Gazzetta: Mennea il mito che volava

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Gazzetta: Mennea il mito che volava
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LA GAZZETTA DELLO SPORT
Ciao
Pietro
VENERDÌ 22 MARZO 2013
italia: 51565055545555
1952-2013
1969
1972
Il primo trionfo
ai Tricolori allievi
Bronzo sui 200
ai Giochi di Monaco
Pietro Paolo Mennea
nasce a Barletta il 28 giugno ’52.
Comincia nell’Avis Barletta, a 17
anni è tricolore allievi dei 100.
Nel ’70 è 5˚ agli Eurojuniores sui
200 LIVERANI
Sesto agli Europei di
Helsinki ’71, l’anno dopo, a soli 20
anni, ai Giochi olimpici di Monaco
è bronzo sempre sui 200 dietro a
Valery Borzov e Larry Black (da
sinistra nella foto IPP)
TROPPO VELOCE: A
Mennea, il mito che volava
perché era «nero dentro»
Olimpionico, primatista mondiale, quattro lauree, onlus e mille idee. La sua
vita ha dimostrato che allenamento, volontà e studio possono vincere
VALERIO PICCIONI
Ieri mattina le piste di atletica di tutto il mondo hanno
cominciato a piangere. È successo quando è arrivata la terribile notizia che Pietro Mennea,
sessant’anni, olimpionico ed ex
primatista del mondo dei 200
metri, forse il nome più grande
della storia dello sport italiano
con Fausto Coppi ed Enzo Ferrari, era morto in una clinica di
Roma per un tumore al colon. Il
capolinea di una vita favolosa,
fatta di 528 gare, un oro e due
bronzi olimpici, tre titoli europei, un argento mondiale, quattro lauree, il lavoro di avvocato, una quantità pazzesca di iniziative fino alla sua ultima,
grande impresa: la Fondazione
Pietro Mennea Onlus, che con
le sue aste benefiche raccoglie
fondi per quelli che hanno bisogno di aiuto.
Sono nero dentro Pietro Mennea
è stato un grande italiano. Lo è
stato in pista e fuori. È difficile
dire se abbia più corso o studiato, certamente è stato sempre
una persona seria. Fino all’ultimo, alla comparsa della malattia, a giugno, a quegli appuntamenti rinviati con discrezione,
senza rivelare quell’avversario
che lo stava divorando più di
Borzov e di Don Quarrie. Un italiano del Sud, con la strada
spesso e subito in salita. Un
giorno lo presentarono a
Muhammad Ali: «Questo è l’uomo più veloce del mondo». Il re
del mondo si sorprese: «Ma sei
bianco!». E lui rispose: «Sono
nero dentro». Figlio di sarti,
aveva cominciato sfidando Porsche e Alfa Romeo a Barletta.
Sarebbe poi diventato un francobollo greco, le canzoni di Samuele Bersani e Daniele Silvestri, un romanzo di Carmine
Abate e un film dolcissimo, «il
ragazzo di Calabria» dell’87,
Pietro Mennea è morto ieri mattina a Roma, nella clinica di
Villa Salaria dov’era ricoverato. Era nato il 28 giugno del 1952
a Barletta. Oggi, alle 9, il Coni aprirà il salone d’onore del Foro
Italico per la camera ardente. Domani, alle 10, si svolgeranno
invece i funerali dell’olimpionico nella chiesa di Santa Sabina,
all’Aventino, vicino alla sua abitazione romana.
scela di incazzature, fatica, genio, intelligenza. E distanze.
Ma al compleanno dei 41 anni,
nel ’93, Pietro ci telefonò contento: «Vieni alla mia festa? C’è
pure il Professore...»
Volontà contro doping Se oggi
Un ritratto di Pietro Mennea ventenne ai Giochi di Monaco 1972 OLYCOM
perché Mennea insisteva su
una cosa: il regista Luigi Comencini aveva parlato con lui
subito dopo aver avuto l’idea.
Ora sarà anche un treno: dal
suo soprannome, la Freccia del
Sud, sarà battezzato il Freccia
Rossa 1000.
Simbolo e vocabolario L’hit para-
de della sua carriera è comandato dal 19"72 del record del mondo a Città del Messico, dalla mostruosa rimonta che fece secco
Allan Wells a Mosca ’80, fino a
quella pazzesca serata all’Olimpico di pochi giorni dopo, il primo Golden Gala, lui che batte
pure gli americani che avevano
boicottato l’Olimpiade. Lo
sport di quell’Italia vinceva poco: tre ori a Messico ’68, 5 a Monaco, 2 a Montreal, 8 a Mosca
(ma col boicottaggio). Così diventò simbolo e vocabolario:
«E chi sei, Mennea?» è ancora
un classico per chi vedi scattare
velocissimo da qualche parte.
Tommie Smith e bistecche Ma pri-
ma di Messico e di Mosca, c’era
stata Termoli, la notte del 16 ottobre 1968. Deve gareggiare il
giorno dopo, ma non va a dormire. Guarda la finale dei 200 e
s’innamora di Tommie Jet Smith, il suo predecessore, che stabilisce con 19"83 il record del
mondo. Mennea gli sarebbe
succeduto 11 anni dopo. Quando si dice: l’ispirazione. Poi una
corsa sui 300 metri. E Carlo Vittori, suo futuro allenatore, che
lo vede per la prima volta e dice: «Ne deve mangiare di bistecche». Ne mangiò. Insieme a
una quantità industriale di ripetute sui 150 o i 200 metri. Dopo
la crescita con Franco Mascolo,
il suo primo tecnico che lo dirottò dalla marcia alla velocità, il
rapporto con Vittori fu una mi-
uno dei suoi grandi rivali, Steve
Williams, dice che «ha il cuore
spezzato», se persino Mourinho racconta di essersi ispirato alle sue volate, vuol dire che
la sua storia è andata davvero
in giro per il mondo. Mennea
ha sfidato lo sport delle due dittature, quella del doping e di
madre natura — l’idea che decidano tutto i centimetri, i muscoli e le loro fibre — senza paura.
Ha detto che allenamento, volontà, studio possono vincere.
Negli anni in cui tanto sport italiano s’innamorava dell’autoemotrasfusione e la figura del
medico-preparatore annichiliva quella del tecnico, ha saputo
remare contro. E quando conobbe, solo per un attimo, a seconda carriera finita, la bestia
delle fiale proibite, sputò il rospo subito, buttando tutto al gabinetto, quasi dovesse conoscere l’inferno per poterlo aggredire.
Il pallone e Troisi Aveva un caratteraccio Mennea? Fare i conti
con la vita senz’atletica era stata dura, solo il terzo ritiro fu
quello vero, nell’88, dopo l’ultima delle cinque Olimpiadi. Sì,
è stato pure burbero, qualche
volta intrattabile. Ma Pietro
aveva un cuore grande e tanti
amici. Uno non se l’era mai scordato: Massimo Troisi, con cui
giocava a pallone. L’ultimo
Mennea aveva preso a correre
nel mondo della solidarietà,
con i libri, a scuola. Dove spiegava, raccontava, insegnava.
Sì, Mennea ha insegnato parecchio. Al suo Paese, al suo sport,
a noi tutti. Porca miseria Pietro,
quanto ci mancherai.
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L’INIZIATIVA
Il nuovo
Frecciarossa
avrà il suo nome
Il nome di Pietro
Mennea continuerà a correre:
le Ferrovie gli intitoleranno il
primo Frecciarossa 1000 che
uscirà dalla fabbrica
AnsaldoBreda martedì e sarà
in grado di raggiungere i 400
km/h «per commemorare una
"Freccia del Sud" che ha dato
lustro all’Italia».
Pietro Paolo Mennea con i genitori: papà
Salvatore era un sarto, mamma Vincenza una
casalinga. Era il terzo di cinque figli LIVERANI
Mennea premiato dal presidente della Repubblica
Sandro Pertini dopo i Giochi di Mosca 1980: tra i
due nacque una bella amicizia LIVERANI
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