Progetto per il venticinquesimo anniversario del primo intervento di

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Progetto per il venticinquesimo anniversario del primo intervento di
Progetto per il venticinquesimo anniversario del primo
intervento di Ernest Pignon-Ernest a Napoli
La pasqua secondo Ernest Pignon-Ernest
Dopo essermi imbattuto nel lavoro napoletano di Ernest Pignon-Ernest una domanda mi è nata
spontanea: dei disegni su carta incollati dall’artista sui muri del centro storico, opere tanto fragili
per natura quanto forti perché costruite sulla memoria collettiva della città, cosa poteva rimanere
dopo tanti anni nel ricordo delle persone?
Ho elaborato questo tema nella mia tesi di laurea ‘La “pasqua” secondo Ernest Pignon-Ernest: le
apparizioni napoletane tra 1988 e 1995’ intervistando un campione di abitanti del centro storico e
scoprendo con stupore quanto rimanesse vivo il ricordo di queste opere.
L'idea di girare un video sul ricordo nella memoria dei napoletani dei disegni che Pignon aveva
incollato sui muri della loro città parte da quella esperienza e dalla volontà di produrre un
documento in occasione dei venticinque anni dal primo intervento a Napoli dell’artista,
anniversario caduto durante la Settimana Santa di quest’anno (2013).
Il concetto fondamentale su cui abbiamo costruito il nostro lavoro è proprio quello di “pasqua”. Le
opere di Ernest Pignon-Ernest infatti, incollate durante la Settimana Santa del 1988, parlavano
della Pasqua (del rapporto vita-morte-rinascita rappresentato nella cultura cristiana con
l’iconografia della passione di Cristo) e ci è sembrato che loro stesse, nel loro percorso
esistenziale, potessero incarnare questo stesso concetto. Sono infatti vissute incollate sui muri,
nelle esperienze di chi le incontrò nei propri percorsi quotidiani, morte, scomparse fisicamente
sotto il peso del tempo nella loro fragilità, e infine risorte, almeno da quanto osservato e ascoltato
nei vicoli della Napoli odierna, nella memoria delle persone che ne avevano vissuto l'apparizione.
Il nostro obiettivo è stato dunque quello di documentare, venticinque anni dopo la loro
apparizione nei vicoli della città, cosa rimane oggi delle effimere figure di Pignon. Ricollegandoci a
Naples revisitée par Ernest Pignon-Ernest (film di L. Drummond e P. Chaput che riprendeva nel
1988 i primi incollaggi di Ernest nella città), durante i giorni della Pasqua napoletana, abbiamo
cercato di ritrovare il substrato culturale su cui e grazie a cui gli interventi artistici di Pignon
avevano funzionato, integrandosi nella città come delle apparizioni. Giocando sull’interpretazione
di Pasqua come rappresentazione culturale dell’insoluto rapporto tra vita e morte, abbiamo
cercato di scoprire se e che resurrezione i fantasmi di carta di Pignon hanno avuto nella memoria
delle persone che li avevano visti.
Abbiamo così scelto alcune immagini che Pignon-Ernest aveva incollato a partire dal 1988 e le
abbiamo proiettate, per quanto possibile, nelle stesse posizioni in cui gli abitanti del centro le
avevano scoperte svegliandosi la mattina durante quella settimana e negli anni successivi. In
particolare siamo riusciti a proiettare la sera del venerdì santo l’Agnello in via dei Tribunali, lo
Spiraglio in piazza San Domenico Maggiore e a Pasqua la Pietà sulla facciata del Gesù Nuovo, il
Pulcinella in via dei Tribunali (sotto la chiesa delle anime del purgatorio), e la donna col lenzuolo
sotto le Rampe San Giovanni Maggiore.
Facendo questo abbiamo operato come l’artista, di notte, proiettando sui muri della città dei
fantasmi di luce che potessero rievocare nelle persone incontrate i fantasmi di carta che Pignon
aveva incollato nella città. Allo stesso modo dei disegni originali, riattivando la memoria degli
intervistati con dei segni (le nostre proiezioni), abbiamo potuto constatare che quelle immagini,
come dei “sudari di carta” (così Michele Buonuomo le aveva chiamate in un suo articolo sul
Mattino) riportavano alla superficie del piperno i fantasmi racchiusi nei muri della città, fungendo
da segni evocatori di una memoria collettiva di cui oggi sono diventati parte persistendo nel
ricordo delle persone.
Il risultato è stato straordinario e abbiamo vissuto tre giorni che non dimenticheremo facilmente.
Se è vero che nella città rimangono solo due tracce fisiche, ormai delle ombre, dei sudari di Pignon
(in vico San Gaudioso: una Sant’Agata e un drappo - Veronica con dei seni, simbolo del suo
martirio), incontrando e parlando con i napoletani intervistati, ci siamo resi conto che le immagini
di Pignon sono scomparse solo da un punto di vista materiale e che vivono ora una nuova
esistenza nella memoria della gente.
Il video è stato pensato nella prospettiva di realizzare una grande festa, in cui l'anniversario e la
proiezione del nostro lavoro possa essere l'occasione di riunire le persone che vissero le
apparizioni dei disegni di Pignon e sollecitare i loro ricordi (attraverso testimonianze, fotografie,
filmati, ...), nell'ottica di una vera partecipazione popolare che rivivifichi il lavoro dell’artista
rispettando la sua natura profondamente relazionale. Questa “festa” potrebbe divenire anche
momento di trasmissione di memoria per le nuove generazioni che, conoscendo il lavoro di
Pignon, potrebbero riscoprire i fantasmi di cultura e di memoria che le sue figure facevano
riaffiorare sulla superficie dei muri della città.
L’opera nel lavoro di Pignon non è il disegno, ma lo spazio in cui esso si cala e di cui rende esplicito
l’implicito. Il soggetto, l’uomo. Pasquale Capano, napoletano che aveva fatto da Virgilio-Caronte a
Pignon nella città, dice giustamente che i suoi disegni erano già nei muri, e che ora, dopo esserne
usciti, vi sono rientrati. Le persone che ne vissero le apparizioni sono oggi i loro depositari.
Il lavoro è stato pensato e sviluppato in maniera collettiva da Luca Avanzini, Matteo Berardone,
Federico Cavalleri, Simone Rigamonti e Amandine Robinet, con l’aiuto di Camilla Colzani per
l’organizzazione della festa.
Luca Avanzini