Akhtamar On Line num 135 - Comunità Armena di Roma
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Akhtamar On Line num 135 - Comunità Armena di Roma
1 Anno 7, Numero 135 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT 15 aprile 12—XCVII M.Y. Akhtamar on line Il senso dell’eternità In un paese capace di incantare il visitatore con paesaggi suggestivi, di farlo riflettere sul senso della vita e della storia, di coinvolgerlo in mistiche riflessioni, in un paese in cui la cultura si fonde con l’estetica, c’è forse solo un posto dove tutti gli stati d’animo, le emozioni, i pensieri si mescolano tra di loro nella esaltazione della civiltà armena. Noraduz, la più grande raccolta di khachkar con le sue novecento steli disposte su un superficie di oltre sette ettari, riassume il senso dell’eternità, della bellezza, della storia di un popolo. Non tanto per il numero di pezzi, datati tra il nono ed il diciassettesimo secolo, la maggior parte dei quali di pregevolissima fattura ed interesse artistico; non tanto per essere il più grande campo sopravvissuto dopo l’oltraggio vandalico azero di Julfa; non tanto per la sua posizione incantevole su un altopiano sopra il lago Sevan e dirimpetto alle omonime montagne innevate; non tanto per il verde abbagliante della sua erba o per il fascino ... (segue pag.2) Sommario Noraduz 1-2 La questione d’oriente - concerto Gurdjieff 3 Intervista a Marko Jacov 4 Pagina armena 5 La voce dell’Artsakh 6 VI giornata di studi armeni e caucasico 7 Il sassolino di Haik 8 Bollettino interno di iniziativa armena Consiglio per la Comunità armena di Roma 2 Akhtamar misterioso della nebbia che lo avvolge nelle grigie giornate invernali; non tanto per quel senso di pace e solitudine che si respira tra le croci di pietra disposte in ordine sparso; e non tanto per quella tranquillità bucolica che le greggi di pecore al pascolo infondono e lo avvicinano enormemente a certi paesaggi della campagna romana dell’ottocento ritratti negli acquarelli di Ettore Roesler Franz Noraduz non è tanto questo, è tutto questo. L’espressione sintetica del valore di una civiltà che si concretizza nell’opera d’arte, nel simbolismo religioso, nell’eternità della sua testimonianza, nel bello di un contesto paesaggistico unico. Noraduz è arte, fede, tradizione, storia; tutte insieme, fuse come la pietra che si innalza spavalda verso il cielo e si erge a monito di valori che mai cadranno, neppure spezzati dal vile martello di un soldato barbaro come accaduto a Julfa. Le pietre si lasciano lentamente consumare dal sole infuocato delle terse giornate di estate o dal gelo che le ricopre nei lunghi inverni; eppure secolo dopo secolo continuano ad essere testimoni immobili e severe della cultura armena. A volte agili e slanciate, a volte tozze e pesanti, sono un esercito che presidia il territorio, vigila sulla grande Madre Armenia. Immutato nella sua secolare fierezza, impassibile al soffio del vento tra i pesanti blocchi di pietra lavorata Noraduz è il senso dell’eternità armena. Il cimitero di Noraduz si trova nei pressi dell’omonimo villaggio (che è chiamato anche Noratus) pochi chilometri a nord est della città di Gavar, 25.000 abitanti e capoluogo della regione di Gegharkunik. Siamo lungo le sponde occidentali del lago Sevan, a circa duemila metri di altitudine, in uno scenario incantevole, proprio nel punto in cui il bacino presenta un restringimento fra le due sponde. Sotto di noi le fredde acque del grande lago armeno, di fronte l’omonima catena montuosa che vivide l’Armenia dall’Azerbaigian con i suoi picchi quasi tutti abbondantemente sopra i tremila metri ed innevati per buona parte dell’anno. Dal Yerevan si prende la superstrada M4 verso Sevan e da qui si discende verso sud costeggiando a mezza altezza il lago con la M10; se non si vuole visitare il capoluogo Gavar si prosegue diritti fino al bivio per Noraduz e di qui a destra. Il cimitero si trova ad est del paese (che è piuttosto grande, tocca i settemila abitanti) e fortunatamente tutte le abitazioni si trovano alle sue spalle: tra le antiche pietre ed il lago ci sono solo campi coltivati e prati che scendono dolcemente per alcuni chilometri verso le sponde disabitate del “mare” armeno in un incantevole scenario di pace. Esaurita la doverosa sosta al cimitero monumentale dei khachkar non resta che visitare la chiesa del IX secolo con il monastero e le rovine di una basilica costruita dal principe Sahak. A nord est dell’abitato svetta un’imponente ripetitore radio per onde lunghe e corte conosciuto come il “trasmettitore di Gavar”. on line Il cimitero di Noraduz è un luogo dalle origini misteriose, sul quale si narrano molte storie. Secondo una leggenda popolare, quando l’esercito di Tamerlano invase la zona, gli abitanti del villaggio misero degli elmi in cima ai khachkar e vi appoggiarono delle spade. Da distante i khachkar apparvero come forti e robusti soldati armati che scoraggiarono Tamerlano ed il suo esercito al punto da indurli a ritirarsi. Un’altra storia popolare riguarda il monaco del XIX secolo Ter Karapet Hovhanesi-Hovakimyan, che svolgeva servizi funebri a Noraduz. Si dice che quando compì novanta anni chiese ai suoi compagni monaci di seppellirlo vivo. Le sue ultime parole furono: “Non temo la morte...Non dovete temere mai niente, al di fuori di Dio. Lasciate che coloro che hanno paura vengano alla mi tomba sepolcrale e vi versino dell’acqua. Bevete l’acqua e lavatevi la faccia, il petto, le braccia e le gambe. Poi rompete il recipiente che conteneva l’acqua. La paura vi abbandonerà.” Ancora oggi i credenti si recano alla tomba di Ter Karapet per compiere questo rituale. (da N.Pasqual, “Armenia e Nagorno Karabakh”, Guide Polaris (2010) ANNO 7, NUMERO 135 Pagina 2 3 Akhtamar “La questione d’oriente vista attraverso la tragedia armena” Recensione libro The Gurdjieff Folk Instruments Ensemble Music of Georges I. Gurdjieff di Varoujan Aharonian E’ uscito in libreria alla fine dello scor- me sui luoghi delle stragi, numero di so mese di Gennaio un dettagliato sag- morti, case e chiese distrutte, si sotto- gio di uno dei maggiori storici dell’Eu- linea ancora una volta la volontà del- ropa orientale, Marko Jacov, dedicato l’impero ottomano di sterminare una alla questione d’oriente vista attraverso popolazione in modo volontario. la tragedia armena. A molti però non è noto che il libro Il libro di Jacov, che ha accuratamente dello studioso polacco ha suscitato studiato le carte conservate all’interno vive preoccupazioni presso le autorità dell’Archivio Segreto Vaticano, ha diplomatiche turche; il saggio avrebbe potuto evidenziare come il primo geno- dovuto vedere la luce già nella prima- cidio degli armeni sia avvenuto alla vera del 2011, ed invece per varie fine dell’800, un’opera che analizza vicende, anche a sfondo diplomatico, l’implicazione diretta delle potenze il libro è stato infine pubblicato dall’- occidentali (Francia e Inghilterra in Accademia polacca delle scienze e modo particolare) nell’abbandonare la delle lettere solo da qualche mese. popolazione armena al proprio triste destino. Di notevole interesse storico e sociale sono le testimonianze del primo pogrom così come i dispacci militari che forniscono precisi numeri di quella barbarie nonché i carteggi fra diplomatici intercorsi tra autorità della Sublime Porta, le potenze occidentali e il Vaticano che fu l’unico a impegnarsi concretamente per la salvezza degli armeni. Grazie a quest’opera, che in appendice al libro presenta tabelle dettagliatissi- Il prossimo numero di “Akhtamar on line” uscirà il 24 aprile e come ogni anno sarà dedicato quasi esclusivamente a riflessioni sul Genocidio armeno in occasione della nostra Giornata del ricordo. ANNO 7, NUMERO 135 on line Un appuntamento da non perdere per tutti gli amanti della musica armena tradizionale ed in genere della buona musica. Domenica prossima (22 aprile) la chiesa di san Nicola da Tolentino a Roma ospiterà un concerto davvero importante con il “Gurdjieff Folk Instrument Ensemble” che esegue le musiche di Georges I. Gurdjieff (1872-1949), mistico armeno in bilico tra la tradizione della chiesa armena e il misticismo sufi, punto di riferimento per moltissimi artisti anche nostri contemporanei (uno su tutti il grande Battiato) che elaborò una sua particolare concezione musicale nella quale il rapporto tra musica, danza e realtà era strettissimo. Gurdjieff, filosofo, scrittore, mistico e “maestro di danze”, nato a Gyumri da padre greco e madre armena, acquisisce esperienze musicali e religiose attraverso i suoi viaggi che lo portano ad avvicinarsi alla mistica dei dervisci come a quella dei monaci tibetani. Un interessantissimo connubio di suoni che trova oggi nel gruppo che porta il suo nome un validissimo esecutore apprezzato dalla critica internazionale. Un appuntamento da non mancare, dunque, domenica 22 e sul quale ritorneremo in argomento nel numero di Akhtamar del 15 maggio Pagina 3 4 Akhtamar on line Intervista a Marko Jacov Lei è Armeno? Di convinzione, si! Perché? Perché sto con i perseguitati – e gli Armeni lo sono. E’ per questo motivo che Lei ha scritto la Storia degli Zingari e pubblicato un saggio sull’Osservatore Romano riguardante le loro sofferenze, subite in quanto Zingari? Esattamente! Come Lei ha saputo della tragedia armena della fine del XIX secolo, se la storiografia non ne fa alcuna menzione? Analizzando diverse fasi della “Questione d’Oriente”, ho letto un documento del 1894 che si conserva nell’Archivio Segreto Vaticano, nel quale è descritto l’inizio del primo genocidio armeno. E Lei ha creduto al contenuto di un documento? Sono rimasto talmente colpito che volevo approfondire l’argomento. Così mi sono avviato ad una lunga ricerca negli Archivi della Santa Sede ed in quelli delle Potenze firmatarie del Congresso di Berlino del 1878. Ho confrontato dunque le fonti diplomatiche di diversa provenienza, nonché le testimonianze dei testimoni oculari appartenenti a diversi popoli e a diverse religioni e confessioni. Soltanto quando mi sono accertato della veridicità delle fonti, ho cominciato a descrivere il primo genocidio armeno che ebbe il suo culmine nel periodo che va dal 1894 al 1897 e durante il quale una metà della popolazione armena fu sterminata o costretta a fuggire. E quanti Armeni erano nell’Impero ottomano prima dell’inizio del primo genocidio? Tre milioni e centodiecimila, dei quali tre milioni Gregoriani Apostolici, ottantamila Cattolici e trentamila Protestanti, cioè un sesto della popolazione dell’Impero Ottomano. Sottolineo che in quel periodo il numero dei Turchi non superava la cifra di cinquemilioni. Chi ha ordinato il genocidio? Il sultano Abdul Hamid II, sostenuto fortemente dalla Sublime Porta. ANNO 7, NUMERO 135 Chi erano esecutori? L’esercito regolare del sultano e la polizia di stato, composti dai Turchi, in quanto Abdul Hamid II non credeva ai soldati appartenenti ad altre nazioni del suo Impero, nonché le truppe curde, fedelissime ad Hamid II e per questo chiamate hamidie. Non è che gli Armeni volevano staccarsi dall’Impero e per questo furono così pesantemente colpiti? Gli Armeni volevano rimanere fedeli cittadini dell’Impero, al cui sviluppo hanno dato un enorme contributo e volevano continuare a vivere in pace con tutte le etnie, religioni e confessioni. Fu l’Inghilterra a organizzare e pagare i cosiddetti Comitati Rivoluzionari Armeni con lo scopo di provocare i disordini e dare così il pretesto al sultano di colpire la popolazione innocente. Sottolineo però che gli Armeni non seguirono i provocatori mandati da Londra. L’Inghilterra, che già nel 1882 era entrata militarmente nell’Egitto ottomano e che prospettava di staccare anche l’Irak dal sultano, prospettava, tramite una eventuale autonomia o indipendenza armena, impossessarsi dell’Asia Minore. Con altre parole spartire l’Impero Ottomano con le mani e con i sacrifici degli altri. Per la sopravvivenza degli Armeni Lei sottolinea il merito della Santa Sede e della Russia Zarista. Perché, se la stragrande maggioranza degli Armeni non apparteneva né alla Chiesa Cattolica né a quella Russa Ortodossa? Per quanto riguarda la Santa Sede, è ben noto l’interessamento di Leone XIII per tutto il mondo cristiano, ma anche la sua sensibilità per una convivenza pacifica tra il mondo cristiano e quello musulmano. Della stessa convinzione era anche il suo Segretario di Stato il cardinale Mariano Rampolla. E per fermare il genocidio in corso Leone XIII si è rivolto in prima persona al sultano Abdul Hamid II ed incaricò il suo Segretario di Stato di intervenire, tramite il cardinale Domenico Ferrata, presso il ministro degli esteri di Francia Hanotaux. Fu dunque sotto la pressione della Santa Sede sul governo francese che si tenne l’interpelazione parlamentare a Parigi il 3 novembre 1896. Per quanto riguarda la Russia, ad essa non conveniva una guerra lungo il proprio confine, in quanto i suoi interessi vitali furono concentrati sull’Estremo Oriente. E se non ci fosse stata la Russia zarista ad accogliere i fuggiaschi armeni, oggi, confermo quello che ho scritto sulla pagina 22 del mio libro, non esisterebbe, probabilmente, uno stato armeno e il numero degli Armeni uccisi sarebbe stato sicuramente molto più consistente. Sterminando gli Armeni, il sultano Abdul Hamid II avrebbe, secondo il suo libro, umiliato anche gli Ebrei. Come mai, se la storiografia sostiene che gli Ebrei sarebbero stati privilegiati nell’Impero Ottomano? Il fatto sta che Abdul Hamid II ha umiliato gli Ebrei costringendoli ad essere loro a seppellire i corpi degli Armeni uccisi dai Turchi e dai Curdi. Per questo motivo ho scritto: “Un popolo sterminato l’altro umiliato”. Per quanto riguarda cosiddetta posizione privilegiata degli Ebrei nell’Impero Ottomano, non sono affatto d’accordo. Gli Ebrei erano meno perseguitati nell’Impero Ottomano che altrove, ma questo non significa essere privilegiati. Per quale motivo ha dedicato tanti anni di sua ricerca ad un popolo che Lei prima non conosceva personalmente? Per rendere giustizia alla verità, che spesso viene sottaciuta ed inchinarmi davanti ai milioni dei martiri innocenti, perseguitati soltanto per il fatto di essere Armeni e cristiani. Pagina 4 5 Akhtamar on line ՜՜Կուրճիէֆ՝՝ Համոյթի Ելոյթը Հռոմի Մէջ Ի Յիշատակում՝ Հայոց Մեծ Եղեռնի 97ա մ ե ա կ ին , Ա պ ր ի լ ե ա ն Ն ա հ ա տ ա կ ա ց տօնախմբութիւններու ծիրէն ներս, Հռոմի Լեւոնեան Ք. Հայ Վարժարանը եւ Հռոմի Հայ Համայնքի Խորհուրդը կազմակերպած են երեկոյթ մը Ս Նիկողայոսի անուան հայոց եկեղեցւոյ մէջ, կիրակի 22 Ապրիլի ժամը 20-ին, որուն ընթացքին ելոյթ պիտի ունենայ ՜՜Կուրճիէֆ՝՝ հայկական ժողովրդական գործիքային նուագախումբը։ Յայտագիրը կը բովանդակէ արեւելեան աւանդական նուագային գործիքներու համար Լիբանահայ արուեստագէտ Լեւոն Էսքենեանի պատրաստած՝ հայկական ժողովրդական կտորներ ու սրբազան երգեցողութիւն ։ ՜՜ Մոռցուած պատմութիւնը... Հայ Անտրէա Պոչելլի Համերգ Պիտի ժողովուրդը՝՝ Բնանիւթով Տայ Երեւանի Մէջ Դասախօսական Հանդիպում Կրօսսէթոյի Աշխարհահռչակ իտալացի թենոր Անտրէա Մէջ։ Իտալիա- Նախաձեռնութեամբ՝ ՜՜Soroptimist Club՝՝ միջազգային միութեան իտալական բաժնին, Կրօսսէթօ քաղաքի՝ ՜՜Տանթէի՝՝ նուիրուած հրապարակը գտնուող՝ Aldobraնdeschi պալատի Pegaso սրահին մէջ, շաբաթ 14 Ապրիլի երեկոյեան տեղի կ՝ունենայ դասախօսական հանդիպում մը ՜՜ Մոռցուած պատմութիւնը... Հայ ժողովուրդը՝՝ նիւթին մասին, որուն ընթացքին խօսք պիտի առնէ Հռոմի Հայ Համայնքի Խորհուրդի փոխ նախագահը՝ տիար Ռոպէր Աթթարեան։ Երեկոյթը կը վարէ Տիկ. Աննա Մարիա Պրիկանթի նախագահուհին Soroptimist ընկերակցութեան ։ ANNO 7, NUMERO 135 Պոչելլի 22 Ապրիլին Երեւանի Ալ. Սպենդիարեանի անուան օփերայի եւ պալէյի ազգային ակադեմական թատրոնին մէջ համերգ մը պիտի տայ «Երեւանը գրքի համաշխարհային մայրաքաղաք» ձեռնարկներու ծիրին մէջ։ Այս մասին խօսելով՝ Հայաստանի մշակոյթի փոխնախարար Արթուր Պօղոսեան յայտնեց, որ ներկայ հանգրուանին բանակցութիւններ տեղի կ՛ունենան, որպէսզի ճշդուի Պոչելլի մեկնաբանելիք երգացանկն ու համերգին առնչուող այլ հարցեր լուծուին։ Անոր համաձայն, համերգը տեղի կ՛ունենայ անհատական օժանդակութեամբ. բայց եւ այնպէս ան չուզեց յիշել հովանաւորին անունը։ Համերգին տոմսերուն գինը, ըստ շրջան ընող լուրերուն, կը տատանին 30-120.000 դրամի միջեւ: Pagina 5 6 Akhtamar on line la voce dell’Artsakh PIU’ VICINI ALL’ARTSAKH Da questo numero “Akhtamar on line” si arricchisce di una nuova pagina interamente dedicata all’Artsakh. Il nostro modo di contribuire alla lotta dei diritti della repubblica del Nagorno Karabakh—Artsakh. In questa sezione troveranno spazio brevi commenti sulle ultime vicende politiche riguardanti il piccolo stato armeno e qualche notizia corrente. Non mancheremo di dedicare uno spazio, compatibilmente con quello a disposizione, alla storia ed alla geografia di questa terra che da più di venti anni attende un doveroso riconoscimento internazionale. Scopo di questa finestra editoriale (che non vuole in alcun modo sovrapporsi ad altri approfondimenti, come il notiziario di karabakh.it e “Osservatorio Artsakh” edito dal medesimo sito) è quello di rimarcare al vasto pubblico di Akhtamar l’importanza di essere vicini alle vicende dell’Artsakh; e, grazie alla diffusione di questo bollettino, raggiungere l’attenzione del maggior numero possibile di amici. Con l’augurio di un gradito riscontro da parte dei nostri lettori, sempre dalla parte degli armeni. CI AIUTERA’ UN’ISOLA? Se l’andate a cercare sull’atlante geografico faticherete a trovarlo. Cinque atolli buttati nell’Oceano Pacifico a metà strada tra le Hawaii e l’Australia con una superficie di soli ventisei km2 che lo rende il secondo stato più piccolo e meno popolato al mondo dopo la città del Vaticano. Che cosa c’entra dunque il minuscolo Tuvalu con il Nagorno Karabakh? Qula è il ruolo di questo staterello oceanico il cui suffisso internet (tv) è peraltro da anni golosamente ambito (e profumatamente pagato …) dalle televisioni di mezzo mondo? Secondo quanto riportato nelle scorse settimane dalla stampa (sia armena che turca) Tuvalu sarebbe stato “corteggiato” dalla diplomazia di Yerevan che avrebbe spinto Vaiaku (la capitale) a riconoscere ufficialmente la repubblica del Nagorno Karabakh; fatto politico non di secondaria importanza se è vero come è vero che, per quanto microscopico, Tuvalu (indipendente dal 1978) ha a disposizione un seggio alle Nazioni Unite ed il suo voto vale (teoricamente…) come quello dell’Italia o di qualsiasi altro stato del mondo. VISITARE L’ARTSAKH! 11.362 turisti hanno visitato la repubblica del Nagorno Karabakh nel corso del 2011 con un aumento di circa tremila visitatori. È questo il lusinghiero bilancio diffuso dal servizio consolare dello stato. ANNO 7, NUMERO 135 Dunque, un riconoscimento formale di Tuvalu al Nagorno Karabakh farebbe uscire questo dal limbo degli stati non riconosciuti ed avrebbe un peso politico enorme soprattutto per gli sviluppi futuri. Non a caso qualche tempo fa la Russia aveva “spinto” la piccola nazione a riconoscere ufficialmente Abkhasia ed Ossezia. La mossa diplomatica armena pare che non sia passata inosservata alla Turchia peraltro impossibilitata al solito patetico ritiro dell’ambasciatore ed alle consuete minacce economiche. La vicenda non dovrebbe aver sorpreso più di tanto Ankara giacché essa stessa, qualche mese or sono, aveva adottato la medesima politica. Nel disperato (e non riuscito) tentativo di ottenere un posto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva inviato una abbondante fornitura di palloni da calcio agli isolani per lo sviluppo di tale sport da quelle parti. L’Armenia invece avrebbe promesso finanziamenti per costruzioni. Alcuni giornali turchi si sono ironicamente chiesti che cosa accadrebbe se Tovalu dovesse dar seguito alla richiesta armena: forse la Turchia (tra i primi ad inaugurare la politica dei “regali” verso i tuvalesi …) chiederebbe il ritorno dei palloni in patria? Attendiamo fiduciosi. Pagina 6 7 Akhtamar La VI Giornata di Studi Armeni e Caucasici di MARINA MAVIAN Il 22 marzo 2012 a Venezia presso l’Università di Ca’Foscari, si è svolta la VI Giornata di Studi Armeni e Caucasici. L’incontro è stato organizzato congiuntamente dal Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dall’Associazione culturale “Padus-Araxes” e dall’Associazione per lo Studio in Italia dell’Asia centrale e del Caucaso (ASIAC). I lavori del convegno sono stati preceduti da un saluto del Prof. Boghos Levon Zekiyan che ha ricordato l’importanza che hanno avuto le scuole armene nel mondo ed in particolare ha espresso tutto il suo rammarico per la chiusura del prestigioso Collegio Armeno di Venezia, inoltre da poco tempo ha lasciato il suo incarico di docente e ha detto di essere felicissimo che lo studio e l’insegnamento della cultura armena continuino col prof. Aldo Ferrari. Tre le relazioni che hanno trattato specificamente tematiche armene. Presenze armene nelle carte venete del Prof. Giampiero Bellingeri, assente, ne hanno dato lettura , ha preso in considerazione la comunità armena nella regione di Mardin nel XVII secolo sulla base di un documento custodito al Museo Correr di Venezia. Il prof. Aldo Ferrari (Università Ca’ Foscari du Venezia) ha presentato un appassionato intervento intitolato Van in questa vita, il Paradiso nell’altra, in cui ha descritto tre millenni di storia e cultura armena in questa regione, dalle origini urartee al genocidio. In questa regione si è avuta una millenaria continuità tra l’elemento urarteo e quello armeno come vediamo anche nell’epopea popolare nota come Davit di Sassun. La regione di Van ( Vaspurakan) ha costituito uno dei poli principali nella storia e nella cultura armena.Governata per lunghi periodi dalla famiglia principesca degli Artsunì, tutta la zona era ricca di monasteri e chiese tra i maggiori il Monastero di Santa Croce sull’isola di Akhtamar, centro spirituale e politico il Monastero di Varag fino all’ottocento sede episcopale, detto anche delle sette chiese; il Monastero di Narek dove visse il grande mistico e poeta armeno; Gregorio di Narek; il Monastero di S.Giovanni sull’isola di Ktuts attivo fino al 1915. La regione di Van ha mantenuto nei secoli il suo carattere culturale e demografico armeno e fu qui che nella seconda metà dell’800 nacquero le prime formazioni di autodifesa soprattutto dai curdi. Gli armeni si difesero al tempo delle stragi Hamidiane ed anche durante il genocidio si organizzarono con straordinarie imprese di autodifesa. A Van hanno subito attacchi ai quali hanno tentato di difendersi e non come nella falsificazione storica degli eventi si vuol far capire che gli armeni attaccassero per primi, importante a questo proposito la testimonianza proprio dell’uff. Rafael de Nogales che combatté con l’impero ottomano e rase al suolo l’intera area, raccontò nella sua biografia che nell’aprile del 1915 trovò tutti i villaggi armeni incendiati e cadaveri ovunque. Importante anche la testimonianza dell’Am- on line basciatore Morgenthau che vide che gli armeni non erano in rivolta ma solo in autodifesa. La relazione di taglio antropologico di Giacomo Golinelli (Università di Bologna) - L’orizzonte straniero: la percezione dell’altro in una provincia turca al confine con la Repubblica d’Armenia - ha delineato in maniera molto efficace alcuni aspetti della particolare mentalità della popolazione della zona di Iğdir, in particolare nei confronti dell’altro, dello straniero in generale. Questa regione, infatti, è abitata prevalentemente da curdi e azeri, il cui atteggiamento nei confronti della vicina Armenia è in ampiamente in contrasto con quello ufficiale dello stato turco, meno pregiudiziale, ma anche assai poco informato. Da segnalare la descrizione di un monumento presente in questa città in cui è ricordato il “genocidio” che gli armeni avrebbero compiuto ai danni dei turchi nel 1915. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come la storia in Turchia sia ancora in tempi odierni palesemente falsificata. Qui Armenia PARCO NATURALE Armenia ed Iran stanno pianificando la creazione di un parco naturale in un’area ridosso della frontiera comune fra i due stati; un’oasi di protezione per le specie locali di flora e fauna ed al contempo un incremento delle aree verdi dei rispettivi paesi. Una commissione studierà il sito più adatto per realizzare il progetto che si svilupperà a ridosso delle sponde dell’Arax. la Turchia. Sinet, giornalista, affetto da disabilità fisica, aveva richiesto nel settembre 2010 all’Inps turco la carta di assistenza per gli handicappati ma se l’era vista rifiutare in ragione della sua religione e della sua appartenenza etnica. Il giudizio intentato nei confronti dell’impiegato che lo aveva insultato e aveva negato il suo diritto era stato archiviato. Così il giornalista di Sasun (Batman) ha deciso rivolgersi all’Europa che esaminerà il suo caso. TURCHIA ALLA SBARRA La Corte Europea dei diritti umani ha accettato di esaminare il caso del cittadino turco di origine armena Cevat Sinet contro VALICHI DI FRONTIERA Si stringono i tempi per il varo dei lavori di ricostruzione e riammodernamento dei valichi di frontiera di Bagratashen ANNO 7, NUMERO 135 (Tavush), Bavra (Shirak) e Gogavan (Lori) per i quali è già stato stanziato un importante finanziamento dalla Banca Europea di Investimento. COGNAC ARMENO Con oltre due milioni e mezzo di litri la produzione di cognac armeno tra gennaio e febbraio 2012 ha fatto registrare un incremento superiore al quaranta per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In generale si registrano aumenti considerevoli nella produzione armena di alcolici e non alcolici rispetto al 2011. Pagina 7 8 Akhtamar WWW.COMUNITAARMENA.IT Salita san Nicola da Tolentino 17 00187 Roma Bollettino interno a cura del Consiglio per la Comunità armena di Roma Bollettino interno a cura del Consiglio per la Comunità armena di Roma IL SASSOLINO DI on line HAIK Sono solo canzonette Mi perdoneranno i lettori di Akhtamar se dopo l’esternazione nazional musicale sull’Eurovision Song Contest ritorno a parlare di canzonette. Come ho avuto modo di scrivere quindici giorni or sono la decisione del ritiro armeno dalla manifestazione è stata presa all’indomani dell’ennesimo ragazzo caduto lungo la linea del fronte e dopo che nelle ultime settimane dall’Azerbaigian erano solo piovute parole di odio sui suoi vicini Leggo qualche giorno fa una notiziola che non mi fa cambiare di una virgola l’idea che la scelta armena era l’unica possibile per non correre il rischio di trasformare l’esibizione canora di Baku nell’anticamera di una guerra. La vicenda riguarda una certa Sezen Aksu che non ho mai avuto il piacere di conoscere e di ascoltare.. La signora in questione fa la cantante di mestiere ed è turca: due qualifiche che prese ciascun per conto suo potrebbero essere irrilevanti (oppure si: ma questo è un altro discorso …) ma che da quelle parti rappresentano un cocktail esplosivo. Accade dunque che la suddetta Sezen (conosciuta come la “regina del pop turco”, decida di inserire nel suo ultimo album una canzone popolare armena dal titolo “la sposa della montagna” (Sari gelin). Il fatto ha scandalizzato ma fino a un certo punto i turchi; anche perché la cantante non è nuova a simile repertorio e già in passato aveva proposto brani armeni oltretutto facendosi accompagnare da membri di un coro armeno nelle sue performance. Se non che la cosa non è stata gradita all’Azerbaigian che, ricordo, fra poche settimane dovrebbe ospitare un festival musicale europeo. A Baku hanno fatto chiaramente capire che la cantante turca avrebbe dovuto chiedere il permesso a loro prima di incidere il disco e negano (tanto per cambiare) le origini armene della canzone. Alcuni anni fa non fu permesso a Sezen di esibirsi lì proprio per il suo repertorio “nemico”. Questa riflessione tanto per ribadire che sono solo canzonette… (o no?). HAIK QUESTA PUBBLICAZIONE E’ EDITA CON IL FAVORE DEL MINISTERO DELLA DIASPORA Ministry of Diaspora of the RA RA, Yerevan, 0010, Vazgen Sargsyan 26/1 Tel.: +374 10 585601, +374 10 585602 [email protected], www.mindiaspora.am www.lib.mindiaspora.am/en http://en.hayernaysor.am/ il numero 136 esce il 24 aprile Per chi ancora non lo sapesse è ricominciato ilo campionato armeno di calcio le cui vicende possibile seguire sul sito in italiano w w w. k a r a b a k h . i t http://sites.google.com/site/calcioarmenia/home I n f o r m a z i o n e q uo t i d i a n a sull’Artsakh Nell’anno in cui le nazionali di Italia ed Armenia si affronteranno per la prima volta nella loro storia, un’occasione per conoscere la realtà calcistica armena.