CB 790 free sample - omaggio

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CB 790 free sample - omaggio
DAL 1928
CASABELL A 790
2 EDITORIALE
4 PANORAMA
2 Landscape architecture
Francesco Dal Co
Kazuyo Sejima +
Ryue Nishizawa /SANAA
6
Rolex Learning Center, École Polytechnique
Fédérale de Lausanne, Losanna, Svizzera
6 No-Stop Building: l’orizzonte interno di un oggetto
Jacques Lucan
11 Volontà di forma e razionalità strutturale secondo
il metodo di Mutsuro Sasaki
Marco Biagi
Steven Holl
18
Vanke Center, Shenzhen, Cina
20 Cento fiori sotto il grattacielo coricato
Flavia Zanetti
34 ARCHITETTURA E PAESAGGIO
George Schipporeit, John Heinrich,
Alfred Caldwell
34
Lake Point Tower, Chicago, Stati Uniti
35 ‘Landscape gardening’ e architettura. Chicago,
Lake Point Tower (1962–69): un giardino per una torre
alla quale Mies van der Rohe ha offerto più di un modello
Federico Bucci
42 Alfred Caldwell 1903–1998
Andrea Cochran
47
Walden Studios, Alexander Valley,
California, Stati Uniti
48 La misura dello spazio aperto
Sara Protasoni
Reiulf Ramstad
53
Trollstigen National Tourist Route, Romsdalen,
Geiranger Fjord, Norvegia
54 Paesaggi emozionali
Massimiliano Savorra
PROAP/João Ferreira Nunes
61
recupero della Cava do Viriato, Viseu, Portogallo
62 Nel silenzio, le parole del paesaggio
Elena Marchigiani
Maurer United Architects
67
Indemann, torre belvedere, Maastricht, Germania
68 Guardare il territorio
Massimo Ferrari
EEN architecten
75
torre belvedere, Reusel, Olanda
76 Stanze sovrapposte
Giovanna Crespi
80 ARIS KONSTANTINIDIS
Aris Konstantinidis
80
81 Larchitettura di Aris Konstantinidis 1913–1993
Paola Cofano
84 Due «case» di Mykonos con alcune riflessioni più generali
Aris Konstantinidis
89 Gli alberghi statali, Xenía 1957–67
91 Museo archeologico a Ioánnina, Epiro 1961–66
92 Casa per vacanze ad Anávyssos, Attica 1962–64
94 BIBLIOTECA
DELL’ARCHITETTO
96 La foglia di fico, ovvero lecomostra alla Triennale
Giacomo Polin
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Chicago
lake point tower
George Schipporeit, John Heinrich,
Alfred Caldwell
‘Landscape gardening’ e architettura.
Chicago, Lake Point Tower (1962–69):
un giardino per una torre alla quale Mies van der Rohe
ha offerto più di un modello
Federico Bucci
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veduta di Lake Point Tower
dal giardino
view of Lake Point Tower
from the garden
Sammy Sosa ha trent’anni quando
stabilisce il record di sessantasei
battute “fuoricampo” nel campionato
di baseball americano. È il 1998 e
i tifosi dei Chicago Cubs affollano
il Wrigley Field di Chicago per
assistere alle prodezze del giovane
talento domenicano. Oggi Samuel
Peralta Sosa ha chiuso la sua
carriera con all’attivo più di
600 “fuoricampo”, ma nonostante
un presunto coinvolgimento in una
deprecabile faccenda di doping,
il suo nome compare di diritto tra
quelli dei latino legends che hanno
offerto un contributo significativo
alla storia degli Stati Uniti.
Come raramente accade alle leggende
dello sport arricchite da ingaggi
favolosi, Sosa ha amministrato con
saggezza i suoi cospicui guadagni
e a Chicago, oltre ad occuparsi
personalmente di una fondazione
benefica per i bambini del suo
Paese, la Repubblica Dominicana,
ha comperato casa nella Lake Point
Tower, al 505 di North Lake Shore
Drive, sul bordo del lago Michigan.
La torre, che ospita 1200 lussuosi
appartamenti, è alta 197 metri;
lontana dall’affollamento del Loop,
con la sua caratteristica sagoma
aerodinamica sulla quale scivolano
i venti provenienti dal Lago
Michigan, domina solitaria lo
skyline del fronte sud della città.
In questo complesso, alla foce del
Chicago River occupata dai docks
del porto, abitano numerose stelle
dello sport e dello spettacolo,
come recitano i comunicati
dell’associazione dei condomini,
che nel 2009 ha celebrato il
quarantennale della costruzione.
La storia del grattacielo, ben
raccontata da Edward Windhorst
e Kevin Harrington nel libro Lake
Point Tower. A Design History,
pubblicato dalla Chicago
Architecture Foundation nel 2009,
contiene una serie di risvolti non
del tutto scontati che pensiamo
possano interessare i lettori di
«Casabella», che con questo numero
vuole offrire alcuni spunti per
riflettere su un tema così attuale
quale quello del rapporto tra
architettura e paesaggio. Per
ripercorrere brevemente la storia
di questo edificio fuor dal comune
bisogna tornare ai primi anni
Sessanta e presentarne
i protagonisti. Innanzitutto
i committenti: William F. Hartnett
jr. (n. 1924) e Charles H. Shaw jr.
(1933–2006) fondatori nel 1960 di
una società immobiliare a New York.
La società di Hartnett e Shaw lavora
anche per ALCOA Corporation,
l’azienda leader nella produzione
di alluminio che per incrementare
e diversificare l’impiego di questo
materiale, dal dopoguerra promuove
diverse iniziative rivolte
all’industria edilizia (dalla metà
degli anni Cinquanta, per esempio,
ALCOA diviene committente di uno
tra i più originali progettisti
di giardini, il californiano Garrett
Ecko, autore tra l’altro di un
“giardino di alluminio”, ovvero
l’ALCOA Forecast Garden a Laurel
Canyon [Los Angeles, 1959]).
Hartnett, newyorkese del Queens,
laureato in legge e agente del FBI
fino al 1954, inizia la sua carriera
lavorando come rappresentante
di Herbert Greenwald, l’impresario
prematuramente scomparso in un
incidente aereo, noto agli storici
dell’architettura come il più fedele
committente di Mies van der Rohe che
per lui ha costruito tra l’altro i
complessi residenziali 860-880 Lake
Shore Drive, Promontory Apartment
Building, Commonwealth Promenade
Buildings a Chicago (dal 1948),
Lafayette Park a Detroit (1956–65)
e Colonnade and Pavilion Apartments
a Newark nel New Jersey (1958–60).
In quegli anni nello studio di Mies
lavorano George Schipporeit(nato
nel 1933 in una piccola città
del Nebraska) e John Heinrich
(1927–1993), entrambi ex allievi
dell’Illinois Institute of
Technology, nonché futuri insegnanti
della prestigiosa scuola
(Schipporeit, in qualità di Dean del
College of Architecture, Planning
and Design, nel 1986 firmerà
l’Introduzione al bel catalogo Mies
van der Rohe: Architect as Educator,
pubblicato a Chicago in occasione
del centenario della nascita
dell’architetto tedesco).
Il progetto per Newark promosso
da Greenwald è l’occasione
dell’incontro tra Hartnett
e Schipporeit. Tra i due nasce
una solida amicizia, suggellata dal
fatto che il dinamico imprenditore
di New York viene chiamato ad
operare a Chicago da Otis Hubbard.
A Hubbard la Chicago Dock & Canal
Co. aveva affidato il compito
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di valorizzare un’area di circa
un ettaro al Navy Pier sul
Michigan. Cogliendo l’opportunità
offertagli dalla Chicago Dock
& Canal Co. interessata a
rivitalizzare la downtown della
città, Hartnett assegna all’amico
architetto il compito di sviluppare
il progetto per un’alta torre
residenziale a pianta cruciforme.
È il 1962. Schipporeit, che non ha
ancora compiuto trent’anni, ha da
poco lasciato lo studio di Mies e
per far fronte all’incarico ricevuto
da Hartnett chiede aiuto al collega
John Heinrich, all’epoca trentenne,
e all’ingegnere strutturista William
Schmidt (1890–1977). Il primo
progetto da loro elaborato prevede
la costruzione di un grattacielo
di settanta piani, in cemento armato
e a pianta cruciforme con gli angoli
arrotondati, rivestito con infissi
di alluminio e sostenuto da un ampio
“podio” rettangolare, alto due
piani, destinato ad ospitare
un garage coperto da un giardino
privato. La Hartnett-Shaw
Development Company presenta
questa proposta al sindaco Richard
J. Daley, che l’approva con
entusiasmo e contemporaneamente,
grazie al coinvolgimento della
Fluor Corporation, ottiene il
finanziamento per realizzarla.
Finalmente l’impresa può partire.
Tuttavia, per contenere i costi,
un dirigente della Fluor propone di
rivedere il progetto e di eliminare
uno dei bracci della croce.
Si tratta della svolta che consegna
il grattacielo alla storia.
Infatti, per assecondare gli
inviti al risparmio, i progettisti
definiscono un nuovo schema
destinato a diventare definitivo
che, pur lasciando inalterate
le caratteristiche generali della
costruzione, comporta una decisiva
modifica della pianta. L’impronta
a terra non più a croce assume
infatti il profilo trilobato
che risulta inevitabile accostare
a quello del grattacielo in vetro
progettato da Mies nel 1922 e
dal quale l’edificio costruito trae
la sua caratteristica fisionomia.
Il cantiere di Lake Point Tower,
così battezzata dalla moglie
di Schipporeit, è aperto il
16 novembre 1965 e chiuso quasi
quattro anni dopo, quando la torre
viene completata nel giugno
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veduta del Navy Pier a Chicago con
Lake Point Tower in costruzione, 1967
view of the Navy Pier in Chicago with
Lake Point Tower under construction,
1967
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Alfred Caldwell, planimetria e plastico
del giardino pensile sopra i parcheggi
di Lake Point Tower
Alfred Caldwell, planimetric
and model of the garden over the
parking area of Lake Point Tower
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del 1969. Nel frattempo, a partire
dal 1966, Heinrich e Schipporeit
fondano uno studio associato.
Il libro di Harrington e Windhorst,
dopo aver spiegato il ruolo della
committenza e discusso il debito
contratto con Mies dai suoi allievi
Schipporeit e Heinrich, offre
esaustive informazioni circa
la costruzione del grattacielo,
la struttura in cemento armato,
l’involucro in alluminio, le
fondazioni a cassoni, il disegno
degli appartamenti e del giardino
privato. Questo ultimo episodio
merita un’attenzione particolare:
può suggerire alcune riflessioni
non ovvie sull’architettura del
paesaggio e rendere familiare una
figura, quella di Alfred Caldwell
(1903–98), che non è opportuno
ignorare (qui accanto forniamo
alcune brevi informazioni circa
l’attività da lui svolta).
Il basamento del grattacielo
di Schipporeit, Heinrich e Schmidt
ospita un garage per 700 auto; la
copertura è formata da un luminoso
giardino progettato da Caldwell.
Docente all’IIT, collaboratore
di Mies e Ludwig Hilberseimer,
Caldwell è un fautore nel campo
del landscape del “Prairie Style”,
riconducibile a Jens Jensen (1884–
1951), danese di origine ma attivo
a Chicago dal 1886 al 1935, uno
dei più controversi landscape
architects americani. Per Lake
Point Tower Caldwell disegna una
natura artificiale, con laghetto,
piscina, alberi, giochi per bambini
e pietre sistemate alla maniera
suggerita dal “Prairie Style” per
definire gli scarti di livello del
terreno. Su questo singolare tettogiardino appoggiano con leggerezza
i pilastri dell’elegante colonnato
che circonda l’ingresso pedonale
della torre, il cui profilo
concorre a disegnare lo skyline
di Chicago. La sistemazione
paesaggistica progettata da
Caldwell è il risultato di una
inattesa mescolanza che assume però
il valore di un'architettura urbana
capace di mettere in relazione
lo slancio verticale della torre
e lo spazio aperto sistemato
a verde, recuperato dai terreni in
precedenza occupati dagli impianti
portuali, che illustra le ragioni
del principio fondativo di cui Lake
Point Tower è il risultato.
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vedute di Lake Point Tower
nello skyline di Chicago
views of Lake Point Tower
in the Chicago skyline
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HEDRICH-BLESSING PHOTOGRAPHERS
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veduta parziale dall’alto del giardino
pensile di Lake Point Tower disegnato
da Alfred Caldwell
partial view from above of the roof
garden of Lake Point Tower designed
by Alfred Caldwell
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veduta del laghetto nel giardino
pensile di Lake Point Tower
view of the pond in the roof garden
of Lake Point Tower
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le colonne di Lake Point Tower
al piano del giardino pensile
the columns of Lake Point Tower
on the level of the roof garden
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vedute parziali del giardino pensile
partial views of the roof garden
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dettaglio della sistemazione
del giardino pensile
detail of the arrangement
of the roof garden
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Alfred Caldwell
1903–1998
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Alfred Caldwell negli anni Ottanta
Alfred Caldwell in the 1980s
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vedute dell’ingresso automobilistico
di Lake Point Tower
views of the automobile entrance
of Lake Point Tower
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Alfred Caldwell, Lily Pool nel Lincoln
Park a Chicago, 1936 e segg.
Alfred Caldwell, Lily Pool in Lincoln
Park, Chicago, 1936 et seq.
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Alfred Caldwell, costruzione
nell’Eagle Point Park a Dubuque,
Iowa, 1933 e segg.
Alfred Caldwell, construction
in Eagle Point Park at Dubuque, Iowa,
1933 et seq.
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Leggere quello che Caldwell scrisse su Mies van der Rohe
è piuttosto istruttivo: lo riteneva «l’inizio di una epoca nuova,
che sgorga dal passato così come ogni epoca deve», come
dichiarò in On the Meaning of Mies (1986). Ma non meno istruttivo
è leggere quanto scrisse e disse su molti altri argomenti e in
particolare sul significato del paesaggio americano e sul lavoro
del landscape architect, come dimostra il libro curato da Dennis
Domer, Alfred Caldwell. The Life and Work of a Prairie School
Landscape Architect (John Hopkins University Press, Baltimore
1997), di gran lunga più completo e da preferirsi a quello più noto
di Werner Blaser, Architecture and Nature. The Work of Alfred
Caldwell (Birkhäuser, Basel-Boston-Stuttgart 1984).
Caldwell intrattenne intensi rapporti con alcuni dei principali
esponenti della cultura americana del landscape e con importanti
progettisti. Incondizionatamente stimato da Jens Jensen, uno dei
“padri” di quella cultura, di cui fu “assistente”, frequentò Frank
Lloyd Wright e realizzò opere che rivelano evidenti affinità
con quelle del maestro di Taliesin (si vedano, per esempio,
la sistemazione paesaggistica e le costruzioni nell’Eagle Point
Park nella cittadina di Dubuque, Iowa, 1933 e segg.). Dal 1936 al
1939 Caldwell lavorò per il Chicago Park Distric e nel Lincoln Park
realizzò la Lily Pool (da non molto restaurata e originariamente
concepita per la coltivazione delle piante acquatiche), un’opera
rivelatrice della molteplicità delle suggestioni che egli sapeva
impiegare. Verso la fine della seconda guerra mondiale, su invito
di Mies van der Rohe, Caldwell entrò a far parte del corpo docente
dell’Illinois Institute of Technology. All’IIT dal 1944 al 1959, lavorò
in più occasioni con Ludwig Hilberseimer e provvide, tra l’altro,
alla sistemazione delle aree libere del Campus dello stesso IIT
e del complesso residenziale di Lafayette Park a Detroit, uno
dei risultati migliori prodotti dalla collaborazione tra Mies van der
Rohe e Hilberseimer (dal 1955). Inoltre progettò i giardini zoologici
di Montreal (1954) e di Omaha (1956). I progetti a scala territoriale
studiati con Hilberseimer sono particolarmente significativi
per comprendere la varietà e la coerenza delle ricerche condotte
in seno all’IIT, l’ampiezza degli interessi di Caldwell e le finalità
da lui assegnate alla progettazione paesaggistica. In seguito,
tra il 1960 e il 1964 Caldwell collaborò con la Chicago City Planning
Commission prima di riprendere l’insegnamento, cui si dedicò
sino al 1973, presso il Virginia Polytechnic Institute e
successivamente all’University of Southern California. Dal 1951
Caldwell elaborò una serie di progetti per “Canyon Houses”,
ovvero per abitazioni dotate di strutture reticolari o arboriformi,
appoggiate sui due versanti di un corso d’acqua o di un
avvallamento. Con questi progetti egli intese dimostrare,
come affermò usando parole che riflettono l’eco di espressioni
care a Mies, che «la natura è struttura. Natura non è forma;
non è un sentimento; non è una prerogativa. Considerare il mondo
dell’architettura come espressione della struttura rende liberi
dalla trivialità e dall’accidentalità. Ogni struttura, come la natura,
possiede una sua legge innata». Esaminando questi progetti è
opportuno anche ricordare, come Commer ha fatto, che Caldwell
intrattenne un rapporto “sottaciuto” con Craig Ellwood (1922–92),
dagli ultimi anni Quaranta alla fine degli anni Sessanta uno dei
più eterodossi esponenti della cultura architettonica californiana
e tra i più eleganti interpreti della lezione miesiana, di cui anche
Caldwell fece tesoro. Tenendo conto di questa circostanza,
suggestiva per quanti intenzionati a studiare come la
progettazione architettonica possa dialogare con quella
del paesaggio, può essere istruttivo confrontare i progetti
per le “Canyon Houses” (dal 1951) con alcuni lavori di Ellwood
e in particolare con i suoi progetti per la “Week end house” (San
Luis Obispo Ca., 1967–68) e per la “Bridge house” (1968),
e per quanto riguarda le opere costruite l’Art Center College a
Pasadena del 1970–76, di cui«Casabella» si è approfonditamente
occupata nel numero 664 del febbraio 1999.
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MARCO INTROINI
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MARCO INTROINI
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Ludwig Hilberseimer, prospettive
a volo d’uccello del piano per Chicago,
1940
Ludwig Hilberseimer, bird’s-eye
perspectives of the plan for Chicago,
1940
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Ludwig Hilberseimer, Alfred Caldwell,
City in the Landscape, 1942
Ludwig Hilberseimer, Alfred Caldwell,
City in the Landscape, 1942
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Ludwig Mies van der Rohe e Ludwig
Hilberseimer davanti al plastico
dell’IIT a Chicago
Ludwig Mies van der Rohe and Ludwig
Hilberseimer in front of the model
of the IIT in Chicago
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schizzo di Ludwig Mies van der Rohe
e di Ludwig Hilberseimer del piano
per Lafayette Park a Detroit,
1955 e segg.
sketch by Ludwig Mies van der Rohe
and Ludwig Hilberseimer of the plan
for Lafayette Park in Detroit,
1955 et seq.
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vedute attuali di Lafayette Park
a Detroit
present-day views of Lafayette Park
in Detroit
MARCO INTROINI
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Alfred Caldwell, plastico
di una “Canyon House”, 1951 ca.
Alfred Caldwell, model of a “Canyon
House”, 1951 ca.
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Craig Ellwood, Bridge House, 1968
Craig Ellwood, Bridge House, 1968
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Craig Ellwood, Art Center College
of Design, Pasadena, California,
1970-76
Craig Ellwood, Art Center College
of Design, Pasadena, California,
1970-76
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Si ringraziano Kevin Harrington
ed Edward Windhorst per la
concessione delle illustrazioni (1, 2, 3,
14, 15, 20) tratte dal loro libro Lake
Point Tower. A Design History, Chicago
Architecture Foundation, Chicago
2009 e Marco Introini per le fotografie
(31, 32, 33) realizzate per la mostra
itinerante Lafayette Park, Detroit.
La forma dell’insediamento, curata
da Adalberto Del Bo e Francesca
Scotti, con Maria Vittoria Cardinale
e Stefano Perego, e prodotta
dal Dipartimento di Progettazione
dell’Architettura del Politecnico
di Milano.
Thanks to Kevin Harrington and
Edward Windhorst for granting us
the use of the illustrations (1, 2, 3, 14,
15, 20) from their book Lake Point Tower.
A Design History, Chicago Architecture
Foundation, Chicago 2009, and to
Marco Introini for the photographs
(31, 32, 33) taken for the traveling
exhibition Lafayette Park, Detroit.
La forma dell’insediamento, curated
by Adalberto Del Bo and Francesca
Scotti, with Maria Vittoria Cardinale
and Stefano Perego, and produced
by the Department of Architectural
Design of the Milan Polytechnic.
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DAL 1928
CASABELL A 790
CASABELLA
rivista mensile
monthly magazine
numero 790 / issue 790
n. 6/2010
anno LXXIV / year LXXIV
giugno 2010 / June 2010
redazione
editorial staff
tel 02 215631
fax 02 21563260
[email protected]
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(produzione)
editor
Francesco Dal Co
segreteria di redazione
editorial secretariat
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Arnoldo Mondadori Editore
20090 Segrate – Milano
CASABELLA
via D. Trentacoste 7
20134 Milano
tel 02 215631 con 20 linee ra
fax 02 21563260
rivista internazionale di architettura
pubblicazione mensile / monthly review
registrazione tribunale Milano n. 3108
del 26 giugno 1953
direttore responsabile
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I testi e le proposte di pubblicazione
che pervengono in redazione sono
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scientifico-editoriale, secondo competenze
specifiche e interpellando lettori esterni
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