I colori dell`odio e dell`amore - Primo Capitolo

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I colori dell`odio e dell`amore - Primo Capitolo
Conny Tommasone
Bertucci
I colori dell’odio
e dell’amore
I colori dell’odio e dell’amore
di Conny Tommasone
Prima edizione: Settembre 2014
ISBN 978-88-98305-31-05
Copyright © Conny Tommasone
Editing & Impaginazione: Franco Romanini
Illustrazione di copertina di Franco Romanini
(elaborazione di un fotogramma
tratto dall’opera cinematografica
“Il Pianista” di Roman Polanski)
Diòspero Edizioni
Editrice Cooperativa Autori
20097 San Donato Milanese
www.cooperativautori.it
Ogni riproduzione è vietata senza il consenso
dell’autore
I racconti sono frutto di fantasia, come taluni
nomi dei personaggi citati, benché il romanzo
tragga spunto da un preciso contesto storico e da
circostanze realmente accadute.
Dedicato alla mia cara mamma,
che anche da lassù
possa amarmi
come solo lei poteva.
Prefazione
Ralph Kowalski giornalista del Washington
Post vuole scrivere la biografia di Lucja Novak,
un’eroina della seconda guerra mondiale, non
solo salvatrice di tremila bambini ebrei, ma anche
attivista di Solidarność e amica di Danuta Goloś,
moglie di Lech Walesa.
Il giornalista raggiungerà la Novak a Oslo,
dove anch’essa sarà presente, invitata da Danuta,
alla cerimonia di assegnazione del premio Nobel
per la Pace a Lech Walesa. In quel 1983 sarà
infatti Danuta a ritirare il Premio in vece del
marito a cui fu impedito di lasciare la Polonia dal
regime del generale Jaruzelski. In occasione della
manifestazione il giornalista incontrerà finalmente,
per la prima volta, Lucja Novak, accompagnata
dalla figlia Halina, per la quale egli proverà
un’immediata attrazione.
Ralph Kowalski proporrà a Lucja il progetto di
dedicarle una biografia, ma la donna sarà
inizialmente riluttante, perché nonostante nel suo
paese non ci fosse più la legge marziale, di fatto il
regime politico non era cambiato; tutti erano
ancora sotto stretta sorveglianza e sicuramente al
giornalista non sarebbe stato concesso il permesso
per entrare in Polonia.
Tra Ralph e Halina sarà colpo di fulmine,
trascorreranno una notte d’amore a Oslo e si
scambieranno promesse, ma per loro, nei quattro
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anni successivi, ci saranno solo lettere clandestine.
Nel 1987, col pretesto di fare un’intervista a
Jaruzelski capo del governo comunista, Ralph
andrà a Varsavia e incontrerà anche Lucja e la
fidanzata Halina.
Durante la breve permanenza di Ralph in
Polonia, Lucja gli regalerà il diario con la sua
storia. In quelle pagine lui ritroverà la descrizione
della guerra e la decisione di Lucja e sua sorella
Domitilla di entrare nella Resistenza polacca per
salvare gli ebrei dalla deportazione.
Lucja, infermiera e donna coraggiosa, con un
permesso speciale riuscirà a entrare nel ghetto per
fare disinfestazione dalle epidemie di tifo e
tubercolosi. In realtà la donna porterà fuori dal
ghetto i bambini, sedandoli e facendoli credere
morti. Nasconderà i bambini nelle casse, nei sacchi
per le patate, nei bidoni per la spazzatura e con
ogni mezzo. Poi, allargherà ancora le sue
possibilità d’aiuto, mentre la sua organizzazione
clandestina le preparerà i documenti falsi per
allontanare i bambini dallo spettro dall'olocausto.
Lucja salverà più di 3.000 bambini e annoterà
i loro nomi, con le false identità, su foglietti di carta
che nasconderà in barattoli di vetro sotterrati nel
giardino di casa, sperando che alla fine della guerra
tutti i bambini potessero ritrovare le loro famiglie.
Ma di 450.000 ebrei, costretti nel ghetto, se ne
salveranno solo 1.000.
Grazie al diario di Lucja, Ralph scriverà il
suo libro, con tutti i dettagli della storia; lo
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pubblicherà nell'ottobre del 1988 e sarà subito un
successo.
Ormai scrittore di fama, Ralph sposerà
Halina in gran segreto, quando le trattative della
Tavola Rotonda e l'apertura verso le nuove
riforme gli permetteranno di tornare a Varsavia,
da lei e dai suoi amici.
Alla vigilia di Natale del 1989 emergeranno
delle inaspettate coincidenze, tali da svelare un
mistero fino a quel momento irrisolto.
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Nota dell’editore
Pur essendo il Romanzo frutto di pura fantasia
dell’autrice, per quanto attiene agli elementi letterari
funzionali al racconto, esso è ispirato dalle gesta di
una donna che a rischio della propria vita, ha
realmente ha compiuto l’eroica missione di salvare
migliaia di bambini ebrei, sottraendoli all’inesorabile
destino di deportazione e morte a cui fu condannata la
gran parte della popolazione segregata nel ghetto di
Varsavia, istituito nell’estate del 1940 dalle truppe
d’invasione nazista.
L’eroina a cui Conny Tommasone ha voluto
ispirarsi è Irena Sendler Krzyżanowska e i fatti
raccontati che la riguardano, sebbene inventati, sono
verosimilmente attendibili in ragione di un’attenta e
meticolosa ricerca biografica e storiografica su una
donna di straordinario coraggio e altruismo a cui sono
stati conferiti riconoscimenti, certamente dalla
comunità ebraica, ma soprattutto destinataria di
onore e gratitudine da parte dalla società civile a cui
sono cari e imperituri i valori della giustizia, libertà e
fratellanza fra i popoli.
Nel romanzo, Irena Sendler assume il nome di
Lucja Novak.
Il romanzo si articola negli anni ’80 e le memorie
citate riconducono alla Polonia nel periodo della
seconda guerra mondiale, pertanto per efficacia nella
ricostruzione storica sono citate anche persone
realmente esistite, nei rispettivi ruoli che hanno
ricoperto e per quanto hanno compiuto:
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Lech Walesa:
Fondatore del movimento sindacale Solidarność
Presidente della Polonia dal 22 Dicembre 1990 al 22
Dicembre 1995 - Premio Nobel per la Pace (1983);
sua moglie Danuta Gołoś e i loro otto figli 8 (Bogdan,
Strawmir, Przemyslaw, Jaroslaw, Magdalena, Anna,
Maria Wiktoria, Brydida)
Wojciech Witold Jaruzelski: (Capo del Governo
Polacco).
Primo ministro della Repubblica popolare di Polonia
dal 11 Febbraio 1981 al 6 Novembre 1985;
Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica di
Polonia dal 6 Novembre 1985 al 19 Luglio 1989;
Presidente della Polonia dal 19 Luglio 1989 al 21
Dicembre 1990.
Wladislaw Sikorski: (Primo Ministro del Governo
Polacco in esilio) muore col suo seguito sull’aereo
precipitato a Gibilterra.
Jan Karski: (scoprì le fosse dei massacri di Katyn, gli
orrori e lo sterminio dei campi di concentramento)
Henrik Wolinsky: uno dei fondatori dell’associazione
clandestina “Zegota” (Consiglio di Aiuto agli Ebrei)
Zofia Kossak Szczucka: una delle fondatrici della
Zegota
Winston Churchill, Stalin, Hitler.
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Capitolo 1
Lucja
Oslo, 10 dicembre 1983.
Radhuset, Palazzo Municipale.
Terminata la conferenza di Danuta Walesa, il
Presidente del Comitato Norvegese alla presenza
regale del Re di Norvegia le consegnò la medaglia
Nobel per la Pace. Danuta la ritirò per conto del
marito Lech, al quale era stato impedito di
lasciare la Polonia. Walesa era un operaio
premiato per l'impegno profuso in Solidarność e
per la difesa dei diritti dell'uomo.
Alla fine della Cerimonia tutti gli ospiti si
spostarono nella grande Sala Blu, dove era stato
allestito un sontuoso banchetto per tutti i 1300
invitati: fra questi anche Lucja Novak.
La donna era entrata in Nomination e fino al
momento della votazione finale era stata in odore
di vittoria, poi il Comitato di giuria del Parlamento
Norvegese aveva scelto il sindacalista.
Halina aiutò sua madre Lucja ad alzarsi dalla
poltrona della Sala Conferenze, le consegnò il
bastone per poggiare i suoi passi claudicanti e le
offrì
un
braccio
su
cui
garantire
una
deambulazione sicura.
Lentamente raggiunsero gli ascensori e
scesero nella Sala blu, evitando così i gradini del
grandioso scalone imperiale.
Nel salone dei ricevimenti, lunghissime
tavolate occupavano l'intero spazio consiliare;
erano ornate con decorazioni floreali e candele ed
erano apparecchiate con fini porcellane, bicchieri
di cristallo e tovaglie ricamate. All'esterno della
Sala, tante torce illuminavano con luci calde il
buio crepuscolare della mattinata norvegese.
I posti ai tavoli erano rigorosamente assegnati
e le due donne rientravano nel gruppo del
premiato Walesa, il quale o chi per esso, per
diritto acquisito, poteva invitare fino a 16 ospiti.
Fra gli invitati di Danuta le sue cara amiche
Halina e Lucja. Con loro aveva operato e lottato in
Polonia, per la tutela dei diritti dell'uomo.
Lucja, persona sensibile e gentile, era una
donna minuta, di 63 anni, dai capelli bianchi che
conservavano ancora sfumature dorate e occhi
vispi di un bel colore azzurro cielo.
Lucja si avvicinò alla donna che era già al suo
posto al centro della grande tavolata e
stringendole la mano disse: “Cara Danuta è un
onore essere qui con te.”
La donna dall'espressione gioviale, rispose
cordialmente: “Cara amica mia, l'onore è tutto
mio, è anche merito tuo e di Halina, se tutto
questo si è reso possibile. Anche tu avresti
meritato il premio.”
Terminata la colazione, Lucja non volle
presenziare al Gran Ballo nella Sala Dorata e
chiese ad Halina di chiamarle un taxi:
“Sono stanca, e mi dolgono i piedi. Voglio far
ritorno in albergo, ma tu resta pure qui, non voglio
farti rinunciare al divertimento della festa. Sai
benissimo che sono in grado di farcela da sola.”
Halina sorrise benevola, sapeva quanto fosse
energica sua madre; anche se zoppicava era
inarrestabile.
“Oh, lo so bene mamma, ma anch'io sono
stanca e preferisco tornare in albergo con te.”
“Sei sicura, cara? Rinuncerai ad una festa
grandiosa.”
Halina sorrise: “Sono sicurissima. Sta tranquilla.
Preferisco il programma di domani: il tour di Oslo e
il grande Concerto.”
Il taxi partì alla volta del Grand Hotel e subito
dopo un altro taxi seguì la stessa strada. Il
secondo taxi sorpassò il primo, raggiunse
l'albergo e fece scendere il suo cliente all'ingresso.
Era un uomo distinto di 43 anni, alto, di
bell'aspetto e dallo sguardo vivace.
Quando arrivò il taxi con le due donne, l'uomo
distinto si precipitò ad aprire lo sportello,
anticipando il portiere e disse, parlando in polacco:
“Buonasera Signora Novak, permette che l'aiuti?”
“Oh, grazie. Molto gentile. Anche lei è polacco?”
L'uomo aiutò le donne ad uscire dal taxi, offrì il
suo braccio a Lucja ed entrando nella hall
dell'albergo rispose: “Sì, sono polacco d'origine e
americano d'adozione. Permettete che mi presenti,
sono Ralph Kowalski, giornalista del Washington
Post. Ero anch'io fra gli ospiti alla premiazione.”
Le donne sorrisero, poi Lucja indicando sua
figlia disse: “Lei è Halina, la mia adorata figliola.”
Kowalski le rivolse un sguardo colmo
d'ammirazione e disse: “Molto piacere. Lo sa
Halina che lei ha una mamma davvero speciale?
Desideravo tanto conoscerla.”
“Sì, ha ragione signor Kowalski. Mia madre è
una donna straordinaria!”
Lucja rise divertita: “Mi sono sempre piaciuti i
complimenti, ma ora finirete per farmi arrossire.
Signor Kowalski, come mai non è rimasto alla
festa? Anche lei era stufo di tutta quella solennità
e se l'è svignata? Mi creda, io non vedo l'ora di
mettermi in libertà e togliermi queste scarpe.”
“Per piacere, almeno tra compatrioti non
formalizziamoci, chiamatemi Ralph!”
“Oh, no Ralph, lei non mi conosce e non sa
che non sono affatto il tipo che si formalizza... E
lei ci chiami pure Lucja e Halina.”
Kowalski sembrò esitare, poi disse: “Cara
Lucja, io la conosco più di quanto non immagini...
Spero non abbiate fretta di andare a dormire,
vorrei offrirvi un drink.”
La donna lo osservò titubante, si guardò
intorno e scelse il salotto più vicino ove sedersi.
Rispose: “Va bene, come vuole. Sediamoci qui. Io
prenderei una vodka ghiacciata!”
Halina si accodò: “Anche per me andrà
benissimo!”
Lucja aggiunse: “Naturalmente vodka polacca.”
Kowalski sapeva cosa significasse quel modo
di dire: “Ah, ho capito. Allora dovrà essere doppia.
Abbiamo gli stessi gusti madame.”
Il giornalista fece un cenno al cameriere per
ordinare i tre liquori, intanto Lucja si sfilò le
scarpe e disse: “Mi scuserà, ma devo proprio
togliermi le scarpe, non ne posso più. Sotto l'abito
lungo non si vedranno i piedi scalzi.”
“Ma certo, faccia pure. Vuole che le faccia
portare un paio di pantofole per ospiti?”
Halina raccolse le scarpe della madre e rispose:
“Molto gentile, non si preoccupi vado in camera a
prendere le sue e sarò subito di ritorno.”
“Oh, sì tesoro... grazie.”
Rivolta al giornalista Lucja continuò: “Penserà
che sia una pazza, ma come le dicevo prima, non
sono abituata a pormi tanti problemi.”
“Lei non è pazza. È una donna molto
intelligente che può permettersi di andare anche
a piedi nudi se le pare... e fa benissimo a non
formalizzarsi.”
Lucja rise divertita e continuò: “Giovanotto, lei
è un adulatore e mi piace.”
Kowalski azzardò: “Scusi la mia invadenza
Lucja, ma come le dicevo desideravo tanto
conoscerla. Sapevo che in questa circostanza
avrei potuto incontrarla e contavo di parlarle. Mi
spiace che non abbia vinto lei il Nobel, lo avrebbe
veramente meritato.”
La donna sorrise compiaciuta e rispose: “Ralph,
lo dicevo che lei è un adulatore, continui così che
non mi dispiace - rise divertita, poi continuò - ma le
dirò, sinceramente non mi importa di aver perso,
anche se il premio è molto ambito. Sono sicura che
l'amico Lech ne farà buon uso. Io, il mio premio l'ho
già avuto.”
“Davvero? E quale?”
“Non è un premio ufficiale, ma è il
riconoscimento, la gratitudine di quelli cui ho
salvato la vita.”
Il giornalista si passò una mano fra i capelli
appena brizzolati alle tempie e rispose:
“Conosco molto bene la sua storia, lei è una
donna coraggiosa. Tempo fa ho scritto un articolo
sugli eroi invisibili della seconda guerra mondiale
e ho inserito anche lei.”
“Davvero? Non pensavo di essere conosciuta
in America, anzi a dirla tutta, prima della
Nomination al Nobel non pensavo di essere
conosciuta affatto.”
“Beh, non tutti la ricordano nella misura in
cui meriterebbe. La sua storia è stata tenuta sotto
chiave per anni, ed è ancora sconosciuta al
grande pubblico.”
La donna rise: “Sconosciuta? Guardi che io
non l'ho fatto per essere conosciuta o per essere
menzionata nei libri di storia. Ho salvato quei
bambini perché in quel momento avevo la
possibilità di farlo ed era giusto che lo facessi.”
“Lei è una donna generosa e altruista e per
me è un onore parlare con lei.”
“Giovanotto, ciò che dice mi lusinga. Ma
sicuramente lei non è qui per farmi dei
complimenti, cosa vuole esattamente da me?”
Compiacendosi per il pragmatismo, Ralph
guardò la donna dritto negli occhi e rispose:
“Ebbene, le notizie che ho rilevato in merito
alla sua vicenda, mi hanno incuriosito e coinvolto
al punto tale che vorrei saperne di più. Vorrei
conoscere la sua storia nei dettagli e renderle
giustizia, raccontando la sua vita.”
“Vuole scrivere un libro su di me?”
“Esattamente! Vorrei mi desse il consenso per
scrivere la sua biografia, vorrei che mi raccontasse
i particolari della sua storia per scrivere un libro
fedele e appassionato. Dovrebbe dedicarmi solo un
po' del suo tempo.
Naturalmente, quando lo riterrà opportuno. Mi dica
quando e verrò a trovarla. Spero di non stancarla
troppo intervistandola sulla sua pericolosissima
missione. Conto vivamente, che mi dia il permesso.”
Lucja era interdetta e chiese: “Sono lusingata
per la sua proposta, ma lei pensa che la mia vita
possa davvero interessare a qualcuno?”
“Ma dice sul serio? La sua vicenda è una storia
incredibile, avvincente, coinvolgente. Vissuta per
amore degli altri, vissuta per salvare gli altri. Certo
che interessa e interesserà. Lei ha salvato tanti
bambini e di questo, il mondo le dovrà essere
grato. Dovrà sapere.”
“Ho fatto solo quello che mi dettava la mia
coscienza, e lo rifarei mille e mille volte ancora, ma...”
In quel momento sopraggiunse Halina, che
sedette accanto a sua madre e subito dopo il
cameriere con i liquori.
“Bene, do dna” disse Lucja, innalzando il
bicchiere e fu subito imitata da sua figlia e da
Ralph che ripetettero insieme: “Do dna.”
Poi, bevvero tutto d'un fiato.
Conny Tommasone Bertucci è nata a Napoli sotto il segno
del Sagittario vive e lavora a Milano da oltre trent’anni.
Laureata in Scienze della Formazione all'Università Cattolica
di Milano, ha svolto la professione di Informatore Medico
Scientifico.
È un’artista eclettica: è SCRITTRICE di romanzi, poesie,
gialli e fantasy; è ATTRICE teatrale, narratrice e pittrice.
Da sempre ha dato spazio alla creatività sviluppando e
allargando le proprie potenzialità artistiche. Per l’impegno e
la passione profusi in queste attività, ama definirsi una
SCRITTATTRICE.
Ha già pubblicato:
Di prossima pubblicazione
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