Ruby, le feste e il Cavaliere

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Ruby, le feste e il Cavaliere
Fuoritempo
Ruby, le feste e il Cavaliere
Inviato da Piero Colaprico e Giuseppe D'Avanzo
giovedì 28 ottobre 2010
Ultimo aggiornamento sabato 30 ottobre 2010
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Alla
questura di Milano, nello stanzone del "Fotosegnalamento",
c'è solo Ruby R., marocchina. Dire "solo" è un errore,
perché Ruby è molto bella e non si può non guardarla. Se ne sta
sulla soglia, accanto alla porta, e attende che i due agenti in
camice bianco eseguano il loro lavoro, ma è come se occupasse
l'intera stanza. E' il 27 maggio di quest'anno, è passata la
mezzanotte e i poliziotti hanno già fatto una prova: la luce bianca,
accecante, funziona alla perfezione. La procedura è rigorosa, nei
casi in cui un minorenne straniero viene trovato senza documenti:
finiti gli accertamenti sull'identità, se non ha una casa o una
famiglia, sarà inviato, dopo aver informato la procura dei minori,
in una comunità. È quel che gli agenti si preparano a fare, perché
Ruby ha diciassette anni e sei mesi (è nata l'11 novembre del 1992)
e all'indirizzo che ha dato, in via V., non ha risposto nessuno. Era
anche prevedibile: ci abita un'amica che, dice Ruby, è una escort e
se ne sta spesso in giro. All'improvviso, il silenzio dello stanzone
si rompe. Una voce si alza nel corridoio. E, alquanto trafelata,
appare una funzionaria. Chiudete tutto e mandatela via!, è il suo
ordine categorico. Gli agenti sono stupiti. L'altra, la funzionaria,
è costretta a ripetere: basta così, la lasciamo andare, fuori c'è
chi l'aspetta!
Non
è che le cose vanno sempre in questo modo, in una questura. La
ragazza non ha i documenti. Per di più, il computer ha sputato la
sua sentenza: l'anno prima Ruby si è allontanata - era il maggio
del 2009 - da una casa famiglia a Messina, dove vivono i suoi.
Anche il motivo per cui è finita in questura non è una bazzecola: è
accusata di un furto che vale i due stipendi mensili dei poliziotti.
Le
cose sono andate così. Qualche sera prima, una ragazza che ama la
discoteca, Caterina P., va in un locale con due amiche. Ballano sino
a tardi. Quando lasciano il "privé", si ritrovano insieme
a Ruby R. e tutt'e quattro s'arrangiano a casa di Caterina. La
mattina dopo, mentre Ruby dorme come un sasso, o così sembra, le tre
amiche vanno a fare colazione al bar sotto casa. Al rientro, Ruby non
c'è più, e chi se ne importa. Ma mancano anche tremila euro da un
cassetto e qualche gioiello. Caterina maledice se stessa. Non sa da
dove sia piovuta quella ragazzina, non sa dove abita, non sa dove
cercarla. Il caso l'aiuta. Il 27 maggio il sole è tramontato da un
pezzo e Caterina passeggia in corso Buenos Aires, quando intravede
Ruby in un centro benessere. Chiama subito il 113 e accusa la ladra.
La volante Monforte è la più vicina e la centrale operativa la
spedisce sul posto. Ruby viene presa e accompagnata al
"Fotosegnalamento". Con una storia come questa, ancora
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tutta da chiarire, come si fa a lasciarla andare?
Gli
agenti lo chiedono alla funzionaria. La funzionaria scuote il capo.
Dice: di sopra (dove sono gli uffici del questore) c'è il macello,
Pietro Ostuni (è il capo di gabinetto) ha già chiamato un paio di
volte e vedete (il telefono squilla) ancora chiama. E' la presidenza
del Consiglio da Roma. Dicono di lasciare andare subito la ragazza,
pare che questa qui sia la nipote di Mubarak, non ci vogliono né
fotografie, né relazioni di servizio. Tutti adesso guardano la
ragazza. "E chi è Mubarak?", chiede un agente. Il
presidente egiziano, spiega con pazienza la funzionaria. Che intanto
risponde all'ennesima telefonata del capo di gabinetto, per poi dire:
forza ragazzi, facciamo presto, Ostuni ha detto a Palazzo Chigi che
la ragazza è già stata mandata via.
L'ultimo
affaire o scandalo che investe Silvio Berlusconi nasce dunque tra il
primo piano e il piano terra di via Fatebenefratelli 11, in una notte
di fine maggio. Ha come protagonista una minorenne, senza documenti,
accusata di furto. E come canovaccio ha una stravaganza: la ragazza
viene liberata per l'energica pressione di Palazzo Chigi, che
sostiene sia "la nipote di Hosni Mubarak". Che cosa c'entra
la presidenza del Consiglio con una "ladra"? E perché
qualcuno a nome del governo mente sulla sua identità? Quali sono
stati gli argomenti che hanno convinto la questura di Milano a
insabbiare un'identificazione, in ogni caso a fare un passo storto?
Le anomalie di quella notte non finiscono, perché ora entra in scena
un nuovo personaggio. Attende Ruby all'ingresso della questura.
E'
Nicole Minetti e ha avuto il suo momento di notorietà quando,
igienista dentale di Silvio Berlusconi, a 25 anni è stata candidata
con successo al Consiglio regionale della Lombardia. Nicole sa del
"fermo" di Ruby in tempo reale da un'amica comune. Fa un
po' di telefonate, anche a Roma, e si precipita all'ufficio denunzie.
Chiede di vedere la ragazza. Pretende di portarsela via. Dice che
Ruby ha dei problemi e lei se ne sta occupando come una sorella
maggiore, ma non riesce a superare il primo cortile della questura.
Soltanto quando Palazzo Chigi chiamerà il capo di gabinetto, la
situazione si farà fluida e il procuratore dei minori di turno,
interpellato al telefono, autorizzerà l'affidamento di Ruby a Nicole
e - ora sono quasi le tre del mattino del 28 maggio - le due
amiche si possono finalmente allontanare.
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Che
cosa succede dopo lo spiegherà Ruby, ma in un interrogatorio che
avviene due mesi più tardi: a luglio, quando l'affaire sminuzzato in
questura si materializza. Prima al tribunale dei minori e, subito
dopo, alla procura di Milano, dinanzi al pool per i reati sessuali.
Una volta in strada Nicole, sostiene Ruby, chiama Silvio Berlusconi:
è stato Silvio a dirle di correre in questura; è stato Silvio a
raccomandarsi di tenerlo informato e di chiamare appena la cosa si
fosse chiarita. Ora che è finita l'emergenza, Nicole spiega, ride
alle carinerie del premier e poi passa il telefono direttamente a
Ruby. Silvio mi dice così: non sei egiziana, non sei maggiorenne, ma
io ti voglio bene lo stesso. Da allora non l'ho più visto, ma in
questi mesi ci siamo sentiti ancora per telefono.
Ora
bisogna spiegare quali sono i rapporti di Ruby con Silvio Berlusconi
e non è facile, perché il loro legame viene ricostruito in
un'indagine giudiziaria che deve chiarire (lo ha fatto finora
soltanto parzialmente e in modo non esaustivo o definitivo) quando la
giovanissima Ruby dice il vero e quando il falso. E' un'inchiesta
(l'ipotesi di reato è favoreggiamento della prostituzione) in cui il
premier non è indagato, anche se gli indagati ci sono e sono tre:
Lele Mora, Nicole Minetti, Emilio Fede. Anzi, il premier potrebbe
diventare addirittura parte lesa, perché prigioniero di un ricatto,
vittima di una calunnia o addirittura perseguitato da un'estorsione.
Per
evitare gli equivoci molesti disseminati in questi giorni, conviene
dire subito che dinanzi ai pubblici ministeri Ruby esclude di aver
fatto sesso con il capo del governo. Come confessa di aver mentito a
Berlusconi: gli ho detto di avere ventiquattro anni e non
diciassette. Nicole sapeva che ero minorenne e poi anche Lele, Lele
Mora, lo ha saputo. Ruby però racconta delle sue tre visite ad
Arcore, delle feste in villa e delle decine di giovani donne famose o
prive di fama - molte escort - che vi partecipano. La minorenne
fa entrare negli atti giudiziari un'espressione inedita, il "bunga
bunga". Viene chiamata in questo modo l'abitudine del padrone di
casa d'invitare alcune ospiti, le più disponibili, a un dopo-cena
erotico. "Silvio (lo chiamo Silvio e non Papi come gli
piacerebbe essere chiamato) mi disse che quella formula - "bunga
bunga" - l'aveva copiata da Gheddafi: è un rito del suo harem
africano".
Ruby
è stata interrogata un paio di volte a luglio, è però in un
interrogatorio in agosto che esplicitamente comincia a raccontare
meglio i suoi rapporti con Berlusconi, Fede, Mora e Nicole Minetti.
Conviene darle la parola. Sostiene Ruby che poco più di un anno fa
- era ancora in Sicilia - conosce il direttore del Tg4. Emilio
Fede è il presidente e il protagonista della giuria di un concorso
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di bellezza. Come già è accaduto nell'autunno del 2008 con Noemi
Letizia, il giornalista, 79 anni, è amichevole e affettuoso con
Ruby. Si dà da fare per il suo futuro, presentandole Lele Mora. Le
dice che Lele l'avrebbe potuta aiutare, se avesse avuto voglia di
lavorare nel mondo dello spettacolo. Non è che la minorenne rimugini
più di tanto quest'idea che estenua e tormenta quante ragazzine
senz'arte né parte. E' un'opportunità, non vuole perderla. Taglia
la corda. Arriva a Milano. Cerca subito Lele.
Per
cominciare, Mora la indirizza in un disco-bar etnico, ospitato in un
sotterraneo sulla via per Linate. Ruby è una cubista. Dice: niente
di trascendentale, anzi, la cosa più eccentrica che faccio è la
danza del ventre, che ho imparato da mia madre. Dal quel cubo
colorato, Milano è ancora più magnifica e scintillante. Manca tanto
così alla trasformazione di Ruby R.. Ancora uno o due passi e la sua
vita può farsi concretamente fortunatissima, soprattutto se c'è di
mezzo il frenetico attivismo di Emilio Fede.
E'
il 14 febbraio, giorno di San Valentino. Ruby ha 17 anni e
novantacinque giorni. Arriva a Milano dalla povertà e dalle minestre
della comunità. In quel giorno, dedicato agli innamorati, entra ad
Arcore, a Villa San Martino: è un bel colpaccio, per chi a tutti gli
effetti può essere definita una "scappata di casa". La
minorenne la racconta, più o meno, così: mi chiama Emilio e, dice,
ti porto fuori. Non so dove, non mi dice con chi o da chi. Passa a
prendermi con un auto blu. Salgo, filiamo via scortati da un gazzella
dei carabinieri verso Arcore. Non entriamo dal cancello principale,
dove c'erano altri carabinieri, ma da un varco laterale. Vengo
presentata a Silvio. E' molto cortese. Ci sono una ventina di ragazze
e - uomini - soltanto loro due, Silvio ed Emilio.
(Ruby
fa i nomi delle ospiti. C'è intero il catalogo del mondo femminile
di Silvio Berlusconi: conduttrici televisive celebri o meno note,
star in ascesa, qualcuna celeberrima, starlet in declino, qualche
velina, più di una escort, due ministre, ragazze single e ragazze in
apparenza fidanzatissime, e Repubblica non intende dar conto dei
nomi).
A
Ruby quel mondo da favola resta impresso, anche per un piccolo
dettaglio davvero degno di Cenerentola. Cenammo, ricorda, ma non
rimasi a dormire. Dopo cena, andai via. Alle due e mezza ero già a
casa. Con un abito bianco e nero di Valentino, con cristalli
Swarovski, me l'aveva regalato Silvio. La seconda volta, continua il
racconto di Ruby, vado ad Arcore il mese successivo. Andai con una
limousine sino a Milano due, da Emilio Fede, e da lì, con un'Audi,
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raggiungemmo Villa San Martino. Silvio mi dice subito che gli sarebbe
piaciuto se fossi rimasta lì per la notte. Lele mi aveva anticipato
che me lo avrebbe chiesto. Mi aveva anche rassicurato: non ti
preoccupare, non avrai avance sessuali, nessuno ti metterà in
imbarazzo. E così fu. Cenammo e dopo partecipai per la prima volta
al "bunga bunga". (Questo "gioco", onomatopeico e
al di là del senso del grottesco, viene descritto da Ruby agli
esterrefatti pubblici ministeri milanesi con molta vivezza,
addirittura con troppa concreta vivezza. Si diffonde nelle modalità
del sexy e maschilista cerimoniale che è stato raccontato da
Mu'ammar Gheddafi e importato tra le risate ad Arcore. Ruby indica
che cosa si faceva e chi lo faceva - un lungo elenco di nomi
celebrati e popolari, in televisione o in Parlamento).
Io,
continua Ruby, ero la sola vestita. Guardavo mentre servivo da bere
(un Sanbitter) a Silvio, l'unico uomo. Dopo, tutte fecero il bagno
nella piscina coperta, io indossai pantaloncino e top bianchi che
Silvio mi cercò, e mi immersi nella vasca dell'idromassaggio. La
terza volta che andai ad Arcore fu per una cena, una cosa molto ma
molto più tranquilla. Quando arrivai Silvio mi disse che mi avrebbe
presentata come la nipote di Mubarak. A tavola c'erano - sostiene
- Daniela Santanché, George Clooney, Elisabetta Canalis.
Dice
il vero, Ruby? O mente? E' il rovello degli investigatori. Che hanno
un quadro appena abbozzato sotto gli occhi: giovani donne, che Ruby
definisce escort, sono contattate dal trio Lele, Emilio e Nicole per
partecipare alle feste di Villa San Martino, dove qualche volta i
party si concludono con riti sessuali che sono adeguatamente
ricompensati dal capo del governo, con denaro contante o gioielli.
Quanto è credibile il racconto di Ruby? Per venirne a capo,
l'inchiesta deve innanzitutto dimostrare che la minorenne abbia
davvero conosciuto Silvio Berlusconi e sia stata davvero ad Arcore.
Ruby offre quel che le appaiono incontrovertibili conferme.
Mostra
i gioielli avuti in regalo da Silvio Berlusconi: croci d'oro,
collane, orecchini, orologi e orologi con brillanti (Rolex, Bulgari,
Dolce&Gabbana, ma anche altri dozzinali con la scritta "Meno
male che Silvio c'è" o con lo stemma del Milan), haute couture,
un'auto tedesca. Ruby sostiene di aver ricevuto dal capo del governo
più di 150mila euro (in contanti e in tre mesi) e soprattutto una
promessa: Silvio assicurò che mi avrebbe comprato un centro
benessere e mi invitò a dire in giro che ero la nipote di Mubarak.
Così avrei potuto giustificare le risorse che non mi avrebbe fatto
mancare.
Non
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c'è dubbio che ci sia un'incongruenza: nonostante la leggendaria
generosità di Berlusconi, tanto denaro contante, tanti gioielli e
promesse appaiono sproporzionati all'impegno di tre soli incontri. Ma
qualche riscontro diretto alle parole di Ruby é stato afferrato. Il
suo telefonino cellulare il 14 febbraio è "posizionato"
nella "cella satellitare" di Arcore. Un paio di gioielli in
suo possesso - è vero anche questo - sono stati acquistati da Silvio
Berlusconi. Le indagini hanno accertato anche quanto rasentava
l'incredibile: e cioè che le giovani donne ospiti di Villa San
Martino, come alcuni degli indagati, usano, nei loro colloqui,
l'espressione gergale e arcoriana del "bunga bunga".
Sono
conferme ancora insufficienti? Il capo del governo e gli indagati
sono a conoscenza dell'indagine fin da quella prima notte di maggio
in questura e la monitorano passo passo. Il premier, descritto molto
inquieto, ha affidato a Nicolò Ghedini la controffensiva. Da
settimane accade questo. Una segretaria di Palazzo Chigi convoca le
giovani ospiti del premier in un importante studio legale di via
Visconti di Modrone per affrontare, con Ghedini, la questione delle
"serate del presidente". Le ospiti di Villa San Martino non
si sorprendono dell'invito, prendono nota con diligenza dell'ora e
dell'indirizzo. Sono indagini difensive che, come è accaduto in
altre occasioni - per il caso d'Addario, ad esempio - vorranno
dimostrare che Silvio Berlusconi non ha nulla di cui vergognarsi; che
quelle serate non hanno nulla di indecente o peccaminoso; che quella
ragazza, la Ruby, è soltanto una matta o, forse peggio, una
malandrina che sta ricattando il premier, magari delusa nel suo avido
sogno di facile ricchezza.
Nonostante
la sua contraddittoria provvisorietà, questa storia non ha solo a
che fare con l'inchiesta giudiziaria, forse già compromessa da
un'accorta fuga di notizie. Sembra più importante osservare ciò che
si scorge di politicamente interessante: Berlusconi c'è "ricascato".
E qui incrociamo una questione che non ha nulla a che fare con il
giudizio morale (ognuno avrà il suo), ma con la responsabilità
politica. Dopo la festa di Casoria e le rivelazioni degli incontri
con Noemi Letizia allora minorenne, dopo la scoperta della cerchia di
prosseneti che gli riempie palazzi e ville di donne a pagamento, come
Patrizia D'Addario, questo nuovo progressivo disvelamento della vita
disordinata del premier, e della sua fragilità privata, ripropone la
debolezza del Cavaliere. Il tema interpella, oggi come ieri, la
credibilità delle istituzioni. Il capo del governo è ritornato a
uno stile di vita che rende vulnerabile la sua funzione pubblica. Le
sue ossessioni personali possono esporlo a pressioni incontrollabili.
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Qualsiasi
ragazzina o giovane donna che ha frequentato i suoi palazzi e ville e
osservato le sue abitudini può, se scontenta, aggredirlo con ricatti
che il capo del governo è ormai palesemente incapace di prevedere.
Dove finiscono o dove possono finire le informazioni e magari le
registrazioni e le immagini in loro possesso (Ruby racconta che
spesso "le ragazze" fotografavano con i telefonini gli
interni di Villa San Martino)? Quante sono le ragazze che possono
umiliare pubblicamente il capo del nostro governo? È responsabile
esporre il presidente del Consiglio italiano in situazioni così
vulnerabili e pericolose per la sicurezza dell'istituzione che
rappresenta?
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