Il giro del mondo a vela
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Il giro del mondo a vela
“Ma dove vanno i Marinai...” Il vento sale, sale fino a 25-30 nodi. A bordo siamo in tre. Ancora tutto bene fino a quando l’anemometro si ferma segnando 42 nodi, più i nostri 8.5 di velocità fanno oltre 50 nodi di vento. Riduco il genoa a pochi metri quadrati di superficie, per fortuna il mare non è ancora formato. Ogni 10-15 minuti un’onda ci porta all’orza, la barca con un colpo secco di timone ritorna in rotta. Ora navigo nella corsia percorsa delle navi in uscita ed in ingresso a Gibilterra. Mi vedo sfrecciare da ambo i lati questi bestioni che vanno a gran velocità. Capperi ! Poi mi accorgo di essere sotto l’effetto Venturi, errore che terrò sempre in considerazione in un futuro quando mi troverò a navigare tra le isole. I turni di guardia sono di tre ore e sei di riposo. Si balla tutto il giorno e tutta la notte. Il giorno successivo calma piatta. L’alba sarà la più bella di tutto il mio giro del mondo. La nebbia avvolge l’atmosfera, un rosa-rosso crea un’atmosfera irreale, da sogno, sembra di Il giro del mondo a vela Antonio Sanson Socio del Gruppo di Grado S tressato dalla vita quotidiana, trovo una via di fuga nel giro del mondo in barca a vela. Il mio sogno da sempre. Scelta azzeccatissima. 1165 giorni di felicità, senza dimenticare anche dei momenti impegnativi. Parto da Grado l’8 giugno 2013 dopo la cerimonia della partenza organizzata dall’Ammiraglio Alberto Scuz, socio dei Marinai d’Italia, il 3 maggio 2013. 4 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2017 Dopo tre mesi di prove in mare tra la costa croata, la Grecia con una parentesi alle isole Eolie, rotta verso Cagliari a visitare la sede locale dell’ANMI con lo scambio dei classici gagliardetti. Adesso andiamo a Gibilterra, le Colonne d’Ercole ci aspettano. Qui attendo due settimane che il vento giri da est verso ovest. Scelgo l’ora giusta per la partenza aspettando la corrente a favore che mi aiuti nell’uscita in un tratto di mare tempestato di navi. Si calcola che ogni giorno circa cinquecento navi attraversino questo lo stretto nei due sensi. L’ora giusta: le sette del mattino. I bollettini meteo prevedono 10, massimo 15 nodi di vento. Parto a motore, poi qualche nodo di vento accarezza Baimaiself, la mia meravigliosa barca. All’altezza di Tarifa mi trovo ad issare il gennaker. Poi arrivano i 15 nodi in poppa piena, giù il gennaker ed apro il genoa (due vele di prua). essere immersi in una dimensione celestiale. La visibilità si limita a non oltre i cinquanta metri, il mare ora è piatto. Quattro giorni a motore, e altri cinque di vela contro corrente e contro vento ci fanno percorrere le 850 miglia che ci separano dalle Canarie, dove nel mese di dicembre inizierà la traversata dell’Oceano Atlantico. Quotidianamente l’Ammiraglio Alberto Scuz mi invierà il meteo, la cosa che reputo più importante da sapere, e le informazioni su quello che succede in Italia e nel mondo. L’Ammiraglio Scuz, da casa, sarà sempre presente con aiuti, suggerimenti e come comportarmi in taluni casi. Canarie – Caraibi Lascio le Canarie all’inizio di dicembre del 2013 per la traversata dell’Oceano Atlantico. Gli Alisei sono in ritardo. La rotta prevede di avvicinarsi a Capo Verde ma lasciarlo al lasco di sinistra per poi mettere la prua verso i Caraibi, la Martinica, e navigare sul 14° parallelo. A bordo sono assieme a due amici. Pasquale si è preso un mese di ferie per rivivere per la 5° volta questa traversata. Errore! Mai prendere a bordo una persona che abbia un biglietto aereo o qualsiasi altra scadenza. Partiamo da Lanzarote, poco vento, il meteo dice che per la settimana futura il vento girerà da Sud, quindi vento sul naso. Per questo tipo di navigazione bisogna avere tempo e aspettare la finestra meteo propizia, non si dovrebbe andare in oceano di bolina. Unica scappatoia è navigare vicino al Marocco. Partiamo con una buona dose di gasolio che ci assicura dieci giorni di navigazione a motore. Gibilterra Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2017 5 “Ma dove vanno i Marinai...” I lavori sono quasi ultimati. Sembra incredibile come dopo ogni traversata quante cose siano da riparare. Solamente navigando ti rendi conto come ogni giorno si rompa qualcosa, da non crederci e di quanto lavoro ti dia una barca a vela. Ogni giorno devi fare un giro di tutta la barca e vedere che tutto sia in ordine. Tutti i materiali sono sotto sollecitazione e l’ambiente marino è tremendo. Un giorno si rompe il dissalatore, il giorno dopo una sartia, poi è la volta del timone che vibra, sembra non esserci mai pace. Ho incontrato un tecnico che metterà le mani sulla radio SSB. A parte parlare con altri navigatori, non sono mai riuscito a inviare e ricevere mail e soprattutto il meteo. Telefono a mia madre rassicurandola che tutto è andato bene. Lei mi risponde: «Ero così preoccupata che dovevi attraversare quel canale...». Quel canale è l’Oceano Atlantico! Manca ancora una cosa per tranquillizzare i cari a casa, il satellitare, e così ne acquisto uno, sempre utile per le emergenze oltre che per telefonare a casa; infatti la maggior parte del credito sarà per chiamare loro. Ci guardiamo per bene il meteo prima di partire e dice che tutto và bene a parte al largo tra la Colombia ed il Venezuela, esattamente a Capo Galinas, sempre famoso per mare mosso dovuto al basso fondale. Cambusa fatta, salutato amici e parenti in Italia, lavori quasi tutti ultimati, difficilmente si riesce a concludere tutto, a volte per mancanza di tempo, a volte perché non reputiamo tal problema così grave, si può andar avanti comunque. Scegliamo di stare almeno cento miglia al largo della costa sudamericana per pericolo pirati, e chi è che non ha paura? Martinica da San Blas dista millecento miglia. Dopo quattro ore si rivelerà un elettricista e intanto se ne torna a casa con centocinquanta euro... Cambiamo i filtri, cambio olio, filtri e prefiguri gasolio. Oramai sono diventati una routine, ogni 100 ore per l’olio, 200 per il gasolio. I filtri a bordo abbondano in gran quantità. Arriva Claudio, così adesso a bordo siamo in tre. Preferisco navigare con più persone per un fatto di sicurezza e per dividere le tantissime emozioni. Claudio, di tutto il mio giro sarà il marinaio più prezioso che avrò a bordo; mi risolverà un mucchio di cose, dalle riparazioni tecniche, alle pratiche burocratiche mentre io sarò in giro per altro. Scoprirò che è un bravo marinaio, migliore di me e dotato di un’intelligenza avanzata. Partiti. I primi tre giorni saranno di una navigazione tranquillissima, onda quasi inesistente, vento in poppa piena, sempre 15 nodi, corrente a favore e sole, e di notte tantissime stelle stampate su un cielo blu di Prussia, il mio colore preferito. Ed è tutto bello. Di notte, Claudio e Rudi discutono su come si chiamano tali stelle e le loro interpretazioni, io ne capisco quasi nulla, ma imparerò anche quello. Comunque in fatto di astronomia, Claudio ne sa di più. E così cominciamo a conoscere questo fiorentino. Alle Canarie io e Claudio ci siamo messi d’accordo per navigare dalla Martinica fino alla Nuova Zelanda, circa diecimila miglia. Bene avere a bordo una persona che ti stia per così lungo tempo a bordo, senza cambiar spesso equipaggio a insegnare ogni sistema che adotto in barca che va dalla cucina ai turni di guardia a tutto il resto. A metà oceano arriveranno i groppi. Ogni giorno ne prenderemo dai tre ai cinque. Passerà anche questo. La notte del 13 gennaio si intravedono le luci della Martinica. Il mattino, prima di arrivare in banchina, un piovasco tremendo. Buon giorno Caraibi! Martinica - San Blas Per cinque giorni saremo sempre a motore, trenta miglia dalla costa africana. Poi arriva un po’ di venticello che per due giorni ci fa avanzare a vela. Arrivano gli Alisei, scoppiano all’improvviso. Decidiamo di fermarci a Capo Verde per cambusa e gasolio. Nove giorni per percorrere 850 miglia non è poco e non sappiamo cosa ci aspetterà. Arriviamo all’isola di San Antao con oltre trenta nodi in poppa. Sosta di poche ore e poi si riparte. Subito cambio filtri olio e gasolio, andiamo a fare cambusa, ci fermiamo a mangiare qualcosa, doccetta calda, un’occhiata al meteo e... in mezzo all’Atlantico ci sono quaranta nodi con onde sui cinque-sette metri. Bisogna stare fermi e aspettare che le acque si calmino un po’. Trascorre una settimana e Pasquale, causa lavoro, deve tornare a casa. Non ce l’avrebbe mai fatta a raggiungere la Martinica nel mese di ferie che aveva a disposizione. Trascorre ancora una settimana e qualcosa in meglio è cambiato. Assieme a Rudi trascorro il Santo Natale a Capo Verde, il giorno dopo si parte. Sono già due settimane che siamo in questa isola popolata da gente simpatica, dove ci si arrangia per vivere. Il pesce abbonda ovunque. 26 dicembre, ore 15: Fabrizio ci molla le cime. Adesso siamo in due, sull’isola non ho trovato nessuno che potesse salire a bordo. Ecco perchè dico di non portare nessuno a bordo con un biglietto aereo! In seguito, ripetendo l’errore, mi sono perso l’occasione di visitare isole meravigliose. 6 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2017 2100 miglia ci separano dalla Martinica. Saranno 19 giorni di rollio continuo. Navigheremo solo con genoa e tangone bloccato, e vela che si avvolge rapidamente in caso di groppi o brutto tempo. Scelta azzeccatissima. Navigheremo sempre con venti da Nordest, sempre con 24-28 nodi, navigheremo sempre in sicurezza. Incontreremo navi con le quali scambieremo brevi chiaccherate. Qualcuno dice che siamo dei pazzi a solcare l’Oceano su una barchetta di dieci metri. L’Atlantico oramai è povero di pesce, la pesca abusiva e concessioni assurde da parte di paesi politicamente corrotti, donano permessi a megapescherecci cinesi e giapponesi, praticando una pesca distruttiva e portando via il cibo al loro popolo. In tutta la traversata porterò a bordo solo due doradi, uno il 31 dicembre, così a bordo faremo il cenone, e l‘altro il 1° gennaio 2014 come pranzo di buon anno. Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2017 7 “Ma dove vanno i Marinai...” Cuciniamo a turno e Claudio comincia a conoscere la barca. A bordo mangiamo davvero bene, cibo vero, non come navigatori di altri Paesi che si nutrono per lo più di cibo spazzatura. Gli italiani hanno il merito di stare a tavola; sono i migliori. Con i giorni aumenta un pochino il vento ed in un pomeriggio, Rudi distratto da chi sa che cosa, durante il suo turno di guardia stramba per ben quattro volte, ed in una di queste, si spezza il cimino della ritenuta del boma e piega un candeliere. Questa cosa mi manda su tutte le furie. Non è possibile mentre sei di guardia, entri in coperta e stai lì a farti i fatti tuoi. Adotteremo un sistema di ritenuta che durerà tutto il giro, solamente, di tanto in tanto cambierò le varie cime. La burrasca È ora del mio turno, sono le nove del mattino, metto la testa fuori dall’oblò e dico: burrasca! Vento e onda in poppa piena, onde dai quattro ai sei metri, siamo al largo di Capo Galinas. Sono un po’ impaurito e preferisco avere qualcuno di compagnia che mi dia sicurezza. Arriva un’onda a bordo e fa un bel bagno a Claudio, gli bagna il salvagente, si bagnano i sali e fanno aprire la bomboletta del gas e vedo il salvagente che sta soffocando il povero Claudio che all’inizio ride e poi ha uno sguardo impaurito. Niente di grave, sostituiamo la bomboletta e possiamo dire che questo nuovo sistema di autogonfiaggio funziona. Non si vede orizzonte tutt’intorno se non grosse onde formate dal basso fondale e dal giro di venti che si creano in questa particolare zona. Ho un bel po’ di paura. Non sarà giorno che non avrò almeno un pochino di paura, a volte tanta come in questo caso. Nella seconda parte del mio viaggio, la paura si presenterà poche volte avendo acquistato sicurezza e conoscenza del mare e della mia barca. Secondo me, per conoscere bene la propria imbarcazione c’è bisogno di percorrere tante e tante miglia e trovarsi in diverse situazioni. Baimaiself mi darà tantissime soddisfazioni, e la cosa che mi sorprenderà di più è quando trovandosi in mezzo al brutto tempo, si comporta in sicurezza, impressionante per una barca di soli dieci metri. 8 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2017 Macinando miglia e miglia, imparerò prestissimo, non sbaglierò mai a quanta tela dare alla mia barca navigando in totale sicurezza. È tardo pomeriggio, i ragazzi vogliono mangiare e con difficoltà, ma ce la farò, cucinerò per loro frittata con cipolla e piselli al burro. Chiedo loro se vogliono venire a consumare la cena sottocoperta ma preferiscono starsene in pozzetto. In quel momento arriva un’ondona blu per poppa a inzuppare di acqua di mare la cena; un bel po’ di litri sottocoperta. Scoleremo l’acqua dalle ciotole e avremo una cena particolarmente salata. L’acqua di mare quando entra non si vede subito: i danni, verranno con il tempo. La notte manco a dirlo si balla come essere su un “tagadà”, nessuno riesce a dormire. La mattina dopo sono di turno alle sei, c’è una timida alba sovrastata da un mare gigante. Sono preoccupato e sono solo, i ragazzi dormono o quasi. Sono seduto sulla sinistra, per caso mi giro verso poppa e... vedo un muro gigantesco d’acqua, un’onda incrociata di... dieci, dodici quattordici metri? E chi lo sa, so solo che in una frazione di secondo, essendo già legato, mi aggrappo al primo appiglio, punto con tutta la mia forza i piedi in pozzetto e Sbradabamm! Baimaiself viene “scuoiata” di circa centodieci gradi. Si raddrizza subito. Immediatamente viene fuori Rudie e mi chiede se ci sono ancora... Sottocoperta un disastro, tutte le cose sono volate dappertutto. La paura è stata grande. Se non mi fossi voltato, a quest’ora non sarei qui a raccontarla. Poco dopo valuto i danni: un’altro candeliere piegato e la cappottina strappata che si aggiungono ai lavori da farsi a Panama. Verso sera, per fortuna mare e vento calano. Altri due giorni e saremo alle San Blas. Continua... nnn