Capitolo 7 – Le dinamiche abitative in Europa
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Capitolo 7 – Le dinamiche abitative in Europa
Capitolo 7 – Le dinamiche abitative in Europa Il mainstream in materia di residenzialità in Italia ha recentemente posto il rilievo sulla definizione di edilizia residenziale sociale e alloggio sociale (cfr. capitolo 6) affermando una continuità definitoria, e di conseguenza sul piano degli obiettivi e strumenti, sul cd. Social Housing termine di carattere generale che si è affermato in Europeo. Al fine di ricostruire il campo di applicazione delle politiche e degli interventi di social housing da cui desumere indicazioni in merito alle strategie ed azioni da promuovere a sostegno della residenzialità, il presente capitolo è finalizzato a costruire un quadro comparativo tra le politiche e gli strumenti a sostegno della residenzialità con riferimento alle principali esperienze europee. A tal fine il capitolo si articola in tre parti: 1. in primo luogo si restituisce un quadro generale del Social Housing in Europa con riferimento ad elementi definitori ed una tassonomia riportata in letteratura in merito alle diverse politiche abitative attivate a livello comunitario; 2. in secondo luogo, si riportano alcune esperienze di social housing attivate nel quadro europeo; 3. la sezione conclusiva del capitolo costruisce una lettura trasversale delle esperienze con riferimento ad alcuni criteri attuativi. 7.1. Social Housing in Europa I Paesi membri dell'Unione Europea dovendo affrontare situazioni abitative eterogenee hanno intrapreso politiche nazionali differenziate a cui hanno fatto seguito concetti diversi di housing sociale (Baldini M. e Federici M., 2008). In questo quadro i paesi precursori di tale esperienza (Francia, Inghilterra e Paesi Bassi) hanno adottato definizioni diversificate che evidenziano la difficoltà a trovare un significato univoco del termine social housing. Al fine di permettere una valutazione comparativa delle diverse esperienze, che non si limitasse ai confini nazionali, e con l'obiettivo di promuovere lo scambio conoscenze e pratiche tra i Paesi europei, il Cecodhas (Comitato europeo per la promozione del diritto alla casa) ha proposto una definizione estensiva ed ormai condivisa di housing sociale che si configura come: “l'insieme delle attività atte a fornire alloggi adeguati, attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie che hanno difficoltà nel trovare un alloggio alle condizioni di mercato perché incapaci di ottenere credito o perché colpite da problematiche particolari”. I principali elementi di rilievo della definizione sono i seguenti: • l'obiettivo dello strumento è elevare l'offerta di residenze al fine di soddisfare i bisogni abitativi delle famiglie in termini di accesso e permanenza in abitazioni dignitose a prezzi inferiori al mercato e comunque “accessibili”; 136 • i destinatari degli alloggi sociali sono individuati sulla base di precisi criteri socioeconomici in rapporto al loro profilo di vulnerabilità e selezionati sulla base di criteri di assegnazione certi; • sotto il profilo gestionale, l’alloggio sociale è realizzato mediante processi di costruzione e gestione che include sia l’affitto che l’acquisto diretto dell’unità abitativa. A fronte di una definizione largamente condivisa appare evidente come ogni politica di housing sociale attivata dai Paesi membri dell'UE si contraddistingua da elementi di strutturale diversità che devono essere attentamente considerati. I principali fattori di disomogeneità sono i seguenti quattro: • fattori intrinseci legati all’organizzazione delle politiche abitative nel quale gli attori operano (interventi a scala nazionale, regionale, o locale). • forme di ordine legale ed organizzative a cui corrispondono diversi profili di operatori (associazioni e fondazioni senza scopo di lucro, società pubbliche o private con o senza scopo di lucro, organizzazioni cooperative etc); • forme di diritto di occupazione che spaziano dalle tradizionali formule dell’affitto o proprietà fino a giungere a forme di occupazione condivisa (co-housing); • dimensione del settore del social housing che può essere rappresentata mediante un indicatore quantitativo sintetico rappresentato dal rapporto percentuale dello stock di alloggi sociali dati in affitto sul totale dello stock abitativo; Al fine di ricostruire un quadro comparativo organico in merito ai diversi approcci di social housing in Europa il Cecodhas (2007) ha suggerito una tassonomia finalizzata ad identificare i diversi approcci dei Paesi europei in termini di politiche abitative. La tassonomia proposta considera due criteri principali: • il primo criterio considera la dimensione del settore del social housing come variabile che rivela l’incidenza/importanza che tale formula assume nell’ambito delle più generali politiche abitative perseguite dai singoli paesi; • il secondo criterio muove direttamente dalla definizione di social housing e considera criteri di allocazione degli alloggi. Tale criterio assume un riferimento generale derivato dai criteri di classificazione delle politiche di welfare. Infatti, rispetto al criterio allocativo, la classificazione del Cecodhas riprende e declina la classificazione proposta da Esping – Andersen (1990) sui sistemi di walfare. In una prospettiva amplia in cui il diritto alla casa rappresenta uno degli elementi del più ampio sistema di walfare tre sono i modelli a cui i paesi europei possono essere ricondotti. Il modello liberale di welfare state tipico dei Paesi anglosassoni si fonda basa sulla fiducia nelle capacità del mercato di allocare efficientemente le risorse. L’intervento pubblico è quindi riservato ai soggetti più poveri che non si rivelano in grado di inserirsi adeguatamente nei meccanismi di mercato. Ne consegue un ruolo dell’edilizia sociale dedicato in via residuale a fasce sociali limitate e selezionate sulla base di rigidi criteri. 137 Il sistema corporativo, che caratterizza i Paesi dell’Europa continentale, in cui Stato, Chiesa e famiglia agiscono secondo schemi sinergici: lo Stato tende a privilegiare schemi di categorialità privilegiando gli occupati ed i dipendenti statali, dall’altro la famiglia svolge un ruolo rilevante nel provvedere alle esigenze abitative. In via integrativa nei paesi dell’Europa meridionale interviene la Chiesa. Nel sistema corporativo, quindi, le politiche pubbliche per la casa hanno da occupato un ruolo marginale nel contesto della spesa per il welfare state, e sono state indirizzate a favorire l’accesso alla proprietà mediante trasferimenti tra generazioni e reti familiari. I paesi nordici il cui sistema di welfare si riferisce a modelli socialdemocratico assume che la disponibilità di un’abitazione adeguata si configuri come un diritto sociale e, pertanto, debba essere assicurata a tutti i cittadini senza introdurre criteri selettivi. A partire da questo inquadramento generale è possibile riprendere la proposta tassonomica di Cecodhas (cfr. figura successiva). La traduzione dei modelli di walfare di ispirazione socialdemocratica genera, sul fronte del social housing il modello Universalistico. Il modello considera il “bene casa” – di qualità dignitosa e a prezzi accessibili –una responsabilità pubblica nei confronti dell’intera popolazione. A tale scopo sono società municipali (Svezia e Danimarca) o organizzazioni senza scopo di lucro (Paesi Bassi, Danimarca) a fornirlo. Tabella 30 Tipologie di approccio al social housing negli stati Membri dell'UE, 2007 Fonte: CECODHAS Social Housing Observtory L’assegnazione avviene attraverso liste d’attesa con o senza criteri di priorità, mentre gli enti locali riservano un certo numero di alloggi vacanti per quei nuclei familiari che 138 presentano un urgente bisogno abitativo. In tale approccio gli affitti sono determinati in base ai costi, e per le famiglie più disagiate esistono garanzie d’affitto e indennità abitative. Ne consegue che in questi paesi l’incidenza del settore dell’affitto sia particolarmente elevato (superiore al 20%) (cfr. tabella 30). Il modello Targeted si basa invece sull’assunzione che gli obiettivi delle politiche abitative siano realizzati in misura prevalente dal mercato, e riconosce come beneficiarie solo le famiglie per le quali il mercato non è in grado di provvedere un’abitazione dignitosa a prezzi accessibili. Il modello targeted è quindi proprio sia degli sistemi liberali che corporativi al welfare state. All’interno di questo approccio si individuano due derivazioni che riflettono ulteriori differenze nella selezione dei gruppi beneficiari. L’approccio “Generalista” assegna gli alloggi ai nuclei familiari che ricadono al di sotto di una certa soglia di reddito e si rivolge quindi al ceto medio. In quest’approccio gli affitti sociali hanno un livello massimo fisso, e le famiglie possono beneficiare di indennità abitative finalizzate a coprire parte del canone. Sul fronte degli stock in social housing i paesi che adottano il modello generalista presentano un settore privato degli affitti piuttosto ristretto. L’approccio “Residuale” è rivolto ad una categoria più ristretta di beneficiari rappresentata dai nuclei familiari più disagiati. Nell’approccio residuale, l’abitazione è assegnata direttamente dalle autorità locali in base al bisogno che determina altresì l’ammontare dei canoni da corrispondere. Il mercato privato, nei paesi che rientrano nella tipologia Residuale il mercato privato degli affitti è di dimensioni maggiori rispetto a quello sociale. In questo quadro è bene rilevare come i Paesi membri dell’Est europeo, che a seguito della privatizzazione degli anni hanno raggiunto percentuali molto elevate di abitazioni in proprietà a scapito dei settori dell’affitto privato e sociale Gli esiti di tali impostazioni danno luogo a strutture proprietarie e mercati della locazione fortemente differenziati tra loro. La percentuale delle abitazioni in proprietà è illustrata nella figura successiva ed evidenzia come i paesi mediterranei (Italia, Spagna e Grecia) si attestino su livelli di proprietà intorno e superiore all’80%; all’opposto i paesi scandinavi e dell’Europa centrale si contraddistinguono per percentuali intorno al 50% - 60% mentre in Gran Bretagna il 69% degli abitanti vive in case di proprietà con una soglia analoga a Belgio e Lussemburgo (cfr. figura 58). 139 Figura 70 Incidenza della proprietà in Europa, 2002 Svezia Spagna Regno Unito Portogallo Olanda Norvegia Lussemburgo Italia Irlanda Grecia Germania Francia Finlandia Danimarca Belgio Austria 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% Fonte: Christensen et alii Tabella 31 Dimensione del settore dell’housing sociale nei paesi UE Proprietari Affitto privati Affitto sociale n. alloggi sociali Paesi Bassi 54% 11% 35% 2.400.000 Austria 55% 20% 25% 800.000 Danimarca 52% 17% 21% 530.000 Svezia 59% 21% 20% 780.000 Regno Unito 70% 11% 18% 3.983.000 Francia 56% 20% 17% 4.230.000 Irlanda 80% 11% 8% 124.000 Germania 46% 49% 6% 1.800.000 Ungheria 92% 4% 4% 167.000 Fonte: Whitehead C. e Scanlon K. In una prospettiva complementare alla proprietà, su fronte dell'affitto sociale e privato si riscontrano incidenze differenziate: in linea generale, assunto come indicatore la percentuale dello stock in affitto sociale all'interno dello stock abitativo totale in ciascun Paese (Cecodhas, 2007), i Paesi dell’Europa continentale tendono a dotarsi di un settore dell'affitto sociale di dimensioni maggiori (20-25%) rispetto ai Paesi mediterranei 140 (inferiore al 10%). In particolare sono i Paesi Bassi il paese che in assoluto presenta l'incidenza maggiore di alloggi in affitto sociale (35%) (cfr. tabella 31) . La percentuale di abitazioni in affitto sociale sul totale delle nuove costruzioni rappresenta una proxy della rinnovata centralità di questo strumento all'interno delle politiche di welfare dei singoli paesi europei. Nuovamente tra i paesi europei il campo di variazione è significativo28: dal 30% dell’Austria e il 20,7% della Danimarca, al 6% del Belgio. Sul fronte dell'incidenza degli affitti sociali sul valore di mercato degli alloggi, ancorchè la variabile sia condizionata da variabili macroeconomiche di un certo rilievo, è possibile individuare che gli affitti regolati sono in media pari al 5% del valore di mercato in Lituania, 16% in Irlanda, 26% in Italia, 71% in Francia, fino al 94% in Svezia. Il peso delle spese abitative sul bilancio familiare va dai valori più bassi di Malta e Cipro (rispettivamente 8,7% e 12,9%) al più alto della Svezia (28,2%). Nella maggior parte dei Paesi tale incidenza si attesta tra il 20% e il 25%. In prospettiva Eurostat stima che la percentuale di persone a rischio di povertà (La soglia di povertà è fissata pari al 60% del reddito mediano nazionale equivalente) nell’Europa risultava (nel 2000) pari al 23% se stimata prima dei trasferimenti sociali, e invece pari al 15% a seguito di tali trasferimenti. Nello stesso anno, si stima che la percentuale di nuclei familiari con difficoltà economiche dovute ai costi abitativi sia stata pari al 34,8%, e che per il 18,6% delle famiglie tali difficoltà economiche siano state gravi. La percentuale più alta di queste ultime è presentata dall’Italia (44%), mentre la più bassa si attesta sul 3% dei Paesi Bassi. Infine in tutti i Paesi europei i nuclei familiari a basso reddito tendono a concentrarsi nel settore dell’affitto. 7.2. Esperienze di Social Housing Al fine di individuare tendenze delle politiche abitative in europa le schede successive si focalizzano su tre esperienze significative nel campo europeo: Francia, Regno Unito, Paesi Bassi. 7.2.1. Habitations à Loyer Modéré in Francia Il social housing in Francia è legato al concetto di HLM29 (Habitations à Loyer Modéré e ad un codice specifico “Code de la Construction et de l’Habitation, CCH”. Il codice stabilisce che gli organismi dell’HLM possono essere sia pubblici che privati; essi ottengono esenzioni fiscali ed aiuti specifici da parte dello stato in virtù della loro attività di costruzione, acquisizione, rinnovamento e gestione degli alloggi. 28 Qui e oltre dati Federcasa e Ministero delle Infrastrutture su dati Eurostat in “Housing statistics in the European Union, 2005/06” 29 istituito dalla legge quadro del 7 agosto 1957 141 In particolare, l’Agenzia Pubblica dell’Abitazione (Office Public de l’Habitat, OPH) raccoglie gli organismi pubblici di HLM mentre gli organismi privati possono afferire a quattro diverse categorie di operatori (Imprese sociali per l’abitazione, Società anonime cooperative di produzione e quelle di interesse collettivo, Società anonime di credito immobiliare e Fondazioni). L’insieme degli organismi che sul territorio realizzano gli alloggi rispondono delle loro attività e dei loro obiettivi direttamente al Ministero dell’Abitazione. Nel complesso, gli oltre 800 organismi di HLM gestiscono oltre 4 milioni di alloggi sociali in cui vivono circa 10 milioni di persone. Nonostante l’importanza di questi organismi, lo Stato riveste un ruolo fondamentale: oltre a definire i bisogni abitativi sul territorio garantisce i prestiti attraverso la propria Cassa Depositi e Prestiti, approva e finanziare i progetti destinati al social housing. Fondamentale è anche il ruolo degli enti locali, i quali, oltre ad essere responsabili della pianificazione urbana, devono verificare l’operato dei locatori di social housing e cofinanziare i programmi abitativi e stabiliscono autonomamente i criteri di assegnazione degli alloggi convenzionati. I finanziamenti del social housing provengono sia dal pubblico (Stato ed enti locali) che dal privato30. Tutti gli attori che contribuiscono al finanziamento degli organismi HLM hanno il diritto di proporre, in via preferenziale, i propri candidati. Hanno diritto ad accedere ad alloggi social housing i cittadini francesi e i residenti in maniera permanente e con regolare permesso che superino la prova dei mezzii. Le soglie di reddito ed i relativi finanziamenti sono fissate in funzione del numero di componenti il nucleo familiare, del tipo alloggi e delle caratteristiche geografiche. Il tipo di finanziamento dipende dalla fascia di reddito in cui rientra il nucleo familiare e dalla posizione geografica dell’alloggio; secondo tali criteri tre sono le tipologie di sostegni all’affitto: § il finanziamento degli alloggi in regime di PLAI (Prêt Locatif Aidé d’Intégration) si rivolge agli strati più poveri della popolazione; § PLUS (Prêt Locatif a Usage Social) finanzia gli appartamenti considerati “standard”; § i finanziamenti PLS (Prêts Locatif Social) per le famiglie che pur avendo un reddito superiore a quello richiesto per entrare nelle graduatorie, non riescono a trovare una sistemazione. Un ulteriore incentivo “Barloo populaire” nel 2006: si tratta di un incentivo fiscale concesso al soggetto investitore che si impegna ad affittare per almeno nove anni ad un canone inferiore del 30% rispetto al canone di mercato. Ne consegue che il livello degli affitti in social housing è inferiore del 30% - 40% rispetto ai canoni di mercato. Gli aumenti dei canoni delle abitazioni sociali vengono determinati di anno in anno dal 30 Dal 1992 le aziende con più di 10 operai contribuiscono con una tassa pari all’1% del salario di ciascun dipendente, destinata a favorire la sistemazione abitativa o l’accesso alla proprietà dei medesimi dipendenti. 142 consiglio d’amministrazione degli organismi HLM. La percentuale massima di aumento è fissata dal Ministero responsabile delle politiche abitative e dal CCH e non può comunque superare la soglia del 10%. Le cooperative sono l’organo dell’HLM che si occupa dell’accesso sociale alla proprietà, esso avviene secondo tre modalità: § Vendita allo stato futuro di completamento (Vente an l’état futur d’achèvement, VEFA): si tratta di un contratto in cui la parte acquirente riceve dalla parte venditrice sia i diritti sull’area che sugli eventuali immobili che insistono su di essa. Le opere che vengono realizzate in seguito diventano automaticamente di proprietà del soggetto sviluppatore (acquirente), il quale è tenuto a pagarle all’avanzare dei lavori; la parte venditrice rimane responsabile dell’intervento fino al completamento dell’opera; § Affitto con possibilità di riscatto (locationaccession) in cui gli affittuari, all’interno di una certa fascia di reddito, diventano progressivamente proprietari del bene; § Abitazioni indipendenti in cui le cooperative possono costruire una casa indipendente su un terreno di proprietà. Questa modalità attuativa consente altresì ai nuclei familiari con risorse modeste di accedere alla proprietà a prezzi amministrati (“case a 100.000 euro”). Infine, nei quartieri in “rinnovamento urbano” l'acquirente può beneficiare sovvenzioni fino a 10.000 o di un prestito a interessi zero ovvero di un tasso IVA ridotta pari al 5,5% (invece del 19,6%). Nelle aree che non si configurano come aree di rinnovamento urbano le case a 100.000 euro possono essere realizzate nel contesto del programma di affitto con possibilità di riscatto oppure dando la possibilità di accedere alla proprietà senza dovere, almeno in un primo tempo, acquistare il terreno. A partire dagli anni ’90 la popolazione francese è aumentata progressivamente ed il processo è ancora in atto, questo fenomeno vede protagonisti gli immigrati e le minoranze etniche in generale. Aumenta la domanda di abitazioni sociali di dimensioni ridotte, questo in virtù sia dell’invecchiamento della popolazione, che dell’aumento di nuclei famigliari composti da single e coppie senza figli. L’aumento degli affitti (a partire dal ’97), al quale non è corrisposto un proporzionato aumento salariale, ha prodotto una crescita della popolazione povera e un conseguente livello di turnazione molto basso; a questo si è aggiunto un non adeguamento del settore delle costruzioni alle nuove necessità di abitazioni sociali. La congiuntura di questi fattori ha determinato la crisi abitativa odierna, la quale colpisce soprattutto le fasce medio-basse che risiedono nei centri urbani (cfr. tabella 32). 143 Tabella 32 Housing sociale in Francia, quadro sinottico obiettivo criteri di asseganzione forma giuridica dei providers SETTORE DI SOCIAL HOUSING finanziamento alloggiare i nuclei familiari al di sotto di una certa soglia di reddito e favorire l'integrazione delle minoranze > soglie di reddito > numero unico di registrazione > commissione per l'assegnazione > sistema di quote gestito dallo stato e dagli altri organi di social housing > organi sia pubblici che privati > cooperative e altre organizzazioni senza scopo di lucro > assegnazione degli alloggi da parte delle cooperative (cfr. grafico a fianco) > banche > fondi di investimento > sussidi pubblici, garanzie pubbliche o prestiti a IVA ridotta > esenzioni fiscali 19% 56% 25% proprietà affitto privato affitto sociale aiuti pubblici agli affittuari di social housing indennità abitative stock abitativo totale stock in affitto sociale (% rispetto allo stock totale) stock di social housing produzione di social housing disponibilità accessibilità DINAMICHE DI MERCATO SVILUPPI DELLE POLITICHE ABITATIVE costi di costruzione 2004 19% 2005 stock in affitto sociale (% rispetto allo stock in affitto) 43% 2005 numero di alloggi sociali in affitto ogni 1000 abitanti 71 2005 alloggi in social housing (% rispetto alle nuove costruzioni) numero alloggi ogni 1000 abitanti del consumodiabitativo come percentuale consumo totale dei nuclei familiari (media europea = 21,2%) evoluzione della % del consumo abitativo dei nuclei familiari sul consumo totale evoluzione del mercato abitativo evoluzione dei costi di costruzione evoluzione delle percentuali di: proprietà - affitto privato - affitto sociale qualità dello stock abitativo 5 di alloggi con bagno/doccia sul totale dello stock abitativo 9 2005 513 2004 23,5% 2000 -1,30% 1995-2004 28% 2000-2006 4% 0% 0% 1991-2005 98% rilanciare le costruzioni nel settore priorità per le politiche abitative nel dell'affitto sociale e rinnovare le aree 2007 urbane impegno dello stato popolazione disoccupazione DINAMICHE SOCIODEMOGRAFICHE 29.495.000 immigrazione struttura d'età spesa pubblica per sussidi abitativi (% sul PIL) spesa pubblica per prestiti abitativi (% sul PIL) 2002 2007 1,63% 2004 0,3 2004 crescita della popolazione numero medio di persone per nucleo familiare 12,7% 1980-2005 2,3 2003 tasso di disoccupazione immigrazione netta sul totale della popolazione 9,50% 2005 4,4‰ 2004 % < 15 anni (media eur =16,4%) 18,60% % 15-64 anni (media eur = 67,1%) 65,10% %> 64 anni (media eur = 16,4%) 16,40% 2004 Fonte: ns. elaborazione su fonti varie 7.2.2. Le Housing Association del Regno Unito Il settore dell’housing sociale nel Regno Unito si caratterizza per la presenza di due soggetti principali: gli enti locali e le Housing Associations (HAs) che nel 2005 gestivano complessivamente circa il 21% del patrimonio abitativo del Paese. In particolare, le HAs sono organizzazioni indipendenti e senza scopo di lucro regolate dalla Housing Corporation, l’agenzia governativa che assegna anche i sussidi pubblici. Le HAs registrate nella Housing Corporation sono dette Registered Social Landlords (RSLs), e su di esse gli enti locali non esercitano alcun controllo. Attualmente le HAs 144 gestiscono la maggior parte dello stock abitativo sociale anche grazie alla cessione del patrimonio dagli enti sociali a tali soggetti effettuato negli anni ‘80. Il settore social housing comprende alloggi in affitto sociale, sistemi di proprietà condivisa e altre proposte per i lavoratori del settore pubblico impiegati nelle aree dell’educazione, salute o sicurezza. Obiettivo del social houing è quindi fornire una sistemazione abitativa che sia nella possibilità dei nuclei familiari con redditi bassi. E’ in questa prospettiva che l’assegnazione degli alloggi è determinata sulla base di alcuni criteri discriminanti che vanno dalla disponibilità dell’alloggio stesso all’idoneità del richiedente. Gli enti locali, che si occupano dell’assegnazione delle abitazioni sono liberi nella definizione dei criteri selettivi, pur sottostando alle linee guida generali e con l’obbligo di rendere pubbliche le procedure e i criteri di assegnazione. Attualmente la politica abitativa inglese è definita dal Piano per le comunità sostenibili del 2003, in cui sono esposti i provvedimenti del governo inglese affinché tutti gli alloggi sociali soddisfino i Decent Homes Standard. I sussidi finanziari dello Stato vengono accordati alle HAs, agli enti locali e in misura minore alle cooperative. Le HAs ricevono dei sussidi statali che coprono fino al 50% dei costi per la realizzazione di nuove costruzioni, il restante 50% viene reperito sul mercato privato. Il prestito statale è subordinato all’esistenza di un finanziamento privato che viene saldato solo al momento della vendita. Il sistema consente da un lato la tutela del credito privato e dall’altro garantisce il recupero del sussidio al governo. Nel caso i sussidi siano stanziati agli enti locali i finanziamenti coprono l’intera differenza tra le spese sostenute e i redditi di locazione stimati. I sussidi sono stanziati sia per agevolare l’accesso alla proprietà che alla locazione. I sistemi di accesso alla proprietà concedono la facoltà al locatario di acquistare a prezzo scontato l’abitazione in cui alloggia. Lo sconto sul valore del bene dipende dalla durata della condizione di affittuario nell’alloggio che si vuole acquistare. Le percentuali massime di sconto relative a ciascuna area sono fissate dal Segretario di Stato. Il diritto di acquisto è garantito da: § Il Right to Buy (il diritto all’acquisto) rappresenta una peculiarità del sistema anglosassone introdotto nel 1980 che consiste nella possibilità per il locatario che vi risieda da un sufficiente numero di anni, di accedere alla proprietà della stessa abitazione in maniera agevolata e ad un prezzo scontato; § di recente istituzione (1996), l’analogo Right to Acquire che tuttavia è riservato ai Registered Social Landlords. Tre sono gli schemi di accesso della proprietà condivisa: § New Build HomeBuy secondo il quale a fronte di un acquisto del 25% di una nuova abitazione da parte dell’acquirente, la restante quota viene comperata dalla HAs, 145 alla quale l’inquilino deve corrispondere un affitto pari al 3% del valore dell’abitazione; § Open Market HomeBuy, in questo caso è l’acquirente ad acquisire il 75% del bene, mentre il 25% rimanente viene finanziato a condizioni più favorevoli. Fino al 2006 tale importo veniva finanziato tramite le HAs e non erano previsti interessi; a partire dal 2006 invece solo il 12,5% viene finanziato a queste condizioni mentre il restante 12,5% è conferito secondo le regole del mercato (3% di interesse a partire dal quinto anno); § Social HomeBuy, interessa le categorie che non accedono alle precedenti due e prevede che gli acquirenti a fronte di un acquisto iniziale di almeno il 25% della proprietà, corrispondano la restante parte con un affitto pari al 3% annuo, godendo di uno sconto che dipende dalla zona in cui si trova l’immobile. Per quanto concerne, l’accesso ad alloggi di social housing in affitto dal 2000 è stato introdotto il sistema Choice-Based Lettings per l’assegnazione degli alloggi: il sistema prevede che sia il candidato a scegliere l’abitazione di suo gradimento tra quelle vacanti che sono pubblicate su giornali e siti internet dalle HAs stesse. Il rent restructuring è una formula nazionale valida sia per gli enti locali che per le HAs sulla base della quale vengono definiti i canoni d’affitto di ed i loro aumenti. L’algoritmo di calcolo dei canoni considera il valore di mercato dell’abitazione, lo stipendio medio e le dimensioni degli spazi interni. Whitehead e Scanlon (2007) hanno stimato che la differenza tra i canoni di affitto nel libero mercato e quelli del social housing è di circa il 40% nel settore delle HAs e raggiunge addirittura il 50% negli enti locali. Il sistema anglosassone prevede anche finanziamenti direttamente erogati ai nuclei familiari o alla proprietà per incoraggiare la locazione: § il sussidio statale nei confronti dei canoni d’affitto (Housing Benefit), è rivolto alle fasce più povere della popolazione ed è finalizzato a contenere l’onere dell’affitto; il suo ammontare è determinato da reddito, patrimonio, numero di persone a carico e costo del canone d’affitto. Il sussidio è detratto direttamente dagli enti locali, che lo scalano dall’affitto dovuto dai propri locatari. § una forma di sussidio destinata ai locatari privati è il Local Housing Allowance introdotto nel 2003: l’indennità, di importo fisso calcolato per ciascuna zona sulla base dei correnti valori di mercato, viene corrisposta direttamente al richiedente. Questo meccanismo è finalizzato da un lato a semplificare la prassi burocratiche e dall’altro mira responsabilizzare il beneficiario del sussidio al pagamento delle spese abitative e alla ricerca di una sistemazione inferiore rispetto alle indennità. 146 Tabella 33 Housing sociale nel Regno Unito, quadro sinottico obiettivo alloggiare i nuclei familiari in condizioni di bisogno criteri di asseganzione liste d'attesa redatte con criteri di priorità trasparenti e gestite dagli enti locali assegnazione da parte delle organizzazioni dei proprietari locatori 21% 10% > comuni > ALMOs > proprietari locatori forma giuridica dei sociali approvati > scoietà private e providers investitori (marginali) finanziamento SETTORE DI SOCIAL HOUSING 69% > banche commerciali > sussidi pubblici (50% dei costi) > esenzione da IVA proprietà affitto privato aiuti pubblici agli affittuari di social housing indennità abitative personali affitto sociale stock abitativo totale stock di social housing 25.617.000 stock in affitto sociale (% rispetto allo stock totale) 21% 2005 stock in affitto sociale (% rispetto allo stock in affitto) 68% 2005 numero di alloggi sociali in affitto ogni 1000 abitanti 86 2005 11% 2005 430 2000 consumo abitativo come percentuale del consumo totale dei nuclei familiari (media europea = 21,2%) 18,7% 2004 evoluzione della % del consumo abitativo dei nuclei familiari sul consumo totale 1,60% 1995-2004 72% 2000-2006 produzione di social alloggi in social housing (% rispetto alle nuove housing costruzioni) disponibilità accessibilità 2004 numero di alloggi ogni 1000 abitanti DINAMICHE DI MERCATO costi di costruzione evoluzione dei costi di costruzione evoluzione del evoluzione delle percentuali di: - proprietà 4,5% 11% mercato abitativo - affitto privato - affitto pubblico/sociale 12,5% qualità dello stock % di alloggi con bagno/doccia sul totale dello abitativo stock abitativo SVILUPPI DELLE POLITICHE ABITATIVE 99% priorità per le politiche abitative rilanciare le costruzioni nel settore nel 2007 dell'affitto sociale e rinnovare le aree urbane impegno dello stato spesa pubblica per prestiti abitativi (% sul PIL) popolazione disoccupazione immigrazione struttura d'età numero medio di persone per nucleo familiare 2001 2007 spesa pubblica per sussidi abitativi (% sul PIL) N.D. crescita della popolazione DINAMICHE SOCIODEMOGRAFICHE 1990-2005 2004 N.D. 2004 6,7% 1980-2005 2,4 2004 tasso di disoccupazione 4,60% 2005 immigrazione netta sul totale della popolazione 4,4‰ 2004 % < 15 anni (media eur =16,4%) 18,20% % 15-64 anni (media eur = 67,1%) 65,60% %> 64 anni (media eur = 16,4%) 16,00% 2004 Fonte: ns. elaborazione su fonti varie 147 Il settore del social housing nel Regno Unito interessa soprattutto quei nuclei familiari i cui componenti non rientrano nelle fasce economicamente attive (troppo giovani o troppo anziane, immigrati). Le famiglie economicamente attive si rivolgono invece a soluzioni come il Right Buy, che permette loro di entrare in possesso dell’abitazione di cui sono affittuari. Il sistema del social housing è entrato in crisi con la crescita dei valori immobiliari registrata negli ultimi decenni, unita alla carenza di abitazioni a prezzi accessibili e all’aumento dei candidati idonei ad ottenere questo abitazioni sociali (con il conseguente allungamento delle liste di attesa). La programmazione economica per il triennio 2008-2011 ha previsto una serie di stanziamenti per la costruzione di nuovi alloggi (45.000 all’anno), una nuova o migliore infrastrutturazione delle aree sviluppate, un incentivo agli enti locali perché aumentino l’offerta abitativa, la promozione di azioni di rinnovamento urbano e la realizzazione di comunità miste nell’ottica di promuovere l’integrazione e la coesione, evitando la segregazione sociale (cfr. tabella 33). 7.2.3. Il sistema dell’Housing nei Paesi Bassi È il Paese europeo in cui il settore del social housing è maggiormente sviluppato nella misura in cui rappresenta il 35% del mercato abitativo (pari a circa 2,4 milioni di alloggi). La maggior parte degli alloggi sono gestiti da circa 500 tra housing associations (denominate Corporaties, toegelaten instellingen o woningbouwvereningingen) e fondazioni no profit che operano sotto la supervisione del Ministero dell’Abitazione. Le associazioni si occupano di trovare un alloggio alle fasce più deboli della società e a quanti, per diversi motivi, non riescono a trovare un’abitazione tramite il libero mercato, oltre a ciò devono garantire standard minimi di qualità delle abitazioni e mantenere la loro stabilità finanziaria, dal momento che risultano, su questo aspetto, totalmente indipendenti rispetto al governo centrale. Le politiche abitative dei Paesi Bassi conoscono un importante impulso con la legge “Brutering” del 1995, in cui il governo dispone un importante finanziamento finalizzato ad estinguere i prestiti e sussidi di cui le housing associations avevano beneficiato ed aprendo ad una nuova fase di gestione in cui le associazioni beneficiano solo dell’esenzione dal pagamento di IVA. L’effetto della legge è stato quello di incentivare le associazioni una gestione virtuosa ed attenta ad ottimizzare il proprio patrimonio. Oltre all’esenzione fiscale, le housing associations ottengono finanziamenti a tassi di interesse inferiori a quelli del libero mercato (tra lo 0,5% e l’1,5%) tramite due organismi di sicurezza indipendenti dal governo e senza scopo di lucro: il Fondo di Garanzia per gli alloggi sociali (WSW) che rappresenta un’organizzazione che funge da garante per i prestiti e il Fondo Centrale dell’abitazione (CFV) che è un fondo dedicato alle associazioni finanziariamente in difficoltà che fornisce assistenza in modo da permettere all’associazione in sofferenza finanziaria di di ritornare a far parte del WSW. 148 Il governo e gli enti locali fungono da garanti di queste ultime e subentrano nel caso di una loro difficoltà. Nel sistema di housing in vigore nei Paesi Bassi, le associazioni servono un’ampia parte della popolazione. Le associazioni gestiscono anche la fase di assegnazione delle abitazioni sulla base di criteri che tengono conto del rapporto mq/componenti del nucleo familiare e reddito. L’assegnazione avviene tramite l’iscrizione ad una lista d’attesa presso gli enti locali, i quali tengono monitorate tutte le variazioni che intervengono nella situazione personale degli iscritti. In altri casi, il sistema di assegnazione considera oltre i criteri di bisogno anche criteri di preferenza nel cd. modello di Delft: gli alloggi sociali vengono periodicamente pubblicate su riviste specializzate o su internet e i potenziali assegnatari comunicano l’alloggio scelto all’associazione. Quasi tutta l’offerta di alloggi in affitto è regolata dal governo e sottosta alle soglie riconosciute come “minimo di liberalizzazione” oltre la quale gli affitti sono considerati “liberi”. I canoni sono determinati sulla base di un punteggio che riflette qualità e tipologia dell’abitazione. Gli aumenti di tale canone sono legati al valore dell’inflazione; questo sistema permette di determinare le soglie di affitto per gli utenti che rientrano nella fascia di reddito più bassa. Le indennità che corrispondono a ciascuna fascia di ricchezza vengono determinate secondo una struttura per soglie, la quale assume che ogni utente sia in grado di pagare almeno una parte del proprio affitto. Per tutti quegli utenti che superano la cosiddetta “soglia di liberalizzazione” non è previsto nessun contributo. Le associazioni di housing hanno orientato la loro azione verso la realizzazione e gestione degli alloggi destinati alla proprietà, nell’ottica di una diversificazione dei servizi offerti e dello sviluppo di “non-landlord activities” in tutti i settori del welfare, all’interno delle aree in cui sono presenti per favorire la coesione sociale e migliorare la qualità della vita. Il loro statuto di società finanziariamente indipendenti rispetto al governo, le rende sensibili alle peculiarità locali ed aumenta l’incisività della loro azione. Come nel resto dell’Europa, anche in Olanda la conformazione della società è cambiata, negli ultimi anni, in maniera radicale per via dell’invecchiamento della popolazione e l’aumento dei nuclei familiari, anche in seguito all’amnistia generale concessa dal governa nel 2007 a tutti gli immigrati richiedenti asilo e residenti in Olanda da qualche anno (cfr. tabella 34). 149 Tabella 34 Housing sociale nei Paesi Bassi, quadro sinottico obiettivo alloggiare i nuclei familiari con redditi bassi ed rmedi criteri di asseganzione liste d'attesa con criteri di priorità gestite direttamente dalle associations e sistema delle quote per definire l'assegnazione forma giuridica dei providers SETTORE DI SOCIAL HOUSING finanziamento 35% 54% società abitative > banche commerciali > fondi propri di investitori > garanzie pubbliche sui prestiti > esenzione da IVA e imposta sulla società aiuti pubblici agli affittuari di social housing indennità abitative 11% proprietà affitto privato affitto sociale stock abitativo totale stock di social housing produzione di social housing 35% 2005 77% 2005 numero di alloggi sociali in affitto ogni 1000 abitanti 147 2005 alloggi in social housing (% rispetto alle nuove costruzioni) 12,8% 2005 422 2000 23,2% 2004 25% 1995-2004 18,5% 2000-2006 numero di alloggi ogni 1000 abitanti accessibilità consumo abitativo come percentuale del consumo totale dei nuclei familiari (media europea = 21,2%) evoluzione della % del consumo abitativo dei nuclei familiari sul consumo totale costi di costruzione evoluzione del mercato abitativo qualità dello stock abitativo priorità per le politiche abitative nel 2007 SVILUPPI DELLE POLITICHE ABITATIVE impegno dello stato evoluzione dei costi di costruzione evoluzione delle percentuali di: proprietà - affitto privato - affitto pubblico/sociale 20% -21% -15% % di alloggi con bagno/doccia sul totale dello stock abitativo disoccupazione DINAMICHE SOCIODEMOGRAFICHE immigrazione struttura d'età 1990-2005 100% rilanciare le costruzioni nel settore dell'affitto sociale e rinnovare le aree urbane spesa pubblica per sussidi abitativi (% sul PIL) spesa pubblica per prestiti abitativi (% sul PIL) crescita della popolazione popolazione 2004 stock in affitto sociale (% rispetto allo stock in affitto) disponibilità DINAMICHE DI MERCATO 6.811.000 stock in affitto sociale (% rispetto allo stock totale) numero medio di persone per nucleo familiare 2001 2007 0,6% 2004 0% 2004 15,7% 1980-2005 2,3 2004 4,7% 2005 immigrazione netta sul totale della popolazione 1,2‰ 2004 % < 15 anni (media eur =16,4%) 18,5% % 15-64 anni (media eur = 67,1%) 67,6% %> 64 anni (media eur = 16,4%) 13,8% tasso di disoccupazione 2004 Fonte: ns. elaborazione su fonti varie 150 7.3. Tendenze politiche abitative nel quadro europeo A partire dalle schede sintetiche è possibile individuare alcuni elementi comuni e tendenziali delle esperienze analizzate al fine di trarne indicazioni e riflessioni nei modelli e strumenti che si intende promuovere a livello locale. Due sono i temi che presentano un particolare rilevo sotto il profilo gestionale di un progetto di social housing: la mappa dei soggetti coinvolti e le loro interazioni e sinergie; le modalità di finanziamento dei progetti. 7.3.1. La mappa dei soggetti Ancorché nell’ambito di contesti istituzionali specifici, l’analisi comparativa evidenzia come sia possibile individuare una tendenza generale nel campo della mappa degli attori ed operatori coinvolti nel social housing. Sotto il profilo della struttura istituzionale, le deleghe legate all’ambito abitative sono state progressivamente decentrate dallo Stato centrale alle amministrazioni regionali e locali mediante bracci operativi diversificati in ciascun paese europeo. Lo Stato centrale resta il responsabile della strategia abitativa nazionale, che viene poi implementata dai Länder (Stati federati) nel caso di Austria e Germania, dagli Enti locali in Francia e Paesi Bassi e dalle Regioni in Italia. Il Belgio è l’unico Paese europeo dove il decentramento è pienamente compiuto avendo individuato specifiche politiche per la casa in ciascuna delle tre regioni che lo compongono (Bruxelles, Fiandre, Vallonia). A fronte di questa tendenza decentrativa del soggetto pubblico nella politica abitativa un ulteriore prassi riscontrata nei Paesi compresa l'Italia un sempre maggior coinvolgimento di attori privati o del terzo settore. In Europa il concetto di social housing tende a comprendere, oltre allo stock abitativo pubblico posseduto e gestito dall’amministrazione pubblica nazionale o locale, una serie di associazioni e fondazioni volontarie no profit, di società pubbliche o private senza scopo di lucro, di organizzazioni cooperative e anche di investitori privati etici che forniscono social housing. Tali soggetti possono essere generalmente ricondotti al c.d. Terzo settore, ovvero a quel complesso di istituzioni che operano all'interno del sistema economico collocandosi tra lo Stato ed il libero mercato, ma non sono riconducibili ne all’uno ne all’altro. I ruoli assunti dagli attori privati/no profit sono molteplici e spaziano in diversi campi del ciclo del progetto (dalla definizione degli obiettivi e delle strategie fino all’erogazione finale del servizio, passando per la promozione ed il finanziamento degli interventi, il supporto alle scelte in ambiti complessi, la costruzione materiale degli immobili residenziali, la gestione degli alloggi e dei servizi ad essi connessi). A fronte di numerosi ruoli la definizione della mappa dei soggetti risulta articolata e ricca di spunti. In linea generale è possibile tracciare una prima linea di demarcazione dei modelli attuativi: nel Regno Unito e Paesi Bassi e Irlanda i proprietari ed i gestori del patrimonio 151 abitativo restano formalmente nel settore sociale ma utilizzano finanziamenti privati; mentre in Germania ed Austria, dove i soggetti privati sono ampiamente coinvolti nello sviluppo e nella proprietà (Whitehead e Scanlon, 2007). Il settore privato prevalentemente coinvolto nella costruzione e finanziamento di un progetto di social housing. Nondimeno in Germania e Francia il settore privato si occupa dello sviluppo, della proprietà e della gestione del progetto (cfr. le habitations à loyers modérés (Hlm) sono alloggi a basso costo, di proprietà pubblica o privata, realizzati in parte con finanziamento pubblico diretto (sovvenzioni) o indiretto (crediti, esenzioni fiscali, etc.). Le organizzazioni volontarie senza scopo di lucro sono riconosciute come un valido strumento per la fornitura di social housing in sostituzione a quella statale. Diffuse soprattutto nell’Europa occidentale, nel Regno Unito e nei Paesi scandinavi, tali organizzazioni possono assumere una pluralità di ruoli in ragione del proprio specifico know-how: soggetto costruttore, proprietario o gestore delle strutture. Un vantaggio di queste organizzazioni consiste nel fatto che spesso sono costituite da comunità locali in grado di interagire efficacemente con la popolazione e rilevare/comprendere gli specifici bisogni abitativi locali. Le cooperative hanno un ruolo importante nell’offerta di alloggi - per l’affitto e/o l’acquisto - a prezzi accessibili o per particolari esigenze. Il modello cooperativo può essere interessante laddove i residenti di una comunità o di una struttura di housing sociale desiderano acquisire la proprietà delle proprie abitazioni su una base collettiva. Il contesto storico e politico di ciascun Paese è stato uno degli elementi principali che ha influenzato la diffusione di questo modello: particolarmente affermato nei Paesi in transizione dell’Est europeo quali la Polonia e la Repubblica Ceca. Da rilevare, tra l'altro, che anche in Svezia sono presenti due importanti organizzazioni cooperative di livello nazionale - HSB e Riksbyggen - che si occupano di produrre alloggi per la proprietà cooperativa). Infine, il ruolo delle famiglie è principalmente di configurarsi come domanda di affitto o accesso alla proprietà di alloggi di edilizia sociale. Tuttavia attraverso le cooperative alcuni nuclei rivestono un ruolo attivo anche nella proprietà e nella gestione. L’accesso alla proprietà è particolarmente elevato nei casi in cui è intervenuto un processo di privatizzazione dello stock pubblico: ad esempio nei Paesi dell’Est europeo la privatizzazione ha tuttavia comportato il trasferimento delle responsabilità di finanziamento e gestione a famiglie che spesso non possiedono le risorse necessarie per la manutenzione della propria abitazione e per contribuire a quella degli edifici condominiali). Nel Regno Unito, le famiglie che in base al principio del right-to-buy sono diventate proprietarie del proprio alloggio in palazzi condominiali condividono con il proprietario locatore dei rimanenti alloggi la responsabilità del finanziamento dei lavori di manutenzione comuni, mentre responsabili della gestione restano generalmente l’housing association. Nel Regno Unito è diffusa anche la proprietà condivisa, che comporta la partecipazione alle attività di gestione. Secondo questo schema le famiglie 152 acquistano una quota del valore dell’abitazione da una housing association, in Inghilterra ed in seguito pagano un canone scontato su quella porzione del valore dell’abitazione trattenuto dall’associazione/autorità per la casa. 7.3.2. Il finanziamento del social housing La questione del finanziamento degli interventi di social housing trova in Europa molteplici canali che spaziano dalle erogazioni pubbliche o il ricorso a capitali privati. I Paesi Bassi costituiscono l’esempio principale di housing sociale finanziariamente indipendente dal governo centrale. Dalla legge “Brutering” gli investimenti delle housing associations sono finanziati da prestiti ottenuti sul mercato dei capitali. L’eliminazione dei sussidi pubblici decretata dal 1995 è stata possibile grazie all’ampiezza del settore e la solidità finanziaria delle housing associations che consente loro di ottenere prestiti a tassi di interesse inferiori rispetto ad altri istituti che operano nei servizi pubblici, quali ad esempio gli ospedali. Fino agli '80, nei Paesi Bassi ed in altri Paesi dell’Europa occidentale, il finanziamento dei nuovi investimenti nel settore del social housing (nuove costruzioni o l’acquisto di proprietà già esistenti), avveniva per la maggior parte attraverso prestiti statali, o più generalmente “off-markets”. Il settore degli alloggi sociali destinati all'affitto richiede infatti prestiti a lungo termine, spesso con un alto rapporto loan-to-value, e solo il finanziamento pubblico poteva garantire bassi tassi di interesse sul prestito. E’ stato con lo sviluppo del settore finanziario avvenuto negli ultimi decenni che si sono ampiamente affermati i prestiti resi disponibili sul mercato dei capitali. In Francia, tuttavia, la maggior parte del credito per il finanziamento del settore di social housing è ancora “off-market”. Un importante contributo al finanziamento degli investimenti viene anche dalla mobilitazione dei risparmi (fondi pensione e dalle compagnie di assicurazione) e il coinvolgimento di finanziatori sia istituzionali che privati. In questa seconda accezione, il sistema francese della Caisse des dépôts et consignations (La Caisse des dépôts et consignations (CDC) è un istituto finanziario pubblico francese sotto il diretto controllo del Parlamento che opera nell'interesse pubblico per conto dello Stato e dei governi locali, anche in attività concorrenziali. La CDC impiega i depositi a breve coperti da garanzie pubbliche, per il finanziamento di prestiti a lungo termine. Per quanto ben funzionante, il modello francese non può però essere raccomandato (UNECE, 2006). Un altro strumento per generare risorse a basso costo è rappresentato dai “revolving 153 funds” (o fondo di rotazione) impiegati in Francia ed Austria ma anche in Italia31. Il fondo di rotazione costituisce una modalità innovativa di finanziamento delle politiche pubbliche che consente di utilizzare permanentemente nel tempo le risorse finanziarie di cui viene dotato: mano a mano che i beneficiari pagano le rate dei mutui che hanno ricevuto, una quota del capitale restituito affluisce al fondo di rotazione e può essere utilizzato per finanziare nuovi programmi di intervento. Il ruolo dei sussidi distingue gli “object subsidies” il cui scopo è quello di ridurre i costi per la costruzione e i costi operativi dell’alloggio (in linea con la politica italiana precedente) da una tendenza di lungo periodo nei Paesi dell’Unione Europea vede uno spostamento dai sussidi “all’oggetto” ai sussidi “al soggetto”, o housing allowances. Il vantaggio del sistema dei sussidi rivolti al soggetto è che tale sistema è “better targeted”, perché risulta legato (più o meno direttamente) al reddito e ad altre caratteristiche del nucleo familiare, e più flessibili, poiché possono diminuire o aumentare quando si modificano i redditi o le dimensioni del nucleo. Al tempo stesso però presentano anche alcuni svantaggi, potendo determinare effetti inflazionistici e di poverty trap. Esiste un’ampia varietà di schemi di housing allowance: • in Francia l’Aide Personnalisée au Logement (l'aiuto personalizzato agli alloggi) è rivolto agli affittuari che rientrano nei programmi convenzionati, caratterizzati cioè da un accordo Stato-locatore, ma anche ai proprietari. Il contributo è stabilito tenendo conto delle risorse familiari, della zona geografica, dei soggetti a carico e dell’entità di affitto o mutuo; • anche la normativa tedesca prevede uno strumento, il Wohngeld, che prevede il sostegno dello Stato ai cittadini con redditi bassi mediante contributi all'affitto per le famiglie in locazione e sovvenzioni ai proprietari per ammortizzare il costo delle abitazioni; • nel Regno Unito, invece, sia l’Housing Benefit che il Local Housing Allowance sono rivolti unicamente agli affittuari con ammontare dei sussidi determinati in funzione delle dalle caratteristiche del nucleo familiare e dal tipo di proprietà occupata. L'Housing Benefit previsto dalla normativa olandese e rivolto ai soli affittuari con redditi bassi è invece strutturato per soglie. Tutti i nuclei familiari pagano parte del proprio affitto, pari al cosiddetto “standard rent”; oltre tale livello, il contributo è pari al 100% fino alla prima soglia, al 75% tra prima e seconda soglia, e al 50% tra seconda soglia e quello riconosciuto come limite massimo di affitto. Per gli affitti che superano anche quest’ultima soglia non è più pagato alcun sussidio. 31 A titolo esemplificativo merita ricordare il fondo di rotazione istituito dalla Regione Emilia Romagna per favorire la concessione di mutui agevolati da parte degli Istituti di credito per la realizzazione di alloggi destinati alla locazione o godimento a termine o permanente oltre che alla proprietà. Tali fondi ricevono sussidi pubblici da convertire, in un secondo momento, in prestiti a lungo termine ed a basso tasso di interesse per l'edilizia sociale. Il rimborso del prestito va ad aumentare le risorse del fondo, cosicché i sussidi possono essere ridotti ed eventualmente soppressi. 154 I sistemi di rent allowances sono inevitabilmente legati alle modalità per la determinazione dell’affitto sociale. In molti Paesi l’affitto sociale viene determinato sulla base dei costi, al netto degli eventuali sussidi all’offerta, a livello di complesso residenziale o di organizzazione proprietaria. Gli affitti dei singoli alloggi possono poi essere determinati sulla base delle caratteristiche presentate, come accade nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, o del reddito degli affittuari, come nel caso dell'Irlanda. In Svezia gli affitti sono invece decisi all’interno di negoziazioni tra proprietari locatori e affittuari, mentre in Polonia sono fissati come percentuale del valore di rimpiazzo. A titolo di esempio, in Francia vi è un’alta percentuale di beneficiari mentre nel Regno Unito, dove sono minori i beneficiari, si ha il più alto ammontare di indennità media per abitante (Fribourg, 2002). In tutti i Paesi sono inoltre previsti strumenti di sostegno pubblici per l’accesso alla proprietà. Alcuni non dipendono da limiti di reddito, come gli sgravi fiscali degli interessi sui mutui ipotecari, o il Prêt Conventionné francese, con il quale si ottiene un tasso di interesse favorevole sulla base di accordi tra Stato e Istituti di Credito. Le famiglie francesi che invece superano il test dei mezzi possono accedere ad un mutuo convenzionato sociale con tassi ancora più favorevoli. Negli altri Paesi le misure di sostegno alla proprietà sono selettive e consistono alternativamente in contributi monetari, in Germania, in garanzie pubbliche sul mutuo, nei Paesi Bassi, o in sconti sul valore di mercato, nel Regno Unito. 7.3.3. Housing sociale e rigenerazione urbana Il tema dell'alloggio sociale è caratterizzato dall'estrema diversità di soluzioni proposte a livello nazionale e regionale, sia per quanto riguarda la costruzione delle unità abitative sia per la loro assegnazione. La mancanza di un quadro legislativo comunitario in materia contribuisce a rendere difficile l'identificazione di scenari comuni. Soltanto l'anno scorso il Parlamento europeo si è pronunciato sull'argomento, richiamando la necessità di utilizzare in maniera massiccia gli strumenti finanziari europei per la costruzione di nuovi edifici e la riqualificazione delle aree in cui sono ospitati quelli esistenti. La dimensione urbana del problema è senza dubbio uno dei pochi tratti comuni individuabili nei 27 Paesi membri dell'UE. Differenti invece le soluzioni di gestione del patrimonio abitativo sociale. Oltre alle imprese pubbliche, si registra la presenza di cooperative e associazioni non lucrative nella maggior parte dei paesi dell'UE, mentre tale soluzione non viene adottata in paesi come Bulgaria, Cipro, Romania e Malta. Le funzioni dell'edilizia sociale e le sproporzioni tra domanda ed offerta di alloggi a basso prezzo sono però comuni a tutti i paesi. Problemi come il deficit di nuove costruzioni, l'accesso maggiore a strutture di proprietà e l'aumentare generale dei prezzi degli affitti rappresentano i fattori che maggiormente concorrono all'aumento di domanda di alloggi a basso costo, a cui si aggiungono tendenze sociali e demografiche comuni. Se si considerano poi concause come l'invecchiamento della popolazione, 155 l'incremento dei tassi di immigrazione, l'aumento di famiglie monoparentali e la maggiore pressione sulle zone urbane più ricche, è ancor più evidente quanto il problema dell'alloggio sociale sia difficilmente risolvibile. Le politiche di vendita di alloggi sociali perseguite su larga scala in Gran Bretagna hanno contribuito alla riduzione della percentuale di edifici sociali sul totale dello stock abitativo. Soltanto in alcuni paesi come Germania, Francia, Paesi Bassi e Finlandia è stata realizzata una vasta opera di riqualificazione urbana che ha contribuito a rinnovare interi quartieri, assicurando l'estensione di servizi anche in queste zone. Il processo di rigenerazione urbana risulta ancora incompiuto in numerose realtà italiane, spagnole, polacche, ungheresi ma, a livello locale, sono numerose le ricette adottate per evitare la ghettizzazione di chi vive in alloggi sociali. Ad esempio, in Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Irlanda si è cercato di preservare il cosiddetto “mix sociale”, ovvero il raggiungimento dell'equilibrio tra differenti gruppi etnici e sociali residenti in uno stesso quartiere. Più recentemente si è puntata l'attenzione sulla riconversione energetica del patrimonio abitativo esistente, di cui il 60% registra ancora alti consumi. L'aumento dei prezzi dell'energia ha posto un'ulteriore sfida in un campo che richiede interventi congiunti da parte di autorità pubbliche, enti di gestione ed inquilini, spesso a basso reddito (L'Industria delle costruzioni 407/2009). 156