Rivista Madonna dello Splendore n° 33 del 22 Aprile 2014

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Rivista Madonna dello Splendore n° 33 del 22 Aprile 2014
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Rivista Madonna dello Splendore n° 33 del 22 Aprile 2014
Fotografia: tormento ed estasi
di Ennio Pomponio
Il mio primo approccio con la fotografia l’ho
avuto
da
ragazzino,
quando
smontai
l’otturatore della vetusta Ferrania di mio padre,
per cercare di capirne il funzionamento: ci
rimediai solo uno scappellotto ed una
interminabile ramanzina!
Questo primo contatto, ebbe un seguito
spiacevole con le foto del mio matrimonio, fatte
con una occasionale compattina giapponese
(c’erano già allora!) che, certamente, usai male
e non ne ricavai che immagini sfocate ed
inservibili!
Giurai a me stesso che non avrei mai pii
toccato una macchina fotografica. Tuttavia,
divenni uno... spergiuro quando mia moglie, in
occasione del secondo anno di matrimonio, mi
regalo una “Voigtlander vito clr”, una
fotocamera tedesca, modernissima per quegli
anni, con la quale presi cauta confidenza ed
usai soltanto dopo che Bruno Sebastiani mi
disse: “non impazzire, usa il 125/11 quando c’è
il sole e, con poca luce, la pellicola da 400,
capito?”
Capii e mi detti da fare, seguendo il mio istinto
per i soggetti e le inquadrature: notai con
incredulità che le foto stampate, tutto
sommato, erano passabili!
Continuarono ad esserlo, in bianco e nero ed a
colori, nei numerosi viaggi di lavoro, in giro per
il mondo; nella vita quotidiana e di società: insomma quando era necessario.
Tuttavia, fotografare, per me, era come lavorare: lo facevo con serietà e produttività, ma
senza vera passione.
Tutto ciò fu confermato, pochi anni dopo, quando portai la macchina fotografica da Sebastiani,
per una piccola messa a punto. Bruno la mise in un posto nascosto del suo studio, tanto
nascosto che, quando andarono i ladri e gli portarono via tutte le apparecchiature, la mia non
la trovarono. Non la trovò neppure Sebastiani il quale, dicendomi che era stata rubata, mi
chiese cosa volessi in cambio: feci spallucce e attesi di decidere. Non decisi nulla e non
~i~
comprai altre macchine fotografiche; fu come perdere un vecchio, lontano, parente: un po’ di
rammarico ma niente dolore.
Dopo un paio d’anni, casualmente, la fotocamera fu ritrovata e mi fu restituita perfettamente
funzionante.
La nascosi, a mia volta, e non l’usai più. Amore finito, senza appello. Questa fu la decisione e
non la cambiai per moltissimi anni.
Tuttavia, i semi dell’inconscia passione, piantati negli anni Sessanta, erano ancora nascosti e
furono stimolati dalla visione di una bellissima Nikon, esposta da Sebastiani.
Entrai nel negozio, ne chiesi prezzo e la presi in mano. Fu quasi un .contatto erotico: ne fui
turbato e, nello stesso tempo, profondamente conquistato!
Matera, particolare.
Nella pagina precedente: Pesaro, Giochi di Luce
Mi resi anche conto che l’istinto mi “imponeva” di comprarla: lo feci subito, nonostante tutti gli
immotivati propositi di stare lontano dalla fotografia e, subito, mi accadde di ripensare anche a
tutto il tempo perduto. La portai a casa e mi imposi di non toccarla, poiché non volevo che il
giorno dopo fossi costretto a ricambiare idea, precludendomi anche la possibilità di restituirla!
Non cambiai idea e mi unii a Dario Giampaolo e Pierino Santomo, amici appassionati di
fotografia, con i quali ho diviso tanto tempo libero, con partenze mattutine impossibili, per
poter avere le migliori condizioni di luce. Infatti tutti i fotografi, siano essi dilettanti o
professionisti, sanno che le ore del mattino e del tardo pomeriggio, sono le migliori.
La domenica, e quando eravamo liberi dal lavoro, io e Dario partivamo prestissimo, in
macchina, e raggiungevamo i luoghi di “caccia”, carichi come somari e sempre fiduciosi di
prendere buona “selvaggina”.
Il 5 agosto di ogni anno, a Campo Imperatore, ricorre la “Festa del pastore”: si radunano
migliaia di ovini, con relativi pastori e cani, tantissima gente, venditori e varia umanità.
Soggetti fotografici da accontentare anche i più esigenti e tanta confusione. Poiché le greggi
arrivavano a piedi, da tutto l’Abruzzo e regioni limitrofe, noi le aspettavamo al varco, dalle tre
di notte in poi, per fotografarle mentre ci venivano incontro. Ho ancora tantissime foto di occhi
fosforescenti, causati, dai lampi del flash!
Una di quelle notti, avemmo la fortuna di un cielo stellato senza nulla che lo coprisse; io e
Dario spegnemmo tutte le apparecchiature e ci sdraiammo per terra a guardare uno spettacolo
indescrivibile: la Via Lattea era un ammasso di stelle che tagliava il cielo trasversalmente;
sembrava cosi vicina da poterla toccare; le stelle più lontane, nitide e sfolgoranti, come fossero
tratte da un film di fantascienza! Saremmo restati a guardare per sempre se una serie di belati
non ci avesse riportati alla realtà.
~ ii ~
Ci tornammo negli anni successivi ma senza fortuna.
Tra l’altro, le pecore adesso arrivano in camion ed i pastori indossano le maglie di Armani!
Dario mi iniziò alla stampa del bianco e nero ed io, pieno del sacro fuoco della passione, mi
costruii – da solo, una camera oscura di metri tre per due - nel garage di casa. Il compianto
Marino Durante, riferimento di tutti noi, venne a vederla e mi fece dei sinceri complimenti.
Ci passai giornate intere (ed anche nottate) in quei pochi metri quadrati, nella luce rossa di
sicurezza, ma non potete immaginare cosa significasse veder apparire i soggetti delle foto, così
come avevi deciso che fossero, con tutta la libertà di un dio creatore!
Vi è stato anche il periodo delle mostre, e dei concorsi fotografici: nulla di eclatante ma - come
dicono i napoletani: “ogni scarrafone è bell’a mamma sojia”. Partecipai a quella dell’Aprile
1998, insieme a Dario, ed altri, nella cripta del Duomo.
La Sala Trevisan, ha ospitato Giulianova in bianco e nero il 17 Febbraio 2012 e La festa dei
serpari a Cocullo il 7 Aprile 2013, con un buon successo di pubblico, mi pare.
Ci sono stati anche dei concorsi fotografici, certamente nell’ambito locale, ma - sinceramente non ho mai avuto velleità di grande fotografo. Comunque, ho vinto il l° premio in bianco e nero
dell’agosto 2002 della Madonna del Portosalvo nonché quello dell’agosto 2003.
Nell’aprile 2004, in occasione della Festa della Madonna dello Splendore ho vinto il 1° e 6°
premio del trofeo Photomarket e ho ricevuto riconoscimenti in diverse altre occasioni.
Ho catalogato oltre trentacinquemila fotografie, e non ho intenzione di fermarmi, salvo Ordini
Superiori. Il compianto Pierino Santomo, considerando le quantità di scatti miei e di Dario ci
chiamava “raffica” e “mitraglia”!
Oggi ho abbandonato le macchine di medio e grande formato e mi diletto con una compatta,
con un obiettivo Leica, e con adeguato tele che mi permette di arrivare ben oltre il necessario.
All’inizio ho fotografato di tutto, senza preferenze particolari, il soggetto, però, doveva colpire
la mia sensibilità: in caso contrario, o non scattavo o cestinavo. Una persona di fuori, che
aveva visionato molte delle mie foto, volle dirmi che io ero il poeta delle fotografie.
Certamente, non arrivo a tanto ma oggi scatto soltanto se sento una particolare emozione,
specialmente nel colore.
Ora, considerato il ridotto ingombro della mia Lumix, la tengo sempre in tasca durante le
passeggiate; al porto mi conoscono tutti, praticamente faccio parte del paesaggio, e qualche
volta mi fermano per parlare ed avere qualche stampa del vecchio molo o degli anni sessanta.
Qualcuno, un po’ intrigante, mi chiede perché vado in giro sempre da solo: non sono solo rispondo - ho più di trentacinquemila figli, li ricordo uno per uno e talvolta anche ci parlo.
Prima che il mio interlocutore riprenda la parola, mi sono già allontanato in fretta: ho voglia di
salutare qualcuna delle mie creature!
~ iii ~