nigeria: speranza cristiana nella sharia

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nigeria: speranza cristiana nella sharia
NIGERIA: SPERANZA CRISTIANA NELLA SHARIA
2014
Hope* oggi ha 3 anni. Il suo nome vuol dire speranza e vive in una
cittadina dello stato di Kano. Kano è uno degli stati che compone la
Nigeria dove vige la sharia, la legge islamica: essere cristiani qui è
molto difficile, le persone ti odiano e ti maltrattano per il solo fatto
che credi in Gesù. Un anno e mezzo fa, durante il periodo di Pasqua,
il papà e la mamma di Hope stavano camminando per la strada dopo
una cena con amici: “Due uomini su una moto si diressero verso di
noi. All’improvviso udii un rumore molto forte e mio marito cadde a
terra. Mi gettai su di lui, gridando il suo nome, ma lui non disse nulla.
Era già morto”, ci ha raccontato affranta Muplang, la mamma di Hope. Con un colpo di arma da fuoco questi
estremisti hanno reso Hope orfana di padre e condannato la mamma a un immenso dolore e a grandi prove
quotidiane. Sì, perché essere donna (e per di più cristiana) in questa parte della Nigeria significa dover
affrontare continue discriminazioni. “Ma sono ancora qui per la grazia di Dio. Lui è l’unico che sa perché è
accaduto tutto questo, Lui ci guarda e si prende cura di noi”, non esita ad affermare Muplang.
Purtroppo in Nigeria stanno accadendo molte cose brutte. E purtroppo sono sempre di più le vedove come
Muplang costrette a crescere i loro figli da sole in un contesto culturale ostile.
I collaboratori di Porte Aperte cercano di soccorrere queste vedove in tanti modi: curando i loro traumi,
pagando le tasse scolastiche dei figli, offrendo del micro-credito per piccole attività economiche che possano
renderle autosufficienti e molto altro.
Per noi si tratta di ridare loro speranza, affinché le piccole Hope possano rappresentare veramente la speranza
del loro paese.
“Io spero e prego che io non sia spinta a fare cose folli”. Queste sono le
parole di Muplang (30 anni, Muplang significa ‘Grazie Dio ’, il nome tribale
di Hope è Cha’amun), una vedova nello stato di Kano, Nigeria. Data la
situazione di Muplang, la sua apprensione è certamente giustificata. Lei è
sola e traumatizzata dopo aver assistito all’uccisione di suo marito. Dovrà
anche farsi carico da vedova di allevare la sua piccola Hope (che vuol dire
speranza), senza reddito fisso e in uno stato governato dalla sharia. Ma lei
non è sola.
“Ho spesso dei flashback del momento in cui ho visto mio marito riverso a
terra. Stavamo camminando per strada, dopo aver cenato con amici. Mio
marito ed io eravamo felici e grati a Dio di aver speso questo tempo
insieme. Due uomini su una moto si diressero verso di noi. All’improvviso
udii un rumore molto forte e mio marito cadde a terra. Mi gettai su di lui,
gridando il suo nome, ma lui non disse nulla. Era già morto”.
Muplang ha viaggiato molte ore con sua figlia per raccontarci la sua storia. Quando lei parla, la piccola Hope
chiede attenzioni ridendo, ma se non funziona comincia a piangere. Muplang la tranquillizza e continua il suo
racconto.
“Era Pasqua, l’8 aprile 2012, il giorno prima mi ero recata da mio marito. Lui lavorava in un altro villaggio e,
nonostante il lavoro, avevamo deciso di festeggiare la Pasqua insieme. Negli ultimi giorni c’erano stati già
disordini in quel villaggio. Quando arrivai, sentii delle grida e c’era gente che correva. Non sapevo cosa stesse
accadendo. Mi misi a pregare sperando di vedere mio marito. Lui arrivò e gli chiesi cosa stesse accadendo. Mi
rispose che non aveva mai visto niente di simile prima. Decidemmo di festeggiare comunque la Pasqua e,
anche se non vi era pace attorno a noi, avevamo fiducia che Dio sarebbe stato con noi”.
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NIGERIA: SPERANZA CRISTIANA NELLA SHARIA
2014
Pensavamo solo agli affari nostri
Quella Pasqua la vita di Muplang cambiò per sempre. Quando Muplang vide che suo marito era morto, non le
permisero di rimanere con lui. “In quel momento nessuno mi aiutò. Dovetti lasciarlo lì perché fui spinta via. La
vita è difficile. All’inizio la famiglia di mio marito mi ha aiutata, ma ora non si prendono più cura di me e della
bambina. Stavamo semplicemente badando agli affari nostri, camminando e parlando insieme! La persona con
cui ero abituata a condividere tutto se n’è andata, con un solo colpo d’arma da fuoco. La mia famiglia mi ha
aiutato, ma ora sono stata lasciata a me stessa. Non avrei mai pensato di sopravvivere”.
La storia di Muplang è una delle tante storie di vedove nigeriane cristiane negli stati governati dalla sharia, che
non solo affrontano l’arduo compito di mantenere da sole la famiglia, ma devono anche adattarsi a una cultura
in cui le donne affrontano molte restrizioni, specialmente le donne sole. Le cristiane come Muplang
teoricamente non dovrebbero essere soggette alla sharia, ma essa comunque crea una atmosfera di
intimidazione e tensione per loro che molto spesso sfocia nella violenza. Quando le si chiede come vede la sua
situazione, Muplang mostra un mix di rassegnazione, dolore ma anche speranza.
Marito delle vedove
“Affronto molte difficoltà pratiche. Lavoravo in una scuola elementare, ma il personale è in sciopero da
maggio, così da allora non lavoro. Ovviamente le mie finanze sono un problema e ho anche una bambina
piccola di cui prendermi cura. Se la mia bambina è malata, non so come fare a comprare le medicine. Ma sono
ancora qui per grazia di Dio. Lui è l’unico che sa perché è accaduto tutto questo, Lui ci guarda e si prende cura
di noi. In realtà il mio reale incoraggiamento è la Parola di Dio. Il fatto che la mia famiglia non sembra più
curarsi di me, rende la mia perdita ancora più dolorosa. Ma la Bibbia dice anche che Dio è il marito delle
vedove e il padre degli orfani. Voglio essere una buona madre per la mia Hope e non voglio fare pazzie per
risolvere i miei problemi. Prego Dio: “Per favore, vuoi intervenire, per favore dammi il coraggio per continuare
a vivere e a prendermi cura della mia piccola”.
La piccola Hope continua ad agitarsi e a piangere mentre parliamo con la sua mamma, finché Muplang la culla
tra le sue braccia. Lei si addormenta subito e comincia a russare. Avvolta in un lenzuolo caldo, per ora è al
sicura.
Sharia a Kano (Nigeria)
Sfide che Muplang può affrontare in futuro, a parte la tensione e la violenza che tutti i cristiani si trovano ad
affrontare regolarmente:
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Trovare una buona scuola per Hope. Ci sono scuole pubbliche musulmane. Le scuole cristiane sono
difficili da trovare perché molto spesso il governo non concede le autorizzazioni ai cristiani di avviare
delle scuole o semplicemente perché le scuole cristiane sono state distrutte.
Decidere se mandare sua figlia in una scuola pubblica e dover temere che lei sia obbligata a convertirsi
all’islam.
Mantenere segreta la fede della figlia per poterla iscrivere in una scuola pubblica.
Aiutare Hope a edificare una relazione con Dio per metterla in grado di resistere alle pressioni nello
studio dell’arabo e dell’islam a scuola.
Dover avere a che fare con gli Hisba, sostenitori della sharia, che spesso molestano le donne cristiane e
le ragazze per far loro rispettare l’abbigliamento islamico. Gli Hisba cercano anche di spingere le
vedove e le single a sposare uomini musulmani.
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