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Lorenzo
Correre ancora
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o luoghi e/o a persone realmente
esistenti è da ritenersi puramente casuale.
Simone Andreetta
LORENZO
Correre ancora
Romanzo
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Copyright © 2016
Simone Andreetta
Tutti i diritti riservati
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…Domani è un altro giorno…
Lorenzo era un ragazzo di undici anni e stava frequentando la
prima media, in una scuola media uguale a tante altre.
Era un ragazzo dall’apparenza normale, timido, riservato, un
ragazzo che se la cavava in tutte le materie ma che non spiccava
in nessuna, un ragazzo nella media, non intelligentissimo ma
neanche uno stupido. Alto, magro, capelli castani, sistemati alla
meglio con un po’ di gel neanche messo bene, carnagione bianca,
acne sul viso e un abbigliamento comune.
Lorenzo non era molto interessato ai Campionati Studenteschi, ma era costretto a partecipare perché facevano parte del
programma di Educazione Fisica. Il suo interesse era cambiato
non appena aveva capito che uno degli assistenti, che ogni tanto
aiutavano il professore, era una certa ragazzina di nome Laura.
Lorenzo era molto incuriosito da lei, spinto da uno strano ma
normale interesse, lo stesso che spingeva un sesso a scoprire
l’altro, perché certe volte il nostro cuore sembra impazzire quando avverte una certa aura femminile. Per Lorenzo era veramente
la più bella creatura che frequentasse quella scuola.
Aveva un anno in più di lui. Era una “creatura” solare, capelli
mori lunghi, spesso raccolti in una coda. “Accipicchia come le
sta bene questa coda!”: era il pensiero ricorrente di Lorenzo,
quando la incontrava in qualsiasi luogo o situazione. E poi quel
gesto così naturale e veloce con le dita per riportare i capelli
all’indietro in una posizione che sembrava fatta apposta per loro.
“Quanto le stanno bene i capelli sciolti tutti all’indietro!”
Laura era sempre fantastica e Lorenzo la guardava rimanendo
come un idiota con la bocca aperta. Aveva un viso bellissimo, roseo, sembrava disegnato dalla mano di una divinità, la pelle liscia, occhi azzurri, belli, grandi, penetranti, occhi che sorridono:
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un fisico perfetto. Una ragazza a cui tutto riusciva nel migliore
dei modi, una portata allo studio e, come nei migliori film e telefilm, reginetta della scuola. La classica ragazza che si fidanza
con il bello della scuola e non certo con l’insignificante Lorenzo.
Era amica di tutti ed invidiata da tutte…
Come all’interno di tutte le scuole, c’erano delle classi sociali
ben distinte:
− i fighi o le fighe, che, il più delle volte, sono anche benestanti
e non sempre sono anche secchioni, ma sono molti corteggiati
dai sessi opposti;
− gli invisibili, cioè quelle persone che non si notano, che passano inosservati;
− i secchioni, che possono essere presi in considerazione o meno a seconda della giornata, in base a qualche compito a sorpresa;
− ed infine gli sfigati, quelli derisi da tutti.
Laura faceva parte della prima categoria, Lorenzo della seconda. Ok che non era il ragazzo più bello della scuola, ma non era
neanche il più sfigato, perché quello era Marco, un suo compagno di classe.
Marco pensava che ci fosse chi era nato per ricoprire determinati posti nella scala sociale, che a nulla serviva cercare di migliorarsi.
Lorenzo faceva parte di quelle persone che non si notavano in
classe, neanche se erano presenti o meno. Non c’era mai nessuno, a parte Ricky, il suo compagno di banco, che stava al suo
fianco come un vero e proprio amico. Era quello che, non appena chiamavano l’appello giornaliero, se Lorenzo non rispondeva,
era l’unico che si sarebbe preoccupato e che si sarebbe chiesto:
“Come mai non è venuto a scuola? Che stia male veramente? Che
sia andato al solito bar a giocare a carte tutta la mattina? E se vi
fosse entrato uno dei Prof.?”
Ed ancora: “Come farà a falsificare la firma dei genitori per la
giustificazione?”
Come dicevamo… a parte Ricky nessuno si sarebbe mai chiesto perché non era in classe, e quel posto rimaneva tranquillamente vuoto, come se quel banco non fosse assegnato a nessuno
studente.
«Buongiorno ragazzi!»
«Buongiorno professore!»
«Iniziamo con i soliti giri di riscaldamento.»
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Il nostro professore era un uomo alto, sempre in tuta da ginnastica, con un paio di occhiali da vista uniti da una corda che
portava al collo, una chioma un po’ diradata ed una leggera gobba. Probabilmente da giovane doveva essere stato un atleta, ora
non tanto…
Era primavera e l’ora di ginnastica non si svolgeva all’interno
della solita palestra, ma veniva praticata all’esterno, dove c’era
più spazio e la possibilità di muoversi più facilmente, comunque
dentro il perimetro scolastico. Scuola e palestra avevano i loro
anni, dato che il colore dei muri era di un bianco sporco ed i serramenti vecchi, tanto che a volte facevano fatica ad aprirsi, e
quando si aprivano i vetri tremavano. Quel poco verde che li circondava era curato a malapena, forse quegli alberi che facevano
da perimetro, assieme ad una rete arrugginita ed in qualche punto anche bucata, venivano potati quando i loro rami andavano
ben oltre la recinzione.
Era diventata una consuetudine iniziare l’ora di educazione fisica facendo qualche giro del campo intorno a una parte della
scuola, dove c’era sempre qualcuno che riusciva a fare i giri un
po’ più corti, risparmiando le forze.
Prima di cominciare il professore si avvicinò ad un altro alunno che si era da poco unito a loro:
«Questo è Francesco. Vi aiuterà lui a scaldarvi per bene.»
E rivolgendosi a Francesco:
«Stai tu in testa al gruppo. Fate qualche altro giro del campo,
poi qualche esercizio di respirazione e un po’ di stretching… È
tutto chiaro? Scaldali per bene.»
«Sì, professore…»
Francesco era un ragazzo atletico, intelligente, bello, un ragazzo a cui tutto riusciva bene con il minimo sforzo, uno di quelli che quando lo guardavi dicevi: “Ma perché tutto a lui?”
«Forza ragazzi!» esclamò Francesco alla testa del gruppo, battendo le mani per farli muovere in fretta. Era partito con un ritmo elevato, facendo notare subito la sua superiorità.
«Che palle!»: fu l’esclamazione generale sottovoce.
Lorenzo si affiancò a Ricky e iniziarono a correre attorno alla
scuola, mentre il professore sistemava le piste d’atletica lì vicino
e preparava i vari attrezzi.
«Avete visto raga? Tutta la scuola non vede l’ora che arrivi
questo periodo dell’anno scolastico.»
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“Per non parlare del professore di Educazione Fisica!” pensò
Lorenzo “che è tutto elettrizzato e non vede l’ora di fargliela pagare all’altra scuola media, per vendicarsi della figuraccia
dell’anno scorso…”
Dopo tre, quattro giri, Lorenzo aveva già il fiato corto. Si vedeva che non era proprio in forma.
«Chi non ce la fa, può uscire dal gruppo, respirare e recuperare un po’ di fiato e può rientrare quando ripasseremo…» disse
Francesco.
Lorenzo si staccò dal gruppo, confortato dal fatto di non essere l’unico, ed iniziò a fare qualche esercizio di respirazione, cercando d’immettere più ossigeno in corpo e di recuperare in modo
da rientrare al prossimo passaggio dei compagni.
Rientrato nel gruppo:
«Ehi! Lorenzo hai visto chi c’è?» disse Ricky «Là in fondo, su
quella pista… la vedi in mezzo alle altre ragazze?»
Lorenzo non capì più niente, rallentò la corsa. I ragazzi dietro
di lui lo incalzavano, per non andargli addosso lo scansavano,
mentre le gambe andavano da sole… con un’andatura tutta strana, mezza storta, che per poco non lo faceva inciampare e cadere.
Laura era ancora più sexy che mai: pantaloncini corti blu, una
canottiera bianca che metteva in risalto le forme già perfette, che
accarezzava tutto quello che la natura le aveva generosamente
dato…
Non voleva che Laura lo vedesse in questo stato pietoso. Per
fortuna le ragazze stavano facendo un altro esercizio da un’altra
parte del campo.
Sperava tanto che non l’avesse visto.
Con uno scatto felino recuperò la sua posizione ed andò ad affiancare il suo amico e compagno di banco, per poi rallentare
l’andatura e mettersi alla pari col gruppo.
Continuava a guardarla. La vedeva in tutto il suo splendore.
Era affascinato a vedere tutti quei muscoli ben definiti: “Poteva un dio fare una ragazza tanto perfetta?”
«Forza ragazzi! Voi due là dentro, non perdiamo tempo…
Continuate a correre… Su pelandroni, che facciamo notte!»
Inspira ed espira, inspira ed espira… Lorenzo sentiva il cuore
impazzito. Sembrava che volesse uscire dal petto e scappare, lasciandolo solo in quella tortura.
La corsa non era il suo forte, anche se tutti i sabato faceva la
partitella di calcetto nel campetto della chiesa.
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Anche le ragazze avevano iniziato a correre, ma lontane e
dall’altra parte del campo.
Francesco incalzava: «Vediamo se questo riesce ad avvicinarsi
al gruppo ed ad unirsi a noi! Vediamo quanto durerà ancora…
Forza pappamolle! Voi, in coda, avvicinatevi al gruppo e cercate
di starci dietro almeno per qualche altro giro!»
Poi rallentò, finché non si mise al fianco di Lorenzo, che ansimava. Il respiro regolare di Francesco lo umiliò.
Giurò a se stesso che non si sarebbe più staccato dal gruppo
per riprendere fiato, si sarebbe impegnato tutti i giorni e, finita
la scuola, avrebbe fatto qualche giro del campo ed avrebbe dimostrato a quel bellimbusto che anche lui poteva farcela.
Senza che se ne accorgessero, erano di nuovo in coda e distaccati dagli altri, Lorenzo sempre ultimo, con il suo amico Ricky,
che ancora una volta non lo aveva abbandonato, mentre la vista
di Laura lo aveva attirato in un mondo tutto suo, nel suo “Laura’s World”, dove la regina non poteva che essere lei e lui il suo
umile schiavo.
Ahi ahi ahi ahiahiahiaiii! Che male questo muscolo. Cosa gli
stava succedendo? Era tutto duro!
«Se avete qualche muscolo duro e che vi fa male è normale!»
disse Francesco «È un crampo! Prendete il piede e tiratelo, in
modo da rilassare il muscolo. Capita a chi non è allenato! Scoprirete qualche muscolo nascosto che non sapevate di avere…»
Guardava sempre nella direzione di Lorenzo e gli fece un sorrisetto!
Lorenzo pensò di essere stato preso di mira, forse si era accorto di come guardava Laura e ne era geloso.
Finito il riscaldamento, recuperarono il fiato con qualche
esercizio e fecero un po’ di stretching, dopodiché il professore li
riunì in cerchio.
«Vi ho visti un po’ rammolliti o mi sbaglio? Lorenzo ti ho visto molto giù di tono! Dovremo lavorare molto!»
«Sì, professore!»
«Sapete cosa succede in questo periodo dell’anno ragazzi?»
C’era chi diceva di sì e chi diceva di no, e chi aveva detto: «Ci
sono i Campionati Studenteschi!»
«Giusto! Ci sono i Campionati Studenteschi! Chi è stato? Tu
Andrea? Bravo! Ma sai che cosa sono?»
«Sì…»: uscì un sì molto incerto.
Anche il professore se ne accorse.
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«Allora, cominciamo dall’inizio. Questo periodo dell’anno è
caratterizzato dai Giochi della Gioventù, che ora si chiamano
Campionati Studenteschi. Non tutte le scuole sono organizzate
per tali attività, per mancanza di strutture o di disponibilità dei
professori nello svolgere ore extra-scolastiche. I campionati riguardavano delle determinate attività sportive, dette anche discipline: il lancio del peso, il salto in lungo e il salto in alto, la corsa
(comprende i 100 metri per gli uomini, 80 per le donne) e la staffetta. I Campionati Studenteschi o Giochi della Gioventù sono
delle manifestazioni sportive nazionali dove ragazzi e ragazze,
con età tra gli undici e i quindici anni, si sfidano in varie competizioni. Nati nel 1968 per iniziativa del presidente del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) Giulio Onesti, con la collaborazione di altri dirigenti sportivi, furono disputati per la prima
volta nel 1969, in maggio.»
Iniziò con la parte teorica, spiegando le varie discipline.
«Aprite bene le orecchie… Cominciamo con il lancio del peso.
In questa disciplina è molto importante come tenete il peso appoggiato al collo e fate leva sulla gamba… e finiremo con la corsa, i 100 e gli 80 metri, suddivisi in…»
Mentre gli studenti ascoltavano la spiegazione, i pensieri di
Lorenzo erano rivolti alle piste da corsa dove c’era Laura. Ogni
suo piccolo movimento veniva registrato dal suo cervello, e non
c’era movimento che gli potesse sfuggire.
« …non è vero Lorenzo?»
Si girò e vide che il professore l’aveva beccato e tutta la classe
ora lo stava guardando. Lorenzo guardava loro e poi si girava
verso Laura, e poi di nuovo verso di loro. Ripeté questa azione
per tre, quattro volte. Accipicchia anche l’attenzione di Laura era
rivolta verso di lui adesso!
“Aiuto, cosa posso fare? Dove mi posso nascondere? Ci vorrebbe il teletrasporto o l’invisibilità!”
«Sì, professore! Concordo con lei al 100%!»
«Adesso che ho avuto l’approvazione del mio nuovo assistente, Lorenzo, metteremo in pratica quello che ho spiegato, partendo dal lancio del peso.»
Si incamminarono nella direzione opposta a quella da lui sperata. Man mano che si avvicinavano, sentiva che il suo cuore stava cercando a tutti i costi di fermare il suo corpo e farlo ritornare
indietro, il più lontano possibile ed il più velocemente possibile e
nella direzione apposta. Cosa che, naturalmente, non accadde.
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La postazione del lancio del peso era vicino alle corsie e ai blocchi di partenza delle gare di corsa.
«Ok ragazzi, questa è la pista. Queste sono le corsie e questi
sono i blocchi di partenze… questa è Laura, una delle nostre migliori atlete, nonché punta di diamante della nostra squadra
femminile di corsa, che ci rappresenterà anche quest’anno ai
campionati studenteschi…»
«Ciao Laura!» Salutarono tutti in coro.
«Ciao a tutti!»
Lorenzo si perse in quel suo viso dorato, illuminato da quel sole così lucente che sembrava accarezzarglielo. Rimase immobile,
con la bocca spalancata… Non sapeva se gli fosse uscita qualche
sillaba o verso.
Perso… in quei suoi occhi di un azzurro trasparente. Ok ragazzi, ce la poteva fare. Forza Lorenzo, torna in qua. Abbandona
quella nuvoletta e ritorna sulla terra. Lorenzo? C’è qualcuno in
casa? Poco dopo ritornò alla realtà.
«Mi raccomando ragazzi, una cosa fondamentale sono gli
esercizi di stretching, prima di ogni gara! Non pensate che siano
banali esercizi, perché questi vi aiutano a scaldare bene i muscoli
quindi ad evitare crampi, stiramenti, etc…» disse Laura.
Sgranchendosi ancora qualche minuto le gambe, fecero altri
esercizi di riscaldamento, che gli atleti fanno prima di ogni sforzo che richieda che i muscoli siano bene allungati, caldi e pronti
per lo sforzo che dovevano compiere.
Altro che esercizi! Lorenzo pensava a lei, o agli esercizi che poteva fare con lei…
«Avete sentito Laura? Ha ragione, è una cosa fondamentale»
disse il professore dopo qualche altro esercizio.
«Forza ragazzi, basta con lo stretching, ora vediamo come ve
la cavate con le varie discipline… Alzatevi e venite qua. Iniziamo
con il lancio peso.»
«Lancio del peso! Oddio!»
La coda dell’occhio di Lorenzo era occupata a guardare in una
direzione totalmente diversa.
«Francesco mi sa che oggi ti dovrò usare tutta l’ora
d’educazione fisica come modello per far vedere agli altri i movimenti!»
«Ok! Nessun problema professore!»
«Mettetevi tutti dietro a questo cerchio e vi facciamo vedere
come posizionare il peso, i movimenti, la rotazione del corpo di
180 gradi ed il rilascio del peso con l’estensione del braccio… Lo11
renzo, è meglio che ti metti qua, davanti a tutti, in modo che tu
possa vedere meglio.»
«Ok! Arrivo subito!»
“Ma ce l’hanno tutti con me oggi?”
S’intromise fra gli altri, facendosi spazio e posizionandosi ad
uno metro dalla circonferenza del cerchio, all’interno del quale si
era già sistemato Francesco con il peso in mano, mentre il professore iniziava già a dargli qualche indicazione.
«Prendete il peso. Portatelo sopra la spalla del braccio con cui
lo tenete in mano e appoggiatelo vicino all’orecchio. Fate leva
sulla stessa gamba: destra se siete destri e sinistra se siete mancini. Tendete l’altra mano e l’altra gamba e, per finire, fate due
passi veloci e datevi un bello slancio. Lasciate andare il peso. Cosa molto importante: una volta che avete fatto il lancio, mi raccomando e sottolineo mi raccomando, mai uscire in avanti! Sono
stato chiaro? Altrimenti il vostro lancio, bello o brutto che sia,
sarà considerato nullo!»
«Sì professore!»
«Forza, uno alla volta, in ordine alfabetico. Facciamo un lancio di prova e poi faremo altri tre lanci, dove segnerò il vostro risultato.»
Riuscirono, sotto gli occhi vigili e le accurate indicazioni del
professore, ad effettuare i loro lanci, chi più o chi meno bene, e
chi ovviamente nullo. Poi iniziarono la prima serie di tre prove,
dove sarebbero state annotati tutti i risultati. Lorenzo era un dei
peggiori, le prove di forza non facevano parte del suo DNA.
Drrrrriiiinnnnnn… Questo era il suono che decretava la fine
dell’ora d’educazione fisica.
«Via negli spogliatoi e, mi raccomando, la prossima volta faremo qualche altro lancio e poi verremo a contatto con un’altra
disciplina: il salto in lungo…»
«Arrivederci professore!»
«Arrivederci ragazzi!»
Tutti in gruppo si diressero verso lo spogliatoio, già pensando
a quello che li attendeva nell’ora successiva. Chi tranquillo perché era preparato e chi, come Marco, non molto sereno in quanto non proprio preparato.
L’ultima campanella stava ad indicare che anche questa giornata di scuola era finita.
In fretta e furia raccolsero tutte le loro cose e alla rinfusa le
misero nello zaino. Ora la cosa principale era uscire il prima
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