Numero 5/15 Novembre-dicembre Anno XCIV
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Numero 5/15 Novembre-dicembre Anno XCIV
Disegno di Federico Campana Numero 5/15 Novembre-dicembre L’OTAF si presenta: Anno XCIV Inaugurazione Casa Iris a Massagno Via Chiosso 12 • CH-6948 Porza +41 91 936 30 00 ceramiche mosaici pietre naturali pietre artificiali Come una lettera a Gesù bambino C Rivista illustrata della Svizzera italiana pubblicata dalla Fondazione OTAF « C M Y CM MY CY CMY K Materia che Vive! Da 75 anni, specializzati nella lavorazione del legno. legno fuori casa dentro Professionalità, esperienza, precisione, tanta passione per il costruire “Qualità di Vita”. Questa è la filosofia di Xilema, leader ticinese nella tecnica di prefabbricazione su misura di strutture intelaiate in legno. Veragouth SA Via Industrie 24 6930 Bedano (CH) Tel. + 41 91 935 79 79 Fax +41 91 935 79 70 [email protected] www.xilema.ch aro Marco sono io Federico, io volevo dirvi se per caso avessi un giorno libero per fare una parlata. Se hai un giorno libero se avesse un tempo di parlare, quando volete voi. Non vi do fretta, non per decidere adesso, ma quando volete voi signor Marco. P.S. Scusate se non scrivo mai in corsivo perché non sono mai riuscito. Ecco una caramella, spero è di vostro gusto il limone.» (n.d.r. in fondo alla lettera stava appiccicata davvero una caramella). Ho conservato questo biglietto e ogni volta che lo rileggo mi stupisce per la naturalezza e la delicatezza con cui Federico ha espresso una sua aspettativa con l’aggiunta, originale e con un pizzico di geniale furbizia, di…una caramella. Mi ha fatto piacere, tanto che la caramella è ancora lì, in fondo alle parole di Federico. Il periodo natalizio è quanto mai propizio per esprimere i propri desideri in attesa che d’incanto, quanto atteso, lo si trovi lì... sotto l’albero di Natale. Le aspettative degli utenti che vengono accolti all’OTAF valgono tutto l’anno e sebbene non tutti i desideri e le speranze siano facili da esprimere e da comprendere, per coloro che si assumono il compito di accompagnare i nostri assistiti, esse rivestono un’importanza fondamentale ed è imperativo tenerne conto. Non a caso le aspettative dell’utente fanno parte integrante del piano individuale di ciascuno di loro. Ma cosa si aspettano da noi i nostri utenti? Siano esse persone adulte o ancora minorenni, capaci di intendere e volere o in grado solo con l’aiuto di persone di riferimento: genitori o rappresentanti legali esterni (con le ben immaginabili difficoltà di interpretare in modo corretto i bisogni del proprio assistito), le attese e le speranze sono del tutto simili alle nostre. Per un bambino, il desiderio di sentirsi parte integrante dell’asilo o della classe di scuola speciale, poi quello di diventare adulto e di finalmente trovare un lavoro o un’occupazione che piace; magari anche la morosa e chissà un domani avere una famiglia. Per coloro che vivono nelle nostre strutture abitative, alcuni da una vita, il piacere di sentirsi a casa e di poter arredare la propria camera secondo i propri gusti e, perché no, scegliere il colore delle pareti (come è stato fatto presso il foyer casa Iris riedificato a Massagno e inaugurato lo scorso mese di novembre). Poi ci sono le aspettative di coloro che sono affetti da gravi malattie, delle quali bisogna essere in grado di cogliere anche il benché minimo segnale. Verso queste persone, saper riconoscere con l’animo e la mente anche reconditi bisogni e soddisfarli a volte attraverso semplici attenzioni e riguardi, produce grande sollievo. Ho anche ben presente, qualche anno fa, una donna che, attiva nel laboratorio tessile, avrebbe desiderato ancor di più girare tutto il giorno a bordo di un autobus cittadino, mentre un altro mi diceva che sarebbe venuto volentieri nel nostro laboratorio agricolo “La fattoria”, ma non certo per lavorare. Due esempi che potrebbero scoraggiare educatori navigati, ma se queste sono le aspettative, è bene quanto meno ascoltarle; magari prendendosi “un giorno libero per fare una parlata”. Aspettative e desideri che possono e devono essere ascoltati ancora prima che arrivi Gesù bambino. Marco Canonico Redattore responsabile [email protected] In copertina Buone Feste da tutta la Redazione di “Semi di bene” e arrivederci all’anno prossimo! 5 Anno: XCIV no. Sommario Editoriale 5 Novembre dicembre OTAF e dintorni -Casa Iris come un fiore aperto sulla città Marco Canonico Hanno collaborato a questo numero: -Il buon messaggio di Casa Iris Lorenza Bianchi - Intervista all’architetto Marino Borroni Armando Boneff Marco Canonico Classe scuola speciale del Liceo2 di Lugano-Savosa 8 Incontri Settimana del Cervello della Svizzera italiana Marco Canonico Nikita Dehtevics Sara Groisman 10 Solidarietà El Hatillo: un paese da spostare in nome del carbone Marco Canonico Javier Martinez Giorgio Passera Roberto Roncoroni Mario Sajic 13 Il Quartiere delle emozioni e dei sentimenti Stephan Selhorst Giorgio Valsangiacomo Le strutture-satellite dell’OTAF Sommascona Giorgio Passera 16 - Creare e condividere - Mario Sajic - Intervista doppia con Lorena e Alessandra 19 Lavori in corso Un Grazie speciale a tutti gli operai! - Nikita Dehtevics Agenda OTAF I Re Magi all’OTAF 20 Letture - Famiglie - Sara Groisman 23 Chissachilosà? Nella nostra classe c’è un allievo che ha la passione dei proverbi e dei detti popolari. Abbiamo pensato di vedere se siete bravi come lui. Classe scuola speciale del Liceo2 di Lugano-Savosa 24 Notiziario OTAF - Timberland in Fattoria - Un pomeriggio speciale con streghe e gatti neri - Mercatino di Natale all’OTAF di Sorengo 25 La ricetta Taxi Teheran - Stephan Selhorst 26 Passodopopasso Valle di Blenio: i sentieri storici Giorgio Valsangiacomo 29 Albo per gli amici In memoria di Fiorenza Ferrini e Elena Pelli Editore Fondazione OTAF, 6924 Sorengo, Tel. 091/ 985 33 33; Redattore responsabile Marco Canonico; Abbonamenti annuo CHF. 30.- sostenitore CHF. 50.-; CCP 69-352-8; Tiratura 5’500 esemplari, esce 5 volte all’anno; Stampa Tipografia Fontana Print, 6963 Pregassona; Grafica studio grafico Boneff, Lugano Tel. 091/ 994 73 33, [email protected]; Copyright Riproduzione, solo con autorizzazione della redazione; www.otaf.ch 05-2015 SEMI DI BENE 3 OTAF e dintorni Casa Iris come un fiore aperto sulla città «Ascolto la mia squadra anche quando non si F sente nulla.» L’Avv. Pier Mario Creazzo Presidente della Fondazione OTAF « Pensaci, ora tocca a te. Il successo di una PMI non è legato solo alla bontà del prodotto, bensì anche alla qualità dei collaboratori. Swiss Life vi sostiene con soluzioni previdenziali flessibili per ogni tipologia di impresa. Scoprite i dettagli su pensacioratoccaate.ch/pmi 4 SEMI DI BENE 03-2015 acilitare in particolare l’autonomia e le relazioni sociali, è l’obiettivo immediatamente percepibile che la realizzazione della nuova casa Iris di Massagno si è posta fin dai primi lavori progettuali.» È questa infatti la sfida che la Fondazione OTAF, presieduta dall’avvocato Pier Mario Creazzo, assieme al direttore Roberto Roncoroni e all’architetto Marino Borroni, ha voluto raccogliere, un anno fa, con la posa della prima pietra di Casa Iris. È stato sufficiente un anno di lavori per concretizzare questo ambizioso progetto. Obiettivo raggiunto, come è stato ricordato dal presidente Pier Mario Creazzo, in occasione della conferenza stampa tenutasi lo scorso 19 novembre e ribadito sabato 21 novembre durante la cerimonia del taglio del nastro. Era infatti dal 1994, ha spiegato Creazzo, che gli ospiti del foyer casa Iris risiedevano presso una struttura della Cassa pensione dei dipendenti dello Stato del Canton Ticino, nel quartiere le Brughette a Barbengo, beneficiando di condizioni abitative confortevoli certo, ma con il passare degli anni sorbendosi i disagi del traffico in costante aumento. Tempi di trasferte da Barbengo a Sorengo sempre più lunghi uniti a una logistica che non consentiva agli ospiti grandi opportunità di contatti sociali al di fuori del quartiere, hanno spinto l’OTAF a considerare uno spostamento dell’intera struttura verso la città di Lugano. Il lascito ereditario da parte degli eredi di Giuseppe e Anita Poretti costituto da una casa familiare di tre piani e due appartamenti in via Morena 6 Inaugurato sabato 21 novembre il nuovo foyer OTAF a Massagno alla presenza delle autorità politiche e religiose. a Massagno e l’interesse della Fondazione Heinz Vom Scheidt che ha assunto gli oneri dell’intera riedificazione stanziando circa 4 milioni di franchi, hanno reso possibile la realizzazione della nuova struttura. Con il nuovo edificio di Massagno, ha aggiunto il direttore Roncoroni, si è chiuso simbolicamente il triangolo costituito dal foyer Casa Gaia di via Solaro 3 sempre a Massagno e dal foyer Casa Ninfea in via Cortivallo 2 a Besso, ma si aprono nuove opportunità di contatto e di scambi tra gli utenti residenti, oltre a evidenti agevolazioni situandosi tutte e tre le case in prossimità del centro di Lugano. Questo il compito affidato a Massimo Conforti, responsabile di Casa Iris e ai suoi collaboratori. Dal 17 ottobre i 12 utenti adulti (5 donne e 7 uomini), hanno traslocato e vivono nella nuova Casa Iris, accolti “a braccia aperte”, come ha sottolineato il sindaco di Massagno, architetto Giovanni Bruschetti. Nel solco della tradizione della popolazione massagnese, ha continuato il sindaco Bruschetti il giorno dell’inau- gurazione, poter ampliare le opportunità di incontro con delle persone bisognose di aiuto è «un atto benefico significativo, è un messaggio di speranza e di gioia di stare insieme». Un sentimento di gioia espresso anche dal direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli che rivolgendosi agli utenti, ai familiari, al personale e ai numerosi amici presenti, ha ricordato l’importanza che iniziative come l’edificazione del foyer Casa Iris, rivestono per la socialità. «È un settore, quello degli invalidi e degli anziani in costante crescita nei confronti del quale, senza l’aiuto dei cittadini contribuenti e dei benefattori, non si potrebbe rispondere ai bisogni, come invece si fa in modo esemplare.» Amicizia e calore umano che traspaiono anche dai caldi color arancio e giallo intenso che tinteggiano i sei piani della nuova Casa Iris e che sottolineano altresì profondi valori cristiani, come ha concluso Don Krystian Nowicki benedicendo la struttura e i presenti. di Marco Canonico 05-2015 SEMI DI BENE 5 Il buon messaggio di Casa Iris C Giovanni Bruschetti sindaco di Massagno, Paolo Beltraminelli Consigliere di Stato e Roberto Roncoroni direttore della Fondazione OTAF. asa Iris è stato, in ordine di tempo, il quarto foyer esterno aperto dall’OTAF (dopo casa Gaia nel 1991, casa Bianca nel 1992 e casa Ninfea nel 1993). Ricordando quei mesi di marzo e aprile del lontano 1994 – nel corso dei quali utenti ed educatori di allora erano impegnati ad organizzare il trasloco e a fare le prime timide esperienze di vita in comune Stefano Cesalli, all’epoca responsabile del foyer, rilevava che “la maggiore difficoltà riscontrata fu quella relativa alla ricerca di un nome per la casa”. Infatti ognuno aveva il suo ideale e dava un valore diverso alla propria abitazione. Dopo qualche mese di intensi dialoghi e dibattiti, la scelta ricadde sul nome Iris, come il fiore che donato significa “buon messaggio” (rif. articolo apparso sulla nostra rivista Semi di Bene n. 3/97 dal titolo “Il foyer Casa Iris”). Nel corso del 2010 la Fondazione OTAF, grazie ad un lascito ereditario del defunto signor Francesco Poretti di Mas- sagno, ha acquisito la particella e la casa con 3 appartamenti sita in Via Morena 6. La ristrutturazione dell’edificio esistente, su un terreno che, stando al piano regolatore, permette l’edificazione di sei piani, non costituiva una soluzione razionale; inoltre non avrebbe permesso di realizzare un foyer che fosse funzionale e rispondente alle nostre esigenze. Dopo attenta analisi, il Consiglio di Fondazione ha quindi incaricato l’architetto Marino Borroni di elaborare un progetto per la realizzazione di uno stabile da adibire a foyer per persone invalide. Dopo aver ottenuto la licenza di costruzione nel mese di ottobre 2013 la Fondazione OTAF ha trovato nella Fondazione Heinz Vom Scheidt il partner disponibile ad assumersi l’onere dell’investimento. Il progetto approvato ed il sedime sono stati quindi venduti dall’OTAF alla predetta Fondazione. Nel mese di aprile 2014 sono iniziati i lavori di costruzione del nuovo edificio. I colori scelti dagli utenti All’inizio di aprile 2015 gli utenti, gli educatori, i familiari e i rappresentanti legali hanno effettuato una visita del cantiere. È stata l’occasione per presentare i nuovi spazi abitativi e per permettere agli ospiti di esprimere qualche loro desiderio (come la scelta della camera o il colore del tinteggio delle pareti). Nel corso della settimana dal 12 al 16 ottobre gli utenti si sono trasferiti nel nostro centro di vacanza a Sommascona-Olivone, accompagnati da un gruppo di operatori mentre gli altri collaboratori del foyer casa Iris, con il supporto del nostro servizio interno di manutenzione, hanno effettuato il trasloco. Sabato 17 ottobre gli utenti sono rientrati dal loro soggiorno in Valle di Blenio e hanno fatto il loro ingresso nella nuova casa. Con un investimento complessivo di CHF 3’985’000 è stato realizzato un palazzo con le seguenti caratteristiche: Neve sotto controllo con il minimo sforzo seguici su Facebook e App Gli spazzaneve Husqvarna affidabili e ad alta capacità assicurano il massimo controllo anche in condizioni difficili di basse temperature e neve alta. Design robusto, motori potenti, ruote o cingoli rinforzati assicurano prestazioni professionali e grandi risultati con il minimo sforzo. www.bricofaidate.ch B a r b e n g o • B i a s c a • C a d e n a z z o • L o s o n e • L u g a n o • M a n n o • M e n d r i s i o • M e n d r i s i o ( e x - Fe r r a z z i n i ) 6 SEMI DI BENE 05-2015 1 riv_lugano188x66.indd 13/11/14 09.30 Squadra e squadrante disegnano Casa Iris • Piano interrato: autorimessa per 8 posti auto, locale lavanderia, locali tecnici e depositi. • Piano terreno: soggiorno, cucina e zona giardino esterna. • 1./ 2./ 3. piano: 4 camere per piano, ognuna dotata di servizio WC e doccia e di un locale deposito per la biancheria; al primo piano si trova un bagno assistito. • 4. piano: 2 appartamenti che sono stati collegati per realizzare un’unità abitativa, in collaborazione con la Fondazione ARES, per persone adulte con disturbo dello spettro autistico. Si tratta di un progetto che diventerà operativo con l’inizio del 2016 e per il quale stiamo attualmente definendo i vari aspetti. • 5. piano: 2 appartamenti singoli (uno da 2 ½ locali e uno da 3 ½ locali) che negli intendimenti dell’OTAF e d’accordo con il Consiglio della Fondazione Vom Scheidt verranno messi a disposizione come appartamenti protetti. Abbiamo già preso contatto con i vari servizi sul territorio (Ufficio degli invalidi e Pro Infirmis) per valutare possibili candidati interessati ad affittare uno degli appartamenti. La struttura è aperta tutti i giorni dell’anno e la copertura da parte del personale è garantita: • nei giorni feriali dalle ore 16.00 circa alle ore 10.00 circa del giorno successivo; •sabato e domenica e durante i giorni di chiusura delle strutture diurne a Sorengo 24 ore su 24; • in caso di malattia dell’utente 24 ore su 24. Nella fascia diurna dei giorni feriali gli utenti frequentano il centro diurno o i laboratori protetti a Sorengo. La Fondazione Heinz Vom Scheidt La Fondazione Heinz Vom Scheidt di Lugano è un’istituzione che persegue scopi esclusivamente benefici, nel solco di quanto fece lo stesso Heinz Vom Scheidt, un imprenditore tedesco di successo che amava e frequentava il Ticino e che ha manifestato la sua grande sensibilità verso i meno fortunati costituendo importanti istituzioni benefiche sia in Germania che da noi. R « idendo e scherzando sono cinquant’anni che tiro righe con la squadra e lo squadrante! Ho iniziato come apprendista presso lo studio dell’architetto Chiesa e - lo dico con un pizzico di ironia - mi ero posto l’obiettivo di lavorare tranquillamente fino alla pensione e poi…e poi eccomi qua a lavorare più di prima!» Marino Borroni, classe 1946, di Bosco Luganese, persona pacata e discreta l’abbiamo incontrato in occasione dell’inaugurazione del nuovo foyer Casa Iris, edificio progettato dall’omonima EMMEBI architettura SA di cui è responsabile. Chi è l’architetto Marino Borroni? Sono una persona cui non è mai piaciuto troppo apparire, non ho mai cercato di farmi pubblicità; al contrario amo la discrezione e può darsi che questa mia caratteristica sia stata vincente nei rapporti di fiducia che mi sembra di aver costruito con la Fondazione OTAF. Come è arrivata la commissione per Casa Iris? La collaborazione con l’OTAF risale al 2000 con la ristrutturazione della Casa di vacanza di Sommascona, quale incaricato della direzione lavori, tramite l’architetto Luciano Molteni. Nel 2007 tramite l’allora segretario generale della Fondazione Roberto Roncoroni, mi venne affidata la ristrutturazione della parte più vecchia della casa di vacanza di Somascona, quella che sui muri portava ancora il nome di “Ospizio Humanitas Sommascona” Nel 2011 fui interpellato di nuovo in occasione della ristrutturazione dell’ex casa del personale e oggi “Casa OTAF” di Sorengo. Il mandato più recente è stato invece quello del 2013 per la progettazione e direzione lavori della nuova Casa Iris di Massagno. Lavori che si sono protratti fino a quest’anno. La felice collaborazione con l’OTAF non è ancora terminata. Infatti, continuo ad occuparmi della direzione lavori per l’edificazione di Casa Nava (secondo il progetto dell’architetto Mario Botta). A quali bisogni doveva rispondere Casa Iris? Casa Iris doveva sorgere su una superficie relativamente piccola, dunque si trattava di sfruttare al massimo le possibilità edificatorie estendosi in altezza. OTAF e dintorni OTAF e dintorni Per questo si è pensato ad un edificio di 6 piani destinati ad accogliere le persone disabili del foyer di Barbengo, cercando di ottenere spazi per appartamenti protetti.Conosciute le esigenze particolari della committenza (12 camere con doccia per disa- Arch. Marino Borroni bili e spazi comuni), si è iniziato di a schizzare le varie possibilità tenendo conMarco to dei 200 m2 disponibili per oiano e delle Canonico caratteristiche di esigenze particolari dei disabili. Dopo vari schizzi e varianti, discusse con il Consiglio di fondazione, si sono ottenuti al piano terreno spazi comuni, su tre piani le camere per disabili con relativi sevizi e due piani con quattro appartamenti protetti. Quali difficoltà ha incontrato nella progettazione e quali nella fase di realizzazione? Non è stato facile edificare in una zona residenziale. Il rischio di fare danni alle strutture esistenti era alto, dovendo in certi casi lavorare vicinissimi ai confini degli altri residenti. Un’altra difficoltà era rappresentata dai tempi stretti di consegna dell’opera. In questo un grande merito va alle maestranze dell’impresa Ugo Bassi SA e a tutte le altre ditte che sono intervenute nei lavori e che hanno dato il massimo. Chi ha scelto i colori giallo e arancio e perché? Per la scelta dei colori dello stabile ho collaborato con il grafico Stefano Soldini, con il quale avevo già lavorato per casa OTAF e per il centro di vacanza di Sommascona; si è dunque pensato di riprendere il blu del logo OTAF per i serramenti, l’arancione aveva già fatto la sua apparizione sulle facciate di “Casa OTAF” di Sorengo e il giallo deciso per dare positività al quartiere: la stessa vivacità e positività che mi hanno manifestato gli ospiti quando li ho incontrati la prima volta. Tanto entusiasmo ci ha spinti a inserire dei colori vivaci sui tre piani e offrire loro anche la possibilità di scegliere il colore della propria camera. È soddisfatto dell’opera realizzata? Mi ritengo soddisfatto certo, ma soprattutto mi auguro che le persone che l’abiteranno possano trovasi a loro agio e in armonia tra di loro e con il mondo esterno che li circonda. 05-2015 SEMI DI BENE 7 Incontri Sto perdendo la memoria? « di Marco Canonico F are in modo che le persone malate di Alzheimer possano esprimersi con le loro parole e saperle ascoltare con pazienza, procura sicuramente un effetto liberatorio nel malato.» È uno dei consigli scaturiti in occasione della conferenza pubblica dall’omonimo titolo: “Sto perdendo la memoria? del 17 marzo scorso presso l’USI di Lugano in occasione della “Settimana del cervello della Svizzera italiana”. L’evento contemplava un simposio medico, una serata al cinema con la proiezione e discussione attorno al film “Still Alice” di Glatzer e Westmoreland, e otto incontri organizzati presso le Scuole medie del Cantone sul tema: “Ricordi e oblio”. Ne hanno discusso, di fronte ad un folto pubblico di anziani, tre tra i più noti specialisti della malattia attivi in Ti- cino: Pierluigi Quadri, caposervizio Geriatria OBV e ORL, Paolo Paganetti, responsabile della ricerca di base del Neurocentro della Svizzera italiana e Leonardo Sacco, capocolinica presso il Neurocentro della Svizzera italiana. Dicevamo, uno dei consigli di tipo pratico in quanto l’Alzheimer è ancora una malattia che presenta diversi aspetti ancora poco noto o quanto meno, trattandosi di una patologia che generalmente si sviluppa molto lentamente, difficilmente riconoscibile e diagnosticabile tempestivamente. Cosa ho mangiato ieri sera? Per certi versi sembra non essere facile nemmeno dare consigli a chi, ormai in età da pensione, per esempio non si ricorda più cosa ha mangiato la sera prima; tanto più difficile se la persona gode «Una soluzione previdenziale che tutela il nostro futuro» Previdenza e risparmio fiscale in uno grazie al pilastro 3a/ Soluzioni individuali per la previdenza della vecchiaia Risparmio fiscale annuo fino a CHF 2000.– Tutela finanziaria dei vostri congiunti Siamo sempre a vostra disposizione per una consulenza. Agenzia principale Fausto Paltenghi/ Via Trevano 97, 6900 Lugano Telefono 091 960 20 00, Fax 091 960 20 09 [email protected], AXA.ch/lugano-cornaredo 8 SEMI DI BENE 05-2015 si reagisce correttamente e subito». Dunque, ha ammonito Sacco, è meglio essere pronti ad affrontare i cambiamenti che la malattia sicuramente comporta nelle relazioni con i famigliari. Una malattia insidiosa con la quale, invecchiando, tutti noi potremmo dover fare i conti. globalmente di buona salute. Fare degli esami clinici per saperne di più? Oppure attendere l’insorgere di eventuali altri sintomi inequivocabili? Sembra davvero arduo pronunciarsi in merito, tanto che gli specialisti preferiscono lasciare a ciascun individuo piena libertà di orientarsi verso l’una o l’altra opzione e di fare la scelta più adatta a sé stesso… e per i famigliari che gli stanno accanto. Certo! Perché l’Alzheimer modifica profondamente non solo il comportamento e la vita del malato, ma anche le relazioni che egli tiene con i figli, la moglie o il marito. Ma andiamo con ordine iniziando proprio con le parole conclusive di Giovanni Pellegri, moderatore della serata: «La malattia e la morte ci appartengono, affrontiamo la vita come protagonisti!» Vero, ma se ci viene a mancare la memoria? Una probabilità che - cifre alla mano - potrebbe toccare buona parte di tutti noi, come ha fatto notare Pierluigi Quadri, se si considera che nel 2010, in Europa i malati di demenza erano 7 milioni di cui 100’000 in Svizzera e 1’100 in Ticino. Le previsioni per il nostro continente, indicano che saranno 14 milioni nel 2020 e 21 milioni nel 2050. L’insorgere dell’Alzheimer è del 3.5% tra le persone (in maggioranza donne) che si situano tra i 65 e i 75 anni, sale al 20%-30% tra gli ottantacinquenni e aumenta ancora negli ultra novantenni. Meglio una diagnosi precoce Anche se non ricordarsi una cosa da un momento all’altro, ha rassicurato Quadri, non è necessariamente sinonimo di demenza, è bene tenere presente che alcuni sintomi potrebbero rivelare, mediamente dopo un anno, la malattia. «Se inoltre si considera che il decorso dell’Alzheimer si situa tra i 10 e i 12 anni, si capisce quanto sia importante investigare precocemente sui disturbi della memoria non solo per rallentare la malattia, ma anche in funzione di un’adeguata pianificazione socio-sanitaria.» Una diagnosi precoce dell’Alzheimer, sembrerebbe dunque essere un altro consiglio da tenere in considerazione. Lo sostiene anche Leonardo Sacco mettendo in guardia sulle ricadute sia di tipo comportamentale, sia di tipo psicologico che la malattia comporta non solo in colui che ne è colpito, ma anche in coloro che gli stanno accanto. «La qualità di vita può restare decente se La ricerca in Ticino Un misurato sollievo giunge dalla ricerca sulla malattia e in particolare da quella condotta in casa nostra, in Ticino e per la precisione presso il Neurocentro della Svizzera italiana con sede a Taverne. Paolo Paganetti, responsabile della ricerca di base del centro, ha indicato nella peptide amiloide, una particolare tipo di proteina mutante che si sviluppa nel cervello, la responsabile di alcune malattie neurodegenerative fra le quali anche la malattia di Parkinson e l’Alzheimer, appunto. Questa sostanza da amica si trasforma in nemica creando tossicità e diventando patogena. È in questo modo che, lentamente, prima si dimentica dove si è parcheggiata l’auto, poi si annebbiano le conoscenze culturali, si affievolisce l’iniziativa fino a non sapere più nulla di se stessi e degli altri. Still Alice Ho visto il film di R. Glatzer e W. Westmoreland con un’amica cosciente che si trattava di un argomento non facile e fortemente coinvolgente sul piano personale, specialmente quando ci si avvicina ai 60 anni. Malgrado i miei timori si è rivelato un film che affronta l’Alzheimer in modo realistico, senza essere crudele o angosciante. Tratta dal romanzo “Perdersi” (Still Alice), scritto del 2007 dalla neuro scienziata Li- sa Genova (Edizioni Piemme), la pellicola ha il pregio di toccare delicatamente un argomento spinoso. Lo spettatore è così invitato a vivere (e a condividere) insieme alla protagonista, Alice Howland, e alla sua famiglia, l’incedere della malattia che la colpisce. Lei affermata docente universitaria alla Columbia University, il marito chimico e i figli orami adulti Anna, Tom e Lydia. La diagnosi per Alice, inesorabile, arriva prima dei 50 anni. La accompagno, stando seduta sulla mia poltroncina, attraverso i primi inquietanti sintomi e poi sempre più giù,…nel baratro del perdersi, nella quotidianità dove anche il più semplice gesto diventa una montagna da affrontare. Gli affetti e le emozioni più care si stemperano nella nebbia in cui ti avvolge la malattia, fino a farti perdere i momenti più significativi della vita. L’attrice protagonista (Julianne Moore) merita ampiamente l’Oscar ricevuto per l’interpretazione delicata e realista. Film sicuramente da vedere, ma... con un pacco di Klinex. Lorenza Bianchi Da sempre ci facciamo in 4 per i nostri clienti Non basta più? Ecco la soluzione Abbiamo installato una nuova macchina da stampa Heidelberg SX 102-10 a 10 colori. L’unica 10 colori in Ticino. La prima di questo tipo in Svizzera. 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Di questi, solamente il 17,86% degli abitanti occupano l’area urbana, il restante 82,14% vive in prossimità della miniere di carbone. “El Hatillo” si trova proprio nella zona di “El Paso” ed è la zona dove operano Francesco e Tatiana Gerber dal mese di febbraio 2015. Sono partiti dalla Svizzera con un bambino di 4 mesi: Rafael. Questo borgo costituito da una comunità di 184 famiglie, si situa nel mezzo di due miniere di carbone a cielo aperto. A causa dello sfruttamento delle miniere di carbone partito all’inizio degli anni ‘90, le condizioni di vita degli abitanti di “El Hatillo” subiscono un lento processo di peggioramento. L’apertura di una nuova miniera molto vicina al villaggio nel 2005 ha accelerato ulteriormente questo processo. Il fiume che prima passava accanto al paese (Rio Calenturitas) risorsa fondamentale per l’agricoltura, la pesca, il rifocillo del bestiame, è stato deviato di 17km per soddisfare i bisogni delle aziende di carbone. Questo cambiamento drastico è causa dell’estinzione di buona parte dell’economia locale ed ha come conse- 10 SEMI DI BENE 05-2015 Francesco e Tatiana Gerber con il piccolo Rafael hanno lasciato il Ticino per operare a favore della popolazione locale. guenza la sparizione quasi totale di appezzamenti di terra coltivabile facendo, di fatto, fallire l’economia di un paese che si basa quasi esclusivamente sull’agricoltura. Questa situazione ha trascinato la popolazione ad una condizione di dipendenza totale dalle possibilità d’impiego indirettamente offerte dalle aziende minerarie. L’inquinamento di aria e terreno causato dalle polveri sottili ha inoltre causato numerose patologie respiratorie alla popolazione. Questo fenomeno si è esteso al punto che, nel 2010, il Ministero dell’Ambiente ha decretato queste zone come “inabitabili” imponendo alle tre multinazionali (Drummond, CNR e Glenocore) di prendersi carico dello “spostamento” della popolazione di “El Hatillo”. Abbiamo incontrato i coniugi Gerber al rientro dalla Colombia dopo quattro mesi di lavoro sul posto. Come opera l’ONG E-CHANGER di cui fate parte? Siamo partiti per la Colombia in febbraio 2015 con un’ONG Svizzera, più precisamente di Friburgo che si chiama E-CHANGER. Quest’organizzazione fa parte di un’alleanza chiamata COMUNDO che è presente nelle principali zone linguistiche del paese, per la Svizzera tedesca con Bethlehem Mission Immensee e per il Ticino con Inter-Agire. COMUNDO è un’organizzazione non a scopo di lucro, che vuole avvicinare le persone del nord e del sud grazie allo scambio di pratiche professionali. Contrariamente ad altre grandi organizzazioni, l’alleanza COMUNDO non finanza progetti al sud, preferisce rafforzare organizzazioni locali esistenti mandando volontari qualificati. L’idea è di creare una collaborazione costruttiva che arricchisca entrambe le parti tramite un rapporto orizzontale. Come si prepara lo spostamento di un villaggio? Lavoriamo in collaborazione con quindici leader locali che si occupano delle negoziazioni con le multinazionali del carbone per quanto riguarda lo “spostamento del villaggio” ordinato dal ministero dell’ambiente nel 2010. Queste persone si dividono in due gruppi, il comitato di transizione e quello di concertazione. Tatiana che ha studiato comunicazione all’università di Lugano (USI) lavora principalmente con il comitato di concertazione, si occupano principalmente delle negoziazioni con le multinazionali. Queste riunioni con le imprese sono fondamentali perché servono per definire a cosa avranno diritto esattamente gli abitanti del villaggio nel “nuovo Hatillo”. Loro chiaramente vogliono le stesse identiche condizioni di vita che avevano nel passato (prima dell’arrivo delle multinazionali) mentre le imprese vogliono spendere il meno possibile. Per stesse condizioni di vita s’intende: un fiume in prossimità del paese per pescare, coltivare e avere acqua potabile per gli abitanti e l’allevamento. Inoltre lottano per ottenere lo statuto di contadini il che darebbe loro accesso al terreno coltivabile. Tatiana si occupa di organizzare il comitato di concertazione, prendere appunti, preparare le riunioni, organizzare i concetti, consigliare sulle cose da fare, eccetera. Inoltre si occupa della gestione delle mail e della redazione delle lettere che vanno mandate alle imprese e a tutti gli enti pubblici coinvolti nel processo. Io (Francesco) lavoro con il comitato di transizione che si occupa della vita culturale del villaggio, eventi, sport, scuola, teatro, eccetera. Il nostro lavoro è di aiutare la comunità nella vita quotidiana. Ora stiamo lavorando in collaborazione con l’ONU che inizierà “progetti produttivi” in queste prossime settimane. Questi progetti permetteranno alla popolazione di seguire una formazione pratica in vari ambiti, tali come: allevamento di pesci, apicoltura, allevamento bovino e coltivi vari. Questi progetti, sono interessanti perché l’ONU manda persone molto qualificate per formare gli abitanti della comunità, mettono tutto il materiale a disposizione, trovano i clienti e quando si trasferiranno, si potranno portare dietro tutto il materiale per continuare a lavorare. Nuovi progetti all’orizzonte “Terre des Hommes “ Germania entrerà tra poco con un nuovo progetto per bambini e adolescenti al quale potrò partecipare anch’io. Il progetto consiste nel creare degli orti comunitari nel recinto Venditore ambulante di succhi di frutta. scolastico, questi ultimi saranno lavorati in collaborazione con i bambini. Lo scopo pedagogico è quello di far scoprire ai più giovani quello che era il lavoro dei loro genitori prima dell’arrivo delle multinazionali. Il progetto con gli adolescenti invece è piuttosto basato sull’uso di materiale audio e video per formare dei “piccoli giornalisti” sulle problematiche degli abitanti in generale. Nella scuola elementare, lavoro in collaborazione con le insegnanti. Il mio lavoro è principalmente di prevenzione, tramite delle attività ludiche e delle discussioni di gruppo attorno a problematiche come: la violenza in generale, violenza intra-familiare, rispetto reciproco, inquinamento, eccetera. Una volta la settimana organizziamo il “Cinema Hatillo” in diversi quartiere del paese, per grandi e piccoli. In Colombia con un bambino di appena tre mesi? Questa è una buona domanda. A dire il vero Rafael non era previsto nei nostri piani, avevamo già postulato presso E-CHANGER come candidati alla partenza da diversi mesi e inizialmente dovevamo partire in novembre 2014. L’arrivo di un bambino ha modificato la nostra partenza di quattro mesi, ma abbiamo deciso di partire comunque (con l’appoggio della nostra ONG). Inoltre, altre famiglie prima di noi erano già partite con bambini piccoli, quindi non eravamo preoccupati. La Colombia è il paese d’origine di Tatiana, quindi, sapevamo di poter contare sull’appoggio della famiglia, anche se vive lontano da noi: a Bogotá. Le motivazioni erano diverse, la prima dopo cinque anni passati in Svizzera, ci sembrava giusto avvicinarci alla famiglia di Tatiana. A un livello professionale, il lavoro sembrava (ed è) molto interessante. Il fatto di poter partire in Colombia, ma con le coperture sociali Svizzere (assicurazione malattia, AVS, secondo pilastro) ci permetteva di partire con delle buone garanzie per il ritorno e per la nostra salute e quella del piccolo Rafael. Come vi si può dare una mano? Il credo della nostra ONG è di far muovere le cose informando al nord di ciò che sta succedendo al sud. Se pensiamo al nostro lavoro qui all’Hatillo, informare la popolazione Svizzera su quello che succede, è molto importante. Glencore, in effetti, è una multinazionale con sede principale a Zugo, il fatto di parlare in Svizzera di quello che succede in Colombia permette di mettere più pressione su questi mastodonti. Indirettamente questa pressione aiuta parecchio il processo di negoziazione con le imprese del carbone. (i paesi del nord sono i principali clienti di queste multinazionali, se mettono pressione, le imprese devono reagire). Prima di partire dalla Svizzera abbiamo dovuto costituire un “gruppo d’appoggio” la cui responsabile è mia sorella Alessandra Keller–Gerber. La creazione di questo gruppo serve: 1.Per permetterci di raccogliere fondi per il nostro progetto, dobbiamo raccogliere come minimo 7000 franchi all’anno per autofinanziare una parte del nostro lavoro qui in Colombia. 2.Per appunto informare la popolazione Svizzera su quello che succede qui all’Hatillo. Graditi sostegni: E-CHANGER Rue St.Pierre 10 1700 Fribourg -Suisse CCP: 17-7786-4 IBAN : CH51 0900 0000 1700 77864 Per garantire che il vostro dono venga versato al nostro progetto, PF nella parte « motivo del versamento » precisate: « Solidaridad Campesina » Famille In ogni momento potete visitare il nostro blog per maggiori informazioni: http://konzern-initiative.ch/ ce-que-vous-pouvez-faire/?lang=fr Contatti: Le nostre coordinate Skype: tatiana.rojas.garzon – francesconosciuto Mail: [email protected] [email protected] Indirizzo: Carrera 19D n° 5-50 casa 3, C.R. Arizona, Valledupar - Colombia Telefonino (whatsApp !): + 57 312 496 43 23 + 57 312 500 42 81 Gruppo di sostegno: Personne di riferimento: Alessandra Gerber [email protected] 05-2015 SEMI DI BENE 11 Solidarietà Solidarietà IN Parole di carta TE N E IG Il Quartiere delle emozioni e dei sentimenti. 5a puntata Le strutture-satellite dell’OTAF Sommascona LA CA SA T L L E OTAF 1917-2017 C MAGIA & TECNOLOGIA ontinuiamo ad esplorare alcuni capitoli delle storia dell’OTAF anche in questo numero delle rivista e lo facciamo andando a curiosare negli archivi di Sorengo per leggere e riprendere alcune note su un’altra importante struttura – satellite dell’OTAF: Sommascona. Sommascona è una parola, un luogo che evoca immediatamente vacanze, aria buona, montagne, salute, bambini dalle gote rosse che passano momenti allegri in una natura incontaminata e altri argomenti positivi. Per cominciare a parlare di questa sede montana storica dell’OTAF, riportiamo parzialmente un documento che risale proprio all’anno in cui fu inaugurata. La data esatta è il 18 di luglio del 1926, un giorno di festa per tutta la Valle di Blenio, un evento sottolineato da un banchetto a cui parteciparono oltre 60 invitati e che fu allietato da musiche e canti. Lo scritto è di Guido Bolla. CON LA DOMOTICA DIAMO FORMA ALLA VOSTRA FANTASIA Una casa domotica vi offre la possibilità di svolgere le più svariate funzioni integrando sistemi e impianti che saranno finalmente in grado di interagire tra loro ottimizzando la gestione dell’abitazione. Ad esempio possono essere integrati gli impianti d’illuminazione, di riscaldamento, di climatizzazione, di protezione solare, di sorveglianza, gli elettrodomestici, i sistemi d’allarme, la videosorveglianza, i videocitofoni e di tutti gli impianti audio e video. Tutto questo offrendovi la possibilità di comunicare a distanza con loro attraverso gli smartphone e i tablet. Noi siamo stati fra i pionieri della domotica nella Svizzera italiana e oggi possiamo contare, unici in Ticino, su di uno staff espressamente dedicato alla progettazione e all’installazione di sistemi domotici composto da cinque specialisti certificati KNX. Metteteci alla prova richiedendoci un preventivo senza impegno e siamo sicuri che anche voi, grazie a un po’ di magia ma soprattutto a tanta tecnologia, non potrete più fare a meno di una Casa Intelligente. Spinelli SA Via Motta 62 - CH-6908 Massagno t +41 (0)91 960 20 20 - f +41 (0)91 960 20 10 12 SEMI DI BENE 05-2015 CASA INTELLIGENTE Succursale: Via Alighieri 10 - CH-6830 Chiasso t +41 (0)91 697 64 11 - f +41 (0)91 697 64 12 [email protected] www.spinelli.ch CHE-105.974.306 IVA L’Ospizio di Sommascona, anni 30. L’Ospizio di Sommascona Sommascona è frazione del Comune di Olivone situata a 1040 di altitudine, alle falde del Lucomagno. Le sue casette di velluto (come le chiamava il Lavizzari) si adagiano in una superba conca verde, ben protetta contro i venti di tramontana e baciata dai benefici raggi del sole. Sommascona dista dall’ufficio postale di Olivone poco più di un chilometro, e vi si arriva seguendo la cantonale per i tre quarti della distanza, e quando questa piega bruscamente a Sud per arrampicarsi sulla Larescia e compiere il grande risvolto che la conduce a Camperio - la vecchia e comoda strada mulattiera - oggi restaurata in modo di poterci salire in automobile – in pochi minuti raggiunge il cancello chiudente la proprietà dell’inaugurante Ospizio. Di lassù si gode una vista incantevole sul piano di Olivone e sull’aspra giogaia - incastonata da ghiacciai che segna il confine a levante del Torrone di Nava all’Adula. Al nord la piramide del Sosto al sud il dirupato Simano. La casa che venne restaurata per renderla adeguata sede dell’inaugurando Ospizio (…) conta 17 locali: due cantine, una legnaia, il lavatoio, la cucina, il 1 refettorio, la sala della direzione, la sala da giuoco, quattro camere per dormitori, la stireria, il bagno, il lavabo, le latrine. Nei dormitori attendono i nostri bambini 15 candidi lettini e nei corridoi i capaci armadi dove ciascuno godrà di un particolare guardaroba. La seconda casetta non è ancora restaurata e comprende al pianterreno due locali dei quali l’avvenire consiglierà l’uso migliore, e superiormente un vastissimo salone che formerà la gioia dei nostri frugoli nei giorni piovosi. La molla propulsatrice dell’Ospizio bleniese fu l’atto generoso della distinta famiglia Reggiori che, per onorare la memoria del compianto signor Luigi, legò all’Opera nostra la cospicua somma di fr. 8.000, e chi fece scegliere Sommascona sede dell’Ospizio fu la Donazione del signor Giuseppe Alessandro Cusi 2, di Giorgio Passera “Semi di bene” Numero doppio 13 – 14, 15 - 31 luglio 1926, Pagina 207 1 2 Giuseppe Cusi, che ha donato all’ Opera la primitiva casetta di Sommascona, la quale servì come sede dell’Istituto dal 1926 al 1963. È scomparso a Londra il 25 agosto del 1927: è ricordato nell’Ospizio nuovo con una lapide commemorativa. 05-2015 SEMI DI BENE 13 destinata ad onorare la memoria antica della sua famiglia, patrizia di Sommascona. L’Ospizio sorse quasi per incanto e le oblazioni giunsero generose e benefiche quasi esclusivamente dall’estero, dove la nostra emigrazione, onorando se stessa, altamente onora la Patria lontana e mai non la scorda. (…).3 L’ospizio di Sommascona, (conosciuto con il vecchio nome di “Ospizio Humanitas”) nacque dunque come piccola colonia estiva nel 1926 grazie alla generosità della famiglia Cusi, in particolare di Giuseppe, albergatore, trasferitosi a Londra dopo la donazione. Le redini della struttura furono dapprima prese da Elisa Reggiori che ne fu la prima direttrice. Nel corso del suo primo anno di attività la nuova struttura ospitò 22 ragazzi, 16 dei quali del Distretto di Blenio, i rimanenti da altre regioni del Cantone. Dopo Elisa Reggiori alla testa della colonia troviamo l’infermiera Ada Bolla, aiutata dalla sorella Pace; la casa, grazie a loro, divenne istituto permanente e cominciò ad ospitare in inverno ragazzi e ragazze in cura preventiva. La casa diventò infatti preventorio destinato in modo particolare alla cura dei fanciulli asmatici e malati alle vie respiratorie. A questo punto inseriamo una testimonianza a firma G. Paoli, che risale al 1950:4 14 SEMI DI BENE 05-2015 “Entriamo nel cuore dell’Ospizio dei bambini: in una prima casa vi sono locali adibiti a servizi diversi: la cucina nitida in ogni sua parte, è sempre in azione. Si individua poi il refettorio, dalla serie di bambole in atteggiamento di riposo, di abbandono. Sui balconcini sbocciano gerani rossi e rosa. Al piano superiore si aprono le salette di soggiorno e dei giochi. Tanti armadietti chiari, contrassegnati da un disegno e dal nome: sono ricolmi di balocchi in buon ordine, che è nota saliente di questa gioconda collettività di fanciulli. Secchielli, formelle, cerchietti, palle, scatole per costruzioni, bastoncelli colorati, trombe, treni, velivoli, barche, libri con figure, nell’ora dei giochi divengono patrimonio comune (…). La presenza del pianoforte è eloquente, significativa. La musica, il canto educano i bambini, li rendono buoni, sereni affinando al tempo stesso, il loro sentimento. Questa casa è un punto di efficace incontro tra fanciulli: si mangia, si gioca, si lavora: è giocondo centro di ritrovo quando la neve scende. In casette adiacenti vivono i piccoli, i mezzani, i più grandi. Sono fresche comunità che serbano una loro autonomia pur rimanendo collegate al filo dell’unitaria vita in comune. I dormitori delle singole casette non sono molto grandi ed hanno così una spiccata intonazione familiare. Noi sorprendiamo i bambini proprio nell’ora della siesta pomeridiana (…) Dai balconcini spalancati, dalle verande o terrazzine, piove a ondate successive l’aria ventilata, salutare dell’alta montagna: (…) Dal suo lettino un piccolo può dominare l’ardito picco, monte acuto solitario delle Alpi: il classico Sosto; e tutti hanno davanti quadri diversi: sfondi, prati, boschi, intrecci di chiome, fregi di vette, angolosità di catene, snodarsi di sentieri. La fantasia può pascersi; mentre l’intelletto di questi fanciulli si affina con lo spirito di osservazione. L’educazione più completa ed efficace per la fanciullezza è quella che si svolge all’aperto, a contatto con la natura: fede e scienza si coniugano, in un crescendo di squisita armonia. I fanciulli dell’Ospizio – villaggetto di Sommascona vivono infatti sempre all’aperto. Anche d’inverno i campi di neve si popolano di slitte e le loro voci hanno echi e multiple risonanze fra le vallate. Ogni gruppo di bambini ha una propria assistente che si prodiga come una mamma. I piccoli si dedicano a particolari lavori di orticoltura, giardinaggio: vi sono i piccioni da curare, le caprette, i conigli, le galline, il suino. In questa atmosfera ogni fanciullo può superare, vincere la gracilità costituzionale: nel quotidiano allenamento si migliora il corpo e lo spirito. Vi è sempre, in ogni lavoro, una nota schietta di composta allegria: di ogni scoperta e conquista occorre far partecipe la Direttrice signorina Bolla, che è una mamma da tanti anni di questo fervido gregge. Ella consuma beneficamente la propria vita in una prodiga, assoluta dedizione per le creature che le vengono affidate. Abbiamo visto questi piccoli agili e gai correre in Direzione con il cuore in festa: li abbiamo seguiti e come loro siamo stati sorpresi dai freschi, aerei rami che adornano il soffitto, in volute architettoniche, con pendule ciocche di glicine e festoni. Elementi freschi, leggeri, primaverili, simbolici. I fanciulli sono le reali gemme di un eternarsi di primavere. Vanno salvati, protetti dalle raffiche di gelo, dalle intemperie, sottratti dai luoghi malsani di miseria materiale e morale. Trapiantati in benefiche istituzioni come l’Ospizio di Sommascona, si schiudono in novelli, solidi virgulti e non temono più i ghiacci e le nevi. Il villaggetto –Ospizio celebrerà tra breve il suo 25 esimo anno di vita. Nacque nel 1926 quando il generoso Giuseppe Cusi, come attesta la targa in memoria, donò la sua casa perché sorgesse un’opera di bene a favore della fanciul3 Altre testimonianze sull’apertura dell’Ospizio le troviamo nei numeri del 1926 e del ‘27 di “Fraternità”. In particolare sull’edizione del 1927 leggiamo il primo rapporto di direzione redatto da Elisa Reggiori. 4 “Semi di bene”, 30 settembre Numero 18, Pagine 278 – 283 lezza svizzera, in genere, e del Canton Ticino in particolare. Affluirono così primi bambini gracili. Alla prima donazione del benemerito primo patrono Giuseppe Cusi seguì l’acquisto di altre casette. In quest’opera di Assistenza Ticinese si accolgono bambini di ogni età: dai piccini di Asilo a quelli delle classi maggiori: sorge così anche il problema della scuola che viene risolto in pieno. Piccoli, gracili, pallidi, bisognosi di cure e di affetto, tra le candide nevi invernali, nei verdi riposi primaverili, risorgono nel corpo e nello spirito. V’è un’assistenza sanitaria accurata, la chiara medicheria ed infermeria sono pure meta quotidiana di un minuscolo popolo. La percentuale dell’emoglobina sale, quale indice esplicativo di resistenze negative vinte, il colore ritorna sul volto, il peso sensibilmente aumenta: segni evidenti di un rifiorire di energie nei fanciulli. Il funzionamento di questo villaggetto di bambini è ottimo, sotto ogni aspetto: basta seguirne il ritmo per qualche ora, per rilevare in pieno i chiari motivi di vita e di attività serena. Ci allontaniamo da Sommascona con la gaia visione di un centinaio di fanciulli dai grembiulini azzurri, intensi dei maschi, rosa ortensia delle bambine: tutti semi – sommersi nel verde dei pini: offrono un colpo d’occhio pittoresco, una sinfonia di colori e di luce. Ci auguriamo che questa bella istituzione non venga dimenticata dai buoni: ci sono casette disabitate da acquistare, e l’Opera potrebbe così irradiarsi e con le nuove ali proteggere tanti bambini ancora”. Con l’apertura durante tutto l’anno se ne comprese l’insufficienza degli spazi a disposizione e si progettò la nuova grande casa che venne aperta nel 1963, diretta prima dall’infermiera Rosemarie Pessina e poi dalla sorella Maddalena. Con il passare degli anni la casa si trasformò in istituto sociale; questo cambiamento portò all’inizio degli anni settanta alla chiusura dell’esperienza di casa aperta tutto l’anno. Negli anni ’80 Sommascona è regolarmente impiegata come sede per colonie estive e viene affittata in modo regolare a scuole o a gruppi sportivi. Nel corso degli anni ’90 ospita durante l’anno gruppi, associazioni e scuole che intendono trascorrere un periodo di soggiorno montano. Nei mesi estivi, sotto la direzione della signora Rossinelli, viene organizzata una colonia per ragazzi e bambini provenienti da tutto il Ticino. … … il resto della storia…come sempre la leggerete sul libro dedicato ai 100 anni dell’OTAF! (continua) OTAF 1917-2017 OTAF 1917-2017 Il VOSTRO partner per Facility Services Integrali Un modo di intendere i servizi orientato verso la clientela e standard qualitativi senza compromessi hanno reso ISS il marchio di fabbrica dei Facility Services globali. ISS è in grado di soddisfare tutte le esigenze di un cliente con un pacchetto di servizi su misura: dallo smaltimento dei documenti ai controlli all’ingresso specialisti qualificati garantiscono una manutenzione e un funzionamento ottimali dei vostri immobili e delle vostre infrastrutture. Professionalità, efficienza ed economicità. Affinché possiate tenere libera la mente per altre cose. ISS Facility Services SA . Via Cantonale 18 . 6928 Manno Tel. 058 787 89 00 . www.iss.ch 05-2015 SEMI DI BENE 15 5 / 15 L’intervista Creare e condividere Alessandra La Stella Cometa del Presepe Il presepe nel nuovo Parco giochi dell’OTAF a Sorengo è visitabile durante le festività. Il progetto presepe di Mario Sajic La creazione del presepe ha coinvolto diversi settori dell’OTAF: i minorenni, i centri diurni Oasi e Girasole, il settore delle terapie (ergoterapia e low vision) e il laboratorio protetto di falegnameria. La bellezza di questa opera, oltre alle decorazioni e il lavoro materiale svolto dai nostri ospiti, è stata quella della con- divisione e del dialogo tra i nostri settori. La relazione instaurata è stata il risultato più importante, che è sinonimo di vita, di creazione e trasformazione continua. Ascoltare, sentire, continuare a sperare e gioire, con queste parole vi auguriamo Buon 2016! Carissimi, quando Mario mi ha proposto di partecipare alla creazione del Presepe, ho trovato l’idea fantastica pensando subito alla Stella Cometa. Essa annuncia il luogo della Nascita di Gesù, il luogo della Luce, il luogo della Gioia e della Serenità. Il materiale scelto è il granulato colorato, facile da usare. Una volta sciolto e solidificato si trasforma come vetro trasparente colorato che a dipendenza dell’illuminazione del sole, cambia in mille colori diversi creando Stupore, Meraviglia, Gioia negli Occhi e nel Cuore dei bambini e degli adulti. Per finire, mando verso il Cielo, tramite la Stella Cometa e le Stelline, un abbraccio e un pensiero particolare alla Stellina Alida. Il suo desiderio era creare con me le decorazioni d’appendere alle finestre con il granulato; il tempo non l’ha permesso… Cari Saluti a tutti! Chi sei e che ruolo hai all’interno dell’Istituto? Ciao a tutti. Sono Alessandra ho 28 anni e sono una logopedista che lavora nel settore minorenni. Raccontaci il tuo percorso professionale Il mio percorso professionale inizia nel novembre del 2009 quando mi sono laureata in logopedia presso l’università “Sapienza di Roma”. Successivamente ho effettuato uno stage in Spagna, a Santander, nel quale mi sono specializzata in alcune di abilitazione/riabilitazione. Da fine 2010 ho iniziato a lavorare in Italia, precisamente a Roma. Il mio percorso lavora- tivo si è interrotto dopo aver preso la decisione di trasferirmi in Svizzera! Nel 2014 ho intrapreso il percorso di riconoscimento del titolo universitario. Percorso che consiste nel seguire dei corsi universitari presso l’Università di Neuchâtel (Facoltà di logopedia) ed uno stage. A giugno ho sostenuto tutti gli esami ed ho ottenuto il riconoscimento del titolo universitario. Da questo ottobre ho iniziato a lavorare presso la Fondazione Otaf. Quali sono a tuo avviso gli aspetti positivi e negativi di un Istituto così grande? Un Istituto cosi grande ti permette di confrontarti con numerosi colleghi con specializzazioni e percorsi professionali differenti. Questo per me è un aspetto molto positivo, sia per il professionista che per l’utente stesso. Sono qui da troppo poco tempo, per aver notato degli aspetti negativi! Come hai conosciuto l’Otaf? Ho conosciuto l’Otaf tramite delle colleghe che me ne hanno parlato. La pazzia più grande che hai fatto per amore? Lasciare tutto e seguirlo! Cosa fai nel tuo tempo libero? Mi piace leggere, studiare e parlare differenti lingue. Da qualche anno sono appassionata di fotografia e spesso nel fine settimana fotografo i bellissimi paesaggi che ci sono in Svizzera. Per le Feste cosa non può mancare sulla tua tavola? Non può mancare il colore rosso. Cosa significa Natale per te? Stare insieme alla famiglia e prendersi del tempo per godersi le piccole cose! Il viaggio più bello che hai fatto? Adoro viaggiare, appena posso preparo il mio piccolo trolley e parto! Mi ritengo fortunata, ho potuto fare numeri viaggi, sia vicini che lontani…ma il viaggio che mi rimarrà per sempre nel cuore è stato in Australia. Sabina (specialista nella riabilitazione Low Vision). Con la partecipazione di Bruno e di tutta la classe Arancione. L’intervista doppia con Lorena e Alessandra Chi sei e che ruolo hai all’interno dell’Istituto? Sono Lorena e sono un’educatrice della classe Blu. Lorena Raccontaci il tuo percorso professionale Il mio percorso professionale è molto semplice, nel senso che prima di arrivare finalmente all’Otaf ho lavorato per quasi 10 anni in un asilo nido. Come hai conosciuto l’Otaf? Come si fa a lavorare nel sociale e non conoscere l’Otaf in Ticino? 16 SEMI DI BENE 05-2015 Cosa fai nel tuo tempo libero? Ultimamente non ho molto tempo libero, ma mi piace leggere e cucinare i dolci! Presto vorrei però riprendere qualche attività fisica. Il viaggio più bello che hai fatto? Penso e spero che il viaggio più bello sia quello che farò a dicembre di quest’anno… Quali sono a tuo avviso gli aspetti positivi e negativi di un Istituto così grande? Rispetto alla piccola realtà del nido da dove arrivo è sicuramente un ambiente più dispersivo, ma il vantaggio è che offre molte possibilità di crescita ed il privilegio di lavorare a contatto con altre figure professionali. La pazzia più grande che hai fatto per amore? Nella vita di pazzie ne ho fatte… ma per amore no, o almeno non ancora. Per le Feste cosa non può mancare sulla tua tavola? Ci sono tante cose che non possono mancare sulla mia tavola natalizia. Le prime che mi vengono in mente sono sicuramente le tartine al salmone, i mandarini e le spagnolette ed i biscotti! E per non parlare solo di cibo non possono mancare, tra le decorazioni, le candele. Cosa significa Natale per te? Per me il Natale è sicuramente legato alla famiglia, allo stare insieme ed al ritrovarsi con calma dopo la frenesia che ci accompagna durante tutto l’anno. Passo dopo passo, guardando al futuro. Direzione Generale e Agenzia di Città Via Giacomo Luvini 2a, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 32 00 Sede Principale Via Maggio 1, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Lugano-Cassarate, Paradiso Abbiamo scelto la trasparenza, la prudenza, la qualità del servizio. Fate anche voi la scelta giusta: scegliete BPS (SUISSE). Anche in tempi difficili. Call Center 00800 800 767 76 www.bps-suisse.ch Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) La Banca che parla con te. 05-2015 SEMI DI BENE 17 Lavori in corso PAGNAMENTA ENRICO SA Monteggio / Sorengo Via Rino Tami 16, 6924 Sorengo Tel. 091 966 10 72 - Fax 091 966 34 50 Natel 079 444 11 79 Cava sabbia ghiaia Monteggio Forniture inerti Trasporti Scavi Servizio Welacki Falegnameria|Arredo| Serramenti Un Grazie speciale a tutti gli operai! I l nuovo stabile Casa Nava è diventato molto alto: siamo in novembre e gli operai stanno lavorando per finire il tetto. Ogni tanto li vedo indaffarati a smontare alcune parti del cantiere. Le gru hanno finito di lavorare e non si vedono più le ruspe. Sui ponteggi svetta la bandiera dell’OTAF. Il mio amico capo-cantiere Sergio si vede poco perché è impegnato in un altro cantiere. Io l’ho salutato qualche tempo fa e mi ha promesso che verrà a trovarmi ancora. Dalla mia postazione di controllo vedo le auto entrare sotto il grande piazzale e Moris un operaio, anche lui mio amico, mi ha raccontato che lì ci sarà un autosilo. Vorrei dire un grazie speciale a tutti gli operai perché sono stati davvero bravi ed hanno fatto un bellissimo lavoro in un cantiere cosi grande. Un saluto e a presto. Il vostro inviato Nikita Dehtevics Agenda OTAF Il tradizionale blocchetto OTAF Mercoledì 6 gennaio i Re Magi all’OTAF È disponibile il 33esimo blocchetto ideato e illustrato da Armando Boneff, edito dall’OTAF a beneficio dei suoi sostenitori. Via Mondascia 3, CH-6710 Biasca 091 862 41 14, www.vetti-sa.ch A.LEPORI SA. L’arrivo dei Re Magi presso la Fondazione OTAF di Sorengo è in IMPRESA DI COSTRUZIONI programma per mercoledì 6 gennaio 2016, dalle 14.30 alle 16.00. Ing. ALFREDO CIOCCO Impresario costruttore dipl. fed. Ing. STEFANO FREI Impresario costruttore dipl. fed. Via Aprica 2 6903 Lugano Tel. +4191 966 42 66 Fax +4191 968 11 02 18 SEMI DI BENE 05-2015 Organizzata da 17 anni dal Circolo Ippico degli Ufficiali (CIU), la cavalcata dei Magi è un appuntamento che fa ormai parte delle tradizioni di Sorengo e dell’OTAF. Seguendo la stella, Baldassarre, Melchiorre e Gaspare renderanno visita ai bambini e agli adulti che risiedono nelle strutture dell’OTAF, offrendo loro una panettonata. La manifestazione si rivolge a tutta la popolazione. BUON ANNO! Per informazioni 078/ 661 21 14 Chi non lo ricevesse può ordinarlo telefonando al segretariato OTAF Tel. 091 985 33 85 05-2015 SEMI DI BENE 19 Letture Famiglie di Sara Groisman In famiglia T radizionali, monoparentali, disfunzionali, allargate, arcobaleno: tutti aggettivi con cui si tenta di delineare i tratti di una famiglia che cambia, distaccandosi da un modello (due genitori e i loro figli) che tendiamo a percepire come naturale. Il desiderio, da parte di alcuni, di resistere a queste trasformazioni porta talvolta a reazioni inusitate: così quest’estate ha sollevato numerose polemiche la scelta del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, di mettere al bando dalle scuole alcuni libri per bambini tacciati di tematizzare modelli “alternativi” di famiglia, dove “alternativo” comprendeva un ampio spettro di “devianze” da quella che si ritiene la norma (si andava da storie incentrate su genitori divorziati, d’origini diverse, omosessuali a quelle su figli adottivi o disabili). Tra i libri “da censurare” troviamo allora opere che fin dal titolo dichiarano chiaramente di descrivere diverse possibili configurazioni della famiglia (da ‘Tante famiglie tutte speciali’ a ‘Il libro delle famiglie’, da ‘Tutti diversi & tutti uguali’ a ‘Milly, Molly e tanti papà’); non sono sfuggiti alla messa all’indice, però, neanche quei volumi che cercavano di parlarne in modo meno esplicito, per metafora. Così anche ‘In famiglia’ (presentato di seguito), che descrive varie possibili forme di rapporti affettivi facendole incarnare a diversi animali, viene oscurato. E persino un classico come ‘Piccolo blu e piccolo giallo’ di Leo Lionni, il cui messaggio, più che ventilare nuove conformazioni familiari, afferma un valore universale, ovvero l’importanza di aprirsi agli altri (la storia narra di come due macchie, gialla e blu, si vogliano tanto bene da fondersi, creando il verde), finisce nella lista nera di Brugnaro; non saprei ben dire, però, se il sindaco non lo gradisca perché l’interpreta come una promulgazione della famiglia interrazziale (che include “colori” diversi) o piuttosto perché i due protagonisti che si uniscono sono definiti entrambi con il maschile (piccolo blu, piccolo giallo). Simili prese di posizione, oltre che essere superficiali, sciocche ed evocatrici d’inquietanti fantasmi di censura, dimenticano che la famiglia oggi ritenuta normale 20 SEMI DI BENE 05-2015 è in realtà frutto di un’evoluzione storica: il noto stereotipo che la pone a sede degli affetti, ad esempio, si afferma solo a partire dall’Ottocento, sulla base di un modello proposto (almeno ai benestanti) dal filosofo Jean-Jacques Rousseau. In anni in cui l’industrializzazione aveva spostato il lavoro fuori dalle case (dove era stato a lungo praticato dal ceto medio degli artigiani), s’inizia a delineare la possibilità di vedere la famiglia non come alleanza economica (una sorta di “piccola fabbrica”), ma come una realtà a sé rispetto al mondo professionale. Così Rousseau può codificare una nuova concezione del matrimonio, ponendo a base di esso non l’interesse, ma l’affetto; ed esorta i suoi coniugi innamorati a prendersi cura in prima persona dei figli (criticando il ricorso a figure sostitutive come il tutore o la balia). Ne consegue una netta distinzione tra la famiglia di sangue e quella “allargata”, che era quella più diffusa nel Settecento e andava a comprendere anche servitori e collaboratori (infatti la dicitura ‘pater familias’ si riferiva alla figura di maggiore autorità entro una comunità che comprendeva sia i consanguinei, sia chi viveva a stretto contatto con loro). Ai fini del- la concezione di Rousseau si promulgava, poi, una specifica divisione dei ruoli tra i due sessi: dunque l’uomo era colui che, lavorando nel mondo pubblico, permetteva il sostentamento della famiglia, mentre la donna, posta in relazione alla sfera privata, ne diveniva il pilastro (era lei ad amministrare la casa e a educare i figli). È quindi da questo modello, duecento anni fa percepito come rivoluzionario, che si sviluppa la famiglia “tradizionale” di oggi, quella famiglia che tendiamo a considerare naturale. Ma se guardiamo come e quanto la società sia mutata in questi due secoli, è abbastanza chiaro che tale idea di famiglia non possa più rispondere alle necessità del mondo odierno. Un mondo in cui, per esempio, è cambiato il modo di lavorare: la rete, che ci permette di essere sempre connessi, infrange il confine tracciato ai tempi di Rousseau tra vita pubblica e privata; un mondo in cui è cambiata, soprattutto, la percezione della diversità: negli ultimi decenni si è divenuti sempre maggiormente consapevoli della nocività dei pregiudizi derivanti dal genere, dall’origine o dall’orientamento sessuale, generatori di diseguaglianze che alcuni (sempre di più, per fortuna) cercano di combattere; ma l’accettazione della diversità non può che incrinare ulteriormente quella famiglia tradizionale che si basava su una coppia rigorosamente eterosessuale, solitamente formata da persone di stessa nazionalità e fondata su una netta divisione dei ruoli derivata dal genere (all’uomo il lavoro, alla donna la casa). Nelle prossime pagine presento allora alcuni libri che guardano alla famiglia declinandola in vari modi e mostrando che la felicità entro essa non dipende a priori da una sua forma specifica, ma dalla capacità dei suoi membri di instaurare rapporti di rispetto e affetto. Dopotutto, come si usa dire, ciò che chiamiamo «casa» è, prima di tutto, quel luogo «dove si sta bene». * Per le informazioni sulle trasformazioni della famiglia nei secoli ho curiosato nel libro di Karen Struening “New Family Values: Liberty, Equality, Diversity”, edizioni Rowman & Littlefield; per le trasformazioni del mondo lavorativo tra sfera pubblica e privata si trovano accenni illuminanti in “Per una antropologia della mobilità” di Marc Augé, edizioni Jaca Book. Sandro Natalini lo dice chiaramente fin dalla breve introduzione che apre il libro: «il legame che unisce la famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite». Con quest’albo illustrato propone allora una sorta di galleria di modalità diverse del vivere insieme, raffigurate attraverso degli animali (pipistrelli, gatti, pesci, panda…) che, per le loro caratteristiche biologiche e comportamentali, si prestano a incarnare diversi modelli familiari. Così abbiamo i prolifici conigli a esemplificare la famiglia allargata; le rondini migratrici a simboleggiare chi viaggia in continuazione; le api a indicare una comunità collaborativa… Incontriamo poi famiglie mono- parentali (raffigurate da elefanti), “multicolor” (i pesci variopinti), omosessuali (i cavallucci marini), con figli adottivi (anatre e pinguini)… Si tratta di un catalogo creato con humour e illustrato con una mescolanza di pittura e collage, tecnica che permette all’autore d’introdurre nelle immagini piccole, inaspettate sorprese. Interessante, poi, come Natalini sappia trovare un equilibrio tra il ricorso a stereotipi per rendere identificabili le figure (per farci capire, ad esempio, che i genitori-cavallucci marini sono due maschi vengono rappresentati entrambi con un papillon) e la sovversione dei luoghi comuni sulla famiglia, evidente nell’albero genealogico posto in apertura al li- Letture scritto e illustrato da Sandro Natalini - ed. Fatatrac bro e destinato al lettore, che è invitato a completarlo. Infatti, se l’idea d’un albero genealogico si ricollega a una concezione assai tradizionale dei rapporti di sangue, il modo in cui è presentato (una serie di riquadri singoli, disposti in modo non gerarchico, tra i quali trova spazio anche l’«animale che ho o che vorrei») lascia al lettore la possibilità d’introdurvi svariate conformazioni della famiglia, a seconda della sua sensibilità e del suo modo di vivere. La mia famiglia testo di Gianna Braghin - illustrazioni di Vessela Nikolova . ed. Bacchilega Junior «Disegnate la vostra famiglia» chiede la maestra alla sua classe. Seguendo le riflessioni che la richiesta genera in uno degli allievi, Gianna Braghin rappresenta come questa entità stia cambiando. È una famiglia, quella del protagonista, che comprende genitori separati, i loro nuovi partner, sorellastre che vivono vicine e lontane, nonni vivi e nonni morti, e che s’allarga ad includere zii, cugini (so- prattutto «la mia cugina grande, Vittoria, che è bellissima»), il bisnonno e la badante del bisnonno. Ad arricchire questa riflessione sulle nuove costellazioni familiari vi sono le illustrazioni delicate, sottili, misuratissime e naif di Vessela Nikolova, che riescono a rendere visualizzabili i legami di sangue raffigurandoli via via come mappa, labirinto, albero genealogico, e che giocano abilmente con il doppio registro offerto dalla trama: da una parte abbiamo immagini che ripropongono lo “stile” del piccolo protagonista, chiamato a disegnare la propria famiglia, dall’altra quelle che portano avanti la narrazione. Le due tecniche, però, si compenetrano e fondono, in una vera opera d’arte. Lotta combinaguai di Astrid Lindgren - illustrazioni di Beatrice Alemagna - ed. Mondadori Compie 70 anni quest’anno, Pippi Calzelunghe, stupefacente creatura di Astrid Lindgren che, con la sua vita anarchica ed avventurosa di impavida bambina senza famiglia, ha saputo dare una “famiglia” a molti giovani lettrici e lettori che potevano guardare a lei in cerca d’avventura, di spasso o, come è stato per molte ragazze a partire dal 1945 (anno di uscita del libro), di emancipazione. Per festeggiare questo compleanno, Mondadori pubblica le quindici “puntate”, inedite in Italia, del ciclo di ‘Lotta combinaguai’ di Lindgren, illustrate con humour e irresistibile vivacità da Beatrice Alemagna. Lotta è una sorta di “Pippi in potenza”: bambina di «quattro anni e qualcosa», si caratterizza per l’amore per un maiale di peluche che chiama Orso (ed al massimo è pronta a concedere che sia un «maia- lorso»), per il ricorso a «quasi parolacce», per la testarda ostinazione con cui persegue le proprie idee e per la spiccata autonomia, che la porta a non accettare supinamente i pareri dei genitori (carinissimi) e dei fratelli maggiori Jonas e Mia-Maria (non proprio angelici). Ed è proprio MiaMaria la narratrice dei racconti contenuti nella prima parte del libro: scelta azzeccatissima (a rimarcare la genialità di Lindgren) che permette di porre al centro della storia Lotta, ma dal punto di vista obliquo della sorella, la quale ne segue le bravate con un misto d’ammirazione, incomprensione ed umorismo. Si sottolinea così la dimensione “familiare” delle avventure di Lotta, di cui si evidenziano i rapporti coi fratelli maggiori (che, come di prammatica, vogliono fare di lei il proprio bambolotto, propinandole, nei gio- chi, tutti i ruoli più noiosi) e con genitori, nonni e vicini di casa, a disegnare un modello di “tribù” basata sull’affetto e il rispetto per l’individualità dei suoi membri. Tanto che quando, nella seconda parte del libro, Lotta decide che è ora di lasciare la propria casa e si trasferisce dalla vicina, la mamma, invece di obbligarla a rientrare con lei, le porta una pianta, perché «Si fa così quando uno trasloca». Sarà allora la bambina a decidere di tornare dai genitori, esercitando il suo libero arbitrio; dopotutto, come prontamente sentenzia, nonostante i loro difetti «sono carini, però». 05-2015 SEMI DI BENE 21 Letture a cura della Classe scuola speciale del Liceo2, di Lugano-Savosa La vita sessuale dei nostri antenati - di Bianca Pitzorno - ed. Mondadori Ci sono molte cose che mi piacciono di Bianca Pitzorno. La prima è che, come dimostra un percorso letterario che consta di una sessantina di titoli (tra cui troviamo opere notissime come ‘Ascolta il mio Cuore’, ‘L’incredibile storia di Lavinia’, ‘La bambinaia francese’…), è una contestatrice, ma non di quelli che polemizzano facendo chiasso e sfoderando slogan. Lei è contestatrice in modo simile alla Mafalda del fumetto: disseziona il mondo esercitando uno sguardo critico sulle piccole cose della quotidianità. Nel corso di un’intervista mi ha raccontato, per esempio, che quando, nel 1970, aveva scritto il libro ‘Extraterrestre alla pari’, dove discuteva di ruoli di genere in anni in cui del famigerato gender ancora non si parlava, aveva faticato a trovare un editore: uno le aveva risposto, un po’ deluso: «Peccato, io mi aspettavo chissà che cosa, mi aspettavo i grandi problemi; questi sono piccoli problemi della piccola età». Questo perché, per parlare delle pressioni che vengono esercitate sui bambini in funzione del loro sesso, la scrittrice aveva messo al centro della narrazione problemi quotidiani apparentemente minimi: il fatto che maschi e femmine debbano indossare diversi vestiti, usare diversi giocattoli, esprimere diversi sentimenti. La messa in questione dei loro ruoli, allora, non si muoveva sul piano astratto di un discorso ideologico, ma veniva mostrata nei suoi effetti più apparentemente banali e concreti, che tuttavia sono poi quelli che ci investono in modo maggiormente diretto. E questo è tipico di tutta l’opera dell’autrice: è sempre partendo da situazioni realistiche in cui i suoi lettori possono subito riconoscersi che mette in luce rapporti di potere e ingiustizie (emblematica la figura della crudele maestra Argia Sforza in ‘Ascolta il mio Cuore’), non di rado grazie a un elemento magico che irrompe nel quotidiano rivelandone l’assurdità: l’anello di Lavinia che può trasformare le cose in cacca, l’arrivo di un extraterrestre che porta un punto di vista nuovo sulla vita di tutti i giorni. Nell’ambito di questa accorta contestazione non si può allora dimenticare come Pitzorno, nelle sue opere dedicate ai bambini, abbia infranto numerosi tabù: non solo ha parlato di genere sessuale in anni in cui il dibattito era freschissimo, ma anche di mor22 SEMI DI BENE 05-2015 te (in ‘Principessa Laurentina’), di politica (con la critica al berlusconismo di ‘Tornatrás’) e, non da ultimo, di cacca (con l’amatissimo ciclo di Lavinia, delizia dei lettori più giovani e, non di rado, motivo di sdegno per i loro genitori). La seconda cosa che mi piace di Bianca Pitzorno è che è uno di quegli scrittori che non fanno segreto dei loro amori, anzi li condividono generosamente con chi legge rendendoli parte dei propri libri. Troviamo, quindi, disseminati tra le sue pagine, accenni a opere che l’hanno segnata: se ‘Polissena del porcello’ occhieggia al romanzo d’appendice ottocentesco (l’autrice adora Hugo), ‘La bambinaia francese’ è invece tutto giocato sul riscrivere, da un diverso punto di vista, il classico ‘Jane Eyre’ di Charlotte Brontë. La terza, poi, tra le molte cose che mi piacciono della scrittrice è l’umorismo un po’ tagliente con cui guarda a ciò che narra: grazie ad esso riesce a trattare qualsiasi circostanza, buffa o tragica, con viva partecipazione ma senza sentimentalismi. Non poteva, dunque, che piacermi anche la sua ultima fatica, ‘La vita sessuale dei nostri antenati – spiegata a mia cugina Lauretta che vuol credersi nata per partenogenesi’, opera che segna il suo ritorno al romanzo dopo oltre un decennio in cui aveva pubblicato saggi e biografie: tutte le caratteristiche che ho elencato e che spiegano perché amo molto l’autrice, infatti, vi sono fortemente presenti. Innanzitutto, la scelta di una protagonista, Ada, che è un’antichista e intellettuale offre a Pitzorno un’occasione per dispiegare tutte le sue passioni: dall’interesse per la mitologia a quello per l’arte (mi ha raccontato che la prima bozza del libro conteneva dipinti e opere che le ispiravano le varie scene), passando, naturalmente, per la letteratura (si parla di ballate cinesi, poemi epici, fantascienza femminista…). Non manca poi l’aspetto della contestazione: ma se nei romanzi precedenti era solitamente la storia a delineare una presa di posizione contro il potere (per esempio quella di Prisca contro la maligna Argia Sforza), qui l’atto di contestare diviene invece oggetto di riflessione. Infatti per la trentenne Ada, la cui vicenda si svolge nel 1979, il ’68 ha rappresentato un momento importante per la costruzione della propria identità, sugellando la sua ribellione alla nonna, tradizionalista e legata alla propria stirpe aristocratica, e la sua partenza, sostenuta dall’amato zio Tancredi, per Bologna, città dove studia e cerca indipendenza. Tuttavia, nel corso di una lunga estate che porterà alla luce manoscritti dimenticati e segreti di famiglia so- piti, Ada dovrà confrontarsi con il ricordo della nonna e interrogarsi sulle implicazioni della propria ribellione. Il tema del segreto di famiglia introduce allora nel romanzo un’altra delle caratteristiche che amo di Pitzorno: l’infrazione dei tabù. Certo, oggigiorno nessuno si stupisce più incontrando ‘La vita sessuale’ in un libro, tuttavia l’autrice guarda ad essa da un punto di vista insolito: al centro del cammino di Ada sta la piena presa di coscienza di una cosa che tutti sappiamo, ma sulla quale spesso preferiamo non riflettere troppo: ovvero che i nostri genitori ed antenati non «si riproducessero per partenogenesi», come ama invece credere la perbenista cugina di Ada, Lauretta. È dunque andando a riscoprire, attraverso vecchie lettere e scartafacci, i risvolti insospettati della sua genealogia, che Ada giunge a guardare in modo diverso alla propria vita e alla propria famiglia, microcosmo eccentrico formato dall’austera nonna ora scomparsa, dall’ubiqua governante Armellina, dalla moralista Lauretta (con un passato, però, da sessantottina) e, soprattutto, dal fine e sensibile zio Tancredi. Famiglia che si delinea allora come elemento definitore dell’identità, così che svelarne nuove, insospettate sfumature porta a una messa in questione, da parte della protagonista, dell’idea che ha di sé stessa. Con un linguaggio che presenta il consueto umorismo (si pensi al sottotitolo citato, che chiama in causa la partenogenesi) e con un gusto per la vivida descrizione di scene oniriche (memorabile il sogno del bambino-delfino), Bianca Pitzorno ci propone dunque un’opera che riprende motivi ricorrenti nel suo percorso d’autrice, ma rendendoli oggetto di una riflessione sul proprio modo di scrivere: se nei romanzi precedenti, infatti, si aveva l’impressione che tali tematiche fossero finalizzate a portare avanti la trama, la quale si percepiva essere il fine primario perseguito dalla scrittrice, qui è piuttosto la vicenda a farsi pretesto per una riflessione sulla letteratura, sulle implicazioni dell’atto del contestare, sui meccanismi che ci portano a generare tabù come quello relativo alla “vita sessuale dei nostri antenati”. Si tratta quindi di un romanzo in cui si fa luce sulle vene segrete che irrorano la spinta a scrivere di Pitzorno, a segnare una tappa decisiva nel percorso di un’autrice che, per quanto ancora troppo spesso etichettata univocamente come “per bambini”, costituisce una delle più importanti voci del panorama letterario italiano. N ella nostra classe c’è un allievo che ha la passione dei proverbi e dei detti popolari. Abbiamo pensato di vedere se siete bravi come lui. In ogni proverbio abbiamo sostituito una parola. Nelle caselle scrivete la parola giusta. CHI VA PIANO, VA SANO E VA A LUGANO 3 Trascrivete in seguito tutte le lettere delle caselle numerate nell’ordine giusto: vi sveleranno il nostro proverbio preferito, che è anche un augurio! 12 CHI NON NUOTA, NON PIGLIA PESCI 16 L’ERBA DEL TICINO È SEMPRE PIÙ VERDE LANCIARE IL SASO E NASCONDERE LA TESTA 18 17 14 2 SACCO STORTO NON STA IN PIEDI 8 A NATALE OGNI SCHERZO VALE 5 4 10 CHI ROMPE PAGA E I CAVOLI SONO SUOI IL CAMMELLO PERDE IL PELO, MA NON IL VIZIO 7 11 A CAVAL DONATO NON SI SPUTA IN BOCA 6 1 15 9 13 Soluzione settembre-ottobre Sole Taddei di Cadenazzo è la fortunata vincitrice dell’ultimo gioco e vince il mitico Cd “Hands” dei The Flag & friends for OTAF. La soluzione: Martina Capelli ha vinto 2 medaglie agli Special Olympics di Los Angeles nuotando con lo Stile libero! Hanno risposto in modo esatto Silvia Innocenti, Bruna Turchetti Roberto Gervasoni, Pascal Fonti Maurizio Anghileri, Sabrina Chiesa Fabio Stefanini, Lhamo Crivelli Isabel Crippa, Jammine De Giuseppe Alessio Donati, Giovanni Reali Nathalie Lanfranchini, Linda Rodoni Marco Maccagno, Brenda Savoia Guglielmo Tonella, Remy Morisoli Camilla Cippà, Raffaella Guglielmetti Lara Olgiati, Angelo Ghitti Elena Masdonati, Giacomo Martinetti Inviateci la vostra soluzione a: Redazione «Semi di bene», OTAF, Via Collina d’Oro 3, 6924 Sorengo. Tra tutte le risposte esatte estrarremo 1 vincitore! Nome: ......................................................... Cognome: ......................................................... Via: ......................................................................................................................................... Cap/Località: ....................... /.................................................................................................. Tel.: ......................................... Età: ................. email: ............................................................ La soluzione: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 05-2015 SEMI DI BENE 23 Notiziario OTAF La ricetta di Stephan Selhorst Taglierini al buscion e pepe della Val Maggia, in crosta di grana. Mercatino di Natale all’OTAF di Sorengo Timberland in Fattoria Prima di tutto volevo ringraziare nuovamente tutti voi per la collaborazione e per la riuscita della giornata; posso confermare che tutti i partecipanti sono stati entusiasti e felici del lavoro svolto e della collaborazione con voi. Sono certa che potremo ripetere in futuro questo tipo di evento con successo. A presto! Mara Un recinto per le nostre pecore accolte presso il laboratorio agricolo “la Fattoria”, questo il regalo di Natale offerto dagli amici della Timberland di Stabio, lo scorso 4 novembre. Di buon mattino come tutti i giorni, certo, ma non in ufficio davanti al PC, bensì con guanti, mazza e piccone, la ventina di volontari erano pronti a piantare pali e a tirare la rete di recinzione assieme agli utenti e agli operatori del laboratorio. Un ottimo pranzo in comune ha rinsaldato l’amicizia che ci lega ai nostri “amici Timberland”. Grazie! Un pomeriggio speciale con streghe e gatti neri Cari lettori, con questo articolo abbiamo l’enorme piacere di raccontarvi il bel pomeriggio di giovedì 19 novembre passato in compagnia di alcuni bambini delle scuole elementari di Sorengo. 24 SEMI DI BENE 05-2015 Durante questo magico momento, è stato possibile dare seguito al progetto d’integrazione iniziato la scorsa primavera (Caccia alle uova) tra i ragazzi dell’Otaf e le classi di seconda e di terza elementare con i loro docenti. Anche questa volta è Mercoledì 9 dicembre, presso la “Sala 3 Vele” all’OTAF di Sorengo, si è tenuto il “Mercatino di Natale”. La riuscitissima serata ha offerto un’ampia scelta di prodotti artigianali, agricoli e culinari proposti dagli utenti dei Laboratori protetti, dei Centri diurni e di Casa Giroggio, oltre alle bancarelle dell’Associazioni Kam for Sud, con prodotti artigianali provenienti dal Nepal, e proposte togolesi dell’Associazione Havilolo. Particolarmente atteso il Collettivo teatrale “Giullari di Gulliver”, che nel corso della serata ha messo in scena lo spettacolo per tutti “Biancaneve”. Vin brulé, hot dog, zuppa di cipolle e “I corni dal Generus” hanno contribuito a creare la giusta atmosfera natalizia. stata organizzata un’attività che ha permesso la nascita spontanea di momenti d’integrazione e socializzazione. In tal senso il pomeriggio del racconto (in coda all’evento nazionale della “Notte del racconto” del 13 novembre) si è rivelato un successo, sia per la partecipazione attiva dei ragazzi durante la storia, sia al momento della merenda, dove in maniera del tutto naturale, si sono create delle bellissime situazioni d’interazione tra i bambini dei due istituti. Alcune barriere sono state abbattute grazie alla semplicità di pensiero che solo i bambini possiedono e sanno esprimere. A questo punto non possiamo che augurarci che questo entusiasmo possa contagiare anche noi adulti… e riallacciandoci al pensiero del “Piccolo principe”: “ I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta”… Ingredienti per 5 persone Per i taglierini: • 300 gr farina bianca • 5 Uova • 2.5 cl Olio d’oliva extra vergine • Eventualmente 1dl d’acqua Per la salsa: • 250 gr formaggio fresco grasso di capra • 1 dl panna • 1 dl latte • 50 gr grana padano grattugiato Per i cestini: • 200 gr grana padano grattugiato Preparazione: Per i taglierini • formare una fontana con la farina • mettere al centro, le uova intere, l’olio d’oliva extra vergine e se necessario un po’ d’acqua, mischiare a mano fino ad ottenere una pasta dura e liscia • lavorarla minimo 10 min per ottenere una pasta elastica e lasciarla riposare circa 1 ora • tirare la pasta e formare i taglierini con l’apposita macchina per fare la pasta Per la salsa • scaldare la panna e il latte • sciogliervi la robiola e il grana grattugiato • salare quanto basta • mescolare con una frusta a mano • eventualmente aggiustare di consistenza con dell’acqua di cottura dei taglierini Per i cestini di grana • spolverare con il grana il fondo di una padella antiaderente ben calda e formare delle crespelle • girare e lasciarle raffreddare su di una tazza o forma desiderata affinché ne prenda la forma Cuocere i taglierini in abbondante acqua salata e dopo 2 min ca. metterli nella salsa. Eventualmente aggiustare la consistenza con dell’acqua di cottura della pasta. Buon appetito! 05-2015 SEMI DI BENE 25 Passodopopasso di Giorgio Valsangiacomo Passodopopasso Valle di Blenio: i sentieri storici Chiesa di San Carlo in Negrentino. C Chiesa di San Carlo in Negrentino, m 854 on la realizzazione dei sentieri storici, Blenio Turismo dà l’occasione all’escursionista di avvicinarsi, conoscere e apprezzare le numerose testimonianze architettoniche e artistiche del passato, sparse lungo il corso del Brenno. Questi percorsi sono documentati in due guide tascabili, ottenibili presso l’ufficio di Blenio Turismo a Olivone. La prima guida presenta i sentieri storici della bassa e media Valle di Blenio (lato orografico destro) e Negrentino (itinerari 1 e 2); la seconda, i percorsi sul lato orografico sinistro della bassa, media e alta valle (itinerari 3 e 4). Tutti i tracciati non presentano difficoltà di rilievo e il camminare riesce facile. In questo nostro articolo percorreremo il secondo itinerario (il più corto) con partenza e arrivo ad Acquarossa, passando per Prugiasco, Negrentino, Leontica e Comprovasco, non dimenticando che siamo in una valle ambrosiana con la sua storia millenaria. Chiesa di San Carlo di Negrentino: la Natività. San Carlo, anticamente S.Ambrogio Vecchio, sorge su di un pianoro dominante i pascoli, l’alta e la media valle di Blenio e, quali dirimpettai, ha la mole del Simano e le cime anticipanti l’Adula. Accanto passa l’antica mulattiera del passo del Nara collegante le valli di Blenio e Leventina; via molto importante nei tempi precorrenti l’apertura del passaggio delle gole della Biaschina e del Piottino. Il sacro edificio, già conosciuto dal XI secolo e attestato nel 1224, è uno dei più importanti esempi di architettura romanica/lombarda in Svizzera. La caratteristica struttura biabsidale, diffusa nell’ambito prealpino/lombardo e in particolare ambrosiano, venne realizzata in due diverse fasi: l’abside maggiore alla fine del XI secolo, mentre quella minore attorno al XV secolo. L’interno, seppure di modeste dimensioni, conserva numerosi e antichi affreschi della scuola dei Seregnesi e di Antonio da Tradate. Il Tradatese affrescò numerose chiese ticinesi tra cui il vecchio coro del San Michele a Palagnedra, forse la sua massima espressione pittorica in Ticino. Un Crocifisso ligneo con testa di Cristo mobile e capelli naturali, poggia sulla trave dell’arco dell’abside maggiore. Quest’anno, nel corso dell’estate, quel sacro Simbolo (inizio XVI secolo), dopo un complesso e delicato restauro è stato esporto presso il museo etnografico di Lottigna. Per una maggiore informazione su queste opere d’arte religiosa (restauri sono tutt’ora in corso), si rimanda alla “Guida d’arte della Svizzera italiana (pagg. 101/2). Passerella pedonale sul Ri di Prugiasco Prugiasco, m 604 San Carlo: il campanile e i suoi stemmi. Di San Carlo, già salendo dal fondo valle, balza subito all’occhio il suo poderoso e alto campanile dell’ XI o XII sec. Sulla facciata orientale sono dipinti, su fondo intonaco, gli stemmi di Uri, Leventina e Blenio (restauro del 2010), a suggello del giuramento di fedeltà a Uri del 1495. La cella campanaria ospita una sola campana (da quanto si può vedere dal di sotto). Informazioni da: • Sentieri storici di Blenio, guida 1 e 2. • Guida d’arte della Svizzera italiana. • Mysterium Crucis. • Flora del Ticino. • Azione e Giornale del Popolo. Cartografia: CN 1:25000 foglio 1253 Olivone Guida sentieri storici di Blenio 1 e 2. Percorso: km 4,5 Prugiasco, m 604. È un piccolo grazioso villaggio che si snoda lungo la strada cantonale che scende da Ponto Valentino. Si possono ammirare edifici a più piani di antica memoria e ora riattati nel rispetto del passato. Prugiasco, prima del 1798, apparteneva alla vicinanza di Chiggiogna (Leventina). Nei passati secoli i contadini della media Leventina, in cerca di nuovi pascoli per le loro greggi, si stabilirono su questo versante solatio della valle di Blenio. La parrocchiale di S.Ambrogio, risale all’anno 1700 (millesimo pure scritto sopra la cella campanaria) e venne eretta sul sedime di un antico oratorio dedicato 26 SEMI DI BENE 05-2015 Dislivello: m 350 Prugiasco, parrocchiale di S. Ambrogio. a San Rocco. I contenuti del tempio religioso sono senz’altro di notevole esecuzione e sono datati tra il 1600 e il 1800 e si citano: la statua lignea della Madonna del Rosario adornata da ricchi stucchi, tela dell’Ultima Cena e l’altare con tabernacolo e paliotto lignei. Dopo il villaggio ci s’incammina sul tratturo che corre a sinistra del riale di Prugiasco, verso la ben nota chiesa di San Carlo in Negrentino. Si sale attraverso pascoli al limitare del bosco e una moltitudine di primule odorose li punteggia col loro giallo tenero (siamo a maggio). In passato si soleva usare le tre parti principali di que- sta pianta: il fiore per le tisane calmanti e diuretiche; le foglie per la preparazione di insalate; le radici antidoto contro i reumatismi e la gotta. Primula odorosa. Durata: decisione personale Passerella sul Ri di Prugiasco. Chiesa di San Carlo e il Sosto. Nel 2007, per facilitare l’accesso pedonale e alle carrozzelle a San Carlo, venne costruita una passerella metallica che con un sol balzo supera l’orrido del Ri di Prugiasco. Essa è lunga 66 metri e, data la sua particolare struttura curva, è veramente una notevole opera d’ingegneria che non passa inosservata e ben si inserisce nel contesto paesaggistico/storico. All’entrata sud del manufatto, un cippo con tavola metallica (purtroppo deturpata), ricorda gli ideatori e promotori. Attraversata la passerella in direzione del vicino villaggio di Leontica, ci si ferma ad ammirare San Carlo in Negrentino da un’altra angolazione. A nord, gli fa da corona la montagna emblema della valle di Blenio: il Sosto, con alle spalle le vette ticino/grigionesi della catena montana Adula/Medel. Si ricorda, a chi si reca a San Carlo, la possibilità di lasciare il veicolo sui vicini parcheggi dell’impianto sciistico del Nara. Adatto a: a tutte le persone che amano scoprire le nostre contrade Equipaggiamento: leggero da montagna Segnaletica: orizzontale e verticale ufficiale + marrone per i Sentieri Storici Parcheggio: sterrato senza limitazione entrata sud di Acquarossa 05-2015 SEMI DI BENE 27 Passodopopasso Acqualta L’albo per gli amici Offerte diverse Leontica, m 875 AGNO n DE STEFANI ROBERTO AROGNO n WEILBAECHER INGRID BELLINZONA n FIORE ROMANO BREGANZONA n BERNARDONI CESARE E ROSEMARIE BREGGIA CABBIO n CASSINA MASSIMO CANOBBIO n WEBER IVAN n MUNICIPIO n CAMILLO VISMARA SA CASSINA D’AGNO n CUCCIATI VALENTINE CASTEL S. PIETRO n CIMINO GIUSEPPE E KATHARINA LAMONE n EDMONDO FRANCHINI SA LUGANO n IN BUSINESS CONSULTING SA n CUZZOCREA FRANCESCO n BERTINI MICHELE n ANGIOLETTI SAVINO n GOLUBOVSKA NATASHA n FONDAZIONE MARGHERITA n LAFFRANCHI BURAGLIO ROSANNA Le cime delle valli Malvaglia e Pontirone. In breve si raggiunge Leontica, abitato adagiato su di un solatio declivio, circondato da pascoli e da boschi della dorsale montana Pizzo Molare/ Matro, tra Blenio e Leventina. Il vasto comprensorio a monte del villaggio, grazie alla sua configurazione e esposizione al sole, è da sempre sfruttato dai contadini/allevatori e gl’innumerevoli rustici lo confermano. Da anni, su quei pendii, ha potuto svilupparsi la stazione sciistica del Nara conosciuta oltre i nostri confini. San Giovanni Battista è la parrocchiale di Leontica. Documenti la fanno risalire al 1204 e si ipotizza sia di origine preromanica. Colpisce la sua volumetria interna a navata unica con abside semicircolare, nonché le sei cappelle laterali. L’arredo artistico comprende opere spazianti tra il XIV e il XIX secolo. L’attuale campanile venne innalzato nel l925, in sostituzione di quello romanico. Le campane, pur essendo in terra ambrosiana, non sono montate su un meccanismo a ruota (tipo ambrosiano) ma a slancio (contrappeso), come pure quelle di San Carlo in Negrentino e di S.Ambrogio a Prugiasco. A Leontica, a Ponto Valentino e a Aquila, a ricordo di un voto fatto al patrono del proprio villaggio da parte di militi bleniesi (600 uomini) incorporati nell’esercito Leontica, m 875. 28 SEMI DI BENE 05-2015 Fiorenza Ferrini, la terza da sinistra della tavolata con i collaboratori del “Semi di Bene” alla festa di San Giuseppe. Fiorenza Ferrini L’8 giungo è scomparsa, dopo lunga malattia, Fiorenza Ferrini (nata Lepori). In verità non ricordo nemmeno come conobbi Fiorenza, questo a testimonianza che Fiorenza è stata a lungo collaboratrice redazionale di “Semi di bene”, almeno a partire dal 2000. Un incontro casuale, senza dubbio, ma fortuito. Persona eclettica, aveva vissuto gli albori del CSIA e lo spirito pionieristico che il Centro scolastico industrie artistiche ispira- Offerte in memoria Leontica, San Giovanni Battista. A ricordo dei miliziani/napoleonici di Leontica. napoleonico, vennero istituite le milizie. Infatti, durante la disastrosa battaglia del passaggio della Beresina (26/29.11.1812), i militi espressero il voto di sfilare in divisa ogni anno, in onore del patrono della loro parrocchia, se fossero ritornati vivi a casa. Da qui l’istituzione delle milizie di Leontica, di Aquila e di Ponto Valenti- no. A Leontica sfila nella ricorrenza di San Giovanni Battista, a Aquila per la Madonna del Rosario e a Ponto Valentino per la Madonna del Carmelo. Nello scendere verso Comprovasco lo sguardo corre sulle cime che racchiudono le non lontane valli di Malvaglia e di Pontirone. Comprovasco, m 609 Il nostro percorso si conclude sul fondovalle a Comprovasco, antica frazione dell’allora comune di Leontica. Alcune case padronali di fine XIX e inizio XX secolo, sorsero grazie alla cosiddetta emigrazione di ritorno che apportò benessere in diversi casi. Comprovasco fu capolinea della ferrovia a scartamento ridotto Biasca-Acquarossa, inaugurata nel 1911 e smantellata nel 1973. La parrocchiale è dedicata ai SS. Giacomo, Bartolomeo e Vincenzo de Paoli. La sua costruzione risale al 1868 sfruttando il sedime della MAGLIASO n CITTERIO ROBERTO MASSAGNO n BORTOLIN FABIO MENDRISIO n PRETURA DI MENDRISIO-SUD n MUNICIPIO MONTAGNOLA n MARCHETTI SILVIA n BOLLAG YVES MORBIO INFERIORE n RIZZI ALDO PREGASSONA n RANZI MARCO E AGNÈS n PARILLO GIANCARLO E MARIA ROSARIA RIVERA n COMUNE DI MONTECENERI TORRICELLA-TAVERNE n MUNICIPIO ALTRI n CITELLA MAURIZIO Comprovasco, SS. V. de Paoli, Giacomo e Bartolomeo. precedente chiesa romanica di San Bartolomeo del XIII secolo. Il campanile venne eretto nel 1925. All’interno alcune opere degne di nota risalenti al XVII secolo e, una statua della Madonna di Lourdes, ci ricorda l’annuale pellegrinaggio diocesano. Nostra Signora di Lourdes. ARANNO n DALDINI ANTONELLA IN MEM. ELENA PELLI n BORRADORI-PELLI CLAUDIA IN MEM. ELENA PELLI ARBEDO n AIANI VITTORIO E MARIALUISA IN MEM. ELENA AIANI, ANTONELLA E GIOVANNA PERINI, RENZO MUGGIASCA n PELLANDINI ELENA IN MEM. ELENA PELLI BELLINZONA n MINOTTI BRENNO IN MEM. HÉLÈNE E EUGENIO MINOTTI-GIANETTA BREGANZONA n STEFANONI SISTA IN MEM. GUIDO BOTTINELLI n PELLI GIOVANNI IN MEM. ELENA PELLI n PELLI DR. JUR. PAOLO E PIERA IN MEM. ELENA PELLI CADENAZZO n BRUNONI ELSA IN MEM. EZIO RICCA COMANO n BERNASCONI GIULIANA IN MEM. GUIDO BOTTINELLI GIUBIASCO n PALLONE FRANCESCO IN MEM. NICOLA PALLONE GORDOLA n RIGHETTONI ALDA IN MEM. ELENA PELLI LAMONE n CASARI SIRO IN MEM. ELENA PELLI LOCARNO n TABORELLI ALBERTO IN MEM. MARIETTA TABORELLI LUGANO n PESCIA FRANCO IN MEM. GUIDO BOTTINELLI n SCIARONI ROSANNA E ANTINORI EUGENIO IN MEM. ELENA PELLI n GUGLIELMETTI TERESA IN MEM. ELENA PELLI va in quegli anni. Era una donna “originale”, nel senso di auMEZZOVICO n LEPORI ELIO E AMALIA IN MEM. GUIDO BOTTINELLI NOVAZZANO n FERRARI LIDIA IN MEM. MARIO RIGAMONTI n BIANCHI CARLA IN MEM. DEFUNTI BIANCHI-MERONI PAVIA (I) n BERNARDI MARCO, RENATA E GINETTO IN MEM. ELENA PELLI PREGASSONA n FOIS CARLO E MATILDE IN MEM. ELENA PELLI RIVA SAN VITALE n COSCRITTI ANNO 1966 IN MEM. PIERGIORGIO ALBIZZATI SALA CAPRIASCA n FRASCHINA MARGHERITA IN MEM. GUIDO E M.ANTONIETTA BOTTINELLI SORENGO n MUNICIPIO IN MEM. YUSUF SENKAL VALANGIN n VAUCHER PIA IN MEM. GUIDO BOTTINELLI VEZIA n ARIGONI MARIA CHIARA IN MEM. ELENA PELLI ZURIGO n FRANZI MARGRIT IN MEM. GUIDO BOTTINELLI ALTRI n CIMINO-MARTINELLA TIZIANA E BALMELLI CINZIA IN MEM. ROLANDO MARTINELLA n CORTI BRUNA E LUCIANO IN MEM. ELENA PELLI tentica e unica, un po’ come quegli artisti che quando parlano ti conducono su altre meteore, ad altri livelli di comprensione. Perché loro, e Fiorenza non era meno, usano poche parole e solo apparentemente slegate fra di loro: è necessario entrare nel loro mondo…in punta di piedi per capire il loro pensiero. Il mondo di Fiorenza era costellato anche di gustosi ricordi di gioventù, Discendente di due note famiglie ticinesi: i Lepori e i Cattaneo, trascorse gran parte della sua vita tra la vecchia Massagno, quando ancora il carro trainato da cavalli raccoglieva l’immondizia lungo una via San Gottardo ancora sterrata e la residenza estiva di Rossura. Furono i suoi racconti che toccavano i campi più disparati a indurmi a proporgli una rubrica tutta sua sulla nostra rivista: “il trovarobe”. Come non ricordare l’esilarante tentativo del restauro del pavimento rosso della chiesa di San Giorgio di Morbio con l’impiego del sangue di bue, della calce e della caseina? Fiorenza arrivava nel mio ufficio, con modestia, vestita in modo stravagante ma assolutamente originale, con i suoi ritagli di giornali, i suoi appunti scritti a mano e leggibili a fatica e i suoi ritagli di vita intensa. Con la nostra rivista e con l’OTAF aveva un legame quasi affettivo e non mancava il tradizionale appuntamento della festa di San Giuseppe, al tavolo dei collaboratori del “Semi”. Se vinceva qualche ninnolo alla riffa, lo cedeva volentieri ai miei figli. Senza peccare di presunzione, credo che offrirle la possibilità di raccontarsi sulla nostra rivista abbia giovato allo spirito di Fiorenza, ma di sicuro ha fatto bene ai tutti noi poterla leggere e conoscere. Da un po’ non scriveva più, ma periodicamente mi dava riscontro, con ironia e grande coraggio, del suo “bollettino medico”. Mi promisi più volte di andare a trovarla di nuovo a casa sua. Non ebbi il tempo di farlo. Grazie Fiorenza! Marco Canonico 05-2015 SEMI DI BENE 29 L’albo per gli amici Ciao Elena. Martedì tuo fratello Paolo mi ha avvertito che in giornata ci avevi lasciato. Nonostante sapessi della tua situazione non avrei pensato di salutarti così presto. E questo mi, ci addolora. L’ultima volta che ti ho visto è stato il 6 giugno scorso quando ero venuto a Casa Belinda a trovare Luigi Motta, che in serata poi sarebbe morto. Mi ero prima però fermato da te seduta al tavolo. Mi sembravi persa, assente. Allora ti ho detto: “Ciao Elena sono venuto a trovarti, sono Franco Rossi”. Tu sfoggiando uno splendido sorriso mi hai risposto: “E no sei Roberto”. Sei ridiventata vigile, attenta, di buon umore, da brava seduttrice. Ciao Elena. Voglio ricordare la tua individualità precisa, dolce ed originale, la tua gioia di vivere. La tua determinazione e serietà nel voler fare e il tuo piacere per realizzare i tuoi interessi e desideri in cui esprimevi al massimo le tue capacità provocando affetto e divertimento. •Sport Invalidi (grande giocatrice di Basket), a volte facendo arrabbiare un po’ la Nicoletta, orgogliosa delle tante medaglie e coppe vinte e sempre in bella mostra alle pareti della sua camera, •I numerosi ed attesi campi di vacanza al mare, laghi e monti con Sport Invalidi e col Gruppo Esploratori fondato da Don Quadri di cui eri membro storico fin dalla sua costituzione, •Il tuo interesse per i lavori di segretariato (ricordo la tua scrivania a Massagno con in bella mostra macchina da scrivere e un vecchio PC che tentavi di usare) e l’entusiasmo con il quale partecipavi ai corsi su computer dell’Ing. Lanfranco e signor Mazzucchelli con il Kiwanis Club, •le varie attività che man mano si sono susseguite a Sorengo: ceramista, postina, segretaria dell’Ernesto e ultima splendida scoperta artistica: pittrice Elena Pelli con meravigliosi risultati sotto la direzione di Angelo e Franco, grande ballerina, partecipe entusiasta alle iniziative della Centro Diurno il Pellicano e della Ninfea Blues Band, •Le scelte che compivi verso alcuni operatrici/ori eleggendoli a tuoi referenti privilegiati ( ne nomino alcuni: Antonietta, Gilda, Annalisa, Gabriella, Angelo ecc.), cui ti rivolgevi con completa fiducia, •gli entusiasmi per le tue squadre del cuore la gloriosa Inter e il Lugano Hokey Club, •i tuoi slanci ed attaccamenti amorosi, su tutti Giuseppe Picchi e soprattutto Franco Rossi tua ultima passione e grande punto di riferimento negli ultimi anni. Voglio ricordare anche qualche tua difficoltà, cocciutaggine (facendo arrabbiare qualche volta anche la Ruth) e prese di posizioni decise e controcorrente, come quando si trattò di lasciare l’amata e superservizievole mamma Elvira e la tua casa di Massagno per iniziare la tua esperienza a Sorengo, prima come esterna nel 1988 a 41 anni e poi come interna 10 anni dopo a Casa Giroggio e dopo 3 anni a Casa Ninfea. Ricordo che i primi i contatti ci furono già quando ero direttore alla Fonte. L’Otaf in quel periodo non accoglieva ancora persone adulte. L’Otaf è poi diventata la tua seconda casa. Grazie Elena. Per il tuo modo di essere, per la tua dolcezza, per la tua allegria e simpatia, per aver passato la tua esistenza nel nostro mondo, dove spesso tutto è potere e calcolo, dando testimonianza di un modo diverso di funzionare, stravolgendo a modo tuo le gerarchie stabilite da noi grandi, per il grande affetto verso tuo fratello Paolo e tua cognata Piera, affetto che non sempre riuscivi ad esprimere e soddisfare, con loro sempre presenti ed attenti al tuo benessere. Gli mancherai. Ciao Elena. Molti si sono presi cura di te ma anche tu sei stata una presenza significativa per molti. Ora sei vicina a papà Guglielmo e mamma Elvira, alla zia Annamaria. Paolo e Piera, i tuoi parenti di Pavia, gli amici di Aranno, tutti noi che ti abbiamo conosciuto ed apprezzato, ti salutiamo con tanto affetto. Ognuno con i propri ricordi. Ciao Elena, Ciao Nene: Riposa in pace. Roberto Panzeri Sabato 7 novembre 2015 Elena Pelli In queste poche righe voglio ricordare la Elena Pelli. Purtroppo è morta settimana scorsa lasciandoci tutti di stucco. L’ultima volta l’ho vista un mese fa circa, nonostante fosse in carrozzina, era lucida. Sinceramente non pensavo che succedesse quello che è successo, invece il destino ha voluto diversamente. Ricordo la sua tenacia quando cantava nella Ninfea Blues Band. Le partite al Ping Pong (anche se con me non voleva mai giocare) comunque è stato un piacere conoscerti. Non ti dimenticherò! Mai! Ciao Elena Giorgio Galbusera Ospite Foyer Casa Ninfea «Abbracciare il progresso senza rinunciare ai miei valori: questo è il mio motto.» Salvatore Peluso, studente di architettura, Politecnico di Milano Il sistema di arredamento USM Haller, icona del design, compie cinquant’anni. È arrivato il momento di guardare avanti ed esplorare nuove prospettive. Seguite una nuova generazione di designer, artisti e architetti provenienti da sette prestigiose accademie di tutto il mondo, scoprite come ridefiniscono la modularità e diventate parte di un progetto visionario. Seguite il loro viaggio su usm.com/project50 30 SEMI DI BENE 05-2015 Dick & Figli SA, Via G. Buffi 10, 6900 Lugano Telefono 091 910 41 00, Telefax 091 910 41 09 [email protected], www.dickfigli.ch www.usm.com Semi di Bene, c.p. 6924 Sorengo G.A.B. 6900 Lugano 3