principali linee guida per dare avvio concreto al progetto di eda rivista

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principali linee guida per dare avvio concreto al progetto di eda rivista
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ISSN 2035-7982
Torino: il nuovo volto dell’ex Choccolat Tobler
Franco Cucchiarati
Architetto
Main theme of the project is the concept of liveliness, enlighted also by the particular
location of the transforming area, crossroad of different cultural logics and interests;
however it’s exactly the fragmented identity of this area which permits to risk innovative
solutions which aim to improve its image and to encourage a future economic progress. In
the same concept of liveliness the project bases its moves for a reinterpretation of living,
through a flexible use of the spaces which determined the peculiar wedge logic of the
residential units.
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Principale fonte di energia per le nascenti industrie della Torino sabauda, la Dora nei
secoli passati ha rappresentato il naturale asse di sviluppo di una città che ancora oggi
conserva importanti tracce del suo passato produttivo. Fu lungo i canali di questo fiume
che si insediarono le prime realtà protoindustriali, le cui origini risalgono già al XV secolo:
nella prima metà dell’Ottocento si contavano in borgata Aurora, lungo le sponde della
Dora, ben 72 officine che impiegavano una manodopera di 540 operai, con stabilimenti di
rilevanza internazionale quali la ditta Fratelli Sclopis, la conceria Durio, l’arsenale per il
Materiale di Artiglieria, le Officine Decker, per citarne solo alcune (BIANCHI, 1991).
La chiusura delle fabbriche e il collasso dell’industria piemontese avvenuti intorno agli anni
Settanta del Novecento determinarono la morte definitiva del fiume, già da tempo
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abbandonato al degrado ambientale che il suo sfruttamento da parte delle fabbriche
comportava. Oggi l’architettura contemporanea riscopre il valore degli antichi stabilimenti
dismessi lungo la Dora, li recupera, li riadatta a scopi residenziali e terziari, e
contemporaneamente riconsidera il ruolo di quelle acque che per anni ne hanno
rappresentato la principale forza motrice.
È quanto è accaduto in via Aosta 8, Borgata Aurora, per un edificio realizzato nei primi del
Novecento da una grande firma dell’architettura piemontese, Pietro Fenoglio, sede storica
della conceria Gilardini prima e poi di una filiale dell’industria svizzera Choccolat Tobler.
Qui la vicinanza al fiume Dora ha costituito la premessa fondamentale per concepire una
casa votata all’ecologia e al risparmio energetico, ottenuto attraverso un impianto
geotermico che sfrutta l’acqua di falda, con una pompa di calore reversibile che produce
sia l’energia termica sia la refrigerazione estiva.
Il recupero dell’ex fabbrica Tobler si è svolto all’insegna di due paradigmi solo
apparentemente contraddittori, conservazione e innovazione, combinati insieme per dare
luogo a un’architettura all’avanguardia in un territorio ancora relativamente inesplorato.
Infatti, in considerazione del suo valore storico, il Piano Regolatore ha disposto che le due
facciate esterne del complesso – disposte ad angolo fra via Aosta e via Parma –
venissero interessate solo da un intervento di restauro conservativo, motivo per il quale il
progetto si è limitato a un impreziosimento dell’involucro, ritinteggiato e arricchito da
un’illuminazione notturna che lo rende immediatamente identificabile.
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Le soluzioni più audaci e originali si sono invece concentrate sulle parti nascoste
dell’edificio, ossia sull’interno cortile e sulle quattro facciate che lo racchiudono, due delle
quali corrispondono alla manica storica, mentre le altre due sono il risultato della
demolizione e riplasmazione volumetrica di un basso fabbricato.
La fisionomia della manica storica è stata conservata nelle sue linee essenziali, ma allo
stesso tempo l’inserimento dei bowindow vetrati che si protendono come scatole di colore
blu dalle facciate prospicienti il patio centrale le conferiscono un sapore contemporaneo,
oltre a permettere un incremento significativo della superficie abitabile; è con gli stessi
presupposti che il sottotetto è stato recuperato per ricavare ulteriori unità abitative
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mansardate e terrazzate, elevando l’edificio a tre piani fuori terra. La tipologia a loft in
questo caso è stata quella che meglio si adattava alla distribuzione degli spazi interni,
conservata per quanto possibile nelle sue linee essenziali per non tradire la memoria
storica dei locali di produzione utilizzati dalle successive industrie ospitate dall’edificio.
Ai loft realizzati sulla manica storica si contrappongono gli alloggi in duplex concepiti per la
manica nuova, rivestita quasi interamente da una pelle in vetro e il cui tetto piano ha
costituito il presupposto per la creazione di ampi giardini pensili accessibili dal retro dell’ala
nord, attraverso delle scale a chiocciola di forte impatto visivo, che stemperano
l’impostazione razionalista di tutto l’intervento.
La necessaria integrazione fra le due maniche, tale da permetter una visione omogenea
dell’intero complesso, passa attraverso una sottile strategia di rimandi cromatici e
volumetrici tra una facciata e l’altra: le forme del quadrato e del rettangolo si succedono
con insistenza su tutte le quattro superfici verticali, negli ampi bowindow blu che sporgono
dalla manica storica così come nelle grandi vetrate che rivestono quasi interamente le
pareti della manica nuova. In entrambi i casi la presenza assidua del vetro offre modelli
abitativi contemporanei, all’interno di ambienti luminosi in cui l’esterno sconfina negli spazi
interni.
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Il concetto di vivibilità costituisce il tema portante di tutto l’intervento: il progetto infatti
propone una reinterpretazione dell’abitare, attraverso un uso flessibile degli spazi interni
ed esterni, questi ultimi resi particolarmente fruibili dagli ampi balconi-terrazzi di cui è
dotata gran parte degli alloggi e dai giardini pensili ricavati sul tetto della manica nuova. Le
tipologie abitative proposte spaziano dagli ampi loft presenti sulla manica storica, che
rappresentano la soluzione più adatta a conservare la memoria industriale racchiusa entro
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le sue mura, agli alloggi in duplex proposti sulle ali di nuova realizzazione, concepiti per
un’utenza giovane e aperta alla sperimentazione di inedite distribuzioni spaziali, ottenute
con un sottile gioco di incastri che mira a sfruttare al massimo tutta la volumetria
disponibile.
Anche l’interno cortile è stato studiato in modo da permetterne la vivibilità, anzitutto
attraverso le sedute che circondano la lama d’acqua, elemento di vivacizzazione di tutto il
complesso. I percorsi in legno, interamente pedonali, si snodano intorno ai rettangoli di
verde, anch’essi sottomessi a una geometria pulita, con le fila di cespugli di lavanda
delimitate perimetralmente dall’erba al timo; tutt’intorno si dispongono i giardini privati delle
unità abitative situate al piano terra, concepiti come parte integrante del patio e a questo
scopo progettati con una fisionomia coerente e in diretta continuità con esso. Al centro le
fronde di una quercia da sughero piantumata al livello della sottostante autorimessa
interrata affiorano in superficie da una cavità pensata anzitutto come alternativa alle griglie
di ventilazione dei garage sotterranei, che in questo modo ricevono illuminazione e
areazione naturali; la presenza del verde e la penetrazione diretta della luce naturale
trasformano l’immagine convenzionale delle autorimesse interrate, solitamente percepite
come luoghi bui e insicuri, ora concepite come parte integrante del cortile interno, anche
attraverso una scala di accesso che si diparte direttamente da esso.
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Non da ultimo l’attenzione all’aspetto della sostenibilità e all’innovazione tecnologica è
stata alla base di una progettazione integrata attenta all’ottenimento di alti livelli di comfort
e di risparmio energetico grazie all’utilizzo di una fonte di energia pulita, la geotermia, che
assicura risparmi fino al 50% rispetto agli impianti tradizionali. La progettazione
architettonica, basata sull’utilizzo dei sistemi passivi che hanno il vantaggio di abbattere i
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consumi energetici, ha previsto l’inserimento di ampie vetrate dotate di un sistema
oscurante orientabile, di loggiati che impediscono la penetrazione della radiazione diretta
nelle ore centrali delle giornate estive, consentendo l’apporto solare invernale, l’utilizzo di
vetri selettivi che lasciano passare la luce e non il calore, e infine i tetti verdi sulle maniche
di nuova costruzione dove la vegetazione funge da elemento termoregolatore
dell'involucro edilizio e da elemento migliorativo del microclima urbano.
L’orizzonte semantico del concetto di sostenibilità nel caso del recupero dell’ex fabbrica di
cioccolato Tobler non si esaurisce tuttavia nella dimensione ecologica e tecnologica del
termine, ma finisce per assumere connotati più propriamente etici, che alludono al
retroterra sociale e culturale dell’area in cui si insedia il nuovo intervento: spazio di confine
ai margini del centro storico della città di Torino, la borgata Aurora si presenta infatti come
un quartiere abbandonato per anni al degrado sociale e ambientale, che solo da poco
l’audacia di alcune imprese e la lungimiranza dei progettisti ha riscoperto come terreno
privilegiato di sperimentazione per l’architettura contemporanea. Se è vero che un solo
edificio non è sufficiente a determinare la riqualificazione di un’area complessa e
controversa quale si presenta borgata Aurora, esso può tuttavia rappresentare l’incipit di
un processo di trasformazione e recupero dei numerosi fabbricati testimoni del recente
passato industriale di Torino, per poi abbracciare una prospettiva più ampia che coinvolga
le piazze, le vie, i parchi e non da ultimo il fiume, in un vero e proprio progetto di ridisegno
urbano che ridefinisca il ruolo e il significato di una parte di città privata della sua identità
da ormai troppo tempo.
Bibliografia di riferimento:
Bianchi Cesare 1991, Porta Palazzo e il Balon. Storia e mito, Torino: Editrice Il punto s.n.c.
SCHEDA
COMMITTENTE: DE.GA. S.p.A. Impresa di costruzioni
OGGETTO DELL’INTERVENTO: intervento di ristrutturazione composita dell’immobile esistente sito in
Torino, Via Aosta 8
STATO: Italia
CITTÀ: Torino
PROGETTISTA: Franco Cucchiarati
CONSULENTI/COLLABORATORI: Roberto NAVONE, Davide RONCO, Ilario BOVERO, Gianni Bruno
CONDEMI, Barbara CUCCHIARATI, Alessio TOSCANO
DATI DIMENSIONALI: mq. superfici 7.500 - mc. 25.000
CRONOLOGIA:
Anno di inizio progettazione: 2006
Approvazione progetto da parte degli organi competenti: 02/05/2007
Conclusione dei lavori: giugno 2009
IMPRESE: DE.GA. S.p.A. Impresa di costruzioni
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