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Era una serata come tante se ne erano passate negli ultimi undici anni. Benché il clima
incoraggiasse il contrario, le strade erano vuote,le tende alle finestre delle case tirate e tutta la
comunità magica rintanata tra le mura delle loro dimore nella speranza di non essere costretti ad
uscire, né che qualcuno chiedesse di entrare...di quei tempi non si era mai sicuri di chi varcasse
veramente l'uscio della propria casa.
Era una serata come tante...ma nessuno sospettava che non lo sarebbe stata più!
Un uomo si faceva strada tra le macerie di una casa distrutta. Cercava qualcosa, qualcuno e
sperava. Ma non era solo la speranza ad invaderlo...in effetti provava troppi sentimenti insieme
per riuscire a definire il suo stato d'animo in quel momento. Mentre trascinava i suoi arti verso una
meta che non avrebbe mai voluto raggiungere avrebbe voluto piangere, urlare o...peggio. Queste
emozioni sovrastavano ogni sentimento che avesse mai provato in vent'un anni di vita, più grande
persino dell'odio verso il suo stesso sangue, quella nobile e antichissima casata che per lui era
descritta benissimo dal suo solo nome: Black!
Tuttavia a calmare quelle emozioni bastarono le voci di due persone ormai lontane, ma che il suo
cuore non voleva smettere di credere che fossero ancora vicine. Queste persone gli avevano fatto
promettere qualche tempo prima di prendersi cura di ciò che di più caro avevano al mondo se mai
i loro più grandi timori fossero diventati realtà e lui aveva promesso. L'aveva fatto senza davvero
credere che tutti gli avvenimenti di quella notte potessero accadere, ma ciò nonostante aveva
offerto a quelle due persone, le uniche due persone che avesse davvero amato in tutta la sua vita,
una possibilità di salvezza. Incredibile come, in quella sera, la loro possibilità di salvezza era
diventata la causa della loro morte e, anche se a distanza di tempo, la rovina della sua vita.
Sirius Black camminava così assorto in questi cupi pensieri quasi dimenticando perché era lì, a
Godric' s Hollow, dimora dei suoi migliori ricordi ma per quanto gli piacesse l'idea di poter
dimenticare, lui sapeva che non poteva permetterselo...e comunque il dolore e il dovere erano
troppo forti perché scomparissero nel nulla, cancellati da qualche rimorso.
E fu così che i suoi piedi urtarono contro qualcosa di morbido. Era una sensazione strana il tocco
di una cosa così soffice, dopo aver calpestato macerie per inesauribili e lunghi minuti; era una
sensazione così strana che Sirius non riuscì a impedire ai suoi occhi di vedere cosa c'era lì, per
terra. Abbassò lo sguardo e orripilato, amareggiato vide il risultato degli avvenimenti di quella
notte. Si inginocchiò quasi in lacrime, di tristezza, di rancore...di odio.Le sue mani tremanti
indugiarono su quella pelle, gelida al solo sguardo ma lui non voleva davvero toccarla, perché
sarebbe stata la conferma del suo fallimento, delle sue colpe!
Così guardò avanti...e si pentì di averlo fatto! Lì, a pochi centimetri c'era quella conferma, solo più
chiara, improvvisa, atroce! Si alzò di scatto e si avvicinò a quel secondo corpo che ormai non era
altro che un corpo, senza vita, senza anima. Non ebbe paura perché sapeva che quella poteva
essere l'ultima occasione che aveva per abbracciare il suo migliore amico...e mentre le sue braccia
scivolavano sulle sue spalle e il suo volto cadeva sul suo petto silenzioso, quel pianto così
dolorosamente frenato fino a quel momento, si liberò! Le lacrime sgorgarono dagli occhi di un
ventenne per ricadere sul corpo di un uomo che sarebbe stato ricordato per sempre come un eroe,
ma a Sirius tutto questo non importava! Per lui, James era già, era sempre stato e sarebbe stato
sempre un eroe e nel pensare questo si maledisse, perché se ora quell'eroe era solo un cadavere
era tutta colpa sua!
A interrompere il suo strazio fu un suono lontano, doloroso e indistinguibile all'inizio...ma poi Sirius
capì!
Non poteva crederci: si rimise in ginocchio e tese le orecchie intento a capire da dove provenisse
quel suono, poi si voltò, si alzò e fece qualche passo affrettato finché lo vide. Un lieve ma intenso
sorriso sollevato ma anche incredulo attraversò il volto di Sirius a quella vista. C'era un bambino
che piangeva a due passi da lui e per quanto triste fosse in realtà quell'immagine, lui ne era felice!
Si avvicinò a quel corpicino infreddolito e abbandonato e lo prese in braccio!
«Harry!» sospirò nel timore che fosse tutta un'illusione e a quell'unica parola il bambino si calmò. I
loro sguardi si incrociarono e Sirius rivide quegli occhi verdi che conosceva troppo bene per non
ricordarsi che ora erano chiusi a causa sua...poi la notò: una grande, sottile, bizzarra cicatrice a
forma di saetta! Che cos'era?
E quel breve istante di piena felicità fu sostituito nuovamente da quell'odio e quel rimorso. Doveva
essere quello il punto in cui Voldemort aveva colpito!Quella la dimostrazione che Peter Minus altro
non era che un vigliacco, debole traditore! Pensando a lui, a Sirius fece ribrezzo ricordare le
giornate passate a scuola con lui, la confidenza e soprattutto la fiducia datagli...una fiducia tale da
proporlo come Custode Segreto dei Potter al suo posto, perché credeva che Voldemort non
avrebbe sospettato di lui e invece lui era andato dritto dal Signore Oscuro a spifferare tutto!
Quell'idiota! Si promise di vendicarsi, guardando quel bambino e poi i corpi dei suoi genitori,
abbandonati poco più in là.
Ma prima doveva mettere al sicuro l'unica cosa giusta di quella serata! Guardò un'ultima volta i
suoi migliori amici, senza osare avvicinarsi poi fece per dirigersi verso la sua motocicletta, ma
prima che potesse raggiungerla una voce lo chiamò. Per la seconda volta in quella sera Sirius
cercò la fonte di un suono improvviso ma stavolta non fu difficile individuarla. C'era un'enorme
sagoma che avanzava dal fondo della strada, una sagoma due volte più alta e cinque volte più
grossa di un uomo normale, un'immagine curiosa se un Babbano fosse passato di lì in quel
momento, ma per niente strana ad un mago, soprattutto un mago che avesse frequentato la
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts:
«Buonasera, Hagrid!» disse Sirius, alzando il capo per incrociare lo sguardo del Guardiacaccia di
Hogwarts.
«'Sera Sirius! Anche tu qui, vedo! Beh...potevo immaginarlo! E' incredibile che in una serata di
festeggiamenti come questa qua, possa essere avvenuto un fatto così brutto!»
«Festeggiamenti? Quali festeggiamenti?» chiese Sirius, all'improvviso. Non capiva cosa ci fosse da
festeggiare nella morte di due maghi.
«Non l'hai saputo? Il Ministero vuole inviare un'edizione straordinaria della Gazzetta del Profeta a
tutte le famiglie della comunità magica...Tu-Sai-Chi...beh...è scomparso! Pare che questo
fagottino lo abbia fatto sbarellare!» aggiunse sorridendo e facendo il solletico a Harry, che fissava
incerto la barba lunga e ispida del Mezzogigante.
Adesso Sirius capiva! Non riusciva a spiegarsi come Harry avesse potuto sopravvivere a quella
terribile serata e adesso capiva...e per la prima volta, Sirius si porse la domanda che per lungo
tempo avrebbe fatto impazzire la comunità magica : perchè è sopravvissuto?
Ma non ebbe tempo di pensare ad una risposta, perché sentì le grosse mani di Hagrid avvolgersi
intorno ad Harry, con la chiara intenzione di portarglielo via. Sirius strinse a sé il bambino e disse:
«Che fai? Io sono il suo padrino! James e Lily l'hanno affidato a me!»
«Sirius! Ordini di Silente!»
«Chi se ne frega degli ordini di Silente!» e salì sulla motocicletta.
«Dice che è per il suo bene!»
«Il suo bene è stare con i suoi genitori e lo vedi dove sono, i suoi genitori adesso? Io sono la
persona più vicina che ha!»
«Non è vero! C'è la sorella di Lily! Devo portarlo nel Surrey!»
«E Silente vorrebbe affidare questo bambino ad una Babbana zoticona e pettegola che ha ignorato
sua sorella per anni e che sicuramente non conosce nemmeno il nome di suo nipote? Beh, puoi
dire a Silente che se il suo concetto di "bene" è questo, il bambino se lo può scordare!» e accese
la motocicletta.
«Sirius!! Sono convinto che Silente non darebbe mai Harry ai Babbani se non ci fosse un buon
motivo! Ci ho promesso che gli portavo Harry!»
«Anche io ho fatto una promessa, Hagrid! Al mio migliore amico!»
«Silente dice che morirà se non sta con i suoi!»
«Andiamo! Questo bambino è scampato al Signore Oscuro!»
«E' proprio...Tu-Sai-Chi...il problema! Silente non mi ha spiegato bene perché, ma dice che c'è
bisogno che Harry viva coi Dursley! Se vuoi davvero il bene di questo frugoletto, sai bene anche tu
che devi lasciarmelo portare al Preside!»
Sirius spense la motocicletta e si tolse il casco. Guardò di nuovo le sagome lontane dei suoi
migliori amici e ricordò la sera in cui aveva giurato di prendersi cura di Harry, la stessa sera in cui
aveva consigliato a James di fare Peter Custode Segreto. Quell'incontro era durato sì e no
mezz'ora, ma era stato abbastanza lungo da provocare tutti quei danni e quei cambiamenti nelle
vite di così tante persone!
Il mondo stava cambiando! La caduta del Signore Oscuro non passava certo inosservata...non
dopo undici anni di speranze, speranze che ormai pochi credevano ancora vive! La sua stessa vita
era cambiata in una sola notte e in quel momento si convinse che forse non era abbastanza
maturo, forte o peggio...al sicuro, per prendersi cura di una vita così importante per lui, per James
e Lily e per tutto il mondo della Magia! In più, Silente diceva che Harry doveva stare coi Dursley
perché ne andava della sua vita e per quanto in quel momento gli venisse difficile ammetterlo,
Silente non aveva mai sbagliato! Aveva a cuore quel bambino perché aveva a cuore i Potter e se
era arrivato al punto di lasciarlo nelle mani di una famiglia che sicuramente non lo avrebbe mai
fatto sentire amato, l'unica spiegazione era che non c'era altra soluzione!
Riaccese il motore e disse:
«Prendi la motocicletta! Farai più in fretta!»
Hagrid sorrise, afferrò il casco ma non lo mise perché era troppo piccolo, bensì lo appese al
manubrio. Poi tirò fuori una coperta bianca con cui avvolse Harry, sorrise ancora una volta a Sirius
e partì.
Un rombo lacerò la notte silenziosa, poi la motocicletta prese il volo e a grande velocità sparì nella
notte.
E mentre Sirius guardava allontanarsi la sua motocicletta, ancora si chiedeva come aveva fatto un
bambino così piccolo a distruggere il più grande mago che fosse mai esistito!
Per ben quindici anni quella domanda sarebbe stata senza risposta, persino per il diretto
interessato ovvero quel bambino che sorvolava l'Inghilterra per raggiungere una meta inospitale e
dolorosa senza sapere che era speciale, senza sapere che era famoso.
Per ben quindici anni quella domanda sarebbe stata senza risposta anche per quel ventenne che
stava in piedi là in basso a guardare allontanarsi tutto ciò che avrebbe dato un senso alla sua vita
da quel giorno in avanti.
La differenza era che dopo quindici anni quel bambino avrebbe capito perché il destino lo avesse
costretto a soffrire per così tanto tempo, mentre dopo quindici anni quel ventenne sarebbe
semplicemente scomparso dietro ad un velo, via dal mondo, via dalle risposte, via da Harry.
Ma una cosa li accomunava quella sera e li avrebbe accomunati per i dodici anni seguenti: il dolore
che avrebbero provato per essere soli al mondo quasi senza capire perché e la felicità di ritrovarsi
insieme, convinti che la loro vita stesse per migliorare!
Era una serata come tante e come non ce ne sarebbero state più per lungo tempo! Il mondo
avrebbe vissuto i successivi tredici anni in pace, ripopolando le strade, lasciando che la luce del
sole inondasse le finestre e che quella della luna le accarezzasse e tutto questo dal momento in cui
il sole fosse sorto di lì a poche ore! Ma quel bambino avvolto in un fascio di coperte, inconsapevole
della grande perdita che aveva subito, ignaro di essere ormai segnato da una cicatrice sulla fronte
e da qualcosa di molto più grande e pericoloso non poteva sapere che la sua felicità avrebbe
dovuto attendere ancora dieci anni...così come non sospettava nemmeno che improvvisamente
come sarebbe arrivata, la sua felicità sarebbe sprofondata nuovamente nelle tenebre...e forse non
ne sarebbe venuta più fuori!
A miglia di distanza da Godric' s Hollow, poche ore dopo, in una casa che sembrava stesse in piedi
per magia, la famiglia più povera e più felice della comunità magica festeggiava il ritorno alla
serenità, come tante altre famiglie nel giro di poche miglia.
Era un quadretto stupendo: due gemelli lentigginosi di appena tre anni ridacchiavano seduti sul
tappeto al centro della cucina mentre facevano scherzi magici al loro fratellino più piccolo, di
nemmeno un anno; sul divano una giovane donna chiaramente in dolce attesa si lasciava
accarezzare dal suo bambino di cinque anni, che di tanto in tanto dava una spinta ai suoi occhiali
tondi per non farli scivolare dal naso, mentre seduti al tavolo c'erano il padre di questa
meravigliosa famiglia e i due figli maggiori (il più grande già al secondo anno di Hogwarts e l'altro
pronto per frequentare la scuola il prossimo Settembre) intenti a leggere l'edizione straordinaria
della Gazzetta del Profeta che un gufo parecchio eccitato aveva scaraventato all'interno della casa,
svegliando tutti circa un'ora prima.
Era la copia più ricca e allo stesso tempo più povera che la redazione avesse mai sfornato: una
sola pagina, un solo articolo, intitolato "La caduta del Signore Oscuro"!
Al Ministero, in genere, ci si impegnava di più a trovare titoli agli articoli,ma visto l'argomento
evidentemente quella sera erano tutti convinti che una frase così semplice bastasse! D'effetto e
completa!
In quel momento Arthur Weasley leggeva ad alta voce di una casa distrutta, dei corpi senza vita
dei Potter e dell'incredibile sopravvivenza del loro bambino, mentre Charlie e Bill, i figli maggiori,
ascoltavano attentamente seduti ai due lati del padre, coi gomiti appoggiati al tavolo.
«Dio mio, Molly! Questo bambino ha solo un anno!»
A quelle parole la donna seduta sul divano prese in braccio il bambino che le ronzava intorno, lo
mise a sedere sulla poltrona e si avvicinò al tavolo. Dopo un po' il bambino la seguì.
«E' poco più grande di Ron! Dio mio, che tragedia! E ha anche una cicatrice a forma di saetta nel
punto in cui Tu-Sai-Chi l'ha colpito!»
A quella frase il bambino seduto alla destra del padre, Charlie, saltò su e chiese:
«Cosa vuol dire che ha una cicatrice, papà?»
«Beh...» fece per rispondere il padre, ma il figlio maggiore lo anticipò, scostandosi la frangia dagli
occhi:
«Immaginati Ron con una linea a zigzag sulla testa!» e i bambini risero.
La signora Weasley li rimproverò:
«Non dovreste parlare così di una disgrazia simile! Non vi farebbe piacere svegliarvi un giorno e
scoprire che la casa è vuota e che siete soli al mondo!»
«Via, Molly! Così lì spaventi! Percy, smettila di ronzare intorno a tua madre! Non lo vedi che è
stanca? Vieni qui! Siediti vicino a Charlie!»
Il bambino obbedì.
«Grazie Arthur!» e subito seguì un tonfo proveniente dal tappeto. La signora Weasley si voltò e
vide il suo figlio minore sdraiato a braccia aperte sul pavimento, mentre i gemelli ridevano.
«Ron! Oh, Santo cielo! Devi avere un sonno tremendo! Vieni! Ti porto a letto!» e la signora
Weasley prese in braccio il bambino, dirigendosi verso la scala. Poco più in là i gemelli imitavano il
loro fratellino mentre crollava stremato sul parquet. A quel punto la voce della signora Weasley
risuonò:
«Fred! George! In piedi! E' ora di dormire anche per voi! Avremo tempo domani per festeggiare!»
poi con voce più dolce si rivolse a Percy:
«Percy! Resti qui con papà o vieni con me?»
Il bambino non rispose. Per la verità non sembrava aver ancora acquistato l'uso della parola, ma si
limitò a correre dietro la madre, ignaro delle smorfie che i suoi fratelli più piccoli gli rivolgevano.
La signora Weasley mise a letto i suoi figli più piccoli, poi ridiscese in cucina per augurare la
buonanotte al marito e ai figli più grandi e salì in camera.
Si infilò sotto le coperte, già disfatte poiché prima dell'arrivo del gufo tutta la famiglia era già a
letto. Augurò, come tutte le sere, la buonanotte a Ginny, la bambina che aveva in grembo e che
sarebbe dovuta nascere a breve ma a differenza delle altre sere non chiuse gli occhi smettendo di
pensare...bensì continuò a farlo.
Pensava a quel bambino, che non conosceva, che non aveva mai visto, che fino a pochi minuti
prima non sapeva nemmeno che esistesse e che eppure in quel momento sentiva così vicino.
Se c'era una cosa di cui aveva paura, più della morte, più del Signore Oscuro era perdere un figlio,
uno dei suoi adorati figli. O peggio morire a quella giovane età, sapendo di lasciarli soli. Non
riusciva a immaginare cosa sarebbero stati costretti a passare se lei non fosse stata lì con loro, a
proteggerli, a consolarli e a rimproverarli quando ce n'era bisogno!
Ecco perché sentiva così vicino in quell'istante quel bambino solo al mondo, che nell'arco di
qualche infelice anno avrebbe considerato lei e tutta la sua famiglia, la sua stessa famiglia, tutto il
suo mondo! Che, senza che lei lo sapesse, in quel momento riposava sull'uscio di una casa di una
famiglia che non lo voleva...senza sapere che in quello stesso istante da un capo all'altro del
paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare ad Harry Potter: il
bambino sopravvissuto!
Beh, che dire? Saphir e Fanny mi hanno ispirato e ho scritto questa storia in cinque ore! Spero che sia venuta bene e soprattutto che vi
piaccia!
Non è proprio una storia, perché se uno che non si intende di Harry Potter leggesse queste pagine non ci capirebbe granché...anzi, non
capirebbe proprio nulla! E' più che altro un prequel di Harry Potter, quello che è successo prima che Vernon Dursley si accorgesse di un
gatto immobile sul muretto di casa sua e prima che stormi di gufi iniziassero a svolazzare sopra Londra!
E poi c'è il pezzo a casa Weasley perché ho sempre sognato di vedere, o meglio leggere, la storia di Harry raccontata dal punto di vista
di un altro personaggio!
Il mio stile non è granché perché ogni tanto mi impappino con gli aggettivi e le ripetizioni ma tutto sommato sono soddisfatta!
E se noterete delle similitudini con i libri originali di Harry Potter, come qualche frase o qualche descrizione, non è plagio: l' ho fatto
apposta!
Sono alcune delle espressioni che più mi hanno colpito ed emozionato leggendo la saga!
Ripeto: spero che vi piaccia!