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EDISON LANCIA SU YOUTUBE L’ARCHIVIO CINEMATOGRAFICO DI ERMANNO OLMI SU YOUTUBE 15 film su Edison e la crescita del Paese, il lavoro dell’uomo e i cambiamenti sociali degli anni ’50 Edison apre il suo ricco patrimonio cinematografico di documentari e film di Ermanno Olmi su Edison Channel – Youtube: https://www.youtube.com/playlist?list=PLjV4jdWdzFfDCg5Q1vCtll7sWRp40Kl2W Una straordinaria raccolta di documentari sull’energia, la crescita industriale e i cambiamenti sociali del Paese negli anni ‘50 diretti dal grande regista che ha iniziato la sua carriera in Edison. La storia di Olmi è la storia di un grande regista che proprio alla Edison ha mosso i primi passi, apprendendo e sperimentando in azienda le tecniche di un’arte che lo ha reso illustre nel panorama cinematografico internazionale. Olmi inizia a lavorare sin da giovane in Edison curando l’organizzazione delle attività ricreative per i dipendenti, in particolare quelle relative al servizio cinematografico (1953-1961). Olmi filma la costruzione delle centrali elettriche, gli uomini e il loro impegno nel lavoro, realizzando circa 40 documentari e coinvolgendo a sua volta altri colleghi nelle sue “avventure” cinematografiche. Durante gli anni in Edison, Olmi esprime una profonda sintesi tra la documentazione tecnica degli impianti elettrici e la sensibile descrizione del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, ovvero il ritratto di una società, quella degli anni Cinquanta, che stava assistendo alla rinascita dell’industria italiana. Documentari di valore come “La diga sul ghiacciaio”, “Tre fili fino a Milano” e “Un metro è lungo cinque”, che riflettono il progresso al cui centro rimane sempre l’uomo e la sua voglia di guardare al futuro. I documentari e film di Olmi sono stati recuperati e digitalizzati per poi essere caricati su Youtube. I film sono raccolti in 4 sezioni: Edison e la crescita del paese; Il lavoro dell’uomo; I grandi scrittori e autori; Attività sociali. Edison e la crescita del paese SABBIONI UNA DIGA A QUOTA 2500 / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1953) SOCIETÀ EDISON, B/N, 10' RESPONSABILI: Colombo, Carla [Montaggio] Hanno collaborato alla realizzazione di questo documentario: Ugo Franchini e Attilio Torricelli. SINOSSI: In alta Val Formazza sta nascendo un altro importante impianto idroelettrico, il più alto di tutta la vallata. Sulle rive del lago di Morasco è sistemata la centrale, il cui funzionamento sarà automatico. Appena le turbine potranno girare, per la condotta forzata lunga 985 m scenderà l’acqua raccolta e trattenuta dalla diga dei Sabbioni. Quest’opera, oltre all’ingente quantità dei materiali impiegati, è costata 5 stagioni di lavoro a più di 1200 uomini, tecnici e operai, che per mesi hanno vissuto nel cantiere lontano dalle loro case. Fin dai primi lavori, il giovane regista comincia a delineare quello stile personalissimo che ritroveremo nelle sue opere più mature, un mestiere da “artigiano”, alimentato dalla voglia di apprendere tutte le possibilità della tecnica e da una grande capacità di osservare. “Sui cantieri o nelle fabbriche curiosava, parlava con gli operai e dirigenti, cercava di ambientarsi. Ogni tanto impugnava la cinepresa e filmava a mano un’immagine, un personaggio, una testimonianza. Guardava, ascoltava, assorbiva e rifletteva. Appuntava le cose sulla pellicola senza avere in testa una vera “scaletta” di racconto. Tornato a Milano, il regista passava e ripassava il materiale alla moviola, magari da solo e di notte; e a un tratto decideva di ripartire, girava dell’altro e accumulava materiale.” (Tullio Kezich) LA DIGA DEL GHIACCIAIO / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1955) Italia; Servizio Cinematografico della Società Edison, B/N, 10’ 22” RESPONSABILI: Colombo, Carla [Montaggio]; Bassi, Pier Emilio [Musica]; Rizza, Silvano [Commento]; Franchini, Ugo [Direttore produzione]; Locatelli, Walter SINOSSI: Sulle rive del lago di Morasco in Val Formazza, completamente scavata nella roccia, è sistemata la centrale del Gruppo Edison. Il suo funzionamento sarà automatico, le sue turbine spinte dall'acqua che scorre nella condotta forzata mantenuta a 2500 m di quota da una diga colossale che sbarra la conca del ghiacciaio dei Sabbioni. Questo documentario racconta non solo l'evoluzione dei lavori, ma anche le fatiche quotidiane di questi uomini, ora ansiosi per lo scoppio di una mina, ora silenziosi per la nostalgia della famiglia lontana. “Alcuni dirigenti mi danno l’incarico di fare delle riprese di una diga in costruzione come documentazione aziendale. Quindi mi assento dall’ufficio come impiegato e vado alla diga di Morasco, in alta Val Formazza. Solo che lì faccio un colpo di mano: anziché girare in 16 mm, mi procuro un’Arri 35 mm, perché nel frattempo, frequentando il laboratorio, guardando le riprese degli operatori che giravano i cinegiornali con l’Arriflex, mi ero reso conto della differenza tra il passo ridotto e il normale. Così, con la mia Arri, giro per tre settimane nel cantiere, era il 1954. Poi sonorizzo il montato in laboratorio con uno speaker della televisione che, finito il lavoro, porta una copia de La diga del ghiacciaio in Rai, che decide di mandarla in onda.” (Ermanno Olmi) IL RACCONTO DELLA STURA / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1955) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 9’ RESPONSABILI: Pozzi, Carlo [Fotografia]; Bianchi, Florio Nerino [Montaggio]; Bassi, Pier Emilio [Musica] SINOSSI: Il fiume Stura, piegato dalla volontà degli uomini, è il protagonista di questa storia. I disegni animati di Luigi Turolla e la voce in off illustrano il complesso sistema di tubature sotterranee e sbarramenti che fa confluire le acque di tutta una valle nelle turbine della centrale scavata nel sottosuolo. Il fiume “dal corso disordinato” e la diga “simile a una mano concava lunga 200 metri” sono gli strumenti dell’ingegno umano per la produzione dell’energia. Il commento finale ricorda : “quanto lavoro, quanti calcoli, quanti timori sono stati il prezzo dell’impianto. Vi sono contributi che non sono misurabili, sacrifici che non si traducono in cifre”. Io appartengo sia al mondo contadino che al mondo operaio e ho sempre pensato che la storia si faccia con “i grandi numeri”, dunque che i veri protagonisti siano i contadini, gli operai, gli impiegati e oggi gli operatori dei computer, dei telefonini…la storia passa soprattutto da lì. Quando ho girato film sul mondo del lavoro, ho sempre avuto in mente come destinatari i lavoratori stessi.” (Ermanno Olmi) LE GRAND BARRAGE / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1961) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 16’ RESPONSABILI: Caimi, Lamberto [Fotografia]; Bassi, Pier Emilio [Musica] SINOSSI: Gli sbarramenti presentati in questo documentario hanno delle caratteristiche che si inquadrano in due temi sottoposti all'esame del VII Congresso Internazionale delle Grandi Dighe (Roma, 1961). Due cineoperatori ci guidano nella visita delle più importanti realizzazioni idroelettriche della Edisonvolta. “Erano queste accensioni di vitalità, spesso scherzose, a differenziare i documentari di Ermanno dagli altri partecipanti alle rassegne, dove i festivalieri gli erano grati di uscire dal grigiore e dalla noia della comunicazione didattica o promozionale. Un altro esempio spassoso si trova nel documentario Le Grand Barrage, dove le visite alle dighe sulle montagne sono intercalate dai duetti dialettali fra una coppia di collaboratori della Sezione Cinema in veste di fotografi vagabondi”. (Tullio Kezich) Il lavoro dell’uomo LA PATTUGLIA DEL PASSO S. GIACOMO / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1954) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 13’ RESPONSABILI: Pozzi, Carlo [Fotografia]; Colombo, Carla [Montaggio]; Bassi, Pier Emilio [Musica] Al Festival di Trento del 1954, il film vinse il primo premio nella categoria “I problemi industriali della montagna”. SINOSSI: L'interruzione accidentale della linea elettrica San Giacomo a 220.000 richiede l'intervento di una squadra di tecnici specializzati. La telecamera del regista segue il cammino di questi uomini verso il luogo del loro intervento, soffermandosi curiosa sugli splendidi paesaggi innevati e sugli abitanti della zona impegnati nelle loro attività quotidiane. Nei primi minuti il regista filma la vita di un paese di montagna dove la vita scorre tranquilla scandita dai giochi dei bambini e dai suoni degli abitanti al lavoro, quindi la voce over c’introduce nella storia: “ Queste immagini raccontano un piccolo fatto di cronaca avvenuto nell’Alta Val Formazza in primavera. E’una storia di tutti i giorni con eroi di tutti i giorni”. Sono i protagonisti anonimi della crescita industriale del boom economico, ancora legati alla loro cultura, ma pieni di fiducia nelle nuove possibilità di benessere portate dall’industria. “In genere si tende a raccontarla (la storia) attraverso i grandi protagonisti che, al limite, hanno prodotto i presupposti perché avvengano i grandi cambiamenti, che si fanno sempre sulla pelle della gente. Infatti se guardiamo le facce dei lavoratori della Edison, sono facce da operai perché li vediamo in un cantiere, se le pensiamo in un campo diventano facce da contadini: non cambia nulla: era il popolo italiano.” (Ermanno Olmi) CANTIERE D'INVERNO / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1955) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 10’ RESPONSABILI: Donato, Giovanni [Fotografia]; Olmi, Ermanno [Montaggio]; Locatelli, Walter [Montaggio]; Fenili, Dino [Musica] SINOSSI: Olmi documenta la costruzione di una diga nella Val Chiese, scegliendo di cominciare il racconto proprio nel momento in cui i lavori si fermano per la pausa invernale. Nel silenzio innevato di quei lunghi mesi, protagonisti diventano i custodi del complesso. La diga, che prima sembra umanamente condividere con quegli uomini l'attesa della fine dell'isolamento, diviene protagonista dei frenetici lavori ripresi in primavera. “La mia formazione nell’azienda è stata la base del mio rapporto con il cinema. Già in alcuni documentari fatti di mia iniziativa (oltre ai trenta o quaranta che ho realizzato per scelta o per comprensibile imposizione dell’azienda), c’è il tentativo di rappresentare il mondo del lavoro con un taglio particolare: quello dell’osservazione dell’uomo e dei suoi problemi personali nell’ambito delle attività lavorative.” (Ermanno Olmi) LA MIA VALLE / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1955) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 9’ RESPONSABILI: Pozzi, Carlo [Fotografia]; Bianchi, Florio Nerino [Montaggio]; Bassi, Pier Emilio [Musica] SINOSSI: Pronto a partire per il suo luogo di lavoro "a due passi dalle nuvole", il guardiano della grande diga ricorda con affetto la storia della valle dove è nato. Un canto d'amore appassionato attraverso lo scorrere dei ricordi per la bellezza di quei luoghi che sembravano destinati all'abbandono definitivo senza il nuovo impulso dato dalla costruzione della centrale Edison. La forza del legame con una società fatta di gesti e tradizioni che vanno scomparendo si riassume nelle parole di presentazione del protagonista: "la storia della mia vita è la storia del mio amore per la valle". “Per fare un film anzitutto metto a fuoco un tema. Non scrivo la sceneggiatura perché essa sarebbe per me un vincolo spaventoso, un grosso limite. Inizio la lavorazione del film andando in cerca dei luoghi e delle persone. Queste ultime le cerco nell’ambiente in cui esse già vivono. Quando le trovo le riunisco e comincio a lavorare con loro. Dapprima le faccio muovere davanti alla macchina da presa con passaggi, cose leggere in modo che il loro contatto con la macchina da presa diventi talmente normale che non soffrano più complessi. Questo fatto dura alcuni giorni, finché essi non badano più alla macchina da presa. Il film viene fatto con una mia provocazione e con il loro coinvolgimento personale, il che consente di raccogliere una serie di contributi all’insaputa degli interpreti stessi. Il protagonista di Un certo giorno alla fine delle riprese mi ha detto in confidenza: “Ma sa che questo lavoro assomiglia maledettamente alla mia vita”. (Ermanno Olmi) COSTRUZIONI MECCANICHE RIVA / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1957) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 22’ RESPONSABILI: Bassi, Pier Emilio [Musica] SINOSSI: Documentario realizzato dall'Ufficio Propaganda della "Costruzione Meccaniche Riva S.p.a." in collaborazione con la Sezione Cinema della "Edisonvolta S.p.a.". Viene illustrata dettagliatamente la costruzione di una ruota Pelton: dalla fase progettuale alla realizzazione e al trasporto fino alla destinazione finale. Ogni problema tecnico e logistico è stato risolto grazie alla professionalità e allo sforzo congiunto di tecnici e operai, insieme hanno concepito un progetto, l'hanno disegnato e realizzato. “Quando un progetto diventa un oggetto reale, c’è dentro il lavoro dell’uomo, il sudore, le ore che ci sono volute per realizzarlo, e anche se è stato fatto a macchina, comunque alla fine resta un prodotto realizzato dalle mani dell’uomo. Del resto è un ‘esperienza corale del lavoro che ancor oggi si sente: gli operai che fanno una diga, la troupe che fa un film, celebrano un lavoro fatto insieme e che gratifica non soltanto il caporeparto e il regista, ma anche l’apprendista che porta i cavi.” (Ermanno Olmi) TRE FILI FINO A MILANO / Olmi, Ermanno [Documentario industriale] (1958) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 24’ 30” RESPONSABILI: Bellero, Carlo [Fotografia]; Viola, Giampiero [Montaggio]; Bassi, Pier Emilio [Musica] SINOSSI: Gli abitanti della zona guardano curiosi la costruzione dei piloni della rete elettrica sulle loro montagne. La camera del regista documenta la fatica di questo lavoro ad alta quota alleggerita da una chiacchierata in un momento di pausa o da una canzone. La telecamera riprende gli operai impegnati nel montaggio di una linea elettrica a 220.000 volt in Val Daone nell’Alto Chiese, anche quando non sembra succedere nulla di importante per la documentazione dei lavori e la voce over limita i propri interventi al minimo indispensabile. Protagonisti assoluti sono i contadini e gli operai che realizzano e vivono il cambiamento della valle e che, per il regista, sono i veri destinatari dell’opera. “La persona che viene coinvolta in un mio film…si presenta con la propria pelle. Di questa persona colgo le azioni che essa farà spontaneamente senza la mediazione dell’artificio dell’attore… Per esempio, l’operaio che deve interpretare un ruolo di operaio agisce come tale non solo perché ha la faccia dell’operaio, ma perché dentro ne la costituzione. L’attore invece è portato a fare il verso all’operaio…Nel cinema che voglio fare io, cioè un cinema che intende essere di confronto di noi stessi con la vita, questa mistificazione non può andare bene.” (Ermanno Olmi) I grandi scrittori/autori DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGIERE / Olmi, Ermanno [Documentario] (1954) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, B/N, 10’ INTERPRETI: Pampurini, Paolo [venditore]; Tarascio, Enzo [passeggiere] RESPONSABILI: Pozzi, Carlo [Fotografia]; Bernacchi, Adriano [Fotografia]; Viola, Giampiero [Montaggio]; Bassi, Pier Emilio [Musica]; Costabile, Aniello [Orchestrazione]; Soffientini, Alberto [Organizzazione] SINOSSI: Il soggetto tratto dalle "Operette morali" di Giacomo Leopardi, racconta di un breve scambio di battute tra un venditore di almanacchi ed un passeggiere, suo potenziale cliente. Il dialogo verte intorno l’anno che verrà, che sarà sicuramente meglio di quello in cui stanno vivendo. Il venditore afferma, rispondendo alle domande del passeggiere, che, pur vendendo almanacchi da vent’anni, potendo sperare che l’anno che verrà sia uguale ad uno degli ultimi venti non ne sceglierebbe nessuno e potendo tornare indietro, preferirebbe non fare la vita che ha fatto, ma sceglierne un’altra. Così pensa anche il viaggiatore, affermando che così pensano tutti: il caso ha trattato male tutti fino a quel momento. Poi compra l’almanacco più caro e il venditore continua il suo giro. Nel corso di un’intervista il regista Ermanno Olmi racconta così le motivazioni che lo hanno portato alla scelta del testo leopardiano. “La caratteristica tecnica più evidente di tutti i miei documentari – e non solo dei miei, perché all’epoca lavoravamo tutti così – è la post-sincronizzazione del sonoro. A un certo punto, comincio a vagheggiare l’idea di fare un film in presa diretta, cioè un racconto dove le persone parlano e tu registri quello che dicono. E dunque ho bisogno di una macchina sonora e non della Arri che era rumorosa. Così chiedo alla direzione generale di acquistare una nuova macchina da presa. Era un investimento importante, che corrisponderebbe oggi a 150-200 milioni di lire. Ma all’epoca producevamo documentari che, a volte, godevano dei premi governativi, venivano abbinati ai film in sala e potevano dunque avere una notevole diffusione. L’acquisto venne autorizzato direttamente dal direttore generale. Arriva la nuova Eclair 300, una bellissima macchina da presa, con cui poi faccio Il tempo si è fermato. Così, per collaudare la macchina – e collaudare anche noi stessi – decido di girare un piccolo dialogo. Scelgo Leopardi perché l’autorevolezza dell’autore giustificava il provino di una macchina così importante. Poi mi interessava l’intreccio di varie nozioni di tempo: quello del calendario, il tempo del pensiero, delle aspirazioni del futuro.” (Ermanno Olmi) L'ONDA / Olmi, Ermanno [Documentario] (1955) Italia; Edisonvolta, Colore, 7’ 30” RESPONSABILI: D'Annunzio, Gabriele [Dal poema di]; Albertazzi, Giorgio [Voce]; Donato, Giovanni [Fotografia]; Torricelli, Attilio [Assistente operatore]; Costabile, Aniello [Musica]; Costabile, Aniello [Direzione d'orchestra]; Colombo, Carla [Montaggio]; Olmi, Ermanno [Montaggio]; Franchini, Ugo [Direttore di produzione]; Locatelli, Walter [Segretaria/o di produzione] SINOSSI: Illustrazione visiva dell’omonima poesia di D’Annunzio letta da Giorgio Albertazzi “L’ho girato nel 1955 per tarare una specie di “Cinemascope all’italiana”. In quel periodo infatti le produzioni americane cominciano a essere girate in Cinemascope, cosa che finisce per avere un’influenza anche sui nostri documentari. Uno dei fratelli Donato e un tecnico della Galileo si ingegnano a costruire un loro obiettivo anamorfico per riprodurre il formato del Cinemascope, e mi danno l’incarico di provare l’obiettivo. Per controllare che non ci siano distorsioni nell’anamorfico, cioè nella dilatazione delle immagini in proiezione, la cosa migliore è riprendere una lavagna perfettamente quadrettata. O filmare un orizzonte dritto, come il mare. Così monto questo obiettivo sulla macchina da presa e vado a Portovenere a filmare l’orizzonte. Mentre sono lì comincia una mareggiata: Portovenere è fantastica con le mareggiate, arrivano le onde che superano la chiesina di San Pietro. Cominciamo a girare non più solo l’orizzonte ma anche le onde, e per fare una specie di soggettiva del mare in tempesta non esitiamo a spingerci in barca al largo. L’onda di D’Annunzio mi verrà poi in mente visionando il girato. Riesco ad acchiappare Albertazzi che passava da Milano in tournée, lo porto dai Donato e gli faccio registrare il testo nella stanzetta dove lavoravamo, che ospitava la moviola, il proiettore per registrare il parlato, e di sera faceva anche da magazzino. Con L’onda riusciremo anche a prendere i 5 milioni di sovvenzione ministeriale, co cui ci siamo ripagati tutto il film.” (Ermanno Olmi) Attività Sociali PICCOLI CALABRESI SUL LAGO MAGGIORE…NUOVI OSPITI DELLA COLONIA DI SUNA / Olmi, Ermanno [Film sulle attività sociali] (1953) Italia; Edison, B/n, 8’ 44” SINOSSI: Nel 1951 la Calabria fu colpita da una grave alluvione e 200 bambini vittime di quel disastro ambientale furono accolti presso la colonia della società Edison a Suna. Il filmato documenta dettagliatamente le attività svolte dai bambini durante la loro permanenza sul lago Maggiore, un’esperienza vissuta dal regista bambino. “La Edison era per me il mondo intero. Prima per la vicenda di mio padre, poi con le colonie quando ero bambino. Durante la guerra, La Edison fa sfollare tutti i figli dei dipendenti delle grandi città del Nord, Torino, Genova, Milano, sottoposte a continui bombardamenti, e li porta nella colonia di Suna, dove io ho vissuto due anni.” (Ermanno Olmi) II RADUNO SCIISTICO SOCIALE ALL'ALPE DEVERO TROFEO DEI CADUTI DELLA SOCIETÀ EDISON IN GUERRA E SUL LAVORO / Olmi, Ermanno [Film sulle attività sociali] (1953) Italia; Edisonvolta, B/n, 15’ 30” SINOSSI: L’annuale Raduno Sciistico Sociale, organizzato dal Cral Edison, si è svolto all’Alpe Devero nell’Alta Val Formazza e vi hanno partecipato le squadre di Trento, Devero, Formazza, Chiavenna e Milano. La mattina del 4 gennaio, sotto un forte nevischio, i concorrenti alle due prove di discesa per i caduti, la giuria, i controlli e lo scarso pubblico hanno raggiunto a piedi verso il campo di gara situato nella parte alta del Monte Cazzola. Vincitore per la squadra di Chiavenna il grande favorito: Bruno Petroncelli. Prima della di gara di fondo, alcune ore liete in albergo riuniti intorno al fuoco a cantare i soliti ritornelli di montagna, mentre i fondisti preparano l’attrezzatura con la sciolina. La gara di fondo, vinta da Revel, e le premiazioni alla presenza del Dr. Bobbio. Ermanno Olmi con la prima cinepresa regalatagli dall’Edison comincia proprio a riprendere le attività del dopolavoro in Val Formazza. “Ero assolutamente inesperto, anche di fotografia non sapevo nulla. A volte non sapevo che diaframmi usare, come servirmi dell’esposimetro, quali erano i tipi di pellicola. Poi man mano capisci gli errori, cerchi di correggerli, ma soprattutto è stato il montaggio di questi spezzoni che mi ha fatto capire il cinema.” (Ermanno Olmi) BUONGIORNO NATURA / Olmi, Ermanno [Film sulle attività sociali] (1955) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 9’ 33” RESPONSABILI: Colombo, Carla [Montaggio]; Bassi, Pier Emilio [Musica]; Olmi, Ermanno [Soggetto]; Olmi, Ermanno [Sceneggiatura]; Locatelli, Walter [Soggetto]; Locatelli, Walter [Sceneggiatura]; Franchini, Ugo [Direttore di produzione] SINOSSI: Gabriele, Marco e il piccolo Tobia trascorrono una breve vacanza immersi negli splendidi paesaggi delle valli di Lanzo. Tra qualche piccola disavventura dovuta all’inesperienza dei campeggiatori la vacanza trascorre serena e il ritorno al lavoro di tutti i giorni sarà allietato da bei ricordi. Il regista coglie l’occasione di raccontare una piccola avventura ambientata nei paesaggi naturali che da sempre lo affascinano. Raccontata attraverso le voci dei giovani protagonisti, sentiamo l’amore del direttore per i luoghi che gli ricordano la sua infanzia All’ombra profumata del fiemo”, dove nel silenzio sembrano fiorire i migliori sentimenti dell’uomo. Un ritorno ai temi degli inizi, quando sperimentando con una camera in 16 mm, riprendeva le escursioni e i momenti ricreativi organizzati dell’azienda. “Osservando un bosco e i suoi misteri apprendo molto più che passeggiando su Internet, Con l’alternarsi delle stagioni un cespuglio di rose canine ha più da raccontarmi del mio video.” (Ermanno Olmi) GIOCHI IN COLONIA / Olmi, Ermanno [Film sulle attività sociali] (1958) Italia; Sezione Cinema della Edisonvolta, Colore, 25’ 12” RESPONSABILI: Cartoons Film [Animazione] SINOSSI: Le attività delle colonie Edison di Cesenatico, Marina di Massa e Suna. Alcune sequenze d’animazione e la voce narrante di un bambino che racconta le immagini come una filastrocca caratterizzano questo documentario che illustra le attività dell’azienda al di fuori del luogo di lavoro. I giochi sulla spiaggia, il teatrino di burattini, gli spettacoli messi in scena dai bambini, complici la scelta accurata delle inquadrature, narrano il mondo colorato e spensierato delle vacanze sovvenzionate dall’azienda. Olmi riprende con sapienza tecnica il mondo dei bambini in vacanza: la fantasia del gioco, la magia del teatro, le piccole gioie come il gelato della merenda, ma anche la paura da superare per il tuffo in piscina. “Avevo cinque anni e mio fratello partecipava a una recita serale dell’oratorio. Ho un ricordo lucidissimo del teatro dell’oratorio, che poi ho rivisto negli anni successivi: i lampadari a braccio alle pareti, il velluto rosso del sipario e soprattutto l’odore del palcoscenico. E poi tutta la gente che aspettava di vedere lo spettacolo. Così, quella sera, a un certo momento si spengono le luci, si apre il sipario e comincia una vera e propria magia. E’ stato un impatto molto violento dal punto di vista emotivo. Sicuramente a livello inconsapevole è stata una suggestione talmente forte che in seguito, giocando con gli latri bambini, ogni tanto volevo che facessimo il teatro. Quando ne avevo l’occasione, per esempio nelle estati che passavo nelle colonie Edison a partire dai sette anni, il teatro restava il mio gioco preferito: ogni volta era la stessa palpitazione quasi da innamorato.” (Ermanno Olmi)