Mangakugan Light n°2
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Mangakugan Light n°2
[Editoriale] Mangakugan Light n°2 Data di pubblicazione: 16 settembre 2012 Rivista fondata da Elena Toma e Thomas Lucking Copyright © Elena Toma 2012 I diritti delle opere contenute in questa rivista appartengono agli autori delle stesse. Qualsiasi utilizzo anche parziale di tali opere è da considerarsi vietato senza l’autorizzazione degli autori. L’angolo dei Boss! Il secondo numero di Mangakugan Light arriva un po’ in anticipo rispetto al previsto: avevamo annunciato che questa nostra nuova rivista appendice sarebbe uscita ogni due numeri di Mangakugan “normale”... ma ci siamo resi conto che, se avessimo aspettato la data che ci eravamo prefissati, forse vi sareste dimenticati dei capitoli delle novel già usciti finora. Una light novel è decisamente più pesantuccia di un manga, quindi per questo più difficile da tenere a mente! Speriamo, quindi, che questo nostro “anticipo” sia di vostro gradimento! Gli autori si sono impegnati tutti come sempre, speriamo che il loro lavoro contribuisca a farvi appassionare a questo particolare genere di opera ancora sottovalutato in Italia! Non ci dilunghiamo oltre, dunque vi salutiamo augurandovi, come sempre, buona lettura! La Supreme Boss e il Vice Boss www.mangakugan.it Contattateci a [email protected] Visitate il nostro forum http://mangakugan.forumfree.it/ Seguiteci anche su Facebook http://www.facebook.com/Mangakugan e su Twitter http://twitter.com/Mangakugan 2 3 [Indice] Risultati dei sondaggi! Ed ecco a voi la classifica delle light novel della scorsa uscita di Mangakugan Light, ordinate in base al numero di preferenze ricevute. Al primo posto, a pari merito: Energheia - Power Master (capitolo 2) (Autore: Thomas Lucking, Illustratrice: Elena Toma) ........................pag.7 Nightfall (capitolo 2) (Autrice: Kya, Illustratrice: Kya) ......................pag.45 Visto da Vicino Nessuno è Normale (capitolo 2) (Autore: Mega-Ne, Illustratore: Mega-Ne) .....................pag.75 2 - Visto da Vicino Nessuno è Normale 3 - Last 0 Last 0 (capitolo 2) (Autore: Demon, Illustratore: Demon) ....................pag.109 Complimenti a Thomas, Elena e Kya per il primo posto! E grazie a tutti voi per aver votato! Mi raccomando: continuate a farlo anche per questo numero! I sondaggi sono stati riaperti per i nuovi capitoli, e ci sarà tempo per votare le vostre opere preferite fino al 29 settembre! 4 5 Buona lettura! 6 Energheia - Power Master Thomas Lucking Capitolo 2: Il mondo di frammenti Dall’oscurità giunse una voce: «Accendete il generatore di emergenza». Il ronzio del gruppo elettrogeno che si avviava invase l’ambiente, e le luci sul soffitto si riaccesero. Di nuovo in grado di vedere, i membri del centro ricerche di Hoddesdon raccolti nell’ufficio del direttore si guardarono a vicenda, chi perplesso, chi preoccupato. «Puoi uscire, Peter» disse Nathan. Si era rivolto a un collega corpulento che fino ad allora era rimasto nascosto sotto alla sua scrivania. «È finita la tempesta?» domandò questi. Non ricevette risposta. «Termine tempesta di fulmini: ore 3.35 ante meridiem del giorno 23 ottobre» annunciò Susan, il tablet PC stretto fra le braccia. «Durata totale: 8 ore e 45 minuti circa». Si era ovviamente rivolta a Nathan. Senza commentare, questi si avviò a passo di marcia per uscire dal proprio studio, il candido camice da laboratorio che gli svolazzava alle spalle. Nell’allontanarsi puntò il dito verso un ricercatore e ordinò: «Rimettete in funzione le strumentazioni. Voglio subito tutti i dati sulla tempesta di fulmini e sulle distorsioni luminose». «Subito!» scattò il giovane al quale l’uomo si era rivolto. 10 Energheia - Power Master Thomas Lucking Susan si affrettò a seguire Nathan, e insieme i due uscirono dallo studio. Il corridoio era deserto: tutti i ricercatori si erano riuniti dal direttore quando la tempesta di fulmini aveva raggiunto la massima intensità. Alla fine, un black out aveva colpito il centro, e anche ora che il temporale era finito l’alimentazione esterna non tornava ancora. «È stata una gran brutta tempesta» commentò la ricercatrice, pigiando sul tablet PC. «Già…» «Mi chiedo quale sia la situazione fuori… intendo, per il black out». «Chissà…» Nathan aveva un’espressione insolita. Era come se all’improvviso il suo interesse fosse stato enormemente stimolato. Non c’erano dubbi sulla causa: durante la tempesta di fulmini le distorsioni avevano raggiunto livelli sorprendenti. «Senti, Sue… tu vai a casa, se vuoi» la invitò, in un improvviso moto di gentilezza. «È tardi». «Sono tentata» disse lei, «ma sono troppo curiosa di sapere cos’è accaduto». Nathan sorrise mentre continuavano ad avanzare lungo il corridoio, diretti verso una sala di controllo delle strumentazioni. Quando Adam Knight tornò a casa, la moglie lo raggiunse immediatamente sulla porta. Il cielo alle spalle dell’uomo era tetro, e una lieve pioggia cadeva ormai da ore. Adam aveva un’espressione seria che non piacque alla donna. 11 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking «L’hai trovato?» chiese ansiosa, mentre egli richiudeva l’uscio. «No, però ho trovato la sua bicicletta» rispose l’uomo. «Solo la bici?» «Era ridotta male, come fosse bruciata» raccontò lui, togliendosi l’impermeabile. «C’era anche il suo zaino. Però nessun segno di Ethan». «Oh, Dio, che può essere successo?» si chiese la donna, preoccupata. «Con la tempesta che c’è stata…» Nascosti dietro gli stipiti di una porta, Jason e Miley origliavano la conversazione dei genitori. A causa del black out le uniche fonti d’illuminazione disponibili in casa erano alcune vecchie lampade a petrolio. La maggior parte dell’abitazione era al buio, per cui ai due giovani era facile celarsi nell’oscurità. «Alla radio dicevano che la tempesta ha fatto saltare la corrente in un sacco di posti e rotto parecchie cose» asserì il ragazzino a bassa voce. «Sono caduti molti fulmini…» disse la bambina. «E se uno avesse…?» Jason afferrò al volo ciò che intendeva la sorellina, e subito affermò: «La bici era bruciata, ma Ethan non c’era!» «Però… non risponde al cellulare…» fece Miley, osservando il proprio telefonino. «Non è nemmeno raggiungibile». «Salterà fuori» la rassicurò il fratello. «Non può essere finito lontano». Sul cellulare della ragazzina, però, continuava ad apparire la scritta “non raggiungibile”. 12 13 Ethan guardava cupo il proprio telefonino. Lo schermo mostrava a caratteri cubitali la scritta “nessun segnale”. Non che la cosa lo sorprendesse. Non capisco… pensò il giovane. Sto delirando? No, non credo. Eppure ciò che ho visto è assurdo: delle grandi rocce che volano! Praticamente delle isole! Era seduto a un tavolo a casa dell’uomo che l’aveva curato. Per un po’ aveva provato a far collegare il telefonino a una qualsiasi rete, ma come previsto non era riuscito nell’intento. La colpa poteva essere del bagno nel lago subito dall’apparecchio, ma Ethan ne dubitata: il cellulare era pubblicizzato come resistente all’acqua. Più probabile che la colpa fosse del fulmine, ma anche su quello il giovane aveva dubbi. Dove sono finito? si chiese il ragazzo. Nel futuro? E come diavolo potrebbe essere successa una cosa del genere? C’è stato un incredibile cataclisma che ha mutilato la Terra come accade nel libro che ho ordinat…? «Beh? Hai finito di fare le “prove” che dicevi?» Era stata Dawn a parlare. Lei e il padre erano seduti al tavolo insieme ad Ethan, in attesa che lui finisse di tentare di usare il cellulare. Pochi minuti prima la ragazza aveva riportato il giovane in quella casa, dove si era convenuto che fosse necessario discutere con calma per chiarire le cose. Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking Loro non capiscono quanto questo posto sia alieno per me pensò Ethan. Di sicuro devo essergli apparso ben strano per essere fuggito a quel modo… per non parlare del resto. Per risparmiare carica, il giovane spense il telefonino e lo mise via. Quella situazione lo nauseava: aveva la sensazione di dover vomitare da un momento all’altro. «Credo di aver bisogno di alcune… ehm… spiegazioni» disse. «Che tipo di spiegazioni?» domandò il padre di Dawn. «Intanto cos’è successo prima che mi svegliassi?» chiese il ragazzo. «Non ricordo bene…» «Beh, noi ti abbiamo visto cadere dal cielo» raccontò l’uomo. «Non abbiamo capito da dove, le nuvole coprivano la direzione da cui venivi. Sei finito nel lago qui vicino e ti sei tirato fuori da solo. Poi sei svenuto». «Ti abbiamo portato qui a casa nostra» intervenne Dawn. «Ti ho asciugato con la mayea e poi ti abbiamo messo a letto. Sei rimasto a dormire per quasi dodici ore». Mayea? pensava intanto Ethan. Chissà che ha detto veramente… il loro accento rende difficile riconoscere tutte le parole. «Capisco» assentì poi. «In effetti, ricordo molte delle cose che avete detto. Ora dovrei chiedervi… ehm… forse le mie domande sembreranno stupide…» «Abbiamo notato che sei spaesato» asserì l’uomo, incoraggiante. «Parla, non ti derideremo». «Ecco, io…» cominciò Ethan. «Non capisco dove sono. Quelle rocce volanti… la roccia su cui ci troviamo ora… per me non dovrebbero esistere, eppure per voi sono normali. Insomma, che succede? Dove mi trovo?» «Sei nel substrato 7.6 di Tersain, almeno secondo il sistema di Pauters» rispose l’uomo. «Ti trovi su un frammento appartenente alla Repubblica Maltiana». «Scusi un attimo…» lo interruppe il giovane. «Cos’è Tersain, intanto?» Padre e figlia si guardarono, decisamente sorpresi. Poi l’uomo tornò a rivolgersi ad Ethan. «Mi chiedi cos’è Tersain…» disse. «Tersain, o Barghan, è il nostro mondo: quello sul quale ci troviamo tutti. I frammenti di cui sei tanto stupito ne sono parte: sono il luogo che la maggior parte degli uomini occupa». «E la… terra ferma?» chiese il ragazzo. «Terra ferma…» ripeté l’uomo. «Se intendi un luogo che non fluttua, sappi che non esiste un posto simile… non su Tersain. Ho capito bene la tua domanda?» «Fin troppo bene…» Dunque è così pensò, poi, Ethan. Per qualche assurdo motivo, mi trovo su uno dei tanti frammenti che costituiscono un mondo chiamato Tersain. Ciò è fuori dalle leggi della fisica… eppure non posso che fidarmi delle parole di quest’uomo. 14 15 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking Parlano inglese, o comunque qualcosa di simile… dovrebbe essere una prova che mi trovo nel futuro? Hanno anche questo accento e un lessico un po’ diverso… potrebbero essersi sviluppati nel tempo. Forse c’è un modo per capire se in effetti mi trovo nel futuro o meno. «Sentite» disse dunque. «Questo mondo è sempre stato così, fatto di tante isole fluttuanti?» Ci volle qualche secondo prima che Dawn parlasse: «Forse vuoi sapere della Frammentazione?» «Frammentazione?» ripeté Ethan. «Sì!» assentì lei, iniziando a raccontare. «Si narra che, migliaia di anni fa, Tersain fosse un’unica grande sfera. Non c’erano frammenti, era un grande tutt’uno. Un giorno, però, accadde qualcosa: la luce del sole divenne nera, e poi splendette di un improvviso bagliore. Il cielo cambiò, perdendo molti astri e riempiendosi di nuove stelle e nebulose. Il mondo fu scosso da un tremito profondo, e d’un tratto si spezzò in migliaia di frantumi. Tale fu il Mastodontico Sfaldamento, o più semplicemente la Frammentazione: ciò che rese Tersain così com’è oggi». È chiaro! pensò Ethan. Allora mi trovo davvero nel futuro! Però c’è qualcosa che non va… perché ho la sensazione che la mia teoria sia errata? Non ho motivo di dubitarne… non capisco! «Certo, devi avere una storia interessante da raccontarci» osservò il padre di Dawn. «Eh?» «Piombi su questo frammento senza la minima idea non solo su dove ti trovi, ma addirittura su come funzioni il mondo!» asserì l’uomo. «Due sono le cose: o ci prendi in giro o ti è capitato qualcosa di serio, e allora vorrei capire chi sto ospitando. Non ci hai nemmeno detto come ti chiami!» «Ha ragione, mi scusi» fece il ragazzo. «Mi chiamo Ethan Knight, e… ecco, non so dirvi da dove vengo… perché non capisco del tutto dove sono». «Beh, fai uno sforzo» lo incoraggiò l’uomo. «Descrivici il luogo da cui provieni». «D’accordo» assentì il giovane, cercando le parole adatte. «Io vengo… uh?» Il padre di Dawn aveva alzato una mano a interromperlo. «Vorresti scusarmi?» disse l’uomo, il cui tono più che una richiesta pareva sottintendere un ordine. «Mi racconterai in un altro momento». Quindi si alzò e uscì dalla stanza, lasciando Ethan e Dawn al tavolo. «Ho fatto qualcosa?» si preoccupò il ragazzo. «No, non hai fatto nulla» rispose la giovane, alzandosi a sua volta. «Vieni. Ti mostro dove puoi darti una sciacquata, così dopo mangi». Così Ethan si trovò chiuso in uno strano bagno. Gli pareva di essere tornato indietro di secoli: nulla dei comfort dei bagni moderni era presente. Un catino, una tinozza e una brocca parevano fungere da soli strumenti per l’igiene personale. Una stufa a legna era deposta a riscaldare l’acqua. Soltanto il gabinetto aveva qualcosa di più complesso. 16 17 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking Quando Ethan uscì dal bagno, si affrettò a raggiungere la stanza dove poco prima stava parlando con Dawn e suo padre. Lì trovò la ragazza, ma non l’uomo. «Tutto a posto?» fece lei, scorgendolo. La giovane sembrava intenta a consultare una mappa. Subito la mise via, alzandosi dalla sedia dov’era accomodata. «Mio padre è uscito, e tornerà un po’ tardi» affermò. «Dunque mangeremo soli». Dawn si spostò in un’altra stanza. Ethan la seguì, entrando in quella che doveva essere una cucina. Anche questa era piuttosto spoglia e priva di dispositivi come microonde, forno elettrico o lavastoviglie. V’erano solo molti armadi traboccanti di sacchi e impacchi vari, e in un angolo stava quello che pareva un forno a legna. Al centro del locale stava un lungo tavolo attorniato da quattro sedie. Sul ripiano erano posati due bicchieri, una caraffa d’acqua e alcuni contenitori pieni di frutta fresca e secca, pane e diversi alimenti non ben identificati, simili a barrette di cereali. A giudicare dall’odore che pervadeva l’ambiente, quelli dovevano essere i cibi principali conservati nella stanza. Dawn sedette e invitò Ethan a fare altrettanto. A disagio, questi la imitò. «Qui ci sono poche possibilità di fare rifornimento, per cui non abbiamo vino» affermò la ragazza, come se quella fosse una mancanza considerevole. «Dovrai accontentarti dell’acqua». La giovane allungò le mani verso i piatti centrali e prese una grande manciata di noccioline. Allibito, Ethan la osservò portarsi alla bocca la frutta secca e passare a una fetta di pane. Poi lo studente guardò il tavolo di fronte a sé. Niente piatto… niente posate. Tornò a fissare la ragazza. Questa ricambiò l’occhiata, in bocca una delle barrette di presunti cereali. «Che c’è?» chiese Dawn con aria innocente, le guance gonfie a causa del boccone. «Non hai fame?» «Ehm… no, anzi!» fece lui. «Mi chiedevo solo… cos’è quella barretta che mangi?» «Questa?» disse lei, agitandola. «È una stecca deumidificata. Mai mangiata una?» «Mai» negò il ragazzo. 18 19 Pare quasi che l’abbiano tirato via da un aereo o da un treno rifletté Ethan, osservando il meccanismo complicato che pareva montato sulla tazza. Immagino di essermelo già chiesto, ma… dove diavolo sono finito? Chiusa la porta del bagno, Dawn tornò nel locale dove alcuni minuti prima lei e il padre stavano conversando con Ethan. Da lì raggiunse una stanza adiacente, dove trovò il genitore. «È di Antony?» gli chiese senza preamboli. «Sì» assentì l’uomo, un piccione viaggiatore appollaiato sul braccio. «Sta tornando». Energheia - Power Master Thomas Lucking Tese il braccio a prendere una delle “stecche deumidificate”. Sarà cibo liofilizzato rifletté, addentandola. Bah… non è eccezionale. Giunta l’ora di dormire, Dawn disse al ragazzo di usare lo stesso letto dove si era ritrovato al risveglio. Quando se ne fu andata, Ethan chiuse la porta e si stese sul giaciglio. Nel compiere quel movimento storse la faccia in un’espressione sofferente. Ahia… Sbottonò la camicia e si scoprì il busto, osservando alla luce di una lampada ad olio un’ampia ustione che aveva sull’addome. Quindi si guardò il polso, dove c’era l’orologio: anche lì, pur se fasciata, v’era una fastidiosa scottatura sulla pelle. L’orologio non funziona pensò Ethan, osservando le lancette ferme dello strumento, i cui materiali erano semifusi. Non penso di ricordare male: un fulmine mi ha colpito. L’orologio l’avrà attirato… le gomme della bici non sono bastate a isolarmi dal terreno. Il fulmine ha bruciato il punto da dov’è entrato e quello da cui è uscito. Si richiuse l’indumento. Ahia… pensò ancora, quando la stoffa scivolò sulla ferita. Colpito da un fulmine… con questo e la caduta che ho fatto, sono fortunato ad essere vivo. Non fossi finito nel lago… e se sotto di me non avessi trovato frammenti? 20 Energheia - Power Master Thomas Lucking Non volle pensarci. Piuttosto cercò di rilassarsi, conscio che il giorno seguente avrebbe necessitato di tutte le sue energie per capire in che situazione fosse finito e come uscirne. Non fu facile, ma alla fine si addormentò. Il sole brillava oltre una montagna che sorgeva sul frammento. Nonostante ormai fosse mattina inoltrata, l’aria era ancora fredda e umida. Gli uccelli volavano sopra le cime degli alberi che coprivano buona parte della roccia fluttuante. Nuvole candide riempivano il cielo insieme a tante forme scure: altri frammenti. Ethan osservò per alcuni attimi quello strano spettacolo. Poi tornò a concentrarsi sul ciocco di legna di fronte a lui. Levò l’accetta che teneva in mano e la mosse in avanti con un gemito. Colpì il ciocco di sbieco, tagliandolo in due parti ineguali. «Uff…» sbuffò. «Non hai molta manualità, eh?» fece il padre di Dawn, che lo osservava più in là. Se vuoi la manualità, cambio tutte le lampadine in casa vostra pensò sarcastico Ethan, prendendo un nuovo ciocco. Fece per alzare l’ascia un’altra volta, ma l’uomo gli disse di smettere. «Cosa?» fece Ethan. «Penso che tu mi abbia ripagato» asserì l’uomo. Al fianco di Ethan giaceva una grande quantità di ciocchi di legno tagliati. 21 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking «Sei resistente!» aggiunse l’uomo. «Grazie…» Anche se in realtà mi sono ammazzato di fatica… Si era impegnato più di quanto avrebbe fatto di solito: pur con immenso sforzo e soffrendo in silenzio il dolore alle ferite, aveva voluto ripagare al più presto il proprio debito con quelle persone. Il suo fisico poco allenato e ancora provato dal contatto col fulmine non si era trovato molto d’accordo, ma il ragazzo era stato cocciuto. «Vai pure a rinfrescarti» disse l’uomo. «Poi, se ti va, torna ad aiutarmi a mettere a posto questa legna. Allora vedremo come riportarti al luogo da cui vieni». Se sapessi da dove vengo, non parleresti così pensò Ethan, allontanandosi. Era dall’alba che lavorava… o almeno, da quella che gli era sembrata l’alba. In quel mondo non c’era un vero orizzonte dal quale potesse sorgere il sole. Tuttavia v’era comunque un ciclo luce-buio, per cui Ethan aveva supposto due cose: Tersain ruotava su se stesso come la Terra, e l’atmosfera stessa distingueva il giorno dalla notte. Quando il sole stava dall’altra parte di Tersain rispetto all’osservatore, lo spessore dell’atmosfera frapposta era tale da smorzare la luce fino ad annullarla. Man mano che Tersain ruotava, l’aria che la luce doveva attraversare diminuiva, per cui lentamente il sole prendeva forma fino a illuminare i cieli prima di rosso e poi di azzurro. Credo c’entri qualcosa chiamato “rifrazione”, ma non sono sicuro di ricordare bene come funzioni. Comunque, quella era l’ultima delle cose che durante il lavoro avevano costretto Ethan a lunghe riflessioni. Un’altra anomalia era data dalle isole: a prescindere dal fatto che galleggiassero nell’aria, uno si sarebbe aspettato perlomeno che tutti i frammenti avessero il sopra e il sotto rivolti nelle stesse direzioni, con la parte inferiore delle rocce ricoperta di piante penzolanti e la parte superiore presentante alberi e corsi d’acqua. Eppure, Ethan aveva notato con sgomento che se usava quel metodo per distinguere il sopra e il sotto, allora parecchie isole mostravano inclinazioni anche opposte fra loro. Non solo: addirittura, ciò che ne ricopriva la superficie si comportava come se seguisse un campo gravitazionale relativo ai frammenti stessi. Il ragazzo era sicuro di aver visto un fiume scorrere tranquillamente su un’isola nonostante dal suo punto di vista il corso d’acqua fosse a testa in giù. È senza dubbio qualcosa su cui dovrò chiedere delucidazioni alla prima occasione. Anche se immagino che farò la figura dello stupido… per queste persone fenomeni simili sono la norma. Mentre dal retro della casa si muoveva sul davanti, Ethan udì degli strani rumori. Perplesso, li seguì fino a un cerchio di basse siepi al fianco dell’abitazione. Lì, nello spiazzo disegnato dai cespugli, c’era Dawn. 22 23 Energheia - Power Master Thomas Lucking Fra le mani la ragazza aveva un lungo bastone di legno, che roteava prima da una parte e poi dall’altra. Ethan la osservò mentre lei manovrava lo strumento in quelli che parevano attacchi mimati. La giovane compì una sequenza di movimenti armonici volti a riempire di colpi un avversario immaginario. Poi mosse all’improvviso una mano in avanti ed esclamò: «Ah!» Qualcosa attraversò l’aria di fronte al suo palmo, andando a investire una delle siepi. Gli effetti furono quelli di un’improvvisa raffica di vento, ed Ethan l’avrebbe considerata tale se non fosse stato per un dettaglio: una strana luce era apparsa dalla mano della giovane quando lei aveva gridato. «Che…? Che…?» fece Ethan, stupefatto. Ansimante per lo sforzo, lei si volse a guardarlo, scorgendolo per la prima volta. «Come… come hai fatto?» domandò il ragazzo. «Fatto? Cosa?» chiese lei, asciugandosi il sudore dalla fronte. «Quella… cosa!» rispose lui, senza sapere come descriverla. «Vento, o che cos’era!» «Come, cosa, che… perché sembrano le parole che usi di più?» disse la giovane, con aria divertita. «Il vento che dici era solo una mayea d’aria, ok?» «Mayea d’aria?» ripeté Ethan. «Senti… se il mio parlare sembra strano a te, vale anche il contrario: l’accento che usi e certe tue parole mi rendono difficile capire… puoi esprimerti solo in inglese?» 24 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking «Inglese… ancora quella lingua?» fece lei. «Non conosco il tuo inglese, anche se somiglia all’anglìsc che parlo. Neanch’io capisco tutto ciò che dici». «Va bene, ok…» lasciò perdere il ragazzo, che non puntava a sapere ciò. «Però ti ho sentita dire mayea d’aria… cosa dovrebbe significare?» «Una mayea che agisce sull’aria» rispose lei. «Fantastico… e che intendi con mayea?» «Ovviamente la tecnica per leggere e usare i simboli insiti nell’universo». «…» «Certo che sei parecchio estraniato dal mondo! Mmmh… non so… come altro te lo spiego? Diciamo che è un modo per manipolare le cose senza mani e macchine?» «Ok» fece l’inglese, ora decisamente allarmato. «Non esiste nulla del genere, mi sembra. Ci dev’essere un trucco, o…» Prima che lui finisse la frase, la giovane pose la mano avanti e con una nuova esclamazione spinse il braccio verso Ethan. Questi vide una luce, e poi una forte raffica di vento lo investì, smuovendogli capelli e vestiti. Il ragazzo ci rimase di sasso. «Non c’è trucco, non c’è inganno» dichiarò la giovane, sorridendo. «Se non credevi che fossi capace di usarla, ti sbagliavi!» Ethan aprì la bocca per replicare. La richiuse. Sulla sua retina era ancora stampata una macchia creata dalla visione della luce emessa da Dawn. Chissà perché, la forma della chiazza gli ricordò molto una lettera dell’alfabeto greco. Mentre lui ancora fissava la ragazza come un pesce lesso, lei gli fece cenno di avvicinarsi. «Dai!» disse. «Vieni un po’!» Perplesso, il ragazzo si riscosse e varcò un’apertura nel cerchio di siepi. Quando si avvicinò a Dawn, all’improvviso la giovane gettò con forza il bastone verso di lui. Questo sfrecciò giusto a fianco alla testa di Ethan, superandolo. Quindi andò a conficcarsi come un giavellotto nei cespugli alle sue spalle. «Ah!» esclamò lo studente, reagendo in ritardo a quel gesto pericoloso. «Che fai?! Potevi farmi male!» «Ho buona mira» replicò lei, indifferente al rincrescimento dell’inglese. «Avanti, non frignare: visto che ti divertivi a guardarmi, devi avere un minimo di interesse per il combattimento». «Eh?» fece il giovane, preso in contropiede dal brusco cambio d’argomento. «Combattimento? Quello?» La ragazza si accigliò. «Che c’è, non ti sembrava combattimento?» chiese. «Sei uno di quelli che si credono forti a scapito delle donne?» «No, aspetta… non intendevo dire niente del genere!» puntualizzò Ethan, mettendo avanti le mani. «Ero semplicemente di passaggio». «Ah, no?» domandò lei. «Bene… perché altrimenti ti avrei subito sfidato. Dunque non ti interessi di combattimento. Che sai fare, allora? Pilotare?» 26 27 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking «Bruciatura?» Inutile cercare di dirle cosa so fare… non riuscirei a spiegarglielo. Ma visto che le interessa il combattimento, capirà almeno questo. «Ho fatto un po’ di taekwondo» borbottò dunque. «Che?» «Arti marziali. Lotta corpo a corpo». «Fai vedere!» disse la giovane, incuriosita. «Eh?» «Attaccami con quest’arte!» «Ma io non voglio!» «E perché? Avanti, vai tranquillo!» lo incoraggiò lei. «Se mi stai trattando con gentilezza pensandomi debole, sappi che mi offendi. O hai paura?» «Aaaah…» proruppe Ethan, abbozzando senza troppo entusiasmo la posa da combattimento del taekwondo. «Ma insomma, che diavolo vuoi vedere?» Meglio accontentarla pensò intanto. Così perde interesse… o mi sto solo mettendo in ridicolo? Fece per tirarle un debole calcio semicircolare. Allora, quando il suo piede mosse verso di lei, la giovane scattò all’improvviso: parò il colpo e menò un rapido calcio frontale nell’addome di Ethan. Colto di sorpresa, questi non riuscì a pararsi. Una scarica di dolore giunse dall’ustione quando fu colpito. Subito si piegò in due con un gemito. «Ehi!» esclamò Dawn. «Non era forte!» «Mi hai colpito la bruciatura…» si penò il ragazzo. Poco dopo, il padre della giovane stava fasciando il busto di Ethan. Il ragazzo era seduto su una cassapanca nell’ingresso dell’abitazione, il viso contratto per il fastidio dato dalle bende. E meno male che l’uomo gli aveva prima applicato sull’ustione una crema lenitiva! «Non avevo guardato sotto i vestiti» asserì l’uomo. «Credevo che quella sul polso fosse l’unica scottatura». Dawn era in piedi lì accanto, un po’ preoccupata, forse perché si sentiva colpevole. «Avresti potuto dirci prima di quella ferita!» osservò la giovane, le braccia conserte. Ethan gemette mentre l’uomo finiva di stringere e assicurare le bende. Poi si richiuse la camicia a coprire il busto fasciato. «Bah!» fece il padre della ragazza. «Dawn, anche tu, la gente non s’aspetta che sei una belva scatenata!» «Non esagerare!» fece lei, ridacchiando. A vederla pareva averlo preso come un complimento. Certo che picchia duro… eppure all’apparenza sembra una ragazza dolce. La porta dell’ingresso era aperta, permettendo di vedere il terreno erboso fuori. Senza preavviso, qualcuno apparve sulla soglia proiettando la propria ombra sul pavimento. Tutti gli astanti si accorsero immediatamente di quell’arrivo. 28 29 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking «Oh!» fece il padre di Dawn, voltandosi. «Antony!» esclamò la ragazza. «Ciao, Samuel! Ci sei anche tu!» I nuovi arrivati erano due giovani, entrambi avvolti da mantelle marroni che scendevano fino al bordo degli stivali. Dawn mosse verso di loro, e lo stesso fece il genitore, pur se con più lentezza. I due sorrisero a padre e figlia, mentre la ragazza li abbracciava a turno. Poi lanciarono delle occhiate ad Ethan, rimasto seduto sulla cassapanca. «Chi è?» sussurrò il più alto e il più vicino all’inglese. I capelli del giovane avevano un colore che ricordava quelli di Dawn, solo che erano ancor più tendenti al castano. Gli occhi, invece, erano identici a quelli della ragazza. Due ciuffi ribelli gli cadevano ai lati della fronte, accentuando in qualche modo il suo sguardo accigliato. «Un ragazzo caduto sul frammento» rispose il padre di Dawn, mentre Ethan si alzava e muoveva un passo incerto verso il gruppo. «Era ferito, e lo abbiamo curato». «E di dov’è?» «Non lo so. Non ce l’ha ancora detto». «Cosa!?» Il giovane si rivolse ad Ethan, all’improvviso arrabbiato. «Chi sei?» esclamò. «Da dove vieni? Rispondi, altrimenti…» «Eh?» fece il ragazzo, sorpreso. «Io, ecco, non so dir…» A quelle parole, il giovane scattò verso Ethan. Prima che chiunque potesse fare nulla, il suo pugno colpì la guancia dell’inglese, facendogli ruotare la testa per la forza dell’impatto. Stupefatto, Ethan cadde all’indietro e andò a finire sul pavimento. «Antony!» esclamò l’altro giovane. «Papà, insomma!» disse l’aggressore, i pugni ancora stretti. «Ma non è palese? È così sospetto che dovevi pensare subito che fosse una spia della Repubblica!» «Antony, non farlo di nuovo» lo ammonì il padre, adirato. «Ti lasci trasportare troppo dalla diffidenza! Che motivo c’era per colpirlo?» Ethan si rialzò asciugandosi il sangue uscitogli da un angolo della bocca. Il suo sguardo truce non si allontanava da chi lo aveva picchiato. Antony dovette sentirsi sfidato, dato che alzò il pugno e disse: «Non azzardarti a guardarmi così!» «Ma chi ti credi di essere?» ribatté Ethan, furioso. «Nemmeno mi hai fatto parlare!» Ignorandolo completamente, Antony si rivolse al padre. «Tu, invece, hai troppa fiducia» asserì, indicando Ethan. «Non avrai preso, per caso…? Facendoti vedere…» «Non ha visto niente» sussurrò il padre. «Smettila di agitarti. Dormiva quando l’ho riportata in casa dal nascondiglio». A quelle parole, Antony sbuffò e si calmò un po’. Tuttavia, tornò a guardare Ethan con sospetto. 30 31 Energheia - Power Master Thomas Lucking «Tu dovrai dirci molte cose» affermò. «Antony, non aggredirlo così…» intervenne Dawn. «Ha ragione» assentì l’altro giovane, Samuel, tentando un sorriso conciliatorio. «Con calma potrà dirci da dove viene, rassicurandoci sulle sue intenzioni!» Antony sbuffò di nuovo, poco convinto. Samuel sospirò e scosse la testa. I suoi capelli castano chiaro crearono riflessi alla luce del sole. A giudicare da alcune somiglianze, anche lui era della famiglia. A differenza di Antony, però, il viso paffuto e l’aria tranquilla lo facevano apparire come una persona gentile. «Dai» fece il padre, provando anche lui a sorridere. «Andiamo di là. Ethan, scusalo, lui è un po’…» Prima che l’uomo finisse la frase, un improvviso boato invase l’aria. Il terreno tremò e i soprammobili picchiettarono sui ripiani, mentre i vetri alle finestre producevano un forte rumore vibrante. «Quelli erano…» iniziò Antony, girandosi verso la porta. «Colpi di corazzata!» completò Samuel. «La Repubblica?» esclamò Dawn. «Maledizione!» urlò Antony, indicando Ethan. «L’avevo detto: lui li ha condotti qui!» «Non è vero!» negò il ragazzo, mentre nuovi rumori di esplosioni giungevano dall’esterno. «Io non so nemmeno di chi parlate!» 33 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking «Non è il momento» intervenne Samuel, serio in volto come tutti. «Dobbiamo andarcene. Papà, dov’è…?» «Venite, ve la do» rispose lui, muovendo lungo il corridoio. «Samuel, rimani a controllarlo» ordinò Antony, riferendosi ad Ethan. «Lui viene con noi». Antony e il padre scomparvero. Anche Dawn si allontanò, ma riapparve quasi subito con uno zainetto sulla schiena. «Io ci sono» comunicò. In un minuto, anche i due uomini tornarono. Antony portava sottobraccio una cassa di lucido metallo, simile a una valigia senza manico. «Andiamo» disse il padre. «Niente scherzi» Antony ammonì Ethan, prendendo qualcosa da sotto al mantello. Il ragazzo osservò stralunato la strana pistola che il giovane gli puntò contro. Aveva un aspetto diverso dalle armi viste nei film, ma non per questo meno minaccioso. Obbediente, si mise di fronte ad Antony. Insieme, tutti uscirono dalla casa. «Oh!» fece Ethan, stupefatto. Di fronte a lui non c’erano alberi, per cui riusciva ad osservare il territorio senza problemi. Alla destra, invece, crescevano i boschi che il giorno prima aveva attraversato mentre fuggiva. Al di sopra di questi, più o meno dove ci sarebbe dovuto essere il bordo del frammento, era visibile una grande sagoma. Non posso credere a quello che vedo… Era un colosso di metallo che levitava nell’aria: pareva un vascello volante, vagamente simile alle moderne navi da guerra. Il velivolo rivolgeva il fianco al frammento, esponendo un enorme motore come quelli degli aerei di linea. Diversi cannoni erano montati lungo il lato: da essi partivano bordate di colpi che esplodevano in un punto lontano, non visibile a causa degli alberi. «Maledizione, sono al nostro velivus!» esclamò Antony. «Le truppe d’assalto staranno già scendendo lì» disse Samuel. «Usiamo il trasporto di papà». Aggirarono la casa e presero a correre nella direzione opposta a quella della nave volante. Ethan era confuso. Ma che succede? All’improvviso mi trovo invischiato in un’azione di guerra! Per giunta, a combatterla sono macchinari che non avevo mai visto! Forse è solo un sogno… no, non diciamo sciocchezze. Quello che sto vedendo è senza dubbio reale. Se soltanto potessi fuggire… ma questo tizio continua a tenermi sotto tiro. Nuovi rumori molto più vicini si aggiunsero alle esplosioni. Ethan levò lo sguardo, e individuò alcuni piccoli velivoli sfrecciare sopra di loro. Erano come quelli visti il giorno prima. Guardandoli ora, in qualche modo gli ricordarono delle rondini. Una fusoliera ovale costituiva il corpo degli aerei, dai quali emergevano due lunghe ali arcuate. Scie di fumo bianco fuoriuscivano da queste, anche se non erano visibili motori. 34 35 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking «Ci hanno visti…» disse il padre di Dawn. Si infilarono in un bosco. Mentre correvano fra i tronchi, ansimanti a causa della corsa prolungata, udirono dei rumori martellanti che ad Ethan suonarono estremamente familiari. Mitragliatrici?! In effetti, sentiva il baccano provocato da tanti piccoli corpi che percuotevano la foresta un po’ più lontano da loro. Stanno sparando fra gli alberi… cercano di colpirci! Il terrore permise ad Ethan di continuare a correre nonostante fosse quasi al limite. Fu così che, dopo interminabili minuti, sbucarono dall’altra parte del bosco. Allora si trovarono davanti l’altura che sorgeva sul frammento. Quella è la stessa montagna che ho visto mentre precipitavo. Un’ampia scala di pietra, di aspetto antico e priva di ringhiere, si arrampicava lungo il rilievo. Era una struttura impressionante, che per interi tratti emergeva dal terreno senza appoggiarsi al monte, quasi volesse tendersi verso il cielo. Non si capiva, però, dove portasse: a vederla da terra pareva che s’interrompesse nel vuoto. Qualcosa privo di senso agli occhi di Ethan, che sulla Terra a lui nota non avrebbe saputo trovare costruzioni paragonabili a quella. Il gruppo raggiunse la scalinata. «Forza!» fece Samuel, iniziando a salire i gradini. Ormai del tutto sfiancati, presero ad arrancare lungo la scala. Samuel era in testa con a seguire Ethan ed Antony, quindi veniva Dawn e infine il padre. Mentre i cinque si affrettavano come potevano, i piccoli velivoli armati di mitragliatrici sfrecciarono loro vicino. Fu allora che Ethan si accorse di un dettaglio non irrilevante: la corazzata volante si era spostata. Seguendo il bordo del frammento, ora il vascello si stava disponendo al loro fianco sinistro a quasi un chilometro di distanza, i fori dei cannoni puntati su di loro. Non vorrà, per caso…? Una serie di colpi partì, andando a esplodere alla base delle scale. Queste tremarono, e il gruppo dovette fermarsi per mantenere l’equilibrio. Erano praticamente sospesi sul nulla: in caso di crollo, sarebbero finiti sul terreno decine di metri sotto. «Colpi di avvertimento» disse Antony. «Sbrighiamoci!» Ripresero la corsa. Erano a tre quarti di strada dalla cima quando una nuova bordata esplose. Colpì di nuovo alla base della scala, stavolta proprio sotto di loro. Ci fu il caos: i gradini si frantumarono, e parte della costruzione si sfaldò. Blocchi di pietra precipitarono di sotto. Un pezzo di struttura staccatosi dalla base della scala volò nell’aria e si abbatté dove si trovava il gruppo. I cinque urlarono a tale impatto. Le schegge li investirono, e il padre di Dawn fu sbalzato all’indietro. Il pezzo di scale fra lui e gli altri crollò, e l’uomo si trovò separato dai figli. 36 37 Energheia - Power Master Thomas Lucking «Papà!» esclamò Dawn. Potrebbe saltare? si chiese Ethan, valutando rapidamente la distanza fra i monconi della scala. No… è impossibile che ce la faccia. «Andate!» gridò l’uomo, rimettendosi in piedi. «No!» fece Dawn. «Provo con la mayea…» «No, Dawn!» urlò Samuel. «Non sei abbastanza brava: lo metterai a rischio!» «Ma io…» «Tsk!» proruppe Antony. Il giovane lasciò perdere la pistola, che rimise sotto al mantello, e afferrò il braccio della sorella. Questa cercò di districarsi, ma la presa del fratello era salda. Ripresero la marcia lasciando indietro il genitore. «Ma…» fece Ethan. «Lui…» «Sa cosa fa!» asserì Samuel. «Sbrigati!» sbottò Antony, acido. «Papà…» gemette Dawn. «Tranquilla!» urlò l’uomo, mentre i tre figli ed Ethan si allontanavano. «So come trattare con loro!» Ethan osservò l’uomo mentre questi tornava indietro lungo le scale. Uno dei velivoli a forma di rondine si era diretto verso di lui, e si muoveva in ampi cerchi seguendone i movimenti. L’uomo camminava lentamente, non manifestando più l’intenzione di scappare. Si stava arrendendo. Anche se non capiva bene quale fosse la situazione, al vedere quella scena Ethan si sentì molto dispiaciuto. 39 Energheia - Power Master Thomas Lucking Energheia - Power Master Thomas Lucking I quattro giovani risalirono l’ultimo tratto di scale. Una volta in cima trovarono una piattaforma fatta degli stessi blocchi che costituivano i gradini. Da lì non si arrivava da nessun’altra parte: come già era intuibile da terra, quella costruzione dava sul nulla. «Samuel…» fece Antony, posando la valigia. I due fratelli si misero al lato di un grande quadrato di metallo posto al centro della piazzola. Lo sollevarono, rivelando un ampio scomparto sotto di esso. Wow! Nascosto nella cavità c’era un velivolo. Era stranissimo: come molta della tecnologia di quel mondo, aveva un aspetto più rozzo rispetto ai corrispettivi noti ad Ethan. Quattro ali munite di motori spuntavano ai lati del mezzo, e sopra la fusoliera triangolare c’era uno scomparto con ampie finestre. «Scendete» ordinò Antony, di nuovo con la valigia stretta sotto il braccio. I quattro discesero nel nascondiglio e salirono a bordo del velivolo. Ethan guardò meravigliato l’ambiente: alcuni sedili foderati di pelle sgualcita erano posti vicino alle finestre, e sul davanti dell’abitacolo v’era un quadro comandi che pareva uscito da un aereo della seconda guerra mondiale. Cavi e tubature correvano lungo il soffitto e le pareti del mezzo, a loro volta ricoperte di bulloni e saldature. Questo affare sarà davvero in grado di volare? Samuel si mise ai comandi, accendendo il macchinario e afferrando una cloche. Gli altri si sistemarono come potevano ai pochi sedili presenti all’interno. Ethan li vide indossare una sorta di imbracatura. Provò a fare lo stesso, ma non riusciva proprio a capire come metterla. «Dammi, ti aiuto io» intervenne Dawn, vedendolo in difficoltà. «Grazie…» Mentre la ragazza gli fissava l’imbracatura, Ethan la osservò in volto: aveva gli occhi umidi e teneva lo sguardo basso. Il giovane ebbe un moto di solidarietà verso di lei. Dawn era appena tornata al suo posto quando il veicolo si sollevò, uscendo dal nascondiglio con un movimento verticale. Samuel spinse una leva, e con un forte rumore l’aereo partì in avanti. Schiacciato al sedile dall’improvvisa accelerazione, Ethan si sforzò di guardar fuori: gli aerei nemici si erano subito messi alle loro calcagna. Erano veloci. «Ci prenderanno…» disse il ragazzo. Colpi di mitragliatrice cominciavano a giungere dai velivoli a forma di rondine. «Non credo proprio» replicò Samuel. «Sono un bravo pilota». L’aereo sfrecciò in un banco di nubi, evitando le raffiche di proiettili degli avversari. Occultato in un mare di nebbia, si prodigò in una serie di manovre alla cieca che fecero perdere l’orientamento ad Ethan. Quindi emerse dalle nuvole. In qualche modo era riuscito a porsi al lato dei nemici. 40 41 Energheia - Power Master Thomas Lucking Samuel fece aprire un coperchietto sulla cloche, esponendo un pulsante posto in cima alla barra di comando. Aspettò di essere abbastanza vicino agli avversari. Allora premette il bottone. Una specie di proiettile tondeggiante partì dal muso dell’aereo. Quando raggiunse il gruppo di velivoli, la sfera generò intorno a sé una piccola tempesta di fulmini. Le scariche elettriche avvolsero i macchinari, i quali volarono fumanti in tutte le direzioni. Parevano non essere più in grado di manovrare… ammesso che i piloti fossero ancora vivi. L’aereo tornò in asse e riprese ad allontanarsi rapidamente. Attraverso le finestre Ethan e Dawn guardarono indietro: nascosto dalle nubi, il frammento sul quale era rimasto il padre della ragazza sparì alla vista. Il velivolo accelerò, trapassando le nuvole con un forte rumore. E ora... ecco la nostra prima serie yonkoma! “Bakaman² - Road to Japan” di Mattia Lunardi 42 43 Nightfall Kya CH - II : Mind, body, sensations Superati i cespugli ed i primi alberi bassi che circondavano la radura, il bosco si dimostrava meno fitto del previsto. Il terreno era morbido, pieno di impronte fresche della scolaresca impazzita, e nemmeno una foglia a terra, come se quella strana vegetazione non facesse mai la muta. Spero che gli altri siano al sicuro e riescano a cavarsela per questi 30 giorni… pregherò per loro giorno e notte. Noah era seriamente preoccupato per gli altri, il sangue freddo che mostrava esteriormente non rendeva giustizia ai tumulti interiori che lo avevano squassato da quando era iniziata tutta l’assurda vicenda. Devo trovare un posto sicuro, dove non rischierò di fare del male agli altri. Dopo la prima crisi, cercherò del cibo e mi rinchiuderò da qualche parte. I suoi pensieri furono interrotti da delle urla sovrumane, provenienti dalla zona più inoltrata del bosco, dritto davanti a lui. Sta succedendo qualcosa di grave! Scattò, nonostante sapesse che andare incontro a quegli esseri era morte certa nelle sue attuali condizioni. Non poteva fare altro, oramai era radicato dentro di lui quel sentimento di giustizia profondo, quasi fanatico, che lo caratterizzava nella vita di tutti i giorni. 47 Nightfall Kya Nightfall Kya Un senso di giustizia che nascondeva un segreto oscuro, che Noah si sarebbe portato con sé fino alla tomba. Le urla si affievolirono pochi secondi prima che il ragazzo arrivasse sul posto, senza pensare di stare nascosto a monitorare la situazione. Troppo tardi… In mezzo agli alberi, una creatura nera girata di spalle stava masticando incessantemente qualcosa, e attorno a lei vi erano i cadaveri di due ragazzi. Uno era stato atterrato con la faccia rivolta verso il terreno, il mostro doveva essergli saltato sulla schiena per poi dilaniarlo, le scapole e la gabbia toracica erano in vista, uno degli artigli aveva inoltre reciso la carotide poco più in su, ed il sangue aveva impregnato completamente il terreno circostante, al secondo era stata semplicemente strappata la testa dalla mascella in su, parte che ora a giudicare dagli scricchiolii e dal fatto che non era nei pressi del corpo, costituiva lo spuntino che la bestia stava avidamente consumando. L’essere nero si bloccò, girando poi la testa verso Noah impietrito dietro di lui. Gli occhi erano completamente rosso rubino, come era stato per Joshua e Robert il corpo era molto abbozzato, spuntavano chiaramente solo gli artigli, gli occhi ed un ciuffo sparato di capelli nivei sulla nuca. Dovevo essere più cauto… ora ucciderà anche me! Un brivido di paura scese lungo la schiena di Noah, era la prima volta che guardava veramente la morte negli occhi ed il freddo vuoto che gli trasmetteva lo sguardo della creatura era assolutamente agghiacciante. La bestia lasciò il suo “pasto” per terra, facendo qualche passo verso il ragazzo sulle corte gambe posteriori più canidi che umane, quando un nuovo urlo la bloccò. Annusò l’aria, scoprì i denti in un sorriso che a Noah ricordò quello del Cheshire Cat della favola di Alice in Wonderland che la madre gli raccontava da bambino, e sparì nel fitto del bosco. Cosa? Il ragazzo rimase in attesa per alcuni minuti, sentendo infine elevarsi dal bosco un rumore di lotta, misto a quello di versi inumani, a volte simili a risate demoniache. Questi esseri sono molto simili, ma ognuno in realtà è diverso l’uno dall’altro… Sia Joshua, che Robert che questo ragazzo avevano un aspetto diverso, forse ciò ha a che fare con la forza di cui parlava Roger… o con le abilità che queste creature possiedono. In ogni caso, devo andarmene in fretta da qui, questo posto è molto pericoloso. Si allontanò dalla zona, lasciandosi alle spalle i cadaveri dei due ragazzi. Dopo alcuni metri però si fermò, guardandosi attentamente le mani e concentrandosi sul suo corpo. 48 49 Nightfall Kya Nightfall Kya Nessun tremito. Nessuna stranezza. In fondo, il terreno è molto morbido… non dovrei farlo, ma proprio, proprio non posso. Tornò sui suoi passi, affondò le mani nella terra e si mise a scavare, sperando di avere tempo sufficiente per dare una degna sepoltura ai due malcapitati. *** «Professoressa! Professoressa Moondrop!» Non erano passati 20 minuti da quando si era divisa dagli altri, che una studentessa le corse incontro piangendo. «Tu sei… Elizabeth vero? Elizabeth Hunt, della prima.» La ragazzina annuì, stringendosi alla professoressa preoccupata. «Sono scappati tutti! Mi sono trovata sola nel bosco e… non riuscivo più a tornare indietro! Ho sentito dei versi strani e delle urla, avevo paura, tanta tanta paura… Miss Moondrop che sta succedendo? Voglio tornare a… a ca…» Non riuscì a finire la frase, ed in preda ad una crisi di nervi si lasciò andare ad un pianto disperato. La donna prese ad accarezzarle i capelli dorati, pareva molto più giovane della sua età, una bambolina e ad Isabella si spezzava il cuore vederla in quello stato. «Dov’è tua sorella Veronica?» Le porse un fazzoletto, Elizabeth si asciugò un po’ gli occhi e si soffiò il naso, riuscendo poi a biascicare qualche parola intelligibile. «Scappata… con altri… non mi ha presa per mano e l’ho persa.» Isabella non si sorprese più di tanto, per quanto la riguardava Veronica Hunt era un’ipocrita vanesia, ed ora ne aveva la prova tangibile davanti agli occhi. «Professoressa… posso stare con lei?» La donna si irrigidì di colpo. Ricordava bene le parole di Landley, non voleva che ad Elizabeth succedesse qualcosa di orribile come quello a cui aveva assistito nella radura. «Elizabeth… non possiamo proseguire insieme, è troppo pericoloso.» La ragazza sgranò gli occhi, confusa del repentino rifiuto della professoressa, che provò a spiegarle a grandi linee ciò di cui si era parlato con i ragazzi rimasti uniti dopo la trasformazione di Robert. «Ma… ma… sono veloce! Posso andarmene! Io sono diversa, mi accorgo di queste cose, non le farei niente al massimo ci nascondiamo, davvero è facile! Facile!» La biondina era evidentemente sull’orlo di un’altra crisi, non era in grado in quelle condizioni di pensare razionalmente, capiva solo che sarebbe rimasta sola in un posto che la spaventava a morte. Devo… lasciarla qui. Devo… «Elizabeth, ti ho detto…» L’alunna si strinse fortissimo ad Isabella, 50 51 Nightfall Kya Nightfall Kya togliendole quasi il fiato. «La prego! La prego no! No!» Come temuto, le lacrime ricominciarono a scorrere copiose, la ragazza forte dell’adrenalina che doveva scorrerle nel corpo a fiumi era inamovibile, e l’ultimo barlume di risolutezza della professoressa Moondrop scomparve. «D’accordo Elizabeth… verrai con me. Ti troverò un rifugio sicuro, poi dovrai rimanere da sola, intesi?» Il viso della studentessa si illuminò. «Davvero posso?» «Sì. Ma al primo segnale, qualunque minima cosa, scapperai. Intesi?» Elizabeth annuì con forza. Molto probabilmente non aveva capito che la professoressa faceva sul serio, per ora aveva ceduto ma al primo segnale di pericolo sarebbe stata incrollabile, a costo di farle del male per tenerla ferma. Perdonatemi ragazzi… non ho seguito le indicazioni. Almeno voi, siate prudenti! Allungò una mano verso Elizabeth, che la afferrò con forza facendole un timido sorriso. «Da ora in poi, lei sarà sempre il mio idolo professoressa!» «Va bene, va bene… ora usciamo da questo bosco, e troviamoti un riparo.» *** Marciava spedito in mezzo alla boscaglia, senza farsi distrarre dalle urla improvvise e dagli strani rumori che ogni tanto serpeggiavano nell’ambiente. Sei molto sicuro di te, vero? Di nuovo la voce, sapeva che era indirizzata solo a lui, per qualche motivo pareva prediligerlo agli altri. Lo spilungone si fermò, sentì il vociare di alcuni ragazzi nella direzione in cui stava andando, e virò di poco per evitare di incrociarli. So cosa devo fare, tutto qui. Non vedo perché perdere tempo a girare a vuoto. Già, tu sai sempre quel che devi fare. Sono proprio curioso di sapere quale genere di creatura diventerai. Ti prometto che dopo ti farò una recensione accurata. Grazie, effettivamente mi farebbe molto comodo. Il rapitore rise, non con crudeltà ma con sincero divertimento. Dal suo canto, Roger si era ormai abituato a questi dialoghi interiori. Era sempre stato uno adattabile, da quando era piccolo come figlio prodigio dei Landley era stato cresciuto per diventare in futuro una macchina da affari per la famiglia. Osservare e trarre le conclusioni per riuscire al meglio nell’impresa, la fredda e limitata logica razionale da scienziato non gli interessava minimamente, per questo nonostante la situazione surreale era riuscito a trarre dei ragionamenti così a mente fredda. Guarda, un corpo! Chissà chi è… Roger girò il capo verso il cadavere di una 52 53 Nightfall Kya Nightfall Kya ragazza appoggiato ad un albero, la parte posteriore della testa era stata fracassata contro il legno, una morte analoga a quella di Sarah Frost. Quella è Linda Mason, del secondo anno. Riportò le iridi sul paesaggio, continuando imperterrito la camminata. Gli occhiali erano tenuti sul capo, gli occhi scoperti erano di un castano chiarissimo, quasi tendente all’ocra, un colore che non aveva visto quasi nessuno, vista la retina fotosensibile del ragazzo che lo costringeva alle lenti scure tutto il giorno, l’unico motivo per cui ora li aveva tolti era il colore tetro del fogliame, una qualsiasi creatura sarebbe diventata perfettamente invisibile con quelli addosso. Mi dispiace che hai dovuto vedere il cadavere della tua amica, ma sai, più andrà avanti il tempo, più ne incontrerai, chissà se ti capiterà davanti qualcuno dei ragazzi della radura! La parte finale, dove avete congiunto le mani, è stata davvero toccante! Il tono era evidentemente sarcastico, ma Landley non si scompose. Mi spiace, ma quella non era una mia amica, hai fatto un buco nell’acqua. Davvero? Allora come sapevi il suo nome? Roger si fermò di nuovo, inforcando di nuovo gli occhiali. La luce più avanti era molto intensa, sinonimo che era quasi riuscito ad uscire dal bosco. Tu sai perché a scuola mi chiamano “genio”? Perché hai un IQ esageratamente alto? Anche. Ma soprattutto, perché la mia è un’intelligenza di tipo fotografico. Ciò vuol dire che vedendo una volta una cosa la memorizzo perfettamente, questo vale anche per volti e nomi, per questo alla gente faccio tanta impressione. Wow! Interessante davvero. Già, e non hai ancora sentito il pezzo forte. Controllando i cadaveri e parlando con i sopravvissuti, andando per esclusione arriverò anche a te. Il rapitore tacque per diversi minuti. Non sperare… che questa per me sia una minaccia. Prendila allora… come una constatazione. Un altro passo, e Roger fu fuori dal buio del fogliame nero. *** Appena addentrata tra il fogliame, Lan saltò su uno degli alberi, arrampicandosi sopra agile come un gatto. Quando era successo il terremoto lei e Mark si erano preparati per la seguente lezione di P.E., col risultato che invece della scomoda divisa ora indossava una maglietta ed i pantaloni della tuta. Si posizionò su uno dei rami più alti, seguendo con lo sguardo alcuni dei ragazzi, i più vicini a lei al momento della divisione: il rosso Ronny, che camminava furtivo come se gli alberi fossero 54 55 Nightfall Kya Nightfall Kya abrasivi, e Mark, che si allontanava con passo flemmatico, senza voltarsi indietro. Chissà se questo mi darà un bel brivido… Finché aveva ricordi, Lan era sempre stata così, taciturna ed insensibile. Da piccola in Cina dei ragazzi le avevano allungato un millepiedi, forzandola a prenderlo in mano. L’insetto aveva camminato pacifico sulla mano di lei, che rimase parecchio delusa della cosa. «Allora? Tutto qui, e per questo dovrei aver paura?» Aveva detto ai compagni, che da allora presero a farle fare prove di coraggio di tutti i tipi. Catturare serpenti. Camminare sui tetti. Dormire in case abbandonate. Crescendo i vecchi compagni si dispersero, ma oramai la scarica di adrenalina che provava correndo rischi era diventata una sorta di droga per lei, trovare quel brivido che l’accendeva era l’unica cosa che non la facesse sembrare un automa, e continuò da sola con le sue imprese. Imprese che in un modo o nell’altro l’avevano portata a Sheepville. Seguì con lo sguardo la testa ossigenata di Mark fino a che non sparì del tutto alla vista, sperava solo che non gliela staccassero, con quei capelli in quel posto era come un fanale di notte. Vedi di sopravvivere. Hai una promessa da mantenere. Pensò, sentendo poco dopo delle grida disperate provenire da un punto imprecisato del bosco. «A quanto pare, anche altri hanno iniziato.» Un brivido le corse lungo la schiena, facendole spalancare gli occhi. Paura? No, quel tipo di brivido lo conosceva molto bene, questo era un’altra cosa, una cosa che non aveva mai provato prima. Non credo scenderò da quest’albero con le mie gambe. Poggiò la schiena al tronco, lasciando le gambe penzoloni ai lati del ramo, le braccia anch’esse distese lungo i fianchi, mentre i tremori peggioravano e la testa le diventava sempre più leggera. Coraggio, proviamo questo brivido. Fu l’ultimo suo pensiero, poi rapidamente le tenebre la inghiottirono. *** Camminava furtivo, schivando le foglie come se potessero ucciderlo al tocco. Non ero d’accordo… non ero d’accordo io di separarci! Ronald continuava a ripetersi questa nenia da quando si erano girati, tutti in direzioni diverse, da quando si era accorto che facevano sul serio con la storia della divisione. Non era per nulla felice di essere solo, non sapeva badare a se stesso e non aveva la minima idea di come comportarsi in situazioni simili, a 56 57 Nightfall Kya Nightfall Kya casa la madre iperprotettiva non gli faceva muovere un dito, se ne avesse avuto la forza lo avrebbe portato a braccia per tutte le stanze della casa ed anche a scuola, da questo aveva sviluppato un morboso attaccamento agli altri, ed ora si trovava solo e disperso in un territorio irto di pericoli. «Devo solo stare calmo… calmo e rilassato. Magari non è deserto deserto… ci saranno delle persone normali… e se non tutti diventano mostri? Magari è solo un’allucinazione collettiva, oppure un sogno… sì, un sogno…» Urla da qualche parte, nella foresta. Quasi ci rimase secco. «Non ero d’accordo ho detto!» Gridò finalmente con voce stridula, peccato che oramai nessuno più potesse sentirlo. Non aveva idea da quanto tempo stesse camminando, era talmente concentrato nell’evitare la vegetazione, che non aveva idea se nel mentre era ancora sulla giusta traiettoria o no. Ed ora non vedeva nemmeno più la zona più luminosa in cui si trovava la radura. Fece diversi giri su se stesso, col solo risultato di confondersi ancora di più e non capire nemmeno da dove fosse arrivato. Di zone più luminose nemmeno l’ombra, sembrava di stare in un labirinto di alberi. Basta, non mi muovo più, è finita… morirò qui, solo, ed è tutta colpa loro! Un urlo agghiacciante si levò da qualche parte nel bosco, ed il cervello di Ronald fece tilt in un lampo. Prese a correre urlando in una direzione a caso, senza curarsi più del fogliame, che ogni volta che lo sfiorava gli faceva tirare un grido ancora più forte. Era come una sirena impazzita, pareva non volersi fermare fino a sputare i polmoni, finché non cadde giù diritto per un dislivello, facendosi tappare la bocca spalancata da diversi strati di terriccio. Si rialzò tossendo e sputacchiando, la terra aveva un sapore orribile che gli fece venire i conati di vomito. «Perché mi hai abbandonato Joshua… pensavo fossimo amici…» Riuscì a dire tra la tosse ed i singhiozzi, il suo stato mentale era già eroso da poche ore, figuriamoci reggere a quella maniera per 30 giorni. «Hey!» Ronny cacciò un nuovo urlo, sobbalzando talmente forte da ricadere a terra. Si girò in direzione della voce, ritrovandosi faccia-a-faccia con un gruppetto di 5 ragazze. «Come mai sei qui? Stai scappando da una di quelle cose?» Ronny scosse forte la testa. «Ho sentito un urlo e s…sono scappato via…» Le ragazze lo guardarono ridacchiando, incredibile che in una situazione simile ci fosse ancora qualcuno capace di comportarsi come se 58 59 Nightfall Kya Nightfall Kya fossero ancora al sicuro tra le mura scolastiche. «Coraggio ragazze! Non mi sembra il caso di ridere, è un compagno in difficoltà in fondo.» Una si staccò dal gruppo, avvicinandosi al malcapitato lurido e sconvolto. «Ti sei fatto male? Puoi unirti a noi se vuoi, stiamo cercando di uscire dal bosco.» Tese la mano candida verso Ronny, che la afferrò senza esitare. «Io sono Ronald Smith… chiamatemi pure Ronny, anzi, meglio Ronny di Ronald.» La ragazza sorrise, un sorriso perfetto su un viso da angelo, stringendo con più forza la mano del ragazzo. «Io sono Veronica… Veronica Hunt. Spero che diventeremo amici… Ronny.» *** Splosh! Mark si ritrovò un piede immerso in un mucchietto di resti umani. «Disgustoso.» Strisciò un po’ il piede sul terreno, osservando le frattaglie da cui spuntava una scarpa da donna. Nessuna studentessa porta tacchi 12 a scuola, neppure quella vacca della Hunt… questa doveva essere la professoressa d’inglese. Strappò un ramo da uno degli alberi circostanti, piantandolo dietro ai resti come una rudimentale pietra tombale. Da una tasca tirò fuori un coltello a scatto, incise velocemente le iniziali N. I. della professoressa sul tronco e riprese la marcia. Mi spiace, sono di fretta, non posso fare nulla più di così. Sentì improvvisamente delle grida disperate, una sorta di ululato incessante che durò almeno 5 minuti buoni, prima di cessare bruscamente con un verso strozzato. Qualcun altro deve averci lasciato le penne, devo uscire in fretta da qui, se morissi Lan non me lo perdonerebbe mai. Era sicuro che la ragazza se la sarebbe cavata, da quando l’aveva incontrata 2 anni prima gli era stato subito chiaro che fosse una tosta. Come lei anche Mark era un novellino del paese, come bullo ripetente non aveva avuto già da subito una buona fama, ma per qualche motivo Lan era come affascinata da lui, lo aveva seguito nonostante la freddezza, fino a che i due non avevano costruito una sorta di bizzarra simbiosi. «Perché fingi di essere cattivo?» Gli aveva chiesto lei una volta, mentre erano seduti a pranzo al solito in giardino. «Chi ti dice che finga?» «Lo vedo nei tuoi occhi. Autodistruggerti non ti darà pace per il tuo tormento interiore.» «Un’argomentazione di questo tipo detta da te perde tutta la sua credibilità, Lan. Rinfrescami, per quale motivo te ne sei andata dalla Cina?» Aveva liquidato così la faccenda, anche se sapeva bene che la compagna aveva fatto centro. Non si curò delle altre grida che si levarono 60 61 Nightfall Kya Nightfall Kya dal bosco, ad un certo punto incrociò pure un ragazzo rannicchiato per terra ed inzaccherato di sangue, che appena lo vide tirò un urlo da scolaretta lanciandosi in uno dei cespugli, dove rimase a fissarlo fino a che Mark non sparì dalla sua visuale. «Siamo già a questo punto? Dopo così poco?» Gli venne da chiedersi se anche lui sarebbe ammattito prima o poi, quanto ci avrebbe messo e soprattutto, se sarebbe sopravvissuto abbastanza per permettere al cervello a ridursi in pappa. Era quasi al limitare del bosco, quando uno dei rami sulla sua testa si spezzò con un rumore secco, facendogli levare gli occhi al cielo. «Che ca…» Ebbe solo il tempo di vedere in faccia la creatura nera appollaiata sopra di lui, magrissima e con gli arti innaturalmente lunghi, gli occhi da felide piantanti nei suoi. Poi attaccò. *** Fu molto probabilmente la prima ad arrivare dall’altra parte della selva, aveva corso a perdifiato praticamente tutto il tempo. «Chissà se da queste parti uscirà qualcun altro…» Kaori si soffermò a fissare il paesaggio davanti a sé, così diverso dalla macchia nera da cui era appena uscita: un’enorme distesa d’erba, di un colore così naturalmente verde, in un posto in cui di naturale c’era ben poco, una catena montagnosa tutt’intorno, ed il rumore di un ruscello da qualche parte nella zona. Sembrava quasi un paesaggio montano, se non ci fossero state delle assurdità nel mezzo. In primo luogo, gli alberi, quei maledetti alberi neri che crescevano un po’ ovunque. Secondariamente ad un’altezza considerevole volavano frammenti di roccia di varie dimensioni, smossi come nuvole dal vento. Strano… molto strano… Non era propriamente spaventata, ma nemmeno tranquilla. Era come andare a vedere un prestigiatore, quando oramai non si è più nell’età di credere ciecamente a tutti i trucchi. Possono impressionarti, ma in fondo non pensi davvero che siano reali. Quelle sono… Alcune persone avevano preso la sua via nel bosco, ed erano ben visibili nello sconfinato spazio aperto. Due ragazze la scorsero, iniziando a farle cenno di avvicinarsi. «Kaori! Kaori sei tu?» Erano le sue amiche, o meglio, le amiche di Sarah. «Non stare lì! Ci sono altre cose oltre a quella di prima là dentro, rischi che ti prendano!» Camminò per poco verso le due, poi iniziò a pensare. 62 63 Nightfall Kya Nightfall Kya Altri? E se Joshua fosse in pericolo? Arrossì leggermente. La cotta che aveva per lui andava avanti già da qualche mese, era un ragazzo gentile, studioso, socievole e responsabile, con una grande predisposizione al lavoro, il tipo di uomo che qualunque ragazza giapponese con la testa sulle spalle avrebbe voluto come marito insomma. «Se non vieni qui subito, puoi anche rimanertene là a morire!» Il tono delle compagne si era fatto aggressivo, probabilmente per l’eccesso di tensione accumulata, forse avevano già visto altre “cose”, come li chiamavano loro, mietere nuove vittime. Rassegnata, riprese a camminare verso di loro, non voleva scatenare una lite, non le piaceva normalmente, figuriamoci in una situazione simile. Ognuno per sé. Le parole di Landley le rimbombarono improvvisamente nella testa, causandole un nuovo blocco. Che stava facendo? Se stava con quelle ragazze rischiava di fare una brutta fine. Se si fosse avvicinata a loro, non avrebbe avuto la forza di staccarsi dal gruppo, o peggio l’avrebbero obbligata a stare con loro, fino a che non sarebbe accaduto l’inevitabile. «Che… che diavolo stai facendo?!» Il nero fogliame si avvicinava di nuovo davanti a lei. «Entro solo… per vedere dov’è. Era al mio fianco, non può essere molto lontano. Magari si è perso, o ha bisogno di aiuto. Lo faccio solo per farlo uscire da lì.» Più che una giustificazione verso le altre, era una sorta di nenia personale verso se stessa, troppo bassa per essere udita. Arrivo, Joshua! *** Non voleva allarmare gli altri, ma appena si erano girati Adrian aveva iniziato a sentirsi strano e ad avvertire strani tremiti alle estremità. Cazzo, aspetta un attimo… Era arrivato al limitare della foresta in semiincoscienza, perdendo ogni controllo di sé pochi minuti dopo. Quando si risvegliò, si ritrovò lungo disteso su una piccola zona erbosa. «Che diavolo… quindi è così, non c’è alcun controllo…» Non ricordava assolutamente nulla di quanto fosse successo, solo una vaga sensazione, qualcosa di sgradevole che non riusciva a definire. «Ma che ca…» Nella mano destra teneva una sorta di fucile nero lucente, con una strana bocca di fuoco, troppo sottile per poterci far passare qualcosa. Incuriosito si posizionò prono, impugnando l’arma come un fucile di precisione, per poi premere il grilletto verso l’aereo spazio vuoto. 64 65 Nightfall Kya Nightfall Kya «Ma dai… va bene tutto, ma qui si rasenta il grottesco!» Dalla canna esplose una lunga lingua di fuoco, evidentemente non aveva in mano un fucile, ma un vero e proprio lanciafiamme. Lanciafiamme che funzionava fin quanto si tenesse premuto il grilletto a quanto pare, nonostante fosse privo di serbatoio di liquido incendiario. Rilassò l’indice, andando a placare il getto di fuoco. In che razza di mostro mi sono trasformato per ritrovarmi con un’arma simile… ma soprattutto, per essermi ritrovato in un posto simile! Guardò di sotto, rendendosi subito conto che ogni possibile tentativo di fuga sarebbe terminato con la sua carcassa spappolata: il terreno distava almeno 30 metri, il bosco da cui era arrivato si trovava ad alcuni Km sulla sinistra, ridotto ad una fitta macchia nerastra, e nelle vicinanze non c’era anima viva. Si ritirò dal bordo, andando a sedersi al centro di quella specie di zolla volante, di sì e no un paio di metri di diametro. Ok Adrian, non ci sono dubbi che ora come ora sei nella merda. Basterà aspettare che quella cosa esca di nuovo fuori, se è arrivata fin qui, saprà anche come scendere. Prima che il gruppetto di nove si separasse era serpeggiata l’ipotesi che la trasformazione potesse avvenire solo una volta, ma l’insegnante era sicuro che non potesse essere così facile. Quei mostri sarebbero saltati fuori di nuovo, e se li equipaggiavano con delle armi, molto probabilmente volevano solo assicurarsi che il loro involucro rimanesse intero fino alla loro visita successiva. Sospirò, andando a stuzzicarsi la benda posizionata sull’occhio destro, un’abitudine recidiva che usciva allo scoperto ogni volta che era particolarmente nervoso o pensieroso, e che aveva acquisito da quando lo aveva perso, cinque anni prima. Ricordava ancora che in ospedale era venuta a trovarlo persino la sua ex-moglie, con cui non parlava più da mesi. Per tipo la 200a volta le aveva chiesto nuovamente la mano, ricevendo il solito, freddo rifiuto. «Mio Dio, se mi metto a pensare al passato a questa maniera, vuol dire davvero che sto per crepare.» Si scrollò dalla testa i vecchi squallidi pensieri, strappando un ciuffo d’erba e lanciandolo giù dalla zolla volante. Scoprì con gratitudine di non aver perso le sigarette, fu quando si mise ad armeggiare con l’accendino che un nuovo pensiero gli balenò per la mente, un particolare sulle uniche armi di quel mondo che per ora aveva visto, quelle di Joshua. Prese il lanciafiamme che aveva poggiato al suo fianco, la sigaretta penzoloni fra le labbra e l’altra mano nuovamente a tormentare la benda. 66 67 Nightfall Kya «Al massimo… posso sempre difendermi a calci.» Detto questo piegò il braccio, e con un colpo deciso lanciò la sua unica difesa oltre il bordo erboso. *** Camminava lento, come se il pericolo non potesse essere in agguato dietro ad ogni cespuglio, quasi non si accorgeva in realtà delle urla, degli amici al suo fianco che diventavano sempre più invisibili sino a sparire, tutti i suoni erano ovattati, tutto ciò su cui posava lo sguardo era visto in maniera fugace, senza tenerne realmente conto. Aveva ucciso. Ancora quel pensiero lo assillava, troppo fresco il ricordo della rivelazione shock, del cadavere straziato, di quel misto maciullato che gli era uscito dallo stomaco solo pochi minuti prima. Si asciugò la fronte imperlata di sudore con la manica della divisa, il baluginio delle lame sulle sue mani gli dava un brivido ogni volta che lo vedeva, qualcosa nelle profondità del suo essere sembrava vibrare ogni volta che le lame intrise di sangue gli si imprimevano nella retina, e Joshua non era decisamente pronto a sapere cosa fosse. Perché è successo proprio a me? Forse sarei dovuto rimanere immobile… avrei dovuto lasciare che divorasse Kaori! Si sarebbe dato uno schiaffo da solo, se ciò non avesse comportato l’alto rischio di staccarsi la 69 Nightfall Kya Nightfall Kya testa dal collo. Lasciarla morire senza provarci lo avrebbe tramutato egualmente in un assassino, anche peggiore di quello che era ora. Se uscirò vivo di qui, giuro che andrò a costituirmi… spero solo che mi credano… Era talmente assorto nei suoi pensieri, che come un idiota andò a sbattere contro un albero. «Che dolore!» Quasi si era rotto il naso, poggiò le mani sul viso dolorante, trovando sollievo con il contatto con il freddo metallo che fissava il Katar al suo palmo. Fortunatamente non perdeva sangue, e riprese a camminare in maniera più assennata, cercando di trovare un punto di luce verso cui dirigersi. «Chi va là?!» Un rumore improvviso di passi lo fece subito drizzare sull’attenti. Poteva essere un compagno, ma poteva essere ancora una di quelle cose, e per quanto fosse disperato l’istinto di sopravvivenza non permetteva ancora alla sua stupida mente di avere voglia di morire. «J… Joshua?» Una voce flebile lo raggiunse, e con un capitombolo in avanti Kaori fece il suo ingresso in quella fetta di vegetazione. «Ma… che è successo? Come mai sei qui? Non dovevamo…» La ragazza scosse vigorosamente la testa in segno di assenso. «Hai ragione, so già quello che vuoi dirmi… è che ero preoccupata… avevo paura che rimanessi intrappolato qui…» Sulle ultime due parole, la voce iniziò a morirle diventando pressoché un bisbiglio sulle ultime due sillabe. Joshua inclinò la testa da un lato, visibilmente confuso. «Fammi capire… eri preoccupata solo per me… o per tutti in generale?» Kaori si mise a boccheggiare, sembrava stesse per morire, il ragazzo di contro iniziò a sentirsi a disagio, non era così stupido da non capire che aria tirava, il che considerando la situazione era decisamente fuori luogo. «Beh, se sai come uscire, non è che puoi indicarmi la via? Te ne sarei molto grato, non mi piace per nulla tutto questo nero… sempre se ci sia un’uscita ovviamente.» Spero che cambiare argomento funzioni… non voglio certo ferirla, in un momento simile ogni piccolezza si può tradurre in una crisi di nervi. Fortunatamente lei annuì alla richiesta, e si mise in silenzio a condurlo fuori dal bosco. Camminarono così per diverso tempo, non si sentivano nemmeno quasi più urla in lontananza, forse perché la maggior parte delle persone era in salvo, forse perché erano già quasi tutte morte. «Joshua, posso… chiederti una cosa?» Si sentì quasi sollevato della rottura di quel silenzio imbarazzante. «Sì, certamente.» «Secondo te… perché ci ha fatto tutto questo? 70 71 Nightfall Kya Nightfall Kya Io sono sicura… di non aver mai fatto del male a nessuno.» Joshua sospirò. Quella domanda probabilmente tormentava la maggior parte dei reclusi in quell’incubo. «Mi spiace, non so proprio darti una risposta… non capisco perché quella persona sia stata spinta a tanto, so solo che l’odio che prova deve essere immenso… e che gli unici a sapere la verità alla fine, saranno i sopravvissuti… ed i veri responsabili della sua rabbia.» Terminarono il restante tragitto nuovamente in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. «Eccoci…» Finalmente anche Joshua poteva godere di una vista meno soffocante di quella maledetta selva, qualche ragazzo si vedeva sparso per l’ampio spiazzo erboso d’innanzi ai suoi occhi. «Grazie mille Kaori, sei stata molto gentile. Forse è meglio se trovi uno spazio chiuso e ti riposi, sembra quasi che hai il fiatone, non vorrei che collassassi per la tensione qui in mezzo al niente.» Posò una mano sulla spalla della ragazza con l’intento di rassicurarla un po’, ma fu costretto a ritirarla di scatto inorridito. Kaori stava tremando, era come se fosse percorsa da una scarica elettrica. «Scu… sa… volevo portarti fino a fuori… io… sca… scappa…» I tremiti diventarono sempre più violenti, ora erano visibili ad occhio nudo. Questa volta Joshua sapeva benissimo come comportarsi, e si mise a correre lontano con tutta la forza che aveva, stupidamente in direzione del campo aperto. Sbirciò solo una volta oltre le sue spalle, giusto in tempo per vedere con la coda dell’occhio una grossa falce calare velocemente su di lui, ed una sorta di fantasma nero ridere sguaiatamente. 72 73 VVNN Mega-Ne 2. Eh? VVNN Mega-Ne Camminavamo oramai da parecchie ore in assoluto silenzio. La giornata era soleggiata e il sentiero che stavamo seguendo era ben illuminato. Intorno a noi si sentiva il canto degli uccelli che in primavera si esprimevano al meglio. Noi invece no! Di fianco a me c’era mia sorella, che teneva in mano la cartina come se fosse il collo di un pollo e guardava dritta davanti a sé col broncio. Dieci metri avanti c’era Elena che camminava tranquillamente con il suo spadone agganciato alle spalle. Stranamente al momento della partenza tutto sembrava andare a gonfie vele, per quanto nessuno volesse impegolarsi in quella missione. Anche Sarah aveva l’aria allegra. Probabilmente si era rassegnata e aveva deciso di prenderla con filosofia. Aspettavamo il re nel cortile interno, nonostante nessuno parlasse sembrava regnare il buon umore. La piccola figura bionda saltò fuori all’improvviso battendo le mani. «Allora! Siete carichi?» Nel sentirlo Sarah scattò in piedi e disse: «Certo vostra maestà! Credo proprio che sarà un viaggio entusiasmante!» Il sovrano sollevò un sopracciglio, incredulo. Era eccessivamente carica, doveva esserci qualcosa sotto! Probabilmente in quei giorni aveva studiato una strategia per eliminare Elena in poco tempo. «Che cosa avete da guardare? Sono sinceramente felice d’incominciare questa missione!» Salvo Elena, tutti la stavano guardando sospettosi. Sarah estrasse dalla tasca una cartina, dove erano stati fatti dei segni a matita. «Come membro con più esperienza in missioni del genere, mi prendo la responsabilità della spedizione!» disse scuotendo la cartina che aveva in mano. Eh!? Ora avevo capito tutto, aveva deciso che sarebbe stata il capo, e probabilmente aveva anche pensato che nessuno avrebbe potuto contrastarla, dato che io non ero un guerriero ed ero alla mia prima missione. Mentre Elena, non avrebbe mai capito che cosa fosse un capo spedizione. Il re sorrise. «Ottimo Sarah! Lascio la spedizione nelle tue mani, non deludere il tuo re!» Sul viso di mia sorella si dipinse una espressione di vittoria. Sulla mia invece una faccia rassegnata! Chissà quante angherie avrei dovuto sopportare per tutto quel viaggio! «Ragazzi, non vi trattengo di più! Avete un lungo viaggio da fare e probabilmente non vedete l’ora di partire! Quindi… buon viaggio!» 78 79 VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne E ricevetti una pacca sulla spalla. Quel colpo dava il via alla mia tortura che sarebbe durata probabilmente per tutto l’anno successivo. Uscimmo lentamente dal castello. Quando fummo sul primo bivio, subito dopo essere usciti dalle mura cittadine, Sarah prese in mano la situazione. «Ora…» estrasse nuovamente la cartina e cominciò a scrutarla tenendoci il naso quasi contro «Uhm… dovremmo andare a sinistra, perché sicuramente è meglio passare dalle terre infuocate rispetto alle lande desolate!» Detto questo alzò la testa e vide che Elena non si era fermata e stava già proseguendo verso destra. Le corse dietro e superandola allargò le braccia come per bloccarla. Alzò lo sguardo verso Elena, con aria di sfida. «Ho detto che si va dall’altra parte!» Non aveva scalfito minimamente la determinazione della guerriera, che proseguì per la sua strada senza neanche prenderla in considerazione. Sarah corse nuovamente avanti. Questa volta però estrasse, da una delle sfere che cingevano i suoi capelli, il suo bastone da mago. I fermacapelli di Sarah erano degli accessori magici: erano come dei portali dimensionali che lei utilizzava come deposito oggetti. Ne aveva quattro, due per codino. Si posizionò davanti a Elena, cominciò a far girare sopra alla testa la sfera attaccata a una catena vincolata a sua volta all’estremità superiore dell’arma. Più la sfera guadagnava velocità più si avvolgeva tra le fiamme. Sarah si mise a sbraitare: «Il re mi ha dato la responsabilità della missione, quindi farai quello che dico io!» Era paonazza dalla rabbia. Ma Elena la superò nuovamente come se nulla fosse. Sarah cedette: quando la guerriera fu a una decina di metri di distanza oltre, lancio un dardo infuocato dalla sua arma verso la schiena di Elena. La piccola palla di fuoco si mosse velocissima, ma altrettanta fu la velocità di Elena. Afferrò dall’elsa la spada posta sulla schiena, non sfilò neanche la tracolla che la teneva legata, la alzò solo di pochi centimetri sopra le spalle, quello che bastava per farla colpire dalla palla di fuoco, che rimbalzò e finì a terra dissipandosi. Tutto questo lo fece senza voltarsi o smettere di camminare. Sarah aveva un’espressione tra lo stupito e l’inferocito. Fece per caricare un altro dardo ma le appoggiai la mano sulla spalla e con tono fraterno le dissi: «Facciamo come vuole lei, il re ha detto di fidarci!» Non mi rispose, si liberò dalla mia presa borbottando e cominciò a camminare in silenzio qualche metro dietro a Elena. 80 81 Era primavera, le giornate si stavano VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne allungando, e oramai l’ora era tarda nonostante il cielo fosse ancora parecchio illuminato da una luce arancione. La formazione non era cambiata: Elena conduceva con dieci lunghezze di vantaggio su me e mia sorella ancora furente. Il sentiero che stavamo percorrendo era abbastanza largo da contenere una carrozza ed era ricoperto di ciottoli. «Per quale motivo non abbiamo un cavallo?» borbottò mia sorella, senza guardarsi intorno. «Perché il re ha detto che dovevamo viaggiare in incognito, sai benissimo che dopo la grande guerra di cavalli ne sono rimasti pochissimi e sono stati presi tutti dalle corone reali!» «Appunto, noi siamo della corona!» Scossi la testa con forza. «I N C O G N I T O… hai presente cosa vuol dire? Se avessimo un cavallo sarebbe scontato che siamo una delegazione reale! Implicazione, i briganti ci assalterebbero in continuazione e quando attraverseremo altri stati saremmo subito presi di mira!» Borbottò qualcosa d’incomprensibile e riprese a camminare in silenzio. Pensare al mio prossimo anno vissuto a questa maniera mi faceva venire un nodo alla gola, come se qualcuno mi stesse premendo le dita sulla carotide! Improvvisamente sentimmo un boato provenire dalla boscaglia. Dal punto in cui si sentì il forte rumore, vedemmo del fumo e dei corvi volare via. Senza pensarci m’infilai nella boscaglia e andai a vedere cosa fosse accaduto, dietro di me mi seguirono pure Sarah e, stranamente, Elena. Arrivammo in una piccola radura nella quale, qualche istante prima, doveva esserci una casa, ma ora era ridotta a un cumulo di macerie. Degli uomini intorno alla casa ridevano di gusto; mentre una donna di circa trent’anni era inginocchiata davanti alle rovine e piangeva, accanto a lei la consolava accarezzandola un bambino biondo di cinque o sei anni. Io e Sarah eravamo nascosti nella boscaglia e guardavamo la scena cercando di capire cosa stesse succedendo. Un grosso uomo barbuto, che sembrava essere il capo della banda, disse: «Questo è l’ultimo avvertimento, col prossimo ti vendiamo il marmocchio! Vedi di ridarci i nostri soldi!» Poi l’uomo si girò dalla nostra parte e urlò: «Tu chi diavolo sei? Che hai da guardare?» Come mi aveva visto? Ero nascosto come una lepre! Mi girai lentamente e vidi l’alta figura di Elena perfettamente in piedi di fianco a me che fissava la scena. Mi diedi un colpo in fronte col palmo della mano. A questo punto era meglio mostrare il nostro numero a quel gruppo di briganti. Mi alzai in piedi anche io, mia sorella mi seguì poco dopo. L’uomo fu sorpreso ma non lo lasciò trasparire. Senza che nessuno dicesse nulla ci guardammo per qualche istante. Elena cominciò ad avanzare verso di loro. Quando fu a 82 83 VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne meno di dieci metri da loro si fermò e disse con calma: «Avete tanto la faccia degli imboscati!» I tizi si guardarono in faccia senza capire, anche io e Sara ci guardammo in faccia senza capire e anche il bambino e la madre. «Cosa?» urlò l’uomo barbuto. Elena fece un altro passo in avanti, tutto il gruppo di balordi uno indietro. La sua figura incuteva timore, e l’avevo provato sulla mia pelle! «Dove eravate durante la guerra? Avete tutti più di trent’anni!» Ora avevo capito cosa intendeva. Vi starete chiedendo come mai il re fosse un ragazzino e perché stesse mandando degli altri ragazzi in una missione così importante. Tre anni prima era finita una lunga guerra che era durata più di dieci anni. Tutti gli stati della zona avevano combattuto come leoni sacrificando le vite di milioni di uomini. Morale della storia: una intera fascia di età compresa tra i venticinque e i cinquanta anni era stata spazzata via, i reduci di quella guerra si potevano contare sulla mano. La guerra terminò con un armistizio, ma la situazione, ora, è comunque ben lungi dall’essere tranquilla. Quindi Elena intendeva dire che quelli erano dei codardi che non avevano combattuto per lo stato. «E allora? Non volevamo combattere per quello stupido del sovrano, che è pure morto come un cane! Per colpa sua ho perso tutto!» Elena non replicò, si limitò semplicemente a sfilarsi la spada. La tenne in una sola mano, con la costernazione di tutti i presenti. Portò la lama a sinistra sopra alla testa, poi rapidamente la spostò verso destra con un movimento laterale. La grossa lama si piegò vistosamente e quando la bloccò di colpo l’acciaio di questa cominciò a ondeggiare come un foglio di carta al vento. Per quanto abbastanza lontani dalla guerriera, lo spostamento d’aria che venne creato fece cadere a terra tutti gli avversari. Non capirono cosa successe, ma quando si rialzarono Elena era pronta per un secondo colpo che li ributtò tutti a terra. Andarono avanti così fino a che non desistettero e scomparirono nel bosco dicendo: «Non sei molto furba! Non sai con chi ti sei messa! Torneremo!» La famosa guerriera che odiava la gente aveva appena aiutato una persona. Da quando l’avevo conosciuta, salvo quando mi prese per il collo, non mi aveva mai dato l’idea della persona che odia la gente. La signora continuava a piangere davanti ai ruderi della sua baracca. Mi avvicinai a lei e le appoggiai la mano sulla spalla. Era una ragazza con dei lunghi capelli chiarissimi e gli occhi altrettanto chiari inondati dalle lacrime, le gote rosse erano rigate dal pianto e, per quanto giovane, il suo volto era cosparso dalle rughe di una vita faticosa. 84 85 VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne «Non sapete cosa avete fatto!» proruppe la donna «Quelli torneranno a prendere il mio bambino!» A dire la verità mi aspettavo più un grazie. «Chi sono quelli?» «Sono i soldati di Enea!» Non avevo mai sentito questo Enea, e poi soldati? Eravamo nelle terre del re, non potevano essere dei soldati, non ne avevano le uniformi! La donna notò la mia faccia un po’ contrariata. «Ma di dove siete? Enea è il padrone di questa zona! Fa il buono e il cattivo tempo in base a come si sveglia la mattina. È così da più di quindici anni!» Intanto si erano portate di fianco a me anche Sarah ed Elena. «Mi stai dicendo che nelle terre del re ci sono persone che si permettono di governare a loro piacimento?» La donna si spazientì, si alzò in piedi, prese per mano il bambino e fece per entrare nel bosco. Si fermò appena dentro ed indicò un edificio sopra alla collina che sovrastava la piana erbosa. L’edificio era come un castello in miniatura, aveva i muri perimetrali fortificati e s’intravvedevano le guardie che ne pattugliavano il perimetro. «Che cosa vuole dire?» le urlai. Lei riprese a camminare col bambino alla mano nel bosco. Poi si girò ancora una volta e spalancò gli occhi nel guardarmi come se avesse visto un fantasma. Mi guardai i vestiti e intorno, poi mi voltai completamente e vidi Elena sorridente, davanti all’uscio di una casetta in legno… aspettate, non era stata abbattuta la casetta? Elena in quei tre minuti in cui io avevo parlato con la donna aveva abbattuto quattro alberi con la spada, e in pochissimo tempo li aveva trasformati in assi e aveva rimesso in piedi la casa. Sarah le stava di fianco e la guardava come se fosse una lebbrosa. «Ma… Ma… come avete fatto?» La donna guardava Elena, ma questa seguitava a sorridere senza dire una parola, allora volse lo sguardo verso di me. E come lo potevo sapere io! Quella ragazza era tanto matta quanto imprevedibile. «Non ne ho idea, la nostra amica fa cose che non ci spieghiamo! E difficilmente te le spiegherà lei!» «Posso entrare?» Elena si spostò da davanti alla porta e le lasciò lo spazio per accedere nella casa. Entrata all’interno si accorse che era vuota, salvo che per un tappeto e delle stoviglie poste in un angolo. «Grazie! Ma loro torneranno! Tornano sempre da quando è morto mio marito!» Non avrei dovuto approfondire di più, avevamo già perso abbastanza tempo, se non ci muovevamo saremmo arrivati tardi a Narduk. Però volevo sapere a tutti i costi chi erano quegli uomini e cosa facevano! 86 87 VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne «Come ti chiami? Mi puoi raccontare tutto dall’inizio, magari possiamo aiutarti!» Questo è un ottimo esempio di pensare una cosa e fare l’opposto. La ragazza si sedette su un pezzo di legno che stava sul pavimento della casetta. Elena stava fuori a guardare il panorama e Sarah si era appoggiata alla porta d’ingresso per sentire quello che avevamo da dirci. «Mi chiamo Lilly e quattro anni fa, prima che finisse la guerra, mio marito in licenza dall’esercito per qualche giorno scoprì che ero incinta e decise che avremmo dovuto far crescere nostro figlio in una casa degna di quel nome. Solo che entrambi figli di contadini non avevamo denaro per comprare una casa. Decise di andare a chiedere dei soldi a Enea, come il solito era ben felice di dispensare prestiti sapendo che poi avrebbe ucciso i malcapitati con gli interessi.» Intanto il bambino giocava con un legnetto sul tappeto logoro. «Mio marito sapeva a malapena contare, non si fece troppe domande e cominciò a far edificare la casa, casa che non vide mai finita, morì da qualche parte nelle terre desolate di Drasil. Poco tempo dopo incominciarono a venirmi a chiedere i soldi del prestito, naturalmente io non li avevo, una vedova con un bambino piccolo che a malapena si coltivava l’orto fuori di casa.» Si alzò in piedi e cominciò a misurare la casa a lunghi passi. «Diventarono sempre più insistenti, cominciarono a rompere le cose in casa, a strapparmi le piante nell’orto, bruciarono il tetto. E infine portarono via mia sorella. Mia sorella ha dodici anni, dopo la morte dei miei genitori me ne sono sempre occupata io!» Ero allibito di quello che le era accaduto! Non credevo che la vita fuori dal castello fosse così dura, ma l’avrei imparato molto presto! «Quanto tempo fa hanno preso tua sorella?» «Quattro mesi fa, ora hanno distrutto quello che rimaneva della nostra casa e hanno minacciato di portare via anche mio figlio.» Sarah continuava a stare alla porta e ora sbuffava, sembrava non molto interessata e nemmeno colpita dalla storia struggente della donna. «Ti aiutiamo noi!» «Ma sei cretino! Hai una missione pezzo di imbecille!» Mia sorella non perse tempo, aveva ragione ma io non potevo permettere che queste cose succedessero nel nostro regno! «Lo so Sarah! Ma con te ed Elena ci vorrà pochissimo ad entrare nella fortezza di quelli e portare via sua sorella!» La donna ci guardava con le lacrime agli occhi e le mani giunte come se fosse in preghiera. Mia sorella distolse lo sguardo e con gli occhi chiusi e il mento alzato disse: «Voglio che venga messo agli atti che io 88 89 VVNN Mega-Ne sono contraria e che tu te ne prendi tutta la responsabilità!» Sistemata la sorella potevamo pensare a un piano per entrare nella villa. VVNN Mega-Ne Il pomeriggio seguente mettemmo in moto il piano. Mi accorsi a mie spese che nel nostro gruppo non c’era uno stratega, quello che più si avvicinava a questo ruolo ero io, e l’idea che mi venne in mente fu la cosa più stupida mai concepita. Bussai due volte contro il pesante portone, si aprì una piccola finestrella. «Cosa volete?» Mi rispose una voce maschile profonda, anche questo doveva essere un adulto. «Uhm… sono… un rappresentante di saponette! Sto facendo un sondaggio sull’uso che ne viene fatto in una villa!» Mio Dio, come mi sentivo ridicolo. «Non ci interessa, se ne vada!» Maledetti, non funzionava, avevo bisogno del piano B, e mi venne in mente la cosa meno credibile al mondo. «Ehm… sì… la capisco… ma sa, questo sondaggio è stato richiesto dal re in persona, se non posso farlo dovrò venire scortato dalle guardie reali!» Solo un idiota poteva credere che un rappresentante di saponette potesse andarsene in giro con una bolla reale! Per qualche istante non si sentì più nulla, dopo qualche minuto tornò ad affacciarsi l’uomo alla finestrella. «Va bene, ma non più di dieci minuti!» Incredibile, espugnare questo castello sarebbe stato un gioco da ragazzi con il quoziente intellettivo che possedevano le guardie! La porta si aprì lentamente, cigolando. Mi trovai davanti questo energumeno con la barba e un grosso pancione, probabilmente doveva essere anche un forestiero, aveva capelli corvini e pelle piuttosto scura. Nella nostra regione il carattere più diffuso era biondo con gli occhi azzurri. Mi fece entrare in una sorta di cortile interno, c’erano pochi metri tra l’edificio principale e le mura fortificate, quindi il cortile risultava più un corridoio a forma di anello che correva intorno al maschio. «Che cosa devi fare?» «Eh?» Ah, sì, giusto, mi stavo dimenticando la mia importante missione per il re! «Devo intervistare almeno cinque persone che si occupano di cinque mansioni diverse!» Il tizio dai capelli corvini mi fece segno di seguirlo. Mi portò dal maniscalco. Aveva una piccola baracchetta in legno appoggiata al muro perimetrale. All’interno stava un vecchiettino che aveva l’aria di essersi seccato al sole come un pomodoro. 90 91 VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne «Vecchio, questo uomo le deve fare delle domande!» «Non sono stato io! Lo giuro! Non sono stato io!» Il vecchio era partito, cioè più che il vecchio, il suo cervello. Gli feci comunque le domande che mi ero scritto. «Aspetti, non ho ancora fatto la domanda!» Il vecchio si tranquillizzò. «Quante volte si lava al mese?» «Non lo so! Se non rispondo mi dà un brutto voto?» disse preoccupato guardando l’energumeno. Andai avanti facendo finta di non sentire le risposte, diversamente avrei rischiato di dormire alla fortezza! «Quando si lava usa qualche supporto, tipo una spugna o una spazzola?» Il vecchio si guardava intorno come se stessi parlando in una strana lingua. Proseguii: «Usa del sapone per lavarsi?» «NO! Assolutamente no! Non voglio uccidermi con quelle cose! Lo sanno tutti che dentro quelle diavolerie ci sono delle cose chimiche sconosciute che distruggono le cellule del cervello!» Se fosse stato vero, lui sarebbe stato profumatissimo! Invece puzzava come un cadavere in decomposizione! Mi girai verso il “Corvo” e gli dissi: «Con lui ho finito, possiamo proseguire!» Non ci avevo pensato inizialmente, ma il fatto di avergli detto che dovevo intervistare gente che faceva diversi tipi di mestieri mi permetteva di girarmi tutto il castello per vedere come fosse la situazione. Che imprevedibile genialità! Venni portato dalla cuoca, se vi interessa saperlo era una persona più umana del vecchio e usava il sapone una volta alla settimana. Dopo la cuoca fui scortato dalla bambinaia, una anziana signora ancora sana di mente ma con le stesse idee del vecchio maniscalco. Mentre attraversavo uno stretto corridoio, vidi una porta semi aperta, con all’interno una ragazzina seduta a terra su un grosso tappeto, aveva i capelli lisci e biondi che coprivano il pavimento. La bambinaia mi sorpassò ed entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle. «Chi si trova in quella stanza?» chiesi all’energumeno che mi scortava. L’uomo senza voltarsi o darmi troppa attenzione mi disse: «Non fare troppe domande, vedi di fare il tuo lavoro in fretta e di andare.» Mentre stavamo percorrendo una scala per tornare in cortile incontrammo un tizio alto e robusto, stranamente identico a quello che avevo visto il giorno precedente a casa di Lilly. Il tizio fece un’espressione che sembrava dire: “Guarda questo ragazzino, è proprio identico a quello che girava insieme a quella folle ieri!” L’uomo mi acciuffò per la collottola e mi fissò 92 93 VVNN Mega-Ne negli occhi. «Che ci fai qui?!» Ciao, sono Solomon Wonran, e sono un idiota! Quando pensavo di poter essere lo stratega del gruppo mi sbagliavo. In che modo avevo pensato di intrufolarmi, in incognito, in un castello ostile, senza un travestimento? «Jake, che ti porti in giro? Che ci fa qui?» Il Corvo, preso un po’ alla sprovvista dalla rivelazione del collega cercò di giustificarsi. «Questo… ehm… ragazzo è stato mandato dal re per fare una statistica sull’uso delle saponette nel nostro castello! Enea ha detto di farlo passare!» «Jake, sei un cretino! È proprio vero che a Gaar siete tutti degli imbecilli. Ma come hai fatto a crederci? Ora lo porto da Enea e ci penso io! Questo era uno di quelli che ieri ci hanno fatto fare quella figura di merda giù alla casa della pezzente!» L’uomo cominciò a trascinarmi su dalle scale. «Mi scusi, credo che mi abbia confuso con qualcun altro.» Era un tentativo, ma finì che sentii un dolore acuto alla testa e vidi tutto nero. VVNN Mega-Ne aveva le orecchie a sventola e gli occhi azzurri. I capelli erano rossicci e la pelle bianchissima. Faceva girare tra le dita della mano la mia spilla d’oro donatami dal re. «Vedo che sei il segretario del re!» Quando mi risvegliai ero legato alle caviglie con una corda, ed ero sdraiato su un tappeto scuro. Davanti a me c’era, seduto su una sedia, un uomo sulla quarantina, molto alto e scheletrico, Ciao, sono Solomon Wonran, e sono un idiota! Oltre ad essermi intrufolato in un castello ostile senza neanche un minimo travestimento, avevo anche deciso di portarmi la mia spilla reale dietro in maniera da farmi riconoscere da dei rinnegati! Ora sono legato come un salame sul pavimento di quella che sembrerebbe la stanza del “trono”. «Cosa è venuto a fare qui il segretario del re?» Mi serviva una risposta intelligente in breve tempo, ma ero troppo spaventato per far uscire dalle mie labbra qualcosa che sarebbe risultato anche minimamente sensato. «Vendo saponette?» «Risposta sbagliata! Te lo dico io!» Enea si alzò dalla sedia e si mise a camminarmi intorno, come fa un uccello rapace quando trova la sua preda. «Il re si è accorto che questa zona è gestita particolarmente bene, e vuole congratularsi con me del mio lavoro! Giusto?» Mi sta prendendo in giro! Come può credere una cosa del genere! Mi ha anche legato come un salamon! «Sì, sono venuto proprio per questo, però dovevo essere in incognito, se no vi sareste 94 95 VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne comportati in maniera diversa dal solito!» Cercai di muovermi. «Scusi, posso essere slegato?» «Oh! Che sbadato! Mi scusi, l’avevo legata per mostrarle che non siamo degli sprovveduti e che stiamo attenti a tutto quello che succede… ehm… in poche parole, non ci faremo soffiare il posto tanto facilmente!» L’uomo corse subito da me e mi slegò con cura. Possibile che fosse così idiota, e governava da più di dieci anni? «Prego, ora è mio ospite, quindi non si preoccupi di quella questione della casa, ho già mandato dei miei uomini a sistemarla e punito gli idioti che ieri l’hanno abbattuta!» Mi sembrava sempre più strano. Ma a rendere le cose ancora più complicate si aggiunse un arrivo inaspettato. Il Corvo corse dentro la saletta, che non era niente di più di un buco scuro con dentro una sedia di legno e due drappi verdi. Riferì ad Enea: «Alla porta altre persone, cioè, una monaca che si porta dietro un golem!» Eh? Una monaca con un golem? «Eh? Oggi devi essere stanco Jake! Dai, vengo io a vedere!» Enea uscì dalla stanza e sull’uscio mi fece segno di seguirlo, andammo fino al portone di entrata. Il portone era ancora chiuso, soltanto la finestrina era aperta. Enea buttò un occhio al di fuori poi disse a Jake: «Falla entrare.» Il portone era grande e pesante, irrobustito con delle barre in ferro e dei grossi chiodi. Il Corvo lo tirava verso di sé con fatica e pian piano l’apertura mi permise di vedere chi stesse entrando. Eh? Mi comparvero davanti un panino appena sfornato e un panettone! Cioè, era palese che la nanerottola alta un metro e cinquanta, con i vestiti da monaca che gli andavano larghi e la pelle ricoperta di farina fosse mia sorella. Mentre la grossa figura alle spalle che portava delle reti piene di sassi addosso e una scatola di un panettone in testa, coi buchi per gli occhi, fosse Elena. Io ero stato stupido a non travestirmi. Loro erano state stupide a venire conciate così! A questo punto ero più che sicuro che Enea la stesse facendo da furbo per un qualche motivo. «Prego monaca, si accomodi pure! A cosa dobbiamo questa visita?» Mia sorella che mal riusciva a camuffare la sua voce infantile disse: «La notte sta per giungere, e una monaca da sola nel bosco potrebbe essere derubata se non uccisa dai briganti! Chiedo gentilmente di passare la notte qui!» Enea allargò le braccia e con un enorme sorriso rispose all’imbecille: «Signora monaca! Sarete la mia ospite 96 97 VVNN Mega-Ne d’onore!» Intanto da dietro alle spalle di Enea cercavo di attirare l’attenzione, ma questa faceva finta di non vedermi! Invece, il golem alle sue spalle alzò la mano e mi salutò. Enea si girò verso di me con aria interrogativa, come se volesse dirmi: la conosci? Io allargai le braccia e scossi la testa. Mi sarebbe piaciuto non averle mai conosciute per davvero, stavo sprofondando dalla vergogna ad avere davanti quegli esseri grotteschi; soprattutto sapendo che Enea ci aveva scoperto e stava solo giocando come un gatto con il suo pasto. «Signora monaca, venga pure con me, l’accompagno a una delle stanze.» «Posso portare il golem con me? Mi sento nuda senza!» Enea guardò la scatola del panettone coi buchi e gli scappò un risolino. «Certamente!» Fece segno al Corvo di scortare le due nella stanza degli ospiti. Poi mi guardò e disse: «Porta pure il nostro amico reale! Dagli una stanza pure a lui, si sta facendo tardi!» E mi fece un segno d’intesa al quale dovetti rispondere con un titubante: «Sì, la ringrazio!» La mia mente si era messa in moto per cercare una soluzione a questo casino, solo che l’unica cosa che mi veniva in mente era Elena che 99 VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne radeva al suolo il castello. Non potevamo fare una cosa così rocambolesca! Andammo nuovamente nel corridoio dove, in precedenza, avevo incontrato la bambinaia. Prima, venne fatto segno a me di entrare in una camera, subito dopo, mentre stavo entrando vidi che indicavano una stanza accanto a Sarah. Poi sentii la voce del Corvo che passava di fianco alla mia camera e, ad alta voce, disse: «La cena è offerta all’ottava ora!» Ora dovevo andare da Sarah e cercare di capire cosa diavolo dovevamo fare. Non feci in tempo ad afferrare la maniglia della porta che mia sorella apparse con Elena nella mia stanza. Mi fece un enorme sorriso e mi disse: «Sono stupidi! Li abbiamo fregati!» Non mi capacitavo di come potesse pensare di averli imbrogliati con quel ridicolo travestimento! «Pezzo di stupida! Guarda che si sono accorti subito che non siete una monaca e un golem! Hai visto la faccia di Enea? Rideva mentre vi parlava! Come diavolo puoi pensare di averli fregati?» Si guardò un attimo intorno, e si rese tristemente conto che era stata fregata lei. «Bel modo che hai di ringraziare le tue salvatrici!» Stava cercando di rigirare la frittata, ma non mi avrebbe fregato. «Dobbiamo studiare un piano per uscire! In ogni caso qui di fianco c’è una ragazzina bionda, probabilmente è la sorella di Lilly!» Guardai alle spalle di Sarah, c’era Elena con ancora la scatola sulla testa, mi avvicinai e le sfilai quel casco ridicolo che le copriva il volto. Rimasi sorpreso nel notare che aveva gli occhi chiusi. «Elena, perché tieni gli occhi chiusi? La scatola ha i buchi!» Lei tenendo gli occhi ancora chiusi mi rispose con voce tremante: «Se li vedo li uccido tutti! Sarah mi ha detto di stare tranquilla, allora io tengo chiusi gli occhi!» La voce era piena di rabbia; la conoscevo ben poco, però non l’avevo mai vista così, neanche quando appena conosciuti mi afferrò per il collo. Non riuscivo a capire con chi fosse realmente arrabbiata, con quelli della fortezza? O forse con gli adulti? «Elena, qui ora ci siamo solo io e Sarah! Puoi aprirli.» Lentamente aprì gli occhi e progressivamente il suo viso si distese. Io mi voltai nuovamente in direzione di Sarah che intanto si era seduta su una piccola sedia in legno. «Sanno chi sono e sicuramente sanno che voi siete con me. Quindi, abbiamo due scelte, o cerchiamo di scappare ora, o proviamo a giocare al loro gioco a cena e fuggiamo col buio. Però vorrei portarmi dietro la sorella di Lilly, ci accertiamo che sia lei?» Mia sorella si alzò in piedi, mi venne sotto al mento, e mi guardò con la sua classica faccia 100 101 VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne colma di astio: «Prima cosa, comando io! Seconda, io non prendo ordini da te e terza il deficiente che ci ha infilato in questo casino sei tu!» Rimase a fissarmi per qualche istante senza dire nulla. «Che c’è?» Distolse lo sguardo: «Dove la trovo?» «Se attraversi la prossima parete la dovresti trovare!» Non disse nessun’altra parola, estrasse il suo bastone dai codini, e dopo qualche movimento la vidi sparire. Ricomparve nella stanza a fianco, fortunatamente nella stanza non c’era la bambinaia. La bambina era seduta sul tappeto. Quando la vide fece un salto all’indietro. «Un fantasma!» «Ma quale fantasma! Ma tu dimmi se devo pure trovare delle ragazzine così sceme!» Ma effettivamente se vi ricordate com’era messa… al posto dei suoi soliti vestiti portava una tonaca da monaca ed era tutta bianca di farina, era comprensibile la paura della bambina che se la vide apparire nella stanza. «Sono la maga più potente del regno! Dimmi, sei la sorella di Lilly?» La ragazzina si alzò in piedi facendo svolazzare i suoi lunghi capelli biondi. «Sì sì! Sono io! Sono Micaela! Conoscete mia sorella?» «Uhm… diciamo di sì! Maledetto farfallone!» «Scusate?» «Niente niente, smettila di darmi del voi! Ora me ne vado, tornerò presto e ti porterò via!» La ragazza tentò di dire una qualche parola ma Sarah svanì e tornò nella camera di Solomon. «Allora! La tipa qui di fianco è la sorella! Quindi… che facciamo?» 102 103 Avevo perso il conto dei piani, non sapevo se era il piano A del piano B o il piano C del piano B! In ogni caso, ero seduto davanti a Enea, davanti a me una grossa portata di cinghiale e un’insalata di stagione. Sarah ed Elena erano rimaste nella loro stanza con una scusa. Enea aveva la faccia immersa all’interno della selvaggina e fino a quel momento mi aveva prestato poca attenzione. Io intanto cercavo di mangiare quella carne squisita senza rischiare di sporcarmi troppo le dita. Odio avere le mani sporche di cibo unto e scivoloso! Di fianco a noi, come un valletto c’era il Corvo, certo, a pensarci bene probabilmente stava più attento a non farmi scappare! Ma la sua faccia aveva un’espressione palese, e sembrava voler dire che anche lui avrebbe voluto mangiare tutto quel ben di Dio invece che guardarlo da lì. «Senti tu! Uhm… come hai detto di chiamarti?» «Solomon.» «Uhm… sì, giusto, Solomon…» e soffocò una risata. VVNN Mega-Ne VVNN Mega-Ne Che cavolo aveva da ridere pronunciando il mio nome?! Tutto ad un tratto mi sembrava di essere tornato ai tempi delle scuole, quando tutti quei perfidi bambini facevano giochi di parole con il mio nome! «Volevo sapere, il re ha bisogno di avere sicuramente più controllo sul territorio! Ma la guerra finita da così poco tempo non gli permetterà di avere un numero di persone fidate sufficiente per governare nella maniera giusta! Secondo te non gli sarebbe necessaria una persona come me, con così tanti soldati fidati?» Non capivo, voleva farmi sicuramente le scarpe, ma mi chiedeva dei consigli. Magari voleva farmi fuori e occupare il mio posto! «Non saprei sig. Enea!» Enea alzò lo sguardo verso di me con un sopracciglio alzato. «Lord!» «Eh?» «Lord Enea!» «Ah sì, mi scusi, Lord Enea!» Lord? Che sciroccato, ma chi credeva di essere, anche se avesse avuto un titolo nobiliare glielo avrebbero sicuramente tolto non essendosi presentato in battaglia! «In ogni caso, Solomon, non credi anche te che una forza come la mia possa servire al re, soprattutto perché in un periodo come questo gli stati confinanti sono caotici e nervosi? È un attimo che l’armistizio salti e che scoppi nuovamente la guerra!» Quello che diceva non era sbagliato, i territori limitrofi al nostro erano per davvero caotici e nervosi, però come potrebbe mai fidarsi il re di un personaggio che già una volta, con tutta la sua cricca, ha evitato di andare in guerra? «Quindi pensavo di proporre al re, in cambio di qualche beneficio, la mia armata scelta e…» Comparve alla porta mia sorella, con dietro il golem del panettone che teneva per mano la bambina. Impugnava la sua asta da mago, ed essa lanciava lapilli come un piccolo focolare. Enea aveva gli occhi sgranati e un volto interrogativo. Il pavimento incominciò a illuminarsi di vari simboli e cerchi con all’interno lettere runiche, mentre Sarah ripeteva a bassa voce un mantra in lingua sconosciuta. Quando ebbe finito alzò i suoi occhi azzurri e fissò Enea urlando: «METEOR STRIKE» Oh merda! Sarah si guardò intorno e poi mi urlò: «Babbeo! È il momento di correre!» 104 105 [Round Robin] Qualcuno l’avrà notato, qualcuno no, ma non molto dopo l’uscita di Mangakugan Light n°1 sul nostro forum è apparsa una nuova sezione titolata “Novel round robin”. Di che si tratta? Essa è stata creata per “abituare” il pubblico alle light novel. Ci siamo, infatti, resi conto che molti lettori hanno frainteso la natura di questo tipo di opera. Una light novel non è un romanzo con le illustrazioni, quindi lo stile di scrittura da romanzo non va bene. Uno stile con frasi brevissime, con descrizioni quasi inesistenti, pieno di dialoghi e di azioni, quello va bene. Data la cultura di noi occidentali, si tende a non farsi piacere scritti di questo genere, ma di fatto è così che sono le light novel. Una light novel è finalizzata alla produzione di una serie animata, quindi un capitolo di una light novel deve coprire almeno una puntata di un ipotetico anime. Capite, quindi, che dialoghi e azioni sono importantissimi in questo genere. Uno stile pieno di descrizioni Tolkeniane non andrebbe mai bene per un prodotto così. Questo fatto è molto importante. Leggendo una light novel scritta bene, un lettore non abituato a questo genere penserà che l’autore è incapace di scrivere. Ma non è così: l’autore si è solo adeguato a come dev’essere il tipo di prodotto che sta creando. Per far prendere confidenza con le light novel ad autori, aspiranti tali o anche lettori curiosi, abbiamo dunque ideato questo giochino a cui tutti possono partecipare: la creazione di light novel round robin. Di che si tratta? Noi dello staff abbiamo dato delle tracce e un incipit di alcune storie. Agli utenti è lasciato il compito di continuarle. Se ne usciranno dei bei lavori, potremmo anche decidere di pubblicarli in rivista. 107 Per ora ci sono 4 tracce: una shojo, una shonen, una horror/seinen e una commedia/demenziale. Chi ha voglia di cimentarsi nel continuare le storie deve semplicemente prender parte alla discussione scelta inserendo direttamente il continuo della storia. Facile, no? Se vi abbiamo incuriositi, fate un salto sul forum e date un’occhiata alle regole complete e a ciò che già è stato scritto. Magari vi verrà voglia di partecipare! Non siate timidi: vi aspettiamo! 108 Last 0 Demon Last 0 Demon Note dell’autore – Terminologia MMORPG Job Change, Breasts’ Charge Leech – Sfruttare le kill dei compagni nel party senza fare nulla. Solitamente viene fatto da classi che da sole non possono expare, o quando si è momentaneamente AFK. Nei giochi F2P, molte volte viene fatto anche in cambio di oggetti da Cash Shop. Erano già trascorsi diversi giorni da quando Shin era entrato nel mondo di Zero. «Non vedo l’ora di poter apprendere qualche cosa che non mi faccia arrivare vicino alla morte, è abbastanza snervante sentire il formicolio provocato dagli elettrodi…» Così disse prima di iniziare ad incamminarsi lentamente verso la città iniziale. «Non capisco ancora a cosa serva la mia razza… insomma, non sono forte, l’unica cosa che ho di elevato sono gli HP.» I ciliegi che costeggiavano il sentiero per la città di Zaborra erano in fiore. I petali cadevano piano, come se non ci fosse nemmeno un leggero filo di vento a muoverli. «Caspita, era da tanto tempo che non vedevo i ciliegi fioriti.» disse con tono quasi sarcastico. «È passato talmente tanto tempo che non ricordo più se erano rosa, bianchi o rossi… forse questi non sono nemmeno ciliegi, magari sono alberi di cachi secchi.» Quasi senza accorgersi era arrivato in città, la sonnolenza iniziava a farsi sentire. «Hey, elfo nero.» Una voce proveniva da dietro la esile figura di Shin. Un nano in verde lo fissava. «È rarissimo vedere un elfo oscuro, ed è la prima volta che vedo un player scegliere questa razza.» AFK - “Away From Keyboard” letteralmente rimanere loggati, senza essere davanti al computer. Cash Shop – Negozio a pagamento reale all’interno dei giochi F2P. Alcune volte è presente anche in giochi P2P, nel caso i distributori non ricevano abbastanza introiti con gli abbonamenti. F2P – “Free to Play” giochi gratuiti, sono il 90% dei MMORPG sulla piazza. Il guadagno per i distributori è dato dagli acquisti nel Cash Shop. P2P – “Pay to Play” giochi a pagamento. Threat – Letteralmente “Minaccia”. Capacità intrinseca di attirarsi i Mob addosso, più o meno forte a seconda delle classi scelte. Generalmente più danno viene fatto, più Threat si crea. 110 111 Last 0 Demon Last 0 Demon «E allora? Hai qualche problema con il fatto che mi sono scelto questa razza? Ti ho mai giudicato per le tue scelte, io?» «Veramente… io volevo solo farti dei complimenti… beh… scusa, non ti importunerò mai più.» Detto ciò il player scappò in direzione opposta, forse quella risposta lo aveva spaventato. Le vie della città sembravano meno affollate di quanto Shin pensasse. Le costruzioni ricordavano molto le città dei paesi arabi, o almeno come venivano descritte nei libri di scuola. «Ora vorrei solo trovare l’NPC per il cambio classe, fare la quest e sloggare.» Iniziò a guardare dapprima a sinistra, poi a destra, in cerca di qualche player al quale chiedere spiegazioni. Mi secca dover chiedere aiuto, ma questo gioco proprio non lo capisco… ho già giocato ad altri MMORPG, ma nessuno era complesso quanto questo. Finalmente all’orizzonte si scorgeva una figura simile ad un soldato dello shogunato. C’è da dire che in questo gioco sono stati molto fantasiosi. Hanno mischiato il fantasy occidentale, la città araba e la guardia giapponese… «Scusa soldatino, mi sai dire dove cambiare classe?» «Benvenuti nella città di Zaborra stranieri, io sono la guardia reale Rian, potete chiedermi tutto ciò che volete sulla storia della città.» «Mm…» «Benvenuti nella città di Zaborra stranieri, io sono la guardia reale Rian, potete chiedermi tutto ciò che volete sulla storia della città.» «Non sai dire altro?» «Benvenuti nella città di Zaborra stranieri, io sono la guardia reale Rian…» All’ennesima risposta uguale iniziò ad incamminarsi da solo in cerca di qualche indizio. Il sole splendeva sopra la sua testa, fortunatamente non si percepiva il caldo con gli elettrodi, anche se, leggendo sul sito, c’era scritto che stavano sviluppando una tuta integrale con dei sensori termici, per un’esperienza di gioco più coinvolgente. Camminando per le vie, era possibile vedere il venditore di armi, un signore sulla cinquantina con in mano una bottiglia di whisky. Inutile chiedere agli NPC generici, mi risponderanno sempre allo stesso modo. Inoltrandosi sempre di più, finalmente individuò quelli che facevano al caso suo. Erano due individui appoggiati ad una costruzione di mattoncini, il primo era vestito di seta a trama di leopardo, il secondo indossava invece una pomposa armatura lucente. «L’effeminato mi fa alquanto ribrezzo, preferisco il vero uomo.» mormorò a mezza bocca Shin dirigendosi verso il guerriero. 112 113 Last 0 Demon Last 0 Demon «Benvenuto amante dell’arte della guerra, io sono Rubeus, il capo dei guerrieri di questa città, ho notato già dal tuo arrivo in queste terre il tuo immenso coraggio.» «Già… hai proprio notato…» «In questi giorni sta girovagando vicino a questa città un grosso golem circondato da una barriera elettrica. Portami il suo cuore e ti permetterò di diventare una guardia di queste lande.» «Ok… in pratica io che sono debolissimo devo prendere il cuore ad un golem gigante… va bene.» Il tono ancora con una lieve sfumatura ironica. «Porta questa lettera dall’armaiolo, lui capirà.» L’uomo porse verso Shin una lettera biancastra. «Quindi diventerai un futuro guerriero, Shin?» Una voce sconosciuta proveniva dal fianco sinistro del ragazzo. Una bellissima ragazza dai lunghi capelli castani, due seni molto prosperosi e due occhi incredibilmente pieni di luci lo stava fissando. Era vestita con un abito rosso sgambato, e alla schiena portava una staffa di legno con all’estremità superiore una mezzaluna di metallo. «Chi sei? Ci conosciamo?» disse lui con tono tremulo. «Ah, no, non ci conosciamo.» «Però mi hai appena chiamato?» «Sì, ti osservo da quando sei entrato in città.» Fece un ampio sorriso dopo aver pronunciato quella frase. Era davvero stupenda, peccato che a Shin il fascino femminile toccava ben poco. «E di grazia, tu importuni così gli sconosciuti?» «Non era di certo mia intenzione importunarti.» disse scostando una ciocca di capelli della frangia e iniziando a fissarlo con quei grandi occhi. «Era solo che volevo chiederti di fare party insieme.» Quasi schifato Shin indietreggiò di un metro. «E chi ha intenzione di fare party con una mucca come te? Io odio le persone.» Lei socchiuse le labbra e guardò Shin con un’espressione che diceva ‘Ma io non ti odio’. «Non riesco a capire come si possa odiare qualcuno di mai visto. Io non ti odio, anzi mi stai simpatico.» «E una persona non può dire ‘Io non ti odio’ se non la conosce.» «È una lama a doppio taglio, no? Diventiamo amici allora, a quel punto potremo dire se ci odiamo o se ci amiamo.» L’ultima frase della ragazza fece arrossire le gote di Shin. Un ragazzo non dovrebbe arrossire. «Beh… comunque come facevi a sapere il mio nome?» «È abbastanza semplice da intuire visto che è scritto in caratteri cubitali sopra la tua testa.» «Ah, è vero. Quindi suppongo che il tuo nome sia Yui?» 114 115 Last 0 Demon Last 0 Demon Lei sorrise portando le braccia dietro la schiena nel mentre che lo sguardo incrociava quello di Shin. «Esatto! Il tuo, comunque, è davvero un nome generoso.» «Sbagli. Stai pensando che il significato sia lo stesso di Kokoro, invece sta per Shinju di perla.» «Che strano nome.» «Già. I miei quando nacqui mi diedero questo nome per sottolineare che ero un bene prezioso.» «Devono essere genitori davvero premurosi.» A sentire l’accostamento di ‘genitori’ e ‘premurosi’ Shin non seppe trattenere una fragorosa risata. «Scusa, questa è la cosa più stupida che ho sentito oggi.» Shin era sicuro che dopo questo gesto la ragazza lo avrebbe lasciato in pace. Impugnava con forza la spada, lucida come se non fosse mai stata usata. «Sono contenta di essere riuscita a farti ridere, sei molto più carino se sorridi.» Ok, questa ragazza deve avere qualche problema mentale, e se la lascio qui, di sicuro qualcuno le farà fare cose sconce… però… potrei farlo pure io… togliti subito questi pensieri di dosso, è una minorata. Sospirò portando le mani sui fianchi. «Va bene… puoi venire con me… però ti avverto che sono debolissimo. Razza più potente un corno, gli elfi oscuri sono delle mezze seghe.» Yui fece una faccia stupita. «Scusa, ma hai letto le istruzioni? C’è scritto apertamente che gli elfi neri sono deboli fino al secondo classaggio, e che devono essere sempre supportati da un prete.» «Fantastico, i preti sono la cosa più rara in questo gioco.» «Ehm…» arrossì. «Io sto per diventare una priestess.» «Ah, quindi saresti pure utile a qualche cosa?» «Io sono una mezzelfa, ed è la razza con la difesa minore, in più scelgo la via della magia, così avrò una difesa ancora minore.» Inizia la spiegazione da parte di una possibile malata di GdR. «Però posso curare. Tu, invece, hai molta difesa, però attiri i mostri naturalmente, avrai notato che ti attaccano facilmente, no?» «Quindi io creo Threat sui mob?» «Crei cosa? Su chi?» «Ma scusa, non sei un’esperta di MMORPG?» Abbassò lo sguardo arrossendo leggermente. Era ancora più carina così. «No, ho solo letto quello che c’era scritto nel libretto di istruzioni.» Yui portò il dito indice ad indicare l’est. «Io devo portare l’occhio del golem, attualmente non ho nessun attacco.» «E come hai fatto a fare il livello per poter classare?» 116 117 Last 0 Demon Last 0 Demon Sorridendo verso Shin rispose: «Beh, una ragazza sa sempre come farsi aiutare.» Inizio a pensare che questa non sia solo stupida… «Capisco, quindi hai usato il tuo corpo da Barbie per farti leechare?» «Cosa vuol dire questa parola?» «Leechare? Si utilizza nei MMORPG per indicare un giocatore che fa uccidere ad altri i mostri per prendere exp.» «Ah, no no… Con quello che ho detto, intendevo dire che ho trovato dei giocatori che mi hanno detto dove andare per fare il livello 10 senza fatica.» Shin rimase piuttosto stupito: se esisteva davvero un posto per fare esperienza senza sforzi, per quale motivo si era dovuto spaccare la schiena per giorni? «Lasciamo stare comunque, devo andare dal venditore di armi.» I due iniziarono a muoversi verso il negozio dell’armaiolo. Yui seguiva la schiena di Shin. Intanto il server iniziava a riempirsi di gente, ma nessuno dei presenti prestava attenzione alle loro figure. Shin si guardava attorno con apprensione. «C’è qualche problema?» disse con le sopracciglia aggrottate Yui. «N-no niente. È solo che non mi piace stare in mezzo alle persone.» Il negozio di armamenti era ora di fronte ai ragazzi. La grossa insegna si muoveva ondeggiando per colpa del vento, e ad ogni apertura della porta, i campanellini attaccati alle ante tintinnavano insieme ad un musicale ‘Benvenuti’ da parte dell’ebbro proprietario. «Voi siete Yui e Shin, vero? Vi stavo aspettando.» «Ok, questo non me lo aspettavo.» «Che cosa Shicchan?» «Che l’NPC ci riconoscess… come mi hai chiamato?» disse Shin sgranando gli occhi. «Shicchan.» «Chi ti ha dato il permesso di chiamarmi così? Non siamo mica amici d’infanzia.» Lei socchiuse gli occhi spostando lo sguardo alla sua sinistra. «Beh, mi sembra più affettuoso che chiamarti Shinsan, non trovi?» Lui sbuffò. «Non mi piace che mi chiami così.» «A me piace invece chiamarti così.» «Mmh…» fece Shin, storcendo la bocca e mostrando i denti per il disgusto. «E non fare quei versi Shicchan, diventi brutto…» Ma tu guarda, questa mi ha parlato per quattro minuti, e si comporta come se mi conoscesse da una vita. Dopo questo battibecco fra i due, Shin finalmente porse la lettera del guerriero 118 119 Last 0 Demon Last 0 Demon all’armaiolo, e lo stesso fece Yui. «Eravate proprio le persone che cercavo.» «Cosa dobbiamo fare?» chiese Yui, come se si fosse dimenticata il suo scopo. «Dovete scegliere una sola di queste armi, e con quella dovete uccidere il golem di terra. Attenzione però, è circondato da una potente barriera elettrica.» Shin iniziò a pensare. Nella sua testa affiorarono i ricordi di quando ancora era a scuola e studiava fisica e chimica. Nell’armeria i due erano circondati da spade, asce e archi. Tutto ciò che si poteva immaginare era lì presente. Nella fila alla destra di Yui c’era una spada azzurra, molto strana. «Quella che cos’è?» chiese Shin. «Ah, quella? È una spada in lama di adamantio la cui superficie è ricoperta di acqua pura magica.» Acqua pura? iniziò a pensare Shin. L’acqua si definisce pura quando al suo interno non ci sono ioni, e non essendoci ioni, non può condurre elettricità. È un isolante perfetto. «Ok, prendo quella d’acqua.» «Shicchan, sei diventato matto? L’acqua conduce.» «Inizio a pensare che tu sia una bambina delle elementari.» «No, no. Ho 16 anni.» disse lei tronfia, gonfiando il petto. «Bene, io ne ho 21.» Shin si rendeva conto di essere maleducato, ma non lo faceva apposta. La solitudine porta le persone ad inacidirsi. «Wow, deve essere bello avere quell’età ed essere completamente autonomi.» Per un qualche motivo, calcò pesantemente la parola ‘autonomo’. Shin rimase impassibile, il suo pensiero era rivolto a finire la quest. Da quando aveva iniziato a giocare, era dimagrito di qualche chilo. Non che a lui desse fastidio, ma gli facevano male tutti i muscoli e le ossa. Magari sono allergico a questo gioco. pensò levando un lieve sorriso. L’addetto armi aveva preso la spada, consegnandola nel mentre a Shin. «Sei felice per qualche cosa?» chiese Yui. «Sì, ma una bambina come te non capirebbe queste cose.» «Mah, se lo dici tu.» Impugnata la spada i due si avviarono in silenzio verso dove era stavo avvistato il golem. A est della città c’era un piccolo sentiero di pietra che proseguiva in salita per 500 metri verso nord-est, affiancato dagli alberi di ciliegio, che Shin aveva visto poco prima. Giunti all’estremità, si trovava il tipico arco dei templi buddhisti e a sinistra di questo, a circa 20 passi, un laghetto con dentro delle carpe koi. «Dovrebbe essere la direzione giusta.» disse 120 121 Last 0 Demon Last 0 Demon Shin. «Mm.» «‘Mm’ un corno, che cosa c’è?» Yui arrossì, ma a differenza delle volte precedenti, il suo viso aveva un velo di tristezza. «Prima hai detto che sono una bambina.» «Beh, sì. A mio confronto sei una bambina.» Una lacrima iniziò a rigare il volto di lei. «Mi dispiace. Io, non volevo essere un peso per te.» Stranamente Shin sentì una cosa strana nel petto, il suo cuore stava battendo più vigoroso e rapido. Anche se la reazione era esagerata, non voleva vederla piangere. «Non intendevo questo. Tu sarai la mia priestess personale. L’hai detto tu, no? Senza di te sono inutile.» Il volto di lei finalmente iniziava a tornare solare, come quello che Shin aveva conosciuto. «Comunque anche io credo che sia la strada giusta.» Davanti alle mani di Yui apparve un libro dalla copertina in cuoio. «Stando a quello che leggo, proseguendo per un chilometro a nord-ovest da qui, troveremo la pianura dove si trova il golem.» «Fantastico, bisogna andare a nord-ovest… e come lo troviamo?» Il tono di Shin era spazientito. «Mhh.» Yui iniziò a guardarsi intorno. «Trovato! Sai come si chiama questo posto?» «Secondo te posso saperlo?» «Questa è la ‘Terra del sol nascente’, capisci? Qui l’alba è perenne!» «Sei un genio!» disse Shin, per una volta senza toni maliziosi. Allungò la mano destra in posizione del sole, la mancina, invece, dal lato opposto. «Ora quello che guardo è il nord, e alla mia sinistra c’è l’ovest. Il vettore tra i due, è nordovest.» Yui batté le mani al ragazzo. «Sei intelligentissimo!» disse con tono dolce e carico di gentilezza. «Non prendermi in giro. Se non fosse stato per te a questo punto, non ce l’avremmo fatta.» La strada per raggiungere la radura era irta e faticosa soprattutto se non si prestava attenzione a dove si mettevano i piedi. Infatti, dopo nemmeno un centinaio di metri Yui cadde. «Ahi, che botta.» Shin senza chiederle il permesso la afferrò portandola in spalla per tutto il tragitto, ferendosi le gambe con i sassi appuntiti. «Scusa.» disse la ragazza. «Ti fa male?» Lui sorrise delicatamente rispondendo: «È un gioco, il dolore che sento non è reale. Gli elettrodi stanno pizzicando poco.» Finalmente i due arrivarono davanti alla locazione dove si trovava il golem, ma nulla. Nessuna traccia di quella immonda creatura. «Mi arrabbio se ho dovuto fare tutte queste 122 123 Last 0 Demon Last 0 Demon fatiche per nulla.» «Shicchan, non ti arrabbiare.» «Se mi chiami ancora così, mi arrabbio di sicuro.» «Ok, non ti chiamerò più cos…» Yui non poté finire la frase, che un boato assordante provenne dal sottosuolo. La terra iniziò a tremare, la crosta si ruppe e dalla ferita un mostro gigantesco si presentò davanti ai due. Era alto circa 3 metri, di colore marrone, circondato da una strana energia luminosa. Un grido potente e baritonale venne emesso dal golem. «È lui!» gridò Shin, anche se la sua voce non poteva sorpassare il rumore del mostro. «E adesso che facciamo Shic… Signor Shin?» sussurrò Yui vicino al suo orecchio. «Hai già un piano?» [Combat Mode] Shin, incurante delle dimensioni della creatura sfoderò la spada appena presa nel negozio d’armi, colpendo in affondo una gamba del golem. È vero che l’acqua pura è un isolante perfetto ma tende a ionizzare facilmente, quindi l’elettricità della barriera folgorò il ragazzo che venne scaraventato a metri di distanza. [Damage 750 HP] «Shin!» gridò Yui correndo vicino al corpo in fin di vita del ragazzo. «Te lo avevo detto che l’acqua conduceva, ma non mi hai dato ascolto.» «Hai ragione…» Il mostro stava per sferrare un pugno nella sua direzione, quando Yui si mise in mezzo. [Party Member Yui Died] Era lì, vicino a lui. Il corpo morto di Yui adagiato a terra. Shin stava perdendo la cognizione di cosa è vero e cosa è falso, andando a pensare che quello era il vero corpo di quella ragazza così solare, e non solo un insieme di dati digitali. Anche lui era vicino alla morte, e la visione si era fatta rossa. [Berserk] La visione divenne viola, ma il golem non rallentava, anzi sopra il suo nome apparve la scritta ‘Berserk Immunity’. «Cazzo.» Abbiamo fallito, a questo punto non so più che cosa fare… Senza pensare molto, Shin a distanza di alcuni metri scagliò la lama che si conficcò nello stomaco del mostro. L’elettricità che circondava il golem ora era in circolo nel corpo del mob, che rantolava implodendo. [Combat Mode End] «Ho vendicato la tua morte.» «La morte di chi?» «Di una rompipalle che era appena diventata una mia amica.» «Ohh! È bello avere degli amici.» «Già…» 124 125 Last 0 Demon Finalmente Shin si accorse che la voce che sentiva era reale e non solo frutto della sua immaginazione. Si voltò, e la vide in piedi, con quelle tette talmente grandi da rimbalzare come in un manga. «Ma tu non eri morta?» Lei sorrise, portò le mani dietro la schiena e inclinò leggermente il capo. «Io non posso essere uccisa in un colpo, quando il mostro mi ha attaccata sono rimasta con un HP, ho utilizzato l’unica mia skill ‘Trick Dead’. Con quella risulto morta per tutti, ma nel frattempo recupero vita. Me lo dicesti tu, questo è solo un gioco, mica sono morta nella realtà.» Ritornarono insieme per la via che avevano percorso all’inizio, e parlarono di nuovo con gli NPC per il cambio classe. «Congratulazioni, ora sei un Knight.» Una frase molto simile fu detta pure per Yui. «Congratulazioni, ora sei una Priestess.» Sopra le loro teste apparvero lucine e fuochi d’artificio che si mischiarono creando due figure distinte. Su di lui apparvero uno scudo e una spada, mentre su Yui una croce. I vestiti dei due si modificarono. Shin si ritrovò ad indossare una cotta di maglia con dei pezzi di armatura su spalle, pettorali e gambe. Lo spadone mutò invece in una specie di fioretto impugnato a sinistra, mentre l’avambraccio destro era protetto da un piccolo scudo in 127 Last 0 Demon Last 0 Demon legno. Yui, invece, indossava sempre un vestito sgambato color pesca, ma con la parte davanti corta, due calze bianche, tacchi a spillo e una scollatura che lasciava ben poco all’immaginazione. Shin arrossì mentre Yui portò il braccio ai seni come per coprire lo sguardo malizioso del ragazzo. «Non guardare Shicchan!» «Ancora mi chiami così? Fai come vuoi.» sorrise guardando ancora più attentamente la sua figura. Lei arrossendo: «Dai, non guardarmi!» «Non è colpa mia, è una cosa normale che le ragazze in questi giochi abbiano vestiti simili.» Yui aggrottò le sopracciglia guardando Shin come per dire ‘Se mi guardi ancora con quegli occhi non ti parlo più’. «Tieni.» disse Shin. «Ti ho inviato la richiesta di amicizia.» Lei senza pensarci due volte accettò. Dopo un po’ di auguri da parte di altri giocatori, Shin decise che per lui era il momento di scollegarsi. Guardò Yui che si era nel mentre seduta vicino ad un pruno. «Io me ne vado, ci vediamo.» «Ok, io rimango fino a quando mi addormento, non sloggo quasi mai da Zero.» «Va bene, se è quello che vuoi, ciao.» Shin alzò la mano per salutarla, ma lei era immersa nel suo libro dalla copertina in pelle. [Logout] «Che strana ragazza, chissà come mai non esce dal gioco.» fece un lieve sorriso. «È strano, non vedo l’ora di rivederla e potermi divertire ancora come oggi.» Detto ciò staccò gli elettrodi, chiuse gli occhi e si addormentò. 128 129 [Fine] Fine di Mangakugan Light n°2! Come vi è sembrato? Il forum attende le vostre opinioni, quindi entrate e commentate! Persone che hanno contribuito alla realizzazione di questa rivista: Grafica e impaginazione Elena Toma Thomas Lucking Correzione bozze Thomas Lucking Autori e illustratori novel Thomas Lucking: Energheia - Power Master Elena Toma (illustrazioni): Energheia - Power Master Kya: Nightfall Mega-Ne: VVNN Demon: Last 0 Autori mini-manga Mattia Lunardi: Bakaman Design mascotte Futari Kya Arrivederci al prossimo numero! 131