Un fuoriclasse di Mondovì, appassionato di montagna e sport. Le
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Un fuoriclasse di Mondovì, appassionato di montagna e sport. Le
‘Mondovì Feu’ ‘Prato Nevoso Pioggia di Stelle’ L’anima della Granda negli scatti di Paolo Lombardi Un fuoriclasse di Mondovì, appassionato di montagna e sport. Le sue fotografie sono piccoli capolavori realizzati con passione, dedizione, padronanza della tecnica e fiuto scenografico di FRANCESCO RICCARDINI foto PAOLO LOMBARDI 184 ‘Fuochi Saluzzo’ accontare la provincia di Cuneo con le immagini è una sfida che appassiona da sempre i fotografi. Il territorio della Granda alterna borghi pittoreschi, vallate e pianure, corsi d’acqua e dolci colline, circondato su tre lati dalle cime delle Alpi Liguri, Marittime e Cozie, che lo separano per pochi chilometri dal mar Ligure: una vicinanza al Mediterraneo che influisce sul clima, umido ma non particolarmente freddo. La varietà paesaggistica, così, fa del Cuneese la meta ideale per gli artisti armati di fiuto, cavalletto e una buona macchina reflex digitale. Paolo Lombardi, graphic designer, è un fotografo emergente della scena cuneese. Piemontese doc, è nato nel 1976 a Mondovì, dove vive e lavora da sempre. Ama la montagna e lo sport, e ha praticato speleologia e arrampicata d’alta quota. Paolo si è diplomato al liceo classico Beccaria di Mondovì, un’esperienza lontana dalla sua professione, ma che gli è ser- R Paolo Lombardi 185 ‘Colle Agnello Twilight’ ‘Lago d'Orgials’ «Per me è importante avere una mentalità elastica e pronta a confrontarsi con le nuove tecnologie» ‘Capre Colle Agnello’ vita per allargare i suoi orizzonti. Dopo la maturità ‘Suntuario’ ha frequentato una scuola di grafica a Milano che gli ha fornito alcune basi fondamentali, permettendogli di aprirsi al mondo e alle novità tecnologiche. Ma è soltanto nel 2012 che Lombardi si è concentrato sulla fotografia digitale. A convincerlo a insistere su questa strada sono stati i corsi di videomaking iniziati l’anno precedente, e poi proseguiti nel settore del photomaking: una serie di seminari, workshop e corsi di fotografia dal vivo e online (tuttora in svolgimento), che gli hanno permesso d’imparare i trucchi del mestiere anche dai grandi fotografi d’oltreoceano. I riconoscimenti non si sono fatti attendere. Tre anni fa Paolo Lombardi ha vinto il primo premio al concorso ‘In movimento’, organizzato dall’Associazione Mondovì Photo (scatto selezionato, ‘Winderful’). Nel 2014 si è classificato primo al concorso ‘Le nostre montagne’ di Grey Bear con la foto ‘Maladecia Beach – Lago Maladecia’. Ma il riconoscimento che lo ha gratificato maggiormente è stato quello dell’Editor’s Choice sul portale 500px.com, che ha selezionato il suo scatto ‘No Light Painting… No Party!’. Attualmente, Lombardi sta curando un progetto foto- ‘Cavalli Colle Agnello’ grafico dell’Unesco, dedicato ai castelli delle Langhe Patrimonio dell’Umanità. Un momento di grazia per il fotografo piemontese, che ci racconta del suo mondo: la Granda da sognare. Come è nata la sua passione per la fotografia? «Ho una creatività innata e ho sempre nutrito l’interesse per la fotografia. Appassionato di automobilismo, nel 2011 ho partecipato al concorso di un’emittente televisiva locale, che organizzava giornate di prova su strada. Il candidato veniva seguito da un cineoperatore e da un fotografo; parlai con questi tecnici e mi interessai al montaggio video e al lavoro fotografico. La prima macchina digitale compatta l’ho vinta dieci anni fa, con una raccolta punti promozionale. E inizialmente l’ho lasciata in disparte, perché non ne conoscevo le potenzialità. Ora, della macchina digitale non posso più fare a meno. Di lei e soprattutto di Photoshop, che è diventato il mio punto di riferimento fondamentale nella fase di postproduzione dello scatto». È migliore la fotografia digitale rispetto a quella su pellicola? «Per me è importante avere una mentalità elastica e pronta a confrontarsi con le nuove tecnologie. I rullini a pellicola da 36 pose costavano molto e, nonostante l’investimento, i risultati fotografici erano sempre diversi. Non sapevi mai a cosa attribuire il cambiamen- to significativo, se alla pellicola, alla fotocamera, al fotografo o allo sviluppatore. La macchina digitale permette di dominare meglio le potenzialità espressive di un’immagine e poi il mouse, o meglio la penna su tavoletta, diventa come il pennello di un pittore». Che tecnica utilizza? «Lavoro quasi sempre con il metodo Hdr, acronimo di High Dynamic Range. È una lavorazione del soggetto fotografico basata su più scatti con diversi tempi di esposizione, realizzati in formato Raw e poi miscelati a mano con varie tecniche in Photoshop. Nel caso di fotografie al cielo stellato, si può arrivare a fare circa 900 foto in sequenza ravvicinata, per poi sommare gli scatti e ottenere uno ‘star trail’ con le scie delle stelle. Lo stesso risultato non si otterrebbe se si tenesse aperto l’otturatore per qualche ora, perché la macchina catturerebbe troppo disturbo per via dell'inquinamento luminoso emanato dalle luci artificiali dei centri abitati». Come nasce un clic perfetto? «L’idea per uno scatto può nascere da circostanze casuali. Magari stai guidando e ti appare un’immagine o uno scorcio del paesaggio che ti colpisce. E anche se ti trovi in un posto che frequenti spesso, può darsi che in quel momento lo colga in un modo diverso, più accattivante. A quel punto scendi dall’auto, studi ‘Maladecia Beach’ ‘No Light Painting... No Party’ ‘Cometa PanSTARRS’ ‘Cuneo Sunset’ ‘Vernante Scie’ ‘Fossano Moon’ «La macchina digitale permette di dominare meglio le potenzialità espressive di un’immagine e poi il mouse, o meglio la penna su tavoletta, diventa come il pennello di un pittore» 188 ‘Cuneo Via Roma’ lo scatto e segni tutto su un taccuino. Le fasi di lavorazione di una fotografia sono tre: il prescouting (pianificazione, con valutazione dello scenario e delle variazioni climatico-ambientali, ottenuta con software specifici), l’uscita vera e propria per realizzare lo scatto (con stazionamento sul posto anche di mezza giornata) e la postproduzione al computer. Le prime due fasi occupano il 30-40% della lavorazione, mentre l’ultima è la parte più sostanziosa, un buon 50-60% del lavoro». In cosa consiste il lavoro di postproduzione? «Nel genere di scatti eseguiti durante l’ora blu (ovvero mezz’ora dopo il tramonto, la cosiddetta ‘twilight’), amo rifarmi ai principi della pittura: soprattutto a par- ticolari teorie dei colori elaborate da nomi illustri come Goethe, Klee e Kandinsky. Grazie a questi principi, cerco di raggiungere il giusto equilibrio cromatico tra toni freddi (ad esempio i blu, che devono occupare i 2/3 della scena) e caldi (ovvero i gialli, che coprono la parte restante), i quali nel buio tendono a trasmettere un senso di energia ‘positiva’, riscaldando l’animo. Tutto ciò per enfatizzare l’‘emotional mood’ nella mia visione». È difficile stabilire un limite quando si lavora a una foto? «Lo sviluppo di una foto dipende dal mio stato d'animo. Alcuni scatti ce li ho lì sul computer da due anni e li svilupperò solo quando riuscirò a raggiungere, dentro di me, l'armonia necessaria per trovare l’esatta combinazione cromatica, quella che più si addice allo stato d’animo con cui ho scattato la fotografia». Se le chiedessi uno scatto simbolico per ogni luogo della provincia di Cuneo, cosa sceglierebbe? «Di Mondovì, la mia città natale, ho fotografato quasi tutto. Ogni luogo ha alcuni soggetti che vengono sempre immortalati, che diventano dei classici. Ma bisogna sforzarsi di andare oltre e proporre qualcosa di diverso. A Cuneo, ad esempio, è un’abitudine fotografare piazza Galimberti, sia deserta che con la gente che passeggia. Se decidessi di fotografarla, lo farei da un altro punto di vista. Magari dall’alto con una gru, per coglierne aspetti nuovi. Nel capoluogo della Granda i punti più scenografici del centro sono i palazzi di via Roma, da poco pedonalizzata. L’immagine che ho negli occhi è una foto di Cuneo al tramonto, con lo skyline dei palazzi vecchi che si staglia nel cielo rossastro, mentre all’orizzonte s’intravedono le montagne. Questo panorama mi ricorda quello di Seattle, con il Mount Rainier sullo sfondo, mentre noi godiamo della splendi- ‘Mondovì Sunbeams’ da visione del monte Besimauda. Di Saluzzo, invece, mi ha sempre colpito l’immagine notturna dei fuochi d’artificio, che vengono riproposti in numerose occasioni durante l’anno. Savigliano ha un grande potenziale, realizzerei una foto a parecchi metri d’altezza, o sicuramente con una bella luna sullo sfondo. Quanto a Fossano, le ho dedicato uno dei miei scatti più riusciti: una foto notturna in cui una gigantesca luna abbraccia quasi per intero il profilo dei palazzi medievali, mentre in lontananza appaiono le alture di Bossolasco. Anche Alba e Bra regalano spunti importanti, ma preferisco le foto scattate nella natura». «Lo sviluppo di una foto dipende dal mio stato d'animo» ‘Santuario Twilight’ ‘GruMoon’ «L’idea per uno scatto può nascere da circostanze casuali. Magari stai guidando e appare un’immagine o uno scorcio del paesaggio che ti colpisce» Per info: [email protected] ‘Da grande farò’ ‘Winderful’ Quali sono i paesaggi più scenografici della Granda? «Consiglio di godersi lo spettacolo delle nostre vallate, come la valle Stura di Demonte e tutto il Monregalese. Imperdibili le visite ai luoghi simbolo ad alta quota. Il Bric Mindino, nel comune di Garessio, è una delle location più ricche di fascino; si trova a 1879 metri d’altezza, e da lì si domina tutto il territorio circostante: da una parte la vista spazia sulla pianura, sui borghi cuneesi e su tutto l’arco alpino, fino al monte Rosa; dall’altra, sul mar Ligure fino al Tirreno. E nelle giornate limpide, se ci si aiuta con un teleobiettivo potente, si scorge in lontananza il profilo della Corsica. Lì ho realizzato foto di grande impatto. Un’altra location dove amo andare è Prato Nevoso, luogo in cui ho realizzato foto notturne soprattutto nel periodo invernale: il contrasto tra il bianco della neve, il colore delle luci artificiali e il cielo stellato regala effetti particolari. Tra i luoghi simbolo del Cuneese c’è anche il Santuario di Sant’Anna di Vinadio, che domina la Granda a oltre duemila metri d’altezza e che esercita sempre una grande attrattiva sui fotografi». Si perde spesso a contemplare la sua terra? «La Granda regala scorci notturni incredibili: io scelgo di fotografare soprattutto nell’ora blu, quando il cielo vira dall’arancio al blu e le luci che si accendono creano un’atmosfera speciale. Inoltre, delle mie zone amo la linea ferroviaria storica, la tratta Cuneo-Limone-Ventimiglia: attraversa passi alpini e valli strette con passaggi arditi, anche a centinaia di metri dal fondovalle, quindi su ponti spettacolari. Ho notato che mancava qualcosa (qualcosa di originale) alla solita rappresentazione fotografica di questo soggetto; così, nel 2013, ho realizzato il progetto fotografico ‘Le Scie Luminose sulla Cuneo-Ventimiglia’ (seguito del mio progetto base ‘Night Vision Landascapes’, iniziato nel 2012), ovvero il frutto di una serie di scatti in notturna a quel treno. Mi ci sono voluti mesi di appostamenti, fra novembre 2013 e luglio 2014; volevo infatti rappresentare lo scorrere del tempo, basato su tre elementi scenici, tre scie: quella lasciata dal treno al suo passaggio, le scie delle auto in movimento e quelle delle stelle, rappresentate con scatti sovrapposti realizzati nell’arco di cinque ore consecutive. Il risultato sono state quindici fotografie, delle quali solo dodici stampate. Il progetto è ancora in fase di lavorazione con scatti inediti». Quali eventi culturali consiglierebbe a un turista che visita la Provincia Granda? «Se parliamo di cultura locale, consiglio le sagre di paese, organizzate nelle borgate soprattutto in estate. Il Cuneese è una terra con una forte componente culturale occitana: il 25 agosto sono stato al festival di Coumboscuro, manifestazione in cui i canti, gli spettacoli e i prodotti offerti sono un concentrato di folklore unico nel suo genere, tipico di una zona a cavallo fra vallate di paesi stranieri. Non bisogna dimenticare che, durante il Medioevo, da queste zone di transito passava la Via Francigena». I