2016 - Rapporto Comunità Tunisina in Italia

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2016 - Rapporto Comunità Tunisina in Italia
Con l’edizione 2016 dei Rapporti nazionali sulla presenza in Italia delle principali Comunità straniere il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali – DG per l’Immigrazione e le Politiche di Integrazione rinnova il suo impegno nel sostenere un progetto editoriale
ormai maturo e originale nel vasto panorama dei documenti di analisi e ricerca dell’immigrazione in Italia, anche per la sua
complementarietà con il sesto Rapporto nazionale sul Mercato del lavoro straniero.
La presente collana dei Rapporti nazionali sulle principali Comunità straniere, giunta alla quinta edizione, prende in considerazione
quest’anno le nazionalità storicamente più numerose sul territorio italiano (Marocchina, Albanese, Cinese, Ucraina, Indiana, Filippina,
Egiziana, Bengalese, Moldava, Pakistana, Tunisina, Srilankese, Senegalese, Peruviana ed Ecuadoriana) e ne analizza, attraverso
informazioni provenienti da fonti istituzionali ed amministrative, le specificità e le analogie, e anche le significative differenze, che le
caratterizzano nel panorama complessivo della popolazione straniera in Italia.
Rispetto alle precedenti edizioni, la redazione del progetto La Mobilità Internazionale del Lavoro di Italia Lavoro (ora Anpal Servizi) ha
fatto tesoro dell’esperienza quinquennale, andando nella direzione di una maggiore sintesi dell’informazione, pur nell’ampiezza della
mappatura realizzata. In particolare viene ricostruito il fenomeno migratorio nel suo complesso, nonché le caratteristiche sociodemografiche di ogni nazionalità, la presenza dei minori ed i relativi percorsi di istruzione e formazione, l’inserimento occupazionale,
le politiche di welfare ed i processi di integrazione. Un apposito capitolo è stato infine dedicato all’analisi del quadro delle migrazioni
in Italia ed al confronto tra le diverse comunità, relativamente alle principali dimensioni socio-demografiche ed occupazionali.
Fondamentale è stato il contributo di Istituzioni ed Enti a cui va un sentito ringraziamento per la consolidata e fattiva collaborazione
avviata: Ministero dell’Interno - Direzione Centrale dei servizi civili per l'immigrazione e l'asilo e Direzione Centrale per i diritti civili, la
cittadinanza e le minoranze; Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - Direzione Generale per lo Studente; Ministero
della Salute - Direzione Generale della Programmazione sanitaria; INPS - Coordinamento Generale Statistico Attuariale; ISTAT Istituto Nazionale di Statistica; INAIL - Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro; Unioncamere - Unione italiana delle
Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura; il CESPI e le rappresentanze sindacali CGIL, CISL e UIL.
La collana completa dei Rapporti nazionali sulla presenza straniera in Italia 2012 – 2016 è consultabile, in italiano e nelle principali
lingue straniere, nelle aree “Paesi di origine e comunità” e “Rapporti di ricerca sull’immigrazione” del portale istituzionale
www.integrazionemigranti.gov.it.
I volumi integrali dei Rapporti Comunità 2016, così come le tavole statistiche, possono essere richiesti all’indirizzo
[email protected].
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Executive Summary
Executive Summary
LA COMUNITÀ IN CIFRE
REGOLARMENTE SOGGIORNANTI: 118.821
UOMINI: 62,6% - DONNE: 37,4%
MINORI: 37.072 (31,2%)
TASSO DI OCCUPAZIONE: 48,6%
TASSO DI DISOCCUPAZIONE: 23,5%
SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA PREVALENTI: INDUSTRIA IN SENSO STRETTO (25%) - AGRICOLTURA, CACCIA E PESCA
(18%)
AREE DI INSEDIAMENTO: EMILIA ROMAGNA (22%), LOMBARDIA (20%) E SICILIA (15%)
TITOLO DI STUDIO PREVALENTE: ISTRUZIONE SECONDARIA DI I GRADO (51%)
ACQUISIZIONI DI CITTADINANZA NEL 2015: 5.585
L’analisi
statistica,
oggetto del
presente
rapporto,
rivela alcuni
elementi che
caratterizzano
la comunità
tunisina
presente in
Italia:
una polarizzazione di genere a favore della componente
maschile: gli uomini rappresentano, infatti, il 62,6%, mentre
le donne coprono il residuo 37,4%, dato difforme dalla
media dei non comunitari regolarmente soggiornanti, tra i
quali il genere femminile rappresenta il 48,7%;
un’età media leggermente inferiore a quella rilevabile
sul complesso dei cittadini non comunitari: nel 2016,
l’età media dei cittadini tunisini è pari a 31 anni, a fronte dei
32 anni rilevati per il complesso della popolazione non
comunitaria;
una significativa anzianità migratoria, resa evidente dalla
tipologia di permessi di soggiorno rilasciati a favore degli
appartenenti alla comunità. Nel 2016, il 70,8% dei cittadini
tunisini regolarmente soggiornanti è titolare di un permesso
per soggiornanti di lungo periodo, un dato superiore di oltre
11 punti percentuali superiore rispetto a quello rilevato sul
totale dei non comunitari;
una distribuzione territoriale caratterizzata da una elevata
concentrazione nel Nord Italia, sebbene siano siciliane due
x delle province a maggior insediamento della comunità:
Ragusa e Trapani. La Sicilia, infatti, rappresenta storicamente
una delle prime mete di insediamento della comunità tunisina
in Italia;
una distribuzione dei lavoratori appartenenti alla comunità
tunisina tra i settori di attività che vede prevalere il settore
dell’Industria, nel quale è impiegato circa il 39% dei lavoratori
della comunità, distribuiti fra industria in senso stretto e
settore edile. Ma la vocazione produttiva della comunità
rimane il settore primario (Agricoltura, Caccia e Pesca) che
assorbe il 18% circa della manodopera tunisina, valore
doppio rispetto a quello rilevato tra gli altri cittadini
nordafricani e superiore, rispettivamente, di 10 e 13 punti
percentuali rispetto al dato rilevato tra i lavoratori africani e
sul complesso dei non comunitari. Tratto distintivo della
partecipazione al mercato del lavoro italiano risulta, pertanto,
la specializzazione maturata nel settore della pesca e
dell’industria.
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2016 - Rapporto Comunità Tunisina in Italia
Caratteristiche demografiche
I Tunisini rappresentano l’undicesima comunità per numero di presenze tra i cittadini non comunitari.
Al primo gennaio 2016, infatti, i migranti di origine tunisina regolarmente soggiornanti in Italia risultano 118.821,
pari al 2,9% del totale dei cittadini non comunitari, in calo rispetto all’anno precedente dello 0,9%. La comunità
è caratterizzata dalla preponderanza della componente maschile, gli uomini sono 74.439, pari al 62,6% delle
presenze, le donne sono 44.382 e corrispondono al residuo 37,4%.
Il numero delle presenze passa da 119.844 al 1° gennaio 2015, a 118.821 al 1° gennaio 2016, con una riduzione
di 1.023 unità (-0,9%). Per questo motivo l’incidenza della comunità in esame sul complesso dei cittadini non
comunitari regolarmente soggiornanti è progressivamente diminuita, passando dal 3,7% nel 2008, al 3% nel
2016. Tale dato è da legare a due fenomeni concomitanti: la diminuzione dei nuovi ingressi e l’aumento delle
acquisizioni di cittadinanza italiana.
L’osservazione della serie storica rivela che la comunità è passata da 112.534 presenze nel 2010, a 118.821
nel 2016, con un incremento percentuale pari a +5,6%, a fronte del +15,7% fatto registrare dal totale dei non
comunitari. Tale incremento, tuttavia, si concentra essenzialmente negli anni precedenti alla crisi economica,
ovvero nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2012, in cui le presenze di cittadini tunisini aumentano di oltre
10mila unità, mentre tra il 2012 ed il 2016 si registra un’inversione di tendenza – fatta eccezione per un leggero
incremento nel 2014 - con un calo complessivo di 3.744 unità.
Parallelamente all’andamento decrescente del numero di presenze di cittadini tunisini in Italia, è in corso un forte
processo di stabilizzazione, tanto che, nel 2016, il 70,8% dei cittadini tunisini regolarmente soggiornanti è
titolare di un permesso per soggiornanti di lungo periodo (+1,2% rispetto all’anno precedente), mentre solo il
29,2% dispone di un permesso soggetto ad essere rinnovato. Elemento che caratterizza la comunità tunisina
rispetto al totale dei cittadini non comunitari presenti nel Paese, mostrando la significativa anzianità migratoria
rispetto alle altre nazionalità. All’interno della comunità tunisina, infatti, la quota di permessi di lungosoggiorno
appare di oltre 11 punti percentuali superiore rispetto al dato rilevato sul totale dei non comunitari.
Rispetto ai motivi delle presenze dei cittadini tunisini titolari di un permesso di soggiorno soggetto a rinnovo, alla
data del 1° gennaio 2016, i motivi familiari rappresentano la principale motivazione di soggiorno in Italia,
interessando quasi la metà dei titoli soggetti a rinnovo (49,1%). I permessi per motivi di lavoro ammontano,
invece, a 16.046, pari al 46,3%. Il confronto con i dati dell’anno precedente rileva che i permessi di soggiorno
motivati da esigenze lavorative sono diminuiti del 17% circa, mentre quelli per motivi familiari sono aumentati
del 10,5%, a conferma di una tendenza comune a molte comunità. Il 2% dei permessi di soggiorno soggetti a
rinnovo a favore di cittadini tunisini è concesso per motivi di studio, solo l’1% è rilasciato per motivi umanitari e
asilo, mentre l’1,8% dei permessi viene rilasciato per altri motivi (cure mediche, motivi religiosi etc.).
Tendenze in atto
Dopo anni di crescita costante in termini di presenze, nel corso degli ultimi anni si registra un’inversione di
tendenza per molte comunità, compresa quella tunisina. Il numero delle presenze scende da 119.844 al 1°
gennaio 2015, a 118.821 al 1° gennaio 2016, con una riduzione di 1.023 unità (-0,9%). Tale dato è da legare,
come già sottolineato, a due fenomeni paralleli: la riduzione di nuovi ingressi a fronte dell’aumento delle
acquisizioni di cittadinanza italiana.
Infatti, il numero di acquisizioni di cittadinanza italiana mostra una costante e rilevante crescita nel corso degli
ultimi anni. Complessivamente, nel periodo compreso tra il 2012 ed il 2015, il numero di concessioni di
cittadinanza a favore dei cittadini non comunitari ha visto una crescita superiore al 165%, passando da 60.059
a 158.891. In particolare, a fronte di un calo del numero di acquisizioni di cittadinanza per matrimonio (-18%),
aumentano significativamente e in misura analoga le acquisizioni per naturalizzazione e per trasmissione dai
genitori o elezione al 18° anno (+240% circa).
Executive Summary
In riferimento alla comunità tunisina, le concessioni di cittadinanza hanno fatto rilevare un aumento significativo:
nel 2012 erano state 2.555, mentre, nel 2015, risultano 5.585. In linea con quanto rilevato per il complesso dei
non comunitari, la crescita è da imputare esclusivamente alle concessioni per residenza e trasmissione/elezione,
che fanno segnare un incremento, rispettivamente, del 164,7% e del 137%.
Minori e percorsi formativi
I minori di origine tunisina risultano 37.072 e rappresentano il 3,9% del totale dei minori non comunitari.
Seguendo il trend negativo del complesso delle presenze della comunità, anche i minori hanno registrato, dopo
anni di continuo calo, una ulteriore diminuzione, sebbene di sole 11 unità, che non ha prodotto variazioni di
rilievo rispetto all’anno precedente.
L’incidenza dei minori sul complesso degli appartenenti alla comunità tunisina è pari al 31,2%, un valore
superiore di sette punti percentuali rispetto alla media non comunitaria, pari al 24,2%. Tra i minori di origine
tunisina, l’incidenza dei maschi è pari al 52,9% del totale, mentre la presenza femminile è pari al 47,1%; la
distribuzione per genere presenta le stesse proporzioni anche per il totale dei minori non comunitari. In ogni
caso il rapporto tra i generi è decisamente più equilibrato tra i minori che nella popolazione adulta, infatti, tra i
cittadini tunisini complessivamente considerati l’incidenza femminile è pari al 37,4%.
In termini di presenza nel sistema scolastico italiano, gli alunni di origine tunisina iscritti all’anno scolastico
2015/2016 risultano 18.122 pari al 2,9% della popolazione scolastica non comunitaria nel suo complesso.
Rispetto all’anno precedente, gli alunni tunisini sono aumentati dello 0,7%, con un tasso di crescita leggermente
inferiore a quanto evidenziato sul totale degli alunni non comunitari. Il numero degli iscritti è aumentato nella
scuola secondaria di secondo grado (+4,6%) e, in misura decisamente minore, anche nella scuola primaria
(+0,6%), mentre la scuola dell’infanzia e la secondaria di primo grado hanno fatto registrare una contrazione,
rispettivamente, dell’1,3% e dello 0,5%. L’incidenza percentuale degli studenti appartenenti alla comunità
tunisina sul totale degli alunni non comunitari è maggiore nella scuola secondaria di primo grado (3,2%); tale
percentuale si riduce al 3% negli ordini scolastici inferiori.
Rispetto alla formazione universitaria degli studenti di cittadinanza tunisina, gli iscritti nell’anno accademico
2015/16 a corsi di laurea biennale o triennale in Italia risultano 887. In sostanziale continuità rispetto al
complesso dei non comunitari, il numero degli studenti universitari appartenenti alla comunità in esame risulta
in costante aumento nel corso degli ultimi quattro anni. Complessivamente, con un passaggio da 735 a 887
studenti, la popolazione accademica tunisina è aumentata del 20,7%.
Il fenomeno dei giovani che non lavorano, non studiano e non sono in formazione (Not in Employment, Education
and Training) non esula dal coinvolgere anche i giovani stranieri presenti in Italia. I giovani, tra i 15 ed i 29 anni,
appartenenti alla comunità in esame che non studiano né lavorano sono 4.952, pari all’1,9% dei NEET di origine
non comunitaria. Rispetto all’anno precedente, il loro numero è diminuito di 1.092 unità, con una contrazione
del 18%, dovuta sia alla riduzione dei giovani NEET di genere maschile, sia a quella delle giovani tunisine non
coinvolte nel mondo del lavoro, la cui riduzione è pari a -22,5%.
Lavoro e condizione occupazionale
Il 48,6% della popolazione di 15-64 anni della comunità tunisina presente nel nostro Paese risulta occupata. Si
tratta, però, di un valore inferiore di oltre otto punti percentuali rispetto a quello rilevato sul totale dei non
comunitari (56,9%), ma superiore di circa tre punti percentuali rispetto al tasso di occupazione dei migranti
provenienti dal Nord Africa (45,4%) e sostanzialmente in linea con il dato registrato per il complesso dei migranti
africani (48,4%). All’interno della comunità sono rilevabili importanti differenze tra il tasso di occupazione
maschile (64,4%) e quello femminile (25%). È proprio in ragione della bassa incidenza di occupate sulla
popolazione femminile che si determina un indice di occupazione complessivo inferiore alla media dei non
comunitari.
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2016 - Rapporto Comunità Tunisina in Italia
Il tasso di inattività tra i cittadini tunisini è pari al 36,5%, valore superiore di circa 5 punti percentuali rispetto al
complesso dei non comunitari, ma inferiore di circa 4 punti percentuali rispetto al dato rilevato tra i migranti
provenienti dal resto dell’Africa settentrionale (40,3%) e di circa un punto percentuale rispetto ai cittadini di
origine africana (37,1%).
Il tasso di disoccupazione della comunità in esame è pari a 23,5% e, nonostante tale valore sia in calo di circa
un punto percentuale rispetto allo scorso anno, esso appare sensibilmente superiore a quello rilevato sul
complesso dei non comunitari, che fanno registrare un tasso di disoccupazione pari al 16,7%.
Non a caso i lavoratori appartenenti alla comunità tunisina risultano beneficiari di integrazioni salariali elargite
dall’INPS e riconosciute in caso di sospensione o riduzione dell’attività produttiva. Il 5% circa dei percettori di
indennità di disoccupazione è di nazionalità tunisina nel numero di 19.586 beneficiari, che percepiscono
prevalentemente disoccupazione agricola, settore nel quale opera un alto numero di lavoratori della comunità.
Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2014, i beneficiari della disoccupazione agricola risultano 7.056, pari
al 10% del totale dei beneficiari non comunitari. Segue l’ASPI con 5.448 beneficiari tunisini. Il genere maschile
è il genere prevalente tra i beneficiari di ogni tipologia di indennità, in linea con i dati relativi alla partecipazione
al mercato del lavoro.
In ogni caso, nel corso del 2015, sono stati attivati 40.666 nuovi rapporti di lavoro a favore di cittadini di
origine tunisina, il 5,6% in più rispetto all’anno precedente. Gli incrementi più significativi si sono registrati
nell’Industria in senso stretto (+18,6%, a fronte del +5,5% segnato dai non comunitari nel complesso) e in
Agricoltura (+9,9%, valore inferiore alla media non comunitaria, +12.1%). Il dato è in linea rispetto ai settori
prevalenti dell’occupazione tunisina: nel settore dell’Industria è impiegato circa il 39% dei lavoratori della
comunità, a fronte di un’incidenza del 27% di tale settore sul complesso della manodopera non comunitaria, nel
settore dell’Agricoltura, caccia e pesca è collocato circa il 18% della manodopera tunisina, un valore doppio
rispetto a quello rilevato tra gli altri cittadini nordafricani e nettamente superiore al dato rilevato tra i lavoratori
africani e sul complesso dei non comunitari. Non meno importante risulta il settore del Commercio e della
ristorazione, che assorbe il 21% degli occupati tunisini, valore conforme a quello rilevato sul complesso dei non
comunitari.
Un elemento non trascurabile è la dimensione imprenditoriale: la comunità tunisina, undicesima per numero
di presenze in Italia, si colloca all’ottavo posto nella graduatoria dei titolari di imprese individuali.
Gli imprenditori di origine tunisina risultano, infatti, al 31 dicembre 2015, 14.060, pari al 4% degli imprenditori
non comunitari presenti nel nostro Paese. Rispetto all’anno precedente, il numero di imprese individuali con
titolari tunisini è aumentato del 4,2% (+561 unità).
La distribuzione regionale delle imprese guidate da cittadini nati in Tunisia è coerente con la distribuzione della
comunità sul territorio. La prima regione di insediamento risulta l’Emilia Romagna, dove hanno sede 3.485
imprese guidate da cittadini tunisini (il 24,8% del totale), segue la Lombardia, che accoglie 2.603 imprese
afferenti alla comunità (il 18,5% del totale). Rilevante la quota di imprenditori tunisini presenti in Sicilia (9,1%).
Il 53,2% delle imprese a titolarità tunisina opera nel settore delle Costruzioni, un valore di oltre trenta punti
percentuali superiore a quello riscontrato per il complesso degli imprenditori non comunitari. Complessivamente,
circa il 10% degli imprenditori non comunitari che operano nel settore delle Costruzioni è nato in Tunisia.
Secondo, per numero di imprese, è il settore del Commercio che fa rilevare una incidenza pari al 25,4%, a fronte
di una percentuale del 45,6% rilevata per il complesso degli imprenditori non comunitari
Condizioni socioeconomiche
Tra i cittadini tunisini occupati nel nostro Paese prevale un livello di istruzione medio-basso. In linea con
quanto rilevato sul complesso dei non comunitari - sebbene con un’incidenza significativamente superiore - circa
il 70% dei lavoratori appartenenti alla comunità tunisina ha conseguito al massimo un titolo di istruzione
secondaria di primo grado, valore superiore di circa 5 punti percentuali rispetto a quello rilevato tra i lavoratori
provenienti dal resto dell’Africa settentrionale e di 2 punti percentuali rispetto al complesso degli occupati
Executive Summary
africani. Pur tuttavia, osservando la retribuzione dei dipendenti di origine tunisina, si evidenzia come circa il
28% dei lavoratori della comunità percepisca uno stipendio mensile superiore ai 1.200 euro, valore
sensibilmente superiore a quello registrato sugli altri gruppi di confronto: oltre 3 punti percentuali rispetto agli
occupati provenienti dagli altri Paesi dell’Africa settentrionale, circa 3 punti percentuali rispetto al complesso dei
lavoratori africani e oltre 7 punti percentuali rispetto al totale dei non comunitari. Le prime due classi di
retribuzione, come per tutti i gruppi di confronto, sono quella tra gli 800 e i 1.200 euro, in cui ricade il 40% degli
occupati dipendenti della comunità e quella fino a 800 euro, che interessa il 32%.
La comunità tunisina, undicesima per numero di presenze tra i cittadini non comunitari residenti in Italia, risulta
sesta per concessioni di cittadinanza. Nel corso del 2015, su un totale di 158.891 concessioni per cittadini
originari di Paesi terzi, i procedimenti a favore di migranti di origine tunisina sono stati 5.585, pari al 3,5% del
totale.
In merito al motivo di acquisizione di cittadinanza, è importante sottolineare la difformità rispetto ai non
comunitari osservati nel complesso. Infatti, la prima motivazione di riconoscimento della cittadinanza è la
trasmissione da parte dei genitori neo italiani o l’acquisizione per nascita in Italia, che interessano 2.908 nuovi
cittadini tunisini, pari al 52,1% del totale. Seguono le concessioni di cittadinanza per naturalizzazione, che fanno
registrare un’incidenza pari al 39,2%, mentre, nel restante 8,7% dei casi, la cittadinanza è seguita al matrimonio
con un cittadino italiano. Nel corso dell’ultimo anno, il numero di neocittadini appartenenti alla comunità tunisina
è aumentato del 26,6% e ad aumentare sono state soprattutto le acquisizioni di cittadinanza legate alla
residenza sul territorio (+35,1%) e quelle per trasmissione dai genitori o elezione al 18° anno (+29,6%).
Come per altre comunità, anche per la comunità tunisina il matrimonio ha un’incidenza significativamente
diversa tra uomini e donne come ragione di accesso alla cittadinanza italiana: poco più del 4% degli uomini
tunisini acquista la cittadinanza italiana per matrimonio, mentre, nel caso delle donne, tale incidenza sale al 15%
circa.
Infine, con riferimento ai flussi finanziari in uscita dall’Italia verso il paese d’origine di ciascuna comunità, è
opportuno segnalare che la comunità tunisina ha inviato, nel corso del 2015, circa 53,2 milioni di euro in Tunisia,
pari all’1,3% del totale delle rimesse in uscita (+1 milione rispetto al 2014).
Sebbene il confronto con il dato nazionale rilevato per la popolazione adulta italiana (87%) evidenzi una
maggiore vulnerabilità degli stranieri nell’accesso agli strumenti finanziari, il numero di adulti stranieri intestatari
di un conto corrente risulta in sensibile crescita: si è passati, infatti, dal 61,2% del 2010 al 73,1% nel 2015 (+0,2).
La comunità tunisina mostra un indice di bancarizzazione notevolmente superiore alla media nazionale
straniera: la percentuale di titolari tunisini di un conto corrente è, infatti, pari all’89,8%, in leggera flessione
rispetto all’anno precedente (-0,5%). Di questi conti correnti, il 52% possiede un’anzianità presso la stessa
istituzione finanziaria superiore ai 5 anni (indice di stabilità nel rapporto), percentuale di molto superiore alla
media nazionale straniera (39%). Inferiore rispetto al dato nazionale è, invece, il numero di conti correnti intestati
alle cittadine tunisine: 32% contro il 45% del complesso della popolazione femminile straniera titolare di conti
correnti.
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