Bizzarre asimmetrie

Transcript

Bizzarre asimmetrie
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Bizzarre asimmetrie
Il trionfo della distorsione
Già nella galleria di apolli e santi geneticamente modificati della Cappella
Sistina traspariva l’insofferenza verso la perfezione delle madonne, dei
cherubini più o meno annoiati e ispirati della tradizione figurativa occidentale.
Del resto, chi avrebbe potuto rendere un cardellino o una seggiola meglio
piumati o scheggiati di come aveva fatto il sommo Raffaello o il fine detective
Lionardo? E però Michelangelo aveva indicato la strada: la libertà dell’artista
non deve essere seconda al suo talento. E la libertà sgorga dall’anima e si
materializza nel pennello, si specchia nel confronto impossibile coi geni. Così
l’uomo reale e vitale lo si ritrova nell’esplosione dell’ossessione dell’artista,
nella sua predisposizione alla deformazione e comunque nella sua
interpretazione soggettiva.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 1
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
E così le generazioni di artisti che si formano e crescono dopo i Grandi
Maestri (Sanzio e Buonarroti, in primis) sono condannati a lavorare “alla
maniera di”, non più l’imitazione della Natura ma l’imitazione della rilettura che
i Grandi Maestri davano della Natura stessa. Raffaello, Lionardo, Michelagnolo.
“Alla maniera di”.
Se i Grandi Maestri erano stati gli innovatori che avevano attinto dall’arte
classica per ridefinire le regole della rappresentazione, i loro figlioletti e i loro
nipotini decisero di saltare un passaggio e, senza passare per i classici, di
dedicarsi direttamente a confrontarsi coi loro Padri/Zii Maestri e addirittura, se
possibile, a superarli. E allora giù con l’enfatizzazione, con l’intensità di sguardi
e coloritura, con la distorsione della prospettiva, tutto funziona per distaccarsi
dall’originale. Dalla centralità all’obliquità.
Quindi con Giulio Romano, il Pontormo, Rosso Fiorentino, il Bronzino, il
Parmigianino, il Tintoretto si comincia ad inseguire la bizzarria, il virtuosismo,
la sperimentazione. Tipica è la figura serpentinata, una figura umana in
movimento costruita su due o tre punti di vista diversi, una figura che si
contorce, pur nel modo più aggraziato possibile, in completa autonomia dagli
obblighi dell’anatomia.
Un nuovo mondo
Quella che finora abbiamo incontrato come storia dell’arte è a malapena
la storia dell’arte di metà del mondo: la maggior parte degli avvenimenti si
sono svolti attorno al mar Mediterraneo, in Egitto, Mesopotamia, Asia Minore,
Grecia, Italia, Spagna, oppure non lontano da lì; in Germania, Francia,
Inghilterra.
L’impresa ardita di navigare ad ovest della vecchia Europa fu resa
possibile solo dopo una nuova invenzione, che dobbiamo ai cinesi: la scoperta
che un ago magnetico sospeso su un perno si dirige verso il nord e ne indica la
direzione. È la bussola. I cinesi la usavano da tempo per le loro spedizioni oltre
il deserto, ma veniva usata poco, anche se filtrata attraverso gli arabi: era
qualcosa di inquietante, e solo col passare del tempo la curiosità divenne più
grande del timore. Ma non solo curiosità: in terre lontane potevano essere
ignote ricchezze e tesori inesplorati.
Un avventuroso genovese, di nome Colombo, lesse molti trattati di
geografia e concluse che a furia di navigare verso ovest, alla fine si sarebbe
arrivati a est! La terra è rotonda! È una sfera! Navigando verso ovest si
sarebbe arrivati nella ricca Cina e nella favolosa India, dove lo aspettavano oro,
avorio e spezie rare.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 2
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
In Spagna riuscì a procurarsi, tra mille avventure, tre velieri e salpò nell’agosto
del 1492 verso ovest, diretto verso l’India.
L’11 ottobre arrivò in un’isola che credeva fosse popolata da indiani, o
indios, come dicevano i marinai spagnoli, ma in realtà eravamo in America!
Eppure ancora oggi, per quell’errore di linguaggio, noi chiamiamo indiani gli
abitanti originari dell’America del Nord, Indios quelli dell’America centrale e
meridionale, e Indie occidentali le isole su cui sbarcò Colombo. Ma la vera India
era molto più lontana e neppure Colombo, che pure aveva osato sfidare tutto
ciò che era consolidato, avrebbe mai potuto ammettere che il mondo era molto
più grande di quanto lui l’aveva immaginato.
In verità le prime navi spagnole arrivarono su isole abitate da indios
buoni, poveri e semplici. Solo più a ovest si trovava il vero continente
americano, e le successive spedizioni dalla Spagna arrivarono cariche di uomini
incredibilmente coraggiosi e incredibilmente disumani. E la cosa triste è che
costoro si dicevano cristiani e sostenevano di commettere terribili azioni di
saccheggio e violenza in nome del cristianesimo ai danni dei pagani.
Soprattutto il conquistatore
Hernàn Cortez, che era stato uno
studente, si mostrò di
un’ambizione sfrenata. Nel 1519
partì carico di soldati, cavalieri e
cannoni. Sbarcato in quelle che
credeva le Indie Occidentali, si
avventurò all’interno della terra
chiamata Messico per
fronteggiare il potente re
Montezuma. La conquista non
fu amichevole e neppure
lievemente cruenta: fu una
carneficina, un capitolo così
orrendo della storia dell’umanità
e così vergognoso che forse sarà
meglio tacerne.
Nel frattempo i Portoghesi
avevano trovato la vera via del
mare per l’India, e si
comportavano non molto meglio degli Spagnoli: il loro unico interesse era l’oro
e ancora l’oro. Ma in Europa tutte le ricchezze provenienti dalle nuove terre
accresceva enormemente il potere della nuova borghesia e diminuiva quello dei
cavalieri e dei proprietari terrieri.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 3
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Diventavano importanti i porti dell’Europa occidentale, quelli francesi, olandesi,
portoghesi, spagnoli e alcune città cominciavano ad assumere proporzioni di
vere e proprie superpotenze economiche e militari.
Una nuova fede
Dopo il 1500 a Roma ci furono dei papi per cui il ruolo di sacerdoti era
meno importante di sfarzo e potere, e fecero costruire splendide chiese da
artisti famosi. Soprattutto quando diventarono papi i membri della famiglia dei
Medici, che a Firenze aveva molto coltivato le arti, a Roma crebbero edifici
sempre più belli e grandi. L’antica chiesa di Pietro, la cui fondazione risalirebbe
a Costantino il Grande, nella quale Carlo Magno fu incoronato imperatore, a
loro non sembrò abbastanza maestosa. Progettarono così di costruire una
nuova basilica di dimensioni gigantesche e di straordinaria bellezza, ma per
farlo avevano bisogno di molti soldi. Per i papi di quel tempo non importava da
dove venisse il denaro; l’importante era trovarlo, per poter finire la splendida
chiesa. Così alcuni preti e monaci, pensando di far cosa gradita al papa, si
misero a raccogliere soldi in un modo che non andava d’accordo con gli
insegnamenti della chiesa: fecero pagare i fedeli per l’assoluzione dei loro
peccati. Era quella che si chiama la vendita delle indulgenze.
A Wittenberg in Germania viveva un monaco
agostiniano che si chiamava Martin Lutero. Quando
nel 1517 arrivarono nella sua città alcuni venditori di
indulgenze, per raggranellare denaro per la nuova
basilica di San Pietro che si stavano iniziando sotto
la direzione di Raffaello, il più famoso pittore del
mondo, Lutero decise di prendere posizione: appese
alle porte delle chiese una specie di manifesto con
95 tesi nelle quali combatteva quel modo di fare
commercio della misericordia del perdono di Dio.
Una sola cosa, sosteneva, poteva salvare
dal castigo divino, proprio l’infinita
Bottega di cranach,
ritratto postumo di martin lutero, post 1546
misericordia del Signore. E quella, diceva
Lutero, non si può comprare..se si potesse
fare, non sarebbe più misericordia. Egli predicò e scrisse che, tranne la fede,
tutto è superfluo. Quindi anche i preti e la chiesa, che durante la messa
permette al credente di prender parte alla misericordia di Dio: la misericordia
non può venir amministrata, né tantomeno qualcuno può procurarla a qualcun
altro.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 4
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Ogni credente è per così dire il proprio prete, e il sacerdote della chiesa non è
niente più che qualcuno che insegna e aiuta, quindi può vivere come tutti gli
altri e può anche sposarsi. Il credente non deve accettare passivamente la
dottrina della chiesa, ma deve cercare da solo nella Bibbia la volontà di Dio.
Lutero non fu il primo ad avere avuto idee come quelle. Già cento anni
prima di lui un prete di nome Jan Hus aveva impartito a Praga lo stesso
insegnamento: fu invitato ad un convegno e bruciato sul rogo come eretico.
Girolamo Savonarola ai primi del ‘500 aveva fatto la stessa fine a Firenze.
Forse sarebbe finita così anche per Lutero e i suoi seguaci, ma i tempi erano
ormai cambiati, anche grazie al fatto che era stata inventata la stampa a
caratteri mobili. Gli scritti di Lutero, che avevano uno stile vigoroso e anche
molto aspro,vennero infatti comprati e letti in tutta la Germania: il monaco
venne scomunicato, ma ormai molti principi tedeschi -non avendo niente in
contrario che diminuisse il potere di vescovi e arcivescovi e che le grandi
proprietà terriere della chiesa venissero ridistribuite a loro- si unirono alla
“Riforma”, il nome dato da Lutero al risveglio dell’antica religiosità cristiana.
Intanto era diventato imperatore tedesco Carlo V d’Asburgo, re di
Spagna, di Germania e Austria, di Belgio, Olanda e sovrano delle terre che
Cortez stava conquistando in America. Gli adulatori potevano dire che sul suo
regna non tramontava mai il sole, dal momento che in America è giorno
quando in Europa è notte. Effettivamente il suo imponente regno aveva un solo
rivale in Europa, la
Francia. Il regno
francese non era
grande quanto
quello di Carlo V,
ma sotto il suo re
Francesco I era
unito, ricco e solido.
I due re si
scontrarono in lotte
lunghe e complicate
per il possesso
dell’Italia, il paese
più ricco d’Europa,
finché nel 1527
Roma venne messa a ferro e fuoco dai lanzichenecchi dell’imperatore e la
ricchezza dell’Italia annientata.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 5
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Nel frattempo, durante la Dieta di Worms (un’assemblea solenne in cui si
riunirono i principi e i grandi dell’impero d’Asburgo), Lutero si rifiutò di
rinnegare le sue tesi e fu messo al bando come eretico; il che voleva dire che
nessuno poteva dargli da mangiare, offrirgli un tetto o aiutarlo. Ma Federico di
Sassonia il Saggio lo protesse, lo nascose e lo ospitò nella sua fortezza di
Wartburg, dove Lutero tradusse la Bibbia in tedesco, in una lingua
comprensibile per tutti i popoli germanici nello stesso modo. E riuscì davvero a
creare una lingua unitaria, poco diversa da quella tuttora parlata nelle nazioni
di lingua tedesca.
Ma intanto i seguaci di Lutero erano diventati intransigenti: buttavano le
immagini sacre fuori dalle chiese e rifiutavano di battezzare i bambini perchè
ogni individuo avrebbe dovuto scegliere liberamente se farsi battezzare o
meno.
Per questo motivo furono chiamati iconoclasti (che è una parola greca che vuol
dire “distruttore di immagini”) e anabattisti (che vuol dire “seguaci del nuovo
battesimo”). Soprattutto i contadini, armati di falci e forconi, uccisero
proprietari terrieri e marciarono minacciosi contro chiese e conventi.
In quegli anni Lutero non era stato l’unico a predicare pensieri del genere. A
Zurigo il parroco Zwingli aveva seguito una strada simile, e a Ginevra un dotto
di nome Calvino aveva abbandonato la chiesa.
Ma per quanto quelle dottrine fossero simili
tra loro, i seguaci non riuscivano ad andare
d’accordo né a far la pace tra loro. E arrivò
un’altra grande perdita per il papato. In
Inghilterra regnava all’epoca Enrico VIII, che
era sposato con una zia dell’imperatore Carlo
V, che però non gli andava a genio. Avrebbe
preferito sposare la dama di corte Anna
Bolena, ma il papa non poteva permetterlo.
Così Enrico VIII nel 1533 sciolse la propria
terra dalla chiesa romana e fondò una propria
Hans holbein,
chiesa che gli concesse il divorzio. Così la
Enrico viii d’inghilterra, 1540
chiesa cattolica perse per sempre l’Inghilterra.
Presto comunque il re si stancò anche di Anna Bolena e la fece decapitare.
Undici giorni dopo si risposò, ma questa volta la nuova moglie morì prima che
lui potesse ucciderla. Divorziò poi anche dalla quarta e ne sposò una quinta che
fece nuovamente decapitare. La sesta riuscì invece a sopravvivergli.
Alla fine l’imperatore Carlo V ne ebbe abbastanza del suo regno e del
sole che non tramontava mai sopra, così nel 1556 si ritirò vecchio e provato nel
convento spagnolo di San Giusto, dove si racconta che si sia dedicato a
riparare e a sincronizzare orologi.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 6
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
La chiesa militante
In una delle guerre tra Carlo V e il re francese Francesco I venne ferito
gravemente un giovane nobile spagnolo,
I g n a z i o d i L o y o l a . D u ra n t e l a l u n g a
convalescenza egli lesse a fondo la Bibbia e le
vite dei santi. Fu così che volle cambiare vita:
rimase un guerriero, ma un guerriero della
chiesa cattolica che era stata messa in così
grave pericolo da uomini come Lutero, Zwingli,
Calvino ed Enrico VIII. Una volta guarito andò
all’università, per studiare e pensare: chi vuol
comandare deve essere per prima cosa
padrone di se stesso. Così esercitò un grande
sacrificio per diventare il proprio signore:
Ignazio voleva liberarsi di tutti i desideri, per
non obbedire più a nessun altra volontà e non
perseguire più alcun altro scopo se non quello della
chiesa. Dopo anni di esercizio arrivò al punto di
riuscire a proibirsi di pensare una certa cosa.
Pretendeva lo stesso anche dai suoi amici, e quando
anche tutti loro furono forgiati a signori assoluti del
proprio pensiero, fondò con loro un ordine dedicato a
Gesù: l’ordine dei gesuiti.
Questa piccola truppa di uomini colti e decisi si
offrì al papa come guerrieri per la chiesa sin dal
1540. Nel corso di un grande concilio che si tenne
L'emblema dell'ordine: un disco
raggiante
e fiammeggiante caricato
a Trento tra il 1545 e il 1563 furono decisi molti
dalle lettere IHS, il monogramma di
cambiamenti e migliorie che aumentarono il potere Cristo. La lettera H è sormontata da una
e la dignità della chiesa. I preti dovevano tornare
croce; in punta, i tre chiodi della
Passione.
a essere preti e smetterla di fare i principi
sontuosi. La chiesa doveva occuparsi di più dei
poveri e soprattutto doveva educare il popolo. Ed è proprio come insegnanti
che i gesuiti hanno saputo dare di più. Erano persone colte e educate al
completo servizio della chiesa, grandi conoscitori dell’animo umano; furono
attivi nelle università e allargarono la loro influenza come confessori,
insegnanti e predicatori della fede in terre lontane, anche nella nuova America.
Tutti questi sforzi di rinnovamento per risvegliare l’antica devozione degli
uomini hanno il nome di “Controriforma”. Durante queste lotte di religione gli
uomini erano tutti molto seri e rigidi, quasi come lo stesso Ignazio di Loyola.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 7
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Gli aristocratici non portavano più vesti colorate e ampie, ma avevano un
aspetto quasi monacale, con abiti rigidi, neri e
attillati con gorgiere bianche intorno al collo. I loro
volti erano contornati con sottili barbe e portavano
anche uno spadino alla cintola, pronti al duello contro
chi offendeva l’onore loro e quello della chiesa.
Il capo di tutti i cattolici, il più serio, inflessibile e
impietoso di tutti era il re spagnolo Filippo II, figlio di
Carlo V. Nella sua vita la cosa più importante era la
lotta contro qualsiasi tipo di miscredenza, contro gli
ebrei, i musulmani e i protestanti. Combatté i turchi
Rembrandt van rijn
che avevano conquistato Costantinopoli e li
La lezione d’anatomia del dottor
s c o n f i s s e d e f i n i t i va m e n t e p r e s s o L e p a n t o,
tulp, 1632 (part.)
distruggendo la loro flotta a tal punto che i turchi
sul mare non ebbero mai più potere. Ma Filippo II dovette subire anche una
dura sconfitta nei Paesi Bassi, a tal punto che le città protestanti olandesi e
belghe diventarono libere, ricche, indipendenti ed intraprendenti, tanto da
trovar fortuna al di là degli oceani, in India e in America. E questa non fu la
peggior sconfitta che il re spagnolo dovette subire: ce ne fu una ancora più
dura. A quel tempo in Inghilterra regnava la figlia di Enrico VIII dalle molte
mogli, che si chiamava Elisabetta ed era una fervente protestante, molto
intelligente, determinata e risoluta, ma anche presuntuosa e crudele. La cosa
che più le importava era difendere il paese dai cattolici, e li perseguitò senza
pietà. Aiutò i Paesi Bassi durante la loro lotta contro Filippo II, il quale si
arrabbiò tanto che decise di conquistare l’Inghilterra al cattolicesimo o di
annientarla. Nel 1588 dalla Spagna salpò la Invencible Armada (l’Invincibile
Armata), che doveva spazzar via la piccola isola inglese. Invece le cose non
andarono per niente così: senza mai scontrarsi con gli inglesi, le navi persero
l’orientamento nel mare ignoto d’Inghilterra, sconfitte dalla guerra sfiancante
dei corsari e da tattiche di guerriglia; si dispersero e in gran parte
naufragarono a causa di violente tempeste. In Spagna non tornò che la metà
della 130 navi partite, senza che fossero nemmeno riuscite a toccare il suolo
inglese. A seguito di queste vittorie, inglesi e olandesi iniziarono a fondare scali
commerciali in Nord America e in India, così in questi insediamenti globalizzati
comandavano non Stati nazionali, ma commercianti inglesi e olandesi che si
erano uniti per praticare il commercio e portare in Europa le ricchezze indiane.
Nacquero così le Compagnie di Commercio (per approfondire clicca qui). Presto
si formò ancora una volta un nuovo impero mondiale, e nel Nord America si
parlò la lingua della piccola isola a nordest della Francia: l’inglese. Così, come
al tempo dell’impero romano il latino era la lingua parlata nel mondo, oggi
quella lingua è l’inglese.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 8
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Un’epoca terribile
Si potrebbero scrivere innumerevoli parole sulle lotte tra cattolici e
protestanti: fu un’epoca terribile, tanto che nel corso del 1600 gli uomini non
seppero più per cosa e contro cosa combattessero. A tutta questa rovina e
disperazione si aggiunse una follia che si impadronì di un numero crescente di
persone: la paura degli incantesimi, della magia e delle streghe. I grandi papi
del 1500 che resero immortale il proprio nome attraverso la realizzazione di
splendide opere d’arte impartirono anche l’ordine di perseguitare in tutti i modi
maghi e streghe.
Ma come si fa a perseguitare qualcosa che non esiste né poteva esistere allora?
Ed era proprio questa la cosa terribile: se una donna non era ben vista, si
diceva “È una strega! È colpa sua se ha grandinato o se al sindaco è venuto il
mal di schiena!”..non per niente ancora
oggi il mal di schiena viene chiamato
“colpo della strega”. Ma non fu una
semplice grandinata o una folata di
vento: centinaia e migliaia di persone
vennero arrestate e bruciate in
Germania e il contagio della
superstizione investì tutta l’Europa.
Donne e uomini, sospettati di
Johann Heinrich Fussli
Le tre Streghe, 1783
stregoneria o di combutta col diavolo
furono tormentati e orribilmente
torturati fino alla morte.
Ma in questo stesso, terribile periodo, c’erano alcuni uomini che non
avevano dimenticato il pensiero di Lionardo e degli altri grandi fiorentini.
Furono costoro a trovare la vera magia, quella grazie alla quale si può scoprire
di che materia è fatta una stella o sapere quando e dove si verificherà
un’eclissi di sole o di luna. Questa magia era la matematica. Non che costoro la
inventarono (c’erano tantissimi che sapevano far di conto), ma si accorsero di
come tante cose in natura si lasciano individuare da leggi matematiche. Di
come un pendolo lungo 98 centimetri e 1 millimetro impiega esattamente un
secondo per compiere un’oscillazione, e da cosa dipende questo fenomeno. Si
trattava di quelle che vennero chiamate le «leggi della natura». Già Lionardo
da Vinci aveva detto che « la natura non rompe la sua legge » e ora si seppe
con certezza che ogni fenomeno naturale, che sia stato misurato e descritto
con precisione una volta, si ripete sempre allo stesso modo, e non può fare
altrimenti. Era una scoperta inaudita e una magia ben più grande di quella
imputata alle streghe.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 9
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Ora infatti l’intera natura, le stelle e le gocce d’acqua, la caduta di una pietra e
il vibrare di una corda di violino non erano più un caos folle e inspiegabile
capace solo di impaurire gli uomini. Chi conosceva la formula matematica
giusta possedeva la formula magica di ogni cosa. E alla corda di violino poteva
dire: « Se vuoi suonare un LA, devi esser lunga così, tesa così e oscillare in
qua e in là 435 volte al secondo ». E la corda lo fa.
Il primo a scoprire l’inaudito potere magico che si nasconde nella
misurazione della natura fu un italiano:
Galileo Galilei.
Egli studiò e descrisse queste cose per
molti anni, e a un certo punto qualcuno lo
denunciò per aver affermato qualcosa che
già Lionardo aveva detto senza
spiegazioni: che il Sole non si muove e
che è la Terra con tutti gli altri pianeti a
girarle intorno. Già uno studioso polacco,
Copernico, aveva reso noto tutto questo
in punto di morte, nel 1543: ma i
sacerdoti cattolici e protestanti avevano
bollato quella teoria come non cristiana
ed eretica. Così Galileo, nel 1632, all’età
di quasi 70 anni, dopo una vita dedicata
Jjustus sustermans
alla ricerca, fu portato davanti al
Ritratto di galileo galilei, 1636
tribunale ecclesiastico che gli pose
l’alternativa tra l’essere bruciato vivo
come eretico o il rinnegare la sua teoria della rotazione della Terra attorno al
Sole. Galileo sottoscrisse quindi di essere un peccatore e non venne giustiziato
come accadde ad altri suoi predecessori. Si racconta però che, dopo aver
apposto la sua firma all’atto ufficiale, Galileo abbia sussurrato piano: «Eppur si
muove!». E se noi oggi, grazie a quelle formule matematiche possiamo
piegare la natura a fare ciò che desideriamo, se abbiamo i nostri aeroplani, i
nostri missili, la nostra tecnologia lo dobbiamo a uomini come Galileo Galilei,
che hanno ricercato le regole matematiche della natura in un momento in cui
era ancora pericoloso quanto lo era essere cristiani ai tempi di Nerone.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 10
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Gli irregolari
L’universo così non ha un nucleo pulito e ben definito ma è un insieme
complesso, un sistema aperto, in continua espansione.
Non è più il tutto a ruotare intorno alla Terra ma è la Terra a girovagare e
danzare intorno al Sole, accompagnata da una musica astrale su cui le nostre
orecchie e le nostre emozioni devono ancora sintonizzarsi.
Ma la scoperta della cessata centralità non genera la temuta crisi di
identità, non produce disperazione quanto piuttosto una diffusa volontà di
esplorazione, di ricerca, di cambiamento. Conduce a uno stato di fibrillazione.
La lacerazione dell’infallibilità della dottrina porta anche alla sconfitta del
dogma della perfezione: l’arte non è fatta solo di perfetta imitazione della
natura, ma è anche deformazione, asimmetria, bizzarria, esplosione di talento
e di inventiva.
Ci sono tre artisti che declinano al meglio questa voglia quasi esplosiva di
reagire alla disperazione dei tempi e alla schiavitù dei Maestri.
Sto parlando di grandi pittori, diversi per origine geografica e formazione, ma
animati dal medesimo impeto creativo.
Il primo dei tre, Girolamo
Francesco Maria Mazzola, detto il
Parmigianino (1503-1440) è stato un
fondamentale esponente della
corrente manierista e della pittura
emiliana in generale. Il soprannome,
oltre che dalle origini, gli derivò dalla
corporatura minuta e dall'aspetto
gentile.
Non dedicò la sua vita interamente ed
esclusivamente alla pittura ma coltivò
anche altre passioni quali l’alchimia.
L’ideale di bellezza che questo
artista esprime nelle sue figure Autoritratto in uno specchio convesso (c.1524)
rappresenta l’esito di un percorso Olio su legno, diametro 24,4 cm
Kunsthistorisches Museum, Vienna
interiore disperatamente teso verso
un mondo di perfezione in cui le
immagini dell’uomo e della natura si trasformano, libere dall’adesione ai canoni
naturalistici.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 11
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Al 1535 risale la celebre Madonna dal collo lungo, opera commissionata da
Elena Baiardi per la propria cappella in Santa Maria dei Servi, a Parma.
In effetti, la tavola non viene terminata né consegnata: incompiuta nella parte
destra e rimasta nello studio del
pittore, alla sua morte viene posta
la scritta sullo stilobate del
colonnato: Fato preventus F.
Mazzoli parmensis absolvere
nequivit: (il pittore non poté compierla a
causa della sua morte).
Le figure sono quasi tutte
sproporzionate rispetto al vero, e
s e m b ra n o s e g u i r e u n a l o g i c a
percettiva diversa, quasi che il
quadro debba essere osservato da
particolari angolazioni.
Il quadro ha una composizione
molto singolare e apparentemente
irrazionale.
Su di un lato si accalcano figure di
angeli, strette in uno spazio chiuso,
mentre sull’altro lato tutto si dilata
per far vedere uno spazio aperto
dove si impone un fusto di colonna
senza capitello, e in basso, molto
piccola, la figura di San Girolamo
con una pergamena in mano. La
scena è dominata dall’immobilità e
dal silenzio, mentre ogni particolare
Madonna dal lungo collo (c.1540)
Olio su tavola, 216 x 132 cm
-dalle pieghe degli abiti alle
Galleria degli uffizi, firenze
espressioni dei volti- sembra curato
nei minimi dettagli.
Pare quasi che nessun elemento del quadro si accordi con un altro, non
una figura si comporti secondo le leggi naturali. Secondo la legge della gravità,
il Bambino dovrebbe da un momento all’altro cadere dalle ginocchia. Non si sa
se la Madonna guardi il Bambino o se si occupi soltanto di sé, dei propri
pensieri, del proprio aspetto. Delle proprie lunghe, affusolate e innaturali dita,
serpeggianti come molli tarantole che si arrampicano su per vesti
perfettamente aderenti alla pelle.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 12
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Non si sa neppure dove si svolga veramente la scena: se in un atrio o
all’aperto. Che razza di colonne sono, poi, quelle che se ne stanno lì senza
capitello, affatto inutili, veramente paragonabili a fumaioli di fabbrica?
E il Bambino poi, è fatto davvero di carne e ossa o somiglia davvero a un
androide clonato scaturito direttamente da una inquietante visione mistica?
E che cosa vogliono rappresentare i giovinetti e le fanciulle accalcati
nell’angolo a sinistra in primo piano? Angeli? O non piuttosto..un efebo con i
suoi compagni, nell’atto di presentare un’offerta votiva alla Vergine, a
quest’idolo così idealmente leggiadro?
Si sarebbe così arrivati là dove doveva ineluttabilmente condurre questo
genere di pittura sacra: a un culto pagano della bellezza.
Maurizio Fagiolo dell’Arco ne ha dato un’interpretazione fondata sui
principi alchemici e religiosi: il tema del dipinto sarebbe l’Immacolata
Concezione; il vaso in primo
piano a sinistra, farebbe
riferimento al grembo di
Maria, alludendo alla morte
di Cristo appena concepito,
secondo la concezione
alchemica della nascita
corrispondente alla morte.
La colonna è simbolo
dell’Immacolata e il lungo
collo della Vergine, dal
Medioevo, era già un
attributo della Madonna –
collum tuum ut columna,
turris et eburnea.
Iil processo è compiuto, la
materia si è trasformata in
spirito, in pura idea.
La schiava turca (c.1533)
Olio su tavola, 67 x 53 cm
Galleria nazionale, parma
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 13
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Il secondo dei tre irregolari, Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
(1519-1594), nasce proprio quando muore
Leonardo. Il soprannome gli deriva dal
mestiere del padre, tintore di stoffe.
Veneziano purosangue, a questa
città ancorò la propria esistenza, non
allontanandosi praticamente mai da essa.
Il Vasari lo definì «Il più terribile cervello
che la pittura abbia mai avuto», mentre
scherzosamente dagli amici veniva
chiamato «granelo de pévere (granello di
pepe)». Il suo nome si lega soprattutto
alle Confraternite di Venezia - associazioni
di religiosi e laici che svolgevano compiti
autoritratto (c.1547)
assistenziali e ospedalieri - denominate
Olio su tela, 46 x 38 cm
Museum of Art, Philadelphia
“Scuole”, come la Scuola di San Rocco o la
Scuola Grande di San Marco e alla
produzione di immensi teleri.
Il suo stile mostra una linea figurativa che risente di una spiccata
teatralità nell’illustrazione narrativa e di una notevole sensibilità per i valori
spaziali e dinamici. La fusione di naturale e sovrannaturale si esplica in una
mirabile efficacia rappresentativa.
La sua incredibile Ultima Cena, opera monumentale realizzata per la
Chiesa di San
G i o r g i o
M a g g i o r e
(costruita su
progetto di
Andrea Palladio
a Venezia nel
1566),
è
concepita come
una grande
festa di poveri,
quasi un rave
del 1500, dove
la figura di Gesù
si mescola
Ultima cena (c.1592)
insieme a quella
Olio su tela, 365 x 568 cm
San Giorgio Maggiore, Venice
degli apostoli.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 14
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Ma è una festa soprannaturale, piena di spettri, di apparizioni che
sembrano danzare al ritmo forsennato imposto dalla diagonale stessa
dell’inquadratura. Inquadratura diagonale che peraltro ha un chiaro motivo
scenografico: il telero, posto nella parete destra del presbiterio della chiesa, è
concepito con una prospettiva che converge verso l’altare maggiore, quasi che
il tavolo rappresentato sia una naturale prosecuzione dell’altare stesso.
Inoltre Tintoretto stravolge la tradizionale iconografia dell’Ultima Cena: dal
Medioevo, per tutto il Rinascimento e fino a Lionardo la figurazione è frontale,
esclusivamente
basata sul trionfo
di
reticoli
intrecciati da
linee orizzontali
e verticali che si
incrociano e si
compenetrano
misticamente.
Paradossalmente, anche la più moderna espressione dei manga
giapponesi riporta la visione frontale di questa antica cena come la più corretta
rappresentazione del sacro evento evangelico.
zetsubou_sensei
Happy_easter_sayonara_
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 15
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Ma tra le opere più visionarie e moderne del Tintoretto, pienamente
rappresentative della sua necessità di superare i Maestri con uno stile
personale e innovativo, quasi cinematografico, rientra a pieno titolo Il
ritrovamento del corpo di San Marco, opera realizzata insieme ad altri tre
grandi teleri (conservati
alle Gallerie dell’Accademia
di Venezia).
Una magistrale
regia dà il via ad una
memorabile azione
teatrale,
piena di
s p e t t r i , c a d ave r i i n
decomposizione,
profanatori di tombe,
indemoniati. Concitata
e incalzante, a prima
vista confusa, la scena
mostra in una profonda
camera a volta, il santo
in primo piano a
sinistra. Con l’aureola e
i l Va n g e l o s o t t o i l
braccio, egli indica ad
alcuni veneziani -intenti
a profanare tombe- il
luogo dove si trovano le
Ritrovamento del corpo di san marco (c.1566)
Olio su tela, 396 x 400 cm
sue spoglie mortali.
Pinacoteca di brera, milano
Il corpo è proprio lì, davanti ai suoi
piedi, accanto al quale è
inginocchiato un ricco medico veneziano, Tommaso Rangone, tra i committenti
e finanziatori del dipinto. A destra un indemoniato viene trascinato accanto al
Santo perché compia il miracolo della guarigione. Il dipinto racconta di come le
reliquie di san Marco vennero portate da Alessandria a Venezia. San Marco,
vescovo di Alessandria (città dei maomettani, degli “infedeli”), era stato
sepolto nelle catacombe della città. Quando il gruppo dei veneziani penetrò per
compiere l’impresa di trovare il corpo del santo, saccheggiando tutti i sepolcri,
non sapeva in quale delle molte tombe la preziosa reliquia forse nascosta. Così
san Marco apparve all’improvviso, a indicare i resti del proprio corpo.
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 16
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Il punto di fuga dell’intera composizione coincide con la mano sollevata del
Santo: la centralità e la frontalità sono stravolte, le regole del Rinascimento
sono state demolite. Tutto è caratterizzato da un dinamismo impressionante, la
composizione sembra ruotare vorticosamente verso il fondo, dove incombe una
tomba aperta.
Bagliori e fosforescenze, resi dalle magistrali pennellate del Tintoretto,
alternati a ombre misteriose e inquietanti, rendono il lunghissimo corridoio un
luogo da incubo dove prendono corpo tutte le nostre paure.
El Greco, soprannome azzeccatissimo
per l’artista greco nativo dell’isola di
Creta, dallo strano nome Doménikos
Theotokópoulos (1541-1614), portò
meglio di chiunque altro a sviluppo
questi metodi espressivi “estremi”.
Giunto a Venezia da un angolo remoto
del mondo chiuso alle innovazioni,
rimase folgorato dalla pittura di
Tintoretto. Si sentì, da appassionato e
devoto uomo pio, spinto a narrare storie
sacre con un linguaggio nuovo e vivo.
Si stabilì a Toledo, in Spagna, in una
parte lontana dell’Europa dove non corse
il rischio di essere sottoposto a feroci e
continue critiche, in nome
Ritratto di un uomo vecchio d e l l ’ e s a t t e z z a n a t u ra l i s t i c a d e l
autoritratto(c.1610)
disegno. Questo spiega forse perché
Olio su tela, 53 x 47 cm
Metropolitan Museum of Art, New York l’arte del Greco superi persino quella
del Tintoretto per la noncuranza della
forma e dei colori naturali, per l’originalità e la forza drammatica delle sue
visioni.
Uno dei suoi quadri di più sorprendente efficacia, L’apertura del Quinto
Sigillo, rappresenta un passo dell’Apocalisse di San Giovanni, ed è lo stesso
San Giovanni che vediamo a sinistra del quadro, in estasi, con lo sguardo
rivolto al cielo e le braccia levate in un gesto profetico.
Il passo dell’Apocalisse è quello dell’agnello che chiama San Giovanni
perchè “venga a vedere” l’apertura dei sette sigilli.
«E quando aperse il quinto sigillo vidi sotto l’altare le anime di quelli che erano
stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che ne avevan resa. Ed
essi gridarono a gran voce dicendo “Fino a quando, o Signore, santo e verace,
indugerai a far giustizia e a vendicare il nostro sangue sopra coloro che abitano
la terra?” e fu data a ciascuno di essi una veste bianca». (Ap. VI, 9-11).
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 17
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
Le figure nude dai gesti concitati sono perciò i martiri che sorgono dalle
proprie tombe e
gridano vendetta al
cielo, stendendo le
mani per ricevere il
dono divino delle vesti
bianche.
Certo un disegno
accurato e esatto non
sarebbe mai riuscito a
esprimere la terribile
visione del giorno del
giudizio, quando gli
stessi santi con tanta
forza chiedono la
distruzione del mondo.
Ma
resta
l’impressione di un’arte
e s t r e m a m e n t e
cerebrale, piena di
figure allungate e
quasi riflesse in
specchi deformanti.
L’apertura del quinto sigillo (c.1610)
Olio su tela, 222,3 x 193 cm
Metropolitan Museum of Art, New York
La sua pittura fu molto criticata, quasi considerata uno scherzo di cattivo
gusto nel corso del Settecento, per essere poi riscoperta e compresa dagli
artisti moderni che la annoverarono tra le le fonti di ispirazione maggiore.
Espressionisti, cubisti e “primitivisti” si basarono molto sulle sue “visioni
soprannaturali”.
Tutte le considerazioni sono rielaborate e sintetizzate da Dario D’Antoni.
Le citazioni sono liberamente tratte dai testi
Ernst H. Gombrich
Breve storia del mondo (Firenze 1997)
Ernst H. Gombrich
Il mondo dell’arte (Verona 1952)
BIZZARRE ASIMMETRIE
Pagina 18