizzazione dei sistemi
tributari su basi patrimoniali che portò all’abolizione degli ultimi privilegi nobiliari ed ecclesiastici. Con la realizzazione del catasto geometrico particellare ferdinandeo leopoldino si ha la fonte privilegiata per lo studio di Grosseto e l’immagine
completa e dettagliata della realtà urbana.
so in Prefettura di Siena, Sottoprefettura di Montepulciano e di
Grosseto, D’ERCOLE, 1925 pp. 91-141; CATONI, 1971; BARSANTI, 1980 pp.169-70.
51 ASG Comune di Grosseto Preunitario 35 snc. Delibera 1813
aprile 15. Si veda anche SCOTTI PORCELLI 1971, p. 92;
TOTTI, 1973 pp. 67-124; GARBERO ZORZI, ZANGHERI, 1991
pp. 39-56.
52 ASG Sottoprefettura di Grosseto 63, c. 115.
53 Il 17 ottobre 1813 il fiume Ombrone inondava le campagne e
la cittadina di Grosseto... Le frequenti scariche elettriche che
accompagnavano le piogge torrenziali, tolsero la vita a parecchie
persone, aumentando il numero dei cadaveri unumani che si tro vavano sparsi per la campagna. M. D’ERCOLE 1925 p. 134.
54 si segnala ASG Sottoprefettura di Grosseto, soprattutto 61-65.
Elena Vellati, Maria Serena Fommei
Attraverso l’indagine comparativa tra i documenti cartografici più significativi, la pianta del
Warren del 1749 e la mappa catastale del 1823,
emerge la relativa cristallizazione dell’impianto
urbano consolidatasi nell’arco di circa mezzo secolo.
Si osservano gli scarsi cambiamenti subiti, la struttura degli isolati appare la stessa, non muta l’andamento delle vie, Porta Vecchia e Porta Nova continuano a costituire gli unici accessi all’area dentro le
mura e Via Colonnella il cardine principale. Le differenze che si possono notare, pur riguardando nuove
costruzioni di magazzini e case quasi integralmente
nella fascia periferica, sono di relativa entità.
La mappa catastale del 1823, con l’indicazione
precisa delle differenti particelle patrimoniali
riduce i margini delle supposizioni. Permette di
quantificare l’esatta estensione delle tre fasce
urbane già distinte per il periodo settecentesco
studiandone i rapporti, di individuare la divisione
della proprietà e i più facoltosi cittadini.
La tripartizione dello spazio intra moenia tratteggiata per il Settecento non solo continua a sussistere, ma è anche più evidente. Riportando graficamente la destinazione d’uso delle particelle catastali descritta nelle Tavole Indicative dei Proprie tari e delle proprietà respettive sulla relativa
mappa è stato possibile “vedere” in concreto l’ubicazione delle aree di maggior popolamento distinte
da quelle sfruttate per scopi agrari ed economici.
La zona centrale di Piazza Grande, contraddistinta dalla presenza del complesso degli edifici
amministrativi e giudiziari, è interessata ad una
dilatazione occupando anche il tratto meridionale
di via Colonnella fino all’altezza della Chiesa di San
Pietro. Questa area era considerata fino al Settecento appartata e isolata soprattutto nella parte
intorno a Porta Nova dove si trovava il “Casone”
detto adesso degli Sbirri che, dopo accurati restauri, era stato rioccupato dai soldati 55. Negli anni
venti dell’Ottocento questo settore della città divenne zona piuttosto vantaggiosa come ci informa un
documento del 182156. In via Colonnella all’incrocio
con via di San Pietro era ubicato l’Uffizio dei Fossi
in uno stabile su tre piani secondo l’Estimo del
180357 e una relazione del 182158. Nel 1823 l’Uffizio
dei Fossi cambiò sede poiché nello stesso stabile la
pianta catastale colloca il Commissariato59. Al 1821
55 ASG Uffizio dei Fossi 176 c. 220.
56 ASG Uffizio dei Fossi 339, c. 396
57 ASG Estimo della Comunità di Grosseto, 545, c. 171; 481, c.
139.
58 ASG Uffizio dei Fossi 339 c. 396.
59 A c. 83 Uffizio dei Fossi 619 si trova la Riduzione del piano
delle soffitte nella casa destinata per nuova abitazione del Com missariato di Grosseto.
60 ASG Uffizio dei Fossi 339, cc. 395-409. Palazzo Moschini di
proprietà del senese dottor Giulio Moschini, poi dei fratelli
Pozzi, aveva 13 stanze a pian terreno, al primo piano 23, 25 a
105
Tav. 51: destinazione d’ uso delle particelle nel catasto
del 1823.
risale il progetto della risistemazione dell’ampio
Palazzo Moschini 60, l’attuale Archivio di Stato di
Grosseto, per accogliere il Tribunale della Regia
Ruota Criminale e Civile del quale possediamo
anche la pianta che lo raffigura tra la piazzetta
dell’Uffizio dei Fossi (Piazza Ettore Socci) e la via
della Gavina di San Pietro (via Bertani).
Nell’area intorno al Duomo i problemi di carattere sanitario vennero definitivamente superati ed
il precedente cimitero divenne un grande orto
adiacente alla sacrestia.
Intorno a Piazza Grande, dove continuava ad
esistere la cisterna pubblica, lungo il lato ovest del
portico si concentrava il maggior numero di botteghe, disposte l’una accanto all’altra e di dimensioni ridotte. Sotto le logge i bottegai disponevano i
loro banchi con ingombro al passaggio pubblico e vi
appendevano anche la merce in vendita61.
I negozi insieme a quelli situati in via del Ghetto, via Cittadina62, via delle Prigioni e via Colonnella fino all’incrocio con via San Michele, non superavano la trentina occupando appena lo 0.73% di tutta
la superficie. L’esiguo numero delle attività artigianali e commerciali conferma la debolezza e l’arretratezza della struttura produttiva della città
dall’antica e prevalente vocazione agricola.
La fascia abitata, oltre a comprendere gli isolati dove esistevano le botteghe, era costituita da
una zona residenziale per eccellenza senza negozi
o annessi agricoli che andava grosso modo da Piazza dell’Erba a via dell’Amore, da via dell’Ospizio a
Piazza dei due Pozzi.
tetto, Estimo della Comunità di Grosseto 545, c. 244. I lavori al
Palazzo risultano in fase di ultimazione nel 31 dicembre 1822
Uffizio dei Fossi339, c. 511. Nel 1823 il palazzo di proprietà dei
Pozzi ha la particella n. 291.
61 sotto le logge i bottegai tenevano appesi i salami e gettavano
in terra le acque utilizzate per farli rinvenire ASG Comune di
Grosseto Preunitario 36, c. 32.
62 gli abitanti di Grosseto che avevano le botteghe in prossimità di Porta Vecchia si lamentavano per le esalazioni provocate dalla vicina della fogna cittadina ASG Comune di Grosse to Preunitario 36 c. 64.
106
GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE
La presenza degli annessi agricoli, che caratterizza comunque quasi tutto il tessuto urbano, è
esclusiva in Via Pantaneto mentre si intensifica in
via San Leonardo, via della Magona, via San Michele, Chiasso delle Mucche. In queste vie la casa assume una tipologia ben definita attraverso l’unione di
vari elementi: cortile, magazzino, stalla e orto63.
Nonostante questa diversa utilizzazione degli
spazi, la consistente documentazione archivistica
evidenzia una cura, particolare, indifferenziata e
soprattutto costante dal 1815 al 1823, per la
manutenzione e per il rifacimento delle strade sia
delle zone centrali che periferiche 64. Non meno
importante risulta l’attenzione dimostrata nel
risarcimento e nel necessario ripulimento delle
fogne e delle gavine cittadine il cui percorso è ricostruibile grazie ad una dettagliata pianta65.
All’interno di alcuni isolati la mappa catastale
permette di discernere delle costanti nella dimensione delle particelle, l’estensione minima si registra in via del Palazzone66, in via Colonnella e lungo
Piazza Grande dove è evidente il frazionamento
della proprietà, mentre l’estensione massima è
riscontrabile ad esempio in via delle Monache67.
Le case raggiungevano all’incirca il 20% della
superficie. All’interno dell’aggregato edilizio erano
presenti spazi coltivati ad orto riscontrabili anche
tra i bastioni delle Monache, San Michele e Oriolo,
mentre vasti pascoli si estendevano da Porta Nova
al Bastione della Fortezza fino a Porta Vecchia.
In questa zona periferica il complesso conventuale di San Francesco era separato dal resto della
città da zone verdi che lo circondavano quasi per
intero. Nel 1824 divenne oggetto di lavori di manutenzione soprattutto nel chiostro per la presenza
della pubblica cisterna della Bufala68.
Il Regio Spedale venne completato con la costruzione di un un laboratorio annesso alla farmacia69.
Appare ancora delimitato da orti e da magazzini
il Regio Teatro degli Industri inaugurato nel 1819
con 36 palchi ed una capienza di circa 500 persone70.
Le grandi aree destinaste ad uso agricolo che
rappresentavano più del 70% dello spazio delimita-
to dalle mura verranno occupate soltanto intorno
alla metà del secolo quando la crescita demografica
porterà ad una inevitabile espansione edilizia. Dal
1828 al 1837 la popolazione aumentò notevolmente
sia nel periodo invernale che in quello estivo durante il quale l’estatura rendeva quasi disabitata la
città. Nel 1825 d’inverno si trovavano a Grosseto
1939 persone contro le 386 del periodo estivo, fino
ad arrivare nel 1837 a 2947 abitanti d’inverno e
1103 d’estate71. Questo aumento regolare e costante della popolazione fu la risposta alla immensa
impresa iniziata e voluta da Leopoldo II nel 1828: la
bonifica integrale del territorio. Già in questo
decennio, che era stato poi il periodo di massima
intensità dei lavori, erano emersi gli aspetti positivi
della grandiosa opera di bonificamento. Dopo solo
otto anni dalle statistiche appare il nuovo corso
della storia cittadina: la città di Grosseto che gene ralmente era spopolata nell’estate per l’emigrazione
è divenuto soggiorno meno funesto agli abitanti. Nel
1836 quasi 1200 persone vi rimasero tutto l’anno
mentre prima il numero raramente eccedeva il 300 o
400. I morti erano circa a 40 la maggior parte dei
quali erano bambini. Trovasi un’opinione univver sale che il carattere pestifero delle paludi era stato
grandemente modificato e nel corso di tre o quattro
anni quasi la metà delle terre paludose erano state
assoggettate e preparate alla coltivazione parte per
prosciugarle, quando la loro posizione era elevata,
parte col colmarle quando la loro situazione era
bassa. Così una grande estensione di terreno era
stata bonificata e una popolazione si va spargendo
in un paese altra volta condannato all’abbandono72.
Nonostante le note celebrative questa testimonianza non si allontana dalla verità. Dalla metà dell’800
Grosseto infatti sarà protagonista di un radicale
sviluppo e trasformazione urbanistica73 che altereranno in maniera irreversibile quelle antiche strutture che ancora appaiono chiarissime nella mappa
catastale del 1823. Lo studio di questo importantissimo strumento dovrebbe dunque essere alla base
di qualsiasi indagine di tipo storico archeologico o di
qualsiasi intervento di tipo conservativo.
(Elena Vellati)
63 segnaliamo la proprietà Stefanopoli posta in via del Cacio
davanti al Regio Teatro composta da una casa (particella n.
336) da un sodo (n. 337), orto (n. 338), stalla (340) e corte (341).
Si veda anche la casa con stalla corte e orto di fronte allo Spedale (nn. 177-181).
64 segnaliamo alcuni degli interventi principali in ordine cronologico ASG Comune Preunitario 36, cc. 2-3, c. 24 per il 1815,
Uffizio dei Fossi 151 c. 4, c. 132, c. 362 per il 1816; 545 c. 197 per
il 1817; 158 c. 23 per il 1818; 158, c. 494; Comune Preunitario
40, c. 17 per il 1819; Uffizio dei Fossi 164 c. 180, c. 186, c. 214
per il 1821; 168 c. 120, c. 153 per il 1822; 397 cc. 160-176 179, c.
120, c. 553 per il 1824.
65 ASG Acque e Strade 1 c. 501 (1828). Si veda anche c. 497 ss.
66 si veda particella n. 490 e ss.
67 si veda la particella n. 230 e ss.
68 ASG Uffizio dei Fossi 179, c. 241. Per i possedimenti del Convento si veda Uffizio dei Fossi 184 cc. 85-88.
69 ASG Uffizio dei Fossi 158 c. 329; 549 c. 105. A c. 108 si trova la
pianta del locale datata 1818. Si veda anche cc. 133-34 e c. 151.
70 il teatro aveva una sala da ballo, una da biliardo e da tre
annesse, ASG Comune Postunitario 93, fasc. Teatri e rappre sentazioni.
71 questi dati sono stati ricavati da una tabella che ripartisce la
popolazione tra possidenti dimoranti nel luogo, impiegati, coloni, artisti e manifattori, negozianti e bottegai, operanti giornalieri ed inservienti. Stato della popolazione di Grosseto e suo
territorio negli anni e nelle epoche qui sotto descritte , ASG
Genio Civile 257, pacco 1.
72 ASG Genio Civile 193, c. 63.
73 si veda CORTI 1995 e FRANCHINA 1995.
Elena Vellati, Maria Serena Fommei
107
Tav. 52: Il palazzo dell’Uffizio dei Fossi (già palazzo dei Priori di Grosseto) nel 1784 (da ASG, Uffizio dei Fossi, 17, c.
205 bis).
Tav. 53: pianta del “Casone” in prossimità di Porta Nova (1784)(da ASG, Uffizio dei Fossi, 17, cc. 212-213).
108
GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE
A
B
C
D
E
F
G
H
I
L
M
N
Palazzo dei priori
Palazzo del Vicario
Casone
Casoncino
Cimitero
Ospedale
Fortezza e baluardo
Baluardo delle palle
Baluardo dell’Oriolo
Baluardo di San Michele
Baluardo delle monache
Baluardo di San Francesco
Tav. 54: le aree della città nel settecento (dis.or. E. Vellati).
Tav. 55: destinazione d’uso delle
particelle nel catasto del 1823
(dis.or. E. Vellati).
Elena Vellati, Maria Serena Fommei
A
B
D
E
F
G
H
I
L
N
O
P
Cattedrale
Palazzo P.V.
Tribunale della ruota civile e criminale
Curia vescovile
Teatro
Commisariato
S.Pietro
S.Francesco
Spedale della misericordia
San Leonardo
Edifici militari
Chiesa dei Bigi
Tav. 56: gli edifici specialistici nel caatsto del 1823 (dis.or. E. Vellati).
109
110
GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE
Tav. 57: il sistema fognario della città nel 1828 (da ASG, Acque e Strade, 1, c. 501).