Il piccolissimo - ISIS "Michelangelo Buonarroti"
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Il piccolissimo - ISIS "Michelangelo Buonarroti"
Il piccolissimo Numero 3, marzo 2010 1 IL PICCOLISSIMO – Giornalino d’istituto dell’I.S.I.S. “Michelangelo Buonarroti” – sezioni associate Liceo Scientifico e Liceo Classico – via Matteotti, 8 – 34074 Monfalcone (GO) Stampato in proprio presso dell’I.S.I.S. “Michelangelo Buonarroti” Monfalcone Marzo 2010 EditorialE Siamo tornati col terzo numero del nostro “Il Piccolissimo”. Anche questo mese troverete le consuete rubriche oltre a tanti nuovi articoli inerenti alla vita scolastica che siamo certi troverete molto interessanti ed accattivanti. Dobbiamo inoltre chiedere la vostra collaborazione: abbiamo ideato un test di gradimento. Potrete trovare i questionari e la scatola dove depositarli nell’atrio al piano terra per quanto riguarda la sede centrale, mentre su di un banchetto nel corridoio della succursale. Vi ricordiamo infine che potete trovare i vari numeri de “Il Piccolissimo” anche on-line!! Arrivederci al prossimo numero!! La Redazione COPERTINA E ILLUSTRAZIONI A CURA DI NICOLA FRESCHI IMPAGINAZIONE E REVISONE A CURA DI GIULIA CAPOLEVA E CARLO ZORZIN SOMMARIO Libertà secondo noi ragazzi…3 Orientamento universitario...8 Il risorgimento…9 Coppi & Bartali…11 Cinema…13 La festa della donna…16 Libri e dintorni…17 Tecnologia…18 Signori ridete!…19 Oroscopo…21 2 In solitudine, in famiglia, a scuola, in città, nel tuo Paese, nel mondo, mentre studi, lavori, giochi, parli: quando e come ti senti veramente libero/a? Liberi di obbedire è un controsenso? Si è più liberi col cervello o col cuore o il senso di libertà dipende dagli altri? Hanno più libertà gli uomini o le donne? Se ci sono guerre, ma sono lontane, ti senti libero/a? Libertà è poter scappare? E dove? Dire bugie, se serve? Vendicarsi? Mangiare dolci o panini senza smettere mai? O non mangiare più? Dire parolacce? Vedere qualcuno di nascosto. Fare politica? Vestirsi tanto, poco, bene o male? La vera libertà non esiste. Oppure sì? Noi abbiamo scritto, soprattutto abbiamo scritto liberamente; siamo riusciti a farlo. Tre alunni di cl. IVa Io sono dell'idea che un concetto universale di liberà non esista perché per ognuno di noi "libertà" può avere un significato diverso. La storia che sto per raccontare non è una favola, un sogno, neppure una storia a lieto fine, ma incarna ciò che per me è libertà: è la storia di mio nonno. Il mio bisnonno era lontano da casa come tanti italiani a causa della guerra, e durante il suo periodo di leva obbligatoria conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie. Nacque così mio nonno, ma intanto le strade dei suoi genitori si separarono; la guerra era finita e il mio bisnonno decise di tornare al suo paese lasciando, con grande rammarico, il figlio alla sua ormai ex-moglie. All'età di quattordici anni purtroppo mio nonno venne abbandonato dalla mamma e mandato da suo papà. In quel periodo però non si navigava nell'oro e il mio bisnonno soffriva di problemi di salute, così mio nonno dovette prendere la difficile decisione di andare a lavorare da giovanissimo, sacrificando però quella che era la sua adolescenza. Non è stata sicuramente una scelta facile da prendere, ma per lui questa era libertà: aiutare suo padre nella difficile battaglia che stava combattendo, quella per la vita. Il mio bisnonno morì pochi anni dopo. Crescendo, mio nonno cominciava a sentirsi incompleto, passava la maggior parte della giornata a lavorare, ma quando tornava a casa quella sensazione di 3 solitudine rientrava prepotentemente in lui. Questa sensazione spiacevole trovò sollievo quando conobbe mia nonna. Per lei avrebbe fatto di tutto, voleva sposarla e da lei voleva dei figli, ma con la misera paga che riceveva non ne aveva la possibilità. Decise così di intraprendere due lavori, sacrificando tutto se stesso. Ora qualcuno si potrà chiedere: "Come può una persona sentirsi libera praticando due lavori contemporaneamente?". Ma per mio nonno sapere che tutta la sua fatica poteva concedere ai suoi figli un futuro migliore lo faceva sentire un uomo libero. Anch’io tante volte mi sono chiesto come si sia potuto sentire libero durante la sua vita; ma dalle sue parole sono riuscito a capire che per mio nonno libertà non era vivere per se stesso, ma per i propri famigliari, dando loro la possibilità di avere ciò che a lui non era riuscito. E’ cosa incredibile: nella vita di oggi, quando hai fretta, inevitabilmente tutto il mondo si riversa nelle strade e rallenta ancora di più il tuo percorso! Allora il nervoso ti prende, sei in ritardo, il tuo datore di lavoro si arrabbierà moltissimo. Cosa fai?! L’unica cosa che, al momento, ti sembra sensata per ridurre il tuo rallentamento: premere l’acceleratore. Inizi a sfrecciare nella strada e… ad un certo punto vedi solo una macchia bianca, poi un forte rumore e poi il nulla. Beh, effettivamente la sensazione è strana, ti senti molto rilassato, come se non avessi nessun problema, il dolore non lo percepisci, ma neanche ti rendi conto di cosa accade intorno a te. In questa situazione di coma tutti i tuoi sensi sono inibiti e la percezione della realtà è distorta; dicono che alcuni frammenti vengano assimilati e tradotti in sogni, ma dicono anche che non si abbia diretta connessione con la realtà. Onestamente non so quale sia, ma sicuramente un legame c’è. Ti capita di sognare un tuo caro, magari hai la percezione di sentire chiamare il suo nome, fai sogni duraturi connessi a ricordi che hai della vita precedente all’incidente; eppure, attorno a te, tutto rimane statico. Non riesci ad interagire, sei spettatore della tua vita e di quella dei tuoi cari. Questa situazione di totale rilassamento fisico e psichico dopo un po’ inizia a starti stretta, vorresti riuscire a interagire. Vorresti tornare alla vita normale di sempre, con amici, parenti, famiglia e tutto il resto. Vuoi tornare a correre a ridere e scherzare, finché arriva il momento in cui ti risvegli da questo profondo sonno e torni alla luce, alla vita. La cosa assurda è pensarci. Pensare che tutto ciò sia capitato a te, ma poi vedi le botte, le ossa rotte e i tagli, ti lamenti per il dolore: ti rendi conto che, purtroppo, è stato tutto reale, ma che per fortuna sei vivo, respiri. Non è stato solo un brutto 4 sogno, uno di quelli che ti fanno svegliare con la luna storta, che ti mettono di malumore: dentro di te rimane una spia, un segnale che ti dice: “Ehi guarda che è tutto vero!”. Ci pensi di nuovo e ancora una volta ringrazi il cielo di esserci: sì devi ammetterlo- hai avuto fortuna, ti è andata bene. La cosa più difficile spesso è parlarne, all’inizio vuoi sapere cosa è successo nel periodo del tuo “sonno”, ma poi hai una repulsione verso quell’accaduto. La tua mente cerca di isolarlo nella parte più remota della memoria, come monito per il futuro, ma simile ad un esempio non vero. E’ normale che una persona cerchi di dimenticare un fatto triste del suo passato che l’ha segnata profondamente; esiste la libertà di scappare, oppure di imparare qualcosa dal passato; secondo me la cosa migliore è capire cosa è andato male per costruire un futuro su basi certamente più solide. Intervista a uno studente frequentante il primo anno di scienza delle comunicazioni Giornalista: “Ciao, Marco, vorrei chiederti: cos’è secondo te la libertà?” Marco: “Genericamente libertà indica la facoltà dell’uomo di agire e pensare in piena autonomia, ma soprattutto è la condizione di chi può agire secondo le proprie scelte.” G.: “Tutti secondo te hanno questa concezione di libertà o ritieni che si abbia una concezione molto differente?” M.: “Penso che le persone, in generale, attribuiscano alla libertà un significato parziale, illusorio: poter fare quello che si vuole senza dover rispettare delle regole o dei doveri. Ma un’idea di questo tipo è sicuramente assurda, questa libertà, se applicata al giorno d’oggi, ci porterebbe all’autodistruzione.” G.: “Cosa intendi dire precisamente?” M.: “Libertà non significa fare tutto ciò che si vuole. In tal modo ci danneggeremmo a vicenda, tenderemmo ad appropriarci di ciò che non ci spetta, uccideremmo chi ci fa un torto e una serie di altre innumerevoli conseguenze. Bisogna piuttosto tener bene a mente che la nostra libertà finisce dove inizia quella altrui. Inoltre la società in cui viviamo ci ha indotto a credere di essere tutti illimitatamente liberi di agire e di scegliere. In verità, se analizziamo a fondo la realtà in cui viviamo, ci rendiamo conto che siamo semplicemente schiavi di un sistema o meglio di una società che ci vuole tutti uguali e tutti pensanti allo stesso modo. Siamo costantemente condizionati dai media, dalla pubblicità, dai 5 giornali, ecc. Direi che questa non è affatto libertà semmai una sorta di ‘schiavitù addolcita’.” G.: “Non ti pare che questa tua immagine di società sia un po’ troppo cinica?” M.: “No, assolutamente. Avanti, si guardi intorno, tutti tendono a vestirsi allo stesso modo, a tenere i capelli con lo stesso taglio, a comprare l’ultimo telefonino che hanno visto pubblicizzare in televisione … Siamo condizionati in ogni momento della nostra vita.” G.: “O.K., ma esiste secondo te una soluzione a tutto questo? Esiste un modo per raggiungere la libertà e non cedere di fronte ai condizionamenti della società?” M.: “Certo, semplicemente ribellandosi con la migliore delle armi: il sapere. Più conosciamo più siamo forti. Prima ci rendiamo conto di com’è davvero la realtà che ci circonda, prima siamo in grado di farci una nostra opinione, o meglio, di pensare solo con la nostra testa. Il sapere, oltre a renderci più potenti di fronte a chi conosce meno di noi, ci difende da chi tenta di ingannarci o condizionarci ingiustamente.” Sapere è potere; potere è anche libertà di scegliere come realmente vogliamo essere e ciò che è veramente meglio per noi.” G.: “Saresti in grado di fare un’ultima riflessione sul tema della libertà?” M.: “Allora, una volta chiesi ad una bambina di sei anni un po’ quello che lei ha chiesto a me. Più semplicemente le chiesi: ‘Runa, cosa vuol dire secondo te libertà?’ , lei ci pensò a fondo, poi mi rispose: ‘Felicità.’ Sul momento non compresi bene il significato di tale risposta. Poi con il tempo capii che quella bambina non aveva per niente detto qualcosa di insensato. Infatti siamo veramente liberi solo quando non dipendiamo da nessun altro se non che da noi stessi, quindi quando abbiamo la capacità di scegliere solo con la nostra testa senza cedere di fronte a condizionamenti ingiusti. E a quel punto, sì, raggiungiamo la felicità.” LETTERA A UN AMICO Caro Marco, ti scrivo perché sento il bisogno di confidarmi con qualcuno e, dopo aver letto la tua intervista, penso che tu potrai comprendere e condividere la mia situazione meglio di chiunque altro. Sto trascorrendo le mie giornate a riflettere e a pensare sul mio futuro e su ciò che mi aspetta un domani. Comincio piano piano a percepire un senso di smarrimento e di solitudine. La libertà, che un tempo credevo di avere, se n’è 6 andata. Vivo una vita fatta di restrizioni e di limiti ai quali sono costretta ad attenermi. Una volta avevo la convinzione di poter scegliere e decidere ciò che sarebbe stato il meglio per me, ma ora che mi ritrovo in conflitto con due genitori che, a stento, condividono le mie aspettative, sento di non essere più libera di scegliere per me: i sogni e i propositi che avevo si stanno dissolvendo. Tutte quelle speranze e tutte quelle certezze che fine hanno fatto? Gli studi che sto frequentando servono a soddisfare e a rendere orgoglioso mio padre, piuttosto che ad accrescere la mia istruzione e farmi maturare. Quindi gli obbiettivi che mi pongo, dal punto di vista scolastico, sono prima di tutto di non deluderlo e soprattutto di non “farlo arrabbiare”. Come tu ben sai, ha scelto lui questa scuola per me, senza dare il minimo ascolto alla mia opinione a riguardo. Ho cercato di fargli capire che ero ben convinta su ciò che avrei scelto e che mi sentivo più propensa per un altro indirizzo scolastico; è servito a ben poco, anzi, direi proprio a niente… Studio e mi impegno a fatica, purtroppo per certe materie non sono proprio portata. La mia autostima così cala di giorno in giorno, comincio a sentirmi un’incapace e ad ogni insufficienza che prendo mi sento dare regolarmente della lavativa e della irresponsabile. Forse è vero…non sono certo l’intelligente che credevo di essere e le capacità che avevo, o che credevo di avere, ora le sto perdendo; il desiderio di dedicarmi alle attività che amavo cala sempre di più. A volte provo a parlarne con qualcuno, ma mi sento regolarmente dire che ho tutta la vita davanti per fare quello che più mi appassiona e che adesso devo solo pensare a farmi un’istruzione e a raggiungere al meglio un titolo di studio. Niente da dire su quest’ultima cosa, ma davvero poi un giorno sarò libera di dedicarmi alle mie passioni? Riuscirò a maturare le capacità necessarie per inserirmi nel settore lavorativo al quale ho sempre mirato? Comincio a pensare di no…,che non sarò affatto libera. Il tempo in cui sognavo, dolcemente cullata da speranze illusorie, è passato; ora mi ritrovo sovrastata da un senso di smarrimento e di incapacità sempre più forte. Vorrei proprio sapere chi è che ha detto che gli anni della prima giovinezza sono i più spensierati, quelli dove le responsabilità sono poche e allora si è più liberi, quelli che poi si rimpiangono per tutta la vita…Mi sembra una gran baggianata! Va beh, mi sono sfogata abbastanza, spero davvero che questa situazione migliori e che maturando io possa riacquistare un po’ di autostima e combattere questa logorante insicurezza che ha travolto il mio piccolo equilibrio. Con affetto tua *** 7 di Giulia Comerio Una volta finita la scuola e ottenuta la tanto sudata maturità, ci troviamo di fronte all’ennesima decisione importante: la scelta dell’università da frequentare. Il liceo infatti non è che il trampolino di lancio, è ciò che ci prepara ad affrontare il futuro, offrendoci anche gli strumenti per poter fare la scelta più giusta per noi. Già in quarta superiore gli studenti cominciano ad avvicinarsi al mondo universitario grazie ai progetti di orientamento offerti dalla scuola. Alcune classi quarte, ad esempio, hanno partecipato in data 21 dicembre 2009 ad una conferenza a Gorizia, tenuta dai rettori delle università di Trieste e Udine che hanno presentato in linea generale i “loro” atenei. In data 20 gennaio 2010 poi, due rappresentanti del Centro di Orientamento di Gorizia sono venute presso il nostro liceo per consigliarci su come scegliere l’università più adatta a noi, anche mediante i così detti “Alfa Test”, che corrispondono a un tot di domande a risposta multipla per valutare il grado di interesse in determinati ambiti, con lo scopo di delineare un ideale ed ipotetico settore di studi. Ovviamente il risultato di questo test non implica che lo studente debba per forza scegliere quel corso di studi, ma costituisce un consiglio, di cui si può tener conto o meno, in merito ad una decisione difficile ed assolutamente personale. Maggiori informazioni si possono trovare sul sito del Centro di Orientamento: [email protected] Gli studenti delle classi quinte, oltre alla possibilità di visitare le università di loro interesse, durante l’assemblea d’istituto di febbraio, hanno potuto appurare, dopo aver risposto alle domande poste da un programma sui computer in aula di informatica, alcune delle professioni adatte a loro. Il nome di questo progetto è “Sorprendo”, curato dalle professoresse Politti e Filiput. Oltre a tutto ciò non bisogna dimenticare che ci si può anche informare tramite internet andando a visitare i siti delle università; quelli di Trieste ed Udine li riportiamo qui di seguito: www.units.it Università di Trieste www.uniud.it Università di Udine 8 di Yann Zannier Risorgimento e Costituzione, sono questi gli argomenti che sono stati trattati nelle due conferenze tenutesi nell’auditorium della cultura friulana a Gorizia, in onore del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Il 2 e il 25 febbraio alcune classi 4° del nostro liceo si sono recate in tale luogo per assistere alle lezioni tenute dal prof. Di storia Salimbeni e dal giurista Giangaspero. Il tema della prima conferenza è stato il concetto di “Risorgimento” come rinascita dei popoli e delle loro culture. Infatti non bisogna vedere il risorgimento come una serie di guerre che coprì parte del 19° secolo, ma come un processo culturale iniziato nel 1750 e terminato nel 1948, che portò l’Italia e l’Europa nel mondo moderno. Questo avvenne grazie alla moltitudine di battaglie ma anche ad alcuni processi quali: l’intercomunicazione tra i vari ambiti culturali, l’alfabetizzazione di massa e la rivalutazione della storia. Sono questi i tratti che danno al risorgimento una duplice natura: una fatta da guerre e soldati e un'altra fatta da cultura e intellettuali. Essendo stata la prima natura già trattata da molti, questa conferenza si è concentrata soprattutto sulle battaglie intellettuali. Grazie all’alfabetizzazione portata in questo periodo, alle riforme dell’istruzione messe in pratica dal Minerva (ministero dell’ istruzione) e agli istituti di storia patria che nascono nel paese, viene a crearsi una storia, una nazione e un popolo dell’Italia unita. Questo rinnovamento culturale si può vedere nella cattedra all’università di Bologna assegnata a Giosuè Carducci all’età di soli 25anni e nell’incetta di nobel fatta dagli italiani agli del secolo ventesimo. Il risorgimento fu anche una lotta per l’uguaglianza dei diritti senza distinzione di razza, sesso o religione. Questo si avvera soprattutto in Italia, dove gli ebrei potevano uscire dai ghetti e diventare letterati e politici famosi come Ascoli e Liutazzi (capo del governo), dove con lo Statuto Albertino divenne un paese laico e dove Adelaide Cairoli, madre del presidente della repubblica, divenne il simbolo femminile della nuova Italia. La seconda conferenza, tenuta dal professore di diritto costituzionale dell’università di Trieste, ha trattato le cause che hanno portato nel 1948 alla nuova costituzione democratica dell’Italia e delle differenze e analogie di questo 9 testo con la precedente costituzione conosciuta con il nome di Statuto Albertino. La lezione non pretendeva di dare un interpretazione completa dei due testi, ma solo di illustrarne le caratteristiche principali. Lo Statuto Albertino è la prova di una svolta epocale nella gestione del potere che non appartiene più al re che sceglie, anche se contro la propria volontà, di dividerlo con una rappresentanza di cittadini (composta solo dal 2% della popolazione. Questo statuto rappresentava infatti solo la componente alto borghese dell’Italia del periodo poiché in esso sono espresse idee liberali quali quelle di libertà intellettuale ed economica. Il punto debole di questo testo è stata la possibilità di essere modificato da una legge ordinaria, cosa che ha portato alle leggi razziali del ’39, una delle pagine più nere della storia della nostra nazione. Anche per questo motivo il 2 giugno 1946 l’intero popolo italiano, donne comprese, andò a votare per la creazione di una nuova costituzione democratica, antimonarchica e rigida (non modificabile). Le opinioni sull’interesse di questi incontri sono state contrastanti, anche se a maggioranza la seconda conferenza è stata riconosciuta più interessante. In conclusione, nonostante alcune critiche i partecipanti ringraziano la provincia e la regione per queste interessanti conferenze. 10 di Carlo Zorzin A dieci anni dalla morte di Gino Bartali e a cinquanta da quella di Fausto Coppi, due grandi ciclisti che hanno segnato la storia d’Italia, non solo quella sportiva, due grandi uomini, prima che atleti, resta sempre attuale il loro esempio di correttezza e sportività. Dal 1940 al 1954 i due corridori hanno vinto, tra l’altro, otto Giri d’Italia (cinque Coppi, con ventidue tappe, e tre Bartali, con diciassette tappe), quattro Tour de France (due Coppi e due Bartali) e sette Milano-Sanremo (quattro Bartali e tre Coppi). Il ciclismo, inoltre, soprattutto a quei tempi, era il simbolo dello sforzo della ricostruzione, della gloria ottenuta con lo sforzo e la volontà degli uomini che cercavano di costruirsi un futuro di gloria e di serenità. Uno sport fatto di fatica e di impegno, di metodo e di intelligenza, che permetteva di viaggiare e di correre solo grazie alle proprie forze, per questo emblema soprattutto della ricostruzione postbellica, ma anche della vita. La prima occasione che i due campioni ebbero per confrontarsi fu al Giro d’Italia del 1940, in cui gareggiavano ne "la Cicli Legnano". Coppi era solo un gregario che ad appena venti anni vinse il suo primo Giro d’Italia. Bartali cadde durante una tappa e mentre gli altri gregari si fermarono a soccorrerlo i tecnici della squadra dissero a Coppi, che prometteva bene, di continuare. Bartali poi si complimentò con Coppi, ironizzando sul fatto che in seguito si sarebbe trovato in difficoltà nelle tappe di montagna. Coppi, infatti, era uno scattista e un velocista, mentre a Bartali erano più congeniali i lunghi sforzi e 11 le salite. Coppi era laico, credeva principalmente in sé stesso, era un libero pensatore che credeva nel progresso, Bartali era un uomo di fede, cattolico praticante. Coppi fece scandalo per la sua relazione con la cosiddetta Dama Bianca, la moglie del suo medico, che, per questo motivo, andò anche in prigione. Diversi nello stile di vita e nel pensiero, diversi anche nello stile di correre, rivali nello sport, non portavano odio l’uno per l’altro. Emblematica è la famosa fotografia, di cui tanto negli anni successivi si è discusso, scattata durante una tappa del Tour de France del 1952, tra Losanna e Alpe d'Huez, in cui i due campioni si scambiavano la borraccia. "… il loro antagonismo non è così personale come si crede … Io non ci credo affatto … Gino e Fausto sono due bravi ragazzi, pieni di lealtà e buonsenso. Non c’è odio nella loro rivalità. Perché dovrebbero odiarsi? Lo sport non è politica" Curzio Malaparte Coppi morì nel 1960 a causa della malaria, non riconosciuta dai medici che lo curarono e che gli diagnosticarono una semplice influenza. Bartali nel 2000 per cause naturali. Due grandi campioni che dovrebbero essere d’esempio per il nostro sport che ormai è troppo pieno di odio e razzismo. 12 di Anita Miceu Alcuni di noi hanno avuto il piacere, durante l'ultima assemblea d'istituto, di vedere il film “Operazione Valchiria”. Probabilmente si capisce molto già dalla trama, ma vorrei approfondire l'argomento dato che lo trovo molto interessante. Alcuni fatti affascinanti della storia infatti, spesso e volentieri non si studiano a scuola per questo motivo vi propongo questo film, che magari potrebbe interessare maggiormente le quinte, ma, perchè no, anche gli altri. Inizio dal riassumervi il contenuto: dopo aver partecipato alla campagna d'Africa, il colonnello Claus von Stauffenberg ritorna in Germania, a seguito di un attacco alleato che gli comporta la perdita della mano destra, di due dita della mano sinistra e dell'occhio sinistro. Il 20 luglio 1944, Claus von Stauffenberg mette in atto, insieme a un gruppo di ribelli appartenenti ad alte classi dell'esercito, un attentato nei confronti di Hitler, allo scopo di eliminare fisicamente la guida del Reich. Secondo i progetti, all'omicidio sarebbe seguita la presa del potere a Berlino da parte dei ribelli, come previsto dal piano, denominato Operazione Valchiria (Operation Walküre), in origine destinato a contrastare un'eventuale sommossa popolare contro il regime nazista. Von Stauffenberg assumerà un ruolo centrale nel piano: sarà proprio lui a dover portare avanti il colpo di Stato e a farsi carico della responsabilità materiale di collocare l'ordigno esplosivo destinato all'uccisione del Fuhrer. Quello che non sa, tuttavia, è che Hitler, dopo l'esplosione, è riuscito a salvarsi. Quanto di tutto ciò è realmente accaduto? Come? L'Operazione Valchiria fu progettata in forma ufficiale nella Germania nazista originariamente come piano per sedare un'eventuale rivolta durante la seconda guerra mondiale: i vertici militari, infatti, non escludevano che, in un'ipotetica distruzione da parte delle incursioni aeree alleate delle principali città tedesche ed in seguito alla mancanza d'ordine e di controllo sulle stesse, i milioni di lavoratori occupati nelle fabbriche tedesche sarebbero potuti insorgere. In questo caso l'esercito territoriale avrebbe dovuto riportare l'ordine usando ogni mezzo necessario per ristabilire la sicurezza. Il reale utilizzo del piano avvenne tuttavia in circostanze completamente diverse da quelle previste all'origine, ad opera di un ristretto numero di cospiratori intenzionati a rovesciare il regime. Costoro pensarono di far scattare l'Operazione Valchiria nelle ore 13 immediatamente seguenti un attentato ai danni di Adolf Hitler, sfruttando l'accaduto come causa determinante e imprescindibile per il suo impiego. Il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, capo di Stato Maggiore dell'esercito territoriale nonché esecutore materiale dell'attentato, avrebbe dovuto avvisare dalla cosiddetta "Tana del lupo" (quartier generale di Hitler, situato vicino all'attuale cittadina di Ketrzyn, in Polonia) i complici del complotto al Bendlerblock (il Ministero della Guerra) in Berlino, raggiungendoli per via aerea subito dopo. Nel frattempo questi ultimi avrebbero dovuto prendere il controllo dei principali mezzi di comunicazione per diffondere la notizia dell'avvenuta morte del Fuhrer, nominando il generale Ludwig Beck capo provvisorio dello Stato. Un ruolo decisivo sarebbe stato svolto anche dall'esercito territoriale tedesco comandato dallo stesso von Stauffenberg una volta giunto a Berlino, il quale avrebbe dovuto prendere il controllo militare dell'intera Germania. I tentativi di abbattere Adolf Hitler o di rovesciare il regime nazista furono almeno dieci a partire dal 1938, anno in cui il capo nazista si era impadronito del comando supremo delle forze armate. Nel solo 1944, comunque, ne avvennero sette, fra i quali quello ordito dal generale von Tresckow, che confezionò un ordigno esplosivo a tempo e con un pretesto lo affidò a un ufficiale che viaggiava in aereo col Führer. La bomba, difettosa, non scoppiò. A luglio fu la volta di Stauffenberg che a Berlino comandava l' Ersatzheer, l'organismo che comprendeva i comandi territoriali e che, di conseguenza, forniva lo strumento necessario per la presa di potere dopo l'eliminazione di Hitler. Il piano prevedeva l'uso di due chilogrammi di esplosivo al plastico innescato a orologeria opportunamente occultato in una valigetta; von Stauffenberg avrebbe piazzato l'ordigno sotto il tavolo intorno al quale Hitler teneva la quotidiana riunione con lo Stato Maggiore sulla situazione militare, in un edificio all'interno del complesso del “Wolfsschanze” ("tana del lupo"), nei pressi di Rastenburg.. Dopo aver abbandonato la riunione ed essersi accertato dell'avvenuta esplosione, von Stauffenberg avrebbe avviato il Piano Walkure, la seconda fase decisiva per il colpo di Stato, avvisando i complottisti a Berlino dell' avvenuta riuscita dell'attentato, e raggiungendoli immediatamente per via aerea. A causa di circostanze impreviste Hitler sopravvisse all'attentato: Claus von Stauffenberg e Werner von Haeften, giunti nella "Wolfsschanze", furono disturbati durante la preparazione degli inneschi dell'esplosivo. Hitler anticipò infatti di 30 minuti la riunione poiché, di lì a poco, si sarebbe dovuto incontrare con Benito Mussolini, convocato proprio dallo stesso Führer. Per questo motivo i due congiurati riuscirono a preparare solo uno dei due chilogrammi di esplosivo previsti per l'attentato. La fretta nella preparazione fu fatale: l'ordigno, di potenza dimezzata rispetto al previsto, non riuscì neanche a ferire gravemente Hitler, il quale si trovava distante rispetto all'ordigno e fu protetto dal massiccio 14 tavolo da conferenza in legno di quercia e dalle pesanti mappe militari; inoltre, poiché l'intenso caldo aveva fatto spostare la riunione dall'abituale bunker, dove sarebbe potuta risultare letale per i presenti anche l'esplosione di un ordigno meno potente data la compressione dell'aria, l'esplosione risultò meno devastante del previsto. Nonostante quattro persone rimasero uccise e quasi tutti i presenti feriti, Hitler riportò solo leggere ferite. Stauffenberg apprese del fallimento solo in seguito, a Berlino. Dopo il fallimento del colpo di Stato, la notte stessa del 20 luglio 1944, il colonnello Claus von Stauffenberg, il generale Friedrich Olbricht, il colonnello von Quirnheim e il tenente von Haeften, vennero catturati e fucilati. Il processo fu filmato ed esiste ancora oggi; particolarmente impressionante è l'irruenza del famigerato giudice Roland Freisler che urla e mortifica gli imputati privati di cinture e in abiti troppo grandi con l'intento di renderli grotteschi. Oggi a Berlino, nella prigione dove furono eseguite le condanne a morte, c'è un museo commemorativo per le vittime del processo. Mussolini e Hitler sul luogo dell'attentato: 15 di Giulia Capoleva La Giornata Internazionale della Donna ricorre l’ 8 marzo di ogni anno al fine di ricordare non solo le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che hanno subito e che continuano a persistere ancora oggi. Le origini di questa festa risalgono al 1908 quando, pochi giorni prima dell’ 8 Marzo alcune operaie di un’ industria tessile di New York scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Le porte della fabbrica vennero chiuse per impedire a quelle donne di uscire e in seguito allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, proprio in ricordo della tragedia. Con il diffondersi e il moltiplicarsi delle iniziative, che vedevano come protagoniste le rivendicazioni femminili in merito al lavoro e alla condizione sociale, la data dell'8 marzo non rimase circoscritta agli Stati Uniti ma assunse un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto. Nel corso degli anni però il vero significato di questa festa è andato in gran parte perduto, infatti molte volte ci si aspetta semplicemente il mazzo di mimose o una serata tra amiche, magari all’ insegna della trasgressione, invece di riflettere sul fatto che la violenza sulle donne è ancora aperta e rappresenta uno dei problemi più grossi della società attuale. A questo proposito sabato 6 marzo alcune classi del nostro liceo si sono recate in teatro per assistere ad uno spettacolo, “Vite di donne" ideato dall’associazione S.O.S Rosa e ispirato all’opera “Passi affrettati” di Dacia Maraini. Lo spettacolo, messo in scena da alcune volontarie, è stato realizzato con lo scopo di sensibilizzarci su alcuni problemi attuali quali la violenza sulle donne. 16 di Carlo Zorzin In questo numero vorrei parlarvi del libro “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” scritto da Lewis Carroll e di tutto ciò che lo circonda, visto anche la recente uscita dell’omonimo film di Tim Burton. Il racconto è pieno di allusioni a personaggi, poemetti, proverbi e avvenimenti propri dell'epoca in cui Dodgson (vero nome di Carroll) opera e il "Paese delle meraviglie" descritto nel racconto gioca con regole logiche, linguistiche, fisiche e matematiche molto precise. Il libro ha un seguito chiamato Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Nella maggior parte dei casi gli adattamenti teatrali e cinematografici preferiscono fondere insieme elementi dell'uno e dell'altro. È ormai leggendaria la teoria che pone l'origine del racconto in una soleggiata mattina estiva che Carroll traspone in versi nel suo Meriggio Dorato (Proemio di Alice), quando Dodgson ed il reverendo Robinson Duckworth si trovavano in una barca sul Tamigi con tre bambine. Durante il viaggio Carroll inventò e raccontò alle tre bambine una storia, che più tardi mise per iscritto e regalò ad Alice Liddell che tanto aveva insistito perché lo facesse, diventò quindi Alice's Adventures Underground che si sviluppava in soli quattro capitoli illustrati da Carroll stesso (per chi fosse interessato si può ammirare la versione originale nel sito della English Library http://www.bl.uk/onlinegallery/ttp/ttpbooks.html ) . Solo più tardi Carroll decise di pubblicare la sua storia, aggiunse nuovi personaggi e situazioni, e gli diede il titolo e la forma che conosciamo ancora oggi. Ne sono state fatte varie copie di molte edizioni diverse e questo testo è stato pubblicato nel 90% delle lingue del mondo. Nella seconda parte di questo articolo, invece di riportare la trama che credo tutti conoscano, preferisco riportarvi una citazione: «Allora dovresti dire quello a cui credi», riprese la Lepre Marzolina. «È quello che faccio», rispose subito Alice; «almeno credo a quello che dico, che poi è la stessa cosa.» «Non è affatto la stessa cosa!» disse il Cappellaio. «Scusa, è come se tu dicessi che vedo quello che mangio è la stessa cosa di mangio quello che vedo!» 17 di Daniele Esposito Con questo nuovissimo apparecchio tecnologico si possono sfogliare le pagine dei siti web, scrivere un’ email, scorrere le tue foto o guardare un filmato. Il tutto è reso più innovativo ed accattivante dal grande schermo Multi-Touch. Inoltre presenta tutte le caratteristiche già presentate dalla casa californiana come le mappe, il calendario, l’ Ipod, l’ itunes, foto, video moltissimo altro. La caratteristica fondamentale è visibile subito, infatti è rappresentata dal suo enorme display IPS da 9,7” e pesa solo 680 grammi. Anche se appena uscito supporta già 140.000 applicazioni scaricabili (molte gratuite) dall’ itunes store. Con la connessione 3g e wirless e possibile navigare in internet in qualsiasi momento questo permette di stare in contatto i propri amici usando i social network o tramite le email. Supporta una memoria non espandibile da 16, 32 o 64 G 18 Ho conosciuto una ragazza che mi ha detto: “Domani vieni a casa che tanto non c’è nessuno!” Ci sono andato e non ho trovato nessuno sul serio strisce a cura di Nicola Freschi 19 20 di Matteo Tossut Bene la terza edizione è arrivata!!! Canguro(saltando di palo in frasca ): Un lavoro molto soddisfacente vi attende: 500 uomini sotto di voi! Taglierete l'erba al cimitero Foca monaca(dall'oggi al domani): Se siete in via d'estizione, vi consiglaimo di cambiare indirizzo... Taglia erba(dal primo all'ultimo qualificato): Urano vi consiglia affari e in particolare un'auto usata.Non fidatevi anche perchè di solito Urano non indossa giacca cravatta e una valigia in similpelle... 21 Macigno( da ino a lato) Venere nel cielo di Saturno favorisce i colpi di fulmine, a patto che vi facciate ricoprire di una lamina di alluminio e saliate sul tetto durante un uragano. Elefante col tutù(solo i giorni pari di gennaio saltando di frasca in palo): Evitate di disperdere inutilmente energie compiendo gesti inutili, tipo insegnare l'alfabeto greco ad un opossum!Non avrete soddisfazione... provate con Dumbo lui si che sa ascoltare... Zanzara(da martedì a mercoledì esclusi) La caduta della borsa di Milano avrà gravi conseguenze su di te specialmente se dal 10 piano mi cadrà addosso...splash Gatto nero(da oggi a domani) Sarete rincorsi da cani razzisti 22 Caffè(dalla mattina alla sera) Dopo gli ultimi errori verrete corretti con la grappa. Astronauta(da marte a saturno): Conoscerete la vostra anima gemella e la porterete fuori. Durante la cena al ristorante vi daranno il conto... alla rovescia Gondola (dal tre di cuori al tresette) Proverete a cambiare canale col telecomando. Invano Pesce(dal Po in su) lotterete contro la corrente. Attenzione a non venir fulminati 23