scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 16 luglio 2013
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
16/07/2013 Il Sole 24 Ore
Assicurazione dei medici verso un nuovo rinvio
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16/07/2013 Il Sole 24 Ore
Biomedicale, Bellco raddoppia lo stabilimento
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16/07/2013 Il Sole 24 Ore
La stella polare di bonifica produzione
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16/07/2013 Il Sole 24 Ore
L'Ilva: priorità alla bonifica di Taranto
9
16/07/2013 Il Sole 24 Ore
Assemblee negli ospedali, scioperano i medici
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16/07/2013 La Repubblica - Nazionale
Nei disturbi alimentari cure vincenti in sei casi su 10
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16/07/2013 La Repubblica - Nazionale
Dall'emofilia alla trombosi verso farmaci efficaci e "facili"
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16/07/2013 La Repubblica - Nazionale
Diabete tipo 2 se le donne risultano discriminate
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16/07/2013 La Repubblica - Nazionale
MEDICI ALLA GUERRA DELLE POLIZZE
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16/07/2013 La Repubblica - Nazionale
Hiv, epatiti, clamydia... le infezioni ancora tabù
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16/07/2013 La Repubblica - Nazionale
Quali sono le nuove cure per il Parkinson?
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16/07/2013 La Repubblica - Roma
Soluzione per il Santa Lucia La Regione: "Pagheremo"
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16/07/2013 La Repubblica - Napoli
Anziani, la Asl rafforza i servizi
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16/07/2013 La Repubblica - Napoli
Contro il sovrappeso nasce "Obesity unit"
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16/07/2013 La Repubblica - Torino
Sanità, spese a pioggia in un anno 600 milioni
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16/07/2013 La Repubblica - Firenze
"I disagi legati al lavoro aumentano dobbiamo rafforzare i servizi"
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16/07/2013 La Repubblica - Firenze
Voglia di psicologo, ma le tariffe Asl sono un labirinto
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16/07/2013 La Repubblica - Firenze
Diagnosi e rimborsi: assolti dall'accusa di truffa
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16/07/2013 La Repubblica - Bologna
Il S. Orsola risponde
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16/07/2013 La Repubblica - Genova
Oculisti, parte la caccia ai pazienti perduti
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16/07/2013 La Repubblica - Palermo
Incendio a Cardiologia del Civico stop alle emergenze per qualche ora
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16/07/2013 La Stampa - Torino
Sanità, polemica sulle Federazioni "Dribblate dalle Asl sugli appalti"
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16/07/2013 La Stampa - Torino
Trattori in corteo per l'ospedale
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16/07/2013 La Stampa - Torino
Presidio davanti all'ospedale "Non toccate il punto nascite"
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16/07/2013 La Stampa - Torino
Asl To 4, via al servizio dentistico a basso costo
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16/07/2013 Il Messaggero - Nazionale
Indagine Doxa: sigarette elettroniche un fumatore su dieci smette davvero
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16/07/2013 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Giovedì lo sciopero degli operatori
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16/07/2013 Avvenire - Nazionale
Accordo raggiunto tra Siemens e Idi Riattivati i macchinari per la diagnostica
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16/07/2013 Avvenire - Nazionale
Sanità, il «sistema Liverpool» ha le ore contate
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16/07/2013 Il Gazzettino - Venezia
Il futuro di Dolo e Mirano Un consiglio sulla sanità
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16/07/2013 Il Gazzettino - Venezia
Forcolin attacca Stival: «Difenda l'ospedale unico»
39
16/07/2013 QN - Il Giorno - Milano
Impianti nuovi e camere accoglienti per un ospedale a misura di paziente
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16/07/2013 Il Tempo - Roma
Accordo Siemens-Idi per i macchinari L'ospedale riparte al cento per cento
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16/07/2013 Il Tempo - Roma
Sì della Asl RmC ai pagamenti per il Santa Lucia
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16/07/2013 Il Tempo - Roma
Colleferro apre con gli infermieri di Subiaco
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16/07/2013 ItaliaOggi
Weight watchers sposa la salute
44
16/07/2013 ItaliaOggi
Università, in ballo 21mila posti
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16/07/2013 MF - Nazionale
Quegli amici per la pelle
46
16/07/2013 Il Fatto Quotidiano
Paura tubercolosi a Siracusa: positive ai test 40 mila persone
47
16/07/2013 Il Fatto Quotidiano
Assuefatti al doping e al tifo
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
40 articoli
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Il Sole 24 Ore
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(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Sanità. La proroga potrebbe arrivare da un emendamento al decreto del «fare»
Assicurazione dei medici verso un nuovo rinvio
Sara Todaro
Nuovo rinvio all'orizzonte per la fatidica scadenza di metà agosto sull'obbligatorietà della polizza Rc per i
professionisti della salute.
La soluzione potrebbe arrivare a breve con un emendamento al capitolo Sanità del decreto del "fare",
all'esame della Camera. E servirà a far calare la tensione su una situazione al collasso che il rinvio peraltro
non risolve. «L'emergenza c'è e resta per tutti quei professionisti ad alta rischiosità esposti a richieste di
premi inavvicinabili - conferma Amedeo Bianco, presidente FnomCeo e membro della commissione Sanità di
Palazzo Madama -. Senza un sistema di copertura credibile diventerebbe inesigibile anche il diritto al
risarcimento».
Proprio a garantire la possibilità di idonea copertura anche alle specialità ritenute ad alta rischiosità (non
tanto per il numero di incidenti quanto per l'onerosità dei risarcimenti per singolo sinistro, come ortopedici o
ginecologi, ndr) dovevano servire le norme della legge Balduzzi, approvata nel 2012.
La riforma prevede tra l'altro un Fondo di garanzia ad hoc, finanziato anche dalle assicurazioni con il 4%
della raccolta premi della Rc sanità dell'anno precedente. Ma il il tavolo istituito alla Salute dopo il varo della
legge per la stesura del Dpr attuativo - partecipato da rappresentanti dei professionisti, delle assicurazioni e
delle Regioni - va a rilento. E l'adozione del provvedimento avrebbe comunque tempi lunghi, dovendo essere
approvato prima dal Consiglio dei ministri poi dal Consiglio di Stato.
Inoltre i nodi da sciogliere sono infiniti. Dalla platea dei destinatari (solo i liberi professionisti?) alla
retroattività: al tavolo sembra aver prevalso la «pregressa illimitata», mentre le compagnie da ultimo cercano
di proporre polizze a retroattività zero. Quelle che accettano di assumere rischi nel settore si contano su una
mano e sono allineate sulla classifica delle specialità a maggior rischio di vertenze.
Così accade che un medico di famiglia o un medico non specialista può garantirsi massimali da 2 o 3 milioni
di euro spendendo da un minimo di 550 euro a un massimo 1.300 euro l'anno, mentre per raggiungere lo
stesso obiettivo gli specialisti "a rischio" possono spendere fino a 17mila euro. I trend sono ovviamente legati
al lievitare dei costi assicurativi del settore. Una analisi appena realizzata da Marsh sulla sinistrosità in ambito
ostetrico in 83 strutture pubbliche (ampiamente pubblicata nell'ultimo numero del settimanale «Il Sole 24 Ore
Sanità») censisce in otto anni (2004-2011) 43 milioni di risarcimenti erogati, con un liquidato medio di 368mila
euro e un valore assicurativo di 208 euro per ciascun nato.
Quest'ultimo dato è in crescita del 20% rispetto all'edizione 2012 dello studio, anche a fronte di una riduzione
degli eventi del 7 per cento. E i camici bianchi rischiano ogni giorno di più di restare senza polizza.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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16/07/2013
Il Sole 24 Ore
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IL TERREMOTO IN EMILIA
Biomedicale, Bellco raddoppia lo stabilimento
Natascia Ronchetti
u pagina 33
MIRANDOLA (MODENA)
Un anno fa lo stabilimento era quasi completamente distrutto. Oggi Bellco, azienda biomedicale del distretto
di Mirandola, nel Modenese, raddoppia la capacità produttiva. Da 3 milioni di filtri all'anno (per dialisi e terapia
intensiva, compresa quella neonatale) a 6 milioni, con la duplicazione della clean room. La conclusione di un
percorso di ripresa e crescita impostato subito dopo il terremoto. Con un nuovo amministratore delegato,
Carlo Medici, chiamato dagli Usa (dove ha guidato Roche e Bracco Diagnostics) a prendere le redini
dell'azienda che fa capo al fondo Charme II gestito dalla Montezemolo & Partners SGR e al quale
recentemente si sono affiancati altri due fondi internazionali, Amadeus e Capital Dynamics, con l'acquisizione
del 20% della controllante Bellcobi.
Un investimento da 4 milioni, con il quale la Bellco si prepara a entrare in grande stile nei mercati più lontani,
Cina, Brasile, Corea del Sud, Russia, Colombia. Il sisma è davvero archiviato per questa azienda del distretto
biomedicale riuscita a chiudere il 2012 con ricavi per 103 milioni nonostante tre mesi di forzata sospensione
della produzione a causa del terremoto. Il periodo di stop, necessario per rimettere in piedi lo stabilimento, ha
provocato una perdita di 5 milioni di fatturato ma senza compromettere il margine operativo lordo, a quota 15
milioni. Tanto che, dall'inizio dell'anno, dopo aver salvaguardato l'occupazione, Bellco ha anche ricominciato
ad assumere: 19 addetti in più che hanno portato il personale occupato nel quartiere generale di Mirandola a
290 unità.
Altri 100 dipendenti sono impiegati nelle filiali all'estero. Dal Canada, dove Bellco è leader di mercato e dove,
dopo una acquisizione, dispone di una propria sede. Alla Francia, dove l'azienda ha un altro sito produttivo.
Per arrivare a Spagna, Belgio e Paesi Scandinavi. Tutte aree che rappresentano bacini storici di riferimento ai
quali affiancare i nuovi mercati. «Il nostro obiettivo - spiega Medici - è quello di mettere a disposizione di un
numero sempre maggiore di pazienti e operatori le terapie innovative che proponiamo. Questo attraverso il
consolidamento del network internazionale, con nuove acquisizioni e joint venture, dando la priorità ai mercati
in crescita».
Medici, rientrato in Italia dopo vent'anni trascorsi negli Stati Uniti, gioca ora tutte le sue carte
sull'internazionalizzazione. Si deve a Bellco l'unica macchina al mondo che permette di sottoporre a dialisi i
neonati. Credenziali che hanno permesso all'azienda di crescere oltreconfine e di collocare i suoi prodotti in
più di 50 Paesi, tra Europa e Americhe, con un fatturato generato per il 50% proprio dalle esportazioni. La
nuova frontiera adesso è l'Asia mentre in Sud America l'obiettivo è quello di conquistare nuovi spazi,
partendo dal Brasile e dalla Colombia, dove si assiste a una domanda in forte crescita. Un piano di
espansione che richiede l'aumento della produzione, con un investimento sull'automazione che sarà
completato entro la fine dell'anno in uno stabilimento di 15mila metri quadrati coperti.
Il raddoppio della capacità produttiva era stato messo in cantiere proprio con l'ingresso nel capitale sociale di
Amadeus - il più importante fondo tecnologico in Europa - e di Capital Dynamics, fondo di investimento
globale con sede in Svizzera.
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Il Sole 24 Ore
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ANALISI
La stella polare di bonifica produzione
di Lello Naso Non c'è pace per l'Ilva. Non può esserci pace fino a quando una sentenza non metterà fine a
una delle più intricate vicende dell'industria italiana. Dunque, con i tempi della giustizia, serviranno molti anni
ancora.
Nel frattempo, però, occorrerebbe attenersi strettamente alla legge, alle procedure previste dall'Aia, ai
regolamenti, evitare dichiarazioni incaute (che peraltro non ci sono state) e strumentalizzazioni a vario titolo.
Tenere conto che intorno all'Ilva si intrecciano una serie di procedimenti giudiziari con perizie e contro-perizie,
atti che nascono per essere discussi nelle aule dei tribunali.
C'è un obiettivo che però dovrebbe accomunare tutti: tutelare la salute dei dipendenti dell'Ilva e dei cittadini
di Taranto ed evitare che lo stabilimento chiuda, mettendo a rischio circa ventimila posti di lavoro, indotto
compreso, in una delle aree del Paese a più alto tasso di disoccupazione.
Non c'è una ricetta, ma ci sono delle azioni concrete da intraprendere. Primo approvare entro il 4 agosto il
decreto Ilva che seppur con tutte le riserve sull'esproprio (e non sono poche) dello stabilimento al legittimo
proprietario è l'unico strumento in grado di assicurare continuità produttiva all'azienda e risanamento del
territorio.
Poi occorre che la gestione commissariale, Bondi e Ronchi con l'aggiunta del comitato di esperti nominato
domenica sera dal ministro Orlano, attui tutte le procedure previste dall'Aia e metta in sicurezza l'impianto di
Taranto nei tempi previsti.
Non c'è altra strada per risanare il territorio tarantino ed evitare al sistema produttivo italiano di perdere
l'acciaieria madre della manifattura. La chiusura o il forte ridimensionamento dell'impianto darebbe un colpo
decisivo per il sistema Paese.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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16/07/2013
Il Sole 24 Ore
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PUGLIA La crisi della siderurgia/1. Bondi: abbiamo girato alla Regione una perizia di parte sui danni, mai
detto che le sigarette fanno più male delle emissioni
L'Ilva: priorità alla bonifica di Taranto
Il ministro dell'Ambiente Orlando convoca il commissario per chiarimenti sull'intera vicenda PROCEDURA
INFORMATIVA L'Unione europea chiede all'Italia un supplemento di documentazione sull'impianto pugliese
Domenico Palmiotti
TARANTO
«Sono stato chiamato, con un decreto legge che non ha precedenti in Italia, ad assicurare l'attuazione delle
prescrizioni dell'Autorizzazione ambientale integrata (Aia) e di altre misure di risanamento ambientale perché
la preoccupazione per tale stabilimento rimane alta». Enrico Bondi, commissario dell'Ilva dal 4 giugno scorso,
prova a rompere l'assedio che lo stringe da due giorni a proposito del siderurgico di Taranto, col mondo
politico e sindacale insorto contro di lui e con la richiesta di dimissioni avanzata da Sel e Cinque Stelle. E
così, in piena bufera, si affida ad una dichiarazione anzitutto per smentire di aver detto che «il tabacco fa più
male delle emissioni Ilva», eppoi per ribadire che la prioritá rimane la bonifica della fabbrica come prevedono
l'Aia e il mandato di commissario.
L'attacco a Bondi si scatena dopo la diffusione di una lettera ed una perizia dell'Ilva - spedite alla Regione
Puglia -, le quali contestano che l'eccesso di mortalità per tumori riscontrato a Taranto sia dovuto
all'inquinamento dell'acciaieria, cosí come asseriscono le analisi dei periti della magistratura e lo studio
"Sentieri" dell'Istituto superiore di sanità (nel 2006-2007, a Taranto +30% di tumori per gli uomini e +20% per
le donne). Per la perizia dell'Ilva, invece, che risponde alla Regione in merito alla Valutazione di danno
sanitario (Vds) prevista da una legge regionale, il maggior numero di tumori è dovuto al più alto consumo di
sigarette che negli anni c'è stato a Taranto, cittá marittima e portuale.
Scoppia un caso. E il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, chiede a Bondi di chiarire subito il senso di
quelle affermazioni e convoca il commissario per un incontro. Affermazioni che in molti giudicano
incomprensibili considerato che Bondi, da quando è diventato commissario, ha dato più di un segnale
finalizzato a voltare pagina nella gestione dello stabilimento di Taranto rispetto alla gestione Riva. Così Bondi
interviene per chiarire. «In un procedimento avviato ben prima del commissariamento è stato richiesto dalla
Regione Puglia un parere all'Ilva su un'ipotesi di valutazione del danno sanitario. L'Ilva - prosegue Bondi - ha
affidato l'elaborazione di tale parere a quattro docenti universitari. Ho ritenuto doveroso inoltrare tale parere
nel testo che mi era stato trasmesso, come contributo al procedimento avviato dalla Regione Puglia. Tale
parere tecnico non ha ovviamente alcuna incidenza né sulle iniziative ambientali in corso, né sul piano di
risanamento ambientale dell'Ilva che è in elaborazione e che terrà conto sia dei rischi ambientali che di quelli
sanitari. Tale piano è già impegnativo e richiede un quadro di riferimento certo e, possibilmente, un clima di
lavoro e di collaborazione fra tutti i livelli istituzionali, indispensabile per fare dell'Ilva di Taranto uno degli
stabilimenti più rispettosi dell'ambiente d'Europa».
Bondi poi aggiunge: «Le emissioni inquinanti dello stabilimento Ilva di Taranto, a quanto risulta da indagini
svolte in sede scientifica e dagli accertamenti disposti della magistratura, hanno avuto rilevanti impatti anche
sanitari». E così il commissario cerca di allontanare da sè anche la tesi negazionista sull'inquinamento Ilva
causa di tumori contestatagli nelle ore precedenti il chiarimento.
Che Bondi avesse utilizzato, nel rispondere alla Regione, una relazione di consulenti Ilva incaricati dai Riva e
non da lui, lo aveva evidenziato, prim'ancora che Bondi intervenisse, anche il direttore generale dell'Arpa
Puglia, Giorgio Assennato. Con la Vds, la Regione dice all'Ilva che a regime la nuova Aia riduce del 50% i
rischi per la salute e che per scendere ancora o si interviene con ulteriori tecnologie, o si taglia la produzione
d'acciaio di un milione di tonnellate: da 8 a 7 l'anno.
«La risposta dell'azienda - sottolinea Assennato - ha un'impostazione penale e difensivistica. Risente del
vecchio corso. Bondi la ritiri e affidi una nuova perizia al comitato di esperti appena nominato dal ministro
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16/07/2013
Il Sole 24 Ore
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(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Orlando». Toccherà infatti a Lucia Bisceglia, dirigente medico dell'Ares, Giuseppe Genon, docente di
Ingegneria ambientale al Politecnico di Torino, e Marco Lupo, dirigente della Qualitá della vita del ministero
dell'Ambiente, approntare il piano delle misure ambientali, nonché di prevenzione e protezione della
popolazione e dei lavoratori, che è tra i punti del decreto legge sul commissariamento approvato giovedí dalla
Camera e ora in attesa di ricevere l'ok dal Senato.
E la Ue, intanto, non allenta la vigilanza sull'Ilva. Nuovi documenti sono stati infatti chiesti all'Italia nel giro di
tre settimane, a partire dall'8 luglio, nell'ambito di una procedura di informazione aperta dalla commissione.
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16/07/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 35
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Assemblee negli ospedali, scioperano i medici
Con una serie di assemblee è iniziata ieri, in tutti gli ospedali italiani, la marcia di avvicinamento allo sciopero
generale di lunedì 22 luglio. Tra le motivazioni, i medici sottolineano l'inadeguatezza del decreto Balduzzi e la
questione del contratto bloccato. «Sono 4 anni - spiegano i medici - che non abbiamo aumenti di stipendio, e
non possiamo avviare trattative sulla normativa»
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Protesta contro il decreto Balduzzi
16/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Nei disturbi alimentari cure vincenti in sei casi su 10
MARIO MAJ *
Nei disturbi alimentari cure vincenti in sei casi su 10 I disturbi dell'alimentazione costituiscono una realtà
clinica in continua evoluzione. L'anoressia e la bulimia nervosa si osservano oggi non solo nelle giovani
donne, ma anche in soggetti maschi (il 5-10% dei casi nell'anoressia nervosa e il 10-15% nella bulimia
nervosa), nei quali la preoccupazione per il peso e la forma del corpo è spesso legata all'impegno in attività
atletiche ("vigoressia"). Diventano inoltre sempre più frequenti i casi ad esordio precoce (prima dei 15 anni),
che comportano un rischio maggiore di danni secondari alla malnutrizione, soprattutto per quei tessuti che
non hanno ancora raggiunto una piena maturazione (ossa, sistema nervoso centrale). Infine, il disturbo da
alimentazione incontrollata (binge-eating disorder, Bed) - contraddistinto da episodi di abbuffate non seguiti
da pratiche di compenso (vomito autoindotto, uso improprio di lassativi o diuretici), per cui la persona tende a
diventare obesa - emerge oggi come il più comune disturbo dell'alimentazione (prevalenza 3.5% nelle donne
e 2% negli uomini).
Notevoli progressi sono stati compiuti recentemente sul piano terapeutico. Nell'anoressia nervosa, la terapia
basata sulla famiglia conduce ad una remissione in circa il 50% dei soggetti giovani con meno di tre anni di
malattia. Nella bulimia nervosa, con una forma "avanzata" ("enhanced") di terapia cognitivo-comportamentale
si ottiene una remissione nei due terzi dei casi che completano il trattamento. Nel Bed, una varietà di terapia
cognitivo-comportamentale porta alla remissione delle abbuffate nel 50-60% dei casi che terminano la cura.
Purtroppo, queste terapie sono disponibili solo in pochi centri specializzati. Inoltre, un ostacolo da superare è
la frequente ambivalenza della persona nei confronti della cura. Molti soggetti non riconoscono la loro
patologia come un problema, ma considerano il controllo del peso e dell'alimentazione come un mezzo per
accrescere il loro valore personale. Pertanto, uno stile terapeutico "coinvolgente" ed una solida alleanza
terapeutica, basata su un rapporto di fiducia e collaborazione, sono essenziali per il successo del trattamento.
Sul piano assistenziale, la gestione dei disturbi dell'alimentazione richiede la disponibilità di cinque livelli di
intervento: medico di medicina generale o pediatra di libera scelta; terapia ambulatoriale specialistica; terapia
ambulatoriale intensiva; riabilitazione residenziale; ricovero ordinario. Il documento da noi prodotto per il
ministero della Salute (viene presentato oggi, ndr) descrive in dettaglio ciascuno di questi livelli, al fine di
orientare l'organizzazione dei servizi nelle regioni italiane.
Sul versante della prevenzione, i migliori risultati sono stati finora ottenuti da programmi scolastici che
utilizzano incontri in piccoli gruppi (6-8 persone) focalizzati sull'accettazione del corpo. Programmi preventivi
dovrebbero essere attuati nei settori dello sport, della moda e della danza, che sonoa rischio particolarmente
elevato.È inoltre essenziale la sensibilizzazione dei medici di medicina generale e la creazione di siti Internet
informativi facilmente accessibili ai pazienti, alle famiglie e agli insegnanti. Auspicabile l'evoluzione dalla
prevenzione personale al modello di salute pubblica, coinvolgendo politici, industrie alimentari, media e
industria della moda. * Dir. Psichiatria univ. Napoli SUN, past-president Wpa e membro Consiglio Superiore
di Sanità © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL DOCUMENTO Viene oggi presentato il Quaderno del ministero della Salute sui disturbi alimentari,
epidemiologia, prevenzione, diagnosi e cura, frutto del lavoro di vari esperti coordinati dal professor Mario Maj
Si può leggere integralmente sul sito del ministero
PER SAPERNE DI PIÙ www.quadernidellasalute.it www.fedemo.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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R SALUTE All'interno Le terapie
16/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Dall'emofilia alla trombosi verso farmaci efficaci e "facili"
MARIAPAOLA SALMI
Dall'emofilia alla trombosi verso farmaci efficaci e "facili" AMSTERDAM Una giornata mondiale della trombosi
l'anno, a partire dal prossimo, è stata annunciata al 24° Congresso dell'International Society on Thrombosis
and Haemostasis, (Isth), che ha denunciato, persino tra i medici, una lacunosa conoscenza in fatto di
prevenzione, diagnosi e trattamenti di questa patologia, principale causa di decesso nella popolazione
mondiale. «Si volta pagina nella profilassi della trombosi venosa profonda - dice Giancarlo Agnelli, direttore
del Dipartimento di medicina interna e cardiovascolare Stroke Unit dell'ospedale universitario di Perugia - a
breve potremo finalmente disporre di un gruppo di farmaci orali innovativi, efficaci e sicuri, che sostituiranno i
vecchi anticoagulanti cumarinici che hanno due limiti importanti: la somministrazione sottocute o
endovenosae il continuo controllo dei valori della coagulazione».
Presentato all'Isth lo studio Amplify su oltre 5 mila pazienti i cui risultati dimostrano come apixaban, inibitore
diretto del Fattore Xa, proteina chiave per la coagulazione del sangue, prevenga la produzione di trombina e
la formazione dei coaguli di sangue.
Il farmaco in commercio negli Stati Uniti e in molti paesi europei per la prevenzione dell'ictus cerebrale e
dell'embolia sistemica nei pazienti con fibrillazione atriale è atteso entro il prossimo anno in Italia. «I vantaggi
di questo farmaco sono la riduzione di due terzi delle complicanze emorragiche e la somministrazione di una
compressa a dosaggio fisso, due volte al giorno senza necessità di analisi periodiche - spiega Agnelli - Un
cambiamento nella pratica clinica al qualei medici dovranno adeguarsi». La prevenzione degli eventi
tromboembolici «è la vera rivoluzione presentata all'Isth - osserva Davide Imberti, direttore del Centro
emostasi e trombosi del Dipartimento di medicina interna dell'ospedale di Piacenza - dopo il dabigatran, già
disponibile in Italia, altre molecole (rivaroxaban, edoxaban) sono in arrivo e andranno a sostituire gli
antagonisti della vitamina K con riduzione dei costi per il SSN e per i malati». E sempre sul fronte dei disordini
dell'emostasi diverse novità riguardano l'emofilia. Grande attenzione alla qualità di vita dei pazienti attraverso
l'individualizzazione delle terapie. Gli studi multicentrici più recenti (presentati da Baxter ad Amsterdam)
evidenziano come i pazienti adulti e pediatrici trattati in profilassi con Fattore VIII ricombinante di terza
generazione, dimostrino un tasso annuo di sanguinamenti pari a zero con miglioramento della quotidianitàe
minori complicanze legate alle emorragie. Proprio in questi giorni Baxter ha avviato una sperimentazione di
fase III del fattore VIII ricombinante che potrebbe essere impiegato come trattamento dell'emofilia A in
profilassi per evitare sanguinamenti. «Cure efficaci e facili da somministrare - dice Gabriele Calizzani,
presidente Fedemo sono queste le aspettative dei pazienti italiani affetti da malattie emorragiche congenite».
La ricerca lavora su nuovi farmaci in grado di bypassare lo sviluppo di anticorpi che si verifica in un terzo dei
pazienti con emofilia A. «La terapia genica segna il passo mentre si lavora molto su molecole a lunga durata
d'azione che consentano di ridurre il numero di infusioni soprattutto nei bambini per i quali l'accesso venoso è
un ostacolo - commenta Massimo Morfini responsabile dell'Agenzia per l'emofilia - in ogni caso per loro il
trattamento in profilassi è la scelta migliore personalizzando al massimo le cure».
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I NUMERI Ogni anno sono 900 mila i casi di trombosi venosa profonda negli Usa e 1 milione in Europa
L'emofilia A riguarda 1 caso ogni 10.000 maschi nati, l'emofilia B invece un caso ogni 30.000 maschi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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R SALUTE All'interno La medicina
16/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Diabete tipo 2 se le donne risultano discriminate
CORNAGLIA FERRARIS
Diabete tipo 2 se le donne risultano discriminate Secondo i ricercatori del Mario Negri Sud (MC Rossi e altri)
le donne con diabete di tipo II sono curate peggio degli uomini. Lo studio ha riguardato 415.294 pazienti
seguiti da 236 ambulatori. Il 45.3% erano donne e il 54.7% uomini. Le donne subivano una peggiore qualità
delle cure del diabete e delle varie complicanze. Forse sono più abituate a sopportare e si trascurano o forse
i diabetologi tollerano meno chi fa perdere loro tempo in chiacchiere? Lo studio non lo dice, ma è singolare
che esista una discriminazione tra generi nella cura di una malattia così diffusa come il diabete dell'adulto. Se
questo studio fosse ripetuto su altre malattie croniche a larga diffusione e su numeri così importanti come
quelli affrontati dai ricercatori del Negri Sud, potremmo scoprire ragioni culturali profonde che incidono sulla
qualità delle cure godute dai fragili rispetto ai prepotenti. Non solo una discriminazione di genere, ma anche
di censo e cultura? Grazie Negri. camici. pigiami@gmail. com © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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R SALUTE All'interno Il commento
16/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:556325, tiratura:710716)
MEDICI ALLA GUERRA DELLE POLIZZE
GUGLIELMO PEPE
Le assicurazioni dettano legge. E i medici non ci stanno.
Polizze molto care - fino a 14 mila euro l'anno - renderebbero difficile la libera attività. Protesta legittima, però
alcuni principi vanno ricordati. Perché chi esercita privatamente deve avere l'assicurazione obbligatoria:
rappresenta una garanzia per i camici bianchi (in particolare ortopedici, oncologi, ginecologi, chirurghi,
odontoiatri, quelli che rischiano di più una causa) e, ovviamente, per il paziente. Perciò non è l'obbligatorietà
che si può discutere, ma il "quanto" del premio da pagare.
Diversa la situazione per gli ospedalieri: questi devono essere "coperti" dalla Asl. Anche nel caso di colpa
grave (negligenza a parte). In linea di massima un medico pubblico dovrebbe rispondere penalmente, non
economicamente, di quello che fa.
Perché negli ospedali avvengono ogni giorno migliaia di interventi delicati e pericolosi. Ora il contenzioso
sulle polizze è nel pacchetto dello sciopero che lunedì prossimo bloccherà il Servizio sanitario: la richiesta è
una legge ad hoc. Comunque se si fanno 30 mila cause l'anno, i medici non possono accusare i cittadini di
furbizia: sono tante perché c'è ancora troppa mala sanità.
[email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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R SALUTE NOI & VOI
16/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Hiv, epatiti, clamydia... le infezioni ancora tabù
Se pochi giorni dopo arrivano bruciori, secrezioni e pruriti ai genitali farsi visitare
ALDO FRANCO DE ROSE *
In Italia le richieste di visite per malattie sessualmente trasmesse (Mst) sono oltre 100mila l'anno e
interessano sempre più spesso i giovani, a causa della precocità dei loro rapporti sessuali. Un problema di
salute pubblica con alta incidenza nei mesi estivi che, in attesa di una maggiore educazione sessuale, può
essere contrastato solo dall'uso del profilattico. Per molti, giovani e meno giovani, secondo una recente
ricerca dell'Associazione andrologi (Assai), queste malattie esistono, ma solo il 38% sa che Hiv ed Epatite BC, si trasmettono anche con i rapporti sessuali e si manifestano anni dopo. Attenzione però a bruciori e
difficoltà alla minzione, vescicole, secrezioni, dolori, arrossamenti o prurito ai genitali pochi giorni dopo un
rapporto a rischio, cioè non protetto e con partner occasionale. Può essere una classica Mst batterica, virale,
micotica (candida) o protozoaria (trichomonas vaginalis). La più frequente è la Clamydia, causata dal
Chlamydia trachomatis che, dopo 1-3 settimane dal rapporto, provoca cistiti, secrezioni vaginali e prurito nella
donna; secrezioni biancastre, bruciori e irritazione uretrali nell'uomo. In entrambi può essere causa di
infertilità e interessare occhi, articolazioni e polmoni (per la Clamydia apparsi ora i primi test rapidi
immunologici automatizzati della DiaSorin, ndr ).
Più pericolose le infezioni da papilloma virus (Hpv): le specie 6 e 11 determinano delle escrescenze di carne,
cioè i condilomi (o creste di gallo), localizzati al pene, uretra, regione perianale e scrotale, vulva con rischio di
tumore agli organi genitali, ma anche dell'orofaringe, mentre i tipi 16 e 18 sono responsabili del tumore al
collo dell'utero. Importante dunque "la tipizzazione" del virus e non soltanto la bruciatura della lesione.
Intanto, sarebbe auspicabile che, anche in tempo di spending review, la vaccinazione, come in America,
fosse estesa al maschio. Tra le infezioni virali, quella da Herpes genitale e labiale si manifestano a 4-5 giorni
dal contagio con mini-vescicole, che confluiscono a grappolo e tendono a recidivare negli abbassamenti delle
difese immunitarie. Frequente anche la Neisseria Gonorrea: dopo 2-10 giorni, il batterio provoca secrezioni
giallastre, maleodoranti, febbre, difficoltà ad urinare. Nelle forme croniche si riscontrano stenosi dell'uretra e
infertilità.
Da non sottovalutare le infezioni da Mycoplasma Hominis e Genitalis: tutti determinano uretrite con bruciori,
anche durante la minzione. Quasi assente invece la sifilide (linfogranuloma venereo), almeno in Europa, con
casi sporadici anche in Italia mentre non mancano i focolai di epidemia, come nei paesi dell'Est europeo:
dopo 2-6 settimane dal contagio si manifesta una ulcerazione dei genitali (sifiloma primario),
successivamente eruzioni pustolose al corpo (sifiloma secondario) e infine la diffusione del batterio
treponema pallidum al cervello (neurolue). Per questo, la terapia antibiotica (penicillina) dovrà essere
tempestiva.
* Urologo e Andrologo, Genova; Presidente Associazione Andrologi Italiani © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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R SALUTE Sulla malattie trasmesse dopo rapporti senza preservativo esiste troppa ignoranza. Centomila
visite l'anno. Occhio ai sintomi
16/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 32
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Quali sono le nuove cure per il Parkinson?
ELVIRA NASELLI
Eleonora e-mail È stata diagnosticata a mio marito, 67 anni, la sindrome di Parkinson.
Quali sono le più nuove e migliori terapie già in uso? PROF. VINCENZO DI LAZZARO Direttore Neurologia
univ.
Campus Bio-Medico, Roma Attualmente il trattamento della malattia di Parkinson è di tipo sintomatico, cioè
mirato ad alleviare i sintomi, in particolare i disturbi motori, con la finalità di preservare l'autonomia funzionale
del paziente e ridurre la disabilità. Il principio di tale terapia risiede nel potenziare a livello cerebrale l'attività di
un neurotrasmettitore chiamato dopamina, tramite l'utilizzo di farmaci denominati "dopaminoagonisti", che
stimolano direttamente i recettori per la dopamina, o di un farmaco chiamato levodopa che viene trasformato
dai neuroni in dopamina. Esistono anche altri farmaci che agiscono riducendo l'eliminazione della dopamina
già presente nel cervello. I farmaci "innovativi" non sono, al momento, altro che nuovi dopaminoagonisti, o
nuove formulazioni di levodopa a rilascio prolungato. Le innovazioni reali nell'ambito del trattamento della
malattia di Parkinson sono state introdotte per la fase avanzata di malattia, dove la stimolazione cerebrale
profonda e le tecniche di infusione continua di levodopa, direttamente nell'intestino, hanno sensibilmente
migliorato la qualità di vita dei pazienti. Nell'attesa di nuove terapie con efficacia neuroprotettiva, la ricerca
clinica si muove nella direzione di applicare tali tecniche avanzate in fasi sempre più precoci. In Liguria il
"Centro per la Malattia di Parkinson ed i Disordini del Movimento" dell'università di Genova costituisce
senz'altro un punto di riferimento.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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R SALUTE Il medico risponde Neurologia
16/07/2013
La Repubblica - Roma
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Soluzione per il Santa Lucia La Regione: "Pagheremo"
CARLO PICOZZA
«PAGHEREMO»: con questo annuncio la Regione risponde all'appello dei pazienti, delle loro famiglie, degli
operatori sanitari e del comitato "Salviamo il Santa Lucia", l'Istituto per la riabilitazione neuromotoria di nuovo
sull'orlo della chiusura per le inadempienze della giunta del Lazio, che dai tempi di Renata Polverini è in
debito di un centinaio di milioni.
«Nella vostra posizione», aveva scritto Luigi Amadio, direttore dell'ospedale, al governatore Nicola Zingaretti,
«non c'è inversione di rotta rispetto al comportamento ostile della giunta Polverini». Ora, però, dal palazzo a
stella sulla Colombo sembra arrivare il contrordine: «La Asl competente, la Rmc, ha concluso le verifiche sui
requisiti minimi dell'Istituto: un passo avanti per scongiurare la chiusura dell'ospedale e che ci permetterà di
pagare presto». Come dire, abbiamo appurato che a un istituto che ci invidia l'Italia intera per le prestazioni di
alta specializzazione assicurate ai pazienti, non mancano i requisiti di base per continuare a svolgere la sua
attività. Ma che c'entra questo con gli obblighi della Regione, sanciti peraltro da 5 sentenze dei giudici
amministrativi, che la giunta Polverini si era guardata bene dall'ottemperare e sui quali fino a qualche giorno
fa l'esecutivo guidato da Zingaretti sembrava nicchiare? Dopo l'articolo di ieri su queste pagine, la Regione
informa: «Abbiamo costituito con l'Agenas, Agenzia nazionale per la sanità, una commissione di altissimo
livello per l'individuazione di percorsi appropriati nella rete di riabilitazione: entro l'autunno saranno disegnate
le nuove regole per il settore nel Lazio». Le regole ci sono già. La Regione vuole cambiarle? È legittimo.
«Ma», dice Mario De Luca del Comitato "Salviamo il Santa Lucia", «sugli obblighi passati e riconosciuti dai
giudici del Tar e del Consiglio di Stato, non si può continuare a tergiversare». © RIPRODUZIONE
RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Il caso
16/07/2013
La Repubblica - Napoli
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Più deboli fra luglio e agosto, ma mancano posti letto e centri
GIUSEPPE DEL BELLO
ESTATE, caldo, anziani. La Asl Napoli 1, che da anni si occupa della fascia debole, rinforza il settore. Una
categoria, quella degli anziani infatti, che tra luglio e agosto è più vulnerabile: meno difese organiche,
problemi di gestione familiare, buchi nell'assistenza sono le minacce da non sottovalutare. La geriatria,
soprattutto quando subentrano deficit psicofisici, è fondamentale. E Napoli è stata tra le prime città ad attivare
una serie di servizi ad hoc. Articolati a seconda delle esigenze. «Quando un soggetto è ancora
autosufficiente e, quindi, in grado di deambulare - spiega Mario Scognamiglio, direttore del dipartimento di
Geriatria delle fasce deboli della Napoli 1 - può usufruire dei centri ambulatoriali dove si fanno valutazioni
fisiche e psicocognitive». L'incubo delle famiglie è rappresentato però dal cosiddetto "wondering" che si
verifica quando un anziano, semmai affetto da disorientamento temporo-spaziale, rischia di perdersi anche
nei pressi della propria abitazione. In questo caso, la gestione per la famiglia è particolarmente difficile. E,
come ricorda lo specialista, non è raro imbattersi in soggetti che si aggirano con lo sguardo smarrito sulle
rotaie di un treno. I centri diurni Alzheimer (a Napoli 2, in Campania 4) fanno parte della rete dei servizi
geriatrici. Che comprende gli ambulatori, l'assistenza domiciliare e la semiresidenziale, con i centri diurni a cui
arrivano grazie a un pulmino e dove restano fino alle 15.
Qui fanno rieducazione cognitiva e motoria, supporto per l'orientamento temporo-spaziale, animazione,
musicoterapia, riabilitazione. Scatta invece l'assistenza domiciliare quando l'anziano è costretto a letto: a
Napoli sono tremila gli assistiti a casa. L'assistenza domiciliare geriatrica è rafforzata a luglio e tutti i giorni di
agosto. Ultimo step, le Rsa, strutture di ricovero ad hoc dove approdano i soggetti non assistibili al proprio
domicilio.
Presenza continua degli infermieri e medico in servizio dalle 8 alle 20, le 5 Rsa attive in città dispongono solo
di 188 posti letto, rispetto a un fabbisogno accertato di 916. Ma le carenze riguardano anche le divisioni
geriatriche negli ospedali: i tagli del piano di rientro non risparmiano il settore e le conseguenze si fanno
sentire, con anziani sempre più spesso ricoverati nei reparti di medicina. Con tanti saluti alla moderna
concezione di una medicina olistica e non più di organo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Numero verde e
assistenza domiciliare rientrano nel piano "Ondate di calore" per fronteggiare i rischi correlati alle alte
temperature: anziani non autosufficienti con patologie croniche anziani allettati.
ASL NA 1 CENTRO, operazione estate serena anziani Il servizio comprende il call center e la disponibilità di
équipe domiciliari di geriatri e infermieri professionali.
A luglio, festivi e prefestivi dalle 8 alle 20 Ad agosto dal 10 al 18 dalle ore 8 alle 20 i giorni feriali dalle ore 8
alle 14 i posti letto nelle 5 Rsa cittadine il fabbisogno
PER SAPERNE DI PIÙ www.aslna1.napoli.it www.aslsalerno.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Anziani, la Asl rafforza i servizi
16/07/2013
La Repubblica - Napoli
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Contro il sovrappeso nasce "Obesity unit"
(g. d. b.)
RIDURRE il numero degli obesi.
È l'obiettivo della Obesity unit, struttura della Federico II appena inaugurata al Nuovo Policlinico. In
Campania sono 700 mila le persone obese. Più del 12% di tutta la popolazione regionale. Nel centro i
pazienti verranno inquadrati per la diagnosi e avviati al trattamento. Da un'indagine è emerso che circa 2,8
milioni di campani soffrono di "grave eccesso ponderale" e di questi, più di2 milioni (35%) sono
"semplicemente" in sovrappeso.
Il sistema di sorveglianza "OKkio alla Salute" rivela che la Campania è prima per sovrappeso (28%) e
obesità infantile (21%) contro la media nazionale del 24% e del 12%. «L'iniziativa dimostra che è possibile la
sinergia tra istituzioni e mondo scientifico - commenta Raffaele Calabrò, membro della commissione Affari
sociali - Ed è importante far conoscere ai cittadini le risorse, clinichee sociali, che il sistema sanitario
regionale garantisce». L'obesità è una malattia cronica causata da eccessiva alimentazione e ridotta attività
fisica, oltre che da fattori genetici e ambientali. «Per contenere il fenomeno è necessaria anche il raccordo tra
gli specialisti del territorio - aggiunge Annamaria Colao, ordinaria di Endocrinologia- per indicare la strategia
più appropriata». Quando la patologia diventa grave, si ricorre alla chirurgia. «La bariatricaè la soluzione
terapeutica più indicata in questi casi per aumentare quantità di vita e migliorarne la qualità», spiega Pietro
Forestieri, presidente emerito della Società italiana di chirurgia dell'obesità. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE CIFRE 2,8 milioni sono i campani con "grave eccesso ponderale" LA SPESA L'obesità incide sui costi
sociali: ogni anno per 25 miliardi, gli indiretti per 70
Foto: Pietro Forestieri
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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L'iniziativa La struttura della Federico II al Nuovo Policlinico: in Campania 700 mila malati
16/07/2013
La Repubblica - Torino
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Sanità, spese a pioggia in un anno 600 milioni
(s.str.)
IN UN anno le Asl piemontesi sono state attivissime: hanno speso 245 milioni per appalti prorogati senza
bandire garee altri 83 milioni di varianti che fanno salire il conto a seicento milioni. I dati diffusi ieri dalla
commissione d'inchiesta sulla sanità presieduta da Alberto Goffi fotografano una situazione tutt'altro che
lusinghiera sulla funzione delle Federazioni, una delle pietre miliari della riforma sanitaria della giunta
regionale. Dal 16 maggio 2012, la loro data di nascita, al 15 luglio 2013 le Federazioni sovrazonali, che
dovevano essere le vere centrali degli acquisti e appalti, hanno bandito 159 gare per 58 milioni di spesa.
Nello stesso periodo le Asl hanno dominato la scena e prorogato 1.725 contratti. «Importi talmente elevati da
paventare il rischio di concorrenza sleale - lancia l'allarme Goffi - non permettendo ad altre imprese di
partecipare». Pd e Sel rilanciano tornando a chiedere la morte delle Federazioni, ma le perplessità questa
volta sono condivise anche dalla Lega. Il capogruppo Carossa e il vicepresidente della commissione De
Magistris lanciano un avvertimento ai direttori generali della aziende sanitari: «Crediamo sia importante
capire se questo fenomeno derivi da un eccesso di prudenza di Asl e ospedali, dettato da un aumento dei
contenziosi che ingessano le gare d'appalto, o se invece vi siano resistenze di altro tipo. Questo andrebbe
contro il principio della riforma sanitaria». L'assessore Ugo Cavallera replica cercando di ipotizzare le ragioni
ma anche lui ritiene necessaria una verifica: «questi comportamenti possono derivare dalla necessità di non
interrompere le forniture o i servizi». Le Federazioni hanno dovuto svolgere una rilevante attività istruttoria
finalizzata alla programmazione delle nuove gare, aggiunge «che richiede tempi non brevi, tali da rendere
necessario il ricorso alle proroghe». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: I TAGLI Una delle tante proteste, davanti al consiglio regionale, contro i tagli alla sanità
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Il caso La commissione d'inchiesta: "Rischi di concorrenza sleale"
16/07/2013
La Repubblica - Firenze
Pag. 1
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"I disagi legati al lavoro aumentano dobbiamo rafforzare i servizi"
SIMONA POLI
«DISAGIO psichicoe insicurezza del futuro si stanno accentuando». Valtere Giovannini, nuovo direttore
generale del dipartimento Sanità della Regione, non se lo nasconde e sa di dover dare delle risposte.
«C' È BISOGNO di più servizio pubblico nella psicoterapia, ne sono così convinto da inserire questa
esigenza di cambiamento nel nuovo Piano sanitario che presenteremo tra poco». Giovannini crede che gli
psicologi possano rivestire un ruolo decisivo nel settore della terapia.
La ricerca di Cipriana Mengozzi mette in evidenza la diversità di trattamento e numero di specialisti disponbili
nelle varie aziende toscane. Tutto regolare? «Ho letto quel dossier, sono dati che in parte conoscevo ma mi
sarà utile come base di partenza per cambiare il sistema. E' vero quello che dice Mengozzi nelle sue
considerazioni finali, il cittadino si trova spaesato di fronte alla differenza di tariffe in un momento in cui la
domanda sta salendo esponenzialmente. La crisi acuisce alcuni fenomeni, stanno emergendo dei disturbi
psichici che in periodi "normali" si vedono poco. Del resto tutti gli studi internazionali mettono in evidenza un
disagio psichico e una ricerca di benessere psicologico da parte delle persone. L'ultimo rapporto
dell'Organizzazione mondiale della sanità prevede che il XXI secolo sarà caratterizzato in modo importante
da tutti gli stati che oggi chiamiamo di depressione che rappresentano le più svariate difficoltà rispetto al
quadro economico e sociale che stiamo vivendo». Il primario di Psichiatria a Firenze Domenichetti sostiene
che negli ultimi due anni il numero di chi è in cura è passato da 4.000 a 7.000 persone. Quasi il doppio.
«In fondo il vero problema della crisi è che ha lasciato priva di senso un'intera categoria valoriale e questo
sta acuendo una serie di quadri di depressione, aumentano i suicidi di chi perde il lavoro o deve chiudere
l'impresa ma crescono anche i disturbi che chiamiamo "minori" come le depressioni, gli stati d'ansia, gli
attacchi di panico. C'è un significativo ricorso alla terapia, il servizio pubblico dovrà necessariamente
attrezzarsi di conseguenza. Penso che nel nuovo piano sanitario vada prevista una robusta iniezione di
psicologi nel sistema, saranno una ventata di energia nuova».
E' possibile delineare un identikit del «nuovo» paziente che si rivolge alo specialista? C'è un'età prevalente o
una condizione sociale più esposta? «Direi che tra i 30-40 enni il fenomeno sia in aumento. Non solo per
problemi economici ed occupazionali, però, la questione è più profonda. Abbiamo sempre troppo poco tempo
per riflettere sui fenomeni sociali e studiare i grandi temi che li caratterizzano.
Pensiamo solo al fatto che nell'arco di trent'anni la società da agricola è diventata industriale e poi terziaria,
un percorso velocissimo che ha creato forme inedite di insicurezza. Emergono in particolare criticità
relazionali, problemi di mobbing, nuove patologie legate al luogo di lavoro, che dipendono dal modo di
rapportarsi con gli altri, i colleghi, i superiori, il datore di lavoro. Spazi di patologia del vivere insieme che non
conoscevamo e che di fatto dovremo affrontare come veri e propri problemi sanitari. Non a caso a Careggi
abbiamo creato il "Centro regionale per le criticità relazionali",a disposizione di tutte le aziende sanitarie.
Questo è un tema su cui dobbiamo cominciare a ragionare con modalità nuove che ora non abbiamo. Ed è
vero quello che c'è scritto in quel dossier: il servizio pubblico deve fare di più».
Di fatto la psicoterapia è affidata a un rapporto di tipo privatistico. «E questo non basta più. E' vero che
l'accesso pubblico è garantito e che le tariffe sono calibrate sulle fasce di reddito ma poi nella lunga terapia ci
si rivolge allo specialista di fiducia e si paga quello che è stabilito. Prima eravamo in equilibrio ma adesso il
malessere così diffuso richiede uno sforzo ulteriore. I servizi dovranno essere ripensati, il Piano sanitario avrà
una sezione appositamente dedicata a questo».
Spesso i disturbi vengono affrontati con una terapia farmacologica. Le spese per il sistema sanitario quindi
lievitano.
«Per questo dico che serve una robusta immissione di psicologi nel sistema. Il malessere come malattia del
vivere insieme crea un'ampia categoria di disturbi che di frequente si svelano nel momento in cui la persona
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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L'intervista
16/07/2013
La Repubblica - Firenze
Pag. 1
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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entra nel mondo del lavoro ed è costretta ad affrontare responsabilità più pesanti. Già nell'adolescenza
emergono dei sintomi di incapacità a sopportare il carico dei problemi, pensiamo alla bulimiae all'anoressia».
Ma può davvero bastare un colloquio settimanale per aiutare chi si sente inadeguato al vivere? Mengozzi
sostiene di esserci riuscita senza usare neppure una pillola.
«Credo che gli psicologi potranno dare un contributo importante e di grande innovazione nella cura di tutti
quei malesseri nuovi che vanno trattati di più con le parole e di meno con i farmaci, quando non siano
indispensabili». (s. p.)
I punti L'OMS L'organiz zazione mondiale della sanità prevede un significativo aumento di tutti gli stati
depressivi LE LINEE Nelle linee guida del nuovo piano sanitario regionale, anticipa Giovannini, sarà previsto
di potenziare i servizi di psicoterapia IL CENTRO A Careggi è stato creato il Centro regionale per le criticità
relazionali, a disposizione di tutte le aziende sanitarie della regione
Il lavoro
Le patologie Secondo Giovannini ci sono "criticità relazionali, problemi di mobbing, nuove patologie legate ai
luoghi di lavoro che dipendono dal modo di rapportarsi con colleghi e superiori"
I farmaci
Uso e abuso Il responsabile del dipartimento sanità è convinto che "gli psicologi potranno dare un contributo
importante per i malesseri che vanno curati di più con le parole e di meno con i farmaci"
16/07/2013
La Repubblica - Firenze
Pag. 1
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Voglia di psicologo, ma le tariffe Asl sono un labirinto
SIMONA POLI
LA NECESSITÀ, il desiderio di rivolgersi ad uno psicologo per farsi aiutare. E' un fenomeno in crescita. Gli
effetti della crisi si riflettono sul benessere mentale delle persone e il ricorso alla psicoterapia in Toscana sta
massicciamente aumentando. Ma se ci si rivolge alle strutture pubbliche, sorge un problema: le tariffe Asl
sono un labirinto. Una giungla: si pagano da 59 a 160 euro.
Quasi tutti gli specialisti "pubblici" operano in intramoenia.
SERVIZIO A PAGINA IV IL LAVORO che non si trova, il mutuo da pagare, le bollette sempre più alte, i
rapporti con la famiglia, le difficoltà di tenere insieme vita privata e professione, lo stress e l'insicurezza che
stringono la gola. Gli effetti della crisi si riflettono sul benessere fisico e mentale, il ricorso alla psicoterapia in
Toscana sta massicciamente aumentando e il servizio pubblico non è attrezzato per accogliere questo
surplus di domanda. Di fatto quasi tuttii medici psichiatri e gli psicologi operano in regime di intramoeniaei
costi, benché regolamentati e modulati per fasce di reddito, variano fortemente non solo da un'Asl all'altra ma
anche all'interno della stessa azienda sanitaria.
E' di questi giorni la diffusione di un dossier accuratissimo sulla situazione della psicoterapia regionale
realizzato da Cipriana Mengozzi, una giovane psicologa del lavoro che da libera professionista opera nel
Poliambulatorio della Fratellanza Popolare di San Donnino. «Visitando i miei pazienti che, nella maggior parte
dei casi, non possono permettersi di spendere molto per fare una, due o anche più sedute la settimana e
trovano da noi prezzi davvero abbordabili, mi sono chiesta quanto in assoluto è "giusto" che costi un colloquio
di psicoterapia e quanto sia concretamente accessibile al cittadino il servizio pubblico», racconta Mengozzi
che nel suo curriculum elenca tre master di specializzazione. «E quanto bisogno c'è di sostegno psicologico
al giorno d'oggi, quando sui giornali capita sempre più frequentemente di leggere notizie di imprenditori o
disoccupati che si suicidano perché non sanno come tirare avanti? Quelle sono persone che andrebbero
intercettate prima di arrivare a compiere gesti irreparabili e sinceramente non credo che la sanità toscana sia
adeguata allo scopo».
Mengozzi ha fatto una ricerca a tappeto in tutte le aziende e ricostruito caso per caso la media delle tariffe
praticate in intramoenia e il numero di specialisti a disposizione del pubblico. Le sue tabelle sono già arrivate
sul tavolo dell'assessore alla Salute Luigi Marroni, che le ha lette con attenzione. I numeri disegnano un
quadro disomogeneo. Si va dai 15 specialisti in servizio alla Asl di Arezzo ai 2 di Massa, mentre Pistoia,
Prato, Empoli e Livorno ne hanno 4, l'azienda di Siena 9, Viareggio 7 e quella di Grosseto 6.A Lucca sono
ben 13 mentre Firenze ne ha solo 4 e il Meyer zero assoluto. A Careggi sono 8, alle Scotte 2, all'ospedale di
Pisa 2. Tutti lavorano in regime di intramoenia e la tariffa per una seduta di psicoterapia varia tantissimo, la
più bassa è di 59 euro la più alta arriva ai 160 euro.
La media in Toscanaè di 92,24 euro l'ora, mentre nelle singole aziende la media è di 103 euro a Massa, 84 a
Lucca, 88 a Pistoia, 91 a Prato, 71 a Pisa, 87 a Livorno, 77 a Siena e Arezzo, 69 a Grosseto, 81 a Firenze,
86 ad Empoli, 89 a Viareggio. Tra le aziende ospedaliere la più cara è Siena con 153 euro di media seguita
da Careggi con 140 e Pisa con 83. Come si vede orientarsi è difficile.
Il primario di Psichiatria di Firenze Sandro Domenichetti sostiene che non ci siano liste di attesa: «L'accesso
è diretto, non si passa attraverso il Cup, questi servizi nascono per la comunità, anche se il regime
dell'intramoenia garantisce maggiore privacy al paziente. Devo dire», racconta, «che almeno nell'area
fiorentina si sta verificando una trasmigrazione dal privato al pubblico proprio per i nuovi bisogni che spingono
la gente a cercare il nostro aiuto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
La vicenda
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Gli effetti della crisi si riflettono sul benessere mentale e il ricorso alla psicoterapia in Toscana sta
massicciamente aumentando
16/07/2013
La Repubblica - Firenze
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Le accuse TRUFFA E FALSO Sei medici erano stati indagati perché si ipotizzava che avessero attestato
nelle cartelle cliniche di aver eseguito interventi per patologie più gravi del reale
La sentenza TUTTI ASSOLTI La decisione del giudice è arrivata dopo un lungo scontro in aula tra perizie e
scuole di neurologia e ortopedia sugli interventi ancora "moderni" e efficaci
Foto: Aumentano i disagi psichici legati al lavoro
Foto: L'ASSESSORE Luigi Marroni ha ricevuto il dossier di Cipriana Mengozzi
Foto: LA TERAPIA Aumentano in modo esponenziale i toscani che chiedono aiuto ai servizi di psicoterapia,
come conferma Valtere Giovannini (foto in alto a destra)
16/07/2013
La Repubblica - Firenze
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Diagnosi e rimborsi: assolti dall'accusa di truffa
L'inchiesta non era scaturita dalle denunce dei pazienti che anzi erano soddisfatti
FRANCA SELVATICI
NON ci sono prove sufficienti né concordanti per ritenere che sei medici chirurghi che operavano nelle case
di cura convenzionate Valdisieve e Villanova abbiano truffato il servizio sanitario. Tuttie sei gli specialistiJosip Buric e Massimiliano Pulidori (difesi dall'avvocato Valerio Valignani ), Laureano Landi, Mario Pellone,
Luca Corò e Francesco Passarello - sono stati assolti in tribunale dalle accuse di truffa aggravata e falso in
atto pubblico al termine di un processo in cui si è a lungo discusso della natura degli interventi da essi
eseguiti.
Secondo le accuse, fra il 2003 e il 2008 i sei specialisti avevano attestato nelle cartelle cliniche e nelle
schede di dimissione dei pazienti di aver eseguito interventi per patologie più gravi o più complesse di quelle
realmente trattate, classificando i pazienti con codici Drg (Diagnosis Related Groups) non corrispondenti alle
loro effettive malattie. In particolare i sei medici erano accusati di aver indicato codici di diagnosi principale di
natura neurologica, per cui erano previsti rimborsi, da parte del servizio sanitario nazionale, fra i 6.700 e i
6.900 euro a intervento, anziché codici relativi a patologie dei dischi intervertebrali, rimborsati con cifre fra i
3.600 e i 2.300 euro a intervento.
Il pm Fedele La Terza e i carabinieri del Nas contestavano un totale di 539 interventi per i quali sarebbe stato
chiesto e ottenuto un rimborso superiore al dovuto, per un totale di 2 milioni e 352 mila euro.
Al processo, però, è venuta alla luce una grande confusione, anche di carattere scientifico.
Sia la commissione regionale di indagine, di cui faceva parte un noto neurochirurgo di Careggi, sia il
consulente del pm avevano escluso che gli interventi effettivamente eseguiti nelle case di cura fossero di
natura neurologica. Di parere contrario i consulenti e alcuni chirurghi chiamati a testimoniare dalle difese.
Il giudice e gli avvocati hanno assistito a un vero e proprio dibattito fra diverse scuole neurologiche e
ortopediche. Secondo alcuni certa chirurgia non si fa più, secondo altri è vero il contrario. Poi il responsabile
di una casa di cura ha sostenuto che per il tipo di interventi dichiarati dagli specialisti sotto accusa una sola
cannula monouso costa fra i 200 e i 300 euro. Forse è stato rilevante ai fini della decisione anche il fatto che il
processo non fosse scaturito dalle denunce di pazienti, i quali, al contrario, si sono espressi in maniera
positiva nei confronti dei chirurghi che li avevano operati. E dunque al termine del dibattimento, e dopo aver
ascoltato requisitoria e arringhe difensive, il giudice ha pronunciato sentenza di assoluzione.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Si è concluso senza prove sufficienti il processo a sei chirurghi che operavano nelle case di cura Valdisieve e
Villanova
16/07/2013
La Repubblica - Bologna
Pag. 19
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Il S. Orsola risponde
UNICAMENTE motivi organizzativi all'origine della scelta del Policlinico di Sant'Orsola di non assumere per
una sostituzione di sei mesi un infermiere che non poteva svolgere il turno notturno. In Azienda lavorano ogni
giorno circa 110 operatori appartenenti a categorie protette: le discriminazioni sono la cosa più lontana dalla
nostra cultura. Per questo abbiamo presentato appello contro l'ordinanza del giudice del lavoro. Quella
sostituzione riguardava il servizio in un reparto dove sono necessari i turni 24 ore su 24. Unicamente per
questo, per ricoprire quel posto, non è stato assunto per sei mesi quell'infermiere che, per problemi intercorsi
dopo il concorso e ancor oggi in evoluzione, attualmente non può svolgere servizio notturno. Abbiamo
assunto questa scelta sulla scorta di pronunciamenti precedenti del TAR dell'Emilia Romagna, che ritengono
condizione essenziale per l'infermiere in reparto la possibilità di essere inserito nei turni. L'infermiere non è
stato assunto nelle quote riservate perché la sua disabilità in graduatoria non era certificata, essendo
subentrata successivamente.
Mario Cavalli, direttore sanitario S.
Orsola
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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LETTERE [email protected]
16/07/2013
La Repubblica - Genova
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Dopo le denunce dell'assessore Montaldo, un piano per moltiplicare gli interventi Il direttore generale del San
Martino pronto a garantire 400 operazioni in più
AVA ZUNINO
COMINCIA la rincorsa di Asl e ospedali liguri per recuperare le fughe di quei malati che per problemi agli
occhi, dalla cataratta al trapianto di cornea, scelgono medici e cliniche convenzionate di altre regioni. Dopo la
bufera e le accuse del vice presidente della giunta e assessore regionale alla salute, Claudio Montaldo, i
direttori generali stanno preparandoi programmi di rientro. La richiesta di Montaldo riguardava soprattutto il
lavoro pomeridiano, con l'apertura delle sale operatorie tutto il giorno e non solo al mattino. La prima proposta
operativa viene dall'istituto scientifico San Martino-Ist: il direttore generale Mauro Barabino ha presentato un
piano che prevede 400 interventi di oculistica in più da qui a fine anno.
«Il piano prevede un aumento degli interventi ma a costo zero per l'ospedale - spiega l'assessore Montaldoescluso ovviamente il costo dei materiali impiegati per gli interventi».
Montaldo dice che i responsabili delle altre Asl e aziende ospedaliere liguri stanno lavorando ai programmi.
L'anno scorso i liguri che sono andati a farsi curare gli occhi fuori Liguria sono costati alla Regione quasi tre
milioni di euro. Quanto costerà in tutto alla Regione recuperare le fughe? «Lo sapremo quando tutti i
programmi saranno pronti», dice Montaldo la cui prima richiesta ai responsabili dei reparti di oculistica era
stata quella di far funzionare anche al pomeriggio le sale operatorie. La Asl3 intanto fa sapere di essersi
adoperata per tempo per aumentare l'offerta: all'ospedale di Sestri Ponente dal lunedì al giovedì compreso gli
oculisti fanno anche una seduta chirurgica pomeridiana.
«Normalmente - dice il direttore generale della Asl 3, Corrado Bedogni - si esegue una novantina di interventi
alla settimana. I medici che operano al pomeriggio, svolgono attività ambulatoriale al mattino e la struttura
diretta dal professor Fabio Giacomelli ha invertito la tendenza delle fughe: da alcuni anni vengono assistiti
mediamente 250 pazienti all'anno provenienti da regioni limitrofe». Le fughe di residenti della Asl 3 nel corso
del 2012 per l'oculistica sono costate 652 mila euro. L'argomento dei costi è più che mai attuale perché per
indurre le aziende a prendere provvedimenti rapidi e rigidi, l'assessore Montaldo ha stabilito che d'ora innanzi
i costi delle fughe saranno caricati sui bilanci di ogni singola Asl e azienda ospedaliera. E' un lavoro che
comincia subito, a partire da settembre. «Fino a dicembre faremo una applicazione simulata - spiega
Montaldo - nel senso che vedremo i costi reali ma non li caricheremo ancora sui bilanci delle singole
aziende». Così ogni direttore generale potrà farsi un'idea dei tagli di bilancio che dovrà fare se dovrà pagare
le fughe. Da gennaio invece il "carico" sarà reale. Dunque proprio in questi giorni stanno partendo le prove
generali per chiudere la partita prima delle ferie di agosto e partire dal primo settembre con la
contabilizzazione dei costi dei pazienti in fuga da attribuire alle Asl di residenza. © RIPRODUZIONE
RISERVATA PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.liguria.it www.governo.it
Foto: MONTALDO L'assessore regionale alla Sanità Claudio Montaldo ha denunciato la fuga dei malati dagli
ospedali liguri
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Oculisti, parte la caccia ai pazienti perduti
16/07/2013
La Repubblica - Palermo
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
ro.ma.
INCENDIO all'ospedale Civico nel reparto di Cardiologia. A prendere fuoco, per un cortocircuito, è stato il
gruppo elettrogeno sistemato all'esterno del reparto. Le fiamme sono scoppiate a pranzo e solo in prima
serata è rientrata l'emergenza. I pazienti del reparto, invaso dalla puzza di bruciato al pianterreno, non sono
stati trasferiti in altri padiglioni. Per un paio di ore i tecnici dell'azienda hanno deciso di interrompere la
fornitura di energia elettrica e così nel reparto è rimasta fuori uso la sala operatoria. «Non avevamo nessun
intervento in programma - ha spiegato un medico del reparto - ma cercheremo di fronteggiare la situazione».
Stop, invece, ai casi in arrivo all'ospedale in emergenza. La decisione è stata presa perché i macchinari sono
rimasti inutilizzabili senza luce. I tecnici, però, hanno assicurato che il guasto sarebbe rientrato in poco
tempo. In serata i vigili del fuoco, dopo avere messo in sicurezza l'impianto e avere delimitato l'area
interessata dall'incendio della cabina del gruppo elettrogeno, hanno dato l'ok per la ripresa delle normali
attività del reparto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: L'INTERVENTO Vigili del fuoco in azione vicino al gruppo elettrogeno di Cardiologia
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Incendio a Cardiologia del Civico stop alle emergenze per qualche ora
16/07/2013
La Stampa - Torino
Pag. 51
(diffusione:309253, tiratura:418328)
[ALE.MON]
Nuova polemica Sanità senza pace: stando agli ultimi dati, il braccio di ferro tra le Federazioni e le Asl
avrebbe vanificato o comunque compromesso i risparmi attesi su forniture e servizi Alla faccia dei risparmi.
La sorpresa, emersa durante la Commissione speciale d'indagine sulla sanità e sugli appalti pubblici, rimanda
alle Federazioni sanitarie: l'architrave della riforma voluta dall'allora assessore Paolo Monferino. Meglio: al
rapporto tra le Federazioni e le Asl, che invece di passare la mano e delegare alle nuove strutture la partita
degli appalti, in molti casi li hanno prorogati. E pure al rialzo. La prima denuncia è firmata da Alberto Goffi,
consigliere regionale in quota Udc e presidente della Commissione. «Dal 16 maggio, data di entrata in vigore
delle sei Federazioni, a oggi, le Asl hanno bandito gare per circa 288 milioni, sono ricorse alla proroga dei
contratti in essere in 1.725 casi per un importo complessivo pari a 245 milioni che sommati alle varianti in
corso d'opera, "costate" 83,3 milioni, fanno salire la spesa complessiva a 616, 6 milioni». E le Federazioni?
«Nello stesso periodo, 16 maggio 2012 -15 luglio 2013 , hanno bandito 159 gare d'appalto per un importo di
58,5 milioni, dieci volte meno rispetto alla gestione diretta delle Asl». Nel caso della Città della Salute, per
dire, sono state prorogate forniture e servizi per 38 milioni. Importi così elevati, aggiunge Goffi, «da paventare
il rischio di concorrenza sleale o quantomeno fortemente limitata, non permettendo pari diritto di accesso a
quel mercato all'universo delle aziende piemontesi». Resta il dato politico: «Le Federazioni hanno operato
solo in forma residuale vanificando la missione del risparmio». Denuncia alla quale si accoda il Pd (Boeti e
Gariglio): «Si chiudano le Federazioni e si torni a parlare di come affrontare i costi del sistema sanitario».
Cerutti, Sel: «La giunta Cota chiude gli ospedali piuttosto che tagliare gli sprechi». Sconcerto nella
maggioranza. La Lega (Carossa, De Magistris, Gregorio) sente puzza di bruciato: «La proroga degli appalti in
essere di Asl e Aso, una trappola ad hoc per affondare le Federazioni?». Laconico Motta, Fratelli d'Italia:
«Suggerisco alla giunta di tenere conto di questa facilità alla proroga negli indicatori che si utilizzeranno a
ottobre, mese della verifica». Ugo Cavallera, assessore alla Sanità, invita alla cautela: «Le proroghe possono
derivare dalla necessità di non interrompere le forniture o i servizi, fatto che potrebbe generare interruzioni di
prestazioni ai pazienti» Sempre ieri, e sempre in tema di sanità, al Ministero dell'Economia è stato firmato
l'accordo per anticipare alle Asl 803 milioni a copertura del buco maturato nel 2007. L'operazione rientra nello
sblocco dei pagamenti previsto dal decreto 35, che garantisce al Piemonte un miliardo 250 milioni. Torino
otterrà 621 milioni. «A giorni completeremo lo stanziamento dei fondi a Comuni, Province, consorzi e
Comunità Montane - assicura l'assessore al Bilancio Pichetto . Allo stesso tempo, estingueremo i debiti con i
fornitori diretti della Regione». Un punto di svolta, secondo Cota: «Ora possiamo rilanciare il nostro territorio».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Sanità, polemica sulle Federazioni "Dribblate dalle Asl sugli appalti"
16/07/2013
La Stampa - Torino
Pag. 51
(diffusione:309253, tiratura:418328)
[F. GEN.]
Da Carmagnola al capoluogo a bordo di pullman e trattori. La protesta dei cittadini contro la chiusura dei
reparti dell'ospedale San Lorenzo torna davanti a Palazzo Lascaris. Questa mattina la marcia lenta dei mezzi
agricoli raggiungerà gli spazi di Torino Esposizioni. Da lì la comitiva ripartirà alla volta di via Alfieri. È solo
l'ultimo tentativo del comitato cittadino per convincere l'assessorato alla Sanità a fare un passo indietro.
Proprio domani Ugo Cavallera incontrerà i sindaci dell'Asl To5 per discutere sul ridimensionamento, già
attuato, di Pediatria, Ginecologia e del Punto nascita. Una partita raccolta anche dal primo cittadino di
Moncalieri, Roberta Meo, preoccupata per la sorta di Emodinamica al Santa Croce.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Trattori in corteo per l'ospedale
16/07/2013
La Stampa - Torino
Pag. 52
(diffusione:309253, tiratura:418328)
FRANCESCO FALCONE
«Come a Carmagnola» Il timore delle istituzioni locali e di molti utenti è che la sospensione estiva sia il
preludio alla chiusura del reparto Un presidio di fronte all'ospedale, ieri mattina, e una marcia per le vie della
città annunciata per sabato pomeriggio. Sono le prime mosse del comitato a difesa del Punto nascite
dell'ospedale di Susa che, in queste ore, è tornato in azione dopo l'annuncio della possibile sospensione del
servizio di ostetricia durante i mesi di agosto e settembre. «È il preludio alla chiusura del reparto, com'è
avvenuto a Carmagnola», attaccano gli esponenti del comitato costituito da mamme e nonne che hanno visto
nascere figli e nipoti a Susa. Lo stesso comitato che, un anno fa, ha raccolto 9 mila firme a sostegno del
nosocomio a rischio tagli proprio a partire dalla neonatologia. La notizia dell'interruzione delle attività del
Punto nascite è trapelata dopo il vertice tra Asl e rappresentanze sindacali per affrontare la critica riduzione di
personale durante l'estate. E la sola ipotesi di veder sospeso il Punto nascite ha messo in allarme anche
l'amministrazione di Susa, reduce da una dura battaglia per scongiurare depotenziamenti dell'ospedale:
«Confermiamo l'impegno a difesa della struttura e dei suoi reparti» sottolineano il sindaco Gemma Amprino e
gli assessori Giuliano Pelissero e Roberto Follis, ieri mattina davanti all'ospedale tra i manifestanti. «Ancora di
recente, esponenti di entrambi gli schieramenti, anche in Regione, ci hanno confermato la volontà politica di
tenere in piedi l'ospedale ormai al servizio di un territorio molto vasto, dopo il declassamento di Avigliana e
Giaveno. E vigileremo perché ciò avvenga», sottolinea il Comune. Ipotesi di tagli non trovano, in effetti,
conferma nelle parole dei responsabili dell'Asl To3: «Contiamo di scongiurare la sospensione estiva con una
deroga al blocco delle assunzioni chiesta in queste ore alla Regione», spiega il direttore generale Gaetano
Cosenza. L'Asl conta, insomma, di indire un concorso ad hoc per assumere a tempo determinato le ostetriche
mancanti; solo se l'operazione non andrà in porto, si arriverà alla sospensione: «In ogni caso - garantisce
l'Asl - si tratterebbe di un'interruzione temporanea, legata alle ferie di diversi operatori».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Presidio davanti all'ospedale "Non toccate il punto nascite"
16/07/2013
La Stampa - Torino
Pag. 53
(diffusione:309253, tiratura:418328)
GIAMPIERO MAGGIO
Il servizio non comporterà un aggravio di spesa, ma solo l'ottimizzazione delle risorse Non ci sono soltanto le
vacanze dell'ultimo minuto o l'automobile a noleggio a prezzi stracciati. Oggi i prezzi low cost si potranno
strappare anche sulle cure dentarie. Dal 1° settembre, infatti, sul territorio gestito dall'Asl To4, i cittadini
potranno risparmiare anche sulle prestazioni dentistiche: dalla cura di una carie, all'estrazione di un dente,
fino alla semplice detartrasi. Il nuovo servizio, che verrà lanciato in via sperimentale nei poliambulatori
dell'azienda sanitaria canavesana, permetterà a chiunque e non soltanto alle cosiddette «fasce deboli» come
accadeva finora, di poter usufruire delle prestazioni odontoiatriche. Il vantaggio? Per capirlo è sufficiente
paragonare il listino prezzi tra il servizio privato e quello che verrà garantito dalla sanità pubblica. Se oggi per
sistemare una carie dal proprio dentista si spendono, quando va bene, mediamente 120 euro, fra meno di
due mesi lo stesso servizio, in qualunque dei poliambulatori dell'azienda sanitaria, lo si potrà avere a poco più
di 80 euro. Altri esempi? Per la terapia canalare di un dente si spenderanno da 90 a 150 euro a seconda
della gravità; l'estrazione di un molare costerà 65 euro, una radiografia dentaria 20; la detartrasi? La metà di
quanto si spende normalmente dal dentista. E in tempi di crisi come questi è tutto grasso che cola. L'idea è
stata promossa proprio per permettere a moltissime famiglie di far fronte alle difficoltà economiche in cui
versano in questo periodo. Così, se fino a ieri il servizio era garantito solo a determinate categorie (i minori di
14 anni, gli ultrasessantacinquenni esenti per reddito, gli invalidi civili) da settembre questo tipo di prestazioni,
low cost, verranno estese a tutti. Come, però? Dall'azienda fanno sapere che verranno ottimizzati sia gli orari
dei dipendenti (medici dentisti e infermieri), sia l'utilizzo dei macchinari di cui sono dotati gli ambulatori di
odontoiatria. E che, d'altro canto, non ci sarà alcun incremento di personale. «L'azienda - spiegano dalla
direzione - non subirà un incremento dei costi». Evidentemente gli strumenti che oggi ha a disposizione l'Asl
To4 sono stati finora sotto utilizzati. Il direttore generale, Flavio Boraso, puntualizza: «Questo nuovo servizio?
E soltanto il frutto dell'impegno dedicato dall'azienda per ottimizzare l'utilizzo delle risorse umane e
strumentali nel settore dell'odontoiatria». E aggiunge: «Lo sforzo è stato fatto in un'unica direzione: garantire
assistenza e prestazioni mediche anche a chi oggi, magari per problemi economici, pur di non affrontare
spese ingenti rinuncia al dentista». La direzione generale «L'accesso alle prestazioni non sarà limitato agli
indigenti» 7 sedi in cui è disponibile il servizio: Lanzo, Chivasso, Gassino, San Mauro, Settimo, Ivrea e
Rivarolo 50 euro Il costo di una detartrasi, che mediamente si paga il doppio da un dentista privato
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Asl To 4, via al servizio dentistico a basso costo
16/07/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Indagine Doxa: sigarette elettroniche un fumatore su dieci smette davvero
Per altri consumatori è un modo per ridurre le "bionde"
Gerardo Ausiello
R O M A Tre anni fa le sigarette elettroniche vendute in Italia erano 750mila. Nel 2012 sono diventate 3,5
milioni. E il trend continua tanto che gli esperti azzardano una previsione: in un futuro non troppo lontano le ecig potrebbero rimpiazzare completamente le sigarette tradizionali. Sono i dati della ricerca dell'associazione
di scienza e tecnologia I-Think, che ha tra i suoi fondatori il sindaco di Roma Ignazio Marino e l'oncologo
napoletano Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia. BOOM TRA I GIOVANI
Secondo l'Anafe, l'Associazione nazionale fumo elettronico, oggi i fumatori abituali di e-cig sono circa un
milione, in particolare giovani. La scelta ha anche motivi economici: per un fruitore di e-cig la spesa annuale è
di circa 350 euro contro i 1.460 euro di chi compra "bionde". Significa un risparmio di più di mille euro,
peraltro in tempi di crisi. Da Nord a Sud sono già 1.500 i negozi; entro la fine dell'anno potrebbero triplicare.
Un fenomeno che ha raggiunto livelli record soprattutto in alcune regioni, in primis la Campania. L'anno
scorso in Italia il fatturato complessivo del settore ha superato i 350 milioni di euro e ciò ha permesso, tra
occupazione diretta e indotto, di dare lavoro a 4mila persone mentre nel resto del mondo il giro d'affari sfiora
addirittura il miliardo e mezzo dio euro. SCIENZIATI DIVISI L'e-cig è un farmaco o soltanto una variante dei
prodotti del tabacco? Su questo medici e ricercatori si dividono. Concordano invece sul fatto che i danni siano
maggiormente contenuti rispetto alla sigaretta tradizionale. Ciò non significa, però - avvertono eliminare
qualsiasi rischio per la salute. Su quest'ultimo terreno le istituzioni locali e nazionali stanno iniziando a
muoversi: si pensi all'ordinanza del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che vieta l'utilizzo delle e-cig tra gli
under 18 e nelle scuole. C'È CHI RIESCE A VINCERE Qualcuno, comunque, la sua battaglia l'ha davvero
vinta. Anche facendo ricorso all'e-cig un fumatore su dieci la spunta. E si libera del tutto delle sigarette, con o
senza batteria. Lo rivela un'indagine Doxa effettuata in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e con
l'Istituto Mario Negri. Per il 50 per cento dei fumatori, invece, la sigaretta elettronica rappresenta solo uno
strumento per ridurre il consumo di "bionde" mentre per un altro 20 per cento l'e-cig aiuta a fumare molto di
meno. Gerardo Ausiello
Foto: SIGARETTE ELETTRONICHE con relativi liquidi e materiali di consumo
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LA RICERCA
16/07/2013
QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Pag. 12
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Giovedì lo sciopero degli operatori
UNA GIORNATA di sciopero per denunciare «il silenzio imbarazzante delle istituzioni, Regione e Comune in
testa, sul futuro del Cup 2000». Incroceranno le braccia per tutta la giornata di dopodomani, giovedì, i
dipendenti del centro unico di prenotazione sanitario, e scenderanno in corteo dalla Regione fino alla sede di
via Borgo San Pietro. La mobilitazione è stata annunciata in maniera unitaria da Gianluca Taddia, (FilcamsCgil), Malgara Cappelli (Fisascat-Cisl), e Valentina Delussu (Usb). Sul tappeto le incertezze che riguardano
«un piano aziendale che la Regione per prima ha dichiarato insufficiente», spiega la Cappelli. Dai dati
presentati emergerebbe un ridimensionamento di 200 dipendenti, pari al numero degli attuali operatori di
sportello. «Ci dicono che nessuno rimarrà fuori perché saranno le Ausl a prendere in carico i dipenenti - è
l'accusa dei sindacati - ma nessuno ha il coraggio di dire come, visto che la spending review vieta alle
aziende sanitarie nuove assunzioni».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
CUP 2000
16/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
L'azienda tedesca è creditrice verso il gruppo di 15 milioni
ROMA. Raggiunta l'intesa tra Siemens Spa, Siemens Healthcare Diagnostics Srl e Siemens Renting con i
commissari straordinari del Gruppo Idi Sanità, espressione della Provincia Italiana della Congregazione dei
Figli dell'Immacolata Concezione che prevede, tra le altre cose, la riattivazione e la manutenzione delle
macchine per la diagnostica e di tutte le apparecchiature elettromedicali a marchio Siemens presenti negli
ospedali di proprietà del Gruppo Idi Sanità. Il Gruppo Idi, dal canto suo, si impegna «a pagare puntualmente
tutti i corrispettivi concordati e formalizzati nell'intesa, sia per il noleggio che per la manutenzione dei
macchinari», riferisce una nota. La Siemens è creditrice nei confronti del Gruppo Idi sanità di circa 15 milioni
di euro di mancati pagamenti riferiti alla precedente gestione degli Ospedali. Gestione per la quale è stato
dichiarato dal tribunale di Roma lo stato di insolvenza. Quello di Siemens - afferma l'Idi - è «un atto di
straordinaria responsabilità a fronte di una significativa esposizione creditoria nei confronti dell'ente religioso
e la conferma come Azienda pienamente impegnata nel supporto alla cura dei pazienti e quale partner
affidabile dei propri clienti». Con la ripresa a pieno regime dei macchinari di radiologia, «gli ospedali prosegue la nota - torneranno ad assicurare i livelli di prestazioni adeguati al patrimonio scientifico e
professionale rappresentato dall'Idi».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Accordo raggiunto tra Siemens e Idi Riattivati i macchinari per la
diagnostica
16/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Rapporto agghiacciante sulla sospensione delle cure ai malati terminali. Il viceministro Lamb: «Deve essere
abolito»
Elisabetta Del Soldato
LONDRA. Il Liverpool Care Pathway, il protocollo usato dagli ospedali del Regno Unito come "cura" per
alleviare le sofferenze di un paziente terminale in fin di vita, «deve essere abolito perché non funziona», ha
annunciato ieri il viceministro all'Assistenza Sociale Norman Lamb. Dopo anni di lamentele, denunce e
critiche da parte di pazienti e familiari, il governo ha finalmente deciso di commissionare un'indagine nel
metodo introdotto negli ospedali circa una quindicina di anni fa. E i risultati dell'inchiesta, pubblicati due giorni
fa, dipingono un quadro davvero sconfortante: invece di essere adottato per rendere le ultime ore di un
paziente, soprattutto anziani, meno insopportabili, il metodo viene utilizzato per raggiungere troppo spesso
altri fini, primi tra tutti quello di risparmiare soldi e liberare letti. «Ho personalmente sentito famiglie - ha detto
Lamb - descrivere medici e infermieri che lasciavano pazienti soffrire fino alla fine dei loro giorni senza
mostrare un briciolo di compassione. E questo non deve piu succedere». Il governo ha promesso ora che
entro un anno rimpiazzerà il «sistema Liverpool» - che tra l'altro utilizza non solo la sospensione di medicinali
ma anche di acqua e cibo, in molti casi senza chiedere consenso a pazienti o familiari - con cure più
specifiche che prendano in considerazione i bisogni individuali di ogni paziente. Come primo passo ieri Lamb
ha ordinato agli enti sanitari di indagare nei metodi usati dal loro staff. «Devono esistere sistemi migliori di
questo», ha concluso il responsabile del governo Cameron. Drammatiche le testimonianze raccolte
nell'indagine: si parla di pazienti «disperati per un goccio d'acqua», di familiari «che non sapevano che i loro
cari erano stati inseriti nello schema», di anziani in fin di vita «che succhiano spugne pur di bere qualcosa».
Una delle accuse più forti rivolte al Liverpool Care Pathway è che questo sia diventato un «semplice esercizio
burocratico per far guadagnare agli ospedali bonus»: un metodo per riempire moduli e usarli per ricevere in
cambio ricompense dal Sistema sanitario nazionale. Elisabetta Del Soldato
Foto: Il vice ministro Norman Lamb
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Sanità, il «sistema Liverpool» ha le ore contate
16/07/2013
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 19
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Il futuro di Dolo e Mirano Un consiglio sulla sanità
Gabriele Pipia
Un consiglio aperto per discutere della sanità nel Miranese e nella Riviera: a Mirano maggioranza e
opposizione si riuniranno giovedì alle 18.30 per approfondire le schede ospedaliere diffuse dalla Regione. La
giunta Pavanello e i capigruppo hanno già stilato un documento in cui spiccano due richieste per la Regione:
il mantenimento dei servizi essenziali sia all'ospedale di Dolo che a quello di Mirano nonostante la prospettata
suddivisione tra polo medico a Dolo e polo chirurgico a Mirano, e una maggior dotazione di posti-letto. Nei
giorni scorsi invece Rifondazione ha promosso un presidio davanti agli ospedali di Mirano e Dolo per
avanzare alla Regione un'altra richiesta, valevole per tutte le Ulss: il ripristino del vecchio criterio di esenzione
dal pagamento di farmaci e prestazioni mediche, esteso a tutti i nuclei famigliari con reddito Isee inferire ai
16mila euro. «Nell'aprile 2012 la Regione ha approvato una legge che costringerà le fasce più deboli della
popolazione a pagare per intero i ticket sui farmaci - spiega l'ex consigliere miranese Luigi Gasparini -. La
legge ha modificato il criterio per poter godere dell'esenzione: ora si tiene conto non più dell'Isee che valutava
pure gli immobili ma del reddito Irpef lordo: è costretto a pagare anche chi ha redditi molto bassi». Il
consigliere regionale Pietrangelo Pettenò ha presentato una proposta di legge in cui l'esenzione sarebbe
allargata a chi ha perso il lavoro e ad altre situazioni disagiate. Intanto c'è fermento pure tra i comitati, con il
miranese Salvioli che attacca il dolese Marcato: «Il loro è campanilismo spinto, sono disposti a bruciare
Mirano pur di salvare Dolo».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Presidio di Rifondazione davanti agli ospedali
16/07/2013
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 20
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Forcolin attacca Stival: «Difenda l'ospedale unico»
(F.Cib.)
SAN DONÀ - Forcolin «sposa» l'idea di ospedale unico e attacca Stival, grande assente su questa
discussione. Oggi la Conferenza dei Sindaci è chiamata a valutare le schede regionali sulla riorganizzazione
della sanità, andando anche ad affrontare l'idea della necessità di concentrare i servizi ospedalieri in una
unica struttura. «Finalmente si parla di ospedale unico - si sbilancia il sindaco di Musile, Gianluca Forcolin,
nella sua veste di presidente di FederSanità Veneto - e finalmente si chiede alla politica del territorio di agire
e di scegliere. Per troppi anni siamo rimasti al palo per logiche elettorali e per non rompere equilibri all'interno
dei comuni, soprattutto quelli che hanno in casa il presidio ospedaliero». Per Forcolin il territorio ha una
occasione storica unica, di avere un ospedale di eccellenza, che servirà anche a stoppare le fughe verso il
Friuli o altre province del Veneto. Forcolin chiude indossando la sua veste di politico, della Lega in
particolare, attaccando l'assessore regionale Daniele Stival. «Una delle poche cose che ci accomunavano
era di essere dalla parte dell'ospedale unico: ora, Stival, se ci sei batti un colpo e non nasconderti dietro a
qualche misero interesse elettorale. Qui ci vuole coraggio nelle proprie azioni e i cittadini ci chiedono di non
aspettare perchè la sanità deve essere il tema più importante per ogni buon amministratore». (F.Cib.) ©
riproduzione riservata
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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CONFERENZA DEI SINDACI
16/07/2013
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 6
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Impianti nuovi e camere accoglienti per un ospedale a misura di paziente
ROSARIO PALAZZOLO
di ROSARIO PALAZZOLO - CINISELLO BALSAMO - NUOVE camere più larghe e dotate di uno o due letti.
Nuove sale comuni e studi medici. Rinnovati anche tutti gli impianti che consento l'automazione dei servizi
sanitari. Con l'inaugurazione del nuovo reparto di Urologia-Otorino, avvenuta ieri mattina, l'ospedale Bassini
svela i suoi piani di ammodernamento improntati ad un salto di qualità tecnologico e ad un miglior comfort per
pazienti e personale sanitario. Nel nuovo reparto collocato al quarto piano dell'ospedale cinisellese sono state
unite le degenze di Urologia e quelle di Otorino, nell'ambito di un piano di razionalizzazione che sta
rivoluzionando le attività dell'ospedale. Complessivamente sono stati creati 25 posti letto in un ambiente più
luminoso e accogliente rispetto al passato. Ogni camera ospita uno o due pazienti. I letti sono nuovi e dotati
di tutte le ultime tecnologie, così come la strumentazione e i servizi presenti nelle stanze possono consentire
addirittura di ospitare pazienti in terapia intensiva. «È una bella pagina per la sanità milanese - ha spiegato il
dottor Guido Raffaele Strada, direttore dell'Urologia - perché con questo reparto il Bassini ha varato un
modello di ospedale più a misura d'uomo, capace di offrire un'assistenza di qualità in un ambiente
confortevole». La ristrutturazione ha avuto un costo di circa 900mila euro, nell'ambito di un piano più
ambizioso da 6 milioni di euro che sta portando al progressivo ammodernamento di tutti i reparti. «SIAMO
partiti dal settimo piano con al creazione del nuovo Ospice, poi siamo scesi al sesto con la nuova
Riabilitazione - ha spiegato il direttore generale dell'azienda ospedaliera Icp Alessandro Visconti -. Stiamo
investendo per il rinnovo di tutti i reparti secondo gli standard più moderni, e speriamo entro fine anno di
inaugurare anche la nuova Medicina». Il dottor Andrea Franzetti, primario di Otorino e direttore del
Dipartimento Chirurgico dell'Azienda ospedaliera Icp ha spiegato la strategia di questa rivoluzione: «Abbiamo
finalmente abbattuto la convinzione che in ogni ospedale ci dovesse essere tutto ed abbiamo pensato al
Bassini e a quello di Sesto come ad un unico presidio in grado di diversificare i servizi. Per questo
recentemente la Ginecologia è stata trasferita a Sesto, mentre l'Otorino e l'Urologia sono state potenziate a
Cinisello. Ciò non toglie che servizi ambulatoriali d'eccellenza permangano nei due ospedali». Alla cerimonia
di inaugurazione hanno preso parte il sindaco di Cinisello Siria Trezzi, il consigliere regionale Jari Colla, e
molte autorità cittadine. Presenti anche le associazioni di volontariato che da tempo sostengono i due reparti,
in particolare l'associazione Gianluca Strada che si occupa di ricerca scientifica in campo urologico.
[email protected] Image: 20130716/foto/2994.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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CINISELLO INAUGURATO AL BASSINI IL REPARTO DI UROLOGIA-OTORINO
16/07/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 7
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Accordo Siemens-Idi per i macchinari L'ospedale riparte al cento per cento
Riattivazione e manutenzione delle macchine per la diagnostica e di tutte le apparecchiature elettromedicali
a marchio Siemens presenti negli ospedali di proprietà del Gruppo Idi Sanità. Lo prevede, fra l'altro, l'intesa
raggiunta fra Siemens Spa, Siemens Healthcare Diagnostics Srl e Siemens Renting con i commissari
straordinari del Gruppo Idi Sanità, espressione della Provincia Italiana della Congregazione dei Figli
dell'Immacolata Concezione. Il Gruppo Idi si impegna «a pagare puntualmente tutti i corrispettivi concordati e
formalizzati nell'intesa, sia per il noleggio che per la manutenzione dei macchinari», riferisce una nota.
L'accordo é stato raggiunto dopo mesi di complessa trattativa. La Siemens è creditrice nei confronti del
Gruppo Idi di circa 15 milioni di mancati pagamenti riferiti alla precedente gestione per la quale é stato
dichiarato dal tribunale lo stato di insolvenza. A febbraio interviene il Vaticano con la nomina a delegato
pontificio del Cardinale Giuseppe Versaldi. Dal 29 marzo il Gruppo Idi Sanità e la Provincia italiana della
Congregazione passano sotto l'amministrazione straordinaria del ministero dello Sviluppo Economico, che
nomina tre commissari per il rilancio di un'eccellenza sanitaria regionale e nazionale. Quello di Siemens è
«un atto di straordinaria responsabilità a fronte di una significativa esposizione creditoria nei confronti
dell'ente religioso e la conferma come Azienda pienamente impegnata nel supporto alla cura dei pazienti e
quale partner affidabile dei propri clienti», afferma l'Idi. «Non è stato facile per tutti e due i Gruppi portare a
buon fine la complessa trattativa, per i molti e gravi vincoli determinatisi nel passato. Ma grazie alla
responsabilità del Gruppo tedesco e alla capacità gestionale dei commissari nominati dal ministero si é giunti
ad un accordo fondamentale nel piano di rilancio del Gruppo Idi, che torna a dare e ricevere fiducia da parte
delle istituzioni, dei fornitori, dei dipendenti e soprattutto pazienti». Con la ripresa a pieno regime dei
macchinari di radiologia, «gli ospedali torneranno ad assicurare i livelli di prestazioni adeguati al patrimonio
scientifico e professionale rappresentato dall'Idi e potranno raggiungere gli obiettivi di produttività auspicati,
fondamentali per la sostenibilità economica delle attività». «L'ospedale potrà tornare operativo al cento per
cento» dice Massimiliano Rizzuto, tecnico di laboratorio analisi, leader della protesta sui tetti dove restò 30
giorni da metà novembre.
Foto: La protesa sui tetti È ormai solo un ricordo
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Via Monti di Creta
16/07/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 7
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Sì della Asl RmC ai pagamenti per il Santa Lucia
A breve saranno effettuati i pagamenti della Regione Lazio per l'ospedale Santa Lucia, in modo da
scongiurare la chiusura. Lo riferisce in una nota la Regione. "Abbiamo ricevuto la comunicazione da parte
della Asl competente RMC circa la conclusione delle verifiche dei requisiti minimi della struttura ospedaliera
Santa Lucia di Roma - si legge in una nota - Si tratta di un importante passo in avanti per scongiurare
definitivamente l'ipotesi di chiusura dell'ospedale e di un atto che ci permettera' di effettuare a breve i
pagamenti, poiche' il percorso per il conseguimento dei requisiti necessari e' stato completato. Inoltre,
abbiamo costituito insieme all'Agenas una commissione di altissimo livello per lo studio e per l'individuazione
di percorsi appropriati nella rete di riabilitazione. La commissione conclude il comunicato della Regione - si e'
impegnata a chiudere entro l'autunno i lavori che disegneranno le nuove regole della riabilitazione nel Lazio".
La notizia è stata accolta positivimante dal coordinamento Salviamo il Santa Lucia, composto da utenti e
genitori, i quali, però, tireranno il vero respiro di sollievo solo quando i soldi entreranno in cassa. Ma la meta è
prossima. La settimana scorsa il Coordinamento si era fatto sentire forte, in sostegno alla Direzione
Generale, che aveva parlato «della gravissima condizione di crisi economica in cui versa l'Irccs». «Cambiano
i suonatori ma la musica è sempre la stessa» aveva tuonato il Coordinamento , stigmatizzando il fatto che,
dal 2006, la Fondazione «è fatta oggetto di sistematici tentativi di declassamento e dequalificazione.
All'ospedale, di rilievo nazionale e internazionale - aveva spiegato - continua a non essere riconosciuto lo
status di alta specializzazione neuroriabilitativa nonostante la giurisprudenza amministrativa e il Consiglio di
Stato abbiano in più occasioni dato ragione alla Fondazione». Ma il peggio sembra alle spalle. I soldi
starebbero per arrivare. «La Regione Lazio deve alla Fondazione circa 100 milioni di euro» una cifra
immensa, ricorda il Coordinamento Salviamo il Santa Lucia.
100 Milioni È la cifra, euro più euro meno, che la Regione deve alla Fondazione
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Via Ardeatina Verso la soluzione per il centro di riabilitazione punto di riferimento nel Lazio
16/07/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 11
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Colleferro apre con gli infermieri di Subiaco
L'Asl ha diramato un bando di mobilità interna per i dipendenti: ne servono quindici L'inaugurazione Si
allungano i tempi Tutto rimandato a dopo l'estate La protesta Il Tribunale del malato: «Assurdo chiudere il
reparto dell'Angelucci»
Antonio Sbraga
COLLEFERRO Per effettuare il «trapianto», atteso da sette mesi, devono prima arrivare gli infermieri e i
portantini. Ne mancano quindici all'ospedale di Colleferro, che senza di loro non può aprire l'atteso reparto di
rianimazione prima di effettuare l'espianto della divisione destinata al trasloco dall'Angelucci di Subiaco. Però,
dal nosocomio sublacense non arriveranno solo i macchinari del reparto, ma anche il personale, scatenando
le proteste del Tribunale per i diritti del malato della Valle dell'Aniene. Però pure la Valle del Sacco reclama
da mesi l'apertura di un reparto costato 800.000 euro, i cui lavori sono terminati a fine 2012. L'Asl Rm G a
giugno ha «chiesto l'autorizzazione per l'apertura alla Regione». E ieri ha diramato un bando di mobilità
interna volontaria diretto ai soli dipendenti del nosocomio sublacense per lo spostamento di 11 infermieri e 4
unità di personale di supporto (operatori socio-sanitari e tecnici), «considerato l'imminente trasferimento della
Anestesia Rianimazione-Terapia intensiva e subintensiva dal presidio di Subiaco a quello di Colleferro». I
dipendenti che vorranno trasferirsi a Colleferro avranno tempo per presentare domanda fino al 5 agosto.
Quindi, presumibilmente, l'apertura del nuovo reparto colleferrino dovrebbe slittare a dopo il periodo delle
ferie. Un lasso necessario per poter tecnicamente staccare la spina al reparto sublacense, contro la cui
chiusura era stato anche presentato un ricorso, ancora in attesa della fissazione dell'udienza di merito al Tar.
Anche se all'Angelucci le speranze di poter mantenere il reparto erano tornate a salire la scorsa settimana,
dopo la dichiarazione dello stesso commissario alla Sanità, Nicola Zingaretti. «L'ospedale di Subiaco deve
svolgere una nuova missione, diventando un centro di collegamento e di riferimento per tutti i cittadini dei
centri più piccoli attorno a Subiaco. Deve fornire un'assistenza capillare e moderna. Questo progetto - aveva
annunciato il governatore giovedì scorso - è un sfida per tutto il sistema della sanità del Lazio. Per questo è
necessario mettere a disposizione fondi straordinari e nuove formule organizzative per garantire anche
l'emergenza». Ed ora «appena 5 giorni dopo, come fa l'Asl a togliergli il reparto imprescindibile per
l'emergenza, che è proprio la Rianimazione?», chiede Antonio Lollobrigida del Tribunale per i diritti del
malato. Nei 6 nosocomi dell'Asl Rm G attualmente ci sono solo 2 reparti di Rianimazione (Tivoli e Subiaco),
«che riescono con difficoltà a servire gli ospedali dove sono collocati fisicamente e certo non riescono a
soddisfare le esigenze dell'intero territorio» ha lamentato nell'ultimo rapporto annuale l'azienda sanitaria più
estesa del Lazio. Dove anche l'organico degli anestesisti è dimezzato: su 87 medici previsti "c'è una carenza
di 43 unità". E, per poter "assicurare il mantenimento dei livelli assistenziali", l'Asl ha dovuto deliberare 15mila
ore di "attività aggiuntiva" per un costo annuale di 976mila euro. \n\n\n
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Sanità I lavori a Rianimazione sono ultimati da tempo ma per partire manca ancora il personale
16/07/2013
ItaliaOggi
Pag. 15
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Weight watchers sposa la salute
Il gruppo americano Weight watchers, che ha messo a punto un metodo per la perdita di peso contro
l'obesità, da qualche tempo sta allargando l'orizzonte, intensificando le relazioni con il mondo della sanità e le
assicurazioni. In Francia, i clienti di Swiss Life che vogliono mettersi a regime possono farlo con la
benedizione della loro società di assicurazione che per tre mesi gli rimborsa la metà del costo dell'iscrizione
per seguire il metodo dimagrante Weight watchers. Per l'assicurazione è un modo per differenziarsi. C'è da
tenere presente che evitare l'obesità produce il vantaggio sociale di risparmiare sui costi della sanità
relativamente alle patologie che il sovrappeso comporta. Dunque, è su questo che fa leva il gruppo Usa delle
diete ottenendo, per la prima volta, il riconoscimento che associa la perdita di peso alla prevenzione medica.
Così, Weight watchers (1,4 miliardi di euro di fatturato 2012) sta guardando maggioremente ai paesi dove è
alto il numero delle persone in sovrappeso che pesano sui costi del sistema sanitario pubblico, in deficit. È in
queste aree che il gruppo americano, che aiuta uomini e donne a ridurre i chili di troppo con la dieta, ha
deciso di potenziare la sua presenza sul territorio (in Francia conta 900 centri con 140 mila aderenti). E allo
stesso tempo il gruppo Usa delle diete e alimenti poco calorici, intende rafforzare i legami con i professionisti
locali della salute. Un terreno dove il marchio della doppia W sta giocando le sue pedine. Soprattutto
nell'alleanza con i medici di base e con le sedute di controllo del peso in ospedale: una partnership proficua,
quella con la sanità, che, si è visto, permette ai pazienti di raggiungere risultati migliori grazie a diete
personalizzate a misura delle patologie del cliente che arriva, in alcuni casi, fino quasi a raddoppiare i chili
persi rispetto al programma standard da seguire. Inoltre, il gruppo americano si è modernizzato aprendo ai
social network e fornendo applicazioni sugli smartphone per accelerare la ricerca di nuovi clienti.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Il gruppo delle diete entra nella sanità
16/07/2013
ItaliaOggi
Pag. 38
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Università, in ballo 21mila posti
C'è tempo fino a giovedì prossimo per iscriversi ai test
Conto alla rovescia per l'ammissione a medicina, odontoiatria, professioni sanitarie, veterinaria, architettura.
C'è tempo fino alle 15.00 di giovedì per effettuare online su www.universitaly.it l'iscrizione ai test per l'accesso
alle facoltà a numero chiuso: 10.157 i posti disponibili in tutta Italia per medicina e chirurgia, 984 per
odontoiatria e protesi dentaria, 825 per veterinaria, 8.787 per architettura. Sono 1.262 quelli riservati a
studenti stranieri non comunitari non residenti in Italia, sebbene non tutti gli atenei prevedano questa
possibilità. In attesa delle prove, in calendario tra il 3 e il 10 settembre, i candidati possono prepararsi con
libri, corsi e altro materiali messo a disposizione, anche online, da atenei, agenzie specializzate, case editrici.
Servizio offerto anche dal nostro giornale che sul sito www.italiaoggi.it grazie ad Alpha Test permette di
svolgere gratuitamente le simulazioni dei principali test aggiornate alle novità 2013-14. Sarà così possibile
sperimentare la tipologia e la difficoltà delle domande ufficiali. Una possibilità anche per gli studenti di IV
superiore che il prossimo anno svolgeranno i test già ad aprile. Saranno circa 414 i posti disponibili per il
corso di medicina in inglese, compresi quelli per i candidati non comunitari all'estero. Anzi, a questi la Vita e
Salute San Raffaele di Milano e la Seconda Università di Napoli riservano solo questa possibilità per
medicina. In questi atenei, infatti, come alla Cattolica di Milano e all'Università di Torino nessun posto a
medicina è per gli stranieri su un totale nazionale di 591 ammissioni loro riservate. Università queste, tranne
quella torinese, chiuse anche agli aspiranti odontoiatri non comunitari non residenti, per i quali in Italia non
previsti 86 posti, azzerati anche negli atenei di Brescia, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Trieste, Verona,
Pavia. Palermo, Perugia e Politecnica della Marche. Quest'ultima non riserva posti per futuri architetti stranieri
come il Politecnico di Torino e l'ateneo di Catania: 481 quelli disponibili in tutta Italia per questi studenti.
Nessuna preclusione per i 104 posti per i candidati non comunitari nelle 13 facoltà di veterinaria. Prevista
un'apposita selezione anche per i corsi di architettura in inglese, dopo la prova di accesso in lingua.
Obbligatorio comunicare in ordine di preferenza gli atenei nei quali ci si candida ad entrare, tuttavia la sede
presso cui si svolge il test è anche la prima scelta. Chiuse le iscrizioni il 18 luglio, non è più possibile
modificare, integrare o verificare le informazioni fornite. Non resta che prepararsi alla prova nazionale, che
per veterinaria si svolgerà il 3 settembre, il giorno seguente toccherà alle professioni sanitarie. Test di
medicina e odontoiatria il 9 settembre. Chiude il calendario architettura il 10 settembre. Su
http://accessoprogammato.miur.it potrà visionare entro il 17 settembre il proprio voto di maturità, indicandone
mancanza o errori, perché fa conseguire un bonus per l'accesso alle facoltà a numero chiuso: da 1 a 10 punti
per i diplomati con almeno 80/100, non inferiore all'80esimo percentile della distribuzione dei voti della propria
commissione d'esame. La graduatoria nazionale degli ammessi sarà pubblicata il 30 settembre. Se entro 4
giorni i candidati assegnati non si immatricoleranno al relativo ateneo, rinunceranno al posto. Per iscrizione ai
test e assegnazione dei posti attivo il call center 051.6171959 (lunedì-venerdì ore 9.00-17.00).© Riproduzione
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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Dal 3 settembre le prove d'accesso per medicina, odontoiatria, architettura e veterinaria
16/07/2013
MF - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Quegli amici per la pelle
Cristina Cimato
Ldestate e il caldo, il mare e soprattutto le giornate al sole non sono solo fonte di benessere e di relax, ma
rinnovano anche qualche preoccupazione, più sopita in inverno, relativa ai possibili danni alla pelle che i raggi
Uv possono causare. Per sensibilizzare la popolazione in tal senso, il ministero della Salute e gli Istituti
fisioterapici ospi-talieri (Ito) hanno realizzato il sito tematico La mia pelle, www. lamiapelle.salvle.gov.'ii, che
promuove la conoscenza delle principali misure di prevenzione contro le malattie curtanee e indica i corretti
comportamenti da tenere durante l'esposizione al sole e alle altre fonti di raggi UV, come le lampade solari.
At-traverso il sito è possibile anche eseguire un test per scoprire qua-le sia il proprio fototipo, il livello di
conoscenza dei fattori di rischio e le regole di base della prevenzio-ne. Di impronta molto divulgativa, il sito
include anche un gioco da scaricare e le linee guida nazio-nali riguardanti la diagnosi e la terapia del
melanoma. Considerato fino a pochi anni fa una neoplasia rara, presenta attualmente un'incidenza in crescita in tutto il mondo. In Italia si registrano circa 7.500 nuovi casi l'anno e 1.500 decessi. Il mela-noma,
infatti, è una malattia poco sensibile alle terapie con una risposta scarsa ed esiti in gran parte infausti a meno
che non venga individuato in tempo. Per questo è fondamentale promuovere sempre più la diagnostica
precoce, un'arma im-portante per migliorare le cure. Va ricordato che per quanto riguarda il melanoma, le
lesioni sotto il millimetro presentano una sopravvivenza pari al 95%, quindi i controlli periodici e gli esami
specifici allontanano gli esiti più nefasti nella stragran-de maggioranza dei casi. I tumori più diffusi della pelle,
però, sono vari e fra questi la cheratosi attinica ha un'incidenza di 50-60 casi per centomila abitanti. Sebbene
non si tratti di una patologia aggressiva, è causata dall'esposizione prolungata al sole ed è in aumento, vista
la durata sempre più lunga della vita media. «Attualmente è in fase di sperimentazione a livello mul-ticentrico
un nuovo farmaco, già approvato dalTFda americana, in forma di gel da applicare per soli due-tre giorni sulla
lesione, invece dei 60,90 giorni delle terapie già in uso», ha commentato Laura Eibenschutz, specialista in
dermatologia all'Istituto San Gallicano di Roma, «il principio attivo, derivato da una pianta, debella la
cheratosi attinica inducendo uno stato infiamma-torio importante della durata di 10-15 giorni, ma migliorando
nettamente la somministrazione rispetto alle cure attuali». Nello 0,5-1% dei casi le cheratosi at-tiniche
possono trasformarsi in carcinomi spinocellulari, che presentano una crescita delle lesioni più veloce e
possono avere manifestazioni anche sui linfonodi vicini. Per i carcino-mi basocellulari, invece, che si situano,
per gravità, tra le due suddette patologie, è in fase di sperimentazione per gli stadi più avanzati, ossia le
forme che interessano aree molto vaste, un farmaco per bocca, anch'esso già approvato negli Stati Uniti», ha
concluso Eibenschutz. (riproduzione riservata)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Salute Un sito tematico, ricerche e nuovi farmaci combattono le malattie cutanee
16/07/2013
Il Fatto Quotidiano
Pag. 1
(tiratura:100000)
Paura tubercolosi a Siracusa: positive ai test 40 mila persone
Veronica Tomassini
Qualcuno all'Asp di Siracusa continua a dormire sonni tranquilli, nel frattempo la situazione è del tutto fuori
controllo. Ed è una bomba pronta a esplodere: 40 mila soggetti sono positivi al bacillo della tubercolosi, sono
potenzialmente malati. Tomassini » pag. 11 Qualcuno all'Asp di Siracusa continua a dormire sonni tranquilli,
nel frattempo la situazione è del tutto fuori controllo. Ed è una bomba pronta a esplodere: 40 mila soggetti
sono positivi al bacillo della tubercolosi, in definitiva sono potenzialmente malati (basta un piccolo stress e il
bacillo diventa attivo). Ma il dato che preoccupa di più sono i numeri sommersi. Quanti sono gli altri? IL 45%
DELLE FORZE dell'ordine di Cassibile (frazione a sud di Siracusa, terra di stagionali e caporalato) hanno
contratto la medesima infezione tubercolare, al momento in fase quiescente; numeri simili riguardano i
veterinari. La Prefettura chiede spiegazioni alla Asp. Il fenomeno non è più governabile. Le cifre sono ufficiali,
fornite dal gruppo nazionale di studio dell'Aipo (Associazione italiana di pneumologia), convalidate dall'Oms.
Marco Ortisi con il meetup 2.0 del M5s ha già presentato un'interpellanza parlamentare al vicepresidente
della Commissione Sanità dell'Ars Sicilia, Stefano Zito. L'inchiesta video la firma proprio il meetup del
movimento. Ci sono precedenti che avrebbero dovuto allarmare, le cifre fornite intanto fanno un po' paura:
nella sola provincia di Siracusa, dal 2004 al 2009, si è registrato un incremento della patologia pari al 600%.
Per inciso: la Regione Siciliana decide di chiudere i dispensari tubercolari nel 1995 e dal 1995 non si
effettuano più gli screening all'interno delle scuole. Tant'è, nel 2011, in un liceo di Siracusa: si accertano tre
casi tra gli studenti, a seguito della morte di un professore (la tbc era una concausa). Nel 2012, due casi di
infezione tubercolare in due scuole distinte, bambini sotto i cinque anni; casi simili erano stati accertati nel
2007 in alcune scuole di Noto (provincia a sud di Siracusa). E prima ancora, nel 2005, un paziente libico,
ricoverato nell'ospedale di Siracusa, con il bacillo attivo, in stanza con altri degenti; paziente che iniziò la
terapia esattamente (o soltanto) 33 giorni dopo l'esito degli esami: sono tempi abissali, i numeri del contagio
non sono quantificabili. Ma quel che sta accadendo oggi supera per numeri ogni rischio calcolato, male per
giunta e in eccesso di fiducia. Di questo si era accorto Salvatore Rossitto, che operava nel dispensario
tubercolare (Ufficio Igiene) fino a poco tempo fa; era il 2008, aveva già avvisato la dirigenza dell'Asp, stava
accadendo qualcosa di strano, i casi accertati nei bambini davano da pensare, non succedeva da anni.
Salvatore Rossitto era il meglio che la Asp poteva detenere, dirigeva il dispensario, lui che faceva parte del
gruppo di studio dell'Aipo, l'unico referente per il Sud. E invece lo hanno rispedito al reparto Pneumologia,
dopo due provvedimenti disciplinari (voci riferiscono di una guerra interna ingaggiata a suo danno). Questo è.
SI PRESUME che la malattia sia arrivata in special modo con gli immigrati del Corno d'Africa, gli immigrati del
Corno d'Africa sono spesso gli stagionali di Cassibile. Dunque tra gli anelli deboli della catena compare la
voce: controlli sanitari. Nell'atto aziendale dell'Asp, in data 2010, pensate, manca proprio la voce dispensario
tubercolare. Nel frattempo Rossitto denuncia la mancanza di strumenti, di materiali, di competenze, chiede
alla dirigenza mezzi adeguati, richieste sovente con esito scarso. Rossitto poi verrà trasferito in pneumologia.
Pare che il dispensario tubercolare di via Bufardeci sia in via di smantellamento, ma è ancora funzionante. Il
responsabile transita un'ora al giorno, confidano alcuni pazienti in attesa. I pazienti in attesa possono essere
malati, sono nello stesso piano degli uffici della Medicina del Lavoro e dello Sport, dove non di rado accedono
anche i bambini. Il meetup del M5s ne fa ampiamente riferimento all'interno dell'interpellanza presentata a
Zito. Chi si ammala non ha molte chance: di saperlo, innanzitutto. L'Asp di Siracusa non prevede
l'antibiogramma e l'esame colturale, fondamentali nel riconoscimento dell'infezione e soprattutto fondamentali
nella prevenzione e contrasto della malattia nella forma farmaco resistente, quella che produce infezioni
farmaco resistenti (e che contagia infezioni farmaco resistenti): ovvero quando la malattia diventa inesorabile,
incurabile, si è spacciati insomma. Il meetup del M5s di Siracusa parla di gestione criminale della questione
tubercolosi, non mancano le ragioni in loro sostegno, stando ai documentati mostrati all'interno dell'inchiesta
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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SICILIA
16/07/2013
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 16/07/2013
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video curata da Marco Ortisi. Il problema, si diceva, è il sommerso, i casi che si tacciono, famiglie con malati
in casa che non intendono denunciare, l'inspiegabile silenzio della Asp. La terapia prevista per la forma attiva
si esaurisce in un mix di farmaci, la somministrazione è domiciliare e autonoma. Non esistono sanatori (e
nelle forme gravi, quelle ad esempio di livello 10, come si fa?). E poi: casomai, come chiedere a un
clandestino di curarsi a casa? Un clandestino, uno stagionale, ad esempio, che perlopiù non ha dimora? In
un ospedale della provincia di Siracusa, un'inserviente malata nella fase attiva, ha lavorato per un anno,
senza cura, senza controlli, a contatto con un numero imprecisato di persone, contagiate con tutta probabilità.
Chi sono, dove sono adesso? Quanti altri hanno contagiato a loro volta?
Foto: I NUOVI SCHIAVI La tubercolosi è stata riportata in Sicilia dagli stagionali sfruttati in agricoltura Ansa
16/07/2013
Il Fatto Quotidiano
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Assuefatti al doping e al tifo
CI RISIAMO, QUESTA VOLTA A ESSERE MACCHIATI SONO LE SAETTE DELL'AT L E T I CA POWELL E
GAY. E I GIORNALI NE DANNO NOTIZIA NELLE STESSE PAGINE IN CUI RACCONTANO L'EPICA
IMPRESA DI FROOME AL TOUR DE FRANCE. SOLO UN CASO? COSÌ VA IL MONDO Non è diventato
normale? Non siamo tutti affetti da tossicodipendenza da alterazione sportiva in qualunque veste: attori,
recensori, (tele)spettatori?
Oliviero Beha
Che cosa hanno in comune due voci prepotenti nello sport di oggi come il doping e il tifo, oltre all'alterazione
stressata della salute e all'origine "malata" di un atteggiamento emotivo? Apparentemente nulla. Mettiamo
invece che siano due specchi, assai diversi tra loro, utili a riflettere (Cocteau: "Gli specchi dovrebbero
fermarsi a riflettere un momento prima di riflettere le immagini") la realtà che ci circonda, non solo circoscritta
a questo ambito, pur importante. E debordante, peraltro: il sindaco di Firenze, puledro già un poco sgarrettato
dai palii interni al suo partito, non è forse andato dalla Cancelliera a parlarle di Mario Gomez, neobomber
gigliato, suo prossimo successore a Palazzo Vecchio (ovviamente solo se segna in proporzione)? Doping e
tifo, dunque. Sul doping è già stato detto molto e benissimo a specchio appunto tra la vicenda di ieri l'altro dei
bipedi più veloci del mondo a parte Bolt e l'epica post-coppiana di Chris Froome, kenyota britannico in cima al
Tour e al "gigante calvo" che è il Mont Ventoux. Lo specchio era già garantito dalle pagine speculari dei
giornali: di qua i velocisti incriminati, dall'americano vice-Bolt, Tyson Gay, rapido alla sua autodafé del "sono
stato io" ancor prima degli esiti delle analisi, al quintetto di giamaicani dorati e guidati da Asafa Powell trovati
positivi; di là il trionfo di Froome danzante sui pedali con abissi di energia nei confronti degli altri, l'ex sovrano
Co n t a d o r post-dopato in primis, e proprio sulle strade in salita fatali a un suo semi-connazionale, quel
Simpson immolatosi ormai più di trent'anni fa sull'altare di un dopaggio pre-moderno. LO SPECCHIO ha
funzionato istantaneamente, in due tra gli sport più condizionati dagli "aiutini", anche per la stampa che da
sempre prima ignora il fenomeno per non macchiare il brand di un prodotto, poi lo vende - o meglio, visto il
genere, lo "spaccia" - come merce mediatica pregiata. Questa volta no, forse la contemporaneità è stata
eccessivamente contemporanea: Froome lo stambecco insieme a Tyson Gay l'appiedato, uomini soli in sport
individuali, centrali nell'idea complessiva di sport. Essendo l'atletica leggera con il nuoto la trave portante
delle attività motorie degli ominidi, e il ciclismo qualcosa di antico che ha a che fare con la fatica, le leggende,
epos e thanatos (cfr. appunto Simpson) ecc. Quindi il primo dubbio diffuso al momento è stato anche il primo
abito mentale indossato dalle circostanze. Chi non si dopa ormai? Bolt dice di no, e ovviamente anche
Froome dice di no pur se armeggia con poco spiegate "scatole gialle". E sembra sempre, infatti, che la
ricerca sul doping non rintracciabile sia un passo avanti a quella dell'antidoping. Come se il doping fosse la
tartaruga, e la battaglia per debellarlo Achille... Quindi si dovrebbe affacciare una seconda domanda,
generata dalla diffidenza ormai generalizzata: ma non ci stiamo definitivamente drogando di doping, di sport
dopato, di inchieste e colpevoli, di polemiche e di condanne (ah, Gay e gli altri intanto saltano a breve i
Mondiali di Mosca, ed è un brutto colpo per gli sponsor e i diritti tv...)? Non è stato insomma omologato lo
scandalo e lo scandalismo? Non è diventato "normale" il doping, non siamo tutti affetti da tossicodipendenza
da alterazione sportiva in qualunque veste ci si ponga, tra attori, recensori, (tele)spettatori ecc.? Se fosse
così, come mi pare, abbiamo perso e stiamo assistendo all'agonia finale di un concetto e una pratica di sport
sostituiti quando va bene dalla finzione del wrestling. E già così sarebbe abbastanza... Ma accennavo
all'inizio al secondo specchio, il tifo. Specchio tra chi e chi, cosa e cosa ? Perché il tifo in quel qualcosa di
particolare che è il calcio è un'altra cosa, nulla o molto poco ha a che vedere con chi si inerpica sulle balze
per "supportare" per pochi secondi il suo corridore preferito, uomo a piedi che sostiene/sospinge un suo
simile sul sellino. IL TIFO CALCISTICO è appartenenza pura/impura, è partecipazione, è politica attiva assai
più politica di quella che chiamiamo comunemente così, e ho detto tutto, caro Totò. Specchio tra realtà
interna dei tifosi, sempre più ristretti nel tifo emotivo per antonomasia, e realtà esterna, quella di un Paese a
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OGNI MALEDETTA DOMENICA
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pezzi in cui un Reame Rotondo pur così sbrindellato ha ancora una funzione dopante, di droga, oppio,
rimozione, distrazione ecc. Quindi ciò che succede a Brunico, nel ritiro della Roma dove i tifosi prendono di
mira i giocatori meno efficaci e più "burocratici" invece che domandarsi "ma se in un'azienda normale uno
come Sabatini avesse fatto ciò che ha fatto finora alla Roma, che cosa gli sarebbe successo?", è solo
un'avvisaglia (come a Brescia, a Bergamo, a Lecce ecc.) di uno specchio tra insoddisfazione calcistizzata e
graticola sociale. Finora non mi pare sia stato percepito, prefigurato, considerato a fondo il rischio di un simile
specchio, tra pallone e quotidianità di crisi, specchio sempre incombente ma ormai a livelli di esasperazione
difficilmente contenibile. Anche qui il rischio è l'omologazione di un calcio ormai inguaribile circoscritto
soltanto agli stadi: errore madornale, temo. L'Italia "contagiata" può diventare un unico grande stadio, e che la
miccia sia stata Osvaldo o un altro cambierebbe poco. A tutto ciò chi ci pensa, l'alberello Abete o il "kazako"
Alfano, tutti e due o nessuno dei due?
Foto: Lo statunitense Tyson Gay (a sinistra) e il giamaicano Asafa Powell, risultati positivi all'antidoping Ansa