Rosato: comunicarne le infinite sfumature

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Rosato: comunicarne le infinite sfumature
ALMA – SCUOLA INTERNAZIONALE DI CUCINA ITALIANA
MASTER ALMA-AIS “LA GESTIONE E LA COMUNICAZIONE DEL VINO” Vª ED.
Rosato: comunicarne le infinite sfumature
Gli eventi come strumento per creare valore sull’identità del rosato italiano:
il case history ROSÉXPO
Corsista:
Jlenia Maria Gigante
A.A. 2013 – 2014
Indice
Introduzione……………………………………………………………………………..4
Capitolo 1………………………………………………………………………………..6
1.1 Premessa: Ipotesi di lavoro, metodi e fonti……………………………………….6
1.2 I dati mondiali del rosato…………………………………………………………..6
1.3 Il rosato in Italia: qualche numero…..…..…………………………..…………..10
1.4 Una panoramica dei territori “rosati” in Italia…………………………………12
1.5 Due storici brand italiani in “rosé”……...……………………………………….13
1.6 Questioni aperte………………………………...…………………………………16
Capitolo 2 ....................................................................................................................... 18
2.1 La comunicazione del rosato: il consumatore come perno……………………..18
2.2 Gli aspetti sociologici del rosato………………………………………………….18
2.3 I fattori interni del rosato: quando punti di forza e punti di debolezza sono
coincidenti……………………………………………………………………………...20
2.3.1 Il colore…………………………………………………………………………..20
2.3.2 Le stagioni del rosato……………………………………………………………23
2.3.3 Locale o globale? La dimensione fisica del rosato…………………………….24
2.4 La percezione del consumatore………………………………………………......25
2.5 La nuova generazione di consumatori: la web tribe……………………………26
2.6 Il profilo dei consumatori italiani………………………………………………..26
2.7 Piccolo focus sul consumatore locale…………………………………………….27
2.8 I risultati dell’analisi……………………………………………………………...27
Capitolo 3 ....................................................................................................................... 30
3.1 L’idea di raccontare i territori del rosato: Roséxpo, 1° Salone Internazionale
dei vini rosati…………………………………………………………………………..30
3.2La scena nazionale…..…………………..…………………………………………31
3.3 Gli eventi sui rosati già attivi sul territorio nazionale: competitors o
benchmark?....................................................................................................................32
3.4 La segmentazione degli eventi attivi in Italia: i risultati……..…………………35
3.5 La pianificazione di ROSÉXPO………..………………………..……………….36
3.6 La swot analisys applicata a ROSÉXPO………………………..……………….37
-2-
3.7 La struttura di ROSÉXPO: pianificazione mirata degli obiettivi strategici......39
3.8 Fase operativa: la stesura del programma…………………………………..…..40
3.9 La comunicazione: il lancio, il visual, il timing……………………………..…...42
3.10 Risultati e opportunità future……………………………………………..….....44
3.11 Conclusioni…………………………………………………………………….....45
Conclusioni .................................................................................................................... .47
Appunti di degustazione………………………………………………………………..49
I Bollicine Rosé: Franciacorta versus Puglia………………………………………..49
II Le sfumature dei rosati di Puglia...………………………………………………..52
Bibliografia ..................................................................................................................... 49
Atti congressuali e report statistici ufficiali.................................................................... 55
Sitografia………………………………………………………………………….. ...... 56
APPENDICE………………………...............................................................................57
Presentazione di deGusto Salento………………………………………………………58
Programma ROSÉXPO…………………………………………………………………59
Rassegna Stampa su ROSÉXPO……………………. .................................................... 60
STATISTICHE DI TWITTER SUL PROFILO: @ROSÉXPOWINE ........................... 61
STATISTICHE PROFILO FACEBOOK: ROSÉXPO ................................................... 65
-3-
Introduzione
Scontato dirlo, forse, ma l’interesse che nutro per il rosato è scritto nel mio codice
genetico e nel mio bagaglio affettivo. Da un lato la mia provenienza geografica, il
Salento – terra dove il rosato è prodotto da sempre, benché se ne parli tanto solo di
recente – dall’altro costituisce il mio legame simbolico all’uomo che mi ha iniziato, da
bambina, a bere il vino: mio nonno. Per lui il vino rientrava tra gli alimenti e il suo
bicchiere di vino rosato – da fine maggio a fine settembre – era immancabile a tavola.
Nella mia memoria, oggi, non c’è traccia di un ricordo olfattivo o gustativo anche
perché, per evitare i rimproveri di mia nonna, la mia dose infinitesimale era
abbondantemente allungata di acqua. Quello che mi resta, chiudendo gli occhi, era quel
colore corallo che ammiccava dal suo bicchiere.
Al di là dell’aspetto emotivo, il rosato si è riproposto sul mio percorso: la lezione
tenuta nel secondo modulo del Master ALMA-AIS dal Dr. Vezzola sui rosati e sugli
aspetti specifici dei “chiaretti” prodotti in Valtènesi ha risvegliato la mia curiosità in
materia. A suggellare definitivamente il mio interesse sulle dinamiche di
comunicazione attorno al rosato, una proposta che ho ricevuto agli inizi di febbraio
scorso. L’associazione di promozione culturale del vitigno negroamaro, deGusto
Salento, mi ha invitato a entrare nel direttivo proponendomi di partecipare attivamente
all’ideazione di un evento – in calendario a fine maggio – finalizzato a valorizzare il
rosato da negroamaro. Da questo incontro è nato Roséxpo, 1° Salone Internazionale
dei vini rosati, il progetto che presento come case history nel corso di questo lavoro
con l’obiettivo di individuare il linguaggio funzionale alla comunicazione del rosato.
L’esperienza di stage che ho avuto la possibilità di vivere in un territorio molto
dinamico – come quello del Franciacorta – all’interno di un’azienda che cura con
attenzione la propria comunicazione e immagine – la Guido Berlucchi – ha costituito
un ulteriore stimolo per valutare la costruzione del contenuto di un messaggio in base
al target e mi ha fornito lo spunto di riflessione su come una programmazione corretta,
a seguito di una puntuale analisi, consenta di sfruttare al meglio le opportunità di un
evento.
La pianificazione, la stesura, la redazione del progetto e, quindi, la messa in atto – in
collaborazione con il resto dello staff – è stata l’occasione per addentrarmi
-4-
sull’argomento “rosati” realizzando che, benché da tempo siano oggetto di studi tecnoscientifici, come anche dell’attenzione dei media, si trascinano dietro un alone di
scetticismo della critica di settore, della distribuzione, della ristorazione, degli
enoappassionati. Insomma dei “border-line”, dall’identità ambigua che si presentano al
mercato con un bel bagaglio di pregiudizi. E dal momento che, in qualunque ambiente
in cui opero, “smontare i pregiudizi” la vivo come una personale “missione”, con
questo progetto di tesi proverò a rimuovere dei filtri che offuscano il valore di questi
vini. A supporto mi sono avvalsa di qualche dato per indagare sulle cause che
sottendono la nuova percezione dei consumatori verso questa tipologia – una novità
questa, che mi ha incuriosito molto e che ritengo di non secondaria importanza ai fini
di un’efficace comunicazione dei rosati italiani.
L’esperienza vissuta, in ultimo, ai banchi di assaggio di “Italia in Rosa”, in
rappresentanza delle aziende di deGusto Salento, mi ha confermato la curiosità del
consumatore finale verso i rosati, stupito non tanto dal colore estremamente variabile di
un vino dall’altro, quanto dalla piacevolezza del gusto. Una tipologia, dunque, che
merita di essere scoperta e comunicata nei suoi valori identitari che vanno ben oltre
l’immediatezza dell’aspetto visivo offerto dal colore.
Perché rosé non vuol dire soltanto rosa.
-5-
Capitolo 1
1.1 Premessa: Ipotesi di lavoro, metodi e fonti
I rosati sono una tipologia enologica dotata di propria identità e autonomia? Oppure
rivestono il ruolo di completamento di gamma delle etichette di una cantina?
Soprattutto, l’aumento progressivo dei consumi è indice di un trend o è il
riconoscimento di uno stile?
Da queste tre domande parte questo percorso di tesi per individuare il territorio di
comunicazione di questa tipologia che si sta facendo spazio nelle produzioni e nei
consumi mondiali. In particolare, questa ricerca si propone l’obiettivo di fare un focus
sull’identità del rosato e sui suoi valori chiave di comunicazione con riferimento alla
realtà enologica italiana.
Lungi dall’avere la presunzione di riuscire a compendiare la massa di informazioni
esistenti sull’argomento trattato da molti autori autorevoli, giornalisti, enologi – i cui
testi e contributi hanno fornito una valida fonte di conoscenza in materia – si cercherà di
trovare delle risposte alla controversa questione se l’ascesa di questa tipologia nei dati al
consumo sia legata a una moda o piuttosto a un proprio stile. Si proverà ad analizzare i
caratteri che gli appartengono, così come riconosciuti dai consumatori. Gli aspetti
tecnici (vitivinicoltura, enologia), pertanto, sono presi in considerazione in virtù della
specificità tipologica e del valore aggiunto che conferiscono alla sua comunicazione, ma
non costituiscono argomento principale del lavoro.
Il confronto tra fonti ufficiali, dirette e indirette, è stato particolarmente significativo per
condurre questa ricerca: da una parte ci sono i dati statistici ufficiali letti attraverso
l’interpretazione che ne è scaturita dagli atti di convegni tecnici e da articoli riportati da
portali specializzati sul vino; dall’altra, i contributi su riviste e testi di settore messe in
parallelo con interviste a operatori del campo considerato. Un’indagine personalmente
condotta per dare un profilo al “consumatore del rosato” ha rappresentato, poi, lo step
per agganciare l’analisi del case history proposto su ROSÉXPO (1° Salone
internazionale dei vini rosati tenutosi a Lecce dal 31 maggio al 2 giugno 2014) e per
trarre degli ulteriori input da approfondire successivamente in futuro.
1.2 I dati mondiali del rosato
Noiosi ma essenziali i numeri, senza dubbio, inquadrano una realtà: dal 2002 al 2011,
-6-
nell’arco di un decennio, la produzione di rosato è aumentata di circa il 9%
1
come si
evince dal grafico di seguito riportato (figura 1.1).
Figura 1.1 La produzione mondiale di vino (Fonte: CIVP/France AgriMer)
Per anni snobbato dagli stessi produttori, ricavato spesso da uve non sane o ottenuto
tramite la tecnica del salasso con la finalità di produrre rossi di qualità, il rosato esce
quindi, dai confini di un’area grigia dove, spesso, ha rappresentato lo sfuso da mettere a
tavola per il pasto quotidiano e si ritaglia la sua fetta nel mercato vinicolo.
Che sia così da tempo (almeno un decennio, come si evince anche dal grafico della
Figura 1.1), lo testimoniano le cronache di settore enologico che evidenziano un
aumento del consumo di vino rosato e, quindi, anche di produzione. Naturale
conseguenza, dunque, l’attenzione crescente degli operatori: dai produttori, agli enologi,
ai distributori, ai media. Un interesse che ha attraversato il mondo – destando la
curiosità produttiva anche di paesi lontani dalla produzione (Cile, Australia, Sud Africa)
e che non ha lasciato indifferente l’Italia che, almeno in alcune zone, poteva già vantare
di una produzione di tradizione. Eppure, nonostante i dati annuali sulla produzione e sui
consumi riportino il segno “+” – mentre il mercato dei vini “tranquilli” è
tendenzialmente fermo – al mondo enoico italiano qualcosa sfugge. L’aspetto che viene
immediatamente alla luce – già in fase di ricerca per questo lavoro – è la difficoltà di
reperire dati ufficiali sulla produzione e sui consumi dei vini rosati in Italia: di fatto,
1
France AgriMer, Les Rosés dans le Monde, Vinexpo 2013, Bordeaux
-7-
tuttora, nei vini a DOC e a IGT le produzioni dei rosati vengono dichiarate
congiuntamente ai vini rossi e, per le esportazioni, non esiste una voce specifica per i
rosati 2. Un vero inghippo, quindi, ricostruire con efficienza come si muove il mercato
dei rosati italiani. Qualcosa è rintracciabile durante i convegni tecnici, nei report
presentati dalle Regioni 3 o dai singoli Consorzi di Tutela di alcune denominazioni 4 per
le quali il rosato è un vino significativo. Di fatto non esiste un database specifico per la
tipologia “rosato” – al contrario di quanto avviene per i bianchi e per i rossi – attraverso
cui delineare, trimestralmente, produzione e andamento del mercato.
Dati ufficiali, di cui fruiscono anche i media italiani in materia, sono forniti dai Rapporti
di France Agrimere per conto dell’Osservatorio mondiale dei vini Rosé. L’ultimo report
consultabile è datato marzo 2012 5. Attualmente la produzione di vini rosati si attesta
intorno al 10% della produzione mondiale di vino. Come evidenziato dalla tabella di
seguito riportata, la Francia risulta il primo produttore con circa 6,5 milioni di ettolitri
(raggiunti nel 2010) seguita dall’Italia con i sui 4,6 milioni, Stati Uniti, Spagna e
Germania. Complessivamente, la produzione mondiale è aumentata negli ultimi 8 anni
del 13 %.
Figura 1.2 Tratta da www.inumeridelvino.it da Rapporto France Agrimere 2011
Ma, se Francia, Italia, USA e Spagna rappresentano il 76% della produzione mondiale,
sul mercato cominciano a inserirsi anche i paesi del Nuovo Mondo.
2
M. Fregoni, 2010.“Rosato: comparsa o attore protagonista?”, VQ Vite, Vino & Qualità, 6 (7): 68-74
Comunicato n.9 Concorso nazionale vini Rosati ed. 2014
4
Consorzio Valtènesi, convegno a Italia in Rosa 2014 “L’importanza di chiamarsi Valtènesi: un
territorio, la sua storia, il suo vino”, Moniga del Garda 7 giugno 2014
5
France AgriMer , Syntrhese Observatoire mondial vins rosés, mars 2012
3
-8-
Figura 1.3 Synthese Observatoire mondial vin rosés, mars 2013
Come è evidenziato dalla mappa (Fig. 1.3), non sono trascurabili le produzioni del Sud
America (Uruguay, Argentina, Cile), dell’Africa – in particolare, Tunisia e Marocco che
da tempo immemore producono vini rosati – del Sud Africa e dell’Australia. Con
attenzione particolare si deve guardare in direzione Est, dove la Russia produce rosato
per il suo consumo interno. 6
Il dato, però, interessante su cui vale la pena soffermarsi perché genera, evidentemente,
una riflessione su questa tipologia tendenzialmente “snobbata” giunge proprio dai dati
relativi alle esportazioni dove si segnala un aumento dell’86% sulla fornitura ai mercati
di consumo: oltre un quarto di rosato viene esportato prima di essere consumato (a
fronte del terzo relativo ai rossi e ai bianchi). C’è da tenere presente che, in ogni caso, il
6
Ibidem
-9-
rosato è un vino dal consumo locale che solo negli ultimi tempi dimostra una
propensione all’internazionalizzazione. Paradossalmente la Francia, oltre al primato di
produzione e consumo (9 francesi su 10 bevono rosé), 7 è il primo paese importatore
(28%), seguita da altri paesi dell’area europea tra cui il Regno Unito (24%) e Germania
(13%). Maglia nera nei consumi interni per l’Italia che arriva al 6%, mentre conferma –
dal 2006 a oggi 8 – il suo primato nelle esportazioni pari al 42%. Competitors con un
notevole scarto (almeno 10 punti di differenza) Spagna, Francia e Stati Uniti.
1.3 Il rosato in Italia: qualche numero
Se le premesse sono quelle sopra esposte, evidentemente, il rosato italiano piace molto:
all’estero di più, in casa meno. Raffrontato ai consumi francesi che rappresentano circa
il 36% dei consumi mondiali di rosé, il 6% italiano 9 appare piuttosto magro. Per essere
il secondo paese produttore, questo dato risulta quanto meno in contrasto. Come
interpretarlo? Per cercare una risposta valida, sono stati intrecciati dati ricavati da fonti
varie scritte in anni diversi (2010 – 2013) per ricostruire il quadro del segmento rosé in
Italia e poterne capire, conseguentemente la dinamica: i dati rinvenuti difficilmente
consentono di esprimere con certezza quante bottiglie di rosato sono state prodotte. I
dati Ismea segnalavano nel 2012 – in un momento di stasi del comparto vinicolo – un
leggero aumento di vendite per le etichette IGP (+1,9%), ma soprattutto performance
particolarmente significative di aumento vendite in valore: il 6,7% per le DOP e il 6,1%
per le IGT 10. Il dato risulterebbe parzialmente confermato anche per il 2013, con
qualche lieve modifica, dalla ricerca IRI – Vinitaly 2014 che evidenzia, sul totale delle
vendite in GDO, per i rosati fermi un aumento delle vendite in valore (4,7%), 11 con un
leggero calo in volume. Per quel che riguarda la categoria spumanti, il report elaborato
dall’OSVE (Osservatorio Economico Vini Effervescenti) 12 indicava, con riferimento
all’anno 2011, i dati sintetizzati – per facilità di lettura – nella figura 1.4:
7
UIV, Francia: prima per produzione e consumo di rosé, 17 aprile 2014
Pietro Stara, intravino.com: vini rosati nel mondo: due o tre cose sorprendenti che ho saputo su di loro,
02 maggio 2014
9
France AgriMer , Syntrhese Observatoire mondial vins rosés, avril 2014
10
www.economiaitaliana.it, Vino Rosato: le-eccellenze italiane premiate in Puglia, 17 giugno 2013
11
Infoscan Census, Indagine IRI – Vinitaly 2014 “Vino e Grande distribuzione”, 7 aprile 2014
12
OSVE - Giampietro Comolli, Bollicine Rosé - conferme e novità. Da moda a scelta – 8 luglio 2012
8
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Produzione nazionale totale di Spumanti Rosé (bottiglie)
17.290mila
Metodo Classico Rosé
Metodo Italiano Rosé
Produzione tot. 1.390mila
Produzione tot 15.9 milioni
Territori
Franciacorta
210mila
Piemonte
4 milioni
Trento
420mila
Lombardia
1,5 milioni
Oltrepo Pavese
460mila
Veneto
3 milioni
Altri non Docg
300mila
Emilia
3 milioni
o Doc
Romagna
Altre regioni
3,9 milioni
Figura 1.4
Nel 2013 nel report “ Sintesi 2013 e riflessione sul mercato interno italiano” 13 segnalava
– per il territorio di Franciacorta – il consumo sul territorio nazionale di circa 320mila
bottiglie di rosé e per il Trento Doc 350mila totali distribuite in Italia e nel resto del
mondo.
C’è, però, da tenere presente una variabile significativa: la distribuzione di etichette di
rosato non ha una distribuzione identica su tutto il territorio, la profondità di
assortimento cambia in ragione della prossimità territoriale. Nel canale on trade, la
logica distributiva è strettamente connessa alla richiesta del consumatore e alla sua
conoscenza di un determinato territorio. Ma questa logica di “localismo” è rinvenibile
anche nell’off trade, in particolare nelle enoteche e nei punti vendita (anche di grosse
catene) di piccole-medie dimensioni. Una piccola conferma di questo dato giunge
dall’ufficio marketing provinciale della catena “Dimeglio Supermercati” che conferma
la richiesta prevalente di vini del territorio – tenendo presente che nell’esposizione del
reparto vini, i rosati rappresentano il 15% – particolarmente nel periodo estivo, tanto
che la catena propone due promozioni annue (una a fine giugno e l’altra a metà
agosto). 14
Ecco che emergono, quindi, due dei caratteri del rosé di cui non si può non tenere conto
ai fini di una corretta comunicazione per il miglioramento delle performance: in Italia il
13
OSVE, Sintesi 2013 e riflessione sul mercato interno italiano, 11 marzo 2014
Risposte a un’intervista sottoposta via e-mail dalla sottoscrivente questo elaborato all’ufficio marketing
del Gruppo Enzo Ferì – Surbo (LE)
14
- 11 -
rosé è un vino “STAGIONALE” e “LOCALE”, presente a macchia di leopardo nelle
carte dei vini di ristoranti e spesso, appunto, limitatamente alla produzione regionale. «I
vini rosati nella ristorazione italiana di pregio sono ancora poco conosciuti e ciò vale
in particolare per i vini fermi, ossia senza bollicine». 15 Questa l’affermazione della
giornalista enogastronomica Maria Cristina Beretta a seguito di un’indagine condotta
nel 2009 sui rosati nell’alta ristorazione da cui è emerso che la loro presenza in carte di
vini con centinaia di etichette è pari al 2% (di cui l’80% rappresentano la versione
spumantizzata e il 20% sono vini fermi). 16
1.4 Una panoramica dei territori “rosati” in Italia
All’ultimo Concorso Enologico Nazionale dei vini rosati le 20 regioni italiane sono
state tutte presenti. Eppure la tradizione nella produzione di rosati è particolarmente
significativa in alcuni territori. Partendo da nord, l’area del Lago di Garda vede
entrambe le sponde (quella lombarda e quella veneta) impegnate nella produzione dei
“chiaretti”: la zona del Bardolino, dal 2009 propone un’iniziativa singolare in tutta Italia
– l’Anteprima del Bardolino e del Chiaretto dove si assaggiano i vini dell’ultima
vendemmia pronti ad andare sul mercato 17 – e la Valtènesi, denominazione nata da poco
e derivante dalla DOC Garda Classico ma con una tradizione rosé centenaria da uve
groppello 18. Bacino del pinot nero e della produzione di un rosé spumantizzato con la
versione metodo classico che fa parlare di sé, l’Oltrepo Pavese con il “cruasé”. Su
questo nome il Consorzio di Tutela dei vini dell’Oltrepo Pavese fonda la sua
comunicazione per legare il vino al territorio: il termine, infatti, deriva dalla fusione dei
nomi cruà – l’antico nome del vitigno prodotto nell’Oltrepo, utilizzato anche con il
significato di “cru” – e rosé. 19
Significativa è la zona del Franciacorta – ben conosciuta all’estero – il cui severo
disciplinare prevede la produzione del rosé metodo classico con impiego, almeno, del
25% di pinot nero e un periodo di affinamento sui lieviti minimo di 24 mesi. 20 C’è la
zona piemontese del Monferrato con il “Ciaret” dove possono trovare espressione per
15
Giuseppe Cremonesi, A Moniga del Garda neo Rinascimento per i vini rosati,
www.vienealia.org, Italia in Rosa alla seconda edizione, 14 Luglio 2009
17
Consorzio di tutela del Bardolino DOC
18
Consorzio Valtènesi
19
Disciplinare di produzione dell'Oltrepo pavese
20
Disciplinare del Franciacorta
16
- 12 -
almeno l’85%: barbera, bonarda piemontese, cabernet franc, cabernet sauvignon, freisa,
grignolino, pinot nero, nebbiolo. 21 Espressiva del territorio trentino, la produzione di
lagrein rosé e del metodo classico Trento Rosé; parla altoatesino il kretzer, dall’antico
nome del cesto usato dai contadini per separare le bucce dal mosto. Attraversando lo
Stivale, senza nulla togliere alle regioni centrali con le loro produzioni rosé, si giunge a
un territorio vocato per tradizione: l’Abruzzo il cui Cerasuolo – prodotto dalla
vinificazione in bianco o dalla macerazione del mosto con le bucce delle uve
Montepulciano – da vino delle tavole dei contadini, è arrivato ad avere una
denominazione separata tra i vini d’Abruzzo. Un vino di spessore con una buona quota
assorbita dal mercato interno e un’alta richiesta estera (Stati Uniti, Asia, Regno
Unito). 22 Si arriva alla Puglia che vanta una tradizione antica di vinificazione “a
lacrima” di derivazione latina con i rosati da bombino nero di Castel del Monte – unica
DOCG dedicata esclusivamente al rosato sul territorio italiano – Nero di Troia,
Negroamaro, Malvasia Nera di Brindisi e di Lecce. “Itineranti”, i rosati di Terra
d’Otranto hanno cominciato a essere esportati all’estero dalla fine dell’Ottocento in
direzione dell’Impero Austro-Ungarico, consumatore di rosati rimasto a corto di
fornitura dall’Ungheria nel periodo post-fillosserico. 23
Di corpo le produzioni campane da aglianico e i cirò calabresi da uve gaglioppo. Sul
panorama fa capolino la Sicilia con rosé da Nero d’Avola e la sorpresa dell’Etna rosato
da nerello mascalese e cappuccio.
Alcune regioni non sono state citate non perché non abbiano delle produzioni di rosato,
ma i dati numerici identificano il rosato italiano solo in alcune aree: zona del Garda,
Abruzzo e Puglia.
1.5 Due storici brand italiani in “rosé”
Come detto, il mondo del rosato italiano vanta diversi territori storici e qualche
ragguardevole nome. Non mancano i brand: due in particolare che, per primi, hanno
realizzato delle azioni di “marketing” contribuendo alle trasformazioni nella
metodologia di produzione – ciascuno – sul proprio territorio di origine. Il caso vuole
21
Disciplinare di produzione del Monferrato
Di Cintio Massimo, Con tutti i toni del rosa, Slowine magazine, dicembre 2008 pp 236 - 240
23
Garofano Severino, Contributo alla conoscenza e al miglioramento qualitativo del vino rosato del
Salento, VigneVini n. 5, 1986 pp. 29 - 35
22
- 13 -
che uno sia al Nord e l’altro al Sud: Guido Berlucchi in Franciacorta e Leone de Castris
nel Salento.
La Guido Berlucchi, azienda storica della Franciacorta, ha il merito di avere portato la
rivoluzione enologica in un territorio dove i rossi e i bianchi fermi non brillavano
nell’empireo enoico italiano. L’introduzione del metodo classico da parte di Franco
Ziliani e Guido Berlucchi nell’area franciacortina si è rivelata non la visionaria
caparbietà enologica e imprenditoriale di due giovani uomini, ma l’effettiva intuizione
di un’unità territoriale vocata alla spumantizzazione. Era il 1961, un’epoca di
positivismo e di crescita del Paese Italia. A seguire, nel 1962 dalla Guido Berlucchi
viene creato il metodo classico rosé, chiamato “Max Rosé”. La creazione di questa
etichetta – come anche del suo nome – non è stata un tentativo casuale, ma è stata
generata per soddisfare una domanda: l’esplicita richiesta di un caro amico di Guido
Berlucchi – l’antiquario Max Imbert amante degli champagne rosé francesi. Anche il
nome in etichetta, di evidente forza evocativa, è esemplificativo della volontà di creare
valore attorno a un prodotto senza abbandonarlo a se stesso. Se già allora esistesse una
domanda latente di rosato in giro per l’Italia, davvero difficile stabilirlo. In ogni caso, la
domanda non si è rivelata tanto infondata considerando che, oggi, il disciplinare del
Franciacorta include la tipologia rosé, e che la Guido Berlucchi ha aumentato negli anni
la produzione del Max Rosé (distribuito in GDO). Da diversi anni la Guido Berlucchi ha
aggiunto nella gamma altri due rosé prodotti in due linee differenti (Berlucchi ’61 rosé e
Cellarius brut rosé) che riscuotono apprezzamenti anche all’estero 24 e la cui
distribuzione è esclusivamente in enoteca e nella ristorazione.
Figura 1.5 (la prima bottiglia di Max Rosé)
24
Figura 1.6 (Guido Berlucchi: etichette rosè)
waywardwine.com
- 14 -
La storia del Five Roses nasce in un’Italia sfibrata dalla guerra, ma dove le idee per
arrangiarsi erano geniali e a portata di mano. Un buon imprenditore, per definizione,
dovrebbe avere la capacità di guardare in prospettiva, di mettere in moto l’intuizione
generata dall’osservazione e di cogliere le opportunità. Niente di più vero per questa
storia dove un nobiluomo del Sud riesce a trasformare un puzzle di difficoltà in un
mosaico di successo. Dopo l’8 settembre 1943, nel Sud Italia circolavano le truppe
alleate con i loro carichi e i loro approvvigionamenti, incluse numerose bottiglie di
birra. E proprio nei vuoti a rendere del vetro delle birre, Don Pierino Leone De Castris
intravede la “folle” possibilità – per agevolare il trasporto – di imbottigliare le enormi
quantità del suo vino rosato che, a causa della guerra, non riusciva a distribuire sfuso in
giro per l’Europa. A dare ragione che l’idea non fosse del tutto insana, il risultato
ottenuto da quella che oggi definiremmo una mirata “campagna di lancio di un
prodotto”: approfittando del ricevimento per il 18esimo compleanno del figlio, Don
Pierino presenta a uno stuolo di ufficiali alleati un piccolo campione del suo vino in
“bottiglie commemorative”. Da lì nasce la richiesta di Charles Poletti, commissario per
gli approvvigionamenti delle forze armate alleate, di un carico di rosato in bottiglie da
inviare negli Stati Uniti con il nome inglese in etichetta della tenuta di provenienza delle
uve. Così è nato il “Five Roses”, il primo rosato del Salento imbottigliato, stimolo per le
altre cantine del territorio a intraprendere un percorso di qualità. Oggi, sulla scorta di
quel percorso imprenditoriale, l’antica cantina salentina ha aggiunto – da qualche anno
– alla storica etichetta di rosato fermo, la versione spumantizzata: un metodo classico
rosé da uve negroamaro che si sta facendo apprezzare.
Figura 1.7 (prima bottiglia di Five Roses)
Figura 1.8 (Five Roses metodo classico)
- 15 -
1.6 Questioni aperte
In generale il quadro che emerge è che l’Italia del rosato appare frammentata in tante
denominazioni che, in realtà, non lo valorizzano. Al contrario, il Belpaese disporrebbe
di una base ampelografica non paragonabile ad altri territori stranieri per via dei
numerosi vitigni autoctoni da cui si ottiene il rosato. 25 A iniziare un percorso di
riflessione sul peso della denominazione nella valorizzazione dell’identità del rosato –
come già scritto sopra – il Consorzio di tutela dei vini di Abruzzo che dall’ossatura
monumentale costituita dal Montepulciano d’Abruzzo per la DOC, ha staccato la “talea”
del Cerasuolo per farla fiorire autonomamente. Passi interessanti li sta muovendo il
giovane Consorzio Valtènesi (promotore di Italia in Rosa, uno degli eventi più storici
sul rosato) che a partire dallo scorso Vinitaly ha avviato una partnership triennale con il
Centro di Ricerca e Sperimentazione di Provenza per approfondire le conoscenze sul
profilo sensoriale dei propri chiaretti con la precisa finalità di conoscere meglio il
prodotto, definire i descrittori che lo distinguono dagli altri rosati per comunicarlo
meglio. La dichiarazione arriva da Alessandro Luzzago, Presidente del Consorzio che
aggiunge: “In questo modo offriamo ai soci del Consorzio un quadro di riferimento per
orientare la produzione”. 26 Il giudizio del panel francese verrà, poi, confrontato con il
giudizio del panel guidato dal Centro Vitivinicolo Bresciano per un ulteriore
approfondimento. Una riflessione sull’opportunità di utilizzare adeguatamente le
denominazioni giunge anche da un altro elemento che offre spunti di dibattito: il metodo
di vinificazione, spesso variabile da produttore a produttore. Una denominazione con
regole precise identifica la vocazione di un territorio verso questa tipologia, offre
un’immagine di qualità agli occhi del consumatore finale e, prima ancora, a quelli degli
operatori che alimentano la filiera (ristoratori, distributori nazionali ed esteri,
giornalisti). Anche perché non è detto che si possa produrre rosato ovunque, come
sosteneva qualche tempo fa, Severino Garofano, l’autorevole enologo irpino che ha
fatto la differenza sulla qualità del negroamaro nel Salento: “[…] molti credono,
appunto, che il rosato sia un tipo di vino che si può produrre in tutte le parti del mondo
25
Fregoni M. Op. Cit.
Citazione da un’intervista rilasciata dal Dr. Alessandro Luzzago alla sottoscrivente questo lavoro di tesi
in data 13 giugno 2014
26
- 16 -
dove si produce uva […]”. 27 Un territorio di riconosciuta vocazione e tradizione,
intanto, questo coraggioso passo l’ha già fatto: si tratta dell’area di Castel del Monte in
Puglia che nel 2011 ha ottenuto la DOGC per il rosato da bombino nero. 28 Anche se c’è
da rilevare che non si ravvisa un lavoro di comunicazione mirata sulla DOCG da parte
del Consorzio di Tutela Vini DOC Castel del Monte.
27
28
Garofano S. op. cit.
Disciplinare DOCG Castel del Monte Bombino Nero_art.6
- 17 -
Capitolo 2
2.1 La comunicazione del rosato: il consumatore come perno
La comunicazione, nella sua attività di costruzione del messaggio, non può prescindere
da un’analisi del contesto: se la posizione geografica e il momento storico sono la
cornice, il fattore umano è il quadro da cui trarre i valori su cui tessere la comunicazione
di un bene o di un servizio. Il rosato oggi si produce, si consuma di più e se ne parla, ma
ancora se ne cerca una definizione univoca, considerato che non può derivare dal
metodo di vinificazione (variabile per tradizione e per produttore), dai vitigni, dai
terroir. Un approccio orientato all’ascolto delle percezioni del consumatore sui caratteri
che gli attribuisce può rivelarsi utile per determinare l’area di comunicazione entro cui
muoversi, valorizzandone i punti di forza e trasformando in unicità i suoi punti di
debolezza. Dare un profilo a chi consuma il rosato – come si è provato a fare in questo
capitolo attraverso un’indagine svolta su un campione di consumatori – può aiutare a
definire il campo di valori. Per capire, dunque, quali siano i caratteri che lo denotano nel
mondo enoico, si rende necessario indagare sulla percezione del consumatore.
2.2 Gli aspetti sociologici del rosato
Dietro un trend di consumo c’è spesso una ragione sociologica, un cambio di costumi
che descrive il passaggio di un’epoca, il vissuto di una fase storica. “È verosimile
constare uno spostamento della nostra società da valori individualisti verso la ricerca
di una nuova fusione collettiva, il momento di consumo è sempre più favorevole ai vini
rosé. Prodotto di nicchia, il vino rosé risponde al bisogno di riscoprire un percorso
comunitario, diviene un rituale di una partecipazione collettiva e un rimedio
all’uggia”. 29 Questo il parere del sociologo Stéphan Hugon dell’Università di Parigi V
durante il suo intervento all’Incontro Internazionale sui Rosé tenutosi a Marsiglia nel
2013 e organizzato dal Centro di Ricerca e sperimentazione sui vini Rosé, dall’Istituto
29
Communiqué de Presse Rencotres Intrenationales du Rosé 2013, “Marché, science et Ethique du vin
rosé”, Marseille, 16 Mai 2013
- 18 -
francese della Vigna e del Vino, dalla Regione Provenza sotto il patrocinio dell’OIV
(Organizzazione internazionale delle Vigne e del Vino). Sembrerebbe, pertanto, che il
rosato sia un vino moderno, un prodotto dell’ultimo periodo in auge. Eppure il rosato
può essere ritenuto uno dei vini più antichi della storia. La “lacrima” – quella ottenuta
per compressione naturale, prima della pigiatura, dalle stesse uve lasciate nel forum
vinarium o calcatorium – era già nota agli antichi romani. Plinio la chiamava
“protroprum”, per Columella era il “mostum lixivium”. Una produzione che non ha mai
smesso di esistere nei secoli successivi e che, tra il XVI e XVII secolo, è stata oggetto di
attenzione di Andrea Bacci (medico di Papa Sisto V), di Sante Lancerio (bottigliere di
Papa Paolo III), del giurista Prospero Rendella e dello scienziato Francesco Redi. 30 La
rivoluzione industriale del XVIII sec. e l’ascesa sociale dell’elite borghese lo hanno
messo ai margini dei consumi, privilegiando – nella gerarchia del gusto – i vini rossi
tannici e vigorosi. È il periodo in cui il vino rosato è visto come vino facile, di feste
aristocratiche desuete o di giubilo popolare, vino giovane ma con un’accezione
negativa. È la fase storica in cui il concetto di vino di piacere sfuma, e parallelamente il
suo consumo diminuisce. Il XX sec. è, invece, attraversato da una serie di
trasformazioni socio-culturali che modificano le abitudini alimentari e impongono nuovi
modelli di consumo occasionale. 31 Ecco che sulla scena ritorna il rosato, con una
crescita progressiva segnalata dai dati al consumo e alla produzione degli ultimi 10 anni.
Studi sociologici commissionati dal Centro di Ricerca e Sperimentazione sui Rosé di
Provenza vedono nel diffuso abbassamento del senso di colpa, a favore del piacere
immediato ed irrazionale, una delle cause che hanno riproposto sulla scena i rosati per la
loro immagine di vini della condivisione emotiva e dell’edonismo spontaneo. 32 Da vino
percepito di poco conto, un “non vino” al confronto del rosso e immeritevole delle
attenzioni dei grandi conoscitori di vini, riacquista discretamente una sua dignità tra il
grande pubblico a cui poco importa “sapere parlare di vino”, piuttosto ne cerca il
piacere immediato e semplice. 33 La conferma di una percezione mutata del rosato arriva
30
Garofano Severino, Contributo alla conoscenza e al miglioramento qualitativo del vino rosato del
Salento, Vigne Vini n. 5, 1986, 29 - 35
31
Flanzy Claude – Masson Gilles – François Millo, Le Vin Rosé, ed. Féret, 2009, 19 - 29
32
Ibidem
33
François Millo, Le Vin Rosé, ed. Féret, 2009, 245 - 250
- 19 -
anche dalla scuola filosofica inglese a firma del Prof. Barry Smith dell’Istituto di
filosofia dell’università di Londra che, però, evidenzia come il contesto e il momento di
un consumo cui è associata – solitamente – questa tipologia costituisca un limite su cui
il comunicatore deve lavorare. 34
2.3 I fattori interni del rosato: quando punti di forza e punti di debolezza sono
coincidenti
Prima ancora di capire le dinamiche percettive dei consumatori, è il caso di considerare
alcuni degli elementi caratterizzanti il rosato, comprenderne l’incidenza interna per poi
creare un nesso di comunicazione con il mercato di sbocco. La constatazione
sorprendente di questa analisi rivela che, per il rosato, i fattori interni (punti di forza,
punti di debolezza) sono spesso coincidenti.
2.3.1
Il colore
Primo elemento imprescindibile: il colore, o meglio, le sue sfumature. Proprio il suo
ampio ventaglio di gamma cromatica ha rappresentato e rappresenta uno dei suoi
elementi a sfavore. Molti consumatori, per via di un’errata informazione, hanno
erroneamente intravisto nel rosato una produzione ottenuta dalla mescolanza di vini
bianchi e rossi. Tra l’altro le produzioni di scarsa qualità del passato ne hanno rafforzato
l’idea. 35 Eppure proprio nel colore risiede la sua originalità, la sua appartenenza al
terroir e al viticoltore che lo produce. 36Per dimostrarne l’unicità di questa caratteristica,
i francesi – forse per il fatto che sono i primi produttori e i primi consumatori – da
tempo lavorano sulle sue possibilità di colore la cui variabilità dipende dai vitigni, dal
terroir, dalle tecniche di vinificazione. Sono così giunti a elaborare una palette di nuance
rosé basata su sette colori (Litchi, pesca, salmone, albicocca, corallo, fragola e ciliegia)
declinati in tre tonalità differenti ( chiara, media, intensa) per descrivere la diversità dei
vini rosé nella produzione mondiale. 37
34
Smith Barry, in www.aivv.it/Archivio/Atti/R049_1305_2020_Smith.pdf
Garofano S. op.cit.
36
Millo François, op. cit.
37
Cayla Laure – Pouzalgues Nathalie – Masson Gilles, Connnaissance et maîtrice de la couleur des vins
Rosés in http://www.centredurose.fr/app/files/pdf/139074858193.16.pdf
35
- 20 -
Figura 2.1 (Fonte: www.centredurose.fr)
Lo studio ha evidenziato che la posizione geografica, le condizioni pedologiche e
climatiche, tendono ad avere una certa influenza sul colore del vino (come dalla figura
2.2).
Figura 2.2
Sul colore finale incidono, però, molte altre variabili: il vitigno (la sua influenza, prima
ancora che sull’intensità, è sulla tinta; le varietà più acide conferiscono colori più vivi a
dominanza rosa; le varietà meno acide, invece, tendono a dare colori più aranciati); la
maturità dell’acino (le componenti fenoliche responsabili del colore rosso aumentano
con la maturazione); l’annata (un’annata secca e calda contribuirà a un colore più
carico, al contrario se fredda e piovosa); la densità di impianto (meno grappoli per
pianta conferiscono un’intensità colorante maggiore); nel processo di vinificazione, la
- 21 -
macerazione pre-fermentativa (temperatura e durata), la pressatura, la fermentazione
alcolica (dove si verifica una perdita costante di antociani del 50%), la malolattica, le
chiarificazioni per stabilizzare il prodotto, le solfitazioni post-fermentative tendono a
scaricare il colore. 38 Ugualmente determinanti sono la temperatura, l’affinamento in
barrique o sui lieviti (che provoca un’intensità inferiore, meno rossa e leggermente più
aranciata ma, in compenso, il colore è più stabile nel tempo). 39
Figura 2.3 (Fonte: Contributo di Gilles Masson al Convegno di Italia in Rosa 2013)
Da qualche anno anche in Italia, in collaborazione con il Centro di Ricerca e
Sperimentazione di Provenza, alcuni territori (es: Valténesi, Puglia) stanno avviando
degli studi sul colore delle proprie produzioni di rosato tanto che è possibile individuare
una tipicità di colore per regione come nella figura 2.4
Figura 2.4 (Fonte: Contributo di Gilles Masson al Convegno di Italia in Rosa 2013)
38
39
Cayla Laure – Pouzalgues Nathalie – Masson Gilles, op. cit.
Flanzy Claude – Masson Gilles – Millo François, op. cit
- 22 -
2.3.2
Le stagioni del rosato
Il must per il consumo del rosato è la stagione primavera/estate: circa il 70% del rosé
avviene tra la primavera e l’estate (ultime stime francesi). 40 Il dato sembrerebbe, però,
confermato da numerosi articoli che associano il rosato all’estate e dall’idea che evoca
nell’immaginario collettivo: il sole, il mare, le vacanze.
41
Di fatto il mito “stagionale”
sembrerebbe nato proprio in terra di Francia lungo le strade della Costa Azzurra nel
periodo del benessere post-bellico. Erano gli anni ’60, quando il primo turismo di massa
cominciava a prendere piede, il jet set affollava il porto di St. Tropez e il vino richiesto
era quello locale – popolare e accessibile – servito fresco in caraffe di terracotta per
rinfrescare dalla calura estiva: questo era il vino rosé. 42 Secondo la recente
interpretazione sociologica (precedentemente presa in esame), il rosato è il vino del
piacere e della libertà perché segue i ritmi stagionali, brevi, ma naturali. Il suo legame
con le stagioni lo rende unico, originale: lo si beve perché si ha sete, perché soddisfa
un’esigenza di freschezza, è un vino che consente di immaginarsi in un ambiente
naturale. Perfino, quando bevuto fuori stagione è una scelta subliminale capace di
ricreare l’immagine dell’estate, delle vacanze, del riposo, del tempo a misura d’uomo.
“È un vino di relazione che realizza un mutuale arricchimento tra natura e società; non
si posiziona come vino del terroir e non pretende di essere il vino della storia o del
saper fare. Si afferma semplicemente come prodotto di interazione tra natura e
umanità”. 43 Il carattere “stagionale” che gli viene – solitamente – riconosciuto deriva,
tuttavia, da produzioni che non riescono a oltrepassare l’anno per quanto riguarda la
longevità del vino. Un problema che questa tipologia si trascina dal passato quando
circolavano prodotti ossidati e piatti 44, sia perché i produttori ritenevano il rosato un
completamento di gamma su cui non investire troppo, sia perché la ricerca e la
sperimentazione è partita in tempi relativamente recenti. Oggi la sfida di molti
produttori e enologi è proprio quella di vincere il tempo regalando ai rosati qualche
anno in più. Una sfida che parte dalla viticoltura con la cura in campo per raccogliere
uve sane e arriva in cantina, dove a giocarsela sono le macerazioni, le temperature di
fermentazione, l’affinamento (e qui più di qualcuno fa ricorso alla botte o al “sur lie”).
40
www.vinitaly Rosati, mercato in crescita, 31 maggio 2014
Smith Barry, op. cit.
42
Smith Michel, “Tutti pazzi per il rosé” per Slowine magazine, dicembre 2008 pp. 224 - 231
43
Jacques Maby in Le Vin Rosé, ed. Féret, 2009, 19 - 29
44
Garafono S. op. cit.
41
- 23 -
Di questo parere un’autorevole voce del settore, l’enologo Mattia Vezzola che sostiene:
“L’elevage di un rosé che fermenta e affina in botte è importante ai fini della longevità.
È una tecnica complessa e, se non gestita bene, rischiosa: toglie un po’ di freschezza
nel bagaglio aromatico, ma regala vini più equilibrati nella componente gusto-olfattiva
offrendo al consumatore l’idea di una evoluzione lenta”. 45
2.3.3
Locale o globale? La dimensione fisica del rosato
Dire “rosato” può essere decisamente riduttivo: usare il termine genericamente porta a
sminuirne l’identità, rischia di fermarsi al solo aspetto visivo del vino – ossia quel
colore rosa che, al contrario, è variabile in ragione di tanti elementi. Il rosato, invece, è
anche espressione di aromi olfattivi e gustativi che possono comprendere diverse
famiglie (fruttati, floreali, minerali, fragranti, speziati) e legati al vitigno, al terroir, al
processo di vinificazione, di affinamento e conservazione. Una complessità che non può
essere sintetizzata solo nell’uso del lemma “rosato o rosé”, ma che va dettagliata e
comunicata in virtù del territorio di provenienza. Il rosato è un vino che racconta unità
territoriali e paesaggi singolari. 46 La denominazione, pertanto, è importante perché è un
valore di qualità per il consumatore. Il limite oggi – per la produzione italiana – consiste
nella presenza di numerose denominazioni il cui disciplinare prevede, affianco al rosso,
anche il rosato: un caos legislativo che rischia di offuscare l’identità dei rosati del
Belpaese. Su questo elemento è necessaria una riflessione su cui già alcuni territori, per
tradizione vocati, si sono mossi. Così è stato per il Cerasuolo di Abruzzo che, a partire
dalla vendemmia 2010-2011, è diventata una DOC a se stante dove il rosato entra da
protagonista. Un percorso, invece, di comunicazione dettagliata del proprio territorio lo
ha iniziato il Consorzio della Valtenesi: dalla vendemmia 2011-2012 si è staccato dalla
più ampia denominazione “Garda Classico” per valorizzare la produzione vinicola dei
14 Comuni compresi nella DOC, soprattutto quella relativa ai Chiaretti. Il Salento
ancora viaggia tra produzioni a IGT e DOC dove l’elemento di diversificazione e di
valore aggiunto per il consumatore è dato, spesso, dal vitigno di territorio. La Puglia
può vantare la DOGC di Castel del Monte bombino nero. Ma la strada è ancora lunga.
45
La citazione fa parte di un’intervista che il Dr. Mattia Vezzola ha personalmente rilasciato alla
sottoscrivente questo elaborato in data 12 giugno 2014
46
Flanzy Claude – Masson Gilles – François Millo, op. cit. pp 19 -29
- 24 -
2.4 La percezione del consumatore
Il colore, la stagione, la longevità e la diversità territoriale sono alcuni dei valori
identificativi del rosato sui quali è necessario verificare la sintonizzazione del
consumatore al fine di offrire una comunicazione del prodotto coerente alle sue
caratteristiche ma commisurata alle reali esigenze del mercato. Il consumatore, oggi, è
un curioso “viaggiatore” del gusto; ama scoprire culture e sapori nuovi; chiede di essere
stupito, è molto mutevole e mette volentieri in questione il protocollo. Un’infedeltà la
sua, tra l’altro, stimolata dalla forte concorrenza. Fidelizzarlo a un brand/bene/servizio
richiede un continuo studio sul prodotto e nessuna disattenzione. A questo cambiamento
del soggetto acquirente si è accompagnata una trasformazione delle abitudini culinarie: i
pasti si alleggeriscono nella struttura, diventano destrutturati, si predilige il piatto unico,
la gamma dei sapori si allarga per accogliere l’esotico, i momenti di consumo diventano
sempre più occasionali e sempre meno irrigiditi in canoni. Il vino non è estraneo a
queste trasformazioni, esce dall’area riservata solo ai conoscitori di vini di qualità, si
libera dal rigido legame con la tavola e diviene un momento di piacere immediato,
senza clichè. In questo contesto c’è una domanda di informazioni “comprensibili” e i
messaggi più semplici sui brand, vitigni e vini si rivelano ideali per soddisfare la
semplice curiosità di molti consumatori. Il vino rosato si inscrive bene in questo quadro
perché si affranca dai codici di consumo classici del vino e grazie alla sua varietà di
sfumature lascia spazio alla spontaneità e alla libertà di immaginazione . 47 Il rosato si
lega al piacere semplice in un contesto di nuovo consumo realizzando una convergenza
tra l’evoluzione del consumatore e la sua percezione del vino. Le immagini che
circolano sul web offrono un’idea dell’immaginario che il rosato, come vino, è in grado
di evocare.
Figura 2.5 (foto tratte da Instagram e Pinterest)
47
Flanzy Claude – Masson Gilles – François Millo, op. cit pp 245 - 250
- 25 -
2.5 La nuova generazione di consumatori: la web tribe
Proprio il web fornisce una chiave di lettura per avere un’idea di chi sia il consumatore
contemporaneo e quali elementi cerchi nel rosé. Una recente indagine (Vinitaly 2013)
commissionata dall’associazione de Le Donne del Vino ha tracciato la netnografia del
vino e dei winelover 48 da cui emerge che: la web tribe dei winelover è costituita da
amanti del vino esperti o meno che animano il discorso in rete diviso in una parte
generica che privilegia gli aspetti conviviali e quotidiani, e una tecnica sui brand e
aziende. Si tratta di un aggregato eterogeneo e disperso ma dotato di un immaginario
condiviso – ricostruibile attraverso i cluster tematici frequentati – il cui zoccolo duro è
costituito dagli influencers (blogger e aziende). Complessivamente è un aggregato
scomponibile in quattro identità:
 Enjoyer: vivono il vino come un mezzo per raggiungere la felicità e ritrovare se
stessi
 Prophet: vive il vino come un oggetto di culto (la scelta del vino, la
degustazione, l’abbinamento li vive come momenti liturgici)
 Wine Victim: vivono il vino come una cura per alleviare le proprie sofferenze
 Wannabe: vorrebbe essere esperto come un prophet e godersi il momento di
consumo come un enjoyer, ma – per dieta o per inesperienza – non ci riesce.
In ogni caso, per i winelover la visuale sul vino si articola in: convivialità, abbinamento
con il food, territorialità e relax.
A volere quantificare l’incidenza delle conversazioni sul rosé condotte dalla web tribe,
un riscontro sull’hashtag più semplice coniato per questa tipologia (#rosé) all’interno
dei canali social dedicati al visual, frequentati da un target piuttosto giovane cui piace il
photo-sharing, evidenzia un certo numero di conversazioni su Instagram (circa 217,000
post), mentre su Twitter (social di microblogging) si visualizzano circa 1600 tweet a
settimana.
2.6 Il profilo dei consumatori italiani
Un’indagine svolta nel 2013 per conto dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, e
presentata nel corso della premiazione del 2° Concorso enologico nazionale dei vini
48
Social media e vino: in Italia la netnografia della rete, 26 aprile 2013
- 26 -
rosati, ha scattato una fotografia sul profilo del consumatore di “vino rosato” cercando
di mettere a fuoco i fattori che lo inducono all’acquisto. L’indagine è stata portata avanti
nelle regioni del Nord Italia (Veneto e Lombardia) e distribuita su un campione di
consumatori prevalentemente tra i 20 e i 40 anni. Dall’analisi emergerebbe che l’85%
consuma vino rosato, anche se il 39% lo consuma ma non l’acquista. Il momento di
consumo prevalente è a casa durante i pasti (42%), seguito dall’aperitivo in enoteca o al
bar (31%). L’acquisto avviene, soprattutto, dal produttore(40%) e poi al supermercato
(27%), ma il consumatore non sembrerebbe disposto a pagare più di 5-7 €. Interessanti
le risposte sul tipo di immagine che evoca il rosato: “un vino morbido, fresco, e vivace,
un vino giovane”; “un vino diverso che trasmette allegria e piacevolezza”; “il rosato
non è solo un vino, ma uno stile di vita da consumare sia in montagna che al mare”. 49
2.7 Piccolo focus sul consumatore locale
L’analisi sopra descritta, come già detto, è stato condotta in una parte del territorio
italiano che, presumibilmente, potrebbe avere un comportamento di acquisto
parzialmente differente da un consumatore localizzato a sud, in particolare a Lecce.
Posto che questo lavoro si propone di prendere in considerazione l’attività di
pianificazione della comunicazione di un evento sui rosati (esposta nel capitolo
successivo), è stato accolto l’input di realizzare una modesta indagine sul consumatore
locale (Lecce) con l’obiettivo di mettere a fuoco le sue percezioni e i suoi
comportamenti di acquisto e di consumo sulla tipologia “rosato”. L’analisi si è rivelata
utile per costruire la comunicazione dell’evento cercando di focalizzarla sui quei valori
del rosato che il consumatore intervistato ritiene più significativi.
2.8 I risultati dell’analisi
Al campione preso in considerazione (eterogeneo per età e profili professionali,
omogeneo per genere) sono state somministrati 7 quesiti che andavano a verificare:
-
la stagione di consumo,
-
i luoghi di acquisto e di consumo,
-
il contesto di consumo
-
la preferenza per categoria
49
Accademia Italiana della e del Vino, Gaeta Davide – Corsinovi Paola, Indagine sul comportamento del
consumatore di vini rosati, Otranto, 18 maggio 2013
- 27 -
-
le idee (pregiudizi) e i valori (l’immagine) del rosato.
Il quadro emerso ha rivelato qualche simpatica differenza di genere che offre
l’opportunità di immaginare una comunicazione che sviluppi la awareness sul vino
rosato: smorzato il pregiudizio della stagionalità, il rosato piace berlo in qualunque
stagione, benché la percentuale femminile favorevole in tal senso sia di gran lunga più
alta (82%); il comportamento di acquisto è, invece, molto diverso in quanto gli uomini
sembrerebbero orientati verso un acquisto consapevole in enoteca (42%) e le donne per
un acquisto casuale (55%); quanto ai luoghi di consumo sembra esserci una propensione
comune per la casa, seguita più o meno uniformante dal ristorante; sulle preferenze per
categoria, invece, emerge una separazione che vede gli uomini orientati verso i vini
fermi(48%), le donne verso gli spumanti(36%); anche il contesto di consumo è vissuto
in modo diverso, in quanto le donne lo berrebbero a cena (45%), gli uomini lo
gradirebbero per l’aperitivo (48%); quanto all’immagine che evoca, l’oscillazione
propende sui caratteri di versatilità e convivialità per le donne (32%), relax e svago per
gli uomini (30%). Nel complesso, comunque, analizzando congiuntamente le risposte
del campione intervistato risulterebbe che il rosato:
-
è un vino piacevole da bere in qualunque stagione (figura. 2.6)
-
molto apprezzato per l’aperitivo (figura 2.7)
-
perché conviviale e versatile (figura 2.8)
Figura 2.6
- 28 -
Figura 2.7
Figura 2.8
- 29 -
Capitolo 3
3.1 L’idea di raccontare i territori del rosato: Roséxpo, 1° Salone Internazionale
dei vini rosati
Nell’ottobre 2013 nasce deGusto Salento 50, associazione di promozione culturale con i
produttori di negroamaro con la finalità di mettere in campo le azioni ritenute necessarie
per valorizzare il vitigno principe del territorio e i suoi vini. La novità, più che
nell’oggetto sociale, va rinvenuta nei soggetti aderenti alla forma associativa: le cantine
del Salento, intercettatrici – evidentemente – di un bisogno latente del territorio. Scevra
da una logica politica e non legata a finalità commerciali (attesa anche l’intrinseca
natura giuridica della forma associativa) deGusto Salento, sotto la guida di un Consiglio
Direttivo formato da appassionati di vino in alcun modo legati a nessuna delle aziende
aderenti – persegue l’obiettivo di raccontare in modo univoco il proprio territorio
vinicolo attraverso delle attività di promozione e comunicazione mirate. Parte da qui
l’idea di comunicare il rosato da negroamaro attraverso un evento che non si limiti a
evidenziare solo la qualità della produzione locale o pugliese, capace di dare merito alla
tipologia in un contesto più ampio. La riflessione stimolata dai dati di consumo di rosé
di segno positivo, fornisce l’aggancio alle aziende di deGusto Salento di promuovere
“ROSÉXPO, 1° Salone Internazionale dei vini rosati”. L’intento è evidente nell’head e
nel pay-off: uscire dai confini stretti della “località” attribuita al rosato, allargare gli
orizzonti e aprirsi in un confronto di ricerca e con altri territori ugualmente vocati con
l’obiettivo di avvicinare – senza intermediazioni – il mondo della produzione a quello
del consumo con la finalità di instaurare un dialogo aperto attraverso cui individuare i
nuovi territori di comunicazione del rosato.
ROSÉXPO, come format leader per il Sud Italia nel segmento “eventi sui rosé”, è il
case history preso in considerazione per analizzare la comunicazione diretta a
sviluppare una domanda sulla tipologia generata dalla nuova percezione dei
consumatori.
50
In Appendice comunicato stampa di presentazione di deGusto Salento al Vinitaly
- 30 -
3.2 La scena nazionale
L’inversione di tendenza in favore dei vini rosati, come già esposto, ha avuto inizio
circa dieci anni fa. Là dove il rosato era tradizione, questa novità ha costituito
un’opportunità di ingresso sul mercato caratterizzata dalla leva della “differenziazione”.
Un importante valore aggiunto, quindi, per quelle aree geografiche dalle DOC o IGT –
di rossi o bianchi – anonime al consumo extralocale.
Piuttosto che valorizzare l’elemento di differenziazione, ossia il “rosato”, con delle
campagne di comunicazione aggressive, qualche Consorzio di Tutela si è mosso
trasformando un evento locale in qualcosa di più ampio respiro in grado di arrivare agli
occhi del mercato nazionale. È il caso di “Italia in Rosa”, rassegna dei rosati – ormai
alla VIIª edizione – organizzata a Moniga del Garda, sulla sponda bresciana
dell’omonimo lago, dall’attuale Consorzio della Valtènesi.
Prima ancora, per iniziativa del gruppo editoriale il Gambero Rosso, nel 2007 viene
ideata una degustazione di rosati chiamata “I Drink Pink” per promuovere l’uscita
della sua “Guida ai Vini Rosati”. A seguire, in giro per l’Italia nascono altre iniziative
volte alla promozione di questo comparto: il Concorso Enologico Nazionale “Rosati di
Italia” promosso dall’Assessorato alle risorse agroalimentari della Regione Puglia;
quindi “Bererosa” ideato dal gruppo editoriale di Cucina&Vini; ultimo nato “Rosati
d’Italia” a Firenze, organizzato dall’associazione di promozione culturale Enoclub
Siena.
Ciascuno degli eventi indicati e dettagliati nella tabella sottostante (3.1), riscontra un
buon successo e gradimento di pubblico tanto che nessuno dei sopra elencati – ad oggi –
ha saltato un’edizione.
Evento
Luogo
Promotore
1ª edizione
Oggi
Data
I drink pink
Roma e Napoli
Gambero Rosso
2007
8ª ed.
Primi di luglio
Italia in Rosa
Moniga del Garda
Consorzio Valtenesi
2008
7ª ed.
Primi di giugno
Puglia
Regione Puglia
2012
3ª ed.
Maggio
Bererosa
Roma
Cucina&Vini
2012
3ª ed.
Fine giugno
Rosati d’Italia
Firenze
Enoclub Siena
2013
2ª ed.
Fine aprile
(BS)
Concorso
Rosati
d'Italia
Figura 3.1
- 31 -
La successione in calendario degli eventi (riportata nella figura 3.2) non è di secondaria
importanza e, a una prima osservazione, ancora una volta è indicativa del contestato
carattere di “stagionalità” del vino rosato: non solo negli acquisti, la primavera e l’estate
sembrano essere i momenti ideali di consumo anche per gli organizzatori degli eventi a
tema rosé.
Figura 3.2
3.3 Gli eventi sui rosati già attivi sul territorio nazionale: competitors o
benchmark?
Nell’arco di otto anni, dunque, ben cinque eventi a tema hanno catalizzato – e ancora lo
fanno – l’attenzione del pubblico sui rosati coprendo, più o meno, il territorio nazionale.
Se il filo conduttore comune è la produzione dei rosati in Italia, ciascuno propone, però,
un format con delle peculiarità proprie:
-
I Drink Pink, è il primogenito tra gli eventi dedicati ai rosé, inizialmente con lo
scopo di promozione della guida. Oggi mira a raggiungere il pubblico di fedeli
lettori proponendo in veste “glam” con assaggi gourmet e musicali la
degustazione delle selezioni di rosati curate dal team editoriale del Gambero
Rosso coinvolgendo il pubblico nella votazione del miglior rosato in
degustazione. A latere della serata dedicata ai rosé, c’è poi la presentazione delle
guide proposte dal Gruppo editoriale suddetto. L’evento si caratterizza per
- 32 -
essere proposto sulle due città (Roma e Napoli) dove il Gambero Rosso è
presente con la Città del Gusto, location dell’evento.
-
Italia in Rosa è sicuramente l’evento più conosciuto nell’ambiente rosé che
presenta una crescita costante (3200 – 3500 presenze annue). 51 Il format propone
tre giorni di degustazioni curate, per ogni banco da un sommelier, all’interno del
parco della storica Villa Bertanzi. L’idea è stata sviluppata dal Consorzio
Valtenèsi con la finalità di confrontarsi con le produzioni nazionali e, quindi,
internazionali. È rivolto, nella sua essenza, ai consumatori finali, ma
l’inserimento di un convegno tecnico in seno alla kermesse ha un richiamo per
gli operatori della zona, per i produttori di altri territori presenti, come pure per i
giornalisti e i critici enogastronomici che girano tra i banchi con il loro
notebook. Notevole è la presenza dei turisti (tedeschi, inglesi, olandesi) anche
perché Italia in Rosa è segnalata tra gli eventi tipici della zona del distretto
gardesano bresciano. Per le prossime edizioni, sono in via di definizione delle
formule di coinvolgimento diretto di operatori e ristoratori.
-
Il Concorso enologico nazionale Rosati d’Italia nasce dalla volontà
dell’Assessorato alle Risorse Agroalimentari di cogliere un’opportunità di
valorizzazione di un prodotto che vanta origini antiche nel territorio pugliese e
su cui i produttori del territorio hanno investito molto in ricerca e innovazione
negli ultimi anni: il rosato. La partenership di Assoenologi e dell’Accademia
Italiana della Vite e del Vino è, senza dubbio, il punto di forza di questo evento
con cui la Regione Puglia si fa interprete di un bisogno silente, benché presente
sul territorio italiano, di dare merito alle produzioni nazionali di rosato. Il format
è quello del concorso cui le aziende inviano i campioni di assaggio delle
etichette rosé valutate dalle commissioni di enologi, giornalisti, esperti guidate
da capopanel. Si articola in 6 categorie premiate in una singola giornata. Per la
premiazione è prevista l’organizzazione di un convegno tecnico dove relatori
esperti presentano dei contributi intorno al tema proposto con la finalità di
approfondire la conoscenza sul rosato. A conclusione è sempre previsto per gli
ospiti del convegno e il pubblico invitato un aperitivo con la degustazione dei
vini premiati.
51
Dato fornito dall’Ufficio Stampa di Italia in Rosa con riferimento all’edizione 2014
- 33 -
-
BereRosa nasce da un’istanza diversa dalle precedenti. È, infatti, un’iniziativa
editoriale di Cucina&Vini che – sulla base dell’esperienza maturata con la guida
“Rosati di Italia” proposta qualche anno fa – intende svolgere il ruolo di
“intermediario culturale” sul mercato romano tra le aziende italiane produttrici
di rosato e il pubblico di enoappassionati della Capitale per sviluppare la
distribuzione nei canali specializzati (enoteche, ristoratori) della tipologia.
Target di riferimento è il pubblico di fidelizzati lettori di Sparkle (guida sugli
Spumanti), enoappassionati contattati anche tramite invito sui profili social.
Particolarità del format è il focus tematico con la gastronomia: non solo cantine
ma anche aziende agroalimentari sono presenti alla degustazione di un giorno.
L’ultima edizione del 2013 ha registrato circa 2500 appassionati 52.
-
Rosati d’Italia a Firenze nasce dall’idea di Enoclub Siena, associazione di
promozione culturale delle eccellenze gastronomiche. L’associazione organizza
nel corso dell’anno varie degustazioni rivolte ai soci, agli enoappassionati e agli
operatori per raccontare, oltre ai vini, anche i territori. Proposta all’interno del
ristorante fiorentino i Cinque Sensi, l’ultima edizione ha visto una
partecipazione di 76 cantine – oltre 100 etichette – e 7 aziende gastronomiche.
Novità della seconda edizione, la presenza di qualche azienda estera (Francia e
Grecia). Particolarità dell’evento i seminari tematici sugli autoctoni italiani, le
aree geografiche, le tradizioni territoriali, le diversità dei vini.
Per avere una chiara visione della presenza di eventi a tema “rosé” nel Belpaese, di
seguito viene riportata una mappa (figura 3.3) che segnala le aree geografiche
interessate.
Figura 3.3
52
Cucina&Vini, L’appuntamento – Bererosa 2013, n° 134 Agosto – Settembre 2013
- 34 -
3.4 La segmentazione degli eventi attivi in Italia: i risultati
Posto, quindi, il carattere di specializzazione degli eventi – in quanto dedicati
esclusivamente al rosato – si è proceduto a scomporne gli elementi base (mission;
target; comunicazione) per capirne l’eventuale diversificazione e quale movimento
generano intorno al settore. Nella tabella (3.4) viene riportato il quadro sinottico degli
eventi, per ciascuno dei quali, è possibile valutarne la portata in termini di propostaaziende partecipanti/costo, target/comunicazione. Su quest’ultimo punto, in particolare,
si è cercato di osservare la partecipazione del target alla proposta offerta dall’evento.
Evento
Proposta
Aziende
partecipanti
Costo di
ingresso
Target
Facebook
Twitter
Dalla pagina si
riscontra su 199
invitati, una
risposta di 50
partecipanti*(la
pagina trovata si
riferisce al
2013) 53
2402 “mi piace”
Non è stato
creato un
profilo apposito
per l’evento
Pubblico
invitato,
giornalisti,
operatori
Lettori di
Sparkle e
Cucina&Vini,
enoappassionati
1582 “mi piace”
288 follower
144 “mi piace”
Soci Enoclub
Siena,
enoappassionati,
giornalisti,
operatori
Gruppo pubblico
su Fb: 672
membri.
L’evento creato
ha contato su una
risposta di 171
partecipanti su
circa 7000
invitati 54
La
comunicazione
dell’evento è sul
profilo di
@Cucina&vini
Profilo piuttosto
fermo
I drink
Pink
Degustazione
con menu a
buffet stabilito
e presentazione
piccole guide
del Gambero
Rosso
30 vini
selezionati
20 €
Lettori e
addictets
Gambero rosso
Italia in
Rosa
Degustazioni
libere e guidate
incluse nel
prezzo ma su
prenotazione
100 aziende
Aperto:
pubblico,
giornalisti,
operatori
Concorso
Rosati di
Italia
Bererosa
Premiazione
245 cantine di
tutte le 20
regioni italiane
(319 etichette)
74 aziende
10 € + 2 € di
cauzione;
sconto 50%
per soci AIS,
FISAR,
ONAV
Accesso su
invito
Rosati
d’Italia
Firenze
Degustazioni
libere con
proposte
gastronomiche
in assaggio
Degustazioni
libere con
proposta
gastronomiche
e seminari
tematici sulle
zone di
produzione
76 aziende
vinicole e 7 del
comparto
agroalimentare
9€
15 €; 10 €
per i soci
Enoclub
Siena, AIS,
FISAR,
ONAV
Comunicazione
Il profilo è poco
attivo
Figura 3.4
Successivamente, si è proceduto a individuarne il posizionamento di ciascuno nel
segmento “eventi nazionali sui rosati” utilizzando come parametri di riferimento le
coordinate “format/costo di ingresso al pubblico” – “target/risposta all’attività di
comunicazione social” (come nella figura 3.5)
53
54
Pagina Facebook evento creato dal Gambero Rosso, I Drink Pink
Pagina Facebook evento Rosati di Italia Firenze 2014
- 35 -
proposta format/costo
Italia in Rosa
Concorso Nazionale Rosati di Italia
Bererosa
Rosati di Italia
I drink pink
Figura 3.5
target/comunicazione
3.5 La pianificazione di ROSÉXPO
La scomposizione dei singoli eventi e l’osservazione delle informazioni numeriche
(costo, aziende partecipanti, presenze di pubblico) ottenute dall’analisi condotta sono
stati utili per costruire il format di Roséxpo e individuarne il target di riferimento. Il
lavoro si è rivelato fondamentale, soprattutto, per proporre una formula di evento con
degustazioni originale e non ripetitiva per il Sud Italia, ma anche in grado di presentarsi
con un buon livello di affidabilità così da potere diventare un momento significativo di
incontro sul tema “rosé” per gli operatori e il pubblico partecipante per eventuali
edizioni successive.
Definito il posizionamento degli eventi rilevanti sul piano nazionale, il passo seguente è
consistito nell’individuare, in primo luogo, quali valori del rosato mettere in evidenza, e
come valorizzare al meglio la tradizione locale senza togliere luce alle etichette delle
aziende partecipanti. Si è, poi, cercato il proprio posizionamento nel segmento “eventi
rosé” ponderando anche i format di carattere locale con un certo seguito sia di pubblico
che mediatico. Tra questi, sicuramente, “Charme in Rosa” organizzato dall’AIS Puglia –
solitamente a Lecce – che offre per una sera in degustazione ai banchi di assaggio i
rosati di Puglia abbinati a delle proposte gastronomiche.
- 36 -
Punto particolarmente critico che ha richiesto una riflessione accurata, la coincidenza di
data con il Concorso Enologico Nazionale Rosati di Italia che, nonostante il format di
genere diverso, poteva catturare completamente l’attenzione dei media e del pubblico
potenziale.
Se l’abilità di un comunicatore consiste nel trasformare le criticità (interne o esterne) in
punti di forza, l’analisi SWOT ha costituito un tassello fondamentale per calibrare l’ago
della bilancia e impostare correttamente la mission, il target e la comunicazione di
Roséxpo.
3.6 La swot analisys applicata a ROSÉXPO
 L’Internazionalità: Dall’head-line (1° Salone Internazionale dei vini rosati) si
evince già un suo punto di forza o, per lo meno, un’unicità che finora nessun
altro evento aveva dichiarato apertamente. Una novità assoluta anche rispetto
agli altri eventi, che pur ospitando delle etichette internazionali, lo indicano
come carattere accessorio ed eventuale.
 Il confronto: L’obiettivo di volere promuovere il rosato di negroamaro prodotto
dalle aziende associate a deGusto Salento è proporzionato alla stessa volontà
associativa di misurarsi e confrontarsi con altri territori produttori della
tipologia. La logistica dei banchi di assaggio, infatti, è studiata in modo che
nessuna azienda sia in posizione di ombra rispetto ad altre.
 La gestione: i banchi di assaggio sono curati, ciascuno da un sommelier AIS. Tra
l’altro, per garantire la completezza delle informazioni durante il servizio, a ogni
sommelier sono state distribuite le schede tecniche dei vini in degustazione al
proprio banco di assaggio.
 L’unicità della location, sede del Museo Storico della città di Lecce
 Le partnership con AIS Puglia e Slow Food Puglia garantiscono affidabilità di
contenuti e di servizio, soprattutto, durante le degustazioni tematiche
 La zona per l’aperitivo separata dai banchi di assaggio e in un’area ideale per la
sosta e per la convivialità
 La proposta gourmet per l’aperitivo affidata alla creatività di un laboratorio di
gastronomia
- 37 -
 La musica curata da artisti locali per dare un’idea di continuità e coerenza con la
proposta offerta a Lecce
Punti di debolezza
 L’utilizzo nell’head-line del termine “Expo” potrebbe sembrare pretenzioso,
indurre a un erroneo aggancio con il prossimo EXPO 2015 e alzare,
eventualmente, le aspettative sulla portata dell’evento
 La prima edizione inevitabilmente ha lo svantaggio di essere – per alcuni versi –
un esperimento sia per chi lo mette in scena, sia per chi vi partecipa (intendendo
sia le aziende che il target di riferimento)
 Le difficoltà logistiche all’interno di una location “sensibile” come il MUST
(museo storico della città di Lecce) che ospita mostre temporanee e installazioni
artistiche permanenti con l’attività dei banchi di degustazione (ghiaccio, vuoti,
liquidi) e il potenziale numero elevato di presenze del pubblico
 Tempi ristretti per l’organizzazione dell’attività (il lavoro di pianificazione è
iniziato a fine febbraio)
Opportunità
 Le collaborazioni con altri territori per sviluppare dei percorsi comuni nel futuro
(il banco di assaggio del Consorzio di tutela del Bardolino)
 La data coincidente con il Concorso Enologico Nazionale rafforza l’idea di
collaborazioni di rete sul territorio legate alla tipologia “rosato”
 La candidatura di Lecce a città per la “Cultura Europea 2019” è un’occasione
per valorizzare il momento de gustativo, superando l’edonismo finalizzato a se
stesso, e inscrivendolo in un’area culturale
 La recente pubblicazione di due libri a tema enoico – dettagliati di seguito –
(uno, in particolare, proprio sul rosato) offre la possibilità di raccontare il vino
non solo per i suoi valori contenuti nel calice o intorno a una ricetta, ma anche
come soggetto portatore di cultura
 I flussi turistici presenti sul territorio in occasione del ponte del 2 giugno
 La presenza di giornalisti della stampa nazionale per fare conoscere e tastare la
produzione di rosato da negro amaro delle aziende associate di deGusto Salento
- 38 -
Minacce
 La coincidenza di apertura di ROSÉXPO con la premiazione del Concorso
Enologico Nazionale dei Vini Rosati il a Otranto (30 km da Lecce) – se non
gestito con un’appropriata comunicazione – potrebbe distogliere l’attenzione dei
media presenti sul territorio
 Nel periodo fine maggio – inizio giugno la stampa nazionale focalizza
l’attenzione su due eventi di rilevante portata per il settore e già noti sul piano
della comunicazione: si tratta del Concorso Enologico nazionale (31 maggio
2014) e Italia in Rosa (6-9 giugno 2014)
 La contemporanea presenza di un evento gastronomico nella piazza centrale di
Lecce (Cibarti), a pochi metri dalla location dell’evento, potrebbe allontanare la
presenza del target di interesse
 L’alta affluenza di persone nel centro di Lecce per il periodo festivo potrebbe
portare un pubblico “disturbatore” e non interessato alla qualità proposta
 Il meteo, nonostante il periodo pre-estivo, non consente previsioni rassicuranti
per l’utilizzo degli spazi esterni del MUST per gli aperitivi
3.7 La struttura di ROSÉXPO: pianificazione mirata degli obiettivi strategici
Sulla base delle considerazioni emerse dall’analisi Swot, sopra evidenziata, e dalla
mappatura dei competitors (svolta nei paragrafi 3.1 e 3.2) la pianificazione dell’evento
ha mirato al conseguimento degli obiettivi di comunicazione strategici dividendoli su tre
piani funzionali alla riuscita stessa della prima edizione del Salone Internazionale dei
vini Rosati:
-
Piano a) lanciare il format
1. Obiettivo: entrare nel segmento “eventi di settore sui rosé” – come
format riconosciuto nel tempo – con un posizionamento alto per qualità,
rivolto al target di riferimento selezionato dal costo di ingresso medio,
come indicato di seguito nella mappa di posizionamento
-
Piano b) creare awareness sul format
- 39 -
1. Obiettivo: generare awareness nella stampa nazionale sul format
2. Obiettivo: stimolare i rumors sul format da parte di giornalisti, blogger,
influencer
3. Obiettivo: generare awareness sull’evento nel target di riferimento:
pubblico locale (città e provincia) e turisti presenti sul territorio
4. Obiettivo: indurre il target di riferimento alla scelta di ROSÉXPO nella
rosa degli eventi locali programmati negli stessi giorni
-
Piano c) creare awareness sulle diversità dei territori del rosé
1. Obiettivo: generare awareness sulla tipologia “rosato” nel target di
riferimento
2. Obiettivo: sollecitare i rumors sulle etichette rosé in degustazione, sui
territori e aziende presenti a ROSÉXPO da parte del target di riferimento
proposta format/costo
Italia in Rosa
Concorso Nazionale Rosati di Italia
Roséxpo
Bererosa
Rosati di Italia
I drink pink
target/comunicazione
Figura 3.6
3.8 Fase operativa: la stesura del programma 55
Al fine di raggiungere gli obiettivi sopra esposti, nella fase operativa sono state pensate
una serie di azioni messe strutturate in una connessione logica per dare unità di corpo al
55
In appendice il programma ufficiale di ROSÉXPO
- 40 -
format, coerenza al tema rosé e, soprattutto, per trasformare alcune minacce in
opportunità. A questo riguardo, è stato ritenuto strategico agganciarsi al Concorso
enologico Nazionale – tenutosi nella mattinata a Otranto – invitando alcuni degli
organizzatori a prendere parte alla Tavola Rotonda dal tema “Rosato: identità,
innovazione, immaginario”, poi, ospitando ai banchi di assaggio le etichette vincitrici
delle 6 categorie. Per evitare di trasformare ROSÉXPO in un evento di massa, il costo
di ingresso è stato il criterio di selezione del target di riferimento: 10 € per carnet di 7
degustazione e calice su cauzione a 5 €; aperitivo con una proposta gourmet a scelta 10
€. Quanto agli obiettivi del “piano b” – ossia creare awareness sul format – sono state
sviluppate delle azioni separate in base ai target considerati:
a) Per la stampa e gli operatori sono state organizzate: una Tavola Rotonda
di discussione e approfondimento sui caratteri identitari dei rosati
italiani; un aperitivo pre-cena con i rosati delle aziende di deGusto
Salento per valorizzare le aziende promotrici dell’evento; un party di
gala con cena a buffet per consentire la convivialità; un press tour di due
mattine presso le cantine associate di deGusto Salento per fare
conoscere le realtà aziendali produttrici di rosato da negroamaro; una
cena presso la locanda Le Macàre, fiore all’occhiello della rivisitazione
della cucina salentina; il press kit in una bag di jeans (disegnata e cucita
per ROSÉXPO da MELTIN’POT, noto brand salentino specializzato nel
design del denim) con cartella stampa, brochure di presentazione del
progetto di deGusto Salento 56 e sulla produzione di vino da negroamaro,
una pin badge per il riconoscimento ai banchi di assaggio
b) Per il pubblico (locali e turisti) sono stati previsti: due pomeriggi di
apertura con i banchi di assaggio curati dai sommelier AIS per offrire un
servizio di qualità e le opportune informazioni sui rosé presenti; tre
laboratori di degustazione su prenotazione (una verticale di un
Franciacorta; rosati da negroamaro; spumanti da negroamaro) gestiti da
AIS Puglia e SLOW FOOD Puglia per approfondire alcuni territori del
rosato; l’aperitivo con i vini di deGusto Salento e delle produttrici
associate a Le Donne del Vino di Puglia; due proposte gourmet
56
In appendice la brochure di deGusto Salento
- 41 -
preparate con i “presidi slow food” pugliesi a cura del laboratorio
gastronomico Nobili Pasticci per favorire la convivialità all’interno
dell’evento e una riflessione sull’abbinamento con i rosati; la
presentazione di due libri di recente pubblicazione (“Vino rosso, tacco
12” di Adua Villa, madrina dell’evento, e “Una Terra vestita di Rosa” di
Giuseppe Baldassarre, docente e responsabile nazionale Osservatorio
Vino e Salute AIS) per stimolare una riflessione culturale intorno al vino
e movimentare l’offerta dell’evento; una proposta musicale per ogni
serata a cura di artisti del territorio durante l’aperitivo per creare
l’ambiente le condizioni dove bere con piacevolezza il vino rosato.
3.9 La comunicazione: il lancio, il visual, il timing
La complessità dell’evento (in considerazione dei numerosi obiettivi da perseguire), la
portata di taglio nazionale hanno richiesto di strutturare la comunicazione su più livelli.
Uno istituzionale per garantire – da una parte – una conferma di validità al format
proposto e acquisire credibilità agli occhi degli operatori – dall’altra – per offrire
un’opportunità di valorizzazione territoriale attraverso uno dei suoi prodotti fiore
all’occhiello: il rosato. Da qui è nato lo spunto comunicativo, frutto delle sinergie
territoriali, ripetuto nei comunicati stampa “Lecce, Capitale del Rosato”; uno aziendale
in grado di invogliare le aziende italiane e i distributori di aziende estere a partecipare
ad un format alla prima edizione; uno mediatico per informare la stampa locale e
nazionale del format e della sua mission. Se le forme di comunicazione standard
(comunicati stampa, conferenza stampa, invito all’evento) sono state quelle di rito,
essenziale, invece, si è rivelata la programmazione, in tempo congruo, del lancio in
conferenza stampa durante la scorsa edizione del Vinitaly presso l’area stampa della
Regione Puglia. Il Vinitaly è stato anche la giusta vetrina per costruire delle relazioni
con partner di rilievo (AIS e Slow Food), con aziende di altri territori vocati alla
produzione di rosato e con qualche giornalista presente; il livello rivolto al pubblico, se
per un verso ha seguito i tradizionali canali e mezzi “above the line” (tra cui
decisamente utile è stata la pubblicazione della mappa dell’evento pubblicata da un free
press locale e distribuito negli esercizi commerciali, di ristorazione e di soggiorno della
provinciali), per un altro ha puntato su una simpatica azione di “guerrilla marketing” (un
- 42 -
risciò addobbato di palloncini con la scritta ROSÉXPO ha circolato per il centro di
Lecce) e sull’interazione sui profili social attraverso l’attività di “live twitting”
attraverso
l’utilizzo degli
hashtag (appositamente creati):
#wearenegroamaro,
#iloverosé, #roséxpo2014.
Il “visual” è stato fondamentale per dare una forma di impatto e di coerenza all’evento:
gli allestimenti, infatti, hanno previsto delle passerelle rosa antico, palloncini con la
scritta ROSÉXPO e arredi del designer contemporaneo Giovanni LaMorgese nelle sale;
tovaglie bianche per i banchi di assaggio; boule e stopper di tonalità rosa personalizzati
ROSÉXPO per il servizio dei vini; pin badge dell’evento per ogni membro dello staff,
giornalisti e produttori.
Il ritmo serrato dell’attività di comunicazione programmata è sintetizzato nel piano di
comunicazione di cui alla tabella (figura 3.7):
Timing
Azione
Enti/Istituzioni
Aziende
Vinitaly
Conferenza stampa
Conferenza stampa
Aprile
Presentazione progetto
Presentazione progetto
Stampa
Pubblico
Comunicato stampa
per gli sponsor; direct email per adesione
Maggio,
Avvio attività di
direct e-mail di invito
prima
segreteria organizzativa
all’evento
settimana
Maggio,
seconda sett.
Lancio dell’evento sui
Lancio dell’evento
profili social
sui profili social
Maggio,
Direct e-mail
Profili social: post
terza sett.
comunicazioni operative
etichette presenti;
post di dettaglio
programma
Sett. prima
Invito alla conferenza stampa di
Comunicato stampa e
Sui profili social:
dell’evento
presentazione del programma
invito alla conferenza
count-down;
ufficiale
stampa di presentazione
affissione 6*3;
del programma ufficiale
distribuzione
mappa evento
Pre-evento:
Fotogallery azione di
Attività di guerrilla
1 gg prima
guerrilla marketing
marketing
Durante
Attività di live-tweeting
Profili social:
l’evento
Post evento
Fotogallery
Direct e-mail di
Post di ringraziamento e
Profili social:
ringraziamento
attività di retweeting
video e fotogallery
articoli e rassegna stampa
intero evento
Figura 3.7
- 43 -
L’attività di sponsorship avviata con importanti partner istituzionali e aziendali ha
consentito il rientro nelle previsioni di spesa del budget utilizzato per le attività di
comunicazione.
3.10
Risultati e opportunità future
I numeri raccolti da ROSÉXPO parlano di una prima edizione con dei risultati positivi.
La risposta del pubblico, nonostante il meteo non sia stato favorevole, c’è stata e si può
quantificare in: circa 300 partecipanti al party con cena buffet; circa 1000 presenze di
pubblico distribuito in due giorni di degustazioni; una media di 35 partecipanti ai
laboratori di approfondimento; oltre 500 presenze agli aperitivi. Anche la partecipazione
aziendale è stata significativa: 77 aziende presenti, 120 etichette di cui 14 straniere da 7
territori differenti (Provenza; Languedoc-Roussillon; Rioja; Argentina; Cile; Sud
Africa; Inghilterra), nonché importanti aziende sponsor legate al mondo del vino, come
AMORIM e WAF. Anche la rassegna stampa 57 ottenuta è favorevole e si è spinta oltre
la semplice “news” di apertura dell’evento. Al riscontro di articoli su stampa nazionale e
locale pre-evento, ne sono seguiti ulteriori (molti online) di racconto dell’esperienza
ROSÉXPO che hanno confermato la qualità della prima edizione. Riscontro positivo
arriva anche dall’attività “social” su cui la comunicazione ha puntato molto: le
statistiche di twitter indicano (nelle settimane a cavallo dell’evento dal 22 maggio 2014
al 14 giugno) una media costante di 2 follower acquisiti giornalmente, 189 retweet totali
(una media di 8 rtweet al giorno), circa 274 menzioni totali.58 Complessivamente, a
edizione terminata, il profilo di ROSÉXPO continua a mantenere i 150 follower
acquisiti. Ancora meglio parlano le statistiche di Facebook: l’indice di portata totale
organica della pagina ha raggiunto 14.494 persone; 1183 “mi piace” spontanei (con
picchi di oltre 800 il giorno post evento), una percentuale di visite giornaliere pari a il
76%; 1153 fan (di cui il 57% uomini e il 42% donne) molti italiani (distribuiti
prevalentemente a Lecce; Roma; Bari, Milano e Taranto) e qualche straniero (diversi
57
58
In appendice Rassegna Stampa ROSÉXPO allegata
In appendice i dati delle statistiche ricavate dal profilo Twitter
- 44 -
inglesi, americani e tedeschi); il post con il maggior grado di coinvolgimento riguarda la
rassegna stampa 59.
Complessivamente il format è piaciuto. Si evidenziano, comunque, delle opportunità di
miglioramento nel futuro delle performance e la possibilità di accrescere l’awareness
nel target di riferimento con azioni di merchandising e allo sviluppo di eventi collaterali
legati al food. È noto, infatti, che offrire la possibilità di “portare a casa” un oggetto
dell’esperienza vissuta, ne sedimenta il ricordo e induce all’advocacy. Il visual studiato
per ROSÉXPO ha catturato l’attenzione di molti al punto che più di qualcuno ha fatto
richiesta di potere acquistare le pin badges e gli stopper.
Figura 3.8
Figura 3.9
Da non sottovalutare il coinvolgimento della ristorazione locale (che in questa edizione
è stato iniziato) con l’obiettivo di aumentare la presenza dei rosati nelle carte da vino,
oltre alla possibilità di creare degli abbinamenti di valorizzazione del vino. In
particolare, si sottolinea l’opportunità di curare la presenza della ristorazione come parte
integrante dell’evento elaborando una formula univoca dove non ci sia spazio per le
libere interpretazioni dei gestori.
3.11
Conclusioni
I risultati conseguiti hanno dimostrato che l’evento ha avuto una positiva ricaduta sulla
valorizzazione del rosato da negroamaro e del suo territorio. Sicuramente che il rosato
del Salento sia noto al mercato del vino e ai media, come pure che già siano state messe
in atto valide attività di promozione, è indubbio. L’attività realizzata da ROSÉXPO
descrive qualcosa di innovativo che ancora sul territorio salentino, nonostante le
potenzialità, non aveva preso forma: la volontà coesa delle aziende di credere e spingere
un prodotto della tradizione, il rosato da negroamaro, inquadrandolo – senza temere un
59
In appendice i dati delle statistiche ricavate dal profilo Facebook
- 45 -
confronto – in un contesto più ampio. La finalità è di individuare, con altri territori
vocati per tradizione alla produzione della tipologia, le strategie di comunicazione per
veicolare il messaggio di qualità al consumatore finale, ampliarne la distribuzione su
scala nazionale (soprattutto nei canali dell’on trade), arrivare sui mercati esteri con
un’identità territoriale precisa e ricca di contenuti.
La novità, dunque, non è tanto la consapevolezza acquisita del valore del prodotto da
parte dei produttori, quanto l’acquisizione di potere sviluppare una curiosità latente del
consumatore verso la tipologia attraverso la formula accessibile, accattivante,
conviviale, esperienziale di un salone internazionale di degustazione di rosati
provenienti da vari territori, realizzata appunto con ROSÉXPO.
Ora, se questo sia il passo per costruire una denominazione territoriale che punti sul
nome del territorio di origine o piuttosto sul vitigno è, ancora, da vedere. Di sicuro c’è
la volontà di superare il carattere “locale” della propria produzione di rosato
proponendola alla forbice di mercato costituita da consumatori curiosi, amanti della
convivialità informale, ovunque si trovino.
- 46 -
Conclusioni
Qual è il futuro per il rosato italiano? La risposta, forse, più ovvia sarebbe: coltivare il
consumatore italiano, sviluppare un dialogo che lo induca a volere conoscere il
prodotto, lo stimoli alla curiosità di conoscere le tante espressioni del rosato italiano
così da superare la “bolla del localismo territoriale” in cui le singole produzioni rosé
sono chiuse, infine lo fidelizzi alla tipologia. Una giusta considerazione sollevata da
molti produttori è che con l’estero si lavora meglio e i margini di profitto sui volumi
sono sicuramente maggiori rispetto ai nazionali. Sfugge, però, una considerazione: se un
prodotto è poco considerato o conosciuto per la sua qualità nel paese di origine, che
risposta può avere all’estero? Sicuramente può fare volume, soprattutto se si tratta di
brand aziendali noti per se stessi. Difficilmente, però, può generare valore, contribuendo
ad avere il giusto posizionamento di pricing per qualità. In un mercato fortemente
competitivo, un’ottica orientata allo sviluppo del mercato estero senza una logica di
“rete” rischia di diluire il valore del rosato italiano nel “mare magnum” delle produzioni
rosé mondiali, incluse quelle del Nuovo Mondo, più recenti ma con un appeal più
ammiccante. Si tenga presente che su importanti mercati produttori e consumatori di
rosato – Stati Uniti e Australia – da tempo si organizzano eventi che, proporzionalmente
alla grandezza territoriale, richiamano l’attenzione di molti winelover. In Australia già
da qualche anno si porta avanti il format “Rosé Revolution”, 60 una vera rivoluzione che
per tre giorni (durante il loro periodo estivo, che nell’emisfero australe è a novembre)
nelle città australiane celebra i rosé fermi: un vero e proprio evento diffuso che continua
– nel corso dell’anno – a tenere viva la conversazione sull’argomento tramite i profili
social segnalando etichette, possibilità di abbinamento, degustazioni e altri eventi a
tema. Inutile dirlo: oltre ai vini australiani, la parte da leoni – come presenza – è dei rosé
francesi.
A New York, capitale del glam, da poco si è concluso “La Nuit en Rosé”, evento
destinato a promuovere i rosé di produzione mondiale ad un pubblico di operatori e
consumatori americani (in particolare donne tra i 25 e i 40 anni) proponendolo in un
contesto “fashion e di viva interattività social”.
60
61
Anche in questo caso la presenza
rosewinerevolution.com
Dati inviati dall’Ufficio Stampa de “La Nuit en Rosé”, Pierrick Bouquet, in risposta a un’intervista
inviata tramite e-mail dalla sottoscrivente questo progetto di tesi, 12 Giugno 2014
61
- 47 -
francese è incomparabile. Su 50 aziende e 80 etichette in degustazione, l’Italia era
presente con sole 5 cantine (due della Franciacorta – tra cui la Guido Berlucchi – una
del Trento DOC, una friulana e una laziale). Per essere il secondo paese produttore
mondiale con 20 regioni dove, per tradizione o meno, si produce rosato, questa è una
contraddizione in stile italiano. Lasciando da parte i concorsi mondiali specializzati sui
rosé dove l’Italia conquista belle soddisfazioni 62, di cui – ad eccezione della stampa di
settore – se ne parla poco, il confronto diretto con il consumatore finale può essere utile
per generare “rumors” così da fare crescere l’awareness sul “rosato italiano”.
Prima ancora, però, occorrerebbe:
-
un Osservatorio che monitori esclusivamente i dati di produzione e consumo del
rosato italiano, prestando attenzione a dividerlo anche per categorie (fermo,
frizzante, spumate)
-
una riflessione sulle denominazioni attuali e su nuove possibilità di
valorizzazione del rosato soprattutto nei territori dove la vocazione alla
produzione è una tradizione riconosciuta (così come è stato fatto con la DOCG
Castel del Monte Bombino Nero e con la DOC Cerasuolo di Abruzzo)
-
la costruzione di un rapporto di collaborazione con gli operatori della
ristorazione e con gli enotecari
-
lo sviluppo di alcune piazze italiane nell’ambito della distribuzione
-
la promozione della produzione territoriale di rosato invitando la stampa
nazionale (generalista, del settore turistico) e poi estera a dei press tour dedicati
esclusivamente alla tipologia.
Calibrare la comunicazione non al target, ma ai target possibili e diversificati, significa
allargare la fascia di consumatori interessati, fidelizzarli al prodotto rosé, incuriosire –
perfino – la pervicace setta elitaria dei consumatori di “grandi cru” che ancora non li
annovera nel proprio circolo di vini eletti a vivere l’esperienza rosé.
62
Bardolino chiaretto, unico oro italiano tra le bollicine del mondial du rose
- 48 -
Appunti di degustazione
I Bollicine Rosé: Franciacorta versus Puglia
Il periodo di stage che ho vissuto presso l’ufficio di comunicazione della Guido
Berlucchi mi ha fornito la molla per provare a dare risposta a una curiosità che da tempo
si riproponeva nella mia mente: nella spumantizzazione da metodo classico, come si
esprimono diversamente i vitigni e i terroir e quali sensazioni offrono durante la
degustazione. In particolare, a stuzzicare il mio interesse era un confronto tra un metodo
champenoise, noto da tempo per qualità, e le bollicine ottenute da cuvèe realizzate con
uve finora estranee al metodo. Mi riferisco alla tendenza che sta diffusamente
attraversando il mio territorio di provenienza di elaborare dei metodi classici da
negroamaro.
Ho organizzato autonomamente – e per me stessa – una degustazione di 7 campioni di
spumanti metodo classico provenienti dall’area del Franciacorta e della Puglia.
Per ognuno, poi, ho cercato un termine con funzione aggettivale che ne sintetizzasse il
carattere.
Le aziende e le etichette prese in considerazione sono:
1. Guido Berlucchi e i suoi 3 rosé di diverse linee (Berlucchi ’61 Franciacorta Brut
Rosé; Berlucchi Franciacorta Cellarius Rosé; Berlucchi Franciacorta Max Rosé
Extra Dry)
2. D’Araprì - Metodo Classico Brut Rosé 3. Rosa del Golfo - Brut Rosé Metodo Classico 4. Leone de Castris - Five Roses Anniversario Metodo Classico Brut Rosé - Salice
Salentino DOC
Osservazioni generali: Prima di entrare nel dettaglio della degustazione per singola
etichetta, quello che mi ha colpito – forse, perché mi aspettavo un risultato differente –
la constatazione che sul colore le differenze sono veramente minime. Si parla di
intensità di sfumature e una leggera differenza di tonalità. Per le espressioni olfattive e
gustative, invece, le differenze ci sono, vitigni e terroir si esprimono con una diversità di
profumi e sensazioni evidenti.
- 49 -
Note di abbinamento: per gli abbinamenti, ho immaginato finger food e piatti da
proporre facilmente in aperitivo (che risulta – come segnalato nel capitolo 2 di questo
progetto di tesi – il contesto di consumo della tipologia rosé preferito dai consumatori) o
in situazioni conviviali di buffet aperti
Guido Berlucchi: La storica casa franciacortina oggi ha in produzione 3 Franciacorta
rosé che rispondono, innanzi tutto, alle esigenze di target differenti offrendo diverse
espressioni del territorio franciacortino.
Uvaggio: Pinot nero 60%
Chardonnay 40%; vol.
12,5%
AMICHEVOLE
Questo Brut Rosè nel calice
si offre con una schiuma
soffice, di bella durata per
poi rivelare un perlage fine
e persistente. Di un rosa
tenue e trasparente, già al
naso annuncia freschezza:
toni erbacei si mescolano a
delicati sentori di frutti rossi
con punte agrumate che
aprono uno spazio a note
croccanti. Il gusto è colpito
da una carbonica
piacevolmente pungente che
si distende aprendo a una
discreta morbidezza ben
bilanciata dalla freschezza e
da una sapidità presente ma
non aggresiva. Chiude con
una bella pulizia di bocca
che chiede ancora un altro
sorso.
Abbinamento: panino
gourmet ripieno con Salame
di Monte Isola e songino
Uvaggio: Pinot nero 60%
Chardonnay 40%; vol.
12,5%
SIGNORILE
Brut millesimato, il
Cellarius Rosé 2008,
sboccatura 2013 si
presenta con una
schiuma cremosa e
persistente che forma una
bella corona. Di un bel
color cipria con venature
rosa confetto, ha un naso
elegante in cui i sentori
di ribes rosso, lampone si
fondono con note burrose
di pasta choux. Al gusto
mostra un ingresso
segnato da una carbonica
sottile ma decisa che si
espande subito dopo
rivelando una struttura
avvolgente sostenuta da
una bella dorsale frescosapida. Di bella
persistenza, lascia sul
finale un accenno di rosa
canina
Abbinamento: barchette
di brisée e bignè salati
con spume delicate
- 50 -
Uvaggio: Chardonnay
70%, Pinot nero 30%; vol.
12,5%
ESUBERANTE
Dalla spuma copiosa,
questo Extra Dry si
presenta con un rosa pesco
tenue e luminoso. Il naso è
esuberante con una carica
di frutti rossi e a polpa
gialla e carnosa dove, ogni
tanto, fanno capolino
sentori di lievito. Al gusto
mostra un ingresso deciso
sintonizzato su una
frequenza fresco-sapida
che bilancia il residuo
zuccherino presente in un
corpo agile che invita a
bere.
Abbinamento: questo Extra
dry ammiccherebbe bene
su un “quasi dolce” cheesecake dalla frolla salata, un
formaggio dolce servito
con frutti rossi
Le altre tre aziende prese in considerazione sono Pugliesi ma di aree differenti: la
Daunia, nella zona di San Severo rappresentata da D’Araprì, cantina che dal 1979
(anno di fondazione) si è proposta la mission di realizzare spumanti metodo classico al
Sud; la seconda area considerata è il Salento con due aziende rappresentative per il
territorio. Da una parte la storica casa Leone De Castris che già da qualche anno
realizza un metodo classico da “Five Roses Anniversario” Salice Salentino DOC;
dall’altra, Rosa del Golfo, cantina salentina localizzata ad Alezio (a pochi Km da
Gallipoli) impegnata a sperimentare nuove espressioni del negroamaro, tanto da essere
il primo a proporre sul territorio Salento il metodo champenoise con il negroamaro.
Uvaggio: Montepulciano
70%, Pinot nero 30% vol.
13%
GOLOSO
Questa cuvée con
sboccatura datata 2014 si
presenta con una spuma
corposa cui segue una
corona media che spalanca
una tonalità rosa cipria di
bella luminosità. Il naso ha
un fascino ammaliatore
dove i toni fruttati (ciliegie,
susine) da caramella si
incontrano con note di pane
sfornato. L’ingresso in
bocca evidenzia delle
bollicine decise e un corpo
rotondo e avvolgente che
non stanca per l’efficace e
lunga sapidità.
Abbinamento: involtini di
melanzana con pomodorini
secchi
Uvaggio: Negroamaro
90%, Chardonnay 10%
vol. 12%
MEDITERRANEO
La spuma soffice e
abbondante si apre su un
rosa tenue brillante. Un
brut di forte personalità
che si rivela al naso con
sentori di mora da
macchia mediterranea e
erbe mediterranee
mescolate a note di pane
croccante. Al gusto si
conferma deciso, con un
bel corpo tonico e
sapido. Chiude con una
piacevole scia che
richiama le more.
Abbinamento: cruditè di
gamberi viola di
gallipoli
- 51 -
Uvaggio: Negroamaro
100%
Vol. 12,5
RAFFINATO
Questo brut d’annata
2009 sboccato nel 2013 si
presenta con una schiuma
soffice e un perlage fine e
persistente. Tenue ma
molto luminoso è il
colore buccia di cipolla
che lo caratterizza. Al
naso rivela eleganti
sentori di more e
fragoline, che lasciano
spazio poi ai sentori di
lieviti e pane morbido. Al
gusto l’ingresso delle
bollicine è elegante e
sicuro, seguito da un bel
corpo rotondo ma ben in
equilibrio con la
freschezza e la sapidità.
Abbinamento: caprese
rivisitata con pomodorini
canditi
II Le sfumature dei rosati di Puglia
Dopo avere preso in considerazione gli spumanti metodo classico, ho cercato la prova
tangibile delle diverse sfumature di colore in una degustazione di alcuni rosati della
Regione Puglia. Ho organizzato, pertanto, una degustazione con 5 etichette di 5 aziende
differenti che raccontano in modo diverso l’impegno sui rosati di Puglia.
Le aziende prese in considerazione sono:
1) Rivera - Pungirosa – Castel del Monte Bombino Nero DOCG
2) Leone De Castris – Five Roses Anniversario – Salento IGP
3) Rosa del Golfo – Salento Rosato IGP
4) Severino Garofano Vigneti e Cantine Tenuta Monaci – Girofle – Salento
IGP
5) Agricole Vallone - Vigna Flaminio – Brindisi DOP
Osservazioni generali: questa degustazione mi ha fornito la prova che cercavo, ossia la
varietà delle sfumature del rosato, tanto che ogni differente tonalità di colore mi ha
evocato, per ogni etichetta, una particolare situazione. Ogni etichetta scelta ha un suo
perché: la prima, il Pungirosa è prodotta dalla Vinicola Rivera, una delle aziende che si
sono impegnate per ottenere il riconoscimento della DOCG Castel del Monte Bombino
Nero, unica DOCG dedicata esclusivamente al Rosato in Italia; non poteva sfuggirmi il
Five Roses di Leone De Castris – etichetta simbolo del primo rosato imbottigliato del
Salento – oggi con il nome “Anniversario” dalla vendemmia ’93 per celebrare i suoi 50
anni di produzione; l’etichetta Rosa del Golfo –
prodotta per la prima volta nel ’63 – riscontra da subito un tale successo che identifica
anche il nome dell’azienda che la produce: dal 1988 l’Azienda Calò è conosciuta
- 52 -
ovunque come Rosa del Golfo. Ma ha anche un’altra particolarità: negli anni ’70 è stato
il primo rosato in Puglia prodotto applicando il controllo della temperatura durante la
fermentazione; Girofle è un’etichetta simbolo per il Salento, nata dalla passione per il
vitigno “negroamaro” coltivato ad alberello di un autorevole enologo irpino, Severino
Garofano, che del Salento ha fatto sua terra di elezione e di applicazione per la
produzione di vini di qualità; le Agricole Vallone, azienda ottuagenaria del Salento,
produce etichette di nota fama. Tra queste, Vigna Flaminio che ha la particolarità di
essere un blend di negroamaro e montepulciano, in quanto DOP Brindisi. La scelta in
questa degustazione deriva anche dal fatto di avere avuto l’occasione di trovare
un’annata 2012 che mi ha fatto scattare la curiosità di verificare l’espressione di un
rosato oltre la stagionalità che gli viene normalmente attribuita.
La luce dell’alba
Rosso di sera…
Bombino Nero 100% vol. 12%
Uvaggio: Negroamaro 80%, Malvasia
Nera di Lecce 20% vol. 12%
Un rosa pesco luminoso e attraversato da Di colore rosa cerasuolo molto luminoso,
qualche sfumatura violacea caratterizza rivela al naso un carico di ciliegie e rose.
questo
rosato
prodotto
sulle
colline In bocca entra con una piacevole energia
murgiane. Al naso la finezza della rosa e dischiude un corpo agile di cui si
canina si sposa con la ciliegia. In bocca è avverta la leggera ma presente forza
avvolgente e setoso con una piacevole tannica. In chiusura lascia una nota
freschezza
che
ne
slancia
il
gusto. amarognola di liquirizia.
Abbinamento: pasta fresca con pomodorini Abbinamento: sorprende sperimentato
basilico e scaglie di cacio ricotta fresco
con il sushi
- 53 -
Profumo di mare
Uvaggio:
Terra d’estate
Negroamaro Uvaggio: Negroamaro
90%, Malvasia Nera di 100% vol. 13%
Il calore della terra
Uvaggio: Negroamaro 80%,
Montepulciano 20%
Lecce 10% vol. 13
È un rosa corallo questo Il bel rosa corallo carico e
Questo rosato del 2012
Salento
mostra un corallo evoluto su
IGP
dal
naso brillante illumina la trama
fruttato fresco ed estivo cui di questo rosato.
toni ramati. I profumi sono
si agganciano profumi di L’intensità del naso è una
maturi: amarene e more
macchia
mature, un accenno di uva
mediterranea. delle sue note di pregio:
Anche al gusto rivela il all’iniziale e più evidente
sultanina, cui si aggiungono
tratto
la fruttato di ciliegie, si
sentori di rose aperte e una
è aggiunge un accenno di
caratteristica violetta. Al
mediterraneo:
struttura
avvolgente
accompagnata
freschezza
da
gioviale
una rosa e la leggera
e pungenza di speziatura
gusto il corpo morbido e
caldo è sostenuto da una
sapida. Persistente, chiude fresca di pepe. L’ingresso discreta freschezza e da una
con una nota amarognola in bocca è fresco e
buona sapidità. Persistente è
tipica
piacevole il retrogusto che
del
negroamaro sostenuto da una trama
Abbinamento:
pesce gallipolina
zuppa
di che riempie il palato
richiama una mora matura.
sprigionando
Abbinamento: frisella
progressivamente un
d’orzo con caponata
calore che lascia il cavo
orale pulito.
Abbinamento: pitta di
patate
- 54 -
Bibliografia
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Baldassarre Giuseppe, Una terra vestita di rosa – viaggio alla scoperta dei Vini
Rosati di Puglia –, ed. InPut, 2014
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Ziliani, pioniere in Franciacorta, Mondadori Electa, 2012
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Flanzy Claude – Masson Gilles – Millo François, Le Vin Rosé, ed. Féret, 2009
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& Qualità, 6 (7): 68-74
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Smith Michel, “Tutti pazzi per il rosé” per Slowine magazine, dicembre 2008
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Atti congressuali e report statistici ufficiali
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Communiqué de Presse Rencotres Intrenationales du Rosé 2013, “Marché,
science et Ethique du vin rosé”, Marseille, 16 Mai 2013
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Comunicato n.9 Concorso nazionale vini Rosati ed. 2014
-
Consorzio Valtènesi, convegno a Italia in Rosa 2014 “L’importanza di chiamarsi
Valtènesi: un territorio, la sua storia, il suo vino”, Moniga del Garda 7 giugno
2014
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Infoscan Census, Indagine IRI – Vinitaly 2014 “Vino e Grande distribuzione”, 7
aprile 2014
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France AgriMer, Les Rosés dans le Monde, Vinexpo 2013, Bordeaux
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France AgriMer , Syntrhese Observatoire mondial vins rosés, mars 2012
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Gaeta Davide – Corsinovi Paola, Indagine sul comportamento del consumatore
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OSVE - Giampietro Comolli, Bollicine Rosé - conferme e novità. Da moda a
scelta – 8 luglio 2012
- 55 -
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OSVE, Sintesi 2013 e riflessione sul mercato interno italiano, 11 marzo 2014
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Sitografia
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www.enotime.it, 2009
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www.economiaitaliana.it/it/articolo.php/Vino-Rosato-le-eccellenze-italianepremiate-in-Puglia?LT=PRIMA&ID=8157&ARCHIVIO=1
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www.intravino.com/grande-notizia/vini-rosati-dati-consumi-venditaimportazione-esportazione/
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www.lemillebolleblog.it/2013/02/28/straordinari-risultati-per-il-franciacorta-nel2012-volumi-in-crescita-del-25-sul-2011/
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Smith Barry in www.aivv.it/Archivio/Atti/R049_1305_2020_Smith.pdf
-
Smith Barry in www.prospectmagazine.co.uk/magazine/rose-wine-summerdrink/#.U6Ktg5R_uSo
-
La netnografia del vino www.youtube.com/watch?v=ccBu8C9L_tE#t=177
-
Stara Pietro, intravino.com: vini rosati nel mondo: due o tre cose sorprendenti
che ho saputo su di loro, 02 maggio 2014
-
www.uiv.it/francia-prima-per-produzione-e-consumo-di-rose
-
www.vienealia.org, Italia in Rosa alla seconda edizione, 14 Luglio 2009
-
www.wineacts.it/produzione-italia.html
-
www.vinitaly.com, Rosati, mercato in crescita, 31 maggio 2014
- 56 -
APPENDICE
- 57 -
Presentazione di deGusto Salento
- 58 -
Programma ROSÉXPO
- 59 -
Rassegna Stampa su ROSÉXPO
PRE-EVENTO(8):
http://www.parliamodicucina.com/rosexpo-i-grandi-vini-rosati-lecce/
http://www.leccesette.it/dettaglio.asp?id_dett=19777&id_rub=135
http://www.imovepuglia.tv/vino-e-gastronomia/degusto-salento-presenta-rosexposalone-internazionale-dei-vini-rosati-al-must-la-cultura-del-negroamaro/5313/
https://www.youtube.com/watch?v=8EpTefU5Z6o&feature=youtu.be&a (tgnorba)
http://www.gamberorosso.it/news/item/1019650-rosexpo-il-must-di-lecce-ospita-ilprimo-salone-internazionale-dedicato-interamente-ai-vini-rosati
http://www.foodandbev.it/2014/05/lecce-si-tinge-di-rosexpo/
http://un-poco-di-buono-bari.blogautore.repubblica.it/2014/05/18/me-la-mangio-me-labevo-me-la-godo-la-puglia-7/
POST-EVENTO (8):
http://un-poco-di-buono-bari.blogautore.repubblica.it/2014/06/17/la-signora-in-rose-ilnegroamaro-te-lo-sdogano-io/
http://www.italiaatavola.net/articolo.aspx?id=34812
http://www.lsdmagazine.com/rosexpo-brinda-allo-straordinario-esito-della-sua-primaedizione-di-lecce/17417/
http://www.foodandbev.it/2014/06/foodbeverage-a-rosexpo/
http://www.aisnapoli.it/2014/06/05/rosexpo-salone-internazionale-vini-rosati/
http://www.dissapore.com/grande-notizia/vino-rose-falsi-miti/
http://degustazioniagrappoli.blogspot.it/2014/06/rosexpo-la-tavola-rotonda-e-la-cenadi.html?spref=tw
http://www.internetgourmet.it/rosexpo-il-negroamaro-e-il-pensiero-rosa/
- 60 -
STATISTICHE DI TWITTER SUL PROFILO:
@ROSÉXPOWINE
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STATISTICHE PROFILO FACEBOOK: ROSÉXPO
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