Akhtamar On line Anno VII, num 133 del 15.03.2012

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Akhtamar On line Anno VII, num 133 del 15.03.2012
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Anno 7, Numero 133
Akhtamar on line
WWW.COMUNITAARMENA.IT
15 marzo 12—XCVII M.Y.
Akhtamar on line
Armeni sull’isola
C’è una piccola comunità
armena che vive ad un’ottantina di chilometri dalle
coste italiane. Non più di
trecento persone su di
un’isola in mezzo al Mediteranneo, fra Europa ed
Africa.
Figli di una Diaspora che
ha toccato molte terre,
raggiunto ogni angolo del
mondo, ed è approdata
anche su un piccolo arcipelago di poco più di tre-
cento chilometri quadrati e
quattro-centomila abitanti.
Malta sarà pure un piccolo
stato, un puntino nell’atlante geografico mondiale:
ma è un paese che dal
2004 fa parte dell’Unione
Europea, ne è presidente
di turno ed adotta la stessa
moneta della Germania,
della Francia e dell’Italia.
Una piccola nazione che
ha però il suo specifico
peso politico.
Cogliamo l’occasione
della presentazione delle
credenziali del nostro ambasciatore Karapetyan che
dallo scorso mese è anche
il rappresentante diplomatico a La Valletta per parlare di questi armeni approdati nell’isola delle api
(melita in greco).
Innanzitutto, come peraltro...
(segue pag.2)
Sommario
Armeni sull’isola
1
Malta e Armenia
2
Turanismo e pan turanismo
3
Pagina armena
5
Nessuna questione armena
6
Qui Armenia
6
Se Mehmet va all’Ikea
7
Bollettino interno di
iniziativa armena
Consiglio per la Comunità
armena di Roma
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Akhtamar
avviene in ogni nazione, le cifre ufficiali
sono bugiarde: di armeni a Malta ce ne
sono probabilmente molti di più ma solo
una parte si definisce orgogliosamente
parte della comunità.
I primi contatti fra i due popoli risalgono all’undicesimo secolo allorché la
crescente importanza ed organizzazione
dell’Ordine di san Giovanni (Sovrano
Militare Ordine di Malta) attrasse anche
un gran numero di armeni il cui flusso
migratorio crebbe dopo la caduta del
Regno di Cilicia che portò molti cavalieri armeni a raggiungere l’isola mediterranea.
Una seconda ondata migratoria si ebbe
dopo il Genocidio ed una terza con il
collasso dell’Unione Sovietica.
La comunità armena di Malta è stata
registrata come una associazione su
base volontaria nel 2009 e proprio il 31
luglio di quell’anno tenne il suo primo
congresso costitutivo.
Gli obiettivi, come per tutte le comunità
armene del mondo, sono quelli di preservare l’identità nazionale e far conoscere la propria storia e cultura.
Il 22 dicembre venne scoperto, proprio
di fronte alla residenza del sindaco della
capitale nei Giardini Hastings, un katchkar (sotto) appositamente realizzato in
Armenia e trasportato a Malta; alla cerimonia di inaugurazione ha partecipato
lo stesso sindaco della capitale e rappre-
on line
Armenia e Malta
Il sito della comunità armena maltese
www.malta-armenia.eu
sentanti del parlamento maltese.
Inoltre a livello parlamentare nei due
paesi si sono formati dei gruppi di amicizia con lo scopo di rinsaldare ancora
di più i legami politici e culturali fra i
due popoli.
Tra l’altro, entrambi i paesi hanno la
festa nazionale il 21 settembre, giorno
dell’indipendenza (1964 quella maltese
verso gli inglesi).
Il 24 giugno 2010 è stato varato il sito
ufficiale della comunità (anzi Komunità
come si scrive in maltese) in tre lingue
(armeno, inglese e russo) che funge da
punto di riferimento e fonte di notizie.
Il presidente della comunità è la dottoressa Vera Boyajyan che risiede nell’isola con la famiglia dal 2005.
Dunque anche nel piccolo stato maltese
si rafforzano i legami fra gli armeni;
sempre più radicati sul territorio ma
fieri delle proprie origini e della propria
storia.
SEGUITECI
SU
L’ambasciatore della repubblica
armena in Italia, Ruben
Karapetyan, ha presentato le
proprie credenziali lo scorso 26
gennaio al presidente della
repubblica maltese George Abela
con accredito come ambasciatore
plenipotenziario a La Valletta.
Dopo la cerimonia ufficiale della
consegna delle credenziali nel
P a l a z z o p r e s i d e nz i a l e d e l l a
Repubblica di Malta, l’Ambasciatore
Karapetian ha avuto una
conversazione con il Presidente
George Abela.
Durante l’incontro Abela ha
salutato la nomina dell’Ambasciatore
dell’Armenia per la prima volta a
Malta e ha espresso la speranza che
essa possa diventare un impulso
serio per lo sviluppo delle relazioni
tra i due paesi. A sua
volta
l’Ambasciatore Karapetian ha
sottolineato i legami secolari che
Malta detiene con l’Armenia e con il
popolo armeno e ha assicurato che
"applicherà tutti gli sforzi per
approfondire e rafforzare i legami
esistenti tra i due Paesi cristiani
dotati di una ricca eredità storicoculturale.” L'Ambasciatore
Karapetian trasmettendo i saluti del
Presidente della Repubblica
d’Armenia ha invitato il Presidente di
Malta a visitare l’Armenia.
Nell’ultimo giorno di visita il
diplomatico ha avuto un incontro con
la comunità armena locale.
FACEBOOK
- Comunità armena
- Amici del Nagorno Karabakh
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3
Akhtamar
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Turanismo e panturanismo L’ideologia che mosse i Giovani Turchi e la matrice ideologica di un genocidio DI
ETTORE FIORE JR
Seppur molti degli eventi che insanguinarono il suolo turco tra la fine del 1800 e gli
inizi del secolo breve sono stati in buona
sostanza rimossi dalla memoria collettiva o
addirittura ignorati fino a pochissimi anni
or sono, è necessario, considerando la storia
come ktema es aei, riflettere su di essi e
comprendere a pieno le cause ed i fini che
favorirono un evento storico praticamente
misconosciuto.
Tali eventi, inoltre, risultano avere inquietanti affinità con quelli decisamente più
dibattuti, che interessarono la Germania del
Terzo Reich.
Tra il 1894 al 1919 la Turchia fu teatro
del primo genocidio sistematico che la
storia ricordi, e che tanto assomiglia per
mezzi, fini, e cause a quello consumatosi
nella Germania nazista.
In quegli anni di tensione si respirava già
l’aria pesante che precede una guerra, e che
fomentava la ferocia, la diffidenza ed il
sospetto, come spesso è accaduto negli anni
passati; quella diffidenza, che ancor di più
si acuisce quando prende il sopravvento in
un impero già vacillante come quello ottomano, si scaricò sulle minoranze etniche
del paese sulle quali si riversarono tutte le
responsabilità dei problemi nazionali.
Si consumò insomma quella caccia all’untore che così spesso ha colpito, nei momenti di crisi, le minoranze etniche.
Nello specifico, a fare le spese della caccia all’untore furono alcune minoranze
etniche che, per un motivo o per un altro,
vennero considerate come potenziali alleate
del nemico, e, di conseguenza, nemiche
interne da annientare. Queste minoranze
erano composte da alcune comunità berbere, beduine, arabe ma soprattutto armene.
Le persecuzioni iniziarono intorno al 1894
per mano del sultano Abdul Hamid, che in
quegli anni provocò la morte di almeno
200.000 armeni aizzando contro di loro
reparti speciali, bande irregolari curde e
galeotti appositamente rilevati dalle carceri.
Nascono in questo periodo le prime associazioni indipendentiste armene: l’Armenakan, l’Hunchac e la Daschnak.
Intanto lo scenario politico turco cambia
in fretta. Il movimento Unione e Progresso,
cui faceva riferimento anche quello dei
Giovani Turchi, acquista sempre più impor-
tanza tanto da indurre il sultano Hamid nel
1908 a ricostituire la costituzione concessa
e poi abrogata nel 1878. Il movimento si
rafforza e nel 1909 dopo un tentativo controrivoluzionario Hamid viene deposto
definitivamente e subentra il fratello Muhamad. Le comunità ebree, arabe, slave ed
armene gioiscono illudendosi che i soprusi
subiti appartenessero al passato.
In quegli anni di fermenti politici, gli
indipendentisti armeni ed i Giovani Turchi
lottavano sostanzialmente per gli stessi
obiettivi politici di liberalizzare e modernizzare la Turchia, tanto da intrattenere
relazioni politiche amichevoli. Proprio nel
1909 Taalat Pascià in un suo discorso si
pronunciò a riguardo, sostenendo che
“musulmani, cristiani ed ebrei non sarebbero più stati divisi e avrebbero contribuito tutti insieme alla gloriosa rinascita della
nazione ottomana”. La sicurezza delle
comunità armene fu nuovamente ed inaspettatamente violata. Ben presto il neonato governo di Ahmed Jemal, Taalat Pascià
e Enver Paascià, sostituitosi a quello del
sultano nel 1913, invertì la rotta che fino a
quel momento era stata coerente al loro
progetto politico.
Se la matrice politica delle inimicizie di
Hamid II è ben chiara, non è chiara la
matrice che indusse i Giovani Turchi ad
annientare le minoranze etniche del paese,
matrice che si potrebbe ritenere ideologica
più che politica.
Oltre che le già assodate diffidenze nei
confronti di un popolo che dimostrava una
imperdonabile propensione al separatismo,
attraverso
l’amicizia
con
russi
(considerato il male minore) e con gli
inglesi, e di questo abbiamo già parlato, ci
fu un fattore sottovalutato o quantomeno
frainteso che riguarda la dottrina del movimento dei Giovani Turchi. Fu infatti l’ideologia panturanica, costantemente fraintesa con quella panturchista, a scagliare il
neonato governo contro le tribù armene
del nord-est del paese.
Le intenzione dei Giovani Turchi non
erano relative ad una semplice ricostituzione di uno stato turco anatolico, al contrario, il loro sguardo andava più a oriente
e le loro intenzioni erano quelle di istituire
una grande nazione nel territorio che anticamente era chiamato “Turan” e
che attualmente è compreso tra i monti
Altai ed il Bosforo.
Non possiamo fare a meno, per comprendere questo fenomeno, di conoscere la fisionomia e la storia di questo interessantissimo
movimento politico, che riscosse adesioni in
moltissimi paesi europei ed asiatici.
Il turanismo o panturanismo venne formulato come dottrina politica nella seconda
metà del XIX secolo dal docente ungherese
di lingue orientali Armynius Vambery, seppur già questo sentimento inter-nazionalista
era nato in seno al popolo tartaro intorno al
1839. Già in età romantica la leggenda dell’antica terra di Turan era stata ampiamente
analizzata da molti etnologi e linguisti tedeschi, ungheresi e slovacchi.
Armynius Vambery, con i suoi studi, formulò sostanzialmente la dottrina che fu successivamente abbracciata, e, al contempo,
rivisitata dai Giovani Turchi. Tale dottrina
prefigurava una nazione turca che non fosse
ristretta nei confini anatolici ma che, al contrario, doveva espandersi, di diritto, in tutta
l’Asia centrale fino all’attuale Turchia, poiché riconosceva nelle popolazioni di quella
vastissima regione una comune origine etnica.
Secondo questa dottrina lo stesso sangue
scorreva nelle vene dei popoli che abitavano
Turchia, Crimea, Turkestan (attuali Kazakistan, Ukbekistan, Tagikistan) ...
(segue a pag.4)
La lupa arsena nella mitologia turanica
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Akhtamar
Mongolia, Manciuria e Cina orientale, le
steppe di quelle lande lontanissime, fino
alla valle del Gange. Il panturanismo in
effetti attribuisce una comune discendenza
alle popolazione uralo-altaiche. Questa
tesi è in effetti avvalorata da una presunta
comune origine degli idiomi e delle lingue
ugri, mongoliche e turche.
A sostegno di questa tesi esiste inoltre
uno studio sul DNA di finnici, sami, lettoni, lituani, siberiani, buriati, yakut ed addirittura inuit che testimonia una certa somiglianza, peraltro inaspettata, del corredo
genetico di queste popolazioni.
Popoli lontani riscoprirono improvvisamente un’identità che si perde negli anni
della storia dell’uomo,e riscoprirono inoltre una coesione smarrita nel tempo.
In moltissime nazioni queste idee trovarono terreno fertile per una rapida diffusione, tanto che si andarono formando in
tutta Europa movimenti di ispirazione
panturanica, come ad esempio la Società
Turaniana Ungherese, nata nel 1920 o
l’Alleanza Nazionale Turaniana finlandese. Ancora oggi in alcune zone dei balcani
e nei paesi baltici questo sentimento identitario è vivo è costituito in associazioni
politiche tuttora operanti.
Se però in tutti questi stati citati la dottrina turanica era, seppur viva ed attiva,
circoscritta ad un numero limitato di sostenitori, In Turchia divenne un punto di
riferimento per il partito che nel 1913
prese il potere. In particolar modo credettero in questa idea Enver Pascià così come
gli intellettuali divenuti poi “di regime”
Khalide Edip Adïvar, il tartaro-russo Yusuf Akçura, Ahmet Ağaoğlu i quali molte
parole spesero perché il panturanismo si
diffondesse e molte opere scrissero perché
questa idea si sedimentasse nel cuore dei
turchi.
Tuttora esistono movimenti panturanici
in Turchia, che tra l’altro, riscuotono un
certo successo, come il partito dei “Lupi
Grigi”, il cui nome si ispira alla leggenda
della lupa Asena madre del popolo turanico (dei Lupi grigi era Ali Ağca, l’attentatore di papa Wojtyla). Altro gruppo di
ispirazione panturanica è il “Nizami Alen” (l’ordine dell’universo) che, visto il
suo carattere ultra-nazionalista ha finanziato in funzione anti-russa alcune frange
degli indipendentisti ceceni. Finanche lo
MHP (movimento di azione Nazionale) è
ancora legato all’ideologia panturanica. E
non sembra azzardato dire che il panturanesimo fa da sfondo alla propensione della
politica estera turca di estendere la sua
leadership a tutti popoli di lingua e stirpe
comune dell’Asia centrale già appartenenti
all’Unione Sovietica.
La Turchia quindi è, e fu, inevitabilmente legata a questa dottrina che tuttavia
ha concorso a scatenare quello che la storia riconosce come il primo genocidio su
base etnica pianificato di un popolo. D’altronde, per quanto questo evento rappresenti un paragrafo raccapricciante della
nostra storia, il genocidio degli armeni,
che contò circa un milione e mezzo di
vittime, è l’ennesima dimostrazione di
come solo un’idea così radicata e radicale
può muovere l’uomo ed indurlo ad azioni
così spietate e sistematiche.
Ancor oggi la Turchia continua a negare la responsabilità del partito illuminato e
progressista dei Giovani Turchi, cui va
indiscutibilmente il merito
on line
della modernizzazione del paese.
Tuttavia
sono
innumerevoli
le
testimonianze di questo terribile sterminio,
che fu sostanzialmente consumato con
l’intento di spazzare via comunità etniche
diverse, e principalmente gli armeni, che
non potevano vantare la loro comune
appartenenza all’antico ceppo uraloaltaico.
Gli armeni in conclusione costituivano
un’isola non turanica in mezzo al grande
mare
delle
popolazioni
altaiche
dell’Anatolia e del Caucaso.
La memoria è un dono di valore
inestimabile, ed anche quando su di essa
non è possibile fare speculazione, è
necessario sempre e comunque esercitare il
suo incredibile potere, che rappresenta un
“dono per sempre”.
ETTORE FIORE JR
Manifestazione antiarmena in Turchia. La
donna porta una bandana con l’effige della
lupa Arsena.
L’OSTACOLO ARMENO
Nella cartina a lato sono ben raffigurate
le ragioni della nascita dell’ideologia
panturanica: l’unificazione dei popoli
turcofoni dell’Asia centrale con l’Anatolia per formare un corpo unico etnicamente compatto.
Il popolo armeno (e la sua terra) si trova
nel mezzo e diviene un “ostacolo” alla
realizzazione di questo progetto. Il tentativo di spazzarlo via e rimuovere l’ostacolo alla fine fallirà.
Eppure ancora oggi, di fronte a tali evidenze, c’è chi continua a sostenere che
non fu un piano preordinato..
Nelle carte sotto lo sviluppo dell’Armenia storica e di quella wilsoniana.
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Akhtamar on line
Ամենապատիւ Եւ Գերերջանիկ Տ Տ Ներսէս Պետրոս ԺԹ.
Տանն Կիլիկիոյ Կաթողիկէ Հայոց Կաթողիկոս Պատրիարքի
Հանդիպումը Հռոմի Հայ Համայնքի Խորհուրդի ՜՜Զարթօնք՝՝
Տիկնանց Յանձնախումբի Անդամուհիներուն Հետ։
Երեք տարի առաջ, 7 Մարտ 2009 –ին, Ամենապատիւ եւ գերերջանիկ
Տ Տ Ներսէս Պետրոս 19-րդ Տանն Կիլիկիոյ կաթողիկէ հայոց
կաթողիկոս պատրիարքը, բացումը կատարեց Հռոմի Մալոյեան
Մշակութային Կեդրոնին, որ կը գտնուի Ս. Նիկողայոսի անուան
հրապարակը, որպէսզի հռոմահայութիւնը ունենայ իր տունը եւ
Հռոմի Հայ համայնքի Խորհուրդը շարունակէ իր գործունէութիւնն ու
ձեռնարկները, հայապահպանման ի խնդիր, եւ հայոց պատմութիւնն
ու մշակոյթը ծանօթացնէ իտալացիներուն։
Այս առթիւ նաեւ հիմնուեցաւ ՜՜Զարթօնք՝՝ Կանանց մշակութային յանձնախումբը. որուն մաս կը
կազմեն գաղութի տիկիններ.
Յանձնախումբը ունի զանազան գործունէութիւններ.
-հայերէն լեզուի ու պատմութեան դասընթացքներ թէ մանուկներուն եւ թէ չափահասերուն,
-կը կազմակերպէ մշակութային երեկոյթներ, գիրքերու ներկայացումներ, ցուցահանդէսներ,
այցելութիւններ Իտալիոյ զանազան վայրերը ուր գոյութիւն ունին հայկական եկեղեցիներ կամ
վանքեր, եւ ճաշահանդէսներ։
Զարթօնքի ՜՜Gambero Armeno՝՝ երեկոյթը, որուն նպատակն է հայ
մշակոյթն ու աւանդութիւնները (եւ հայկական խոհանոցը)
ծանօթացնել իտալացի բարեկամներուն, մեծ յաջողութիւն գտած է, եւ
Շաբաթ 10 մարտին՝ տեղի ունեցած երեկոյթին, մեծ ուրախութիւն
պատճառեց բոլորին, Ամենապատիւ Ներսէս Պետրոս ԺԹ.
կաթողիկոս պատրիարքին
մասնակցութիւնը (սոյն երեկոյթին)
Լեւոնեան հայ դպրեվանքի մեծաւոր գերյ. Հ.
Նորատունկեանի հետ միասին։
Գէորգ Ծ. վրդ.
Ամենապատիւ հոգեւոր Տէրը քաջալերեց յանձնախումբի անդամներուն աշխատանքը, ողջունեց
ներկաները եւ իր հայրական օրհնութիւնը տուաւ բոլորին. նաեւ պատուեց զանոնք մասնակցելով
ընթրիքին։
Այս առթիւ յանձնախումբի անունով ներկաները ողջոյնեց տիկին Սիլվի
Իփլիքճեան Ատամօ եւ ապա խօսեցաւ հանդիպումի նպատակին
մասին, բացատրութիւններ տալով նաեւ՝ հայկական պատրաստուած
համադամներուն ու ճաշերուն մասին։
Արդարեւ իւրաքանչիւր
երեկոյթին,
կը պատրաստուի յատուկ թերթիկ մը որուն մէջ
բացատրուած են հայկական ճաշատեսակներու պատրաստութեան
եղանակը...Եղբայրական ջերմ մթնոլորտին մէջ,ներկաները հաճելի
ժամանակ անցուցին որոնց հրամցուեցաւ հայկական երաժտութիւն եւ
համեղ ճաշեր։
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Nessuna “questione armena”
L’ufficio stampa del Catholikosato degli
Armeni di Cilicia ha comunicato che S.S.
Aram I ha rifiutato di concedere un’intervista ad una televisione turca satellitare.
La motivazione del rifiuto risiede nella
lettera di invito per l’intervista dove tra gli
argomenti da trattare era stata inserita la
“questione armena”.
Rifiutando l’offerta dell’intervista il dipartimento Comunicazione ha precisato che
“per gli armeni non c’è alcuna cosiddetta
questione armena. Il genocidio armeno è
un fatto della storia e come tale non deve
essere oggetto di discussione, negazione o
dialogo. La Turchia deve accettare che il
genocidio è stato commesso contro il popolo armeno nel 1915 dai suoi antenati”.
Nel comunicato si ricorda altresì la vitale
importanza delle riparazioni giacché
“migliaia di chiese, monasteri, siti religiosi, istituzioni culturali e sociali, ospedali,
centri comunitari (per non menzionare
centinaia di migliaia di proprietà indivi-
duali e di beni mobili ed immobili) sono
state confiscate dal governo turco. Il ritorno di queste proprietà ai loro legittimi
proprietari è un giusto diritto del popolo
armeno”.
La nota ufficiale si chiude con la considerazione che “ignorare i diritti del popolo
armeno e reagire aggressivamente alle
iniziative in supporto della giustizia e dei
diritti umani non aiuta creare un riavvicinamento tra le nostre nazioni”.
Alla fine l’Armenia ha gettato la spugna:
troppo rischiosa la trasferta di artisti e gior-
L’ARMENIA NON
PARTECIPERA’
nalisti a Baku, in un paese che minaccia la
guerra quasi ogni giorno. Così—fuori tempo massimo—la televisione armena ha
informato l’Unione televisiva europea
(EBU) che, contrariamente a quanto in
precedenza annunciato, non parteciperà al
prossimo Eurovision Song Contest in Azerbaigian in quanto mancano le condizioni
minime per una partecipazione serena
all’evento nonostante gli sforzi dell’organizzazione europea.
Qui Armenia
TRAFFICO
Cominciano a dare i primi risultati le
telecamere ed i velox installati nella
capitale. Secondo il portavoce di un’associazione che si occupa dei diritti degli
automobilisti, i casi di violazione dei
limiti di velocità si sono drasticamente
ridotti passando dai due –trecento giornalieri a circa una decina.
AEROPORTO
Continua l’ammodernamento ed abbellimento dell’aeroporto internazionale di
Yerevan Zvarnots che da alcuni giorni
è dotato di una nuova ed accogliente
sala VIP (foto sotto l’entrata) degno biglietto da visita per gli uomini d’affari e
le delegazioni straniere in arrivo in
Armenia.
ANNO 7, NUMERO 133
10° BRITISH FILM FESTIVAL
A marzo Yerevan (ma anche altre città
del paese) hanno ospitato la decima edizione del festival dedicata alle imminenti olimpiadi londinesi ed al 200° anniversario della nascita dello scrittore Dickens.
SOSTEGNO A ZARAKOLU
Si moltiplicano le iniziative a sostegno
dell’intellettuale turco Ragip Zarakolu
ingiustamente incarcerato da alcuni mesi
sulla scorta di infondate accuse di terrorismo.
Zarakolu è stato uno dei primi intellettuali turchi a scusarsi con il popolo armeno per il genocidio del 1915; al momento del suo arresto stava per pubblicare un libro su documenti segreti degli
archivi tedeschi riguardanti proprio la
tragedia armena.
Una conferenza stampa di sensibilizzazione si è tenuta a Yerevan nei giorni
scorsi.
In Svezia alcuni deputati hanno sottoscritto una petizione con la quale chiedono di assegnare all’intellettuale turco
il premio Nobel per la pace.
CONCERTI ALL’UNIVERSITA’
In occasione del ventesimo anniversario
dello stabilimento delle relazioni armeno statunitensi, l’Orchestra giovanile di
stato dell’Armenia in collaborazione
con l’ambasciata Usa a Yerevan hanno
organizzato un programma di otto concerti nelle università della capitale. I
brani saranno tratti da colonne sono re
di film.
TRASLOCHI MINISTERIALI
Numerosi uffici governativi e fra questi
i ministeri degli Esteri, quello dell’Energia e quello del Territorio traslocheranno a breve in nuovi complessi più moderni e funzionali.
Il governo ha infatti dato disposizioni
alla Municipalità della capitale di abbattere un vecchio edificio in disuso e di
ricostruirne un altro che possa accogliere i dicasteri le cui esigenze logistiche
sono andate aumentando negli ultimi
anni.
La nuova sede sarà ubicata in via Zakyan, poche centinaia di metri a sud di
piazza della Repubblica nel cuore della
capitale.
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Akhtamar
WWW.COMUNITAARMENA.IT
Salita san Nicola da Tolentino 17
00187 Roma
Bollettino interno a cura del Consiglio per la Comunità
armena di Roma
Bollettino interno a cura del Consiglio
per la Comunità armena di Roma
on line
Se Mehmet va all’Ikea...
La notizia che in questo mese di marzo il parlamento svedese dovrebbe
discutere una mozione riguardante il
Nagorno Karabakh ha cominciato a
fare il giro delle agenzie di stampa,
soprattutto armene, non senza qualche perplessità ed interrogativo sull’iniziativa.
La domanda circa i motivi per i quali
l’Assemblea di Stoccolma doveva
occuparsi sic et simpliciter dell’Artsakh hanno trovato immediata risposta.
A presentare l’interrogazione parlamentare è stato un deputato dei Verdi, tale Mehmet Kaplan.
Quale possa essere lo spirito dell’iniziativa non è difficile da immaginare
sol che ci si soffermi sul nome; se poi
si va a guardare la carta di identità
del deputato si scopre che è nato nel
1971 a Gaziantep (Antep, attuale
Turchia).
Il paese del Premio Nobel potrà mai
sancire il trionfo della prepotenza
petrolifera contro il diritto di un popolo alla propria indipendenza e libertà?
Non sappiamo come andrà a finire
ma, per ora, possiamo solo consigliare a Mehmet di farsi un giro all’Ikea;
è meglio per tutti.
Il documento 2011/12:U335 presentato da Kaplan nello scorso mese di
ottobre si apre con la richiesta (che
noi condividiamo) che venga rotto il
silenzio intorno alla questione del
Nagorno Karabakh.
Prosegue con l’invito alle organizzazioni svedesi ed internazionali affinché si adoperino per il ritiro incondizionato (sic!) di tutte le forze armate
armene dai territori occupati dell’Azerbaigian. In uno slancio di compassione il deputato turco chiede
tuttavia che le suddette organizzazioni si adoperino perché sia garantita la sicurezza alla minoranza armena (testuale!) per poi concludere al
quarto punto della mozione con un
invito alla riconciliazione tra le due
etnie.
Dopo una sommaria ed ovviamente
parzialissima ricostruzione storica
della vicenda, liquidata in poche
righe di “background”, la mozione si
conclude con una disamina dell’attuale status giuridico della repubblica
del Nagorno Karabakh accusata
unitamente all’Armenia di gravi violazioni del diritto internazionale. Un
modo un po’ sbrigativo per risolvere
la questione...
QUESTA PUBBLICAZIONE E’ EDITA
CON IL FAVORE DEL
MINISTERO DELLA DIASPORA
Ministry of Diaspora of the RA
RA, Yerevan, 0010, Vazgen Sargsyan 26/1
Tel.: +374 10 585601, +374 10 585602
[email protected], www.mindiaspora.am
AUGURI ASDGHIG!
www.lib.mindiaspora.am/en
http://en.hayernaysor.am/
il numero 134 esce il
1 aprile 2012
w w w. k a r a b a k h . i t
I n f o r m a z i o n e q uo t i d i a n a
sull’Artsakh
Auguri carissimi a questa arzilla signora che vive nel Massachussets
(USA) dove all’inizio del mese ha compiuto la veneranda età di 102 anni.
È una degli ultimi sopravvissuti del Genocidio armeno: nel 1915 aveva
cinque anni, la sua famiglia fu sterminata. Dall’orfanotrofio siriano dove
era ospitata fu portata negli Stati Uniti. Aguri Asdghig!