pornocrazia - Cerchio Aperto
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pornocrazia - Cerchio Aperto
PORNOCRAZIA Testo tratto da http://liberthalia.wordpress.com Immagini taroccate di Edoardo Baraldi – Foto web site Hai voglia a cercare di parlar d‟altro! Hai voglia a volerlo considerare un fenomeno terminale, avviato al tramonto per trapassati limiti d‟età… A 74 anni suonati, il Papi nazionale riesce ancora a stupire, assurto a barzelletta vivente di una Italietta postribolare perennemente arrapata. Oramai ci eravamo (quasi) abituati alle transumanze settimanali del Pornonano nelle dacie russe dell‟amico Putin, alle ammucchiate sull‟omonimo “lettone”, ai festini organizzati nella sua tripla dozzina di ville, agli spettacolini carioca di lap-dance, agli sciami di farfalline, con l‟immancabile seguito di lenoni e prosseneti per il rifornimento delle primizie di stagione e di primo pelo al mercato mercenario della carne… Ma il bunga-bunga davvero le supera tutte, segnando un nuovo primato nella pornocrazia berlusconiana. Intendiamoci, da privato cittadino, il Signor B. ha tutto il diritto di improvvisare „fantasie africane‟ importate da Gheddafi ed intrattenere incontri ravvicinati col gentil sesso a cadenza multipla, secondo una condotta di vita che certi arcigni porporati definirebbero “disordinata” salvo poi relativizzare il contesto in base al potente di turno… Tuttavia, per nostra disgrazia, il Signor B. è soprattutto un personaggio pubblico, con un preciso ruolo istituzionale. Le sue azioni, lungi dal rimanere circoscritte nella sfera privatistica, hanno immediata risonanza pubblica e, quel che è peggio, si riflettono sull‟Italia tutta, condizionandone l‟immagine all‟estero. Per parafrasare un dialogo tratto da “Il Gladiatore”, il celebre film di Ridley Scott: Come pronuncerà il suo nome il mondo negli anni a venire? Sarà noto come il Corruttore? Il Puttaniere? Il Sessuomane? O forse il Porco? E per che cosa sarà ricordato? Per le scarpe col rialzo? La bandana? I trapianti di capelli? Le spennellate di cerone? Le barzellette? Le gaffes internazionali a ciclo continuo? Le leggi ad personam? Gli scandali sessuali? Non è passato nemmeno un anno dall‟ambigua tresca con Noemi Letizia (eppure gli è costata un divorzio), che l‟ingrifato „vecchione‟ sempre a caccia di nuove „Susanne‟ in erba già ricasca nell‟incontrollabile vizietto, a riprova che il morboso interesse per le ragazzine minorenni non è una mania ma una malattia. Pare che la „Bella‟ di Casoria avesse conquistato la „Bestia‟ di Arcore per la sua “purezza” virginale… Noemi Letizia Nel caso della prosperosa ragazzina marocchina, il pezzo forte sembrerebbe connesso alle serate consacrate ai rituali scoperecci del Bunga-Bunga, una presunta pratica tribale che lo “Urban Dictionary” del 2004 spiega così: Savagely brutal anal gang-rape. Fabled punishment for trespassing on the tribal land of a fictitious African tribe Questa sorta di passione alla Brass per il famoso “lato B” delle donne, che sembra dominare le fantasie erotiche dell‟anziano Pornonano, era già stata denunciata a Paolo Guzzanti Mariastella Gelmini suo tempo dal senatore (ex PdL) Paolo Guzzanti. Variante politica del Cugino IT, astioso trombone liberale da inizi „900, il senatore Guzzanti è stato il valvassino riottoso, intenzionato a rivendicare l‟autonomia baronale nella monarchia assoluta di Re Silvio, divenendo vittima inconsapevole di un equivoco generato dalla confusione dei ruoli… Tipico „domestico‟ che si crede „consigliere‟, nella superbia di un‟autostima illimitata, tende a sopravvalutare la sua posizione; preso atto della propria irrilevanza, nell‟Ottobre del 2008 se ne va via dalla reggia del sovrano, sbattendo sdegnosamente la porta. Il 04/08/2009, dalle pagine del suo blog, il Guzzanti senior si lascia andare ad uno sfogo patriottardonazionalistico contro la Russia di Putin, sputando però tutto il suo astio contro la “mignottocrazia” emergente, con un supplemento aggiuntivo di commenti. All‟epoca della sua pubblicazione, il post dell‟inkazzoso Guzzanti ci era sembrato il frutto amaro del livore di un Narciso frustrato e pertanto non ne avevamo tenuto conto, archiviandolo tra le menate estemporanee di cui la rete è prodiga. Tuttavia, appassionati ad ogni espressione del trash, avevamo conservato una copia… Certo, a rileggere quelle parole cariche di rancore, il testo assume oggi tutt‟altro significato. Sarà forse il caso di rivalutare quello che sembrava un pettegolezzo dai risvolti inquietanti: «Ho inoltre lasciato Berlusconi – prima ancora dei casi che ora sono sui giornali – per il suo atteggiamento puttaniero di disprezzo per le donne, tutte le donne, essendo un gran porco e una persona che ha corrotto la femminilità italiana schiudendo carriere impensabili a ragazze carine che hanno imparato solo quanto sia importante darla alla persona giusta al momento giusto, sollecitate in questo anche dalle madri, quando necessario. Quest’uomo ai miei occhi corrompe la gioventù e mina le basi della società minando il rispetto nei confronti della donna. Ciò è avvenuto in concomitanza delle voci, che io ho potuto verificare come purtroppo attendibili (non prove, ovviamente, altrimenti le avrei presentate io), secondo cui un famoso direttore ha mostrato e fatto leggere a un numero imprecisato di persone (deputati e deputate di Forza Italia per lo più) i verbali che tutti i direttori di giornale hanno, ma che avrebbero deciso di non usare su sollecitazione del Presidente Napolitano. Si tratta di trascrizioni da intercettazioni avvenute nell’ambito dell’inchiesta di Napoli e poi fatte distruggere da Roma, in cui persone che ora ricoprono cariche altissime si raccontano fra di loro cose terribili che la decenza e la carità di patria mi proibiscono di scrivere, anche se purtroppo sono sulla bocca di coloro che hanno letto i verbali. Io ne conosco almeno tre. Mara Carfagna Daniela Santanché Michela Brambilla (…) Io dico, e lo confermo, che le cose che mi sono state raccontate da più fonti (e io sono uno dei mille e più di mille raggiunto dai dettagliati resoconti di chi ha letto) sono assolutamente disgustose: rapporti anali non graditi, ore e ore di tormenti in attesa di una erezione che non fa capolino, discussioni sul prossimo set, consigli fra donne su come abbreviare i tormenti di una permanenza orizzontale pagata come pedaggio. I dettagli sono centinaia e non sono io che li nascondo, perché io sono soltanto uno cui alcuni lettori dei verbali (persone serissime, uomini e donne, tutti della stessa area di centro destra) hanno raccontato ciò che hanno letto, ovviamente con una massiccia concordanza dei dettagli stessi.» Paolo Guzzanti (04/08/09) Il resto è cronaca recente… Come ormai tutti sanno, tra la notte tra il 27 ed il 28 Maggio 2010, nella Questura milanese si consuma lo psicodramma, con tanto di abuso di potere. Karima Keyek, in arte Ruby Rubacuori, è una ragazzina errante, senza fissa dimora, di origini marocchine, con grandi ambizioni e pessime frequentazioni, allontanata dalla casa paterna in Sicilia, fuggitiva dal centro protetto in cui è stata ospitata, infine arrestata per furto a Milano. Per il pronto rilascio della signorina Keyek, si mobilita niente meno che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con ulteriore contributo del suo capo-scorta e di un consigliere PdL della Regione Lombardia. A Milano, Karima/Ruby è finita seguendo il carrozzone circense di Lele Mora, guadagnandosi da vivere con serate in discoteca, come “ragazza-immagine”, ed altri impieghi non meglio definiti. Per di più, pare che la ragazzina sia entrata nel circuito di Mora, su segnalazione di Emilio Fede. Emilio Fede Sobria figura del giornalismo italiano, esperto in concorsi di bellezza, il Fido nazionale è lo stesso che un paio di anni fa, per una pura coincidenza, aveva dimenticato il book fotografico con le caste immagini di Noemi Letizia sulla scrivania del capo, ovvero il caro leader Silvio. E soltanto per uno strano capriccio del caso, stando alle rivelazioni della diretta interessata, Ruby sarebbe stata condotta nel villone di Arcore, accompagnata dallo stesso Fede, incassando 5.000 euro ed altre regalie per il disturbo. Sembrerebbe che in queste serate il bunga-bunga sia parte dell‟intrattenimento degli ospiti. Sicuramente conserva il recapito telefonico del “Presidente del Consiglio italiano” e, all‟occorrenza, non esita ad usarlo per chiedere aiuto al suo potente anfitrione… Infatti, durante la notte del fermo della ragazza nella Questura meneghina, Berlusconi in persona telefona al Capo di Gabinetto della Questura, Pietro Ostuni, caldeggiando la liberazione della ragazza, come si evince dal rapporto di servizio: [Pubblichiamo la foto non pixelata perché a partire dall’1 novembre 2010 Karima El Mahroug in arte Ruby Rubacuori è ufficialmente maggiorenne.. Auguri!] «Dottore, volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri.» Nicole Minetti (nelle foto sopra e sotto), ex igienista dentale del San Raffaele, anni di danza alle spalle con sporadiche comparsate televisive (Scorie; Colorado Café) è una delle ultime new entry nel vivaio personale del premier, che le ha fatto trovare una candidatura sicura al consiglio regionale della Lombardia. Con i suoi 25 anni, la ragazza ha indubbie qualità nascoste che, opportunamente scoperte e valorizzate, vengono subito notate dall‟occhio esperto del Sultano brianzolo, che di un bravo igienista ha certamente bisogno.. ma mentale! La Minetti si presenta quindi in Questura accompagnata, non si sa a quale titolo, da certa Michelle Conceicao Santos Oliveira, 32enne brasiliana, ufficialmente cubista… Quindi, imbeccata dal “buon padre di famiglia” che dal telefono non perde un solo atto dell‟intera vicenda, la neo-consigliera in prestito alla Presidenza del Consiglio si offre di prendere in affidamento la piccola Ruby, facendo da garante presso le autorità di polizia. Nicole Minetti non fa in tempo a firmare le carte dell‟avvenuto rilascio che una volta fuori dagli uffici della Questura appioppa subito la minorenne Karima/Ruby, alla sua accompagnatrice brasiliana dall‟incerto mestiere, per defilarsi il prima possibile nel cuore della notte, dopo aver naturalmente rassicurato il Grande Capo dell‟avvenuta consegna. Inutile dire che la povera Nicole, per eccesso di zelo e per troppo fretta di togliersi dall‟imbarazzante impiccio in cui padron Silvio l‟ha cacciata, è quella che rischia le conseguenze più gravi della notte brava alla Questura, giacché a suo carico potrebbe profilarsi il reato di favoreggiamento della prostituzione e sottrazione di minore. Niente male per una promettente carriera politica, appena agli inizi, all‟ombra della pesante protezione del Sultano. D‟altra parte i poliziotti della Questura milanese, nell‟esaudire i desiderata imperiali, incorrono in una serie di anomalie procedurali: 1) pare non procedano alla fotosegnalazione di rito, obbligatoria nelle fattispecie di reato, come nel caso della 17enne Ruby; 2) allertano il giudice minorile ma non tengono in alcun conto le disposizioni (obbligatorie) del medesimo: affido in comunità, o permanenza notturna in Questura qualora non ci sia immediata disponibilità nelle strutture protette; 3) nessuno dei funzionari coinvolti pensa minimamente di contattare i servizi sociali. Non il questore Vincenzo Indolfi, non il capo-gabinetto Pietro Ostuni, non il commissario-capo Iafrate, osano contraddire la versione dell‟Imperatore, anche quando ormai la nazionalità, i natali, e la famiglia naturale dell‟intraprendente Ruby sono ormai evidenti a tutti, risultando palese il contrasto con le panzane spacciate al telefono da un preoccupato Pornonano. 4) Contro ogni evidenza, la sedicente nipotina di Mubarak, viene rimessa in strada ed alloggiata nel seminterrato di una conoscente brasiliana, attiva nel circuito notturno. Naturalmente, questo è il comportamento tipico di ogni “buon padre di famiglia”, degno di questo nome. E davvero Re Silvio non comprende dove sia il problema. Di seguito alcune donne dell’harem berlusconiano ora in politica o nel show business Adriana Verdirosi Barbara Guerra Eleonora Gaggioli Elisa Sergi Fiorella Rubino Graziana Capone Lucia Nunez Barbara Matera Michaela Biancofiore Cristina Sgarbossa Cristina Ravot L'abuso di potere di GIUSEPPE D'AVANZO La Repubblica, 1 novembre 2010 È ancora possibile, a volte, distinguere tra ciò che accade e ciò che la politica narra. Detto in altro modo, separare i fatti dalle fabbricazioni spettacolari e pubblicitarie del potere che ci trasformano in passivi consumatori di favole. Il "caso di Ruby" è una di queste occasioni. Nel calderone si avvistano gli ingredienti primi del sistema (o regime) berlusconiano: l'abuso di potere e la menzogna. Li troviamo in coppia, intrecciati - abuso di potere e menzogna - in tutti i capitoli di questa storia. Primo capitolo. Berlusconi al telefono. Ruby, da oggi maggiorenne, è una sua giovanissima amica. Frequenta Villa san Martino ad Arcore. Anima le serate del Cavaliere. È esuberante, instabile, incapace di tenersi fuori dai guai. Quando finisce in questura e Ruby lo chiama (o fa chiamare), il presidente del Consiglio è scosso da un'inquietudine che, all'esterno, appare irragionevole. Se non fosse il premier, i motivi della frenesia sarebbero fatti suoi. Governa e il suo stato d'animo turbato diventa interesse pubblico. A maggior ragione quando, abusando del suo potere, chiama ripetutamente il capo di gabinetto della questura di Milano per esigere che la ragazza sia affidata a "un'incaricata della presidenza del consiglio dei Ministri", Nicole Minetti, invocando con una menzogna la ragion di Stato: quella ragazza è la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Secondo capitolo. I trucchi in questura. Messa sotto pressione, intimidita, la burocrazia adotta il codice che patisce: abuso di potere e menzogna. È un abuso deformare le prassi consolidate per venire incontro alle pretese del capo del governo. Ruby è un soggetto fragile. È una minore, senza famiglia, senza documenti, senza casa, senza fonti di reddito accertate, imprigionata in un ambiente arrischiato. Il pubblico ministero chiede che la polizia rintracci una comunità protetta dove possa essere sempre reperibile. Se non c'è posto, non lasci la questura: la ragazza deve essere custodita in sicurezza. L'arrivo di Nicole Minetti, "incaricata della presidenza del consiglio dei Ministri", non appare una ragione per cambiare idea: una volta identificata, Ruby dovrà andare in comunità. Ecco allora che, per rimuovere l'ostacolo della disposizione del magistrato - che è poi l'ostacolo della legge, è la legalità - burocrati di rango mentono. Riferiscono al magistrato la menzogna del premier (è la nipote di Mubarak), poi mentono in proprio. Inventano che il magistrato sia d'accordo ad affidare Ruby a Nicole Minetti. È una falsità che scrivono nei loro rapporti interni e nelle relazioni che inviano al capo della polizia e al ministro dell'Interno. Terzo capitolo. Gli interrogatori di Ghedini. Abuso di potere e menzogna si intravedono anche nell'attività dell'avvocato del premier Niccolò Ghedini. L'entourage di Berlusconi - quello "notturno": Lele Mora, per fare un nome - sa che Ruby è stata più volte interrogata dalla procura di Milano in luglio e ancora in agosto. Che cosa ha detto? Ci si può fidare di quel che racconta quella scapestrata ragazza a Lele Mora e a sua figlia Diana? E se non dicesse tutto, dopo aver detto troppo o tutto là dentro, in procura? Il premier, molto agitato, affida a Niccolò Ghedini il contrattacco cautelativo. Una segretaria di Palazzo Chigi convoca le giovani ospiti del premier nello studio legale Vassalli in via Visconti di Modrone a Milano per affrontare la questione delle "serate del presidente". Quel che Ghedini ha dunque l'incarico di proteggere sono "le serate" di Silvio Berlusconi. Deve raccogliere da quelle giovani donne dichiarazioni giurate che confermino quel che il Cavaliere va dicendo: si rilassa a volte, come è giusto che sia, ma in cerimonie che non hanno nulla di scandaloso o perverso. Sono "testimonianze" necessarie per evitare al premier altro discredito. La procura di Milano indaga per favoreggiamento della prostituzione Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti. Berlusconi teme che la prostituzione, ipoteticamente favorita dai suoi tre amici, abbia il teatro proprio a Villa San Martino nelle "serate rilassanti" che il Cavaliere organizza. Non si rintraccia alcun reato per il capo del governo. Anche nell'ipotesi peggiore, egli sarebbe l'"utilizzatore finale", come direbbe Ghedini. Anche se si scoprisse che le sue ospiti sono minorenni, nessun problema penale: l'utilizzatore non è tenuto a conoscere l'età della sua ospite. È fuori di dubbio, però, che se si dimostrasse che la villa del capo del governo è stato il palcoscenico della prostituzione predisposta dagli indagati l'onore, la dignità, il decoro del padrone di casa (e utilizzatore finale) riceverebbero una severa mazzata. Ecco allora la missione di Ghedini. Interrogare le ragazze, raccogliere i loro ricordi e lasciarle dire con buon anticipo dell'innocenza di quelle occasioni. Ghedini può farlo. La sua iniziativa è ineccepibile perché l'art. 391-nonies del codice di procedura penale regola "l'attività investigativa preventiva" del difensore "che ha ricevuto apposito mandato per l'eventualità che si instauri un procedimento penale". Nell'eventualità che Berlusconi sia indagato, Ghedini già prepara le prove non solo dell'estraneità del Cavaliere, ma dell'insussistenza del "fatto". Fin qui, la forma è rispettata, ma la sostanza della storia può essere ragionevolmente raccontata alla luce del binomio abuso di potere/menzogna. Occorre un pizzico di senso comune. Decine di ragazzine, ragazze, giovani donne, che hanno partecipato ai "bunga bunga" presidenziali, sono convocate - ora addirittura a Villa San Martino - e trovano Ghedini. L'avvocato chiede: mi racconta che cosa accade alle serate del presidente? Sono appuntamenti innocenti o peccaminosi? Si fa sesso? Lei ha fatto sesso con il presidente? Quelle poverette non hanno né arte né parte. Hanno una sola ambizione: fare televisione, apparirvi. Sono addirittura in casa del grande tycoon. Come dire, a un metro dal cielo. Arrivate a quel punto, potrebbero mai dire una parola storta contro o sul conto del presidente del Consiglio? In questi interrogatori "preventivi", nella figura di chi li ottiene, nel luogo stesso in cui si raccolgono, si può avvertire una violenza, s'avvista un abuso di potere. È concreto il rischio che possa essere soffocata la libertà morale delle interrogate, la loro libertà di determinarsi "spontaneamente e liberamente". Come è ragionevole credere che i loro racconti potrebbero diventare tasselli della Grande Menzogna che dovrebbe tirar fuori Berlusconi dal pozzo nero in cui ha voluto cacciarsi. Abuso di potere e menzogna, come sempre.