invito al via ggio

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invito al via ggio
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per essere informati, per difendere la libertà
di circolare e sostare con l’autocaravan.
CON IL VERSAMENTO ATTIVI QUANTO SEGUE:
• Fruisci degli sconti e promozioni previsti per l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti.
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RCA di ben 50 milioni di euro. Sconti e promozioni
per autocaravan, auto, moto, vita, lavoro, ecc .
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previste dall’UNICRAL-BOX, il portale nazionale dei
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• Ricevi aggiornamenti e informazioni grazie ai siti
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Nazionale Coordinamento Camperisti.
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in autocaravan messa in atto, giorno dopo giorno,
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
INDEROGABILE PUNIRE LO SPRECO
L’amministrazione comunale di Inzago, nel luglio dello scorso anno, aveva
emanato un’ordinanza anticamper, oggettivamente illegittima, senza
preoccuparsi di mettere a rischio le risorse pubbliche e private (i costi per
l’acquisto, l’installazione e la rimozione delle segnaletiche stradali nonché gli
oneri creati al Ministero Trasporti e in ultimo il possibile risarcimento dovuto
all’Associazione per quanto messo in campo). L’Associazione Nazionale
Coordinamento Camperisti ne chiedeva l’annullamento nella visione di
autotutela d’ufficio ma l’amministrazione di Inzago restava ferma nelle
proprie illegittime posizioni, costringendo l’Associazione a proporre ricorso
gerarchico avverso l’ordinanza n. 68 del 27 luglio 2012 e il Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti a istruire la relativa procedura.
In occasione del sopralluogo effettuato nel marzo 2013 dal Provveditorato
interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, alla presenza
dell’Avv. Marcello Viganò per l’Associazione Nazionale Coordinamento
Camperisti e del Comandante della Polizia Locale di Inzago, si constatava
l’insussistenza di motivi tecnici alla base dell’ordinanza n. 68/2012. Dopo
settimane dal sopralluogo e continui solleciti da parte dell’Associazione
Nazionale Coordinamento Camperisti, l’amministrazione di Inzago annullava
l’ordinanza n. 68/2012 ma contestualmente emanava una nuova ordinanza
anticamper (n. 45/2013) istitutiva del divieto di sosta permanente con
rimozione forzata dei veicoli con larghezza superiore a 1,90 metri e altezza
superiore a 2,00 metri in tutto il centro storico e nelle vie Boccaccio, Leopardi
e Don Luigi Sturzo. Si badi bene, l’amministrazione di Inzago si limitava a
comunicare all’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti solo
l’annullamento senza alcuna menzione della nuova ordinanza anticamper.
Nonostante la mancanza d’informazione e di correttezza, l’Associazione
Nazionale Coordinamento Camperisti offriva al Comune di Inzago
un’ulteriore possibilità di annullamento nella visione di autotutela d’ufficio:
tutto inutile. Non avendo annullato, costringevano l’Associazione a proporre
un nuovo ricorso gerarchico e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
a sostenere ancora un’altra procedura. Il Provveditorato interregionale alle
opere pubbliche ha già indicato i motivi di illegittimità dell’ordinanza n.
45/2013, confermando una reiterata violazione di legge da parte del Comune
di Inzago.
Vista la crisi economica e la necessità d’investire le risorse per lo sviluppo,
l’Italia ha urgente bisogno di una legge che consenta di agire direttamente
nei confronti della persona fisica che ha – consapevolmente – adottato
un provvedimento illegittimo. Tali pubblici amministratori devono essere
personalmente sanzionati al pari del cittadino che viola la legge.
Per quanto riguarda l’amministrazione comunale di Inzago, l’Associazione
Nazionale Coordinamento Camperisti segnalerà la vicenda alla Corte dei
Conti e pretenderà il rimborso delle spese legali sostenute per le azioni che è
stata costretta a intraprendere.
Pier Luigi Ciolli
SOMMARIO 154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
SOS AUTOCARAVAN
6.
Autocaravan d’epoca
Conviene oppure no?
Tutti i dati per appurarlo
18.
Guasto all’estero
Autocaravan in panne
in Marocco. Che fare?
88.
Dalla fantascienza alla bici
Nuove prospettive di mercato
SICUREZZA
STRADALE
8.
Scoppio pneumatici
Le precauzioni e i consigli in
caso di incidente
24
13.
Pericolo incendi
Il decalogo per tutelare
la vostra autocaravan
INVITO AL VIAGGIO
24.
Ficulle, la città dell’olio
Un raduno per conoscere
i prodotti d’eccellenza
26.
Il Tortél Dóls
Il primo dal cuore dolce della
Bassa Parmense
28.
I luoghi del Delta del Po
Storie e itinerari dal versante
emiliano romagnolo
26
18
In questo numero:
INVITO AL VIAGGIO
33.
Pupi e paladini
A Palermo tra mito,
leggenda e gastronomia
NARRATIVA
40.
Pellegrino a quattroruote
Prima puntata di un viaggio
nei luoghi della fede
REPORTAGE
55.
Intorno al Monte Rosa
Escursioni sul massiccio tra
l’Italia e la Svizzera
64.
Cercando Don Chisciotte
Itinerario sulle orme del
Cavaliere Errante
70.
Tra Crociate e Santo Graal
In viaggio nei Paesi Catari
divieti
autocaravan
76.
I danni degli incompetenti
C’è bisogno di contenere la
disinformazione
80.
Auronzo di Cadore
Il Vicesindaco scambia le
richieste dell’ANCC per
anarchia
33
Le date e/o il programma degli eventi possono cambiare e/o venire annullati;
quindi, il consiglio della Redazione è: prima di partire telefonate ai rispettivi
comitati organizzativi per ricevere aggiornamenti e sapere se prenotando in
anticipo si possono avere dei vantaggi
In copertina la statua equestre di Giovanna d’Arco a Parigi in Place des
Pyramides - © Valerijs Kostreckis - Fotolia.com
Si ringraziano tutti coloro che hanno fornito le foto pubblicate
su questo numero.
SOMMARIO 154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
Preziosi consigli per la tutela e la sicurezza
del proprio mezzo. Le azioni messe in campo
per la libera circolazione e la sosta
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
AUTOCARAVAN D’EPOCA
CONVIENE OPPURE NO?
SOS AUTOCARAVAN
di Pier Luigi Ciolli
Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto delle segnalazioni
che hanno visto coinvolti dei nostri associati in
contenziosi per aver scelto di trasformare la propria
autocaravan in storica e/o d’epoca.
In alcuni casi è stato richiesto l’iscrizione annua di
100 euro, verifiche quadriennali. Inoltre, per la pratica
occorreva scattare molte foto, metterle su di un CD
e spedirle via corriere all’associazione. Non solo ma
offrivano la polizza assicurativa che comportava
l’iscrizione annuale all’ACI, quindi altri 60 euro, oppure
l’applicazione di una tariffa più alta di 100 euro.
Al contrario, in altri casi, dopo la prima e unica verifica,
nella quale le foto e tutta la pratica veniva espletata da
persone dell’associazione, nessuna verifica successiva
e costo annuo di 50 euro.
Abbiamo affrontato il tema con due articoli che sono in
pubblica lettura aprendo:
www.incamper.org/swf_num asp?num=114&startPage=24
www.incamper.org/swf_num.asp?num=121&startPage=100
Con l’occasione ribadiamo che se la convenienza
viene calcolata pensando di risparmiare sulla tassa di
possesso (bollo) e l’assicurazione, tutti sono concordi
che NON CONVIENE. In particolare non conviene
visto che la normale tariffa assicurativa della Vittoria
Assicurazioni SpA è veramente vantaggiosa e permette
un notevole risparmio. Vale ricordare che l’articolo
60 del Codice della Strada, Motoveicoli e autoveicoli
d’epoca e di interesse storico e collezionistico, recita:
“La loro circolazione può essere consentita soltanto in
occasione di apposite manifestazioni o raduni autorizzati,
limitatamente all’ambito della località e degli itinerari
di svolgimento delle manifestazioni o raduni. All’uopo
i veicoli, per poter circolare, devono essere provvisti di
una particolare autorizzazione rilasciata dal competente
ufficio del D.T.T. nella cui circoscrizione è compresa la
località sede della manifestazione o del raduno ed al
quale sia stato preventivamente presentato, da parte
dell’ente organizzatore, l’elenco particolareggiato dei
veicoli partecipanti. Nella autorizzazione sono indicati
la validità della stessa, i percorsi stabiliti e la velocità
massima consentita in relazione alla garanzia di
sicurezza offerta dal tipo di veicolo”.
DA SOSTITUIRE CON LA FOTO IN ALTA DEL n.114
LUG-AGO 2007 pagina 24
66
Sono stati necessari 9 anni
di lotta, a forza
di carte bollate,
ma finalmente
la Suprema
Corte di Cassazione ha
stabilito che, ai
fini del diritto
all’esenzione
dalla tassa di
possesso per
i veicoli tra i
20 e i 30 anni,
è illegittimo il
comportamento delle Regioni
che pretendono
una certificazione sul singolo veicolo da
parte dell’ASI.
Utile leggere l’articolo 214 del Regolamento di
Esecuzione del Codice della strada Motoveicoli ed
autoveicoli d’epoca e l’articolo 215 del Regolamento
di Esecuzione del Codice della strada Motoveicoli ed
autoveicoli d’interesse storico o collezionistico.
PER QUANTO SOPRA
se volete registrare il vostro vecchio veicolo per
passione, procedete consultando internet, partendo
da cosa scrivono su www.asifed.it.
Se volete registrare la vostra vecchia autocaravan per
risparmio, NON FATELO.
RICEVIAMO E DIAMO NOTIZIA
2 luglio 2013 ore 22.34
un socio ci comunica che: Iscrizione ASI & Co. non sono
necessarie, inviandoci la seguente sentenza. http://
www.epocauto.it/index.php?option=com_content&vie
w=article&id=317:breve-commento-alla-sentenza-dicassazione-38372013&catid=1:ultime&Itemid=83
BOLLI AUTO: FINE DI UN MONOPOLIO?
Breve commento alla Sentenza di Cassazione
3837/2013
Sono stati necessari 9 anni di lotta, a forza di carte
bollate, ma finalmente la Suprema Corte di Cassazione
ha stabilito che, ai fini del diritto all’esenzione dalla tassa
di possesso per i veicoli tra i 20 e i 30 anni, è illegittimo
il comportamento delle Regioni che pretendono una
certificazione sul singolo veicolo da parte dell’ASI.
A determinare il diritto all’esenzione sono infatti solo le
delibere annuali emanate dall’ASI quali atti a contenuto
generale e astratto, cioè valide per ogni veicolo, con le
quali dal 2001 viene costantemente attribuito il diritto
all’esenzione a tutti i veicoli costruiti da più di venti
anni, in almeno discrete condizioni di carrozzeria, con
un motore compatibile con quello montato in origine
e con selleria in condizioni almeno decorose.
La sentenza 3837/2013 della Cassazione trae origine
dalla caparbietà del Club Storico Faentino (non
federato all’ASI) e di un contribuente suo associato,
vittima delle illegittime pretese della Regione Emilia
Romagna di una certificazione ASI sulla sua autovettura
del 1983. Club e contribuente che sono stati costretti
dall’ostruzionismo della Regione a percorrere tutti
e tre i gradi di giudizio per potere definitivamente
vedere annullata una cartella esattoriale notificata da
Equitalia e relativa alla tassa di possesso 2004, quando
l’autovettura, conservata in condizioni perfette, già
godeva da un anno del pieno diritto all’esenzione. A
margine valga considerare che l’importo della tassa
di possesso richiesta, naturalmente, risulta irrisorio
rispetto alle spese che è stato necessario sostenere
per ottenere giustizia, in tutti questi anni e gradi di
giudizio.
La Suprema Corte con tale storica sentenza ha stabilito
che il criterio di identificazione dei veicoli storici
è, appunto, generale ed astratto, e che il cittadino
contribuente ha diritto di riconoscere autonomamente
se la propria autovettura possieda le caratteristiche
minime per accedere all’esenzione. Posto quindi tale
diritto del cittadino, alla Regione è inibito di attivare
una procedura di riscossione coattiva del credito
(cioè di emettere una cartella esattoriale o un atto di
accertamento). L’unico mezzo per la Regione di negare
il diritto all’esenzione, è quello di svolgere un’indagine
e provare l’eventuale assenza in capo al veicolo dei
(peraltro non severi) requisiti minimi sopra ricordati.
La Cassazione sottolinea che questa è l’unica possibile
applicazione della normativa di riferimento, a tutela
del contribuente, fino a che le Regioni eventualmente
non individuino e predispongano apposite procedure
per l’individuazione pratica della sussistenza dei
requisiti minimi per l’esenzione. A tale proposito valga
d’esempio ricordare la lungimirante regolamentazione
vigente da anni nella Regione Umbria, laddove il
contribuente è tenuto a presentare all’Amministrazione
una semplice attestazione scritta della sussistenza
dei requisiti, redatta da un perito meccanico, da un
ingegnere o da una qualsiasi associazione di amatori
di veicoli storici, purché iscritta in un registro regionale.
La Cassazione sottolinea che interpretare in modo
diverso la norma istitutiva dell’esenzione dal bollo di
cui all’art. 63 L. 342/00 provoca un effetto perverso:
la completa e sostanziale elusione a danno dei
contribuenti dello stesso diritto all’esenzione! A tale
tentativo di elusione del diritto, chiaramente perseguita
dalla Regione Emilia Romagna con la sua richiesta di
onerosa iscrizione di ogni singolo veicolo nei registri
ASI, la Suprema Corte ha fatto conseguire la condanna
della Regione medesima alle spese del procedimento.
Peccato che tali spese non usciranno dalle tasche dei
funzionari regionali responsabili dell’ingiustificato
calvario di questo e di centinaia di altri proprietari di
autovetture storiche, ma da quelle di tutti noi poveri
contribuenti...
RICEVIAMO E DIAMO SUBITO NOTIZIA
Vorrei precisare che in regione Lombardia mi è stato
automaticamente ridotto il bollo dopo 20 anni:
pagamento da 70 euro a 30 euro sia in tabaccheria sia
tramite banca. È vero che il bollo è una tassa di possesso
ma ho telefonato alla Regione Lombardia e mi hanno
confermato che per loro, dopo i 20 anni diventa tassa
di circolazione. Veicoli con almeno 20 anni: godono
della stessa esenzione degli ultra trentenni soltanto
in Lombardia, nelle altre regioni soltanto se possono
essere considerati di particolare interesse storico e
collezionistico e inclusi negli elenchi stilati dall’ASI
(Automotoclub Storico Italiano) per gli autoveicoli e
dalla FMI (Federazione motociclistica italiana) per i
motoveicoli. Anche in questo caso è dovuta una tassa
fissa di circolazione se si utilizzano su strada (25-30
euro, 60 per la Toscana).
Ovviamente vi invito a verificare quanto sopra.
http://motori.corriere.it/guideutili/pratiche-auto-tassapossesso.shtml
Cordiali saluti da Mauro C.
CAMPER STORICO
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
777
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
SCOPPIO PNEUMATICI
CAPPOTTO VECCHIO MA SCARPE NUOVE
SICUREZZA STRADALE
di Cinzia Ciolli
88
Per evitare lo scoppio degli pneumatici, in particolare
per chi acquista un’autocaravan usata, è bene ricordare
il nostro consiglio: vestito vecchio ma scarpe nuove.
Di seguito, le opportune raccomandazioni per ridurre il
più possibile questo pericoloso evento.
• Verificare che i dati riportati su ogni pneumatico
corrispondano a quelli trascritti sulla Carta di
Circolazione, rispettando gli articoli 78 e 79 del Codice
della Strada.
Aggiornarsi aprendo:
www.pneumaticisottocontrollo.it/carte_didentita.html
• Non montare contemporaneamente pneumatici di
tipo diverso. Prima di un acquisto aggiornarsi aprendo
www.pneumaticisottocontrollo.it/etichettatura.html ;
• Controllare la pressione degli pneumatici,
rispettando i valori previsti nella tabella pubblicata
dal produttore. Aggiornarsi aprendo:
www.
pneumaticisottocontrollo.it/pdf/norme- etr to/
etrto%20edizione%202012_definitivo.pdf.
• Una corretta pressione degli pneumatici riduce il
rumore di fondo e il consumo degli stessi.
• Far verificare che non vi siano consumi irregolari,
tagli, screpolature, rigonfiamenti.
• Far verificare lo stato delle valvole di gonfiaggio.
Una piccola attenzione, una modesta spesa per la
salvezza della propria e altrui vita.
Con l’arrivo del tubeless, cioè pneumatico senza
camera d’aria, è nata la valvola di gomma, applicata
a pressione sul cerchione, oppure in ottone e/o in
alluminio avvitabile per cerchi sia in ferro sia in lega.
Questo piccolissimo oggetto del costo di pochi Euro
è di importanza fondamentale per la tenuta della
pressione del tubeless sul cerchione e dev’essere
sostituita ogni volta che si cambia lo pneumatico.
Un vecchio ma utile dossier su: “Pneumatici e
sicurezza” lo si trova aprendo http://www.incamper.
org/swf_num.asp?num=107&startPage=54
• Se durante l’inverno si sono montati pneumatici
invernali, ricordarsi di sostituirli con quelli estivi (lo
pneumatico invernale alle alte temperature offre
prestazioni inferiori, soprattutto sull’asciutto, e
risente di un’usura molto più pronunciata).
• Conservare sempre la fattura rilasciata dal gommista, in occasione dell’effettuazione di qualsivoglia
attività di manutenzione ordinaria o straordinaria (in
caso di problemi il documento fiscale comprova la
tipologia del lavoro eseguito e il relativo esecutore;
possedere la fattura è di fondamentale importanza
in caso di errori commessi dal gommista ovvero in
caso di problemi connessi all’eventuale difettosità
del prodotto).
Inoltre, è d’obbligo viaggiare entro la massa
complessiva prevista nella Carta di Circolazione e
dalla patente di guida. Nel passato sono stati in molti
a chiedere, proporre e sbandierare, modifiche alle
normative inerenti la patente B per consentire la guida
di autocaravan over 35 quintali. Altri hanno chiesto,
proposto e sbandierato, modifiche per omologare le
autocaravan da 35 quintali a peso superiore ma, come
avevamo anticipato noi, nessuna di tali proposte è
stata trasformata in legge.
A oggi la normativa non è modificabile, chi asserisce
il contrario lo deve dimostrare, non a chiacchiere ma
producendo un parere tecnico positivo del Ministero
dei Trasporti.
PER SAPERNE DI PIÚ
È SUCCESSO
Da: Il Messaggero
http://www.ilmessaggero.it/UMBRIA/perugia_
strada_incidente_camper_cane_ciclista_ponte_
san_giovanni/notizie/278975.shtml#
Domenica 12 Maggio 2013
Camper si ribalta in superstrada:
tutti salvi i sei passeggeri
Miracolo allo svincolo di Promano: nel mezzo anche
tre bambini. In prognosi riservata un ciclista investito
al Ponte
PERUGIA - Strade pericolose, incidenti, ma anche
miracoli. Si sono salvate infatti le sei persone
all’interno di un camper che si è ribaltato dopo un
incidente.
È avvenuto domenica pomeriggio allo svincolo
di Promano, dove il camper per motivi ancora in
corso di accertamento si è ribaltato ed è andato a
sbattere contro lo spartitraffico. All’interno c’erano
tre adulti e tre bambini che sono usciti con lievi
ferite, ma miracolosamente illesi dal mezzo. Sul
posto, vigili del fuoco, carabinieri di Città di Castello
e due ambulanze, che hanno accompagnato le sei
persone in ospedale.
IN CASO D’INCIDENTE
Come tutelare la vostra vita e quella degli altri utenti
della strada: in caso d’incidente ecco le azioni da
mettere in campo:
• se è possibile spostare il veicolo al margine destro
della carreggiata
• accendere le luci d’emergenza e verificare che il
veicolo sia visibile da una distanza di almeno 100 m.
da chi proviene da tergo. Se non è visibile, posizionare
il “triangolo” ad una distanza che non sia inferiore ai
50 m. e distante, minimo, un metro dal limite destro
della carreggiata. Chi va a posizionare il triangolo
deve indossare il giubbotto retroriflettente.
• è consigliabile che tutti gli occupanti, in attesa
di soccorsi, si mettano al sicuro uscendo dalla
carreggiata, anche scavalcando il “guard-rail”, sempre
a destra e indossando preferibilmente il giubbotto
retroriflettente.
• Se ci sono feriti telefonare al 118.
• comunicare l’avvenuto incidente e/o materiale
sulla strada e/o problematiche rilevate sulla strada
telefonando al 112.
• Comunicare l’avvenuto incidente e/o materiale
sulla strada e/o problematiche rilevate sulla strada a
ISORADIO, inviando un SMS al numero 348 1031010
o telefonando al numero 348 1031010 oppure al
numero 336 781303.
• Se necessario chiamare il Soccorso Stradale per lo
spostamento e/o traino del veicolo.
FARE
CASODI
DIINCIDENTE
INCIDENTE STRADALE
COSACOSA
FARE
IN IN
CASO
STRADALE
1
AUTOCARAVAN
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3
2
50 mt
5
4
7
118
6
112
8
ISORADIO
SMS 348 1031010
Tel.348 1031010
o 336 781303
999
SICUREZZA STRADALE
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
10
10
PER SEGNALARE UN SOCCORSO AI FAMILIARI
I soccorritori ci hanno segnalato che durante le
operazioni di soccorso, in seguito a incidente stradale,
una volta recuperato il telefono cellulare di chi è stato
coinvolto, risulta loro difficile comprendere a chi
devono telefonare per avvisare di quanto è successo,
poiché trovano nella rubrica una lista interminabile di
nomi e numeri. Potrebbero inavvertitamente chiamare
un parente e/o amico cardiopatico e/o un soggetto che
subirebbe inutilmente un trauma dalla notizia. Quindi,
per facilitare l’opera dei soccorritori ed evitare che
qualcuno sia danneggiato dalla notizia dell’incidente,
registrate nella rubrica del vostro telefono cellulare la
persona da contattare in caso d’urgenza.
Ecco un esempio (ICE è la sigla di In Caso di Emergenza)
ICE 1 moglie
ICE 2 figlio
ICE 3 medico
Si tratta di un’azione priva di costi ma utilissima in caso
di necessità.
Invitate chi conoscete a fare altrettanto in modo che
comprendano il valore di ICE e lo inseriscano anche
loro nella rubrica telefonica.
LE CINTURE DI SICUREZZA
Assenza delle cinture di sicurezza nel numero pari a
quanti sono i posti omologati e trascritti sulla Carta
di Circolazione. Molti viaggiano con i passeggeri NON
assicurati alle cinture di sicurezza perché ritengono
sicuro il passeggero che si sdraia per dormire su un
letto e/o un divano oppure perché il numero delle
cinture di sicurezza NON è pari a quanti sono i posti
omologati e trascritti sulla Carta di Circolazione. È
possibile che anche il posto dei letti indicati nei depliant
sia superiore al numero dei posti omologati, quindi,
il numero di posti letto può NON coincidere con il
numero delle persone che possono essere trasportate
a bordo di un’autocaravan. Per la sicurezza propria e
degli altri, ogni camperista deve controllare sulla Carta
di Circolazione quante persone è possibile trasportare.
Trasportando persone in più rispetto a quanto previsto
nella Carta di Circolazione, in caso d’incidente, il
guidatore rischia sia il Civile (l’assicurazione attiva
il diritto di rivalsa e/o esclusione) sia il Penale. Rischi
concreti che possono far perdere i beni acquisiti negli
anni e macchiare la fedina penale con tutto ciò che ne
consegue. Poiché sono avvenuti incidenti stradali nei
quali sono morti dei trasportati in autocaravan che
viaggiavano NON assicurati alle cinture di sicurezza,
l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti
ha investito del tema il Ministero dell’Interno che ha
risposto con lettera 300/A/4665/09/102/18/1 datata
30 aprile 2009. In sintesi il Ministero ha risposto: Non
è soggetto a essere contravvenzionato il trasportato
adulto che viaggia su un’autocaravan non allacciato
alla cintura di sicurezza per assenza fin dall’origine di
cinture di sicurezza tante quanti sono i posti omologati e
trascritti sulla Carta di Circolazione.
I BAMBINI, al contrario, devono essere sempre
sistemati nei posti a sedere dotati degli appositi
sistemi di ritenuta. Questo comporta che, per esempio,
su un’autocaravan omologata per 5 posti ma con solo
tre cinture di sicurezza, possono essere trasportati
solo 2 bambini. Laddove non venga rispettata detta
prescrizione, in caso di incidente stradale, il guidatore
rischia sia il Civile (l’assicurazione attiva il diritto di
rivalsa e/o esclusione) sia il Penale.
Su richiesta dell’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti, la Vittoria Assicurazioni SpA ha attivato,
a tutela del conducente e del proprietario dell’autocaravan, l’esclusione del diritto di rivalsa per danni subiti ai trasportati che non hanno allacciato le cinture in
quanto assenti dall’origine.
L’esclusione del diritto di rivalsa non è applicata, per
i danni subiti ai trasportati che non hanno allacciato
le cinture in quanto non regolarmente seduti nei
posti a sedere omologati. In parole povere, quando
l’autocaravan è in viaggio non si può dormire in
mansarda o sui lettini, non si può utilizzare il bagno o
la cucina. Per tutelare ulteriormente i camperisti che
acquistano autocaravan regolarmente prodotte dalle
case costruttrici e che riportano nelle caratteristiche
tecniche un numero di posti letto superiori a quelli dei
trasportati indicati nel libretto di circolazione, la Vittoria
Assicurazioni S.p.A. rinuncia al diritto dell’azione di
rivalsa e a eccepire il concorso di colpa di cui all’art.
1227 del Codice Civile, per i danni subiti dalle persone
trasportate nella cella abitativa dell’autocaravan, anche
nel caso in cui il numero delle persone trasportate
superi quello indicato dalla carta di circolazione, ma
sia pari o inferiore al numero dei posti letto indicati
dalla casa madre/allestitore ufficiale. Questo vuol
dire che se avete un’autocaravan con 6 posti letto e la
carta di circolazione ne indica solo 4, se viaggiate in 6
o meno di 6 persone l’Assicurazione non si rivarrà su
di voi in caso d’incidente pur circolando in un numero
maggiore di persone rispetto a quanto indicato dalla
carta di circolazione.
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
ANIMALI A BORDO
Qualora il veicolo con animali a bordo non sia dotato di
rete di separazione tra posto guida e parte posteriore,
il guidatore è contravvenzionato ai sensi dell’articolo
169, comma 9, del Codice della Strada.
Se non rispettata detta prescrizione, in caso d’incidente
stradale, il guidatore rischia sia il Civile (l’assicurazione
attiva il diritto di rivalsa e/o esclusione) sia il Penale.
Quando si parcheggia il veicolo, deve essere sempre
presente una ciotola per l’acqua e garantire il ricambio
dell’aria.
SOVRAPPESO
Occorre valutare molto bene il pericolo di sovrappeso
nell’attrezzare un’autocaravan per un viaggio. Quindi,
prima di partire, recatevi a una pesa pubblica o in
un centro revisioni privato per verificare il peso della
vostra autocaravan.
Verificate sulla Carta di Circolazione quant’è il peso
complessivo ammesso, perché il superarlo comporta,
se fermati alle frontiere, una contravvenzione e il
divieto d‘accesso, oppure lo scarico del peso in eccesso
(è nota al riguardo la solerzia degli svizzeri e degli
austriaci). VALE RICORDARE CHE il punto 1 dell’articolo
167 del Codice della Strada è chiarissimo: “I veicoli a
motore e i rimorchi non possono superare la massa
complessiva indicata sulla Carta di Circolazione…”,
quindi, nessuna deroga. Qualcuno attribuisce una
funzione di tolleranza al punto 2: “
PER SAPERNE DI PIÚ
È SUCCESSO
AUTOCARAVAN
UNA SENTENZA - cinture di Sicurezza
L’omesso uso delle cinture di sicurezza, da parte di
persona che abbia subito lesioni in conseguenza di un
sinistro stradale, costituisce un comportamento colposo
del danneggiato nella causazione del danno, rilevante ai
sensi dell’art. 1227 comma 1, c.c., e legittima la riduzione
del risarcimento, ove si alleghi e dimostri che il corretto uso
dei sistemi di ritenzione avrebbe ridotto o addirittura eliso
il danno. Da ricordare comunque che qualora la messa in
circolazione dell’autoveicolo, in condizioni di insicurezza
(e tale è la circolazione del veicolo, senza che il trasportato
abbia “allacciato le cinture di sicurezza”), sia ricollegabile
all’azione od omissione non solo del trasportato, ma
anche del conducente (che prima di iniziare o proseguire
la marcia deve controllare che essa avvenga in conformità
delle normali norme di prudenza e sicurezza), fra costoro
si è formato il consenso alla circolazione medesima con
consapevole partecipazione di ciascuno alla condotta
colposa dell’altro e accettazione dei relativi rischi; pertanto
si verifica un’ipotesi di cooperazione nel fatto colposo,
cioè di cooperazione nell’azione produttiva dell’evento.
Perciò il conducente di un veicolo è tenuto, in base alle
regole della comune diligenza e prudenza, a esigere che
il passeggero indossi la cintura di sicurezza e, in caso di
renitenza, anche rifiutarne il trasporto o sospendere la
marcia; ciò a prescindere dall’obbligo a carico di chi deve
far uso della detta cintura.
Suprema Corte di Cassazione, Sezione Terza Civile,
sentenza n. 4993/2004.
Da: Il Corriere del Ticino
http://www.cdt.ch/ticino-e-regioni/cronaca/85878/
camper-si-rovescia-in-autostrada.html
18 giugno 2013
Camper si rovescia in autostrada
Bellinzona: uno pneumatico scoppiato all’origine
dell’incidente - Due i feriti
BELLINZONA - Un camper che viaggiava
sull’autostrada A2 in direzione nord si è rovesciato
questa mattina attorno alle 11.45 all’altezza di
Bellinzona Nord causando due feriti.
L’incidente, riferisce Rescue Media, è stato causato
dallo scoppio di uno pneumatico che ha reso
incontrollabile il mezzo immatricolato in Germania.
Dopo aver sbandato, il camper è finito rovesciato su
un fianco. I due feriti sono stati soccorsi dalla Croce
Verde di Bellinzona e trasportati all’ospedale. Le loro
condizioni non dovrebbero destare preoccupazione.
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
“Chiunque circola con un veicolo la cui massa complessiva a pieno carico risulta essere superiore di oltre il cinque per cento a quella indicata nella Carta di Circolazione, quando detta massa è superiore a 10 tonnellate
è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma...”.
SICUREZZA STRADALE
È però sbagliato attribuire una simile tolleranza, perché
detta percentuale riguarda esclusivamente il campo di
applicazione della sanzione amministrativa e, quindi,
non vi sono deroghe al divieto di circolazione per le
autocaravan in sovrappeso.
FATE DUE CONTI
Scrivete il peso complessivo previsto e sottraete la
tara (la VERA tara non è quella scritta sulla Carta di
Circolazione ma quella che indicherà la bascula dove
peserete l’autocaravan).
Ora, alla cifra che avete ottenuto, aggiungete il
guidatore, il passeggero, il rifornimento d’acqua
potabile, il carburante; il GPL, e poi vedete cosa si può
ancora caricare sull’autocaravan rimanendo nei limiti
della portata massima scritta sulla Carta di Circolazione.
Il viaggiare in sovrappeso:
• aumenta la possibilità di scoppio degli pneumatici,
con danni alla propria famiglia e agli altri;
• riduce la capacità frenante del mezzo, con il
conseguente aumento degli spazi di frenata;
• compromette la stabilità del veicolo e aumentano
le difficoltà di guida, perché nella maggior parte dei
casi il peso non è distribuito in modo omogeneo
all’interno dell’autocaravan;
• inficia l’azione degli ammortizzatori, perché quelli di
serie non sono progettati per l’utilizzo in sovrappeso.
Ricordiamo che la sostituzione degli ammortizzatori
di serie con ammortizzatori diversi da quelli che sono
installati richiede un collaudo alla MCTC;
• fa rischiare il penale in caso di grave sinistro;
• comporta, se fermati dalle Forze di Polizia, una
contravvenzione, il sequestro della Carta di
Circolazione e l’invio alla Revisione;
• comporta, se fermati alle frontiere, una
contravvenzione e il divieto d‘accesso, oppure lo
scarico del peso in eccesso (è nota al riguardo la
solerzia degli svizzeri e degli austriaci).
LA LINEA DI REVISIONE
Sulla linea di revisione, è utile e costa pochi euro far
effettuare un test, completo di stampa, per:
1.Ammortizzatori
2.Carburazione
3.Freni
4.Peso totale
5.Peso asse anteriore
6.Peso asse posteriore
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Le stampe che vi verranno consegnate evidenzieranno
in quali condizioni state per viaggiare e/o farete
viaggiare la famiglia e/o gli amici.
IL NOLEGGIO
Se un vostro amico desidera noleggiare un’autocaravan,
ricordategli che è per lui importantissimo il
comprendere quanto potrà caricarci sopra.
Pertanto, è imperativo che chieda al noleggiatore che
in allegato al contratto di noleggio ci sia la stampa della
pesata effettuata nella giornata inerente l’autocaravan
che ritira e che detta pesata sia riportata sul contratto.
Solo in tal modo potrà viaggiare in piena coscienza e
sicurezza, evitando di mettere a rischio la propria vita e
il proprio patrimonio.
ACCESSORI
I lavori di modifica e/o installazione sull’autocaravan
di accessori (bombolone del gas gpl, portamoto,
portabiciclette, tendalino, scaletta per salire sul tetto,
gavone posizionato sul tetto o sul retro, antenne e
pannelli solari installati sul tetto ecc.) devono essere
effettuati da installatori che a priori, poi sulla fattura,
specifichino in dettaglio i lavori eseguiti dichiarando se
gli stessi comportano o meno una visita e/o prova e/o
collaudo alla Motorizzazione e/o essere trascritti sulla
carta di circolazione in aggiunta e/o modifica della
stessa.
Ogni accessorio ha un suo peso, quindi, più accessori
installiamo e meno possiamo caricare sull’autocaravan.
Vale ricordare che la sagoma del veicolo autorizzata
alla circolazione stradale si deve intendere a filo di
carrozzeria e vale sia per i quattro lati del veicolo sia
per il tetto del veicolo.
Gli specchietti aperti sono fuori dalle dimensioni del
veicolo trascritte sulla Carta di Circolazione.
LA REVISIONE
Il Ministero dei Trasporti - Dipartimento per i Trasporti
Terrestri Direzione Generale per la Motorizzazione
– con circolare del 23 aprile 2008, prot. n. 36101, ha
chiarito che le autocaravan debbono essere sottoposte
a revisione come segue:
• annuale, le autocaravan di massa complessiva a
pieno carico superiore a 35 quintali;
• il quarto anno seguente a quello di prima
immatricolazione e, successivamente, ogni due anni,
le autocaravan di massa complessiva a pieno carico
NON superiore a 35 quintali.
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
DECALOGO PER TUTELARE
LA VOSTRA AUTOCARAVAN
di Cinzia Ciolli
Appena avremo portato a termine il CONTRATTO DI
COMPRAVENDITA AUTOCARAVAN certificato dalle Camere di Commercio, i nostri consulenti giuridici predisporranno e faranno certificare il CONTRATTO PER IL
RIMESSAGGIO, quindi, passeranno a predisporre e far
certificare IL CONTRATTO DI NOLEGGIO. Nel frattempo
i camperisti possono tutelarsi leggendo l’articolo diffuso con INCAMPER 152 visto che per leggerlo basta
cliccare su http://www.incamper.org/sfoglia_numero.
asp?id=152&n=86&pages=80 .
ULTIMI AVVENIMENTI
3 giugno 2013
LA SENTINELLA DEL CANAVESE
http://lasentinella.gelocal.it/cronaca/2013/06/03/
news/incendio-in-corso-cavour-bruciano-tre-veicoli-1.7192628
Incendio in corso Cavour Bruciano tre veicoli
BOLLENGO. Un camper, una Renault Twingo, una tettoia in legno andati distrutti, e un fuoristrada Discovery
bruciato nella parte anteriore. È il bilancio di un incendio divampato all’una di sabato 1°...
BOLLENGO. Un camper, una Renault Twingo, una tettoia in legno andati distrutti, e un fuoristrada Discovery
bruciato nella parte anteriore.
È il bilancio di un incendio divampato all’una di sabato
1° giugno nel cortile dell’abitazione di Corrado Lagna
Fietta, 43 anni, in via Cavour 1 a Bollengo, a pochi metri
dalla trafficata statale per Piverone. I danni ammonterebbero a poco meno di quarantamila euro, ma per
fortuna non ci sono stati feriti. Ad accorgersi per primo
della fiamme è stato un giovane vicino di casa che ha
chiamato i vigili del fuoco. «Stavo guardando la televisione – racconta il giovane che ha chiesto l’anonimato
– quando ho sentito uno scoppio ed i vetri della casa
sono andati in frantumi – sono uscito sul patio confinante con l’abitazione del geometra Fietta e ho visto
le fiamme. Che erano già alte un paio di metri: impos-
INCENDI E AUTOCARAVAN
L’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti,
investita da una segnalazione, attiva un gruppo di lavoro che analizza tecnicamente, individua le soluzioni
e le diffonde.
Infatti, il nostro compito è quello di rendere coscienti
e preparati i camperisti, alla luce delle reali esperienze
che ci giungono da migliaia di camperisti: esperienze
sicuramente superiori a quelle che può maturare da
solo il singolo camperista. I documenti e le relazioni
che sono diffuse sono oggetto di continui aggiornamenti (all’inizio del documento inseriamo la data e
l’orario dell’ultimo aggiornamento) alla luce degli interventi e delle corrispondenze che ci pervengono.
Ecco perché sono graditi suggerimenti tesi a evitare
l’attivazione di contenziosi che attivano danni a tutti,
in particolare alla Giustizia già intasata da milioni di
procedimenti.
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INCENDI E AUTOCARAVAN
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
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sibile e troppo pericoloso intervenire con un estintore.
Così ho chiamato i vigili del fuoco che sono arrivati con
due autobotti. Penso che a causare l’incendio sia stato lo
scoppio della bombola del camper, e quindi del serbatoio di benzina. Per fortuna il mezzo era posteggiato a una
cinquantina di metri da casa mia e da quella del geometra. Se non fosse stato così il bilancio sarebbe molto più
grave». Restano però da accertare le cause dell’incendio.
I carabinieri di Azeglio e del Nucleo radiomobile di Ivrea,
intervenuti sul posto, non si sbilanciano, ma l’origine dolosa non sarebbe da escludere.
Le indagini ed ulteriori accertamenti tecnici serviranno
a fare chiarezza. Resta da accertare se si è trattato di un
corto circuito, di un difetto della bombola di gas propano utilizzata per la cucina del camper, oppure se qualcuno ha volutamente causato lo scoppio della bombola.
Anche un altro vicino, residente nella via ammette di
aver sentito uno scoppio. «Mi sono spaventato – racconta il pensionato – ma subito non ho visto le fiamme
poiché avevo la visuale coperta dal grande pino che si
trova nel giardino della villa del geometra. Quando sono
sceso in strada i vigili del fuoco stavano già arrivando.
L’importante è che nessuno si sia fatto male».
L ’arrivo dei vigili del fuoco di Ivrea, grazie all’allarme
lanciato subito dal giovane vicino, ha impedito che le
fiamme si propagassero in due abitazioni. Tuttavia le
fiamme si sono estese in pochi minuti facilitate dalla
tettoia in legno: del camper è rimasto solo lo scheletro così come della Renault twingo, di proprietà della
moglie del geometra Maria Cristina Micheli, 48 anni.
Risparmiato in parte dalle fiamme il fuoristrada, bruciato nella parte anteriore. L’area è stata recintata e posta
sotto sequestro per permettere ulteriori accertamenti.
Corrado Lagna Fietta ha dichiarato ai carabinieri di non
aver mai ricevuto minacce.
Lydia Massia
4 giugno 2013 10:16
GIORNALE DEL CILENTO
Redazione di Marina di Camerota
http://www.giornaledelcilento.it/it/04-06-2013-capaccio_roulotte_in_fiamme_stranieri_salvati_dai_vigili_del_fuoco-18239.html
Capaccio: roulotte in fiamme,
stranieri salvati dai vigili del fuoco
Hanno rischiato di morire gli stranieri che alloggiavano in
una roulotte a Capaccio. Per cause ancora da accertare il
camper di un gruppo di stranieri che veniva usato come
una casa per ripararsi dal freddo e dalle piogge è stato
danneggiato a causa di un incendio che ha rischiato di
avvolgere il mezzo. L’intervento dei vigili del Fuoco ha
evitato che le fiamme si propagassero anche ad una vicina struttura alberghiera.L’allarme è scattato nella serata
di ieri 3 giugno. Stando a quanto si è appreso il camper
era quasi avvolto dalle fiamme e grazie al tempestivo
intervento dei vigili del fuoco, che hanno tratto in salvo
gli occupanti, è stata evitata una tragedia. L’incendio ha
interessato anche un palo dell’energia elettrica e lambito
alcune bombole di gas.
Vincenzo Di Santo
INCENDIO AUTOCARAVAN
IN RIMESSAGGIO
Le tutele e come essere risarciti
ACCADE:
1. Va a fuoco un rimessaggio dove sono parcheggiate delle autocaravan.
2. Intervengono i Vigili del Fuoco.
3. Alcune autocaravan bruciano mentre per altre la
cellula collassa, lo stiroform all’interno si scioglie
raggrumandosi in basso, la cabina di guida è coperta da nero fumo plastico – praticamente una
colla nera – di difficile rimozione. In sintesi tutta la
struttura della cellula è da sostituire. Tutto il contenuto (sacchi a pelo, vestiti, salviette, tovaglie,
coperte, lenzuola ecc…) è buttato perché anche
dopo tre lavaggi l’odore della plastica fusa rimane,
ed è insopportabile.
4. La zona implicata è danneggiata e non consente
di risalire con certezza alla fonte dell’incendio.
5. I vigili del fuoco redigono un verbale (ne abbiamo una
copia, quindi, non stiamo parlando per ipotesi) nel quale inseriscono come possibile fonte dell’incendio anche
il fatto che alcune autocaravan erano con batteria collegata ai morsetti (non si tratta di un’ipotesi
impossibile perché i topi che rosicchiano i fili elettrici
e/o l’umidità che sale dal terreno e investe tutta l’autocaravan possono essere concause di cortocircuito
e, quindi, di possibile incendio. Un’utenza lasciata
accesa va in corto circuito e parte un incendio ecc…).
6. Il gestore del rimessaggio non si è dotato di una
copertura assicurativa tale da risarcire tutti i danneggiati.
7. Alcuni camperisti, sbagliando, sospendono la
polizza assicurativa quando mettono la loro autocaravan in un rimessaggio. Probabilmente non
sanno che per il Codice delle assicurazioni private
sulla RCA (D. Lgs 2005, n.209), laddove un autoveicolo si trovi anche in un’area privata ma aperta al
pubblico (vedasi rimessaggio, campeggio ecc…),
è obbligato alla copertura assicurativa e, inoltre,
è soggetto alle relative sanzioni amministrative e
alla refusione degli eventuali danni a terzi, in pratica di tasca propria.
8. Non c’è un contratto tra il gestore del rimessaggio
e il camperista e, a volte, nemmeno il semplice rilascio di una ricevuta a fronte dei pagamenti.
9. Quando non c’è contratto ma il semplice rilascio
di una tessera sociale perché il rimessaggio è in
gestione a un club/associazione/società, prima di
diventarne soci/associati è necessario acquisire
l’atto costitutivo e lo statuto per capire la forma
giuridica del gestore e le eventuali responsabilità
in cui il socio/associato può incorrere. Questo per
evitare l’amara sorpresa di non essere risarcito e/o
dover partecipare al risarcimento delle infrastrutture danneggiate che sicuramente non sono di
proprietà di chi gestisce.
NE CONSEGUE CHE
Chi è coinvolto (gestore del rimessaggio e singolo camperista) per essere risarcito cerca di scaricare sugli altri la
responsabilità.
Chi è chiamato a risarcire attiva un contenzioso lungo
anni per evitare di pagare.
In caso di contenzioso occorre pagare i legali, i consulenti
tecnici di parte, il consulente tecnico d’ufficio nominato
dal giudice, senza avere la certezza di recuperare integralmente queste somme o, peggio, col rischio di una sentenza che dopo anni può portare amare sorprese.
Assicurazione
Consulteremo nei prossimi giorni le compagnie assicurative perché non abbiamo notizia di risarcimenti per
scioglimento della cellula a causa del calore provocato
da un incendio.
RISARCIMENTO
È da valutare la responsabilità del gestore del rimessaggio perché qualsiasi perito chiederà:
• Il gestore è una società o un club/associazione? Il
capitale versato e/o il capitale sociale è tale da far
fronte a ogni risarcimento?
• Il rimessaggio è stato costruito con un progetto antincendio mirato al parcheggio di autocaravan? Nel
caso positivo, sono state rispettate le prescrizioni?
• È stata rispettata la normativa sul massimo di capienza di cui alla concessione?
• Tra le autocaravan parcheggiate, quali erano le distanze da rispettare?
• Quali e quanti sono i mezzi antincendio all’interno
del rimessaggio?
• A ogni ingresso di autoveicoli è fornita copia dell’ubicazione dei mezzi antincendio dislocati nell’area?
• Sono state indicate le vie di fuga come previsto dalla Legge?
• Quale tipo di contratto di rimessaggio è in vigore
con i danneggiati?
• Tutte le autocaravan parcheggiate hanno titolo per
poter essere parcheggiate?
• Tutte le autocaravan parcheggiate sono assicurate?
Quale tipo di copertura assicurativa hanno?
• Quali tipo di assicurazione ha il gestore?
INGRATO COMPITO
Ai danneggiati anche l’onere di appurare se il gestore,
assicurato o meno, ha una situazione economica in grado di far fronte a tutti i risarcimenti.
I SUGGERIMENTI DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE
COORDINAMENTO CAMPERISTI
1. Gli allestitori e rivenditori:
• è opportuno vendano le autocaravan dotandole
di staccabatteria automatico (teleruttore generale)
che può servire anche da ulteriore antifurto,
• è indispensabile che quando installano degli accessori che necessitano di alimentazione elettrica, l’energia
sia presa a valle dello staccabatterie e non a monte.
2. Il camperista che lascia l’autocaravan in un rimessaggio:
• deve attivare gli staccabatteria automatici,
• proceda a staccare i morsetti alle batterie qualora
l’autocaravan non sia dotata di staccabatteria automatici;
• non deve sospendere le coperture assicurative
perché per la Legge 990 sulla RCA, laddove un
autoveicolo si trovi anche in un’area privata ma
aperta al pubblico (vedasi rimessaggio, campeggio ecc…), è obbligato alla copertura assicurativa
e, inoltre, è soggetto alle relative sanzioni amministrative e alla refusione degli eventuali danni a
terzi, in pratica di tasca propria.
3. Il gestore del rimessaggio è opportuno che:
• stipuli il contratto di rimessaggio con il camperista,
• rilasci regolare ricevuta di pagamento per ogni
versamento da parte del camperista;
• chieda per l’area di parcheggio l’intervento di un
professionista iscritto nell’elenco speciale del Ministero dell’Interno, per il rilascio della Relazione
tecnica per l’antincendio, adottandone le misure
in essa prescritte. In particolare non aggiunga successivamente un sistema di riscaldamento/refrigerazione mediante termoconvettori che soffiano
aria calda o fredda perché tale sistema, in caso di
incendio, potrebbe accentuare lo sviluppo e diffusione delle fiamme e/o del calore;
• provveda a dotare l’area di video sorveglianza e di
idonei mezzi antincendio;
• in assenza del proprietario dell’autocaravan, non
autorizzi l’allacciamento alla rete per la carica delle
batterie;
• obblighi il camperista ad avere la copertura assicurativa “ricorso vicini” proporzionata ai potenziali
danni che può causare per tipologia di ambiente
in caso di incendio presentando annualmente al
gestore il rinnovo della polizza nell’interesse della collettività e di conseguenza a garanzia propria
per coprirsi da eventuali dovute rivalse;
• obblighi il camperista per contratto a non sospendere la copertura assicurativa;
• stipuli un contratto assicurativo idoneo a coprire
eventuali danni da incendio e/o da atti di vandalismo, spiegando al camperista il valore di dette
polizze visto che la copertura incendio non copre i
danni da incendi dolosi.
INCENDI E AUTOCARAVAN
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
È opportuno ricordare che le stesse problematiche
e soluzioni di cui sopra valgono anche per i garage di auto e moto siano essi privati o anche privati
aperti al pubblico, come anche negli spazi condominiali.
Se poi i diretti interessati (in questo caso gli allestitori, rivenditori, gestori di rimessaggi e camperisti) non
fanno tesoro dei nostri interventi, nessun problema:
noi abbiamo svolto il nostro dovere di INFORMARE e
FORMARE.
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
INCENDI E AUTOCARAVAN
RISCALDARE
L’AUTOCARAVAN:
INCREDIBILE SOLUZIONE
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Aprendo http://www.subito.it/vi/50854433.htm leggiamo di una vendita che riguarda un’autocaravan.
Ecco il testo: …vendo per passaggio a mezzo più grande. Per il riscaldamento abbiamo fatto montare una stufa
a legna circondata da lamine di ferro e con comignolo
sul tetto, economica, funzionale e sicurissima (l’abbiamo
usata centinaia di volte)! Vendiamo il furgone con tutta
la predisposizione, tranne la stufa perché da collezione…
Fortunatamente chi fruiva di questa autocaravan
non ha installato il camino in fibra di amianto, non ha
subito un avvelenamento da monossido di carbonio,
non è stato coinvolto in un incidente stradale, non è
stato fermato per il controllo della portata massima
consentita, non ha subito un incendio.
Meno male che si propone di vendere l’autocaravan
senza la stufa e, pensiamo, senza il carrello dove stipava la legna da ardere.
Siamo curiosi di vedere cosa escogiterà per riscaldare
l’autocaravan, che dice di voler acquistare e che sarà
più grande di quella che vende.
ESTINTORI A BORDO
DI AUTOCARAVAN
CONSIGLI DAL CAMPERISTA CHE LI VENDE
Personalmente ho due estintori a bordo della mia autocaravan:
• uno a CO2 avente kg 2 di capacità, adatto allo
spegnimento di fuochi con classe BC, e anche
eventualmente il primo da usare per un principio
d’incendio (ottimo per gli impianti elettrici) preso
atto che questo apparecchio non lascia residui né
conduce corrente;
• uno a polvere da kg 6, 34A 233BC: sicuramente, anche se sporca molto, è un apparecchio molto più
efficace in caso d’incendio più importante; oltre a
essere indicato per la classe BC, è polivalente, quindi adatto anche a fuochi di classe A (legno e braci).
• Un estintore a polvere ritengo che in un’autocaravan sia la minima dotazione utile, lasciando perdere quelli da 1 kg che sono troppo piccoli e insufficienti all’uso per un’autocaravan con molte più
potenzialità d’incendio rispetto a un’autovettura;
il minimo è da 3 kg ma meglio l’universale da 6 kg.
• L’estintore a CO2, in aggiunta, molti lo criticano
perché contiene gas ad alta pressione (circa 60
atm) e perché ghiaccia in caso d’uso ma, a mio avviso, non è poi così pericoloso, infatti, per dimostrazione l’ho sparato sulla mia mano e ancora non
mi chiamano Muzio Scevola...
Saluti da Mauro
MORSETTI ALLE BATTERIE:
COME STACCARE IN SICUREZZA
Consigliato: staccare solo il morsetto negativo.
Da evitare è lo staccare il positivo perché si potrebbero
creare dei cortocircuiti temporanei a causa dei condensatori presenti sulle varie utenze nonché, se si usa una
chiave inglese, si potrebbe toccare il morsetto negativo
o una qualsiasi parte in metallo, scatenando una pericolosa megascintilla.
La migliore soluzione: farsi montare sulle batterie il
morsetto positivo ad attacco rapido perché permette di
staccare il morsetto positivo direttamente sulla batteria,
senza i rischi di cortocircuiti.
Saluti da Flavio
STACCABATTERIE:
INTERVENTO PER TOGLIERE ALCUNI DUBBI
Uno staccabatterie montato in buona posizione, ovvero in prossimità delle stesse, dà una buona dose di sicurezza anche perché agisce solo sul polo positivo ed è
cablato con cavi di grossa sezione. Ne consegue che un
eventuale topo non può fare troppi danni specialmente
su uno stacca in manuale.
Sulle fonti d’innesco vale ricordare che spesso sono molto più pericolosi frigo, boiler e stufe a gpl che non vedono una manutenzione programmata perché è proprio
lì l’accumulo di sporcizia. Il laniccio é polvere, quindi un
innesco ideale che può provocare un incendio anche a
distanza di ore e ore dal rimessaggio.
In sintesi, la cura dell’autocaravan in ogni suo aspetto,
unitamente ai dispositivi d’isolamento come gli staccabatterie, siano la miglior soluzione e prevenzione.
Ho visto anche degli staccabatterie simili ai morsetti
ad attacco rapido; alla stregua di questi ultimi non necessitano di cablaggio quindi niente fili. Sono montati
direttamente sul morsetto positivo della batteria e con
l’azionamento di una chiavetta (tipo quelli tradizionali)
isolano l’impianto. E non è possibile bypassarli per collegarsi a monte, a meno di fantasiose modifiche. Sono
molto diffusi in ambiente nautico e dei fuoristrada.
Saluti da Cosimo
ALCUNI COSTRUTTORI CI COMPLICANO LA VITA
Purtroppo, spesso, come nel caso diffusissimo del Ducato Fiat, la batteria del veicolo è situata sotto i piedi del
guidatore, protetta da ben due sportelli, uno di plastica
e uno metallico, difficoltosi da aprire e… soprattutto da
richiudere. Provare per credere! Occorre anche una chiave inglese. In questo caso, ammesso di trovare lo spazio
necessario, è possibile utilizzare solo uno staccabatterie
automatico, che può essere azionato con un interruttore
remoto.
Saluti da Gianfranco
COME PARCHEGGIARE
L’AUTOCARAVAN
PER UN LUNGO PERIODO
Con l’occasione si ricordano alcune operazioni da attivare quando si parcheggia l’autocaravan per un lungo
periodo. Suggerimenti che implementeremo grazie
alle corrispondenze che riceveremo dai tecnici e dagli
stessi camperisti.
•
Posizionare il veicolo in modo da poter ripartire
agevolmente.
•
Gli scarichi delle acque reflue devono essere chiusi.
•
Non sospendere la polizza assicurativa e verificare se c’è la copertura assicurativa “ricorso vicini”
in caso d’incendio e la copertura assicurativa “atti
vandalici”.
•
Nel caso di parcheggio in sede stradale non asfaltata, coprire lo stallo di sosta con un telo di plastica
ignifuga in modo da evitare che l’umidità del suolo
non evapori durante la giornata impregnando da
sotto tutto il veicolo.
•
Essenziale ricordarsi di evitare il “fai da te” sulle modifiche alle parti elettriche e gas del veicolo, evitando l’acquisto di optional offerti in aftermarket e
reperibili spesso su internet quali riscaldatori supplementari elettrici per parabrezza, stufette ecc.,
che di per sé potrebbero essere sicure, ma che il
loro maldestro utilizzo le rende pericolose, spesso,
come avviene, se usate in condizioni di umidità
(bagno, parabrezza) o non sorvegliate (surriscaldamento e senza interruttori automatici).
•
Avere a bordo sistemi di spegnimento incendio e
saperli usare, cioè aver provato una volta la loro
dinamica. Controllare se gli estintori necessitino di
ricarica.
•
Valutare quali sono gli interventi da effettuare
previsti dalla manutenzione programmata per tubazioni gas, bombola gas, tubazioni acqua, frigo,
boiler, stufa, cucina.
•
Controllare che la bombola fissa GPL non sia in scadenza.
•
Togliere le bombole GPL non fisse dal loro vano e
chiudere con un foglio di plastica la griglia affinché
non ci entrino animali.
•
Chiudere con un foglio di plastica tutti i camini e
griglie affinché non ci entrino animali.
•
Valutare quali sono gli interventi da effettuare previsti dalla manutenzione programmata per struttura esterna e interna, tappezzeria, tendine, finestre.
•
Togliere quanto potrebbe favorire un incendio, per
esempio: biancheria, vestiario, accessori infiammabili, lacca per capelli, detersivi e prodotti igienici,
accendini, spray vari.
•
Scattare foto all’autocaravan (estreno/interno) per
evidenziarne lo stato e cosa contiene. Redigere
una relazione e farsela controfirmare da un testimone. Questo per evitare che in caso d’incendio
l’assicurazione non creda alle dichiarazioni verbali
su quanto era contenuto nell’autocaravan.
•
Controllare se nel periodo di rimessaggio scade il
termine per la revisione.
•
In caso di possesso di CB (baracchino) controllare
la data utile per effettuare il versamento annuale
della tassa.
•
Distaccare le batterie controllando lo stato e i livelli.
•
Distaccare i pannelli solari. Con l’occasione si consiglia, al momento dell’installazione di pannelli
solari, di farsi scrivere nella relazione tecnica che
accompagna la fattura il come intervenire per staccare l’alimentazione dai pannelli solari. Nel caso di
pannelli solari già installati, consultare l’installatore.
•
Svuotare il boiler, in particolare nel periodo invernale.
•
Controllare i filtri e tutti i livelli dei liquidi.
•
Controllare eventuali presenze di perdite di olio
nonché programmare l’ingrassaggio nei punti previsti.
•
Programmare la verifica alla cinghia di distribuzione e alla cinghia alternatore-pompa acqua.
•
Verificate il livello dell’olio motore.
•
Esaminare il livello dell’acqua nel radiatore.
•
Controllare l’usura delle spazzole dei tergicristalli
provvedendo per tempo all’acquisto qualora siano
da sostituire.
•
Se il serbatoio dell’acqua potabile è di quelli con
tappo di diametro adeguato a consentire l’introduzione della mano, svuotarlo e togliere eventuali
residui o incrostazioni. Poi versare dall’abbocco
esterno 3 litri di ipoclorito di sodio (varichina non
profumata) e aprire i rubinetti in modo da far circolare il liquido disinfettante dentro le tubazioni,
facendolo cadere dentro i due serbatoi di raccolta
acque reflue in modo da disinfettare anche questi.
Ciò evita che in caso di ghiaccio si deformi la membrana e il gruppo valvole. Lasciare aperti i miscelatori per evitare che in caso di ghiaccio si rompano
le cartucce interne. Quando si riprende l’autocaravan dall’abbocco esterno versare acqua potabile
fino al riempimento e poi aprire i rubinetti in modo
da far circolare l’acqua e togliere l’odore del liquido disinfettante dentro le tubazioni e farlo cadere
dentro i due serbatoi di raccolta acque reflue. Vuotare i serbatoi e ripetere l’operazione per due volte.
•
Quando si riprende l’autocaravan rimessata è utile passare dal gommista per controllare lo stato
degli pneumatici e delle valvole nonché la corretta pressione.
INCENDI E AUTOCARAVAN
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NELLE MANI DI ALLAH
Marocco: camper guasto, E ora?
SOS AUTOCARAVAN
di Cristina Odorizzi - foto di Andrea Mugnai
Intervento “d’urgenza” in Marocco
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hissà quanti di voi nel corso della vita si sono
trovati in “panne” con la propria auto… Tutto
è decisamente più semplice quando ti trovi
in Italia o al massimo nei paesi Cee: basta una
normale telefonata all’Aci o a uno dei tanti numeri verdi
del soccorso stradale e il gioco è fatto, al massimo dopo
un paio d’ore arriva il carro attrezzi richiesto munito del
necessario per trarti d’impiccio. Quando però ti trovi in
Africa, le cose cambiano radicalmente e non c’è “Europe
Assistance che tenga”, ottenere il soccorso desiderato,
si trasforma in una vera e propria avventura, e la nostra,
anche se a lieto fine, non fa eccezione.
Da svariati anni Andrea e io amiamo “svernare” in
Marocco, e puntualmente, dopo le feste natalizie,
assieme alla nostra adorata cagnetta Finny, che ha
raggiunto la veneranda età di 16 anni, partiamo con
la nostra nuova autocaravan (una semintegrale Adria
su meccanica Fiat) verso l’estremo sud di questo
splendido paese. Le tappe da percorrere oramai le
conosciamo a memoria: da Tangeri, autostrada fino
a El Jadida, dopo percorriamo la strada costiera fino
alla splendida Essaouira, e proseguendo sempre
sulla litoranea attraversiamo velocemente l’affollata
e turistica Agadir; successivamente, Tiznit e infine
Laayoune, Boujdour e Dakhla, ultimo avamposto a 300
chilometri circa prima del confine con la Mauritania.
Una bella galoppata di circa 2.000 chilometri in cerca
del caldo sole del sud.
Questa volta però il nostro viaggio si è rovinosamente
interrotto al paese di Boujdour, praticamente a solo
350 chilometri dalla nostra meta. Fortunatamente,
arrivando a Boujdour, già dallo scorso anno, avevamo
trovato un netto miglioramento della cittadina. Le
strade più pulite e ordinate, l’asfalto rifatto, nuove
costruzioni, le fatiscenti baraccopoli dove vivevano
in tragiche condizioni i rifugiati del Saharawi, sparite,
almeno apparentemente, dalla strada principale e,
davvero inaspettato, è sorto dal nulla, considerando
che siamo in piena hammada (deserto sassoso), un
nuovissimo campeggio, il “Sahara Line”. Molto ben
attrezzato, con tanto di bungalow, telefono e internet
(cosa abbastanza rara da queste parti), anche se
per inviare una mail ci vuole molta pazienza e una
mattinata a disposizione per riuscire a connettersi. Il
campeggio è gestito in maniera ineccepibile da Alaoui,
il giovane figlio di uno dei proprietari.
Solo casualmente ci siamo fermati a Boujdour:
per acquistare il pane in una “boulangerie” che
conoscevamo. Appena scesi dall’autocaravan ci
rendiamo conto di avere inspiegabilmente la parete
destra tutta schizzata di nero e una pozza d’olio
per strada sotto il motore. Nessuna spia accesa sul
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cellulare, perché con quella italiana sono bastati pochi
minuti di conversazione per assottigliare il nostro
credito (dal Marocco comunicare all’estero è carissimo,
si paga sia per chiamare sia per ricevere). Alla fine della
giornata di domenica, dopo una decina di telefonate
intercorse fra noi e le gentilissime signorine addette
alla nostra pratica, il risultato è il seguente: ci sentiamo
lunedì mattina. In effetti, il giorno seguente veniamo
Un gruppo di dromedari in vendita al mercato di Guelmime, Marocco
d’incazzatura generale, optiamo per la soluzione
più logica: entriamo in campeggio, fortunatamente
ubicato a pochi metri da dove eravamo e con
l’assistenza di Alaoui che parla un francese corretto,
comprende i nostri guai e ci contatta immediatamente
un meccanico di sua fiducia per cercare di capire cosa
poteva essere successo. Tempestivamente arriva il
meccanico e con un malconcio tappeto si sdraia sotto
il motore che seguita a gocciolare quel poco d’olio
ancora rimasto negli ingranaggi. Dopo aver smontato
lo smontabile a mani nude con un cacciavite spuntato
ed essersi unto ben bene da capo a piedi, con l’aiuto
da Alaoui che fa da traduttore, diagnostica la causa
della perdita: si è rotta la guarnizione della pompa
dell’olio e bisogna smontare la catena di distribuzione;
se lui avesse le parti di ricambio, potrebbe ripararlo, ma
i pezzi originali Fiat si trovano solo da Agadir in su e
potremmo farli arrivare in due o tre giorni. Paghiamo
la consulenza e poiché il nostro mezzo ha solo sei
mesi di vita ed è ovviamente in garanzia, telefoniamo
al numero verde dell’assicurazione. Naturalmente
il numero verde dal Marocco non funziona, allora
proviamo con il numero normale, dando via a un
susseguirsi interminabile di telefonate fra noi e
l’Europe Assistance, tanto che abbiamo dovuto
acquistare una scheda telefonica marocchina per il
ricontattati sempre dalle cordiali e pazienti signorine
dai nomi più svariati quali Blondine, Claudine…, le
quali ci comunicano di aver sistemato tutto. In giornata
verrà un camion a prelevare il mezzo e lo porterà alla
più vicina officina autorizzata Fiat, ad Agadir, cioè a 850
chilometri a nord rispetto a dove eravamo. Ad Agadir,
se la riparazione si protrarrà più di 24 ore, troveremo
prenotato un hotel per il nostro pernottamento,
ma il nostro trasporto fino alla meta non è previsto,
dobbiamo pensarci noi.
Da qui, i mezzi disponibili che portano ad Agadir sono:
1) autobus di linea proveniente da Dakhla con fermata
notturna a Boujdour alle 4 del mattino, che con circa 16
ore di viaggio porta a destinazione (ma i cani non sono
ammessi); 2) taxi collettivi, nei quali normalmente
si entra in cinque persone, ma ne vengono stivate
fino a sette e con il cane in collo era impensabile per
il lungo percorso strizzati come sardine. Partendo da
questo presupposto analizziamo soluzioni alternative:
1) io rimango al camping di Boujdour in bungalow
assieme alla Finny a mie spese, e Andrea parte con
l’autista del camion per Agadir e quando avrà riparato
il mezzo tornerà a prendermi; 2) corrompiamo
l’autista del camion per farci stare per tutto il viaggio
sull’autocaravan. Quest’ultima è quella che preferiamo
e attueremo senza ulteriori indugi.
GUASTO ALL’ESTERO
cruscotto, nessuna segnalazione di guasto, sta di fatto
che di olio nel motore non ne era rimasta neppure
una goccia!!! Ovviamente Andrea ha lanciato una
serie di imprecazioni, borbottando come una pentola
di fagioli in ebollizione e arrabbiandosi ancora di più
pensando che avevamo un mezzo nuovo, mentre in
tanti anni di viaggi con mezzi più vecchi, non era mai
successo niente di simile. Superato il primo momento
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SOS AUTOCARAVAN
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Lunedì sera verso le 20 arriva il camion di soccorso
e, anche se è buio, ci rendiamo conto che è un
rottame, uno scassatissimo ferro vecchio pieno di
ruggine riverniciato di giallo; unica nota di rilievo,
un bel lampeggiante arancione posto sul tetto
della cabina di guida. Nonostante le interminabili
precedenti telefonate in italiano, francese e Arabo per
le varie misurazioni di larghezza, altezza e lunghezza
dell’autocaravan, riscontriamo che il camion inviato è
stretto e corto, sarà un’ardua impresa caricare sopra
il pianale il nostro mezzo. Visto il buio e l’ora tarda,
preferiamo che l’autista si riposi e faccia una bella
dormita prima di riprendere il viaggio e se ne riparli la
mattina seguente, anche perché per viaggiare di notte
sulle strade marocchine bisogna essere dei kamikaze.
Lo chauffeur (come lo chiamano qua) dorme fino
alle otto e trenta, poi deve pregare e fare colazione,
quindi verso le nove e trenta cominciano le grandi
manovre. Sposta a destra, sposta a sinistra, vai avanti,
torna indietro. Sono le 12.30 quando riusciamo a far
salire l’autocaravan sul camion, praticamente per
larghezza con il calzascarpe, e per lunghezza con le
ruote dentro il pianale; tutta la coda rimane di fuori.
L’autista si rende conto che con il suo “vetusto” camion
arriveremo forse a Laayoune, cioè fra soli duecento
chilometri. Dopo aver telefonato al suo boss, che
dirige l’ufficio del servizio assistenza corrispondente in
Marocco dell’Europa Assistance, l’autista ci comunica
Il carro attrezzi che ha soccorso i protagonisti del racconto
che a Laayoune troveremo un camion più grande che
ci porterà ad Agadir. L’autocaravan viene legata come
un salame e alle 13 finalmente tutti a bordo, partiamo
alla folle velocità di quaranta chilometri l’ora (in discesa
forse tocchiamo anche i 50).
Dallo scarico della marmitta sbuffa un fumo nero e
denso da sembrare una ciminiera a carbone, mentre
il motore ci rimbomba con un rumore metallico da
valvole sbiellate simile a tanti tamburi a una festa di
paese. Così, traballanti e assordati dal frastuono, verso
le diciotto arriviamo davanti all’ufficio del boss in pieno
centro di Laayoune, in una stradina stretta e piena
di traffico, facendo attenzione a scansare palme e
parabole satellitari appese al di fuori dei balconi. Dopo
i convenevoli di rito, il boss ci spiega che il camion che
prevedeva potesse portarci ad Agadir, forse è troppo
stretto, perché essendo adibito al trasporto di auto, ha
doppio pianale, i montanti che ci sono lateralmente,
con il movimento stradale urterebbero nella carrozzeria
dell’autocaravan. Comunque andiamo al deposito per
ulteriori misurazioni. Si parte sempre sul rumoroso e
scoppiettante camioncino giallo verso il garage dove
ci aspetta l’altro camion. Dopo due ore di consulta
fra i vari autisti e il boss (noi in 5 minuti gli avevamo
predetto che non ci stava), ci propongono questa
soluzione: il camion giallo, anche se molto lentamente,
potrebbe portarci ad Agadir! Nel frattempo, le sempre
molto presenti signorine dell’Europe Assitance, ci
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dalla frutta all’abbigliamento, illuminate dalla fioca
luce delle lampade a petrolio. Fortunatamente prima
della mezzanotte rientrano tutti a casa e noi possiamo
meritatamente prendere sonno. È mercoledì e siamo in
attesa del famoso camion proveniente da Marrakech.
Il momento del carico del camper guasto sulla pedana del carro attrezzi
di vita, ha rotto il cambio e non ingrana più le marce,
praticamente ha smesso di funzionare. Penso che gli
abitanti di Laayoune ci conoscano tutti, poiché prima
che si fermasse del tutto, abbiamo girato in lungo
e in largo il paese sopra il camion e specialmente a
una rotonda, dove la guardia municipale preposta a
regolare il traffico, dopo la quarta volta che ci vedeva
transitare si è messa a ridere anche lei. Il massimo però
è stato quando il camioncino giallo si è guastato in
piena “tangenziale” a uno svincolo, dove, bloccati in
mezzo al traffico, non facevamo passare più nessuno.
Al contrario di noi italiani, i marocchini sono molto
pazienti e comprensivi; fosse successa una cosa del
genere a casa nostra, le imprecazioni e i clacson si
sarebbero sentiti a chilometri di distanza, ma in Marocco
è una cosa normale che un mezzo si possa rompere
in mezzo alla strada. Aspettiamo fiduciosi l’arrivo di
una jeep che in fila indiana (jeep+camion+camper) ci
porta al parcheggio iniziale, sempre scansando alberi e
parabole, davanti all’ufficio del boss “Salam Assistance”.
Ci viene fatta una nuova proposta: ci sarebbe un
altro camion, a loro dire molto grande, in arrivo da
Marrakech, che però non sarà a Laayoune prima di
mercoledì sera, quindi fino a giovedì mattina non si
riparte per Agadir. Non possiamo altro che accettare
l’ennesima soluzione!
Dormiamo appollaiati nell’autocaravan con un
traffico per strada incredibile; a sera le vie del centro
si popolano di persone a passeggio e si riempiono di
bancarelle improvvisate che vendono un po’ di tutto,
Se si considera che ci aspettano ancora più di 650
chilometri prima di arrivare alla Fiat di Agadir, e che in
tre giorni siamo riusciti a farne solo 200, ci prende lo
sconforto. Finalmente la notizia: nel primo pomeriggio
arriva il camion agognato, e in effetti, almeno
apparentemente, molto più nuovo del precedente
e con un pianale di carico adeguato, almeno per
larghezza, alle dimensioni del nostro mezzo.
Nasce ora il problema di scaricarci dal camion giallo
(impresa durata tre ore per salire) e ricaricarci su quello
“nuovo” di colore verde. E così, per tutto il pomeriggio,
siamo stati sballottati da un mezzo all’altro fino
alle 19 di sera, relegati questa volta però non in
piano, come sul camion giallo, ma in una scomoda
posizione obliqua, come fossimo in una salita con la
pendenza di un buon 20%. Pazienza, dormiremo al
contrario e cammineremo all’interno dell’autocaravan
attaccandoci alle maniglie per non andare a sbattere
contro la porta del bagno. L’unica che non ha subito
nessun trauma, è stata la nostra cagnetta Finny; si deve
essere solo chiesta perché per scendere doveva farsi
prendere in collo e fare un salto di oltre un metro per
arrivare sul marciapiede a fare la pipì.
Giovedì ore sette del mattino, dopo una nottata in
discesa, che pareva di aver dormito in cordata ancorati
su una parete in montagna, bussiamo a Mohamed, lo
chauffeur che aveva dormito nella cabina del camion.
Gli offriamo un’intera “cuccuma” di ottimo caffè italiano
con dentro dieci cucchiaini di zucchero (ai marocchini,
caffè e the piacciono dolcissimi) tentando di svegliarlo.
GUASTO ALL’ESTERO
telefonano in continuazione e non capiscono come mai
siamo sempre fermi a Laayoune, l’officina Fiat di Agadir
ci aspetta e vogliono sapere quando arriviamo. Anche
noi saremmo curiosi di saperlo! Contemporaneamente
il fatiscente camion giallo ha dato il suo ultimo sbuffo
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Inverosimilmente si parte, tutti in cabina con l’autista,
eccetto Finny, che molto comodamente rimane nella
sua cuccia nell’autocaravan in discesa, incastrata fra
un divano e la poltrona di guida. L’abitacolo della
cabina del camion si presenta così: due posti davanti,
uno per l’autista e l’altro per me, le poltrone sono
sfondate e le molle si fanno sentire ai glutei; sul dietro,
una specie di divanetto, dove si sistema Andrea,
fra bottiglie di plastica, fogli, documenti, coperte e
guanciali. Il cruscotto è illeggibile, di tutti gli strumenti
esistenti funziona solo quello del livello del gasolio. Il
parabrezza è tutto rigato, e si riesce a vedere un po’
alla meglio solo dalla parte del guidatore, le tendine
laterali, di colore indefinibile, legate con lo spago,
unte e bisunte, completano l’arredamento. Il motore
fortunatamente è abbastanza brillante, l’unico rumore
sinistro sono le frecce, che il loro suono metallico tipo
clik-clak ricorda la sveglia ingoiata dal coccodrillo che
rincorreva Capitan Uncino nella favola di Peter Pan.
Mohamed è un piccolo uomo molto timido, taciturno,
parla pochissimo il francese e, cosa abbastanza
eccezionale da queste parti, non fuma; tutto l’opposto
del primo camionista che per fare 200 chilometri non
gli sono bastati due pacchetti di sigarette! Appena
partiti, l’alba non è ancora spuntata, c’è molta umidità
nell’aria e una fitta nebbia riempie tutta l’hammada,
tanto da sembrare di essere invece che in Marocco,
nella pianura Padana. Andando avanti con il calore
del sole che sorge, tutto si dissolve ripulendo l’intero
paesaggio. Comincia così la lunga risalita verso nord,
e anche se questa strada l’abbiamo percorsa decine di
volte, è comunque una scoperta, perché viaggiando
con un locale, altre novità si aggiungono alle nostre
precedenti esperienze. Verso le nove del mattino ci
fermiamo per una sosta in una delle tante “stazioni
di posta” nel minuscolo paese di Tah. Pane caldo
inzuppato nell’olio e un bricco di the bollente, è la
colazione tipica dei camionisti. In questa specie di bardrogheria, che non è altro che una baracca con il tetto
di lamiera, si vende un po’ di tutto: farina, the, bombole
di gas, sale, zucchero, pane ecc. Mohamed acquista
due sacchi da cinquanta chili l’uno di farina e dieci
scatole di the verde da due chili la confezione: non si
capisce se per uso personale o se era un’ordinazione.
Fino al paese di Akhfennir è considerata zona “franca”,
noi sapevamo che il carburante costava meno rispetto
al nord del Marocco, ma a quanto pare hanno un costo
inferiore anche cose di prima necessità quali farina
e the. La cosa però che più ci ha colpito sono stati i
rigidi controlli da parte della polizia verso i camionisti:
numerose sono le pattuglie che stazionano per la
strada sia all’ingresso sia all’uscita di ogni paese.
Con noi, turisti stranieri in autocaravan, non hanno
mai fatto storie, al massimo hanno chiesto documenti
e comunque sempre sorridenti e con la massima
gentilezza. Con i camionisti, invece, una ferrea disciplina,
accompagnata da evidenti “tangenti”. Siamo fermati a
tutti (e sottolineo tutti) i posti di blocco esistenti lungo i
650 chilometri che ci separano da Agadir. Notiamo che
Mohamed, di nascosto, prepara i soldi della tangente,
pochi Dhiram in verità, ma moltiplicati per i numerosi
camion che transitano sull’unica strada asfaltata
esistente che va da nord a sud del Marocco, alla fine
della giornata i pochi spiccioli diventano una discreta
cifra e alla fine del mese, quasi un secondo stipendio
per il poliziotto di turno.
Quando il camion è fermato dalla Gendarmerie Royale
intercorre uno scambio di saluti: salam aleikum (la
Una “vista” familiare: l’officina autorizzata Fiat ad Agadir
pace sia con te), aleikum salam, è la risposta; nel
mentre, la mano di Mohamed scivola dal finestrino e
riempie di monetine quella della guardia senza che
occhi indiscreti vedano. Ufficialmente poi è formulata
la domanda di rito: “Da dove vieni”? “Laayoune”! “Dove
vai”? “Agadir”! Anche se noi non comprendiamo l’arabo,
erano evidenti le domande, visto che le risposte erano
sempre le stesse.
Fra camionisti comunque vige una stretta
collaborazione e come in Italia si segnalano sia
lampeggiando con i fari, sia gesticolando con le mani,
quando in prossimità del percorso c’è in agguato la
Gendarmerie Royale. Per comunicare ci sarebbe anche
il C.B., ma come tutto il resto degli strumenti di bordo
non funziona. Proseguendo verso nord arriva l’ora di
pranzo. Facciamo sosta nella cittadina di Tan-Tan, dove
degustiamo un ottimo Tajine (tipico piatto marocchino
a base di montone e verdure), peccato che abbiamo
dovuto mangiarlo frettolosamente e con una sola
mano; l’altra era impegnata a scacciare nuvoli di mosche
che si depositavano sul tavolo. Durante il breve pasto
siamo riusciti a comunicare con Mohamed, abbiamo
capito che è sposato, che ha due figli, un maschietto
di 4 anni e una femmina di 7 (o viceversa). Gli abbiamo
promesso che oltre a offrirgli la colazione e il pranzo,
quando saremo arrivati ad Agadir, gli doneremo dei
vestiti e dei giocattoli per i suoi figli. Con noi portiamo
sempre dei regali per i bambini che troviamo lungo
il cammino nei villaggi più sperduti, piccole cose che
rallegrano i loro ma anche i nostri cuori.
Si riparte, e con una bella tirata, senza mai fermarci,
dopo tredici ore di allucinante viaggio, arriviamo nel
buio più completo davanti alla concessionaria Fiat
di Agadir. Nel frattempo, le signorine dell’Europe
Assistance ci avranno fatto a dir poco ulteriori dieci
telefonate, informandosi di volta in volta dove eravamo
e quando saremmo arrivati al centro assistenza,
rimanendo ogni volta sempre più meravigliate dei
nostri racconti. Un servizio ineccepibile, niente da
ridire, ma loro chiamavano da Parigi e con tutta la
buona volontà, non potevano rendersi conto di
quali fossero i tempi tecnici marocchini. Tre persone
ci stanno aspettando per scaricare l’autocaravan dal
camion, impresa ardua, la stessa occorsa per caricarlo!
Con l’aiuto di un francese e un tedesco, anche loro
fermi con l’autocaravan per riparazioni, riusciamo
in meno di un’ora a scendere dal camion. L’officina
ovviamente è chiusa, e fino a domani mattina non
se ne parla. Ringraziamo tutti, salutiamo Mohamed e
come promesso gli regaliamo uno scatolone di roba
per i suoi figli, sarà l’unica occasione in cui lo vedremo
sorridere. Finalmente con i piedi per terra, ci facciamo
una bella doccia e verso mezzanotte un meritatissimo
piatto di spaghetti, aglio, olio e peperoncino, prima di
addormentarci in un sonno ristoratore.
Venerdì mattina alle otto, l‘officina della Fiat apre i
battenti e dopo i vari consulti ci dicono che in giornata
verrà effettuata la riparazione. Intanto le signorine
dell’Europe Assistance continuano imperterrite a
informarsi sull’evolversi della situazione. Il muezzin
(colui che richiama i fedeli alla preghiera) fa sentire il
suo canto dal minareto più vicino, e mentre scoccano
le 12, non hanno ancora iniziato a smontare il mezzo.
Fortuna ha voluto che dei nostri amici di Milano, anche
loro camperisti, arrivati il giorno prima ad Agadir,
contattati telefonicamente sono venuti a prenderci
e in attesa della riparazione, siamo andati con loro al
porto a gustarci un’ottima frittura di pesce misto. Nel
pomeriggio, gli operai del centro assistenza Fiat hanno
incominciato i lavori e lo chef dell’officina, con tanto di
giacca e cravatta, ci ha assicurato che per le 18 sarà tutto
a posto. Siamo nelle mani di Allah! Il centro autorizzato
Fiat, con annesso salone espositivo per la vendita di
auto, è ben tenuto e ultramoderno; ciononostante le
riparazioni vengono fatte per strada, sul marciapiede:
un pezzo di cartone per terra e sdraiati sotto il motore
gli operai sentenziano la stessa identica diagnosi del
meccanico interpellato a Boujdour. Si è rotto il paraolio
della pompa e si deve sostituire; fra l’altro riconosciuto
dalla stessa Fiat come difetto di fabbricazione e
cambiato con uno nuovo già modificato.
Valore commerciale 25-30 euro, ma fra il trasporto del
mezzo e la mano d’opera, penso che l’assicurazione
abbia pagato una discreta cifra, anche se i prezzi
marocchini sono decisamente inferiori ai nostri. Basti
pensare che un capo meccanico percepisce un mensile
pari a 180 euro ed è da considerarsi un discreto
stipendio.
Miracolosamente, alle 18 è tutto rimontato. Ultima
telefonata con le squisite signorine dell’Europe
Assistance che anche loro hanno confessato di non
credere di arrivare in fondo alla questione, quindi
ringraziamo gli operai per la loro gentilezza e la loro
efficace professionalità.
L’indomani di buon’ora si riparte, torniamo verso sud,
il nostro spirito di avventura si è risollevato, e non
sarà certo un paraolio a fermare la nostra vacanza in
Marocco. Dakhla, aspettaci, stiamo arrivando!
GUASTO ALL’ESTERO
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LA città dell’olio
raduno camperisti A FICULLE
INVITO AL VIAGGIO
di Villelmo Marcucci
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Una suggestiva vista dello skyline di Ficulle. In basso: la Rocca del Sole
Raduno camperisti
Ficulle (TR), 22-23 24 novembre 2013
In un angolo dell’Umbria sud-occidentale, versante settentrionale del Monte Nibbio, c’è Ficulle, paese medievale posto su un crinale dal quale si domina una splendida vallata che tra boschi, calanchi, oliveti, vigneti e
prati fioriti si spinge fino alle pendici dell’Amiata. Posto
a 500 metri sul livello del mare, si trova immerso in un
ambiente intatto che presenta tutte le emergenze della collina umbro-toscana, dove natura e cultura sono
in perfetta sintonia e contribuiscono a formare un luogo in cui è possibile praticare l’arte del “vivere bene”.
Fu abitata già in tempi remoti dagli Etruschi. Nel 1292
Ficulle è elencato nel catasto orvietano tra i domini
diretti di quel comune. Dopo il dominio della famiglia
Bovaccini, la città passa sotto il dominio dei Filippeschi
e poi dei Monaldeschi, anche se questi ultimi governarono in nome e per conto dello Stato della Chiesa.
Nel 1432, in seguito alla cacciata da Ficulle di Gentile
Monaldeschi, il feudo passò alle dirette dipendenze
della Santa Sede. Oggi la città è cinta entro le mura, vi
si giunge passando per scalette e viuzze, che talvolta si
allargano a formare angoli pittoreschi e piccoli slarghi.
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PER SAPERNE DI PIÚ
PER SAPERNE DI PIÙ
Programma di massima per il Raduno, che per ragioni organizzative potrebbe subire variazioni.
Venerdì 22 novembre
Dalle ore 18 - Accoglienza degli equipaggi presso il parcheggio area di sosta di Ficulle (situato all’interno del parco
pubblico).
FICULLE
Sabato 23 novembre
Mattinata libera, visite consigliate: Monteleone d’Orvieto,
Castello della Sala, Abbadia di San Nicolò al Monte.
Ore 14 - Partenza dall’area di sosta per visita guidata al centro storico e alla Rocca.
Ore 20 - Cena presso il ristorante “LE FONTANE” a Ficulle.
Menu cena - Antipasto: fantasie e sfiziosità tipiche umbre
delle “Fontane”; primo: tagliatelle al ragù bianco di chianina; secondo: grand’arrosto misto di agnello a scottadito,
spuntature e salsicce alla brace, pollo cotto nel forno a
legna; contorno: patate al forno e insalata mista; dessert:
tiramisù della casa; bevande: acqua, vino rosso e bianco
della casa Doc, caffè e limoncello.
Domenica 24 novembre
Ore 11 - Degustazione “olio nuovo” e prodotti tipici locali
presso il frantoio Gasparri. Rientro libero.
Modalità di adesione
Il numero massimo di partecipanti è di 40 equipaggi o 100
persone; quindi, per non rischiare di trovare il raduno già
completo, prenotare il prima possibile.
La prenotazione è obbligatoria e dovrà essere inoltrata
all’Associazione Regionale inCHIANTI in ore serali a:
Giorgio 333 6617754 - 055.740533,
email [email protected]
Villelmo 338 6380383 - 055.2312664
email [email protected]
Quota di Partecipazione
Adulti 32 euro a persona, bambini da 0 a 6 anni gratis, da 7
a 12 anni 17 euro. La quota comprende il parcheggio a noi
riservato, visita al centro storico con guida, cena del sabato
sera e degustazione della domenica mattina.
Importante
Al momento della prenotazione dovrà essere effettuato un versamento su cc/pp n. 26188508 oppure bonifico bancario utilizzando il nostro codice IBAN
IT40N0760102800000026188508 intestato a Associazione
Regionale inChianti, dell’importo di euro 17 a persona
inviando copia della ricevuta di versamento via fax al n.
055.740533. L’acconto è necessario per motivi tecnici organizzativi. In caso di disdetta, che dovrà pervenire almeno
dieci giorni prima del raduno, l’acconto versato sarà restituito, mentre in caso di annullamento in tempi successivi
l’acconto NON potrà essere reso.
Suggerimento
Per essere informati dei nostri raduni inviate la vostra richiesta all’indirizzo email: [email protected] o consultate
il nostro sito web www.inchianti.org
Per raggiungere il parcheggio a noi riservato
Da Nord e da Sud, Autostrada del Sole (A1) Firenze Roma:
uscita Fabro, seguire l’indicazione per Ficulle, poi seguire le
indicazioni Area di sosta camper.
Coordinate GPS: N 42° 49’ 49,1” E 12° 4’ 6”
Scorcio della Rocca da Via delle Mura
All’interno della città troviamo le due Rocche medievali, una posta a difesa della Porta del Sole, che guarda la
stupenda vallata, e l’altra a pianta semicircolare, che vigila verso Nord. Da ammirare, inoltre, ”Via delle Mura”,
un balcone naturale che spazia sulla vallata del Chianti.
Ci sono pregevoli monumenti come l’Antica Pieve di
Santa Maria Vecchia costruita intorno al 1200 che presenta un portale gotico di pregevole fattura e alcuni importanti affreschi della seconda metà del Quattrocento.
Il nome Ficulle deriva dal latino “figulus”, che significa
vasaio, e ancora oggi è il paese “de le cocce”, l’arte della
terracotta che si tramanda da lontanissime generazioni.
Lavorata al tornio da mani che ripetono gesti trattenuti
da una memoria senza tempo, la creta si modella in forme essenziali ma di forte valenza estetica, che vengono prima essiccate al sole, poi colorate con facili segni
di verde e marrone, infine cotte in appositi forni da cui
escono oggetti semplici, ma efficaci (brocche, panate,
“scole”, conche, ma anche piatti, bicchieri, tazzine, salvadanai ecc.).
Ficulle è anche “città dell’olio”, che con le sue assolate
colline e il particolare microclima fanno sì che si produca un eccellente olio extravergine di oliva con denominazione Dop.
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TOrtél dóls A COLORNO
LA PASTA RIPIENA TIPICA DELLA BASSA PARMENSE
INVITO AL VIAGGIO
di Erika Ferrari
Un primo dal cuore dolce: il tortello che conquistò il palato della duchessa Maria Luigia d’Austria
VI Gran Galà del Tortél Dóls
Sabato 5 e domenica 6 ottobre 2013
Colorno (Parma)
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L’Emilia, da sempre terra di cultura enogastronomica,
celebra uno dei suoi prodotti più prelibati: il Tortél Dóls
di Colorno, il rinomato primo piatto che fu in grado di
conquistare anche il raffinato palato della duchessa
Maria Luigia D’Austria. Sabato 5 e domenica 6 ottobre
2013 il comune di Colorno, in provincia di Parma, si veste a festa con il VI Gran Galà del Tortél Dóls, l’evento
gastronomico culturale organizzato dalla Confraternita del Tortél Dóls, gruppo di appassionati gourmand
nato per promuovere la tradizione culinaria della Bassa
Parmense, custode di importanti specialità gastronomiche, come il Culatello di Zibello.
Frutto di un’antica ricetta, tipica del luogo, nel tempo il
Tortél Dóls ha saputo farsi apprezzare anche dai palati
più esigenti, merito del caratteristico sapore agrodolce della farcia, a base di mostarda e vino cotto, rigorosamente fatti in casa. Alla base del goloso ripieno vi è
infatti la mostarda che annualmente le rézdore (termine dialettale per indicare le donne di casa) preparano,
utilizzando i frutti antichi del territorio: mele cotogne,
pere nobili e cocomero bianco.
La tipicità del Tortél Dóls è stata riconosciuta nel 2010
anche dalla Camera di Commercio di Parma che ne ha
registrato il disciplinare di produzione e il logo “Tortél
Dóls di Colorno”, facendo di questo goloso tortello un
primo piatto esclusivo a livello nazionale, inserito da
Slow Food nelle Comunità del Cibo. Un primo piatto
unico nel suo genere che potrà essere degustato durante il VI Gran Galà del Tortél Dóls, un grande momento di festa, arricchito da mercatini tematici, stand
enogastronomici, spettacoli, esposizioni artistiche e
spazi per i più piccoli, il tutto immerso nella splendida
cornice della piazza di Colorno, alle spalle della Reggia
ducale, la cui bellezza le ha conferito l’appellativo di
“Piccola Versailles”.
Come di consueto a fare da padrino del Gran Galà
sarà Stefano Bicocchi, in arte Vito, l’apprezzato attore
bolognese che da anni ha legato la sua immagine e
simpatia al Tortél Dóls. Proprio a Vito verrà affidato il
compito di presentare il momento clou di tutta la manifestazione: la Gara delle Rézdore, una sfida a colpi
di tortelli tra le mani di 10 concorrenti. Le cuoche più
COLORNO
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Gli stand in Piazza.
A sinistra: Gustavo, la mascotte della manifestazione
esperte provenienti dai 5 comuni del comprensorio di
produzione del Tortél Dóls (Mezzani, Sissa, Torrile, Trecasali e Colorno), si sfideranno nella preparazione del
tipico piatto, alla presenza di una giuria selezionata,
composta da gastronomi, giornalisti, chef, rappresentanti delle istituzioni.
Le rézdore saranno inoltre protagoniste della giornata
anche grazie allo spazio per la preparazione dal vivo del
Tortél Dóls, una vera e propria cucina all’aperto, in cui si
potrà ammirare la realizzazione della tipica pasta ripiena.
Durante il Gran Galà verrà allestito anche il Risto Baby,
un laboratorio di cucina dove i bimbi potranno cucinare per i loro coetanei e attendere l’arrivo di “Gustavo”, la
mascotte del Tortél Dóls. Particolare attenzione da parte degli organizzatori del Gran Galà è infine riservata ai
visitatori che arriveranno a Colorno in autocaravan, con
la possibilità di usufruire di speciali convenzioni. I turisti
che prenderanno parte all’evento enogastronomico potranno infatti approfittare dell’occasione per visitare le
bellezze del territorio, ricco di percorsi storico-culturali e
naturalistici con rocche medievali, botteghe, osterie tipiche e la disponibilità di numerosi percorsi ciclopedonali
lungo gli argini del fiume Po.
PER SAPERNE DI PIÚ
PER SAPERNE DI PIÙ
Informazioni e programma completo:
www.torteldols.it
pagina Facebook:
www.facebook.com/confraternitatorteldols
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I LUOGHI DEL DELTA DEL PO
LUOGHI E storie dal versante
emiliano-romagnolo
INVITO AL VIAGGIO
di Marisa Saccomandi
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ll Delta del Po, per metà amministrato e tutelato dalla
Regione Veneto e per l’altra metà dall’Emilia Romagna
è, nel suo insieme, uno degli ambienti più straordinari
esistenti in natura. Ho già parlato su questa rivista delle bellezze del Delta Veneto e, ben volentieri, completo
con quelle del sud del territorio. Lo faccio con una personale partecipazione essendo nata e vissuta a Ravenna e
avendo ricordi incancellabili di un’infanzia trascorsa, nei
periodi estivi, in una casa di caccia in mezzo alla piallassa (laguna) Piomboni, piena di anatre vere e finte (come
richiami) e batane (barche piatte) mandate avanti con
paradelli (un’asta con una biforcazione nel fondo). Era
la libertà totale, anche se mia nonna ci rincorreva con
la scopa perché ci sporcavamo col fango dei canali, lo
stesso che nel tempo si è trasformato in “oro nero” per le
locali terme. Poi il dolore immenso negli anni sessanta
nel dovere abbandonare questo paradiso per fare spazio all’industria chimica, considerata fondamentale per
il nostro futuro. Fu un errore imperdonabile sotto tutti i
punti di vista e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze: inquinamento atmosferico, subsidenza (abbassamento del terreno) e miliardi spesi per asportare fanghi
tossici. Percorrendo la strada che da Ravenna va verso
Porto Corsini (via Baiona) si ha l’esatta visione di questo
dualismo. Da una parte la meraviglia di una natura con
acqua, alberi e uccelli e dall’altra l’industria (oggi molto
meno), dalla quale dipendiamo per esigenze diventate
primarie. Col passare degli anni si è capito che il nostro
vero patrimonio è l’ambiente, da salvaguardare per la
sopravvivenza di tutti. Le zone umide di questa parte
del Delta, con la loro flora e fauna, sono diventate Parco
protetto nel 1998, gestito fin dal 1996 da un Consorzio
emiliano-romagnolo, del quale fanno parte le province
di Ferrara e Ravenna con i Comuni di Alfonsine, Argenta,
Cervia, Codigoro, Comacchio, Goro, Mesola, Ostellato e
Ravenna. L’intero Delta oggi rientra nella “Rete Natura
2000”, un organismo che tutela habitat particolari dell’Unione Europea.
Attraverso il racconto storico si risale alle trasformazioni
di un territorio sempre mutevole e instabile nel tempo.
Ravenna ha monumenti e mosaici conosciuti in tutto il
mondo, ma non tutti sanno dei suoi continui cambiamenti geologici. La cupola della tomba di Teodorico (VI
sec.), un monolite in pietra d’Istria di 300 tonnellate, fu
possibile issarla sul basamento attraverso l’uso di barche perché il mare, che ora dista circa 7-8 chilometri,
arrivava fin lì. Il porto militare romano di Classe scomparve nella palude e i monumenti ravennati più antichi
hanno i pavimenti originari interrati (Galla Placidia, di
un metro e mezzo). Il fiume Po, con la sua foce a delta,
sedimento dopo sedimento, si protende verso il mare,
cambiandone continuamente l’orografia. Fra qualche
secolo ci saranno altri itinerari su questi litorali. L’uomo
è intervenuto bonificando i terreni, utilizzando idrovore per irreggimentare le acque entro possenti argini
e per utilizzare al meglio quanto è stato recuperato. In
quest’area protetta, di oltre 52 mila ettari, si trovano realtà naturalistiche fra le più varie: alvei, spiagge, lagune,
paludi, foreste allagate, boschi, pinete... accanto alle testimonianze lasciate dall’uomo: zone archeologiche, abbazie, ville patrizie, case rurali, saline, tutte da scoprire.
Lavoriere e casoni nelle valli di Comacchio
PER SAPERNE DI PIÙ
Comune di Comacchio (FE). Installano
la segnaletica anticamper violando
la Legge. Il Sindaco del Movimento
5 Stelle non risponde
Documento completo aprendo
http://www.coordinamentocamperisti.it/
contenuto.php?file=files/ancora_divieti/index.html
A piedi, in bicicletta, in barca, a cavallo:
Ravenna e dintorni.
La Romagna si trovò coinvolta nella trafila garibaldina
e Garibaldi non sarebbe mai riuscito a sfuggire agli austriaci se gli abitanti del luogo non l’avessero aiutato
a superare canali melmosi, rovi impenetrabili, paludi
come sabbie mobili. Anita invece ci morì. Non per colpa
dell’ambiente, ma per la caparbia volontà di ricongiungersi all’Eroe nonostante l’avanzata gravidanza, prendendosi la malaria durante il viaggio con la conseguente
morte del feto e la sua a 28 anni, per setticemia (4 agosto
1849). Questa tragica/romantica avventura, potrebbe
raccontarvela il custode della Fattoria Guiccioli, Paride
Danesi (tel. 335 6177239), appassionato cultore di storie
risorgimentali, visitando la casa rurale di Mandriole,
accuratamente restaurata e trasformata in museo. Accanto ai reperti garibaldini si trova il letto dove Anita
morì. Vicino al Museo un cippo ne ricorda la temporanea sepoltura, anche questa romanzesca. è possibile
visitare la tenuta partendo in bicicletta (a noleggio) dal
vicino Museo NatuRA di Sant’Alberto (Tel. 0544 528710)
che ospita un Centro visita con materiale informativo e
una raccolta ornitologica di assoluto pregio, lascito di un
naturalista ravennate. La pedalata si svolge lungo l’argine del fiume Reno, offre scorci panoramici sulle Valli di
Comacchio e la possibilità di deviare verso la penisola
di Boscoforte, un altro habitat ricco di specie ornitologiche, come le colonie di fenicotteri rosa.
Queste valli furono teatro di cruente battaglie durante
l’ultima guerra mondiale.
L’Isola degli Spinaroni è uno di questi luoghi della
memoria, raggiungibile in barca o in canoa, si trova nella piallassa Baiona (1.283 ettari), dietro Marina Romea,
oggi piena di capanni da pesca. In quest’isola si trova
un capanno partigiano restaurato, a ricordo di uomini e
donne che per la liberazione della propria terra combatterono e morirono. I romagnoli sono persone schive ma
passionali e hanno sempre lottato per gli ideali nei quali
credevano. Per inciso, in età post Stato della Chiesa,
un mio bisnonno fece parte della locale setta degli “Accoltellatori” (una sorta di società di mutuo soccorso) e
fu sorteggiato per punire un proprietario terriero che
aveva ucciso a calci una povera donna incinta trovata
a spigolare il grano rimasto dopo la mietitura. Per averla vendicata, il mio avo si fece 25 anni di galera e mio
nonno, a richiesta, recitava l’arringa della difesa imparata a memoria, che terminava con un accorato ”…e
voi volete condannare questo onesto malfattore?”. Il
carattere romagnolo, orgoglioso e poco conciliante,
sa riconoscere il valore della solidarietà nel far valere
IL DELTA DEL PO
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Punta Alberete
Sempre nel ravennate, a pochi chilometri dalla città
lungo la via Romea, non va persa la passeggiata, obbligatoriamente a piedi, nella Foresta allagata di Punta Alberete. E’ una porzione di territorio così raro e prezioso
da essere definito “l’ultimo relitto di valli dolci ravennati” tutelato e protetto perché non scompaia del tutto. Il
percorso ad anello è obbligato, non è possibile asportare o disperdere niente, solo guardare e fotografare.
INVITO AL VIAGGIO
i diritti dei più deboli. Qui sono nati, dal bracciantato
agricolo, i movimenti cooperativi e da questi i partiti e
la moderna democrazia del nostro complicato Paese. I
terreni agricoli del Delta del Po vennero assegnati a chi
ci viveva, attraverso la riforma agraria (seconda metà
del ‘900). Nella parte veneta, gli appezzamenti dati a
singole famiglie vennero ben presto abbandonati per
la diseconomicità delle rendite, mentre i terreni della
parte emiliano-romagnola, lavorati in comune attra-
Tutti a Boscoforte (Ravenna) per l’avvistamento dei fenicotteri rosa
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verso cooperative agricole, furono una risorsa per migliaia di famiglie e per la conservazione dell’ambiente.
Nel solco della memoria, merita una visita anche il Museo
della Battaglia del Senio di Alfonsine, con reperti relativi
al secondo conflitto mondiale che vide qui lo scontro tra
tedeschi e truppe alleate. In un suggestivo rustico di campagna dei dintorni , venne girato il film L’Agnese va a morire di Giuliano Montalto, una grande opera, nel quale il regista ha reso omaggio al ruolo fondamentale delle donne
durante la Resistenza. Il carattere femminile romagnolo è
speculare a quello maschile…mai sottomesso. Non è facile, in questa piatta campagna, trovare la casa in via Destra
Senio 88 ad Alfonsine. Meglio chiedere informazioni sulla
più frequentata Casa del Diavolo, un confortevole agriturismo dove (su prenotazione) si possono gustare i prodotti tipici del Delta (tel. 338 800 2962). La titolare Brunella
Baioni, vi farà visitare l’adiacente “Casa dell’Agnese”.
Se si entra in questo rapporto rispettoso verso la natura ci si sentirà parte di essa e subentrerà quello stupore
primordiale che lascia senza parole per tanta bellezza
così generosamente offerta...troppa, personalmente
avrei escluso dalla creazione zanzare e rettili. La visita può durare qualche ora, ma se viene fatta con una
guida o un naturalista, potrebbe prolungarsi di molto per l’osservazione delle infinite specie vegetali con
fiori ed erbe rare. In primavera il verde smeraldo della
vegetazione abbaglia, mentre in autunno il rosso del
viburnum emerge fra i grigi e verdi della palude. Potrebbe sfinirvi il voler scorgere e fotografare, secondo
le stagioni e in apposite postazioni: aironi, ibis, gallinelle d’acqua, il timido e diffidente tarabusino, miriadi di
passeriformi, folaghe, oche selvatiche, cigni, la cicogna
bianca, gru, pavoncelle, rapaci come il falco pescatore,
il gufo di palude...
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Pomposa, Porto Garibaldi, Comacchio Argenta e Ostellato
Fanno parte della Provincia di Ferrara questi territori
del Delta, visitabili a piedi, in bicicletta, a cavallo, in motonave, barche elettriche, ecobus, golf car elettriche….
Se gli itinerari vengono percorsi col camper, per la so-
sta non c’è che l’imbarazzo della scelta, dagli agriturismi con noleggio bici e cavalli (Prato Pozzo ad Anita è
uno dei più attrezzati, tel. 0532 801 058), ai campeggi
sul mare, alle aree di sosta pubbliche e private...
La parte nord del Delta comprende gioielli come l’Abbazia di Pomposa (costruita nel medioevo sopra un’isola), col campanile che svetta come fosse un faro (48
metri) e, sul litorale, spiagge e lidi immersi nel verde
a ridosso delle lagune. Sempre a nord, Mesola col suo
L’incredibile foresta allagata di Punta Alberete, in provincia di Ravenna. Sotto: nella Valle Campotto ad Argenta, in provincia di Ferrara,
è possibile fare escursioni sui barconi
Castello, ora Centro di Educazione Ambientale e il suo
gran Bosco, un’antica formazione forestale autoctona,
già terreno di caccia degli Estensi.
Una delle più belle gite in barca è quella che parte da
Goro verso la propaggine finale della Bocca del Po di
Goro, dove venne costruito un grande faro alto 22 metri, con la sottostante casa del guardiano, oggi adibita
a ristoro. Le gite in motonave sono particolarmente apprezzate dai turisti per la possibilità di navigare, pescare e pranzare a bordo. Da Gorino il percorso è fattibile
anche a piedi o in bicicletta con diversi punti sosta per
il birdwatching. A Porto Garibaldi ci si trova coinvolti
nel pittoresco fermento dei pescherecci con relativo
mercato del pesce. Il connubio arte-natura si è realizzato nella vicina Comacchio, definita un museo a cielo
aperto per il suo centro storico recuperato nei monumenti più importanti e le case, dipinte nei colori naturali, si riflettono sull’acqua dei canali. Sotto il seicentesco Portico dei Cappuccini si trova l’entrata alla Manifattura dei Marinati, un museo con le tipiche barche
e attrezzi per la pesca, vicino ad una grande sala con
spiedi verticali sui quali venivano arrostite le anguille
per poi marinarle. La pesca, nel passato, era l’unica risorsa della zona e facendo un giro in barca nelle valli
circostanti si ricostruisce la dura vita dei pescatori. Nel
periodo della pesca alle anguille gli uomini si trasferi-
IL DELTA DEL PO
Ravenna possiede altri due grandi polmoni verdi, a
Nord la Pineta di San Vitale, a sud la Pineta di Classe.
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INVITO AL VIAGGIO
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Comacchio, la particolare prospettiva di Trepponti
vano nei casoni dal tetto di canna costruiti su esigue
lingue di terra emersa, dalle valli di acqua salmastra e
iniziavano a lavorare nella prima notte di burrasca in
autunno, fino a febbraio. Non è facile catturare le anguille, intrappolarle nei lavorieri - pali infissi nell’alveo
dei canali a forma di punta di freccia - dove nelle prime
gabbie rimanevano imprigionati cefali e orate mentre
nella seconda, dai pali più fitti, i viscidi capitoni. è ancora misterioso il ciclo di vita di questa specie di cui
l’unica cosa certa è che per riprodursi debbono ritornare da dove sono venute: il Mar dei Sargassi a 5000
km. di distanza. Questo rito si è quasi estinto per colpa
della dissennata pesca in mare, con le reti a strascico e
altre più sofisticate ma altrettanto micidiali dei grandi
pescherecci che, asportando di tutto, mettono a serio
rischio la sopravvivenza di una specie che non è in grado di riprodursi in cattività.
Solo il 2% delle ceche o avannotti (anguille piccole) riesce a rifare l’antico percorso, il cosiddetto novellame
viene catturato e venduto agli allevatori. Credo non
vada taciuta la precarietà di un ecosistema secolare,
messo in pericolo dall’uomo che potrebbe distruggerlo, anche moltiplicando, specie non compatibili con
questo ambiente.
Visitando in barca le valli di acqua dolce di Campotto,
vicino ad Argenta, si notano grandi reti a gabbia a pelo
d’acqua (localmente chiamati cugol), usate per la cattura del pesce siluro, un micidiale predatore alloctono
che sta letteralmente facendo fuori la fauna locale.
Questo “mostro”, mangiando di tutto (nutrie comprese),
può raggiungere i 2 metri di lunghezza e il quintale di
peso. Se catturato dalle guardie forestali viene trasformato in mangime, ma altri lo commerciano, nei paesi
dell’est è considerato una prelibatezza. Un altro killer è
il gambero rosso della Louisiana, predatore e distruttore
di argini, inserito negli anni ’80.
Le sue carni dal “delicato sapore di fango” sono apprezzate da aironi, garzette e fenicotteri, di qui l’enorme proliferazione di quest’ultima specie che si sta trasferendo
dalla Camargue nei più accoglienti “chiari” del Delta.
Fondamentale è il monitoraggio continuo. Altri ambienti pieni di storia e natura sono le saline, una a Cervia, l’altra a Comacchio.
Sembrerà esagerato, ma ho solo accennato al tanto da
vedere, e molto ho dimenticato. Non resta che venire
direttamente per rendersene conto.
PER SAPERNE DI PIÚ
PER SAPERNE DI PIÙ
www.ferraraterraeacqua.it
www.ravennaintorno.provincia.ra.it
Prenotazioni ed escursioni con partenza
dall’Ecomuseo delle valli di Argenta
telefono 0532 808058
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PUPI E PALADINI A PALERMO
VIAGGIO NEL MITO TRA STORIA E LEGGENDA
di Valerio Lo Coco
PALERMO E I PUPI
I
l passato è un cassetto di ricordi nel quale sono riposti colori, parole, frammenti di vita, dove è sceso
il silenzio; ma proprio quando pensi di averli perduti
per sempre, ecco che riaffiorano nitidi dal buio della
memoria i sogni di bambino. È questa la storia che vi voglio raccontare.
Sono sempre stato affascinato dalle gesta dell’epica cavalleresca, di uomini che incarnavano i più elevati ideali,
eroi sempre pronti a sacrificare la loro vita per proteggere i viandanti che da Canterbury o Santiago percorrevano la via Francigena, sino a Roma (vie Romee), per
giungere in Terra Santa, uomini il cui onore era sacro
come l’amore.
Del resto si sa che ai ragazzi piace giocare alla guerra,
simulando le scene di battaglie, e anch’io, quand’ero
un ragazzo, amavo costruire armi con semplici pezzi di
legno donati da un abile artigiano del mio quartiere disposto persino a darmi dei consigli. È così che i ragazzi
iniziano a sperimentarsi e diventano uomini.
Poi, crescendo, si scopre che la guerra non è un gioco
e che molto spesso buoni e cattivi sono la stessa cosa.
Non ci sono guerre sante o giuste; nel nome di quale Dio
si potrebbe uccidere il proprio simile, nero, giallo o bianco che sia? Vinti e vincitori continueranno a fare la vita
di sempre: i problemi dei poveri restano tali sia che si
trovino dalla parte dei vincitori che dalla parte dei vinti.
Ma questa per i ragazzi è tutta un’altra storia.
Ho ancora vivo il ricordo di mio nonno che nelle sere
d’inverno mi narrava le intrigate avventure dei Paladini
di Francia: Ruggero, Bradamante, Rinaldo e Marfisa, il
flau s della sua voce si addentrava in quelle complicate
vicende e si diffondeva nella stanza appena illuminata
che avvolgeva le pareti che restituivano un caldo minimalismo essenziale del vivere quotidiano. La storia spesso era priva del classico preambolo del “c’era una volta...”.
Per tanto tempo ho pensato al cane di Magonza, a questo terribile personaggio. Non riuscivo a capacitarmi
cosa avesse a che fare un cane con i Paladini di Francia.
Che si trattasse di un orribile sortilegio?! Evidentemente
avevo capito male, si trattava di Gano di Magonza, il marito della sorella di Carlo Magno, un traditore malvagio
che seminava continuamente zizzania contro i valorosi
e integerrimi Paladini.
Il nonno narrava spesso la storia della Baronessa di Carini, dei Beati Paoli o dei Paladini di Francia, come quella ad esempio di Ruggero e Bradamante, di cui voglio
raccontarvi. Ecco la scena! Rodomonte, si aggirava nei
pressi del campo di battaglia dando voce ai suoi pen-
Un pupo siciliano dipinto a mano
sieri, ora elogiando il valore dei Francesi, ora urlando la
sua irriducibile volontà a farne “carne da macello” per
vendicare i compagni caduti nella battaglia appena
conclusa. Mentre era assorto nei suoi travagliati pensieri, oggi si potrebbe dire “aveva un diavolo per capello…”,
arrivò Bradamante, che senza tante cerimonie gli chiese
di cedergli il passo per raggiungere il campo cristiano;
fortuna volle, vista l’ira tremenda di Rodomonte, che
nei paraggi si trovasse Ruggero, il capitano dell’esercito saraceno che fermò la mano del compagno d’armi
mettendolo in fuga. Bradamante ringraziò il cortese cavaliere, e alzando il suo elmo sussurrò (in falsetto) tra sé:
“quanto è bello, me ne sono innamorata”. A quella visione Ruggero esclamò: ”Ma voi siete una donna”, mentre
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Altri due pupi. Il nonno dell’autore narrava spesso la storia della Baronessa di Carini, dei Beati Paoli o dei Paladini di Francia, come
quella, ad esempio, di Ruggero e Bradamante a cui si accenna in queste pagine
pensava “quanto è bella, me ne sono innamorato”. Seppur imbarazzato Ruggero le manifestò il suo interesse
dichiarandosi. Con aria soddisfatta Bradamante corrispose alle lusinghe ma subito dopo si rattristò perché
davanti a sé aveva un cavaliere saraceno.
Pur essendo consapevoli del loro destino avverso, i due
si abbracciarono, ma la scena amorosa venne presto interrotta dalla comparsa in scena della principessa Marfisa, guerriera saracena e presunta fidanzata di Ruggero.
Seguirono scambi di parole e risentiti apprezzamenti tra
le due donne e presto il litigio si trasformò nell’immancabile duello. Marfisa fu costretta a fuggire inseguita da
Ruggero e Bradamante. Però il caso volle che i tre si ritrovassero dinanzi alla tomba del Mago Merlino che poco
dopo apparve nella penombra del chiaro di luna. Merlino amorevolmente rivelò loro un segreto: “Ruggero!
Marfisa! siete fratello e sorella! E tu Bradamante lo potrai
sposare!” Udendo questa rivelazione, i tre, si riappacificarono allegramente.
La riacquistata serenità non durò a lungo. Agramante,
Gran Sultano dell’esercito Saraceno, consigliato dal vecchio Subrino, pensò di risolvere le sorti della guerra con
un solo duello tra un guerriero saraceno e un cavaliere
cristiano. Mentre Agramante scelse Ruggero, Carlo Ma-
gno, re dell’Impero Carolingio, scelse Rinaldo, fratello di
Bradamante; così che Ruggero, per volere del suo sultano, si trovò costretto a sfidarlo in duello.
Ma il prode Rodomonte, che sapeva già dell’intrigata vicenda amorosa, convince Agramante ad affidare a lui la
missione per la risoluzione del conflitto.
Quando ormai tutto appariva appianato ecco che nuovamente sopraggiunse un’altra difficoltà: Rodomonte,
recatosi presso il campo del nemico per sfidare Rinaldo (prima spada del Re di Francia), spavaldamente non
s’inginocchiò davanti al Re cristiano. E così Ruggero fu
inevitabilmente costretto, di fronte al grave oltraggio, a
battersi in duello con il suo vecchio compagno d’armi.
Quando Carlo Magno raggiunge, col suo mantello rosso
(per distinguersi dagli altri paladini), il luogo convenuto per la sfida, Ruggero aveva già battuto Rodomonte,
e allora Carlo Magno in segno di gratitudine e di riconoscenza concesse il suo consenso affinché si potesse
coronare il sogno d’amore tra Ruggero e la bella Bradamante.
Passarono i giorni, i mesi e gli anni e Bradamante portava in grembo un bimbo. Ruggero, saputo del lieto evento ritornò dalla guerra; ma mentre attraversava il bosco,
per raggiungere la sua adorata, incontrò una fanciulla, la
Lo spettacolo dei pupi è noto non solo a Palermo o a Catania, ma anche in altre regioni italiane con personaggi diversi quali Arlecchino,
Pulcinella, Burlamacco. Nel caso particolare del “pupo siciliano”, esso è da sempre identificato con il Paladino di Francia
malvagia Leonilde, che fingendosi impaurita chiese aiuto per essere scortata al castello dove era in agguato il
perfido e invidioso Gano di Magonza, nonché acerrimo
nemico di Rinaldo, fratello di Bradamante.
Gano e Leonilde con la scusa dell’ospitalità versarono
il vino migliore nella coppa di Ruggero che all’oscuro
dell’inganno cadde inebriato in un sonno profondo.
Nella notte i due crudeli lo uccisero. Ruggero apparve in
sogno a Bradamante, e dall’aldilà le gridò con voce flebile: ”Bradamanteeee, Bradamanteeeee, non mi aspettare
piùùùùù, sono mortooooo. Sono stato assassinato da
Gano di Magonza e Leonilde. Il mio corpo ora giace in
fondo al fiume. Mi raccomando il nostro piccolo bimbo,
abbi cura di luiiiiiiii” e poi svanì.
Bradamante e Marfisa attaccarono il castello di Gano
di Magonza, tagliarono teste a destra e a manca, sbudellarono pance e uccisero tutti per vendicare il prode
Ruggero. E con queste parole il nonno terminò una delle
tante storie dei Paladini di Francia.
Queste storie il nonno, le aveva apprese dalla tradizione
orale dei “cuntastorie”, molto simili a quelle narrate dal
“cantastorie”. Il cuntastorie narrava le vicende storiche
in maniera fantastica, evocando la leggenda del mito,
del personaggio sempre pronto al sacrificio per la difesa
dei più deboli o a combattere i pirati saraceni e turchi
per liberare la bella principessa caduta nelle loro mani.
Viceversa, il cantastorie narrava fedelmente i fatti storici
accaduti, grazie alle quali è stato possibile ritrovare antiche civiltà (il primo cantastorie della storia fu Omero che
narrò le vicende di Ulisse).
Occorre precisare che il cuntastorie (cuntista) era un “puparo mancato” perché privo di mezzi economici per allestire un teatrino con i personaggi e le numerose “comparse” affinché tutto avvenisse come una “rappresentazione teatrale”, e si serviva semplicemente di “cartelloni”
simili a quelli dipinti nei carretti del folklore siciliano,
ora ricercati dai collezionisti ed esposti al Museo Pitré,
presso la Favorita di Palermo (Palazzina Cinese). Questi
cartelloni si potevano arrotolare per poterli meglio trasportare, magari pedalando su una vecchia bicicletta
sgangherata, da paese in paese. Quando il contastorie
arrivava nella piazza del paese richiamava l’attenzione
della gente urlando: “Pò t’ù cuntu! E kiddu c’un ti piaci ti lu
canci”. In queste rappresentazioni all’aperto, il cuntista
narrava le storie indicando le scene rappresentate nei
riquadri dei cartelloni con una lunga bacchetta di legno,
aiutandosi con la voce ritmata, usando parole onomatopeiche per simulare il galoppo dell’avanzata della caval-
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© Christian Quaquero - Fotolia.com
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leria e le scene di battaglia. Il pubblico, per lo più costituito dagli strati più poveri della popolazione, accorreva
con straordinaria partecipazione, parteggiando animosamente ora per questo, ora per quell’altro personaggio
epico. Lo spettacolo dei pupi è noto non solo a Palermo
o a Catania, ma anche in altre regioni italiane con personaggi diversi quali Arlecchino, Pulcinella, Burlamacco,
alcuni esempi di questa tradizione popolare.
L’illustre studioso delle tradizioni popolari siciliane Pitrè, sosteneva che la percezione culturale e la funzione sociale di questa forma di spettacolo fosse comune in ambienti popolari molto simili in tutto il mondo.
Tutt’oggi le storie delle marionette, sia pure in maniera
molto diversa, vengono rappresentate in Cina, Inghilterra, Francia, Thailandia ecc. Questo fenomeno è ritenuto
dagli antropologi il risultato di una trasmissione culturale tra i popoli; nel gioco si racchiude il sapere dell’uomo, il quale si è acculturato prevalentemente attraverso
i comportamenti (derivati o adattati); in particolare tra
questi comportamenti ritroviamo le attività ludiche tra
individui conviventi nello stesso sistema culturale che si
esprimono come azioni sociali.
Nel caso particolare del “pupo siciliano”, da sempre
identificato con il Paladino di Francia, le origini risalgono, in maniera molto semplificata, alla letteratura
cortese della Chanson de Roland o dell’Orlando furioso dell’Ariosto, o della Gerusalemme Liberata del Tasso,
parallelamente al ciclo Bretone dei Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù o a quello Tedesco di Sigfrido dei
Nibelunghi.
Per comprendere il successo della rappresentazione
dell’opera dei Pupi, occorre tenere presente la struttura
di base su cui poggia lo spettacolo, in quanto rappresentava la trasposizione del problema sociale siciliano
dell’epoca, riflesso in maniera speculare nell’antagonismo di Rinaldo povero e i Paladini ricchi feudatari
di Carlo Magno. Da sempre l’ago della bilancia oscilla
perpetuamente tra ricchezza dei forti e virtù dei più
deboli. Così come il mondo sfarzoso aristocratico si
contrapponeva al mondo dei contadini, come accadeva appunto a Rinaldo, il solo Paladino che finì ingiustamente in carcere per essersi ribellato al vanto dei principi feudatari. Rinaldo non aveva altro da offrire al suo
Re che il proprio onore e la sua lealtà. Avrebbe difeso il
suo sovrano con la sua spada fino alla morte. Quindi, la
sorte di Rinaldo fu quella di tutti gli oppressi costretti a
patire il sopruso dei potenti.
Lo scontro con l’autorità si ebbe quando Rinaldo, disapprovò Carlo Magno, ignaro del tradimento da parte di Gano di Magonza. Il Principe Gano di Magonza
cercò in tutti i modi di screditare Rinaldo agli occhi del
suo Re, per poter poi annientare il resto dei Paladini e
spodestare il sovrano. Pertanto, agli occhi degli spettatori l’autorità è messa in discussione da Rinaldo che
ribellandosi opera una scelta legittima per essere stato
ingiustamente punito. Infatti, diventa un bandito e si
mette a capo di 700 uomini armati per affermare con la
violenza la sua idea di giustizia. La chiave interpretativa
è quella che fino a qualche anno fa era chiamata “banditismo di protesta”, come si evince dalla narrazione di
La bellissima cattedrale di Palermo. Il nome
“Marionetta” (sinonimo “italiano” di pupo) fa
pensare a semplici bambole dette “Marie”, da
offrire come ex voto alla Madonna, ricavate
dai materiali più poveri, riciclando tra l’altro
la latta delle conserve alimentari
Williarm Galt, alias Luigi Natoli, nel racconto dei Beati
Paoli, così come in tanti altri racconti, poggiando sulle
stesse basi narrative.
Il contesto storico della metà dell’Ottocento (rivoluzione industriale, primi scioperi dei lavoratori ecc.) venne
ereditato dalla “questione meridionale” che trovò nel
Brigantaggio la sua risposta ai soprusi dei potenti (la
triste storia del brigante Musolino e la tassa sul macinato fu un classico esempio di ingiustizia sociale).
Dopo l’Unità d’Italia si ebbe, infatti, un depauperamento delle imprese economiche meridionali. Il centro
dell’economia del Regno delle due Sicilie fu spostato
nel triangolo industriale di Torino, Milano, Genova con il
conseguente abbandono delle campagne da parte dei
contadini che si trasformarono in forza lavoro nell’industria del nord. I prodromi di questo ingannevole clima liberale furono ben descritti nel libro di Giuseppe
Tomasi di Lampedusa, dove al solo Re Borbone, si sostituirono i tanti Don Calogero Sedara, personaggio privo
di scrupoli descritto nel Gattopardo. Il Principe ebbe la
rivelazione quando Tancredi, nipote di Don Fabrizio,
rivolgendosi allo zio affermò: “Se vogliamo che tutto
rimanga così com’è, occorre allora che tutto cambi”. Il
Principe comprese che non ci sarebbe stata speranza
a quell’idea di progresso civile. Capì subito che “Ai Gattopardi si sarebbero sostituiti gli sciacalli” come il suo
mezzadro Don Calogero. Quindi, il ricambio generazionale fu occupato da coloro che fino a quel momento
avevano rubato per essere eletti e utilizzato le risorse
pubbliche come un bene personale, da divorare sino
all’osso, come degli sciacalli, tematiche rappresentate
dai vari cantastorie e cuntisti con l’Opera dei Pupi.
L’Opera dei Pupi, è intesa nel linguaggio comune Palermitano, come confusione, per come l’operante si aiuta
battendo i piedi sul tavolaccio del palco nei combattimenti tra Saraceni e Cristiani, ritmando con tono sincopato la voce dei paladini, caricandoli di enfasi nella
battaglia, dando luogo a un frastuono infernale di durlindane e scimitarre, per le sfide e le battaglie che in
questi spettacoli, non mancano mai. Questo è sempre
stato il momento cruciale del racconto, in cui grandi e
piccini restavano a bocca aperta, con il fiato sospeso,
temendo per la sorte del proprio paladino.
I Pupi, oggi come allora, affascinavano con le loro storie, divertivano, (lo spettacolo durava 365 giorni). Gli
operanti riuscivano a infondere attraverso l’animo nobile dei pupi sentimenti e aspirazioni di giustizia e di
libertà e allo stesso tempo divertivano perché accanto
ai pupi armati c’erano quelli di farsa come Nofriu, Virticchiu, Rosina, il Barone e i mostri e gli animali come
l’ippogrifo, il centauro, i leoni, i cavalli. Gli spettatori di
qualsiasi età accorrevano ogni sera per ritrovare questi
avvincenti personaggi. I “Picciotti”, che combatterono
nelle barricate per liberare la Sicilia dalla dinastia dei
Borboni erano magari gli stessi che affollavano ogni
sera il teatrino dell’ ”Opera dei pupi”.
Merita ricordare a questo proposito un fatto di cronaca
realmente avvenuto nel quartiere della Kalsa (il nome
deriva da Khalisa, l’eletta, la pura, rione di Palermo, cittadella fortificata sorta appunto con la dominazione
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islamica ove avevano dimora l’emiro e i suoi ministri),
dove alcuni Picciotti ebbero salva la vita passando “dalla buca della salvezza”. Gaspare Bivona e Filippo Patti,
un mese prima dello sbarco in Sicilia di Garibaldi, organizzarono una sommossa popolare terminata in un
bagno di sangue. I due, per sfuggire al massacro dei
soldati Borbonici, si rifugiarono nella cripta fingendosi
morti, restando per cinque giorni senza cibo né acqua.
Furono le donne del quartiere, richiamate dai due patrioti ad aprire una breccia nel muro su via Alloro per
trarli in salvo. I ragazzi, animati da spirito di libertà,
ignoravano quello che sarebbe accaduto nell’imminente strage di Bronte e circa un secolo dopo di Portella delle Ginestre e di come quell’idea rivoluzionaria
ben presto si trasformò in un riformismo politico ancora più rigido di quello Borbonico. Avrebbero ugualmente sacrificato la loro vita se avessero conosciuto i
risvolti storici inaspettati?
Ricordo una domenica in cui mia madre mi portò a vedere “la buca della salvezza”, realizzata nel tufo calcare
di fianco alla chiesa della Gancia. La breccia è stata chiusa durante la ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità
d’Italia. Adesso, la “buca della salvezza” non è più visibile perché ricoperta da una pietra commemorativa. A
me piace pensarla così come l’avevo vista da bambino,
un semplice buco aperto nei pressi di un vicolo buio e
stretto, dove quei ragazzi, aiutati dalle mani delle donne, erano venuti al mondo per la seconda volta.
La memoria non è fatta solo di corone di alloro deposte con rito solenne di autoglorificazione, né di belle
parole; la memoria è ricerca interiore di quell’impegno
civico da cui trarre la forza per affermare i propri diritti
mediane la dialettica. Non più lapidi sopra i cumuli di
macerie dove ignari hanno trovato la morte, non più
lapidi inchiodate al muro come nella fredda astrattezza
cimiteriale, ma conoscere per non dimenticare.
L’Opera dei Pupi assurgeva a questa funzione di memoria. Il puparo tracciava con le sue parole la storia
del mito così come faceva l’artista affrescando le pareti
delle chiese con le storie dei Santi. Ma cosa avveniva
durante la rappresentazione dell’Opera dei Pupi?
Il racconto aveva inizio con la nascita e le primissime
gesta di Carlo Magno (ciclo carolingio) e terminava con
la disfatta di Roncisvalle, dove il prode Orlando perse la
vita a causa del tradimento di Gano di Magonza, attraversando mille e mille intrighi, battaglie, incontri con i
draghi a tre teste, e prove difficili da superare. I Paladini, con astuzia, armati con Durindane, la più celebre fu
quella donata da Carlo Magno al suo primo cavaliere
Orlando, uscivano indenni da queste imprese per salvare la bella principessa tenuta in ostaggio dai pirati
turchi e saraceni che armati di affilatissime scimitarre
ne chiedevano il riscatto. In Sardegna è possibile visitare la chiesa di Santa Maria Navarrese, un classico esempio di questi fatti. Fu costruita per volere del padre, in
segno di ringraziamento per lo scampato pericolo della
propria figlia dai suoi rapitori. Tuttora, lungo le nostre
coste, fino al canale d’Otranto, riecheggia l’antico grido
“Mamma li Turchi!” proprio a significare l’imminente attacco da parte dei pirati Turchi e Saraceni.
PER SAPERNE DI PIÚ
GIROVAGANDO PER PALERMO
Tutti coloro interessati ad approfondire l’Opera dei Pupi
potranno recarsi dai noti “Figli d’arte Cuticchio”, che continuano la tradizione nel Teatro in via Bara all’Olivella tel.
091323400 o al “Teatroarte-Cuticchio” di via dei Benedettini, 9 - Palermo (tel. 091.8146919 tel./fax 091.8733322, cell.
349.6149488 - 347.4547613 www.teatroarte-cuticchio.com
e-mail: [email protected]).
Nel caso in cui il nostro turista-camperista volesse godere di
uno spettacolo dei pupi o visitare il Museo Internazionale
delle Marionette può recarsi in Via Butera, 1. Accanto c’è l’omonimo Palazzo Butera, dove si svolse la scena del valzer del
mitico film Il Gattopardo. (Tel. 091.328060 , fax: 091.328276,
e-mail: [email protected]. Direttore: Jann
Vibaek Pasqualino).
Andando a piedi è possibile ripercorrere i momenti delle
tradizioni popolari di Palermo per scoprire vicoli e stradine
ricche di botteghe artigiane, come gli stessi toponimi suggeriscono: via dei Materassai, Siggiari, Maccherronai, Centuriai,
Chiuvari, Argenteria in Piazza San Domenico.
Ogni sera, dopo la chiusura di queste botteghe, le stradine
si animano, illuminandosi e rivestendosi di piacevolissime attrazioni, dove i Pupari ridanno vita alle gesta dei Paladini di
Francia. Dagli angoli più nascosti della città antica quali Garraffello, Vucciria, San Francesco è possibile gustare sapori
offerti dai vari finger food e, oltre al ben noto cibo da strada
come gli arancini di riso e pani chi panelli, ci sono: u’purpu
vugghiuto, vasteddi ca’ meusa, stigghioli, frittula, quarumi ecc.
sparsi nei rioni di Palermo per soddisfare i palati più esigenti
e raffinati dei gurmé.
Palermo d’estate non dorme mai, è sempre pronta a offrirvi
visioni inaspettate dei suoi dintorni: Sferracavallo, Balestrate, Scopello, Porticello, Cefalù, lo Zingaro, S. Vito lo Capo,
Castellammare... località marine ricche di fascino a qualsiasi
ora del giorno o della notte, di cui ne farete parte. Mai più
dimenticherete questa magica visione ormai parte dei vostri
ricordi più belli.
La ricchezza storica della Sicilia è legata alle stratificazioni
culturali che si sono succedute: Punici, Greci, Normanni, Spagnoli, Arabi i quali hanno lasciato un segno indelebile del loro
passaggio attraverso l’arte, l’architettura, la cucina… portando a un’integrazione culturale. Tuttora, Albanesi e Tunisini
convivono con i siciliani realizzando la saggezza popolare:
“scoprirsi diversi per riconoscersi uguali”, “arricchiamoci delle
reciproche diversità”.
Non abbiate paura, i siciliani vi accoglieranno come si conviene, riusciranno a suscitare meraviglia per la loro proverbiale
cortesia e ospitalità. Ma, come ogni altro luogo del mondo,
abbiate l’accortezza, in certe zone della città, di non lasciare
oggetti ben visibili nel vostro mezzo e di non indossare amuleti di valore per non avere sorprese che potrebbero rovinare
la vostra vacanza.
Una buona guida sarà un’utile compagna di viaggio, da tenere sempre a portata di mano. Nella tarda sera, quando i negozi
sono chiusi e il traffico è consentito nelle aree precluse (vedi
fasce orarie consentite), è possibile entrare nel cuore della città. Invece, per abbracciare con lo sguardo tutta quanta la città
basta salire, passando dalla Addaura, sul Monte Pellegrino,
dove si può scorgere magnificamente Palermo illuminata. Da
qui è possibile distinguere interamente a volo d’uccello ciò
che i greci chiamarono “Panormus”, “Tutto porto”. Al ritorno
è consigliabile discendere dalla parte di Mondello, passando dalla Favorita, per raggiungere questa graziosa località
marina che resta sveglia tutta la notte per offrire al visitatore
in segno della propria ospitalità mille prelibatezze culinarie:
timballi di pasta ca’ anilletti e carni capuliatu (timballo di anel-
© Francesco Italia - Fotolia.com
© Lsantilli - Fotolia.com
lini e carne trita), spaghetti ai ricci di mare, pasta ca’ anciova
(dall’inglese Anciovas ca’ muddica e pinoli, ovvero acciughe
sciolte nell’estratto di pomodoro e cipolla, mollica e pinoli)
o pasta con le sarde, (si potrebbe azzardare a un’equazione
matematica culinaria: la pasta con le sarde Palermitana sta
alla pasta alla Norma per i Catanesi (melanzane, pomodoro
e basilico) come la Norma sta a Vincenzo Bellini. Come non
ricordare i famosi involtini a beccaficu (sardine arrotolate con
mollica di pane, pinoli e uvetta appassita) o di pesce spada,
per giungere agli squisiti gelati, granite e dolci quali la cassata
e i cannoli. Insomma, veri peccati di gola, perché se un peccato occorre farlo allora bisogna farlo in piena regola…
Un altro luogo suggestivo può essere raggiunto percorrendo
la via più lunga di Palermo, che da Porta Nuova (dalla Marina),
passando dai Quattro canti, arriva sino a Monreale dove, nel
giardino attiguo al chiostro della chiesa, si potrà avere un’idea
di ciò che fu la Conca d’Oro, perché gran parte dell’immensa
distesa di agrumeti è stata fagocitata dal cemento. Tuttavia è
ancora possibile scorgere da questo punto di osservazione la
distesa di agrumeti che traboccano nell’oltremare, e al calar
del sole sentire i profumi di Zagara e Gelsomino che inebriano le fresche serate estive dei Palermitani.
Gastronomia palermitana. In alto: tipici cannoli ripieni di ricotta
e canditi (ma non solo). In basso: un piatto di pasta con le sarde
Le scene si susseguivano una dietro l’altra, commentate dal suono di un pianino a cilindro, azionato svogliatamente da un ragazzino, che pur di assistere allo
spettacolo, come pubblico non pagante, si accontentava di ascoltare la storia e di tanto in tanto sbirciare
cosa avveniva sopra la sua testa.
Attorno al puparo ruotava un abile indotto artigianale:
chi si occupava degli stampi per gli stemmi e lo sbalzo delle preziose armature delle marionette siciliane
(il nome “Marionetta” fa pensare a semplici bambole
dette “Marie”, da offrire come ex voto alla Madonna) ricavate dai materiali più poveri, riciclando la latta delle
conserve alimentari (buatta dal Francese buat), o pregiati, quali l’ottone, l’alpacca, il rame.
Con l’intaglio del legno si ottenevano le parti mobili
del corpo (testa, gambe e braccia), mentre l’allestimento dei cartelli scenografici, dipinti nei caratteristici sei o
otto “scacchi alla palermitana”, veniva assegnato ai pittori, e la preparazione degli abiti e degli ornamenti con
coloratissime piume di elmi e cimieri erano affidati alla
perizia di sartine volenterose.
I vari materiali provenivano dai vicini mercati rionali
del Capo, Ballarò, Vucciria (dal Francese Buchery, mercato della carne, contrariamente al significato dato di
vociare, per assonanza al termine “Vucciria”, per richiamare l’attenzione degli avventori all’acquisto dei loro
prodotti).
Tra gli abili artigiani realizzatori di alcune armature,
dell’epoca e attuali, sono da menzionare: Vincenzo
Argento, Francesco e Pietro Scalisi, Francesco Di Giovanni, Antonio Canino. Per le scene dei cartelli e le scenografie del palcoscenico sono da ricordare Francesco
Rinaldi, Gaspare Canino, Giovanni Salerno, mentre tra
gli intagliatori e scultori Caruso e Pesco e del presente
Nino D’Agostino, Vincenzo Moavero e Saverio Mango.
Naturalmente, la parte più importante dell’Opera era
affidata alla maestria e alla tecnica del racconto dell’operante e alla sua voce, carica ed emotiva, capace di
trasmettere lo stato d’animo ora di Orlando ora di Rinaldo o di talaltro personaggio fino a raggiungere il
cuore di ognuno, trascinando il pubblico in un vortice
di emozioni irripetibili.
Questo patrimonio tramandato da padre in figlio, è stato riconosciuto nel 2001 dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità, di come l’uomo, seppure
privo di mezzi didattici adeguati (spesso chi narrava
non aveva letto alcun libro), sia stato lo stesso in grado
di continuare nel tempo questa tradizione popolare,
grazie all’eredità orale. Lo stesso Mimmo, alias Carmelo
Cuticchio, sottolinea come “questo patrimonio, seppur
privo di scaffali, libri e di mura, continui a camminare
per le strade del mondo con le gambe dell’uomo, significando con ciò, che “il patrimonio dell’uomo è l’uomo
stesso”.
Il grande poeta fiorentino Mario Luzi soleva dire “noi
siamo ciò che ricordiamo”, da queste parole possiamo
comprendere il significato della nostra ricchezza, “il nostro futuro è il nostro passato”, che non dobbiamo disperdere ma custodire gelosamente per le generazioni
future.
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PELLEGRINO A QUATTRORUOTE
IL LIBRO DI PADRE FANZAGA IN 12 PUNTATE
NARRATIVA
di Flavio Corradini
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Cari amici camperisti, dopo avere scritto per voi tanti
articoli “tecnici”, vi propongo un bel viaggio da fare in
autocaravan, un itinerario spirituale alla ricerca della
nostra interiorità.
Ho letto, infatti, il libro di Padre Livio Fanzaga, Pellegrino
a quattroruote - Sulle strade d’Europa. Ve lo presento
in dodici puntate su questa rivista. Il primo racconto
lo trovate alla pagina seguente Il santo curato e la
pulzella di Lorena.
Il libro è la testimonianza di un vissuto personale di
Padre Livio e racconta dei pellegrinaggi effettuati
durante le vacanze in alcuni dei luoghi di grazia
d’Europa, santificati dalle apparizioni di Gesù Cristo e
della Santa Vergine oppure dalla presenza dei Santi. Si
tratta di un’esperienza accumulata nel corso di decenni
e che alla fine, senza averlo previsto, ha preso la forma di
reportage in prima persona. Il protagonista non è tanto
il pellegrino, quanto quei luoghi dell’infinito che egli
ha incontrato e che ritiene utile far conoscere agli altri,
affinché possano attingere una nuova forza spirituale
da sorgenti d’acqua viva che non cessano di zampillare.
Nel nostro tempo, il pellegrinaggio non è per niente
morto. Piuttosto vi è il pericolo di un suo scadimento in
forme superficiali di turismo religioso. Tuttavia, i segni
di una sua vigorosa ripresa sono innegabili. Sono sempre
più numerose le persone che in viaggi organizzati, ma
anche da soli o in piccoli gruppi, vanno a dissetarsi a
quelle sorgenti dove li attendono Gesù, Maria e i Santi.
Tutti i mezzi sono buoni: a piedi, in bicicletta, in treno, in
pullman, in auto e in autocaravan. In questi viaggi, non
solo s’incontra Dio, ma s’incontrano anche i fratelli e si
fa un’esperienza di chiesa universale in cammino sulle
vie del mondo. Non tarderete a rendervi conto che uno
dei protagonisti di questo racconto è la “quattroruote”,
un mezzo di trasporto alla portata di tutti. Padre Livio
sottolinea, per esperienza personale, la straordinaria
adattabilità di questo mezzo, mentre noi camperisti
sappiamo che la nostra autocaravan è ancora più idonea
alle esigenze dei pellegrinaggi moderni. Infatti, quelli a
piedi o in bicicletta richiedono tempo ed energie di cui
non tutti dispongono. I pellegrinaggi collettivi in treno o
in pullman non permettono una gestione personale del
tempo e la selezione dei luoghi da visitare.
La quattroruote, e ancora di più l’autocaravan, al
contrario, viene incontro a molte necessità, anche se
non è un male che nel pellegrinaggio sia presente una
certa dose di fatica e di sacrificio. L’augurio è che questa
esperienza rappresenti per molti, specialmente per i
giovani, un modo nuovo, più piacevole e costruttivo, per
trascorrere almeno una parte delle proprie vacanze.
A sinistra: l’itinerario di Padre Livio attraverso la Francia ha toccato: 1. Ars-sur-Formans; 2. Beaune; 3. Abbaye de Citeaux; 4. Digione; 5.
Domremy-la-Pucelle; 6. Nancy; 7. Metz; 8. Reims; 9. Compiegne; 10. Rouen; 11. Orleans; 12. Blois; 13. Tours; 14. Chinon. (da http://here.com)
A destra: la copertina del libro, acquistabile nelle migliori librerie. Copyright © 2005 by Sugarco Edizioni S.r.L., Via Don Gnocchi 4, 20148 Milano,
Italia. Per gentile concessione.
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1. IL SANTO CURATO
E LA PULZELLA DI LORENA
“Io ti insegnerò la strada del cielo”
La Francia, non solo ha saputo valorizzare le apparizioni
mariane, ma anche i suoi santi, tanto che alcuni di loro
sono diventati figure di valore universale. Basti pensare,
per fare soltanto qualche esempio, a S. Luigi Maria
Grignion de Monfort, a S. Teresa di Gesù Bambino,
a S. Bernadette Soubirous, a S. Giovanna d’Arco e
a S. Giovanni Maria Vianney. Di questi ultimi due ci
accingiamo a visitare i luoghi resi famosi nel mondo
dalla loro presenza e dalla loro straordinaria irradiazione
spirituale. Ciò che differenzia profondamente i
pellegrinaggi dello spirito dal turismo, sia pure religioso,
è la capacità di cogliere la presenza di una grazia che,
anche dopo secoli, non cessa di dare i suoi frutti. Per
questo è necessario mettersi in viaggio col cuore aperto,
spinti dal desiderio di abbeverarsi a quelle fonti che la
Provvidenza ha fatto sgorgare qua e là, secondo i suoi
disegni, per irrorare le nostre anime stanche e inaridite.
Per un sacerdote, il pellegrinaggio ad Ars ha un
significato particolare. Il Santo Curato è stato proclamato
“celeste patrono di tutti i parroci dell’universo” (1929) e
un’immersione in quel frammento di cielo che, grazie
a lui, è divenuto un anonimo villaggio di campagna, è
una medicina corroborante di straordinaria efficacia. In
un tempo in cui si discute sull’identità del sacerdote e
sul significato della sua missione, che cosa di meglio che
vedere questo sublime ideale incarnato nella vita di un
parroco il quale, senza inventare nulla di straordinario,
ha fatto quello che ogni sacerdote è chiamato a fare
(S. Messa, Catechismo, Confessioni) con una tale forza
di fede e di convinzione da attirare pellegrini anche
dai paesi più lontani; mentre, dispiace dirlo, montava
l’insofferenza e l’ostilità nei suoi confronti dei sacerdoti
della regione. Un pellegrinaggio ad Ars-sur-Formans
è piuttosto agevole per chi proviene dall’Italia. Sia si
passi dal Frejus o dal traforo del Monte Bianco, basta
puntare su Lione e poi uscire a Villefranche-sur-Saône
per approdarvi felicemente. Infatti, il paesino, ben
evidenziato all’uscita dall’autostrada, si trova a soli 8 km
inforcando la strada D 904. Se, percorrendola, t’imbatti
in un cappellino blu, formato sportivo e dall’ampia
visiera come si conviene a chi sta al volante, fammelo
sapere. Infatti, l’ho smarrito quando sono sceso
dalla macchina per consultare la carta geografica e,
avendolo appoggiato momentaneamente sul tetto col
proposito di rimettermelo quanto prima, sono ripartito
dimenticandolo sopra. Peccato, vi ero affezionato e
neanche il Santo Curato mi ha aiutato a ritrovarlo.
Puoi concepire il pellegrinaggio ad Ars come un viaggio
a se stante, da programmare in un paio di giorni o più
se vuoi, tenendo conto che la parrocchia è tuttora
ben viva e non mancano affatto le possibilità di una
confortevole accoglienza per i pellegrini. Oppure puoi
concepirlo come una tappa di un itinerario più lungo.
Personalmente sono approdato ad Ars in diverse
occasioni. La prima volta provenendo da La Salette,
passando per Grenoble. Tuttavia hai la possibilità di
visitare Ars tutte le volte che ti trovi sull’autostrada
che da Lione porta verso il Nord della Francia. La sua
posizione è tale che è agevole abbinarlo a molte altre
località di grande richiamo spirituale. Il nostro tragitto
sarà piuttosto lungo, perché ci condurrà all’estremo Nord
della Francia, in quella splendida città di Rouen dove
Santa Giovanna d’Arco ha consumato il suo sacrificio,
passando però prima dai luoghi della sua infanzia dove
è maturata la sua straordinaria vocazione. Le ampie e
comode autostrade francesi sono d’altra parte un invito
a nozze per una pia quattroruote vogliosa di viaggiare.
Ars-sur-Formans, benché conosciuto in tutto il mondo
cattolico ovunque vi sia un prete, è rimasto un piccolo
paese di neppure mille abitanti. Vi arrivo una mattinata
d’estate, quando il sole e i fiori, così tipici dei villaggi
francesi, lo presentano festoso e attraente. Avanzo
lungo quella che deve essere l’unica via, sulla quale
si affacciano le case, intervallate dai negozi di prima
necessità e da qualche locanda. L’afflusso dei pellegrini
non ha mutato la vocazione agricola degli abitanti, figli
di quei contadini per i quali il santo curato ha consumato
la sua vita. Giovanni Maria Vianney è arrivato qui il 13
febbraio 1818, quando l’inverno stava per allentare la sua
morsa e la primavera lanciava i primi segnali. Il suo giorno
d’ingresso nella parrocchia è festeggiato solennemente
la seconda domenica di febbraio, come pure il 4 agosto,
l’anniversario della sua morte. Prima di entrare in paese
un monumento tramanda ai posteri l’incontro del Santo
Curato con un pastorello, Antonio Givre, al quale egli
aveva chiesto dove si trovasse la nuova parrocchia:
“Amico mio – gli dice – tu mi hai indicato la strada per
Ars, io ti insegnerò la strada del cielo”.
Quando il giovane prete è arrivato ad Ars era poco
più che trentenne e ricopriva il suo primo posto di
responsabilità come parroco. Nato a Dardilly l’8 maggio
1786, battezzato nello stesso giorno, aveva fatto la sua
prima confessione nella cucina di casa sua (1797) e la
sua prima comunione in una casa privata presso Ecully
(1799). Erano gli anni della rivoluzione francese, della
persecuzione alla Chiesa e della riduzione allo stato
civile del clero. Molti sacerdoti, i più fervorosi, si erano
ribellati al diktat dei rivoluzionari ed esercitavano il
PELLEGRINO A QUATTRORUOTE
di Padre Livio Fanzaga
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NARRATIVA
foto: Mossot
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
Ars-Sur-Formans, chiesa del Santo Curato
ministero di nascosto. Il piccolo Giovanni Maria aveva
imparato a conoscere il lato eroico del sacerdozio
da questi preti cosiddetti “refrattari”. Compiuti
faticosamente gli studi come seminarista a Verrières
e poi a Lione, superate le vicende della sua renitenza
alla leva, fu ordinato sacerdote a 29 anni a Grenoble.
Dopo una breve esperienza come vice-parroco a
Ecully, presso don Balley, che l’aveva iniziato agli
studi, viene finalmente inviato ad Ars.
La Provvidenza aveva tessuto la sua tela proprio
in quegli anni in cui il furore anticristiano si stava
abbattendo sulla Francia e sull’Europa, prendendo di
mira proprio il sacerdozio. La stessa cosa accadrà in
Italia, con la figura di Don Bosco, quando gli epigoni
italiani della rivoluzione scateneranno il loro attacco
alla Chiesa. “Le forze dell’inferno non prevarranno”,
aveva promesso Gesù. Alle ondate limacciose del
potere delle tenebre Dio oppone sempre la tranquilla
fortezza dei suoi santi.
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“Sembrava avesse scelto
la Chiesa come domicilio”
Entrando in Ars sei subito colpito dall’imponente
edificio della chiesa che si eleva solenne sopra le
abitazioni, come a volerle proteggere. Non è raro,
viaggiando per le strade d’Europa, imbattersi nella
suggestiva visione di paesi le cui case si assiepano
intorno alla chiesa, come i pulcini sotto le ali della
chioccia. È un segno eloquente del “Dio con noi”, che ha
costruito la sua casa in mezzo alle nostre, per portare il
cielo sulla terra e la luce dell’eternità fra le tenebre dei
nostri giorni che passano. Il Santo Curato ha compreso
come pochi l’importanza della chiesa parrocchiale
come centro propulsore della vita cristiana. Essa è
il cuore che batte incessantemente e che tiene viva
la fede a coloro che la frequentano, mentre richiama
con la sua sola presenza quelli che la disertano. È
strano, ma entrando in Ars ho avuto questa grazia di
cogliere improvvisamente l’importanza della chiesa
come dimora di Dio in mezzo a noi. Questo pensiero
non mi era venuto neppure a Medjugorje, dove, per
altro, la Madonna al riguardo aveva dato un messaggio
particolare, nel quale diceva che “la Chiesa è la casa di
Dio… dove Dio, che si è fatto uomo, sta dentro di essa
giorno e notte”.
S. Giovanni Maria Vianney attribuiva una grande
importanza a tutto quello che si riferiva al culto divino
e ben presto la piccola chiesa malandata della sua
nuova parrocchia diviene l’oggetto di una ricostruzione
energica. Il campanile, che era stato raso al suolo
negli anni della furia rivoluzionaria, viene ricostruito
in mattoni. Opera una profonda trasformazione
dell’edificio, facendolo ingrandire con l’aggiunta di 5
cappelle laterali, che diverranno altrettanti avamposti
della sua strenua battaglia contro il demonio. Fa rifare
la facciata e, prima ancora che la Chiesa proclami il
dogma dell’Immacolata (1854), vi fa sistemare la statua
di Maria concepita senza peccato, alla quale consacra
la parrocchia il primo maggio 1836. Scopro con mia
grande meraviglia che anche la grandiosa costruzione,
che è stata innestata sull’antica chiesa parrocchiale, è
un’idea concepita dallo stesso Curato, il quale, già nel
1859 aveva progettato di edificare una grande basilica
in onore di santa Filomena, di cui era devotissimo. La
realizzazione si concretizzerà alcuni decenni dopo, ma
l’iniziativa è partita dal suo cuore sacerdotale, tutto
dedito alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime,
che sembrava aver scelto la chiesa come suo domicilio
permanente.
Salgo lungo la scalinata che porta all’ingresso, ma
giunto all’ultimo gradino, metto inaspettatamente
un piede in fallo e precipito rotolando fino in fondo.
Sono sorpreso di essere ancora in grado di rialzarmi,
benché claudicante, e ringrazio il Santo Curato per il
suo fulmineo intervento. Mi viene il sospetto che da
queste parti il demonio sia particolarmente furioso.
Ne ho la conferma entrando in chiesa che, nella sua
raccolta essenzialità, sembra una fortezza concepita
appositamente per strappare le anime al maligno.
L’altar maggiore è là in fondo, sotto l’ampia e luminosa
cupola della basilica costruita successivamente. Prima
di arrivarvi vi è il tratto della chiesetta vecchia, con le
sue cappelle laterali. Qui si trova il campo di battaglia
dove l’uomo di Dio, con una sapiente strategia, ha
disposto le postazioni dalle quali lanciare i suoi strali
micidiali contro la serpe infernale.
Infatti, le cappelle laterali sono per lo più concepite
in funzione del sacramento della penitenza che, per
lo zelante sacerdote, era il momento della liberazione
e della rinascita delle anime. I fedeli si preparavano
alla confessione nella cappella dell’”Ecce Homo”, che
il Curato aveva fatto ristrutturare nel 1834 per questo
scopo, abbellendola con decorazioni che ricordano la
passione di Gesù. Le donne venivano confessate nella
cappella di S. Giovanni Battista, il profeta che richiama
alla conversione e al cambiamento di vita, nella quale
il curato aveva fatto collocare il vecchio altar maggiore
in marmo, il tabernacolo e i candelieri che erano stati
offerti dal visconte di Ars. Curiosamente, mentre mi
trovo in questa cappella, mi si avvicina un’anima
devota che mi chiede se la posso confessare. Gli uomini
invece li confessava generalmente in sacristia. È questo
il luogo più suggestivo, dove puoi ancora vedere il
vecchio confessionale che da solo parla più di qualsiasi
trattato sul sacramento della riconciliazione. Guardo
con emozione quelle assi di legno sgualcito, dove
un’antica stola color viola è lì ancora a testimoniare
la presenza viva di quel guerriero di Dio. Il Cielo solo
conosce le grandi battaglie dello spirito che lì sono
state combattute e il numero delle anime strappate
dalle fauci fameliche del dragone infernale.
Quasi a sostenerlo in questo epico duello ecco la
cappella di S. Filomena, la santa che egli prediligeva
e che era solito chiamare “la sua incaricata d’affari
presso Dio”, e quella dedicata ai Santi Angeli, con le
statue degli Arcangeli Michele e Gabriele e dell’Angelo
custode che accompagna un’anima rappresentata da
un bambino. L’aiuto più efficace egli lo aspetta però
dalla Santa Vergine, nella cui cappella si trova il quadro
che fece dipingere in occasione della consacrazione
della parrocchia alla sua Immacolata Concezione.
Successivamente, dopo l’apparizione della Medaglia
Miracolosa nel 1830, compera una statua della Vergine
di legno dorato e fa cesellare un cuore in argento
dorato sul quale sono incisi tutti i nomi dei suoi
parrocchiani. La Madonna, afferma il Santo Curato “è la
mia più vecchia passione” e “l’ho amata prima ancora
di conoscerla”.
Mi rendo conto, mentre mi muovo in quegli spazi
ristretti, di leggere un trattato scritto dallo stesso
dito di Dio sulla dignità e la missione del sacerdote.
In particolare mi colpisce il rilievo dato alla
confessione, dove S. Giovanni Maria Vianney vedeva
la manifestazione della divina misericordia, che
guarisce l’uomo da quel male assoluto che è il peccato.
“Se non fossi stato prete, non avrei mai saputo che
cos’è il peccato… Non c’è che Dio che sappia cos’è il
peccato”, affermava; poi precisava: “Non è il peccatore
che ritorna a Dio per chiedergli perdono, ma è Dio
che corre dietro al peccatore e lo fa ritornare a lui”. “Il
Buon Dio – soleva ripetere – vuol farci felici e noi non
lo vogliamo… Una persona che è nel peccato è sempre
triste. Ha un bel darsi da fare, è disgustata, annoiata da
tutto. Questi poveri peccatori saranno dunque sempre
infelici, in questo mondo e nell’altro”. E tuttavia è
l’infinito amore di Dio per le anime che non si stanca
di sottolineare: “Quando il prete dà l’assoluzione –
spiega – non bisogna pensare che a una sola cosa: che
il sangue del Buon Dio scorre sulla nostra anima per
lavarla e renderla bella com’era dopo il battesimo…
Non si parlerà più di peccati perdonati. Sono cancellati,
non esistono più… Non c’è niente che offenda tanto
il Buon Dio come la mancanza di speranza nella sua
misericordia”.
Mi chiedo se l’uomo d’oggi, apparentemente
così evoluto rispetto a quei semplici contadini
dell’Ottocento, voglia sentire parole diverse da queste.
Il vangelo, quando è autentico, è eterno, dico a me
stesso mentre guardo i due modesti ma efficacissimi
pulpiti dai quali il Santo Curato si rivolgeva alla gente.
Da quello più alto ogni domenica rivolgeva la parola ai
fedeli, prendendo lo spunto per l’omelia dal vangelo
del giorno. A quella gente che lavorava la campagna,
amava parlare della bellezza della natura, invitandola
a benedire e ad amare Dio creatore. Usava per i suoi
uditori un linguaggio comprensibile, semplice e
concreto, con immagini tratte dalla vita quotidiana,
come quello delle parabole evangeliche. “Colui che
non prega – disse una volta – è come una gallina o un
tacchino che non può innalzarsi nell’aria. Se volano
un po’, ricadono subito e, razzolando nella terra, vi
affondano, vi si coprono e sembrano trarre piacere
solo da questo”. Dall’altra parte del pulpito, sotto la
nicchia della Vergine col Bambino, vi è la “cattedra
del catechismo delle ore 11”, attorno alla quale ogni
giorno facevano ressa i bambini della “Provvidenza” e
i pellegrini.
Il confessionale e il pulpito dunque, ma soprattutto
l’altare e il tabernacolo. È questa la triade entro la
quale S. Giovanni Maria spendeva gran parte della
sua giornata. Non si stancava di parlare della Santa
Eucaristia e ne faceva accenno in tutte le lezioni di
PELLEGRINO A QUATTRORUOTE
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NARRATIVA
Domrémy-la-Pulcelle,
casa di Santa Giovanna
d’Arco.
Domrémy-la-Pulcelle
è famosa nel mondo
per aver dato i natali
a S. Giovanna d’Arco.
Questa giovinetta,
bruciata viva dopo aver
subito un infamante
processo, più di ogni altra
figura è divenuta
nei secoli il simbolo
della Francia
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catechismo. “Egli è là e vi ascolta”, diceva mentre si
voltava verso il tabernacolo, con un’espressione che
era ancora più eloquente delle sue parole. Quando
recitava il breviario, di tanto in tanto lo vedevano
guardare il tabernacolo col volto inondato di una gioia
misteriosa. “Invece di fare chiasso sui giornali, fatene
alla porta del tabernacolo” affermò in un’occasione,
e mi chiedo se questa raccomandazione non sia
sufficiente a guarire la Chiesa da tutti i mali che la
affliggono in questi tempi travagliati.
Uno potrebbe sostare anche un giorno intero nello
spazio angusto della vecchia chiesa di Ars senza
affatto stancarsi e lì apprenderebbe assai più che
durante un anno presso una facoltà di teologia. Così,
infatti, avviene quando è lo Spirito che istruisce le
anime. Proseguo oltre ed entro nella parte nuova
dell’edificio sacro, dove troneggia una grandiosa
cupola dalla quale il sole infuocato di agosto sparge
i suoi raggi luminosi. Passando dalla chiesa vecchia
a quella nuova hai come la sensazione di uscire
dal campo di battaglia per entrare in quello della
vittoria e della gloria. Un gruppo di sacerdoti sta
concelebrando la Santa Messa nella cappella posta
sulla destra, dove si vede il corpo del Santo Curato
chiuso in una cassa reliquiario di bronzo dorato. Mi
rallegro per questo pellegrinaggio sacerdotale, vera
sorgente di rinnovamento spirituale per i ministri di
Cristo. Con mia sorpresa leggo su una lapide che il
corpo del Santo, posto qui nel 1925 in occasione della
sua beatificazione, è rimasto intatto. Esso è là, rivestito
della sua veste nera, della cotta e della stola, come un
segno di divina predilezione. Le braccia sono distese,
quasi irrigidite e il volto, incavato dalle penitenze e reso
diafano dalla lunga preghiera, è leggermente piegato
sulla sinistra, verso chi lo guarda. Lo fisso a lungo, ma
non vi colgo la serena dolcezza di Bernadette. Vi vedo
piuttosto il riposo meritato dell’atleta di Dio dopo
l’estenuante battaglia contro il potere delle tenebre.
La canonica museo
La canonica nella quale ha vissuto il Santo Curato è
divenuta un museo e nessun altro sacerdote dopo
di lui vi ha abitato. È un complesso abbastanza
ampio, dove tutto è stato salvaguardato com’era
allora, anche nei minimi particolari e il pellegrino ha
l’impressione di fare un salto all’indietro di due secoli.
I francesi sono maestri in quest’arte particolare, come
si può costatare a Lourdes, in cui sono perfettamente
conservate le abitazioni dove ha dimorato Bernadette,
o a Lisieux e Alençon nelle case dove ha abitato S.
Teresa di Gesù Bambino, o a Pontmain, dove è stato
lasciato intatto il fienile dal quale i ragazzi hanno visto
la Madonna, come pure il caseggiato di fronte, sul cui
tetto si è mostrata l’apparizione.
La canonica di Ars comprende cinque vani: la cucina
e la sala da pranzo al pianterreno e tre stanze al
primo piano. Oltre a ciò vi sono anche un forno, un
orto, un cortile e altri locali. La cucina, il cui cuore,
come in tutte le case del tempo, è il camino, appare
ampia e accogliente. Così come l’ha trovata al suo
arrivo, S. Giovanni Maria l’ha lasciata alla sua morte.
Essa è meritevole di citazione perché anche questo
posto, dove noi mortali coltiviamo il vizio della gola,
è stato un’occasione di combattimento spirituale e di
santificazione.
Mi consolo pensando che, nei primi sette anni della
sua permanenza in parrocchia, il Santo Curato si
preparava e si consumava da solo il suo pasto, fatto
di frittelle o di patate bollite in una pentola sospesa
a una catena. È ancora lì quella pentola, nera come
la pece, ricolma fino a traboccare di mortificazioni e
di penitenze, a ricordare la necessità della sobrietà
alla nostra generazione che si ammala per il troppo
mangiare. Sul tavolo una candela, a ricordarci che
allora non c’era l’elettricità, un piatto, una scodella,
una brocca e infine una cesta, dove conservava delle
croste di pane che comperava dai poveri. Mi vengono
in mente i Padri del deserto che godevano di un’ottima
salute nutrendosi di pane e acqua tutta la settimana, e
concedendosi un po’ di legumi e un sorso di vino alla
domenica. “Oh, figli miei, – diceva ai suoi parrocchiani
– com’è triste! Tre quarti dei cristiani lavorano solo per
soddisfare questo cadavere che presto marcirà sotto
terra. Mancano di spirito e di buon senso!” Filosofia
estremamente realistica, che persino un ateo potrebbe
sottoscrivere.
Al primo piano, ecco la camera, rimasta tale e quale
dal giorno della sua morte nel 1859. Mi pare più un
ripostiglio che una dimora abituale. Noto qualche
suppellettile pregevole, ma scopro che si tratta del
mobilio datogli dalla “signorina d’Ars”, del quale egli
si tenne lo stretto necessario. Vedo con piacere che la
stanza, oltre alle cose ordinarie che si trovano ovunque,
è ornata di quadri, statue e altri oggetti religiosi che le
conferiscono un tocco soprannaturale. Evidentemente
anche il santo sacerdote riteneva utili questi segni
esteriori per richiamare l’anima alla preghiera e alla
contemplazione delle cose celesti. Qui però vi abitava
poco.
Infatti, lasciava la sua stanza poco prima di mezzanotte
per recarsi in chiesa; vi tornava dopo l’Angelus di
mezzogiorno, per un pranzo rapido, consumato in
piedi. Dopo aver confessato tutto il pomeriggio, verso
le 21 ritornava in camera e lì si dedicava ancora alla
preghiera e alla lettura spirituale, in modo particolare
alle vite dei santi. Andato finalmente a letto, continuava
a leggere e a meditare fin quando non era vinto dal
sonno.
È interessante sottolineare al riguardo che il Santo
Curato non era affatto un prete ignorante, come a volte
si pensa, a causa delle difficoltà incontrate in seminario,
soprattutto a causa del latino. Lo dimostra la sua
notevole biblioteca ricca di 246 monumentali volumi,
per metà ereditati da Don Balley, suo maestro. Egli
aveva un grande interesse per la lettura e lo studio, vi
dedicava tutto il tempo necessario per la preparazione
delle sue omelie e per meditare sugli esempi dei santi.
Dalla camera alla chiesa e viceversa la sua giornata era
tutta protesa alla ricerca della comunione con Dio e al
suo servizio. In evidenza su un tavolo il breviario e il
rosario con i quali alimentava la sua vita spirituale. Oggi
le esigenze della vita moderna e la molteplicità degli
impegni sembrano dettare ai sacerdoti altri ritmi e una
diversa distribuzione del tempo. In realtà S. Giovanni
Maria Vianney ricorda a tutti i sacerdoti del mondo
che senza preghiera rischiano di essere dei cembali
squillanti. Essa è l’anima di ogni apostolato. “L’anima
che smette di pregare muore di fame”, ammoniva. “Se
all’inferno si potesse pregare – affermava – l’inferno
non esisterebbe più”.
Ma questo uomo di preghiera era anche santo dalle
iniziative sociali. Lo dimostra, accanto alla canonica,
un edificio sulla facciata del quale ancora oggi si legge
l’iscrizione “La providence”.
Lo aveva acquistato, senza nemmeno avere il
denaro per pagarlo, per accogliere le ragazze orfane,
affidandone la direzione a una giovane di Ars, Caterina
Lasagne, fin dalla fondazione nel 1824. Quando poi il
convitto nel 1848 venne dato alle suore di S. Giuseppe
di Bourg, Caterina Lasagne si trasferì in un alloggio
vicino alla cucina. Ella divenne così la persona di fiducia
e la sua aiutante.
Guardo con curiosità questa cucina dove la zelante
parrocchiana gli preparava i pasti. È pulita, ordinata e
attrezzata di tutto ciò che è necessario. Anche il Santo
Curato alla fine ha dovuto arrendersi alla missione
che la sapienza di Gesù ha assegnato alla stirpe
inestinguibile delle “pie donne”.
Prima di risalire sull’impaziente quattroruote che
cuoce sotto la canicola estiva, non mi resta che dare
un ultimo saluto visitando la Cappella del Cuore,
costruita nel 1930 per custodire il cuore del santo
dopo la canonizzazione avvenuta il 31 maggio 1925.
Mi soffermo in un’ultima preghiera davanti alla statua
del Santo Curato in ginocchio, di marmo bianco fatto
venire dall’Italia.
Era stata ordinata nel 1863 allo scultore Émilien
Cabuchet. Questi per una settimana si era mimetizzato
fra i pellegrini durante il catechismo delle 11 e modellò
un busto di cera che gli servì come modello per la
scultura di marmo. Questa statua ascetica parla assai
più di una fotografia che allora non era ancora di uso
comune.
In quel volto diafano, in quelle mani strette al cuore
e in quello sguardo rivolto al tabernacolo, scorgiamo
un’anima completamente infiammata dall’amore di
Dio.
È questo che rende i santi sempre attuali e una fonte
d’acqua viva e perenne la loro vita.
Domrémy-la-Pucelle:
dove è nata S. Giovanna d’Arco
Recuperata l’autostrada e lasciato alle spalle il
Lionese, punto diritto a nord-est verso la mitica
regione della Lorena, famosa nel mondo per aver
dato i natali a S. Giovanna d’Arco. Questa giovinetta,
più di ogni altra figura, è divenuta nei secoli il simbolo
della Francia e mi colpisce molto il fatto che i suoi
due anni di vita, dai diciassette ai diciannove, non
cessano di affascinare anche a secoli di distanza,
come dimostrano le numerose pellicole che vengono
girate su di lei. Io però, più che dalle sue imprese
militari, sono attirato dal mistero del suo martirio,
per cui sono ben deciso di proseguire il viaggio fino a
Rouen, città situata all’estremo Nord, dove la Pulzella
è stata bruciata viva, dopo aver subito un infamante
processo. Eretici condannati al rogo da un tribunale
ecclesiastico non ne mancano di certo. Ma come è
potuto accadere a Giovanna, donna di fede integra
e di vita irreprensibile, che la Chiesa ha poi elevato
all’onore degli altari? Si tratta solo di un errore
giudiziario, propiziato da interferenze politiche, o di
un misterioso disegno di Dio che, attraverso i suoi
santi, scrive pagine imprevedibili, che solo la sapienza
della croce riesce a decifrare?
Raggiunta Beaune, al bivio autostradale si prosegue
a destra, verso Digione, la capitale della Borgogna,
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NARRATIVA
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La trecentesca Beaune
L’abbazia di Citeaux
centro di notevoli tradizioni storiche, artistiche e
culturali. Se non hai fretta, ti consiglio di uscire a Beaune,
cittadina d’arte dalle trecentesche mura turrite e ricca
di monumenti, fra i quali spicca la cattedrale di Notre
Dame in stile romanico borgognone. Da lì puoi fare una
sortita fino a raggiungere la celebre abbazia di Citeaux,
percorrendo la strada D 8 per una dozzina di chilometri,
nel mezzo di una campagna fertile e ben coltivata, dove
pascolano pacificamente mucche e cavalli, merito del
millenario lavoro di bonifica dei monaci cistercensi.
Questa abbazia è stata fondata da S. Roberto di Molesme
nel 1098, dando vita all’ordine cistercense, al quale diede
poi uno straordinario impulso nel XII secolo S. Bernardo di
Clairvaux. Da questa abbazia è partita la più importante
riforma benedettina della storia e ci fu un tempo in cui
migliaia di abbazie dipendevano da questo luogo.
Nel XIII e XIV secolo l’abate di Citeaux era una delle
personalità più in vista del continente europeo, alla
pari di papi, re e imperatori. Tuttavia l’obbiettivo di S.
Roberto e S. Bernardo fu quello di riportare alla sobrietà
originaria il monachesimo benedettino.
Le chiese, tutte dedicate alla Santa Vergine, dovevano
essere spoglie, senza immagini e senza campanili;
eppure hanno una loro austera bellezza, come possiamo
vedere in Italia nell’abbazia di Morimondo (MI).
In onore della purezza della Madonna l’abito dei monaci
doveva essere bianco, sormontato da uno scapolare
nero (quelli di Citeaux sono chiamati “monaci bianchi”,
mentre quelli di Cluny “monaci neri”).
Purtroppo, lo zelo devastatore della rivoluzione francese
ha demolito quasi tutti gli antichi edifici, salvo due
minori, che avevano accolto il giovane Bernardo e i
suoi undici compagni provenienti da Fontaine, presso
Digione. Il monumentale edificio abbaziale, che si erge
ora al posto di quelli distrutti, risale al secolo scorso e
ospita una comunità di una cinquantina di membri,
legata alla riforma trappista, ed è un punto di riferimento
per tutta la famiglia cistercense, il cui Abate Primate
risiede però a Roma.
Una sosta a Digione è assai più impegnativa. È un
centro di circa 150.000 abitanti, capoluogo di regione,
centro commerciale e industriale, il quale esercita un
notevole richiamo, specialmente per il pellegrino, non
solo per alcune splendide chiese (la chiesa di Notre
Dame, capolavoro del gotico-borgognone, la chiesa
tardo-gotica di St-Michel e la cattedrale di St-Bénigne)
ma anche per aver dato i natali al grande predicatore
Bossuet (1627-1704) e al filosofo cattolico Maurice
Blondel (1861-1949).
Io però sono attratto sopratutto dalla figura di Beata
Elisabetta della Trinità, che ha trascorso la sua vita nella
contemplazione del mistero della Santissima Trinità
proprio nel Carmelo della capitale borgognona.
La beata nasce a Camp d’Avor (Bourges) il 18 luglio
1880, ma già due anni dopo la famiglia si trasferisce
a Digione. Nel giorno in cui visita le carmelitane della
città, le viene rivelato il significato del suo nome:
Elisabetta, casa di Dio. Per tutta la vita, la parola con
cui ella cercherà di far comprendere la sua esperienza
sarà questa: “Sono abitata”. La santa racconta che un
giorno, ancora giovanissima, dopo la comunione, le
parve di udire in fondo all’anima la parola “Carmelo” e
da allora non pensò che a seppellirsi dietro le sue grate.
In questo luogo, misterioso centro di grazia nel cuore
della città di Digione, Elisabetta vive una delle più
elevate esperienze mistiche nella scoperta dell’intimità
con Dio-Trinità, e qui compone il suo celebre scritto
l’Elevazione alla Trinità. Verso la fine del 1905 si
manifesta la malattia (tubercolosi) che la porterà in
poco tempo alla morte. Conclude la sua infuocata
esistenza, nel 1906, con queste parole indimenticabili:
“Vado alla luce, all’amore, alla vita”. Ora è sepolta nella
chiesa di S. Michele Arcangelo, dove è ininterrotto
l’accorrere dei pellegrini in preghiera.
Tutto questo mentre nella diocesi di Digione l’autorità
civile chiudeva conventi e monasteri e il vescovo
della città veniva pretestuosamente accusato di
appartenere alla massoneria. Come non rimanere
ammirati contemplando le pagine immortali che lo
Spirito di Dio scrive operando nelle anime, mentre il
mondo circostante sembra indifferente e in tutt’altre
faccende affaccendato? Al di là della storia terrena
che vediamo, ma che non riusciamo ad afferrare nel
suo svolgimento, ne scorre un’altra, invisibile ma più
profonda e incisiva. Chi avrebbe potuto prevedere,
mi chiedo, mentre esco dall’autostrada all’altezza
di Neufchâteau per dirigermi verso il villaggio di
Domrémy, che una contadina di soli diciassette anni
avrebbe impresso una svolta decisiva nel destino della
Francia? Tanto è grande S. Giovanna d’Arco, al punto
che Péguy, il suo ispirato poeta cantore, la definisce
“la più santa dopo la Santa Vergine”, quanto è umile il
luogo dei suoi natali. Non è la prima volta che accade
e non solo nella storia della santità, se pensiamo
allo sconosciuto villaggio di Nazareth. Mi accoglie
un pugno di case e un parcheggio fitto di macchine.
Benché ai margini delle vie di comunicazione, il luogo
dove è nata la Pulzella (parola che significa “vergine”)
è molto visitato. La sua popolarità in Francia supera
quella di qualsiasi altro personaggio, benché Giovanna
sia indubbiamente una santa universale, conosciuta e
amata in tutto il mondo come pochi altri.
di casa e filava, e la vedevo sorvegliare le greggi del
padre”. Numerose altre testimonianze confermano il
suo animo incline alla pietà: “Giovanna era una brava
ragazza, devota e paziente; andava volentieri in chiesa,
si confessava volentieri e quando poteva, faceva
l’elemosina ai poveri”. Insomma faceva tutto ”volentieri”
e non è certo per insoddisfazione che la sua vita ha
preso una piega assolutamente imprevedibile.
Abbraccio con uno sguardo la casa e l’antica chiesa
di campagna, solida e severa come le tante che sono
sopravvissute nei villaggi di Francia: sono l’una accanto
all’altra, come a Wadovice, il paese di Papa Wojtyla, il
quale dalla finestra della sua cameretta poteva sentire
il profumo d’incenso che saliva dalla chiesa. Vi è sempre
Digione, panorama.
La città esercita un
notevole richiamo,
specialmente per il
pellegrino, non solo
per alcune splendide
chiese, ma anche per
aver dato i natali al
grande predicatore
Bossuet (1627-1704)
e al filosofo cattolico
Maurice Blondel
(1861-1949)
foto: Cristophe Finot
Si offre subito alla sguardo la casa quattrocentesca,
dignitosa quanto basta per dei solerti lavoratori della
terra, dove nasce la notte dell’Epifania, il 6 gennaio
del 1411. A due passi si trova tuttora la chiesa di SaintRemy, dove “Jeannette” è stata battezzata. I suoi genitori,
Jacques e Isabelle, erano “buoni e fedeli cattolici,
molto stimati e onesti nel parlare”, afferma in una
testimonianza il suo padrino di battesimo. Gli abitanti,
che l’hanno vista crescere per sedici-diciassette anni
accanto a loro, interrogati nel processo di riabilitazione
del 1456, affermano che nulla in quella giovinetta
lasciava presagire la sua singolare vocazione. Non era
un temperamento battagliero e neppure di una vivacità
particolare.
Era “come le altre”. “Lavorava volentieri; portava le
greggi a pascolare, si occupava volentieri degli animali
della casa di suo padre, filava e sbrigava le faccende
domestiche” dichiara un suo compagno d’infanzia. Nel
medesimo tempo, una sua amica, con la quale filava e
sbrigava le faccende domestiche, afferma: “Giovanna
era una ragazza buona, semplice e dolce di carattere.
Andava spesso in chiesa e nei luoghi sacri... Aveva le
stesse occupazioni delle altre ragazze, faceva i lavori
un terreno fertile dove Dio getta il seme della chiamata
e quello di Giovanna era una umanità umile e devota,
ma nel medesimo tempo dinamica e gioiosa nel vivere
la grazia della fatica quotidiana.
A tredici anni, quando le amiche si aprono ai sogni e ai
progetti di un amore e di una famiglia, Jannette è visitata
da una voce che le penetra nell’intimo del cuore. È lei
stessa a raccontarlo con esemplare semplicità: “Quando
avevo circa tredici anni, una voce di Dio è venuta ad
aiutarmi a guidare la mia vita. La prima volta ebbi molta
paura. E venne questa voce in estate, nel giardino di
mio padre, intorno a mezzogiorno… Ho sentito la voce
provenire da destra, dalla parte della chiesa. E raramente
la sento senza chiarezza… Dopo aver sentito questa
voce per tre volte, ho capito che si trattava della voce
di un angelo… Essa mi ha insegnato a comportarmi
bene, a frequentare la Chiesa. Mi ha detto che era
necessario che, io, Giovanna, venissi in Francia…”. Più
tardi conoscerà che era la voce di San Michele: “Prima di
tutto egli mi raccomandava di essere una brava ragazza
e diceva che Dio mi avrebbe aiutata, e mi ha detto anche
di venire in aiuto al re di Francia… E l’angelo mi parlava
della pietà che c’è nel regno di Francia”.
PELLEGRINO A QUATTRORUOTE
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
e quasi malinconico nell’immensità della campagna
verdeggiante. Entro, rimanendo ammirato dalla
grandiosità della costruzione che esalta le nervature
di cemento, ornata di affreschi moderni che illustrano
la vita della Pulzella. Non ritrovo però quell’atmosfera
di raccoglimento che mi ha toccato il cuore quando
mi sono inginocchiato nella penombra dell’antica
chiesa parrocchiale, dove Janette si recava a pregare.
Pitture moderne e piuttosto fredde immortalano i fatti
NARRATIVA
foto: Longanime
Immerso nel mistero di questa misteriosa vocazione,
mi aggiro fra la casa, la chiesa e l’attiguo museo, pieno
di stendardi antichi, insigniti con le immagini della
Croce e della Madonna e cerco di afferrare il segreto
di questo singolare intervento di Dio che, per mezzo
del suo arcangelo, chiama una fanciulla a rimettere
in piedi il regno di Francia, in procinto di soccombere
dinanzi all’invasore inglese. Non c’è dubbio, Dio
s’interessa delle vicende dei popoli e interviene per
Castello di Chinon visto dal fiume Vienne. Si distingue a destra la torre dell’Orologio e a sinistra la torre del Mulino
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realizzare i suoi piani, sia pure a modo suo, che sono
ben diversi dai nostri. Anche gli angeli sono presenti e
attivi e mi chiedo se dall’isolotto della costa normanna,
dove sorge il monastero Mont-St-Michel, l’arcangelo
non continui a vegliare sui destini del popolo francese
e dell’Europa intera.
Giovanna conserva sigillato nel cuore il segreto di
questa vocazione, ma nel medesimo tempo, dopo
aver sentito la voce, “aveva promesso di conservare la
propria verginità finché Dio lo avesse voluto”. Diviene
così “la Pulzella” e la sua persona non appartiene a
nessuno se non a Dio stesso. Risponde con totale
disponibilità alla chiamata che ha sentito e consacra
interamente la sua vita al servizio divino. Più tardi Dio
le parlerà per bocca delle sante Caterina e Margherita,
ma lei non farà mai mancare il suo “sì” senza esitazione
alcuna, fino al martirio.
Compenetrato da così eccelsa grandezza, mi reco a
visitare la maestosa basilica costruita negli anni 18811926, un po’ più a sud, a circa 1,5 chilometri di distanza.
È un edificio elegante e luminoso, che si eleva solitario
salienti della vita e le imprese della Pulzella. La sua
grandezza soprannaturale però è tutta racchiusa in un
“sì” radicale a una chiamata straordinaria e per molti
aspetti paradossale. Un sì che la porterà al martirio
dopo una missione durata solo due anni. C’è qualcosa
che avvicina la vita di Giovanna a quella di Gesù Cristo.
Un compito immane, realizzato in poco tempo e per di
più concluso col dono estremo della vita.
Viaggio ipotetico
nei luoghi della battaglia
Tu forse, caro amico, che, mentre leggi, immagini di
viaggiare sulla mia instancabile quattroruote, vorresti
percorrere quel tragitto di oltre 600 chilometri che ha
visto Giovanna cavalcare fra innumerevoli pericoli, in
poco più di una decina di giorni, per recarsi a Chinon
(incantevole cittadina medioevale sulle rive della
Vienne, ai piedi di un’altura da cui domina il vastissimo
castello), e lì incontrare il Delfino di Francia, per
incoraggiarlo nella lotta contro gli inglesi.
Lo potresti anche fare, attraversando letteralmente
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Blois dalla Loira: la chiesa di San Nicola a sinistra, il castello a destra. Nella pagina successiva: Tours, la cattedrale di Saint-Gatian
torri della facciata che si elevano perdendosi nei cieli
“dipinti di blu”. Non tralasciare di visitare la più modesta
basilica di S. Martino, ricostruita in epoca moderna in
stile romanico bizantino, dove, sotto l’altare della cripta,
si custodisce la tomba molto venerata di S. Martino,
quel legionario romano convertito al cristianesimo
che divise il suo mantello con un mendico e che poi
divenne vescovo della città (IV sec.).
Una simile traversata ti porterebbe però troppo
lontano dal luogo del martirio di Giovanna e perciò ti
consiglio di inserirlo nel programma di qualche altro
pellegrinaggio, come ho fatto anch’io. Mi limito per
ora a raccontarti la profonda emozione che ho provato
dinanzi alle mura di Orléans, città che sorge sulla riva
destra della Loira, la quale era assediata dagli inglesi,
quando la Pulzella l’ha liberata in una memorabile
battaglia, dando inizio al riscatto della Francia, fino
allora paralizzata dalla psicosi della sconfitta. Richiamo
alla memoria i numerosi film che ho visto, al fine di
rappresentarmi la dinamica degli eventi. Giovanna
per l’occasione si era fatta fare “un’armatura adatta
Giovanna faceva raccogliere tutti i sacerdoti; una volta
riuniti essi cantavano inni e antifone alla Santa Madre”.
Per partecipare a questa riunione di preghiera i soldati
dovevano prima confessarsi. Mi viene in mente che,
durante la guerra di Bosnia, anche la veggente Vicka
faceva la stessa cosa con i giovani soldati di Medjugorje,
invitandoli alla confessione e alla comunione.
Non ho molta voglia di entrare nel traffico della
città, dove pure merita di essere visitata la cattedrale
della Santa Croce, che domina il centro con la sua
imponente mole. Preferisco spendere il mio tempo
al di qua della Loira, presso il ponte Giorgio V. Qui
sorgeva il convento degli agostiniani e la fortezza
delle Tourelles, da dove gli inglesi tenevano in pugno
la città. Il giorno dell’Ascensione Giovanna manda
l’ultimatum agli inglesi: “Voi, inglesi, non avete alcun
diritto sul regno di Francia; avete l’ordine da parte
del Re del cielo, il cui portavoce sono io, Giovanna la
Pulzella, di lasciare le vostre fortezze e ritornare nel
vostro paese, altrimenti lancerò un assalto tale che ne
resterà memoria perpetua”.
PELLEGRINO A QUATTRORUOTE
al suo corpo” e uno stendardo, “con l’immagine di
nostro Signore seduto in giudizio fra le nuvole del
cielo”. È tenendo in mano questo stendardo che
andava all’attacco, come ella stessa dichiara: “Tenevo
in mano lo stendardo quando andavamo all’attacco
per evitare di uccidere qualcuno. Io non ho mai ucciso
nessuno”. Fece fare anche un’insegna, che “conteneva
l’immagine di nostro Signore crocifisso” e, attorno a
questa insegna “due volte al giorno, mattina e sera,
foto: Moreau Henri
la Francia da est a ovest, raggiungendo Orleans e
percorrendo la stupenda valle della Loira, con i suoi
magnifici castelli. Sarebbe un’occasione propizia per
visitare le splendide città di Blois, a lungo residenza
prediletta dei sovrani di Francia, dove puoi ammirare
il più famoso dei castelli della Loira, che sorge su un
costone dirupato da dove domina la città, e di Tours,
la città di S. Martino, con la sua vertiginosa cattedrale,
una delle più ardite creazioni del gotico, con le due
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NARRATIVA
foto: Luca Volpi
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E così fu, non senza che prima fosse ferita “da una
freccia poco più in alto del seno, e quando si vide ferita,
ebbe paura e pianse”. Quando Dio toglie la sua forza,
siamo solo delle povere e fragili creature. Giovanna
sperimenterà molto presto la sua debolezza, ma nel
medesimo tempo la forza invincibile di Dio. Davanti al
luogo della battaglia, dove la Loira da millenni scorre
placida, trascinando gli eventi della storia nell’oceano
dell’oblio, leggo la toccante testimonianza del Bastardo
d’Orleans, al quale erano affidate le difese della città:
“L’assalto durò dal mattino fino alle otto della sera,
tanto che per quel giorno non vi era alcuna speranza
di vittoria. Così io mi accingevo a fermarmi e volevo far
ritirare l’armata verso la città. Allora la Pulzella venne
da me e mi chiese di aspettare ancora un po’. Così, ella
montò a cavallo e si ritirò sola in una vigna lontana
dalla folla degli uomini e, in quella vigna, ella rimase in
preghiera meno di un quarto d’ora, poi tornò, prese in
mano il suo stendardo, e si pose sul bordo del fossato;
nel momento stesso in cui fu là, gli inglesi fremettero e
furono terrorizzati e i soldati del re ripresero coraggio e
iniziarono ad avanzare, dando l’assalto alle fortificazioni
senza incontrare la minima resistenza”.
La sera di quel sabato 7 maggio Giovanna rientrò a capo
dei soldati francesi, passando proprio per quel ponte
che ora sta davanti ai miei occhi, e che li univa alla città
ormai liberata dall’assedio. “Tutto il clero e il popolo di
Orléans cantò con fede il Te Deum e fece suonare tutte
le campane della città, ringraziando umilmente nostro
Signore per quella gloriosa consolazione divina”.
Il martirio sulla piazza di Rouen
Per completare il suo compito Giovanna deve far
consacrare il re a Reims. Il Delfino prende tempo e
vi giunge un paio di mesi dopo, la sera del 16 luglio,
dopo una lunga cavalcata. La consacrazione si svolge
all’indomani, domenica 17 luglio. Io invece approdo a
Reims con la mia scalpitante 90 cavalli nel pieno del
mese di agosto (passando per Nancy, antica capitale
della Lorena, con un complesso settecentesco unico in
Francia, e Metz, dove non esito a sostare per visitare la
cattedrale di St-Étienne, una delle più belle cattedrali
gotiche di Francia, le cui pietre emanano luce) e punto
diritto alla cattedrale di Notre-Dame, dove, prima di
entrare, noto sulla sinistra un monumento equestre
della Pulzella. Entro in questo grandioso edificio,
mirabile per unità di stile, capolavoro del gotico
maturo, dove la notte del Natale del 496 Clodoveo,
re dei Franchi, ricevette il battesimo e dopo di lui
per 13 secoli, furono consacrati i re di Francia. Non
vi trovo nulla però che ricordi la fastosa cerimonia
dell’incoronazione evocata nei film. In compenso
ho la gioia di celebrare l’eucaristia nella cappella del
Santissimo Sacramento e di meditare sul compimento
di una straordinaria missione divina, realizzata nel
breve giro di un anno da una ragazza diciottenne, e
che sarà decisiva per il futuro dell’Europa.
Potremmo dire che apparentemente il compito di S.
Giovanna d’Arco finisce qui. Ora incomincia un altro
anno della sua vita, contrassegnato dalla prigionia
e dal martirio. Mentre il re s’illude di attirare dalla
sua parte i borgognoni contro gli inglesi, Giovanna
continua a guerreggiare, perché lei ha sempre saputo
che la pace potrà arrivare soltanto “sulla punta di una
lancia”. Inizia per lei un periodo di oscurità spirituale,
durante il quale anche le “voci” sembrano tacere. Non
riesco a capire se Dio la stia guidando o la lasci fare. I
suoi disegni sono così misteriosi! Decido di dirigermi
verso Rouen, passando per quei luoghi che segnano
tragicamente il suo destino. Punto su Soissons, lungo
la rapida e comoda superstrada, per soffermarmi
a Compiègne. Qui Giovanna è stata catturata dai
borgognoni, mentre con un piccolo esercito voleva
aiutare la città assediata. Compiègne è un grazioso
centro di circa cinquantamila abitanti, con un castello
reale, progettato come residenza estiva da Luigi
XV, restaurato da Napoleone e divenuto residenza
prediletta di Napoleone III e dell’imperatrice Eugenia.
Non m’interessa visitare gli appartamenti reali e
ancora meno le sontuose stanze da letto di Napoleone
e di Maria Luisa.
Cerco senza successo di trovare qualche traccia
della fortezza di Margny, dove Giovanna, dopo
aver marciato attraverso la foresta tutta la notte,
era arrivata al mattino e si era subito disposta alla
battaglia. La Pulzella, com’era nel suo carattere, si era
posta in testa al drappello, ma lo scontro si è messo
subito male per lei. Le truppe borgognone ottengono
i rinforzi e costringono il gruppetto a indietreggiare.
Giovanna accorre verso la retroguardia per proteggere
la ritirata. Mentre, con gli ultimi combattenti, cerca
rifugio dietro la cinta muraria di Compiègne, il ponte
viene sollevato, e così “la Pulzella rimase bloccata
fuori con alcuni dei suoi uomini”. Invidia? Tradimento?
Forse. Non vi è dubbio che la porta delle mura della
città sono state chiuse in anticipo. Inoltre, perché il
Duca di Borgona in persona era accorso sul posto? La
giovane è fatta prigioniera e si chiude così il primo
anno della sua vita pubblica. Era il 23 Maggio 1430.
Incomincia per la Pulzella il tempo di passione. Un
anno di prigionia, da un castello all’altro, fino a che
i borgognoni non la vendono agli inglesi, i quali
vogliono che si imbastisca un processo per eresia e
la si condanni a morte. Scelgono come sede la città
di Rouen, dove sono saldamente insediati fin dal
1418, e che ritengono più sicura di Parigi. Giovanna
vi è trasferita alla vigilia di Natale del 1430 e subito
rinchiusa nel castello di Bouvreuil, che dominava
la città, e di cui oggi rimane il cilindrico e possente
torrione, aperto alla visita del pubblico. Jeannette vi
rimane prigioniera per cinque mesi, spesso in balia
della soldataglia d’oltremanica. Come Gesù, prima
viene coperta d’infamia e poi giustiziata. Il Giuda di
turno è il Vescovo di Beauvais, (da dove transito senza
fermarmi), città dove però non aveva mai potuto
esercitare la sua giurisdizione, in quanto arresasi al
re di Francia. Si chiama Pierre Cauchon, testa d’uovo
dell’Università di Parigi, passato alla storia per il
vergognoso e fraudolento processo. Entro in Rouen
e subito mi rendo conto che è una città splendida,
PELLEGRINO A QUATTRORUOTE
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Orleans, Ponte Giorgio V e, sullo sfondo, la cattedrale
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In alto: Compiegne, il castello
A destra: Nancy, Piazza Stanislas
In basso: Metz, la cattedrale di Saint-Etienne
del vecchio mercato. Variopinti palazzi d’epoca si
affacciano festosi, esibendo sontuosi negozi. La città
che ha dato i natali a Corneille e Flaubert sembra aver
poco o nulla dello spirito eroico della Pulzella. Entrando
nello spettacolare anfiteatro della piazza, il clima
cambia radicalmente. Accanto alle moderne halles si
eleva la chiesa dedicata a Santa Giovanna d’Arco, ardita
costruzione di cemento armato inaugurata nel 1979. Al
centro della piazza si erge una croce alta venti metri,
proprio nel luogo dove Giovanna fu bruciata viva. Sono
commosso per questa straordinaria attenzione della
Francia alla sua eroina. Avvicinandomi alla croce non
credo ai miei occhi: circondato da aiuole, vi è ancora
il luogo esatto del rogo, disseminato da tizzoni neri.
foto: Pierre Selim
situata sulle riva della Senna, che la divide in due
parti: il nucleo storico, nel quale mi inoltro, sulla
riva destra; quello moderno e industriale sulla riva
sinistra. Il cuore di questa “città museo” è la cattedrale
di Notre-Dame, una delle più belle chiese gotiche di
Francia, la cui stupenda facciata è chiamata “pagina di
pietra”. Non mi sazio di guardarla e non mi meraviglio
che Monet l’abbia ritratta più volte. Noto che il
portale di destra reca nel timpano la lapidazione
di Santo Stefano, mentre quello di sinistra le scene
della decollazione del Battista. Segni premonitori del
martirio più discusso della storia?
In fondo alla piazza della cattedrale infilo, senza
attardarmi altrove, la via centrale che porta alla piazza
foto: Donarreiskoffer
NARRATIVA
foto: Giraud Patrick
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In alto: Reims, la cattedrale di Notre Dame. Al centro: il cartello che
indica il luogo dove fu arsa Giovanna D’Arco. In basso: Rouen, la
piazza del mercato
È una ricostruzione? Credo di sì, ma quale forza
evocativa di sentimenti in chi guarda!
Pierre Cauchon ha pilotato il processo in modo tale
che arrivasse alla conclusione voluta dagli inglesi: la
condanna per eresia e la pena capitale. In un primo
momento, Giovanna, spaventata da una morte in
mezzo alle fiamme, ritratta. Poi però si riprende e
afferma: “Dio mi ha trasmesso, per bocca di Santa
Caterina e Santa Margherita, una grande pietà per
questo grave tradimento, al quale ho acconsentito
facendo abiura e ritrattazione per salvare la vita”.
“Responsio mortifera” (risposta mortale), afferma il
cancelliere.
Il Vescovo non aspetta altro e così, all’indomani,
Giovanna vede entrare nella sua cella due frati
domenicani, incaricati di prepararla alla morte e
al rogo. “Quando alla povera donna fu annunciata
la morte di cui quel giorno doveva morire, ella
incominciò a gridare in modo straziante e a strapparsi
i capelli da fare pietà”.
“Povera me – grida – essere trattata con tanto orrore e
crudeltà da dover vedere il mio corpo, assolutamente
puro, che mai ha conosciuto la corruzione, consumarsi
e ridursi in cenere! Ah, preferirei cento volte essere
decapitata che essere bruciata in questo modo!”.
Pierre Cauchon, che entra nella prigione in quel
momento, si sente dire: “Vescovo, io muoio per mano
vostra… È per questo che mi affido a Dio, perché vi
giudichi”. Giovanna si confessa e chiede la comunione,
che non le viene negata.
Mentre recitava “le sue lodi e le lamentazioni devote
a Dio” fu condotta legata al rogo, in mezzo a due ali di
folla. Chiede un crocifisso e un frate corre a prenderlo
in una chiesa vicina e lo tiene davanti ai suoi occhi
fino alla fine.
È lui che ci descrive gli ultimi istanti: “Giovanna, fra le
fiamme, non cessò mai di pronunciare e confessare
ad alta voce il santo nome di Gesù, implorando e
invocando senza sosta l’aiuto dei santi e delle sante
del paradiso.
E ancora, rendendo il suo spirito e reclinando la testa,
ella pronunciò il nome di Gesù, mostrando di avere
una fede fervente in Dio”. Era il 30 maggio1430; aveva
superato di cinque mesi i diciannove anni.
Raramente mi sono sentito così commosso come
davanti alle ceneri del rogo dove la Pulzella ha
consumato il suo sacrificio per rispondere alla
chiamata.
È un esempio che non potrei mai dimenticare.
È mezzogiorno passato e mi fermo sulla piazza per
mangiare un boccone.
Gli spaghetti francesi stanno a quelli italiani come il
surrogato sta al cioccolato.
Accanto a me due anziane signore italiane, cariche
d’oro e di rughe, dissertano di gioielli per tutto il
tempo del pranzo.
Poi dicono che tutte le donne sono uguali!
Una ventina d’anni dopo si celebrerà sempre qui a
Rouen il processo di riabilitazione, col quale viene
dichiarato nullo quello precedente.
PELLEGRINO A QUATTRORUOTE
foto: Demeester
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SOSTA PER AUTOCARAVAN
Ars-sur-Formans
45.992240 ° N, 4.823838 ° E
+45° 59’ 32.06” N, +4° 49’ 25.82” E
NARRATIVA
Camping Municipal
Chemin du Bois de la Dame
01480 Ars-sur-Formans
Tel. 04 74 00 77 23
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Aire CAMPING-CAR PARK
Villefranche Beaujolais
Presso Camping de la Plage
2788 Route de Riotter
69400 Villefranche-sur-Saône
Tel. +33 1 83 64 69 21
camping-car-park.com
Beaune
47.023548 ° N, 4.835607 ° E
+47° 1’ 24.77” N, +4° 50’ 8.19” E
Camping Municipal
Les Cent Vignes
10, rue Auguste Dubois
21200 Beaune
“Ci sono stato, ordinato e pulito,
vicino al centro, comprende
un’area sosta breve per
autocaravan”.
Flavio Corradini
Camping Intercommunal
Place Raymond Pitet
88300 Neufchâteau
Tel. 03 29 94 19 03
Nancy
48.694006 N, 6.182985 E
+48° 41’ 38.42” N, +6° 10’ 58.75” E
Camping Campéole Le Brabois
2301 Avenue Paul Muller
54600 Villers-lès-Nancy
Tel. +33 3 83 27 18 28
camping-brabois.com
Metz
49.120713 N, 6.175159 E
+49° 7’ 14.57” N, +6° 10’ 30.57” E
Camping Municipal Metz-Plage
Allée de Metz Plage
57000 Metz
Tel. +33 3 87 68 26 48
go-france.eu
Reims
49.253859 N, 4.034026 E
+49° 15’ 13.89” N, +4° 2’ 2.49” E
Camping de la Forêt
500 Rue Mainberte, 76480
Jumièges
Tel. +33 2 35 37 93 43
Il campeggio più vicino a Rouen
non è consigliato, questo è
preferibile.
Orleans
47.896492 N, 1.904351 E
+47° 53’ 47.37” N,
+1° 54’ 15.66” E
Camping Municipal
Gaston Marchand
Rue La Roche
45140 St Jean de la Ruelle
Tel. +33 2 38 88 39 39
Blois
47.585536 N, 1.330359 E
+47° 35’ 7.93” N, +1° 19’ 49.29” E
Camping des Châteaux
Lac de Loire
Le lac de Loire
41350 Blois
Tel. +33 2 54 78 82 05
Abbazia di Citeaux
47.130859 N, 5.091477 E
+47° 7’ 51.09” N, +5° 5’ 29.32” E
Per i pernottamenti si consiglia la
vicina Beaune
Camping Municipal
Val-de-Vesle
8 Rue du Routoir
51360 Val-de-Vesle
Tel. +33 3 26 03 91 79
valdevesle.fr
Digione
47.322941 N, 5.041351 E
+47° 19’ 22.59” N, +5° 2’ 28.86” E
Compiègne
49.418469 N, 2.830362 E
+49° 25’ 6.49” N, +2° 49’ 49.30” E
Camping
Les Rives du Cher
61 Rue de Rochepinard
37550 Saint-Avertin
Tel. +33 2 47 27 87 47
campinglesrivesducher.fr
Camping du Lac Kir
3 Boulevard Chanoine Kir
21000 Dijon
Tel. +33 3 80 43 54 72
Camping Municipal De Batigny
Rue de l’Armistice, RD 973,
Pierrefonds, 60350 60350
Tel. +33 3 44 42 80 83
Chinon
47.168054 N, 0.237456 E
+47° 10’ 4.99” N, +0° 14’ 14.84” E
Domrémy-la-Pucelle
48.442280 N, 5.675275 E
+48° 26’ 32.21” N, +5° 40’ 30.99” E
Rouen
49.442906 N, 1.088563 E
+49° 26’ 34.46” N, +1° 5’ 18.83” E
Camping Municipal
A l’Ile Auger, quai Danton
Chinon, 37500
Tel. +33 2 47 93 08 35
Tours
47.395517 N, 0.693992 E
+47° 23’ 43.86” N, +0° 41’ 38.37” E
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
INTORNO AL MONTE ROSA
DIARIO E ITINERARIO TRA ITALIA E SVIZZERA
L
a prendiamo alla larga. Per allenarci un po’
passiamo dalla Valsavaranche per provare
a salire sul Gran Paradiso, con gli amici del
Gruppo Escursionistico Vicchiese, ma sono
gli ultimi giorni di brutto tempo e veniamo respinti
da una bufera di neve a 3.500 m di quota. Sarà per
un’altra volta.
Lunedì 16 luglio 2012
In tre (Franco il vecchio, Franco il giovane e la
sottoscritta) partiamo dalla Valsavaranche e alle
14.30 arriviamo a Macugnaga, piccolo e simpatico
paese fortunatamente sfuggito al turismo di massa e
ricco d’iniziative culturali, senza parlare delle infinite
possibilità sportive.
A Macugnaga esiste un parcheggio riservato alle
autocaravan con tutte le comodità e a giusto prezzo,
parcheggio che funziona anche d’inverno per gli
appassionati dello sci. Da qui comincia il nostro giro.
Abbandoniamo l’auto e ci dirigiamo verso l’Alpe Bill,
da dove abbiamo intenzione di prendere la funivia che
arriva al Passo del Moro. Facendo bene i calcoli però ci
rendiamo conto che rischiamo di fare tutto il percorso
a piedi se si perde l’ultima corsa delle ore 16. Si tratta di
1.200 metri di dislivello e chi cammina sa cosa significa.
Allora decidiamo di prendere subito il filo e di goderci
la serata. L’immensa parete est del Rosa è davanti a noi,
nitidissima e impressionante, 2.000 metri di verticale.
Ce la godremo fino a notte, ché dal Rifugio ObertoMaroli, ove siamo alloggiati, la sala da pranzo si apre
con una grande vetrata sulla parete. Se poi si aggiunge
che la cena è di buona qualità e che anche il vino,
benchè sfuso, si fa onore non ci poteva andare meglio.
Il versante Est del Monte Rosa
Martedì 17 luglio 2012
Ci mettiamo in cammino alle 8.30. Fa freddo, ma siamo
a 3.000 metri. Con piumino, guanti e berretto saliamo
al passo sotto gli occhi della grande madonnina
dorata situata nel punto più alto. Superato il passo
si scende in Svizzera tra grandi massi, ma sempre
percorrendo un sentiero sicuro e ben segnato. Nostra
prima meta è la diga di Mattmark, ove si arriva alle
12.30 attraversando un paesaggio stupendo. Prossimo
obiettivo è Saas Almagel. Arrivati alla diga, invece di
prendere la strada asfaltata che si snoda sulla sinistra,
prendiamo una bella sterrata sulla destra che ci porta
fino allo sbarramento. Qui, attraversando la diga e
ritornando sull’asfalto, si può prendere un autobus che
porta a Saas Almagel. Noi invece proseguiamo lungo il
sentiero, che in più parti attraversa la strada, fino a Saas
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di Fosca Bonacchi. Foto di Franco Utili
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REPORTAGE
Almagel e da qui in un’ora a Sass Fee, ove arriviamo
alle 16.30 Il nostro albergo è proprio in centro e dopo
le registrazioni di rito si parte alla scoperta del paese.
Le auto qui non sono ammesse anche se accolte in un
brutto parcheggio all’inizio del paese stesso, ma si sa
che tutto non si può avere! I due Franchi vanno a cena
al Ristorante La Gorge, da cui tornano soddisfatti,
mentre Fosca non ha grande fortuna con tartine
e specialità locali, complice la scarsa conoscenza
della lingua. L’albergo ci ha assegnato tre piccole e
accoglienti camerette ove riposiamo beatamente.
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Mercoledì 18 luglio 2012
Colazione luculliana.
In Svizzera l’alloggio e il mangiare costano più che
da noi, però dobbiamo riconoscere che l’accoglienza
e il cibo sono all’altezza. Dimenticavo: a Saas Fee gli
ospiti che pernottano anche per un sol giorno hanno
diritto alla Carta dell’ospite che offre tutti i trasporti
locali gratuitamente. Per noi che utilizzeremo bus e
impianti a fune è una manna, ma è comunque una
buona iniziativa anche per chi decide di stare in
paese, che offre molte possibilità escursionistiche.
Noi prendiamo l’autobus per Saas Grund, ove,
volendo, si può arrivare anche a piedi in un’ora di
cammino per la Strada delle Cappelle, e poi la funivia
che porta a Chrizbode. Il giro ufficiale del Monte Rosa
prevede di andare da Saas Fee a Grächen passando
sotto i Mischabel, poi proseguire fino all’Europahutte
e da lì arrivare a Zermatt.
Ci sono passaggi attrezzati con catene e funi di
sicurezza e anche un aereo ponte. Malgrado Franco
il vecchio non sia d’accordo, noi preferiamo invece
partire da Chrizbode fino a Gspon e da qui scendere
con un’aerea funivia fino a Stalden, prendere il trenino
fino a St. Niklaus e da lì l’autobus fino a Grächen.
Per questa parte del viaggio la scelta si rivela azzeccata.
Un aereo e sicuro sentiero (per lo più pianeggiante
sui 2.500 m, con di fronte la visione dei Mischabel
e le sue 8 cime di 4.000 metri ricoperte di neve e di
ghiaccio) ci porta a Gspon, un paese nel quale le auto
non arrivano. Qui anche i residenti devono arrivarci
in funivia!!!
Quando arriviamo a Gspon sono circa le 16 e
dobbiamo scegliere se andare a St. Niklaus a piedi
o con la funivia. Peccato che a piedi ci vogliano due
ore e mezza e che riusciremmo probabilmente a
prendere il treno ma anche a perdere l’autobus per
Grächen; così scendiamo col filo.
Scelta azzeccata perché non avendo prenotato
l’albergo (prima di partire avevamo prenotato tutti
gli alberghi e i rifugi del percorso Grächen escluso),
arriviamo appena in tempo per farci dare indicazioni
all’ufficio del turismo e trovare ospitalità a Gasenried,
che si trova a 45’ da Grächen. L’albergo è decoroso.
La cena non esaltante, ma forse se avessimo avuto un
vocabolario avremmo potuto fare scelte più gustose!
Notte tranquilla, anche qui le auto si contano sulle
dita di una mano.
Colazione che riscatta la cena.
Giovedì 19 luglio 2012
La tappa di oggi prevede di arrivare a Zermatt seguendo
un sentiero a mezza costa. Purtroppo questo sentiero è
franato in più parti e in pratica si è costretti a scendere
a fondovalle e da lì seguire un sentiero basso.
Partiamo alle 8.30 da Gasenried e seguiamo un comodo
sentiero in quota, circa 1.600 m, per circa due ore,
dopodiché è interrotto per frana e bisogna scendere a
Il Cervino da Zermatt
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
il servizio mensa chiude e chi non arriva in tempo
rimane a bocca asciutta. Ce la facciamo e finalmente
ci godiamo la serata col Cervino e il paese a nostra
disposizione.
Venerdì 20 luglio 2012
Zermatt, paese vietato alle auto, merita di essere
visitato e noi lo facciamo, ma solo dopo un’abbondante
colazione. Stamani c’è il sole e il Cervino è lì a portata di
mano e di occhi ma il Passo del Teodulo è lontano e noi
si va a piedi fino alla stazione intermedia di Furi, poi in
funivia fino a Trockener Steg a 2.939 m dove arriviamo
alle 12. Il ghiacciaio del Teodulo s’è ritirato, ed è pieno
di rivoli d’acqua.
Cominciamo a salire sotto il sole con il Cervino che ci
guarda.
Bello. Poi, all’improvviso si alza un ventaccio veramente
freddo. Piumino guanti e berretto e saliamo lentamente
verso il rifugio su un ghiacciaio con neve disfatta.
Anche il ghiacciaio del Plateau Rosa è nelle stesse
condizioni anche se ancora fanno lo sci estivo. Sotto
un forte vento arriviamo al Rifugio del Teodulo dove
siamo obbligati a restarcene dentro mentre il cielo si
copre di nuvole e tutto il Cervino è sotto la nebbia: che
rabbia!
L’accoglienza dei gestori non è così calorosa, come
ricordavo nella mia precedente visita, la cena è buona e
anche la notte: ho dormito con 4 coperte! La colazione
un po’ meno buona, a essere generosi.
Sabato 21 luglio 2012
Dal rifugio del Teodulo, molto delusa da una serie di
cose, sotto un cielo grigio si scende su un sentiero non
bello e per di più ghiacciato fino all’intermedia della
funivia che da Cervinia arriva al Plateau Rosa, stazione
delle Cime Bianche, dove sostiamo per vedere se il
Cervino esce dalla nebbia: niente. Fatta una seconda
colazione riprendiamo il sentiero per il Colle Superiore
delle Cime Bianche.
A metà della salita ci fermiamo a fotografare il lago
omonimo, dove nei giorni di sole il Cervino ci si
specchia. Dalle Cime Bianche (per oggi la salita è finita)
ci si affaccia alla lunga valle che ci porterà a Resy. Subito
si fanno vedere i due laghi, il primo grande, l’altro più
piccolo, che sono, come il resto della valle, molto belli.
Alle 17, dopo una lunga discesa, da 3.390 a 2.072 m,
siamo al Rifugio Ferraro. Una splendida terrazza sulla
valle di Gressoney. Il rifugio è bello, la signora Fausta
simpatica, la cena ottima, la notte pure.
Domenica 22 luglio 2012
Stamani colazione super come tutto il resto. Oggi
abbiamo una tappa corta e ce la godiamo!
La salita però non manca ed è anche dura fino al passo
del Rothorn.
Anche qui troviamo la valle chiusa dal laghetto del
Salero e per la prima volta anche turisti. Un sentiero
ripido ci porta velocemente fino a Sant’Anna dove
c’è l’arrivo della funivia che viene da Stafal. Capiamo
perché ci fosse tanta gente su al passo.
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valle, prima a Randa e poi a Täsch. Benché non ci siano
salite, il sentiero è lungo, oltre 21 km, e faticoso, per il
caldo cui non siamo più abituati.
Da Tasch a Zermatt è in salita e ci dà il colpo di grazia.
Finalmente alle 18 arriviamo, salutati dal Cervino
che pure tra nebbie vaganti si degna di farsi vedere.
Bellissimo! Siamo alloggiati all’Ostello della Gioventù
ove ci precipitiamo per non perdere la cena: alle 19
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REPORTAGE
Ancora mezzora su strada sterrata e alle 16 siamo
arrivati. Pioviggina. Stasera siamo in un lindo albergo.
Cordiale la signora, ottima la cena e la notte.
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Lunedì 23 luglio 2012
È nuvoloso. La tappa di ieri si poteva anche concludere
al Rifugio del Gabiet (assai carino sia il posto che il
rifugio), averlo saputo. Stamani abbiamo 1.100 m
di dislivello in salita; per me troppi, perché dopo
è ancora lunga per arrivare al Rifugio Zar Senni. Si
decide di prendere la funivia per il lago del Gabiet,
poi proseguire a piedi per il Col d’Olen. Sbagliato!
Conveniva salire a piedi al Gabiet, poi in funivia fino
al Passo dei Salati, perchè dal lago Gabiet il sentiero
è quasi tutto sulla pista da sci, che noi purtroppo
abbiamo risalito tutta fino al passo non trovando
l’indicazione del sentiero per il Col d’Olen.
Dopo questa brutta salita ci troviamo in cima sotto
un cielo minaccioso e un forte vento. L’unica cosa
bella oggi è stata vedere il Lyskamm con i suoi
ghiacciai liberi dalla nebbia, e non è poco. Sosta per
il the nel bel caldo bar e poi in discesa si passa dalla
stazione meteo, dove un gentile signore ci fa vedere
in lontananza i primi stambecchi.
Proseguendo poi per il Rifugio Guglielmina, ora
bruciato, ne vediamo 5 grandi che stanno giocando
rincorrendosi; poi, ancora sotto, uno stambecco solo
e vecchio che quasi si fa toccare e che fotografiamo
da vicino vicino. Che emozione.
Scendiamo ancora per poi risalire al Passo Foric per
un sentiero esposto e delicato, soprattutto se piove.
Poi le difficoltà sono finite e ci attende la lunga e
bellissima Val d’Otro che ci porterà al R. Senni, altro
posto incantevole fornito di bar-ristorante con
alloggio nelle case Walser. C’è pure una chiesetta con
affreschi interessanti e un asinello simpaticissimo.
Anche i gestori sono simpatici e hanno fama di
servire un’ottima cucina. Peccato che la domenica
avessero dato fondo alla dispensa. A noi è toccato
poco, di poca qualità e poco gusto. Un po’ delusi ce
ne andiamo a letto.
Martedi 24 luglio 2012
La colazione è andata bene. Stamani è tornato il sereno
e il caldo. In circa 2 ore di discesa siamo ad Alagna.
Visto che abbiamo tempo ce la prendiamo comoda
visitando il paese per poi incamminarci verso il Rifugio
Pastore dove si arriva alle 14.
È pieno di gente e rischiamo di finire in un camerone
zeppo. Fino a oggi abbiamo avuto la fortuna di
avere sempre una camera solo per noi tre. Visto che
non siamo per nulla stanchi decidiamo di andare al
Rifugio Calderini, sotto la grande parete sudovest
del monte Rosa: una bella salita di 400 m ci porta in
Passo Foric (2.432 m). Da sinistra: Franco Utili, Fosca Bonacchi, Franco Megli
un piccolo insediamento ove una delle case è stata
adibita a rifugio. I simpatici ragazzi che lo gestiscono ci
consigliano di arrivare al belvedere che è tale di nome
e di fatto.
Rientrando ringraziamo e salutiamo loro, il cane,
i gattini e riscendiamo al Rifugio Pastore dove ci
comunicano che anche per stasera abbiamo una
camera tutta per noi: fortunati.
La serata promette bene e dopo la cena abbondante
e buona ci ritroviamo a brindare con Genepì insieme
a tre ragazzi chiassosi e simpatici che festeggiano la
loro partenza per il Nepal. Ma noi dobbiamo andare a
letto perché domani ci attende la nostra ultima fatica,
e tanta sarà.
Salutiamo e a nanna.
Mercoledì 25 luglio 2012
Giornata radiosa e calda. Alle 8.30, fatta una colazione
abbondante, siamo pronti per lo sforzo finale: dislivello
di 1.300 m in salita e 1.650 in discesa! Salutiamo il
bello e ospitale Rifugio Pastore e si va. La salita, a parte
il caldo, non è così dura, nel primo tratto si sale al
“fresco” dei pini su una mulattiera ben tenuta. Per tutta
la mattina ci accompagna il ronzio dell’elicottero che
va e viene da Alagna alla Capanna Margherita: sono i
ragazzi di ieri sera che fanno uno spot pubblicitario per
finanziare il loro viaggio.
Rifugio Zar Senni - Frazione Follu (Alagna)
Franco il giovane arriva come sempre primo in cima
al Colle del Turlo, l’ultimo colle del nostro bel giro.
Io ritardo e aspetto il “povero vecchio” Franco, che
nonostante la sua età si è fatto proprio onore!
Sul colle la vista spazia sulla valle del Sesia e sulla val
Quarazza.
È proprio così bello che non scenderei mai, ma fatte le
ultime foto e complimentandoci per la buona riuscita
di questo giro, guardiamo il Lago delle Fate, nostra
meta, in fondo alla valle. Sarà una discesa lunga lunga
ma bella e ci avviamo sulla comoda mulattiera ora a
larghi gradoni.
Ci fermiamo al Bivacco Lanti dove io avevo proposto
l’idea di pernottare (non accolta per fortuna, perché
poi troviamo un gruppetto di Scouts e una famigliola
spagnola che avevano avuto la mia stessa idea): stasera
il Bivacco Lanti è super affollato. Però sarebbe stato
bello fermarsi qui.
Alle 18.40 siamo al Lago delle Fate. Stanchi ma felici.
Ultimo tratto per Borca, dove ci attende la casa vacanze
S. Giuseppe, bel posticino gestito da suore.
Abbiamo dormito profondamente e bene.
Il mattino recuperiamo l’auto, e dopo una buona
colazione facciamo una breve visita a Macugnaga e
partiamo per Vicchio.
Siamo stati proprio bene! Alle 18 siamo a casa.
Che caldo!
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Il sentiero dal Colle del Teodulo verso Resy
Descrizione dell’itinerario
da Macugnaga a Macugnaga
Per i tempi delle escursioni consigliamo di studiare
l’itinerario precedentemente valutando/a seconda delle
proprie capacità
Macugnaga-Passo del Moro
Da Staffa si prende la strada che porta alla partenza
della funivia del Passo del Moro. Si prosegue sulla
pedonale per Pecetto e superato un piazzale adibito
a parcheggio e mercato prendere a sinistra. Una bella
e comoda mulattiera, in un bosco di conifere, supera
una balconata rocciosa (con almeno un paio di punti
panoramici sul paese e sulla parete est del monte Rosa)
e arriva ai margini del pascolo dell’Alpe Bill. Nei pressi, la
stazione intermedia della funivia (1.690 m).
Volendo continuare per il sentiero, questo entra nel
bosco ed esce sui pascoli e i rododendri fino a intersecare
la pista da sci per poi risalire un canale su una lunga
scalinata e arrivare al Rifugio Oberto-Maroli. La stazione
di arrivo della funivia è un poco sopra. Sulla cresta
di confine si vede una grande statua della Madonna
dorata (2.890 m) che si raggiunge in 15’ percorrendo
una gradinata protetta da una corda.
Passo del Moro-Saas Fee
Dal Rifugio Oberto-Maroli si sale alla statua della
Madonna, da cui si vedono i Mischabel a sin. e la diga
di Mattmark in basso; da lì si scende verso sud e per
facili rocce sul versante svizzero fino a un pianoro
di sfasciumi: qui inizia il sentiero e la scalinata che
tagliano diagonalmente il costone. Al mattino la cengia,
“chiamata passaggio dei macugnaghesi” può essere
ghiacciata ed è comunque protetta da un cavo. Arrivati
al pianoro sparso di flora nivale, Talliboden, il sentiero
diventa più comodo e ampio e conduce al vertice del
bacino di Mattmark, che si percorre sulla destra, su una
strada sterrata molto comoda. Alla sinistra c’è una strada
asfaltata con ampie gallerie. Arrivati allo sbarramento si
prosegue lungo la strada fino a imboccare un vecchio
sentiero che sulla destra taglia obliquamente il fianco
della montagna fra cespugli di alni, larici e rari cembri.
Il sentiero attraversa più volte la strada asfaltata. A Zer
Meiggerung c’è una centrale elettrica, e una cappella
che ricorda le vittime della costruzione della diga (19601967) e la tragedia del 30 agosto 1965 che, a causa
del crollo del ghiacciaio sovrastante che piombò sui
lavoratori, provocò numerose vittime. Il villaggio di Saas
Almagell ha ancora vecchie case di legno accanto ad
alberghi moderni. Si percorre un breve tratto di strada
asfaltata fino a una, larga e sterrata, solo pedonale, che
attraversa la Saaser Vispu e sale senza strappi nel bosco
fino a Saas Fee, detta la perla delle Alpi
Saas Fee-Saas Grund-Gspon-Gasenried
Da Saas Fee si può scendere a Saas Grund col postale o
lungo il Sentiero delle Cappelle. Se si prende il sentiero,
conviene anticipare la partenza per non correre il rischio
poi di rimanere a metà strada!
Da Saas Grund si sale poi a Kreuzboden a piedi o con la
funivia. Se si sceglie di andare a piedi tenere presenti i
tempi di percorrenza per non rischiare di fare la tappa in
due giorni. A Kreuzboden ci si dirige dalla parte opposta
della diga, con Saas Fee in basso a sinistra sul versante
opposto, si aggira un laghetto e si sale leggermente
per un sentiero ben segnato, si passa sopra Saas Balen
toccandone gli alpeggi più alti. A nord la presenza del
Bietschorn, mentre dall’altra parte della valle la catena
dei Mischabel, otto quattromila innevati. Si alternano
pascoli e boschi di conifere con il sentiero che sale
e scende dolcemente. Raggiunto Obere Schwarze
Wald (Bosco Nero Superiore) si scende verso le baite
di Oberfinilu e poi Gspon. Prati, cembri e larici fanno
cornice al paese. Non ci sono strade e ci si arriva con
una funivia che si ferma a Staldenried (1.154 m) con i
suoi vigneti d’alta quota e fa capolinea a Stalden (799
m). Si può scendere a Stalden a piedi in circa due ore e
mezza oppure scegliere la funivia. Ancora attenzione ai
tempi. Da Stalden il treno porta a Saint Niklaus e da qui
l’autobus postale a Grachen. Da Grachen a Gasenried
per comoda strada asfaltata a piedi.
Gasenried-Zermatt
Prendere la stradella che porta all’Europahutte e lasciarla
proseguendo in piano, sullo sterrato, nell’abetina. A Teil
Tola, a meno di 1 km, si trascura l’indicazione per St.
Niklaus e si prosegue sulla strada che poco oltre diventa
un comodo sentiero. Dopo circa un’ora di cammino
si trova un quadrivio: a dx. si scende a St. Niklaus, a sx.
si continua in piano per Obri Talflue-Randa. In discesa,
al centro, si va a Biffig-Holzji-Mattsand. Il sentiero per
Randa è interrotto nel canalone Grosse Grabe, sconvolto
da un’alluvione, e non ancora ripristinato.
Si scende verso Mattsand per un sentiero un po’ ripido.
Arrivati a un alpeggio caratterizzato da una mangiatoia
per la fauna selvatica e una fonte, si gira a sx., di nuovo
in piano. Si lascia sulla dx. il sentiero per Biffig e si
prosegue in leggera discesa. Ancora un’abetaia d’alto
fusto, si raggiunge una larga carrozzabile sterrata sul
fondovalle, percorrendola verso sinistra in leggera salita,
per lasciarla poco avanti, prendendo un sentiero a dx.
che scende a Holzji.
Per Herbriggen scendere verso valle per un centinaio
di metri sulla strada asfaltata, passare poi la ferrovia e la
Visp, e risalire tenendosi a dx. di un invaso idrico. Siamo
nel percorso pedonale del fondovalle che, partendo da
Stalden, raggiunge St. Niklaus e termina a Zermatt. Poco
avanti, un po’ in alto a sx. c’è Herbriggen.
Risalire la valle verso Randa, sulla dx. della Visp, prima
in salita e poi in discesa e quindi passare ancora il fiume
sotto Breimatten seguendo il sentiero avendo sulla dx.
la grande frana di Randa. Quindi si percorre un tratto
della vecchia strada cantonale che è stata deviata, come
la ferrovia, dopo la frana del 1991. Randa e la stazione
ferroviaria si trovano a sx., tra prati e coltivi di segale. Si
prosegue per Tasch passando il ponte che porta a una
cava di sabbia e poi a sx., e si arriva alla piana adibita a
grande parcheggio a cielo aperto. Ora c’è un parcheggio
coperto. Superarlo e dopo le ultime case girare a dx. a un
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passaggio a livello della ferrovia e seguire la carrareccia
che s’inoltra nelle praterie. Si lascia a dx. la Cappella del
Fuzstein, si procede fino al termine del piano dove inizia
il sentiero per Zermatt, in saliscendi tra vecchi larici,
ginepri, rose canine e rocce, ma sempre sulla dx. della
ferrovia ora sopra le gallerie ora a vista del treno rosso.
Finalmente Spiss, dove una salitina porta all’eliporto di
Air Zermatt da cui si vede quasi tutto il paese. Da lì si
scende in paese.
Zermatt-Colle del Teodulo
Per arrivare a Furi, snodo funiviario, si attraversa il centro
abitato uscendo verso sud, con alla sinistra la stazione
delle funivie. Si passa il torrente e si gira a sx. per una
comoda mulattiera, tra i pini cembri, fino alle frazioni di
Blatten (1.738 m) e Zum See (1.766 m) per arrivare a Furi,
ove le stazioni rimangono sulla sinistra.
Prendendo la funivia che porta al Piccolo Cervino si
passa dalla stazione del Furgg (2.432 m), dove conviene
scendere e ammirare il Cervino che è a soli 2 km di
distanza, e poi proseguire per la stazione di Trokener
Steg ove si scende e si attacca il ghiacciaio superiore del
Teodulo, iniziando subito sotto la stazione e tenendosi
sempre sotto lo ski-lift che risale quasi fino al colle, dove
si piega a dx. per raggiungere il rifugio del Teodulo sulla
dx. del valico. Il Cervino da qui è gigantesco, mentre il
monte Rosa è coperto dal Piccolo Cervino.
Colle del Teodulo-Resy
Dal colle, ove arriva una funivia, si scende per un
nevaio (che può essere anche ghiacciato) alla stazione
di partenza sita alla Capanna Bontadini, quindi si gira
a sx. e si segue la strada che in leggera discesa porta
alla stazione Cime Bianche della funivia che arriva da
Cervinia, a dx. dell’omonimo lago. Da lì si gira a dx. lungo
una pista che passa sotto gli impianti sciistici e raggiunge
l’altopiano del Colle Superiore delle Cime Bianche. Qui si
vede il Gran Lago e il ghiacciaio della Gobba di Rollin. A
destra il varco del Colle Inferiore delle Cime Bianche con
un laghetto e altri impianti.
Un tratto ripido discende all’Alpe Mase, caratterizzato
dalle baite affiancate a grandi massi erratici per
proteggersi dalle valangfhe. Il torrente gira e rigira nel
piano fra paludi e bianchi eriofori. Più in basso un altro
ripiano permette di scorgere la parte sommitale del
Cervino. Una deviazione a sx. porta sulla valletta del
Tzère tra i larici e la cascata di Tzère che si costeggia
sulla sx., su ampi gradini, per calare sulla mulattiera
proveniente da Fiery verso il Piano Inferiore di Verra che
si raggiunge in leggera salita: si passa da Évançon e si
imbocca la sterrata che scende a St. Jacques. A 450 m dal
ponte, superata una fontana, si lascia la sterrata per un
sentiero a sx. che porta a Resy.
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Resy-Stafal
Da Resy si prende la strada sterrata che sale verso il Colle
di Bettaforca. Dopo 700 m circa, all’altezza dell’Alpe
Forca Inferiore si gira a dx. nel prato accanto a una pista
da sci, che si attraversa arrivando in lieve salita all’Alpe La
Mandria (bar-ristorante estivo). Si prosegue fino al Lago
L’oratorio della Madonna della Neve a Follu
Carciero, e a mezza costa, passando al di sopra dell’Alpe
Contenery, si arriva allo strappo finale che in ripida salita
porta al Passo del Rothorn.
Il sentiero scende ripido fino ai Laghetti del Salero e
poi attraverso pascoli si raggiunge la pista che dalla
Bettaforca conduce a S. Anna. Qui si può prendere la
funivia fino a Stafal oppure continuare su ampia strada
sterrata.
Stafal-Col d’Olen-Val d’Otro-Rif. Zar Senni
Da Stafal si risale il versante opposto alla stazione
della funivia; si piega poi a dx. sul sentiero nel vallone
del Mos con a sx. la funivia. Si passa dalle Alpi Mos e
si supera con un ripido percorso uno sbarramento di
rocce sbucando sul pianoro dell’Alpe Gabiet, presso la
stazione intermedia della risalita e a 10’ di distanza dal
Rifugio Gabiet e omonimo laghetto.
Da qui conviene prendere la funivia per il Passo dei Salati
(accogliente rifugio all’arrivo), da cui ci si dirige (per
strada sterrata prima e girando a dx. poi) al Col d’Olen.
Scendendo si raggiunge l’osservatorio Istituto Angelo
Mosso, poi il Rifugio Città di Vigevano (chiuso d’estate)
e il Rifugio Guglielmina, ora bruciato. Si prosegue per il
vallone dell’Olen fino al Sasso del Diavolo ove si prende
un sentiero a dx. che attraversa alcuni ripidi canaloni,
che richiedono attenzione, fino al Passo Foric.
Un sentiero stretto e ripido, quando non malagevole,
porta a Pian Misura e alle prime baite. Da qui una strada
poderale scende fra boschi e pascoli fino a Weng (1.775
m), Scarpia (1.726 m), fino a Follu (1.664 m). Siamo
nel territorio dei Walser che arrivarono qui nel 1306.
Le abitazioni sono protette dalle valanghe con dei
terrapieni collocati alle spalle delle baite superiori.
Follu è caratterizzato da un oratorio affrescato e dedicato
alla Madonna della Neve e da una grande fontana del
1897. Il Rifugio Zar Senni è qui e offre ospitalità in una
dimora walser.
Rif. Zar Senni-Alagna-Rif. Pastore - Rif. Crespi/
Calderini
Il sentiero scende per il bosco, con una serie di cappelle
del Seicento, fino ad Alagna.
Da Alagna si segue la carrabile fino alla Frazione Merletti.
Superate le miniere d’oro e d’argento di Kreas si arriva
a Sant’Antonio e poco sopra la cascata dell’Acqua
Bianca. Una mulattiera a gradoni ripida e stroncagambe
conduce al Rifugiuo Pastore collocato strategicamente
in un verde pianoro con vista sul monte Rosa.
Conviene riprendere fiato e proseguire per il Rifugio
Crespi-Calderini, posto in posizione strategica, da cui
si vede anche la valle dell’Olen. Con un ultimo sforzo
conviene salire fino al Belvedere per ammirare la parete
sud-ovest del Rosa e vedere la Capanna Margherita.
Ritorno al Rif. Pastore per la strada dell’andata.
Rifugio Pastore-Colle del Turlo-Macugnaga
Dal rifugio ci si dirige al ponte sul Sesia, si tralascia sulla
dx. il sentiero che scende ad Alagna e passando vicino
a una casa del parco, si raggiunge la mulattiera che
provierne dal posteggio dell’Acquabianca.
Il percorso si snoda su una comoda mulattiera militare,
in alcuni punti purtroppo degradata. Si sale in un bosco
di larici fino a uscire nella fascia dei pascoli. Trascurando
le varie diramazioni laterali si procede a mezza costa,
superando gli alpeggi.
Salendo si evidenzia un valico tra i Corni di Piglimò e
Mud: è il Colle Piglimò (2.485 m), che porta a Rima. Il
Passo del Turlo è alla sinistra e ci si arriva traversando
grandi pietraie, costeggiando il doppio laghetto del
Turlo e girando a sx., con un ultimo strappo si supera la
bastionata rocciosa e si arriva al passo.
Al Colle una cappelletta ricorda gli alpini che hanno
tracciato la mulattiera. Verso la Valsesia il panorama è
impedito da colli e valli mentre, verso Macugnaga, la Val
Quarazza è visibile fino al Lago delle Fate e Borca.
Per la mulattiera ad ampi gradoni si scende fino al
pascolo del Ratuligher ov’è posto il Bivacco Emiliano
Lanti, in ricordo dell’ultimo pastore della valle.
Si prosegue in lieve pendenza e a mezza costa fino
all’Alpe Schena e da lì, con una serie di tornanti, si arriva
all’Alpe Piana, di fronte alla cascata della Pissa.
Abbiamo raggiunto il fondovalle, con boschi di conifere,
e proseguiamo a saliscendi sulla destra del torrente fino
al Ponte di Prà di Lanti.
Si attraversa il canalone di Caspiano, si scende alle baite
minerarie della Città Morta o Crocette, poi al Rif. Cai
Piedimulera (chiuso).
Da questo punto la strada diventa carrozzabile, tra
larici e lamponi, fino al Lago delle Fate (2 ristoranti).
Proseguendo sulla carrozzabile si lascia un invaso a
dx., un ristorante a sx. e poco oltre sulla dx. un sentiero
che velocemente porta alla miniera aurifera di Guja e a
Borca. Se invece si procede sulla carrozzabile si arriva a
Isella e da qui girando a sx. si sale a Staffa.
PER SAPERNE DI PIÚ
PER SAPERNE DI PIÙ
ITINERARIO:
- Macugnaga - Rifugio Oberto-Maroli - Tel. 0324. 65554
- Saas Fee - Hotel Bergheimat - Tel. 0041-027. 9581990
- Gasenried - Hotel Alpenrosli - Tel. 0041-027.9562538
- Zermatt - Youth Hostel - Tel. 0041-027.9672320
- Colle del Teodulo - Rifugio Teodulo - Tel. 0166.949400
- Resy - Rifugio Ferraro - Tel. 0125.307612
- Stafal - Albergo Nordend - Tel. 0125.366807
- Follu - Rifugio Zar Senni - Tel. 0163.922952
- Alpe Pile - Rifugio Pastore - Tel. 0163.91220
- Macugnaga - Casa San Giuseppe - Tel. 0324.65047
- Zermatt Tourist Office - Tel. 0041.279668111
- Bergbahnen Zermatt AG - Tel. 0041.279660101
- Tourist Office Saas Fee - Tel. 0041.279581858
- Tourist Office Saas Grund - Tel. 0041.279586666
- Tourist Office Saas Almagell - Tel. 0041.279586644
- Tourist Office Grächen - Tel. 0041.279556060
- Valrando, Sion - Tel. 0041.273273580
-A.A.T. Cervino, Breuil - Tel. 0039-0166.949136
- C.T. Cervino, Valtournanche - Tel. 0039-0166.940986
-I.A.T. Champoluc - Tel. 0039-0125.307113
-I.A.T. Antagnod - Tel. 0039-0125.306335
-I.A.T. Gressoney-La-Trinité - Tel. 0039-0125.366143
-I.A.T. Gressoney-St.-Jean - Tel. 0039-0125.355185
- Uff. Info Turistiche Alta Valsesia, Alagna Tel. 00390163.922988
-I.A.T. Macugnaga - Tel. 0039-0324.65119
Bibliografia
INDISPENSABILE: Teresio Valsesia, “Tour Monte Rosa-Cervino”,
Alberti Libraio Editore - Verbania 2007. Descrizione dettagliata degli itinerari e notizie storico-geografiche ed etnografiche
di tutti i paesi attraversati.
MONTE ROSA E DINTORNI
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
Cartografia
- Carta escursionistica Tour Monte Rosa-Matterhorn,
1:50.000.
- CNS: Monte Moro (1.349), Saas (1.329).
- IGM: Macugnaga.
- CNS: Simplon (1.309), St. Niklaus (1.308), Randa (1.328),
Zermatt (1.348).
- IGM: Breithorn, Monte Rosa, Valtournanche, Saint Jacques.
- IGM: Gressoney, Alagna.
- IGM: Rima, San Giuseppe.
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
ALLA SCOPERTA DEI PAESI CATARI
VIAGGIO TRA CROCIATE E SANTO GRAAL
REPORTAGE
di Giovanni e Adriana Bertoncini
Rennes-le-Château, torre Magdala
S
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iamo già stati diverse volte in Francia e i
luoghi più importanti, rinomati, storici, o
turistici li abbiamo già visitati. Ci restava una
zona vicino ai Pirenei, di cui avevamo letto,
ma mai vista: i Paesi Catari, oggetto in passato di una
Crociata. Visiteremo anche un paesino venuto alla
ribalta nei programmi televisivi in cui sono narrati i
fatti misteriosi legati alla leggenda del sacro Graal:
Rennes-le-Château.
Il periodo è climaticamente buono e così prepariamo
il viaggio. Soliti preparativi prima della partenza e
controllo del materiale della dispensa.
Adriana prepara un vasetto di pesto, fatto con
dell’ottimo basilico ligure, molto utile per condire
velocemente la pasta.
L’eresia Catara o Albigiese, si diffuse nella zona del
Sud della Francia ove si parlava la lingua d’Oc, mentre
nel resto della Francia si parlava la lingua d’Oil.
26 marzo 2008
Partiamo da Andora alle 18 prendendo l’autostrada in
direzione di Ventimiglia. Ad Arma di Taggia usciamo e
sostiamo per la notte in un grande parcheggio vicino
al fiume e al centro storico.
Km giornata 46 - Totali 46.
27 marzo 2008
Dormito bene; il posto si è rivelato molto tranquillo.
Visita della cittadina e del centro storico che
conserva, in diverse zone, inalterate le caratteristiche
del classico borgo ligure: strette, tortuose stradine
e sottopassi. Riprendiamo il viaggio verso la Francia
diretti al Parc naturel du Luberon. Arriviamo ad Aixen-Provence, cittadina famosa per le fontane. Da
vedere la cattedrale di St. Sauveur del XVI sec., il cui
chiostro merita veramente la visita; essendo stata
più volte rimaneggiata contiene un po’ tutti gli stili
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
continuiamo senza visitarlo. A Cavaillon parcheggiamo
vicini alla ferrovia e visitiamo la cittadina: Arco di
Trionfo romano, centro storico, Cattedrale di S. Veran
dell’XI secolo con un bel chiostro, bella la salita a piedi
alla sommità della collina di St. Jacques per vedere
l’eremo e la Cappella di St. Roch. Da qui si vede uno
stupendo panorama della pianura e della città.
Gentili e cortesi all’Uff. Informazioni Turistiche, dove
Sopra: parcheggio a Fontaine-de-Vaucluse. Sotto: Adriana a Aigues-Mortes
Alla sommità della collina ci sono i resti della poderosa
fortificazione, da cui si gode una bella vista sulla
vallata. Il centro storico è fatto da case addossate le
une alle altre ma in forte degrado, paese pulito ma
molto trascurato. Bella la statua del tamburino, nato
in questa cittadina, che diventò famoso per un atto
eroico nella battaglia di Arcore al seguito di Napoleone
nella campagna d’Italia. La zona è rinomata per la
produzione di mandorle. Dev’essere molto bello il
paesaggio durante il periodo della fioritura.
Parcheggiamo per la notte davanti alle scuole.
Km giornata 279 - Totali 325.
28 marzo 2008
Partenza per Cavaillon, paese rinomato per la
produzione di meloni. Dopo alcuni chilometri arriviamo
a Lauris, paese medioevale con le mura intatte, ma
non essendoci parcheggi idonei per poterci fermare
una ragazza parla perfettamente l’italiano. La prossima
meta è Gordes, considerato uno dei 100 paesi più belli
di Francia. All’ingresso del paese c’è un parcheggio
con impianto igienico-sanitario situato vicino alla
Gendarmeria. Molto bello l’aspetto esteriore della
cittadina, inserita nella collina. Belli il castello, il centro
storico e la cattedrale romanica. C’è molto turismo.
Nelle vicinanze l’Abbazia di Sénanque, cistercense,
molto importante nel medioevo, e un paese con le
tipiche case troglodite.
Km giornata 56 - Totali 381.
29 marzo 2008
Oggi raggiungeremo Fontaine-de-Vaucluse. Strada
panoramica tra i boschi, stretta ma con traffico
inesistente. Entriamo in paese, strada strettissima, e
ci sistemiamo in un grande parcheggio a pagamento
con WC, riservato alle autocaravan.
PRovenza e paesi catari
architettonici. Visitiamo il centro storico e la Chiesa
Saint-Jean-de-Malte, che era dei Cavalieri di Malta e
ospita le tombe dei Conti di Provenza.
Ripartiamo. Percorriamo una strada che diviene
panoramica, con belle vedute sulla vallata, e arriviamo
a Cadenet. Da lontano la cittadina è bella, addossata
alla collina, dove sorgeva un importante castello
medioevale, distrutto durante la rivoluzione Francese.
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
REPORTAGE
Bella la passeggiata lungo il fiume fino alle sorgenti
e all’immenso antro da cui esce l’acqua nei periodi
di piena. Entusiasmante la visita alla vecchia cartiera.
Gradevole la visita alla casa in cui alloggiò diverse
volte il Petrarca, nella quale scrisse i versi a Laura; vi si
accede attraverso una scenografica grotta.
Su uno sperone di roccia sovrastante il paese,
visivamente imponente, ci sono i resti del castello dei
vescovi di Castillon.
Km giornata 15 - Totali 396.
30 marzo 2008
In mattinata, dopo aver acquistato la tipica focaccia della zona, molto gustosa, partiamo per Carpentras, paese
delle ciliege. Percorriamo una strada nel parco naturale
stretta e tutta a curve.
La città è molto degradata: parcheggio con impianto
igienico-sanitario rumoroso, bella la Porte d’Orange
e la Cattedrale, squallido il centro storico. Ripartiamo
per Orange. Ci sistemiamo nel parcheggio Sully, vicino
all’arco di trionfo romano, costruito nel 30 a.C. per commemorare la vittoria della 2a Legione Romana sui Galli;
è stupendo ma molto degradato, così come il teatro romano, anche se entrambe le costruzioni siano state dichiarate dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”. Il centro
storico è triste e degradato, e la cattedrale è soffocata da
costruzioni addossate a essa e piena di umidità. Notte
non proprio tranquilla, per via del forte vento, pioggia
insistente e per la zona che si è rivelata piuttosto rumorosa.
Km giornata 56 - Totali 402.
31 marzo 2008
La prima tappa della giornata è Noves. Interessante la
chiesa e il centro storico; non abbiamo però trovato la
casa della Laura del Petrarca. Riprendiamo il viaggio
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Gianni a Gordes
diretti al medioevale Saint-Rémy-de-Provence, dove
si trovano la casa di Nostradamus e la casa di Sade.
Molto belli il centro storico e il campanile della chiesa.
Proseguiamo per Les Baux-de-Provence, paesino
arroccato alla sommità di una rupe: uno dei più
bei paesi medioevali di Francia, molto ben tenuto.
Terminata la visita, ci portiamo a Tarascon per visitare
uno dei più bei castelli della Provenza. Interessante
la vicina chiesa di S. Marta con il sarcofago del III sec.
che contiene le reliquie della Santa. Continuiamo
con la visita della statua del drago e della casa di
Tartarin con le statue dei leoni. Mi ricordo dei racconti
letti, alle elementari, di Tartarino di Tarrascona, che
trasformava mentalmente il giardino di casa sua in una
foresta o nella savana ove andava a cacciare i leoni.
Il centro storico è trascurato e P.zza De Gaule, dove
c’è la possibilità di parcheggio per le autocaravan, è
rumorosissima.
Km giornata 89 - Totali 491.
1° aprile 2008
Partiamo e arriviamo a Beaucaire. Troviamo difficoltà
a reperire parcheggi idonei: è la prima cittadina dove
c’è un cartello di rimozione forzata delle autocaravan.
Visitiamo il castello e il centro storico. Il castello è
occupato dalla scuola per l’addestramento dei falchi
e il centro storico è molto trascurato. Ripartiamo per
Saint-Gilles. Visitando la cittadina, ci soffermiamo alla
chiesa, ove c’è la tomba di S. Egidio, con la sua famosa
facciata del 1180.
La prossima tappa è Arles, cittadina dichiarata
dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. Importanti
e ben conservati i resti romani (anfiteatro, foro e
acquedotto), così come la Cattedrale e il chiostro di
Saint-Trophime del XII secolo. Nelle vicinanze si può
visitare l’Abbazia di Montmajor del X secolo. Per la
notte ci portiamo ad Aigues-Mortes. Parcheggiamo
oltre il Rodano, di fronte alle mura, nel parcheggio con
impianto igienico-sanitario a pagamento. Giornata
con forte Mistral.
Km giornata 71 - Totali 562.
2 aprile 2008
Visita della cittadina medioevale cinta da mura, la
cattedrale e il centro storico. Da qui partirono la 7a e
l’8a crociata agli ordini di Luigi IX, poi diventato santo.
Bella e ben tenuta la chiesa medioevale. Continuiamo
per Maguelone per andare a vedere la cattedrale
medioevale, ma dopo una bella passeggiata a piedi
di 1,5 km, un cartello dice che ci sono ancora altri 5
km per arrivare alla cattedrale; così desistiamo, anche
perché a un certo orario chiudono il ponte (anzi,
lo aprono per lasciar passare le chiatte sul canale
Rodano-Sete) e si rimane imprigionati sull’isola. Al
ritorno tenteremo un’altra strada. Proseguiamo ora per
Meze, il parcheggio con impianto igienico-sanitario
però è stato chiuso, così continuiamo per Pezenas. A
Montagnan c’è un parcheggio con impianto igienicosanitario che utilizziamo, ma è distante dal centro
e non ci sono altri parcheggi da utilizzare, così non
riusciamo a vedere la bella chiesa medioevale. Arrivati
a Pezenas, parcheggiamo in uno dei grandi parcheggi
vicino al centro con altre tre autocaravan. Visitiamo la
cittadina e il suo centro storico, non tralasciando di
acquistare i loro caratteristici “Petit pâté di Pezenas”:
buoni, ma il paté non centra nulla.
Km giornata 82 - Totali 644
3 aprile 2008
Partenza per Béziers. Visitiamo la cattedrale,
l’anfiteatro e le chiuse sul Canal du Midi. Qui inizia
il nostro giro nei Paesi Catari, qui la crociata contro
Il centro storico a Castillon
il Catarismo, l’eresia di derivazione orientale, fece il
suo esordio. Una crociata che tinse di sangue il Sud
della Francia, cancellando una lingua, la lingua d’Oc,
e segnò la storia della Francia unificando sotto un
solo regno i paesi del Sud. In 20.000 furono passati
a “fil di spada”; qui, a chi chiedeva come si potessero
distinguere i Cristiani dagli eretici, fu risposto:
“uccideteli tutti, ci penserà Iddio a distinguere i suoi”.
Continuiamo e arriviamo a Narbonne. Altro paese
cataro. Ci fermiamo in un grande parcheggio
all’inizio della città vicino all’ufficio turistico e al
canale Radone. Visitiamo le chiuse del canale, molto
interessanti, mentre sta passando una grossa barca.
Belli la cattedrale, il palazzo dei Vescovi e la chiesa
S. Sebastian. Seguendo l’indicazione arriviamo
all’Abbazia di Fontfroide, ove avvenne l’uccisione
del Legato Pontificio che dette inizio alla crociata,
il 12 luglio 1209. È situata in una ridente vallata,
in un ambiente suggestivo, nascosta tra i cipressi;
ora però è privata ed è tutto turistico, non c’è
l’atmosfera dell’abbazia. Iniziamo il giro per visitare
le “Cittadelle delle vertigini”, così chiamati i castelli
Catari costruiti su speroni di roccia irraggiungibili.
Cominciamo da Tuchan, ove c’è il vicino castello di
Aguilar. Continuiamo per Cucugnan, nei cui pressi c’è
il castello di Queribus. Il Chateau de Queribus fu uno
degli ultimi rifugi degli eretici. Il castello è sistemato
in una posizione fiabesca su uno spuntone di roccia.
Proseguiamo per Duilhac, dominato dal castello di
Peyrepertuse, che per la difficoltà d’accesso non
poteva essere raggiunto né da cavalli né da muli. Fu
preso non prima del 1240. Sostiamo nel parcheggio
con impianto igienico-sanitario alla periferia del
paese, che è bello e rimasto intatto, e altrettanto bella
è la chiesa medioevale.
Km giornata 127 - Totali 771.
PRovenza e paesi catari
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REPORTAGE
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4 aprile 2008
Partiamo per Rennes-le-Château. Strada stretta e
tutta curve, la tipica “strada sinuosa dei Catari”. Il
castello è in forte degrado, la chiesa ha un bel portale
e un’acquasantiera particolare perché è sorretta da
una statua raffigurante il diavolo accovacciato; dalla
sommità della torre Magdala si gode una stupenda
vista sull’intera vallata, e di un qualche interesse è
il museo. Il tutto ruota intorno alla storia dell’abate
Saunière e il paese è diventato turistico e vive su
questa leggenda.
Partiamo per Quillan, dove sostiamo nel parcheggio
con impianto igienico-sanitario della stazione.
Visitiamo il massiccio Castello e la chiesa romanica.
Km giornata 66 - Totali 737.
5 aprile 2008
Mattinata dedicata alla visita del centro storico e
all’acquisto di prodotti tipici della zona.
Partenza per Montségur. Ci fermiamo a Balestra per
vedere le fontane di Fontestorbes, ma più che fontane
è un fiume sotterraneo che sfocia in superficie.
Continuiamo e arriviamo a Montségur. Il castello è
alla sommità di uno sperone, a 1.200 m, un vero nido
d’aquila. Tempio del catarismo, fu preso dopo nove
mesi d’assedio e tutti i Catari furono bruciati sul rogo.
Si dice che durante l’ultimo assedio due uomini siano
riusciti a uscire e a nascondere nelle grotte vicine il
tesoro dei Catari, e secondo alcuni anche il Sacro Gral.
Ci credevano anche i nazisti, che mandarono qui, per
decenni, un certo Rahn per cercarlo, e nel periodo
dello sbarco in Normandia una brigata corazzata delle
S.S. fece notevoli massacri. Per la notte parcheggiamo
all’ingresso del paese.
Km giornata 43 - Totali 780.
6 aprile 2008
Ci prepariamo per salire al castello a piedi (circa 1 ora),
ma il cielo in brevissimo tempo si rannuvola e scende
una nube bassa che non fa vedere nulla. Inoltre
comincia a far freddo e il sentiero è umido: riteniamo
Sopra: Gianni a Tarascon
Sotto: Adriana davanti alla casa di Nostradamus
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
PER SAPERNE
SAPERNEDI
DIPIÚ
PIÙ
PER
ITINERARIO
Andora, Taggia, Ventimiglia, Cadenet, Cavaillon, Gordes,
Fontaine-de-Vaucluse, Carpentras, Orange, Noves, Arles,
St.-Remy-de-Provence, Les Baux-de-Provence, Tarascon,
Beaucaire, Aigues-Mortes, Maguelone, Meze, Pezenas,
Montagnan, Beziers, Tuchan, Duilhac, Rennes-les-Château, Quillan, Montsegur, Saint-Jean-de-Verges, Foix, Axles-Thermes, Bourg-Madame, Saillagouse, Villafranchede Conflent, St.-Martin-du-Canigou, Vinca, Salses-leChâteau, Aigues-Mortes, Andora.
INDICAZIONI
BLU Autostrada, VERDE strada normale o superstrada,
BIANCO nomi paesi, ROSSO O ARANCIONE numero strada.
SITI UTILIZZATI (attenzione: qualche situazione potrebbe essere cambiata)
- VENTIMIGLIA: Autoporto, uscita prima della Frontiera, grande parcheggio illuminato, GPS N.43°48.241
E.7°35.493
- SAINT-GILLES: P Situato in Quai du Canal n.72, lungo il
canale Rodano-Sete GPS E.4°43.281 N. 43°67.154
- MONTAGNAN: C.S.+P inizio paese, gratuito.
GPS N.43°28.503 W. 3°29.479
-SèTE PLAGE: Parcheggio vicino alla spiaggia con posti
riservati ai camper GPS E.3°36.930 N. 43°21.987
- Autostrada A8 La Provenzale
Area di Servizio CAMBARETTE NORD Parcheggio con
impianto igienico-sanitario GPS E. 5.99135 N. 43.42209
- CADENET: P. Gratuito max 24 ore situato in Cours Voltaire GPS E. 5.37692 N. 43.73740
- GORDES: parcheggio con impianto igienico-sanitario
All’ingresso di Gordes in Rue de la Combe, vicino alla
Gendarmeria GPS E. 5.19780 N. 43.91565
- FONTAINE-DE-VAUCLUSE: Parcheggio con posti riservati ai camper in riva al fiume sulla D25 Avenue Robert
Garcin.
- CARPENTRAS: parcheggio con impianto igienico-sanitario GPS E. 5.04255 N. 44.05599
- ORANGE: P. Gratuito nel parcheggio Sully vicino all’arco
di trionfo. GPS E.4.80797 N. 44.14122
- AIGUES-MORTES: parcheggio con impianto igienicosanitario GPS E. 4.18575 N. 43.56631.
- DUILHAC: parcheggio con impianto igienico-sanitario
GPS E. 2.56551 N. 42.86146
- QUILLAN: parcheggio con impianto igienico-sanitario
situato nel parcheggio della stazione ferroviaria.
GPS E. 2.18266 N. 42.87366
- SAILLAGOUSE: parcheggio con impianto igienico-sanitario situato in Rue des Sports dietro all’Hotel Christiannia GPS E. 2.03748 N. 42.45772
- MIREPOIX: parcheggio con impianto igienico-sanitario
adiacente alla ex stazione ferroviaria e alla D119.
GPS. E. 1.87421 N. 43.08465
Alcuni punti sono stupendi, con stalattiti e stalagmiti
dai molteplici aspetti e colori. Proviamo l’ebbrezza
dell’avventura in un punto che non è illuminato,
e si procede sdraiati nella barca, perché la volta
della grotta è molto bassa, mentre s’intravvede, in
lontananza, la fioca luce dell’uscita.
Partenza per Foix, dove visitiamo il castello, molto
bello e ben tenuto, la Cattedrale e il centro storico.
Parcheggiamo per la notte vicino al cimitero.
Km giornata 55 - Totali 835.
7 aprile 2008
Ax-les-Thermes, paese fortemente turistico.
Proseguiamo e, facendo la galleria a pagamento di 5
km, arriviamo a Bourg Madame.
Continuiamo e arriviamo a Saillagouse, dove parcheggiamo nel parcheggio con impianto igienico-sanitario
Km giornata 99 - Totali 934.
8 aprile 2008
Ci portiamo a Château de Mont-Louise. La più alta
fortificazione di Francia costruita da Vauban, e come
tutte le fortificazioni di Vauban, dichiarata dall’Unesco
“Patrimonio dell’Umanità”. Ora racchiude un paese
e una grande caserma, sede di un reggimento di
paracadutisti francesi. Caratteristico il forno solare.
Continuiamo per Villefranche-de-Conflent, bella
cittadina, fortificata anche questa da Vauban, immersa
in una gola, con un parcheggio per autocaravan.
È piacevole girare per le viuzze della cittadina che
sembra non sentire del trascorrere degli anni.
In una drogheria acquistiamo dell’ottimo pane
casereccio. Sul fianco della montagna, collegato alla
cittadina da un passaggio sotterraneo, il più lungo
d’Europa, c’è il castello “Liberia” costruito anche
questo da Vauban.
Riprendiamo il viaggio per Saint-Martin-du-Canigou.
Sostiamo all’inizio paese nel parcheggio riservato alle
autocaravan. Saliamo a piedi all’abbazia (oltre 1.600 m,
con un dislivello di 300). L’abbazia, ora perfettamente
restaurata, è a strapiombo su un dirupo.
Per la notte ci fermiamo a Vinca, nel parcheggio vicino
ai pompieri.
Km giornata 79 - Totali 1.013.
9 aprile 2008
Ci dirigiamo verso il mare e arriviamo a Salses-leChâteau. Visitiamo la possente fortezza Aragonese
del 1489, modificata poi da Vauban, e acquistiamo
prodotti locali venduti in una bancarella all’ingresso
della fortezza. Il viaggio è finito. Ritorniamo verso
casa facendo tappa ad Aigues-Mortes, dove
parcheggiamo per la notte nel parcheggio con
impianto igienico-sanitario. Passeggiamo nella città
murata e acquistiamo prodotti locali.
Km giornata 413 - Totali 1.426.
10 aprile 2008
Il tempo volge al brutto, così decidiamo di non
fermarci più fino a casa.
Km giornata 451 - Totali 1.877.
PRovenza e paesi catari
rischioso salirci, pertanto desistiamo e ripartiamo per
Saint-Jean-de-Verges per vedere le stupende grotte
“Riviere souterraine de labouiche” e per fare il giro in
barca nel lago e nel fiume sotterraneo che si snoda su
tre livelli con le relative cascate.
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
SULLE ORME DEL CAVALIERE ERRANTE
VIAGGIO IN SPAGNA ispirato da cervantes
di Giovanni e Adriana Bertoncini
REPORTAGE
S
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70
ovente avevamo parlato di andare a fare un
viaggio, nei luoghi descritti da Miguel de
Cervantes nel suo Don Chisciotte, ma per un
motivo o l’altro si rimandava sempre, finché è
giunta l’occasione: nostra figlia starà per alcuni mesi a
Granada e così la decisione è presa.
Vedremo alcuni paesi dell’Andalusia e della Mancha,
andando alla ricerca dei luoghi di Don Chisciotte.
Don Chisciotte non aveva un quattrino, a una sola
cosa aspirava: “Andar per le quattro parti del mondo
alla ricerca delle perigliose avventure in soccorso dei
deboli, com’è obbligo della cavalleria e dei cavalieri
erranti”.
Miguel de Cervantes (1547-1616), con Don Chisciotte
si fa gioco delle mode del suo tempo, di quelle usanze
e di quei riti di cui la Spagna di Filippo II amava
circondarsi.
Soliti preparativi prima della partenza e controllo del
materiale della dispensa. Adriana prepara un vasetto
di sugo a base di tonno per condire velocemente la
pasta.
Ruta di Don Chisciotte
14 ottobre 2010
Partenza alle 11 da Andora. Prendiamo l’autostrada
A10, verso Ventimiglia e continuiamo anche in
Francia sulla A8. Dopo Frejus, prendiamo per Aix-enProvence e, superata, usciamo a Salon-de-Provence.
Continuiamo e arriviamo al CS+P di Saint-Gilles lungo il
canale navigabile di Rodano Sete. Il CS è stato chiuso, ora
è solo parcheggio ma è sempre pieno di autocaravan, ed
è un luogo molto tranquillo e sicuro per passarvi la notte.
Km giornata 355 - Tot. 355
15 ottobre 2010
Partenza per Montpellier, Pézenas, Béziers, Narbonne,
Carcassonne. Non visitiamo queste città perché già
viste in precedenti viaggi. A Perpignan riprendiamo
l’autostrada, superiamo il confine, continuiamo e
superiamo Figueras, Girona e Barcellona, già viste.
Continuiamo sempre in autostrada e ci fermiamo per la
notte in una stazione di servizio vicino a Castellón de la
Plana.
Km giornata 624 - Tot. 979
ora completamente restaurate, ove vivevano i Mori
prima della loro cacciata). Non visitiamo l’Alhambra,
dichiarata dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”
e altre strutture perché già visti in un precedente
viaggio.
Ovviamente non ci facciamo mancare la degustazione
delle famose “tapas”. Il rito delle tapas è come da noi
l’aperitivo: si ordina una birra o un bicchiere di vino
e viene fornito uno stuzzichino caratteristico, diverso
per ogni bar. Qui lo stuzzichino è gratuito, nel Nord
viene pagato a parte. Se si ordina una seconda birra,
viene portato un altro stuzzichino, diverso e più ricco.
Dopo quattro birre si può fare a meno di pranzare.
Interessante la visita del quartiere Sacromonte: ci
sono case scavate nella roccia (dichiarate dall’Unesco
“Patrimonio dell’Umanità”), visitabili al Centro
d’interpretazione del Sacromonte, ove ve ne sono
diverse perfettamente restaurate.
Km giornata 0 - Tot. 1.606
L’itinerario del viaggio in autocaravan che ha toccato il Centro-Sud
della Penisola Iberica
16 ottobre 2010
Deviamo sull’Autovia A92 verso Granada. All’inizio,
per chilometri e chilometri, solo vigneti. Arrivati
nella vicinanza della cittadina di Gaudix, il paesaggio
cambia e sono solo piantagioni di mandorle.
Non visitiamo Gaudix, rinomata per le case scavate
nella roccia, perché già vista in un precedente viaggio,
dichiarata dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”.
Arriviamo a Granada e il navigatore ci porta nella
piazzetta che ci aveva comunicato nostra figlia, vicino
al fiume e a un complesso sportivo. Nella piazzetta,
ove ci sono già altre due autocaravan, non c’è posto;
ci fermiamo e aspettiamo che se ne liberi uno.
Dopo alcuni minuti riusciamo a sistemarci, anche
se in pendenza; ci posizioneremo meglio quando ci
saranno più posti liberi.
Km giornata 627 - Tot. 1.606
17-20 ottobre 2010
Granada. Giorni piacevoli di permanenza a Granada
con nostra figlia. Visitiamo il centro storico, con
la cattedrale e la Capilla Real (ove sono sepolti
Ferdinando e Isabella, i re cattolici che avevano
conquistato Granada, e i genitori di Carlo V) e il
quartiere Albaicin dichiarato dall’Unesco patrimonio
dell’Umanità (complesso di case tipicamente arabe,
21 ottobre 2010
Iniziamo il viaggio di ritorno. Visiteremo alcuni paesi
della Murcia e della Mancia.
Prendiamo la E902 e arriviamo a Jaen. Per circa 70
chilometri, a vista d’occhio, sia a destra sia a sinistra,
solo piantagioni di ulivo.
Jaén: da vedere la città vecchia, la cattedrale, e San
Andres, è piacevole passeggiare nel centro storico,
ma la cittadina, per noi, non merita la deviazione per
la visita. Prendiamo la statale 321 per Baeza e Ubeda.
Baeza: da vedere Plaza del Populo, Plaza de S. Maria, la
Cattedrale, il Seminario di S. Felipe Neri, Ayuntamento.
Ubeda: tanti lavori pagati dall’Unesco e dalla Comunità
Europea. Non ci sono parcheggi.
Da vedere la Plaza Vazquez de Molina e la Sacra
Capilla del Salvador.
Le cittadine di Baeza e Ubeda, tipiche e piacevoli città
del Rinascimento spagnolo, sono state dichiarate
dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Per il pernottamento ritorniamo a Baeza.
Parcheggiamo in un grande piazzale vicino alla
stazione dei bus.
Km giornata 193 - Tot. 1.799
22 ottobre 2010
Prendiamo la 322 verso Linares, poi continuiamo sulla
E902 per Valdepeñas.
Valdepeñas: tipica zona vinicola, e si nota subito dalle
estensioni di terreno coltivato a vite. Da vedere il
centro storico e la Iglesia de la Asuncion.
Superiamo Valdepeñas, per svariati chilometri è solo
un susseguirsi di uliveti e l’aria odora di sansa.
Arriviamo ad Almagro. Parcheggiamo davanti al
Convento de la Asuncion de Calatrava (ove aveva
sede la confraternita di Calatrava, diventata molto
potente in Spagna), oggi perfettamente restaurato
e dichiarato dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”.
Bella cittadina con un bel centro storico, dove si
possono ammirare Piazza Mayor, una piazza in stile
fiammingo e il teatro di legno “Coral de Comedias”.
I LUOGHI DI DON CHISCIOTTE
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
Rinunciamo, con qualche difficoltà, alla loro offerta
di passare con loro il fine settimana, ma abbiamo la
sensazione che tutto finirebbe in bagordi e ora noi siamo
in ferrea dieta e non possiamo permetterci divagazioni.
Partiamo verso Puerto Lapice, grazioso paesino sulla via
Regia che da Madrid andava in Andalusia, ove si trova la
Venta de Don Qujote, la locanda in cui Don Chisciotte è
stato nominato cavaliere dall’oste tra l’ilarità degli avventori.
REPORTAGE
Percorriamo ora la Ruta de don Quijote fino alla E5,
che ci condurrà a Consuegra.
Consuegra: capoluogo della zona sulla cui collina
svettano ben tredici candidi mulini a vento
perfettamente allineati come sentinelle a difesa
della cittadina e di un castello arabo, perfettamente
restaurato. Fidandoci su quanto avevamo letto su una
rivista di camperisti saliamo alla sommità del colle
Gianni accanto a un “compagno di viaggio” a Baeza
ove sono i mulini: strada stretta, tutte curve e in forte
pendenza. Ci tocca fare manovra con un pullman che
scendeva. Scopriamo poi che non esiste la piazza in
cui pernottare, come aveva scritto nel suo articolo il
giornalista.
Scendiamo e giriamo nella parte nuova della città
per trovare parcheggio. Adriana vede in lontananza,
coperto da piante, un’autocaravan e andiamo in tale
direzione. Avvicinandoci, notiamo che ci sono diverse
altre autocaravan parcheggiate su due file e diverse
persone che alzano la mano a salutarci, poi la mano
rimane ferma a mezz’aria e notiamo l’espressione di
stupore sui loro visi.
Siamo cordialmente accolti da diversi camperisti di
un club di Madrid che facevano qui un loro raduno.
Si avvicina il capogruppo e mi scuso dell’intrusione
dicendogli se mi posso fermare in una zona della
piazza defilata rispetto a loro, per non disturbare
il raduno. Mi risponde che non disturbiamo e mi fa
parcheggiare tra loro. La piazza è dotata di servizi
igienici che utilizziamo per il carico e scarico, aiutati
da alcuni camperisti spagnoli.
Km giornata 261 - Tot. 2.060
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23 ottobre 2010
Salutiamo i camperisti spagnoli offrendo al capogruppo
una bottiglia di ottimo vino italiano per contraccambiare
la cordiale accoglienza avuta.
La struttura della taverna, del 1500, è rimasta integra
e ora, ben restaurata, è stata trasformata in bar,
ristorante, trattoria e, i locali attorno al cortile interno
che erano stalle e fienili, in albergo.
Noi siamo andati nel bar che era la vecchia taverna
con ancora i grandi vecchi otri di terracotta infissi
nel terreno e abbiamo bevuto un bicchiere di vino.
L’impressione avuta è che il tutto è una sorgente di
soldi, visti i prezzi e l’affluenza di turisti, un susseguirsi
di pullman turistici che scaricavano frotte di inglesi,
spagnoli, francesi, giapponesi ecc..
Finita la visita, prendiamo per Alcazar de S. Juan e
continuiamo per Campo de Criptana.
Campo de Criptana, località sulla 420, su una collina
si stagliano una decina di mulini a vento. È possibile
visitare l’interno di un mulino che periodicamente
viene fatto funzionare.
Pranziamo nel grande parcheggio con la vista dei
mulini. Continuiamo per El Toboso.
El Toboso è il villaggio della Mancia più legato a Don
Chisciotte perché è il luogo ove nacque Dulcinea.
Visitiamo la casa di Dulcinea che è stata restaurata e
ora è un museo.
La nostra attenzione è attratta in modo particolare
da una piccionaia fatta con criteri di massimo
rendimento: per concimare i campi venivano usati
pure gli escrementi dei piccioni. Proseguiamo per
Mota del Cuervo.
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
armato e con l’impiego, in larga misura, di materiali
moderni; il Teatro Romano è ancora peggio, un vero
obbrobrio, e hanno incominciato anche a rovinare il
castello medioevale.
Ripartiamo per Tortosa. Lungo il tragitto, tanti ulivi
e mandarini. Arrivati in città, seguiamo il fiume Ebro
e troviamo un immenso piazzale, ideale per la sosta
notturna. In questa zona, ricordato anche da un
Almagro, Monastero di Calatrava
Entrati in città, seguiamo l’indicazione centro de salud
e arriviamo in una piazza alberata e silenziosa con la
possibilità di acqua, dove parcheggiamo per la notte.
In città non c’è traccia dei luoghi di Don Chisciotte.
Km giornata 138 - Tot. 2.198
24 ottobre 2010
Visita della cittadina. Belli la Collegiata e il Castello
(ben restaurato e arredato) che ha la particolarità di
essere a pianta triangolare.
Con questa cittadina abbiamo finito i luoghi di Don
Chisciotte.
Prendiamo la E901 per Valencia. Arriviamo a Requena
e parcheggiamo vicino alla stazione FS. Questa
cittadina mantiene ancora caratteristiche arabe;
visitiamo il centro storico, la medina, la chiesa, il
monumento al vino.
Km giornata 170 - Tot. 2.368
25 ottobre 2010
La prima tappa della giornata è Valencia. Il traffico
è caotico ed è impossibile trovare parcheggio; così,
dopo aver fatto per due volte la circonvallazione
interna, ce ne andiamo.
Arriviamo a Sagunto e parcheggiamo sul letto del
fiume, vicino al centro storico. Visita della cittadina: il
centro storico non è molto curato, i resti del tempio
di Diana sono sistemati con abbondante cemento
monumento, avvennero cruente e violente battaglie
durante la guerra civile.
Km giornata 290 - Tot. 2.658
26 ottobre 2010
Prima di ripartire per Tarragona, visitiamo il centro
storico, il castello medioevale e la cattedrale, molto
molto bella.
Il complesso archeologico di Tarragona è dichiarato
dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanita’”. Fu il primo
accampamento Romano nella Penisola Iberica. Il
centro storico è un insieme monumentale unico,
Romano e Medioevale.
Continuiamo e arriviamo al monastero di Santes
Crues. Riusciamo a vedere il monastero prima che
chiuda.
Il Monastero Cistercense contiene le salme di due re
spagnoli e di una regina. È bello come tutti i monasteri
Cistercensi. Per la notte parcheggiamo in un grande
piazzale vicino al monastero ove c’è pure la possibilità
di acqua.
Km giornata 127 - Tot. 2.785
27 ottobre 2010
Oggi la prima tappa sarà Vilafranca del Penedès.
Bello e piacevole il centro storico con alcuni palazzi
medioevali; altrettanto è la cattedrale gotica con uno
stupendo rosone e belle vetrate.
I LUOGHI DI DON CHISCIOTTE
Mota Del Cuervo. Una selva di mulini si contrappone
al cielo azzurro ove avvenne la famosa battaglia di
Don Chisciotte con i mulini. Ora prendiamo la 420 per
Belmonte. Qui avvenne il duello tra Don Chisciotte e
il Cavaliere degli specchi. Nelle vicinanze il maestoso
castello in cui fu girato il film El Cid e dove abitò la
moglie di Napoleone III, rimasta vedova; il castello era
della sua famiglia: i Trujllo.
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
REPORTAGE
Superiamo Barcellona e continuiamo lungo la
costa. La viabilità è piuttosto caotica, così deviamo
sull’interno e arrivati a Figueras troviamo parcheggio
nelle vicinanze dell’ospedale.
Km giornata 246 - Tot. 3.031
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28 ottobre 2010
Partiamo per il monastero Sant Pere de Rodes dove,
dice la leggenda, vi fu custodito il sacro Graal e
seppellito San Pietro. Il monastero, riportato già in
alcuni documenti del Seicento, è stato abbandonato
nel 1848 e solo nel 1930 sono iniziati i primi lavori
di restauro. Attualmente, dichiarato dall’Unesco
“Patrimonio dell’Umanità”, è in attiva restaurazione.
È giornalmente molto visitato, e tutti cercano o
ipotizzano dove può essere stato sepolto San Pietro
o il Santo Gral. Nelle vicinanze ci sono i ruderi di un
altro monastero quello di Sant’Elena e sulla collina i
ruderi del castello di Vendres. Il complesso merita una
visita anche se la strada è tutta a curve ed abbastanza
stretta.
Ormai il viaggio è finito e incominciamo ad avere
fretta di arrivare a casa. La fretta di arrivare è tanta
perché il nostro nipotino ci sta aspettando, ma il
tragitto è lungo e decidiamo di fermarci nel primo
punto sosta francese appena superata la frontiera.
Dopo aver provato inutilmente a trovare posto lungo
la costa, il navigatore ci porta nel punto sosta
di Le Boulou, ma è sistemato in un luogo penoso in
forte pendenza, ed è pieno di autocaravan, riusciamo
comunque a trovare una sistemazione.
Km giornata 118 - Tot. 3.149
Adriana davanti al castello di Belmonte
29 ottobre 2010
Viaggio di trasferimento fino al parcheggio autocaravan di Saint-Gilles.
Km giornata 262 - Tot. 3.411
30 ottobre 2010
Ultima tappa: casa nostra. Prendiamo la superstrada
per Salon-de-Provence e qui riprendiamo l’autostrada
A8; continuiamo anche in Italia in autostrada, sulla
A10, e all’uscita subito a casa, perché c’è il nipotino
che ci aspetta.
Km giornata 355 - Tot. 3.766
I PROTAGONISTI
Giovanni Bertoncini, pensionato, e la moglie Adriana,
casalinga.
Veicolo: Adria Coral S 590 DS.
Chilometri percorsi: 3.766.
Carburante utilizzato: 385 litri.
L’Itinerario
Andora, Saint-Gilles, Gaudix, Granada, Jaén, Baeza,
Ubeda, Valdepeñas, Consuegra, Puerto Lapice,
Campo de Criptana, El Toboso, Mota del Cuervo,
Belmonte, Requena, Valencia, Tarragona, Sagunto,
Tortosa, Santes Creus, Figueras, S. Pere de Rodes, Le
Boulou, Saint-Gilles, Andora.
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
Gianni in posa davanti ai mulini a vento a Mota del Cuervo
Alhambra “la rossa”
Tortosa - Parcheggio lungo il fiume Ebro a salire,
vicino al palazzetto dello sport, illuminato, silenzioso,
gratuito.
GPS W. 0°31.416 N. 40°49.239
Monastero Santes Creus - Parcheggio, nelle
vicinanze acqua, asfaltato, illuminato, silenzioso.
GPS W. 1°21.780 N. 41°21.062
Incrocio A35 con A31 - Grande parcheggio
all’incrocio delle due autovie, stazionano tanti Tir.
N. 38°49.724 W. 0°53.358
Velez Rubio - C.S. all’uscita del paese verso Velez
Blanco sulla sinistra.
N. 37°65.194 W. 2°07.556
Autovia A92N, stazione di servizio Venta del Peral 120 km da Granada, C.S. gratuito.
N. 37°33.226 W. 2°36.852
Granada - Parcheggio molto affollato, difficoltà di
manovra in Calle de los Borreguiles. Adiacente al
centro sportivo, disponibilità acqua nelle vicinanze.
GPS N. 37°09.853 W. 3°34.957
I LUOGHI DI DON CHISCIOTTE
SITI UTILIZZATI
Ventimiglia - Autoporto, uscita prima della Frontiera,
grande parcheggio illuminato.
GPS N.43°48.241 E.7°35.493
Saint-Gilles - Parcheggio. Situato in Quai du Canal
n.72, lungo il canale Rodano-Sete. Gratuito, illuminato,
silenzioso.
GPS E. 4°43.281 N. 43°67.154
Montagnan - C.S.+P inizio paese, gratuito.
GPS N.43°28.503 W. 3°29.479
Sete plage - Parcheggio Gratuito vicino alla spiaggia
con posti riservati alle autocaravan.
GPS E.3°36.930 N. 43°21.987
Le Boulou - Parcheggio dietro al supermercato Leclerc.
GPS E.2°50.353 N. 42°31.775
Le Boulou - C.S.+P vicino al Cimitero. In forte pendenza.
GPS E. 2°50.120 N. 42°31.370
Area di servizio Villaggio Catalano (ultima stazione
prima della frontiera) C.S.
GPS N. 42°34.787 W. 2°50.781
Figueras - Parcheggio in Carrier Maria Pojolar, oltre
l’ospedale, parzialmente illuminato, silenzioso.
GPS E. 2°56.989 N. 42°16.166
Autopista 7 - Dopo Barcellona, area di servizio El
Penedès, C.S. con 20 posti riservati alle autocaravan.
N. 41°17.409 E. 1°35.514
Sant Celoni - Parcheggio Carrier de la Font del Ferro
(zona industriale).
N. 41°41.374 E. 2°29.998
La Salzadella - CS+P Gratuito in via Aldea De Tomas
Moulins, all’inizio del paese.
GPS W. 0°10.360 N. 40°24.955
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
I danni degli incompetenti
OCcorre contenere la disinformazione
AUTOCARAVAN E DIVIETI
di Pier Luigi Ciolli
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È proprio duro entrare in azione ogni giorno per contenere gli INCOMPETENTI, peggio quando questi soggetti trovano uno spazio sui giornali, nelle radio e nei talk
show televisivi.
Questi soggetti, come nel nostro caso il Diego Degan
che firma l’articolo qui riprodotto, con poche sillabe
sparano delle bischerate e noi dobbiamo intervenire
scrivendo decine di righe per ricordare quanto prevede
la Legge e il buonsenso.
Una micidiale disinformazione al posto di una positiva
inFORMAZIONE che deve vedere l’intervento di tutti i
lettori. In ultimo, confidiamo che un simile soggetto
non sia un giornalista e non sia pagato, altrimenti al
danno che riceve chi lo pubblica si aggiunge la beffa di
doverlo anche pagare.
Sotto l’articolo, i nostri chiarimenti.
A seguire inseriremo, giorno dopo giorno, le email più
significative.
L’articolo
http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2013/04/27/news/arrivano-i-camperisti-scrocconi-1.6964504
estratto da La Nuova di Venezia e Mestre
SOTTOMARINA - Arrivano i camperisti “scrocconi”
Si fermano solo nei park pubblici e non pagano la tassa di soggiorno
SOTTOMARINA. Chi ha detto che solo i chioggiotti
sono maestri nell’arte di arrangiarsi?
I camperisti di ogni città e nazione, sembrano reggere benissimo il confronto, almeno a giudicare da
quello che sta accadendo in questo inizio di stagione estiva: decine di camper che entrano in città, ma
pochissimi che occupano le piazzole attrezzate dei
campeggi, più che mai desiderosi di clienti.
Basta tenere un po’ gli occhi aperti per rendersi conto che i camper in arrivo preferiscono fermarsi nei
parcheggi pubblici, dove la sosta costa poco, ma
che non sono dotati dei servizi che si troverebbero
in un camping.
In città i parcheggi destinati ai camper sono tre:
quelli dell’Arena e di campo Cannoni a Sottomarina
e quello “Actv” di Borgo San Giovanni. Naturale che
chi deve fermarsi qualche ora si diriga là. Ma la “furbata” diventa evidente nelle ore serali e notturne,
quando i camper, con i loro proprietari all’interno, si
fermano per il pernottamento.
Così evitano di pagare non solo la piazzola di sosta
attrezzata (per i servizi igienici, in qualche modo, ci
si arrangia sempre) ma anche la famigerata tassa di
soggiorno.
E, tra l’altro, non rientrano neppure nelle statistiche
dei visitatori cosa che, per chi lavora nel settore turistico, ha una sua certa importanza.
Inutile dire che proprio gli operatori turistici sono
stati tra i primi a notare il fenomeno, o meglio, il suo
incremento, visto che questo modus operandi da
parte di alcuni visitatori esiste in ogni stagione.
Ma d’inverno, ragionano gli operatori, a campeggi chiusi, si può capire, d’estate diventa un piccolo
abuso.
Comunque, non tutti i chioggiotti si son fatti prendere in contropiede: alcuni ospitano nei loro terreni
i camper che non trovano posto nei parcheggi pubblici. Un altro modo per arrotondare.
Diego Degan
Questa è la foto a corredo dell’articolo del signor Degan.
L’immagine rappresenta senza ombra di dubbio una
baraccopoli eretta in violazione di legge, e chi ha scattato
la foto avrebbe dovuto denunciare la situazione alla Polizia
Municipale cittadina. L’ha fatto?
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
L’analisi delle dichiarazioni di Diego Degan
La foto dell’articolo
L’immagine che è stata utilizzata a corredo dell’articolo di Diego Degan è evidentemente quella di una BARACCOPOLI eretta in violazione di legge, quindi, chi l’ha
scattata doveva chiedere l’intervento della Polizia Municipale. L’ha fatto?
“Si fermano solo nei park pubblici
e non pagano la tassa di soggiorno”
Dal 1992, Nuovo Codice della Strada, tutti devono sapere che la regolamentazione della circolazione stradale dell’autocaravan si trova agli articoli 7, 54, 185 del
Codice della Strada e all’articolo 378 del relativo Regolamento di Esecuzione. Per quanto detto, come gli altri
autoveicoli, NON è soggetta alla tassa di soggiorno.
Ai sensi dell’articolo 185 del Codice della Strada e dei
reiterati interventi a cura del Ministero delle Infrastrutture, non si può escludere la circolazione della “autocaravan” (autoveicolo ai sensi dell’articolo 54 del Codice
della Strada) da una strada e/o da un parcheggio e allo
stesso tempo consentirlo ad altre categorie di autoveicoli. Se la zona è sottoposta a un traffico sostenuto e vi
sono a disposizione pochi stalli di sosta, a prescindere
dalla categoria del veicolo, si deve attivare la sosta rapida autorizzando un’ora o due di parcheggio con disco
orario in modo che tutti possano fruire del territorio.
Inoltre è possibile ottimizzare tutti i parcheggi, senza
diminuire gli stalli di sosta, aumentando la lunghezza
di alcuni stalli di sosta in modo che anche veicoli più
lunghi della media possano trovare uno stallo di sosta
dove parcheggiare.
“Parcheggi pubblici...
che non sono dotati dei servizi”
L’autocaravan per almeno 3/4 giorni non necessita di
aree attrezzate o campeggia perché a bordo ha una cucina e un bagno e le acque reflue si raccolgono in specifici serbatoi. È autonoma sotto l’aspetto di energia
elettrica perché dotata di batteria per i servizi inoltre
è autonoma per il gas essendo dotata di bombola per
il GPL. Per quanto detto, ribadito da direttive a livello
interministeriale, la fruizione dell’autocaravan non attiva alcun problema di igiene pubblica. Come in tutti
i settori del turismo può esistere un comportamento
in violazione di legge ma giammai può essere generalizzato ad una categoria. La famiglia in autocaravan
fruisce di un territorio e riparte, lasciando il territorio
come lo ha trovato.
“La ‘furbata’ diventa evidente nelle ore serali e
notturne, quando i camper, con i loro proprietari
all’interno, si fermano per il pernottamento”
Ma quale “furbata”, tutti devono sapere che dal 1992
è consentito fruire all’interno dell’autocaravan. Infatti,
nel Codice Della Strada:
• all’articolo 54 , Autoveicoli, …. omissis … il punto m)
si legge: autocaravan: veicoli aventi una speciale carrozzeria ed attrezzati permanentemente per essere
adibiti al trasporto e all’alloggio di sette persone al
massimo, compreso il conducente.
• all’articolo 185, Circolazione e sosta delle autocaravan,
al punto 2. si legge: La sosta delle autocaravan, dove
consentita, sulla sede stradale non costituisce campeggio, attendamento e simili se l’autoveicolo non
poggia sul suolo salvo che con le ruote, non emette
deflussi propri, salvo quelli del propulsore meccanico,
e non occupa comunque la sede stradale in misura
eccedente l’ingombro proprio dell’autoveicolo medesimo.
E, tra l’altro, non rientrano neppure nelle statistiche dei
visitatori cosa che, per chi lavora nel settore turistico,
ha una sua certa importanza.
Ma dove ha vissuto gli ultimi 30 anni questo Diego
Degan? Nel Mato Grosso? Nel Borneo?
Tutti sappiamo da anni che se si desidera monitorare i
turisti che visitano un territorio basta varare la Welcome Card (vi sono in essere diverse diciture) che rilasciata previa registrazione dei dati della persona consente
di fruire gratuitamente o con sconti di beni e servizi
esistenti sul territorio, di prenotare la visita a luoghi e/o
edifici storici, a prenotare un ristorante/albergo/campeggio, ecc…
Pertanto, chi lavora nel settore turistico sa che se vuole
monitorare, non solo le presenze inerenti il Turismo Integrato mai i gusti e la soddisfazione nella fruizione del
territorio deve varare la Welcome Card.
Ma d’inverno, ragionano gli operatori, a campeggi chiusi, si può capire, d’estate diventa un piccolo
abuso.
Sorprende il fatto che detti operatori non hanno capito
o non vogliono capire che:
1.parcheggiare l’autocaravan fuori da un campeggio
non è un abuso ma è un diritto sancito dalla Legge
dello Stato;
2.non possono vivere per un anno lavorando solo 2
mesi l’anno;
3.le loro tariffe, rispetto all’Europa e in particolare alla
Francia, fanno scappare il turismo italiano ed estero;
4.le infrastrutture utili al turismo devono essere utili
anche ai cittadini residenti (leggersi il documento
inserito in http://www.coordinamentocamperisti.it/
contenuto.php?file=files/99 Turismo/index.htm dove si
evidenzia come siano utili i parcheggi attrezzati per
lo sviluppo del turismo e per la Protezione Civile in
caso di emergenza);
5.in Italia serve allestire i campeggi municipali visto
che tutti i campeggi esistenti sono circa 2.500 (circa
la metà sono stagionali) su 8.092 Comuni.
GLI INCOMPETENTI
a cura dell’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti
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AUTOCARAVAN E DIVIETI
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Diritto/dovere del camperista è
• inviare una email alla redazione La Nuova di Venezia e Mestre
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
con il vostro commento sull’articolo che hanno diffuso.
• Inviare una email al Comune quale soggetto indubbiamente interessato allo sviluppo del territorio e
alla corretta applicazione della Legge.
• inviare una email a chi gli ha venduto l’autocaravan
e al costruttore dell’autocaravan chiedendogli di intervenire tempestivamente con una email visto che
simili interventi limitano le sue vendite nonché limitano e/o impediscono la fruizione dell’autocaravan
da parte di chi è già loro cliente.
• inviare una email ai club camperisti e campeggiatori, ce ne sono oltre 240 in Italia, per vedere se tra
una spaghettata e l’altra trovano il tempo di inviare
una email per difendere il diritto dei loro associati
alla circolazione e sosta in autocaravan nonché per
supportare moralmente l’azione sempre messa in
campo dall’Associazione Nazionale Coordinamento
Camperisti che è, purtroppo, l’unica ad attivare le
molteplici attività tecnico-giuridiche necessarie per
acquisire i provvedimenti istitutivi delle limitazioni alle autocaravan, analizzarli, formulare e inviare
istanze/ricorsi/diffide al fine di farne dichiarare l’illegittimità e far rimuovere i divieti e/o le sbarre.
Al camperista che incontri,
racconta le nostre azioni
Se non ci conosce, chiedigli il suo
nome, cognome, indirizzo, targa
E inviaci i dati: gli spediremo in
omaggio almeno una rivista
IL PRIMO INTERVENTO
29 aprile 2013
Articolo del Sig. Diego Degan
Buongiorno ho appena letto il vostro articolo titolato dal giornalista in oggetto:
Arrivano i camperisti “scrocconi” Si fermano solo nei park pubblici e non pagano la tassa di soggiorno
Innanzitutto tengo a precisare che il titolo non corrisponde al testo, in quanto il Sig. Degan definisce scrocconi i camperisti ma poi in calce afferma che “Comunque, non tutti i chioggiotti si son fatti prendere in
contropiede: alcuni ospitano nei loro terreni i camper che non trovano posto nei parcheggi pubblici. Un
altro modo per arrotondare.”. Quindi chi ha usufruito di tale servizio tanto scroccone non è. Casomai chi
ha ospitato (non credo gratuitamente) i camperisti nei propri terreni senza avere la dovuta autorizzazione
sarebbe quantomeno da controllare. Poi vorrei sapere a quale zona e a quale data si riferisce la foto, che
sì mostra camperisti accampati ma a me sembra un vero e proprio prato adattato (vedi sopra) Quando
sono stata a Chioggia ho parcheggiato nel parcheggio Lusenzio dove la notte era gratuita, ma il giorno si
pagava una tariffa specifica. E’ un P+R, gratuito dalle 20 alle 8, mentre durante il giorno è di 0,75€/h o, in
alternativa, 6€ per l’intera giornata, e, se si sceglie quest’ultima soluzione, si ha diritto a due corse per più
persone con il bus per il centro. Quindi tanto clandestini non eravamo. Quindi quale sarebbe la “furbata”?
Dormire gratuitamente dopo aver pagato il giorno? E quale sarebbe il problema dei servizi igienici? Per
un giorno o due (il tempo più che sufficiente per visitare Chioggia) non se ne ha davvero bisogno. La frase
“proprio gli operatori turistici sono stati tra i primi a notare il fenomeno, o meglio, il suo incremento, visto
che questo modus operandi da parte di alcuni visitatori esiste in ogni stagione. Ma d’inverno, ragionano gli
operatori, a campeggi chiusi, si può capire, d’estate diventa un piccolo abuso” svela il vero nocciolo della
questione. Gli operatori turistici dovrebbero essere super-partes (cioe dovrebbero tutelare gli interessi di
tutte le categorie di esercenti del settore turismo),mentre qui si vede chiaramente che si sopporta in inverno (quando i campeggi sono chiusi) e non si tollera in estate (quando sono aperti). Tenendo conto che chi
va in camper a livello di consumo usa sia in inverno che in estate gli stessi settori commerciali (ristoranti,
bar, giro in barca, musei etc), ci vuol poco a capire che si stanno tutelando solo gli interessi della categoria
“gestori di campeggi”. Ma forse questi ultimi dovrebbero confrontare i loro prezzi con quelli d’oltralpe per
spiegare il fenomeno.
Stefania
Kiala Camper - I viaggi in camper di Chiara http://kiala.altervista.org
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
GLI INCOMPETENTI
GESTORE DI CAMPEGGIO CHE PENSA A SE’
(E IL SINDACO-SOVRANO LO SEGUE)
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
AURONZO DI CADORE
AUTOCARAVAN E DIVIETI
L’ANCC CHIEDE IL RISPETTO DELLA LEGGE DELLO STATO
E IL VICE SINDACO DI AURONZO DI CADORE
LA SCAMBIA PER ANARCHIA
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Nonostante la diffida del Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti risalente al 2010, il Comune di Auronzo
di Cadore ha mantenuto i segnali di divieto di sosta alle
autocaravan nei pressi del Lago di Misurina istituiti con
ordinanze n. 45/1996 e n. 48/1996.
Il Ministero ha ritenuto entrambi i provvedimenti contrari al Codice della Strada e al Regolamento di esecuzione e di attuazione.
In violazione dell’art. 45, comma 2 del Codice della
Strada, il Comune non ha modificato i provvedimenti
né ha rimosso la segnaletica.
Non solo. In risposta all’ennesima richiesta dell’Associazione di conformarsi alla Legge dello Stato, il vice
Sindaco di Auronzo di Cadore Anna Vecellio Del Monego ha scritto: Non è che le Vostre azioni, che dichiarate
siano finalizzate a combattere presunti “comportamenti
discriminatori” nei confronti dei camperisti, siano invece
preconcetti di qualcuno che mal sopporta l’ordine, scambiando il significato di libertà con quello di anarchia.
Tale atteggiamento dimostra l’urgenza di una norma
che consenta di sanzionare sul piano economico e di-
sciplinare gli 8.092 sindaci italiani che operano in violazione di legge, così com’è sanzionabile il cittadino.
Il Comune di Auronzo di Cadore ha disatteso la diffida
del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in violazione dell’art. 45, comma 2 del Codice della Strada:
la Polizia municipale deve sanzionare la propria amministrazione come previsto dal codice della strada. Ma
questo non avviene e nella realtà il cittadino è suddito
e il Sindaco è un Re.
La vicenda di Auronzo di Cadore è costellata di provvedimenti illegittimi: questa è l’Italia che costa e non
produce, che crea oneri al cittadino e alla Pubblica Amministrazione.
Alla luce di tali comportamenti, oltretutto non puniti,
è imperativo per il Governo e i parlamentari emanare
subito una legge che accorpi i comuni sotto i 35.000
abitanti (lasciando, e possibilmente aumentando, gli
sportelli multifunzionali per le pratiche dei cittadini).
Una simile legge eliminerebbe almeno 7.000 sindaci
con relativi consigli comunali: apparati che oggi, violando ripetutamente la legge, creano oneri indebiti ai
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Firenze, 14 maggio 2013
Spett. Comune di Auronzo di Cadore
via Roma 24 - 32041 Auronzo di Cadore BL
p.e.c. [email protected] c.a. Sindaco Daniela Larese Filon
Spett. Corte dei Conti
Ufficio regione Veneto - sezione controlli
Fax 0415 238845
email [email protected]
E p.c.
[email protected]
Spett. Comando di Polizia locale del Comune di
Auronzo di Cadore
c.a. Responsabile del servizio di polizia locale
Oggetto: illegittimità gestione
del Comune di Auronzo di Cadore
Scrivo la presente in qualità di Presidente e legale
rappresentante dell’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti (ANCC) con sede a Firenze
in via San Niccolò 21, quale associazione portatrice degli interessi diffusi degli utenti della strada in
autocaravan.
premesso che
- Già nell’anno 2007, l’ANCC interveniva nei confronti del Comune di Auronzo di Cadore al fine
di ottenere la corretta applicazione delle norme di
legge – in vigore sin dal 1991 – in materia di circolazione delle autocaravan.
In particolare, con istanza del 07.10.2007, l’ANCC
chiedeva l’intervento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti affinché il Comune di Auronzo
di Cadore revocasse il provvedimento istitutivo del
divieto di sosta alle autocaravan su tutto il territorio comunale non essendo ravvisabili le ragioni in
fatto e in diritto poste a fondamento della limitazione (doc. 1).
potere della Corte dei Conti di controllo della gestione
del Comune.
Di seguito gli ultimi atti di corrispondenza riguardanti la
vicenda. In particolare, l’istanza dell’Associazione del 14
maggio 2013 ripercorre le azioni più rilevanti messe in
campo sin dal 2007 per raggiungere la corretta applicazione delle norme di legge in materia di circolazione delle
autocaravan da parte del Comune di Auronzo di Cadore.
- Con nota prot. 115540 del 19.12.2007, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti chiedeva al
Comune di trasmettere il provvedimento istitutivo
del divieto. Il Ministero invitava l’amministrazione
comunale a conformare il contenuto del provvedimento alla propria direttiva prot. 31543 del 2 aprile 2007 (docc. 2, 3).
- Con istanza di accesso del 21.12.2008, la sig.ra
(omissis per privacy) appartenente all’ANCC , dopo
essere stata sanzionata dal Comune di Auronzo di
Cadore per aver sostato in autocaravan, chiedeva
all’amministrazione comunale il provvedimento istitutivo del parcheggio e del divieto di sosta alle autocaravan in via M. Piana in località Misurina (doc. 3).
- In risposta all’istanza d’accesso della sig.ra (omissis per privacy), con nota prot. 531 del 22.01.2009
(doc. 5), il Comandante la Polizia locale di Auronzo di Cadore Silvano Mina Plaito chiedeva il versamento della somma di 20,00 euro per diritti di
segreteria, oltre al costo per l’estrazione di copia
dei documenti.
Il Comune di Auronzo di Cadore comunica altresì
che gli atti potevano essere ritirati presso l’ufficio
di Polizia locale e che l’invio tramite servizio postale non corrispondeva a obbligo “non trovando
alcun fondamento nello spirito della specifica disciplina che regola l’accesso ad atti”.
Tuttavia si comunicava che in caso di impossibilità
a ritirare la documentazione poteva esserne “concesso” l’invio tramite servizio postale con addebito
di ulteriori 4,65 euro.
In sintesi, venivano richiesti 24,65 euro oltre al
costo dell’estrazione copia, per accedere a un’ordinanza di regolamentazione della circolazione
stradale e agli eventuali atti istruttori.
AUTOCARAVAN E DIVIETI
cittadini e inibiscono lo sviluppo economico del Paese.
Così facendo, potremmo inoltre beneficiare di milioni
di euro che potrebbero essere destinati alla creazione
di nuovi posti di lavoro.
L’Associazione è intervenuta chiedendo l’annullamento dei provvedimenti anti-camper, l’avvio di un procedimento disciplinare a carico del responsabile del servizio di Polizia locale Mina Plaito Silvano e l’esercizio del
- Dopo aver acquisito le ordinanze n. 45 del
13.08.1996 e n. 46 dell’11.08.1998 con le quali il
Comune di Auronzo di Cadore istituiva e confermava il divieto di sosta alle autocaravan in tutto
il territorio comunale a eccezione di due aree di
sosta attrezzate a pagamento (docc. 6,7), l’ANCC
chiedeva un parere legale al fine di individuare i
profili di illegittimità dei suddetti provvedimenti.
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AUTOCARAVAN E DIVIETI
- Il Dott. Marcello Viganò su incarico dell’ANCC,
ravvisati molteplici vizi delle ordinanze, con istanza del 10.12.2009 chiedeva al Ministero di emanare nei riguardi del Comune di Auronzo di Cadore i
provvedimenti ex artt. 5, co. 2 e 45, co. 2 del codice
della strada (doc. 8).
- Con nota prot. 15298 del 22.02.2010, richiamata la precedente istanza dell’ANCC del 07.10.2007
nonché la propria nota prot. 115540/2007, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti diffidava il Comune di Auronzo di Cadore a provvedere
alla rimozione della segnaletica illegittima istituita in ottemperanza alle ordinanze n. 45/1996 e n.
46/1998 poiché contrarie al codice della strada e al
regolamento di esecuzione e di attuazione (doc. 9).
- In risposta, con nota prot. 6343 del 20.07.2010
il Comune contestava le censure di legittimità alle
ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 (doc. 10).
- Con nota prot. 66954 del 06.08.2010, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sollecitava il
Comune di Auronzo di Cadore ad adeguare il contenuto delle ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 al codice della strada, al regolamento di esecuzione e di
attuazione e chiedeva al Provveditorato alle opeere
pubbliche del Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli
Venezia Giulia di verificare l’adempimento del Comune di Auronzo di Cadore alla diffida prot. 15298
del 22.02.2010. In mancanza, si chiedeva al Provveditorato di provvedere alla rimozione della segnaletica con addebito delle relative spese al Comune
inadempiente e applicazione della sanzione prevista
dall’art. 45, co. 7 codice della strada (doc. 11).
- Con nota prot. 423 del 09.01.2011, il Provveditorato trasmetteva al Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti la relazione prot. 830/10 con la quale comunicava che il Comune di Auronzo di Cadore
non aveva modificato le ordinanze n. 45/1996 e
n. 46/1998 limitandosi a modificare la segnaletica
collocata in alcune località del territorio comunale
(doc. 12). Dunque, il Comune di Auronzo di Cadore persisteva nella violazione di legge.
- Con istanza del 19.03.2013, l’ANCC chiedeva al
Comune di Auronzo di Cadore di trasmettere – anche tramite posta elettronica ovvero telefax – i
provvedimenti istitutivi dei nuovi divieti di sosta
alle autocaravan segnalati da alcuni appartenenti
a quest’Associazione (docc. 13, 14).
- In risposta alla suddetta istanza di accesso, con
nota prot. 3146 del 10.04.2013 (doc. 14), del tutto analoga alla nota prot. 531 del 22.01.2009 (cfr.
doc. 5), il Comandante la Polizia locale di Auronzo
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di Cadore Silvano Mina Plaito chiedeva il versamento della somma di 20,00 euro per diritti di segreteria, oltre al costo per l’estrazione di copia dei
documenti.
Il Comune di Auronzo di Cadore comunicava altresì che gli atti potevano essere ritirati presso l’ufficio di Polizia locale e che l’invio tramite servizio
postale non corrispondeva a obbligo “non trovando
alcun fondamento nello spirito della specifica disciplina che regola l’accesso ad atti”. Tuttavia si comunicava che in caso di impossibilità a ritirare la
documentazione poteva esserne “concesso” l’invio
tramite servizio postale con addebito di ulteriori
4,60 euro.
In sintesi, venivano richiesti 24,80 euro oltre al
costo dell’estrazione copia, per accedere a provvedimenti di regolamentazione della circolazione
stradale e agli eventuali atti istruttori.
considerato che
-
-
il Comune di Auronzo di Cadore non ha ottemperato in toto alla diffida del Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti prot. 15298
del 22.02.2010 (cfr. doc. 9), modificando solo
in parte la segnaletica stradale e rifiutando
di modificare le ordinanze n. 45/1996 e n.
46/1998. L’amministrazione ha violato gli artt.
5 co. 1 e co. 2, 35 co. 1, 38 co. 14 e 45 del
codice della strada.
L’amministrazione comunale ha imposto nuove limitazioni alle autocaravan (cfr. doc. 14).
Tramite il sito internet del Comune è stato possibile accedere:
a) alla deliberazione della Giunta comunale n.
22 del 05.03.2012 (doc. 16);
b) alla deliberazione della Giunta comunale n.
96 del 16.07.2012 (doc. 16);
c) all’ordinanza n. 75 del 02.08.2012 (doc. 17).
Con tale ordinanza il Comune ha disposto che:
‘nell’area contrassegnata al N:C:T del Comune di
Auronzo al Foglio 16 mappale 73, sita in frazione
Misurina, adibita a parcheggio pubblico....la sosta
è consentita alle sole autovetture, agli autocarri
aventi massa complessiva a pieno carico non superiore a 3,5 ton. Ed ai motocicli’.
Dunque, le autocaravan – come definite dall’art.
54, co. 1, lett. m) del codice della strada – sono
escluse dalla sosta non trattandosi né di autovetture né di autocarri.
A tutto ciò si aggiunga che oltre l’ordinanza n.
75/2012, l’amministrazione potrebbe aver emesso
altri provvedimenti che limitano la circolazione
delle autocaravan la cui trasmissione è stata ingiustamente subordinata al pagamento di oltre 20,00
euro (cfr. docc. 13,15).
In ogni caso, già l’ordinanza n. 75/2012 dimostra che il Comune di Auronzo di Cadore continua
a operare in violazione di legge creando indebiti
oneri alla pubblica amministrazione e al cittadino.
Infatti, il provvedimento è illegittimo per violazione dell’art. 185 c.d.s.
Sul punto si richiama la direttiva del Ministero dei
Trasporti prot. 31543/2007 in base alla quale ‘Ai
sensi dell’articolo 185 del Codice della Strada non
si può escludere dalla circolazione la “autocaravan” (autoveicolo ai sensi dell’articolo 54 del Codice della Strada) da una strada e/o da un parcheggio ed allo stesso tempo consentirlo alle autovetture
che sono anch’esse autoveicoli» (cfr. doc. 3).
L’ordinanza n. 75/2012 è altresì illegittima per difetto di istruttoria e di motivazione. Essa si pone in
contrasto con l’art. 3 della legge n. 241/1990 nonché
con l’art. 5, co. 3 c.d.s. oltre che con la direttiva del
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti prot. n.
0000381 del 28.01.2011 avente ad oggetto la predisposizione delle ordinanze (doc. 19).
Con tale provvedimento, il Ministero ha chiarito
che gli enti proprietari delle strade devono indicare
i presupposti di fatto e le ragioni di diritto che giustificano l’emanazione delle ordinanze in relazione
alle risultanze dell’istruttoria ‘mettendo in evidenza
il nesso causale che deve intercorrere tra le esigenze di carattere generale...il provvedimento in concreto adottato’.
Il Ministero ha altresì precisato che ‘l’art. 5 comma
3, c.d.s. attraverso l’espressione “ordinanze motivate” richiede che l’ente proprietario comprovi la
sussistenza delle esigenze e dei presupposti attraverso documenti o analisi tecniche che attestino e
confermino indiscutibilmente la sussistenza delle
ragioni che sono alla base del provvedimento adottato. In mancanza, l’ordinanza di regolamentazione
della circolazione potrebbe risultare illegittima per
violazione di legge o eccesso di potere riscontrandosi quantomeno un difetto di motivazione ovvero
di istruttoria’. Né può ritenersi che l’obbligo di motivazione sia soddisfatto dalle deliberazioni della
Giunta comunale n. 22 e n. 96 del 2012 (cfr. docc.
16, 17).
Infatti, da tali documenti emerge unicamente: a) la
necessità per il Comune di disporre di aree da adibire alla sosta dei veicoli; b) l’intento di riservare
la sosta alle autovetture, agli autocarri con massa
complessiva non superiore a 35 q e ai motocicli.
In più, l’ordinanza n. 75/2012 è illegittima per
eccesso di potere sotto il profilo dell’illogicità e
contraddittorietà. In particolare, nella deliberazione di Giunta n. 22/2012 si legge che l’esigenza di
aree di sosta in località Misurina deriva essenzialmente dalla vocazione turistica del luogo. Se ciò
è vero come si concilia tale esigenza con la riserva
di sosta agli autocarri?
- Il Comune di Auronzo di Cadore in persona del
responsabile del servizio di Polizia locale Mina
Plaito Silvano – con provvedimenti emessi secondo modelli standard incompatibili con l’attuale quadro normativo in materia di diritto di
accesso (cfr. docc.5,15) – ha frapposto ostacoli
all’accesso agli atti amministrativi ponendo
oneri a carico del cittadino e della pubblica
amministrazione.
- l’art. 3-bis, legge n. 241/90 e l’art 13 D.P.R. n.
184/2006 assicurano l’esercizio telematico del
diritto di accesso.
Con riguardo all’uso della telematica e degli
strumenti ICT (Information and Communication
Technology) si richiama il diritto all’uso delle tecnologie sancito dall’art. 3, D.Lgs. n. 82/2005 oltre alle norme generali per l’uso delle tecnologie
dell’informazione e delle comunicazioni nell’azione amministrativa ex art. 12 D.Lgs. n. 82/2005.
In particolare, il Comune di Auronzo di Cadore dispone del sito internet http://www.Comune.auronzo.bl.it/, dello specifico servizio di consultazione
delle delibere e delle ordinanze online emesse dal
2010 (doc. 20). Dunque, se i documenti richiesti
con istanza del 19.03.2013 (cfr. doc. 13) sono già
disponibili online, l’amministrazione poteva limitarsi a indicarne gli estremi in modo da agevolare
la ricerca contenendo altresì la propria attività.
Qualora si tratti, invece, di documenti non pubblicati online, l’amministrazione dovrebbe integrare
l’archivio già in rete sempre a garanzia della propria trasparenza, efficienza, economicità. In più, il
Comune dispone dell’indirizzo di posta elettronica
certificata [email protected]
- ai sensi dell’art. 2, D.M. 28.11.2000 ‘codice di
comportamento dei dipendenti delle pubbliche
amministrazioni’:
• ‘...Nell’espletamento dei propri compiti, il
dipendente assicura il rispetto della legge ...
• ispira le proprie decisioni ed i propri comportamenti alla cura dell’interesse pubblico che gli è affidato....
• Egli non svolge alcuna attività che contrasti con il corretto adempimento dei
compiti d’ufficio e si impegna ad evitare
situazioni e comportamenti che possano
nuocere agli interessi o all’immagine della
pubblica amministrazione....
• il dipendente dedica la giusta quantità di
tempo e di energie allo svolgimento delle
proprie competenze, si impegna ad adempierle nel modo più semplice ed efficiente
nell’interesse dei cittadini e assume le responsabilità connesse ai propri compiti....
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Il comportamento del dipendente deve essere tale da stabilire un rapporto di fiducia
e collaborazione tra i cittadini e l’amministrazione.
Nei rapporti con i cittadini, egli dimostra
la massima disponibilità e non ne ostacola
l’esercizio dei diritti.
Favorisce l’accesso degli stessi alle informazioni a cui abbiano titolo e, nei limiti in cui
ciò non sia vietato, fornisce tutte le notizie
e informazioni necessarie per valutare le
decisioni dell’amministrazione e i comportamenti dei dipendenti.
Il dipendente limita gli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese a quelli indispensabili e applica ogni possibile misura di
semplificazione dell’attività amministrativa,
agevolando, comunque, lo svolgimento, da
parte dei cittadini, delle attività loro consentite, o comunque non contrarie alle norme giuridiche in vigore...’.
- In base all’art. 54, co. 3, D.Lgs. 165/2001 ‘La
violazione dei doveri contenuti nel codice di
comportamento...è fonte di responsabilità disciplinare. La violazione dei doveri è altresì rilevante
ai fini della responsabilità civile, amministrativa
e contabile ogniqualvolta le stesse responsabilità
siano collegate alla violazione di doveri, obblighi,
leggi o regolamenti. Violazioni gravi o reiterate del
codice comportano l’applicazione della sanzione di
cui all’articolo 55-quater, comma 1’.
- L’art. 3, co. 4 della legge n. 20/1994 attribuisce
alla Corte dei conti il potere di controllo sulle gestioni delle amministrazioni pubbliche al fine di
verificarne la legittimità e la regolarità, il funzionamento degli organi interni, nonché la corrispondenza dei risultati dell’attività amministrativa agli
obiettivi stabiliti dalla legge, valutando comparativamente costi, modi e tempi dello svolgimento
dell’azione amministrativa.
Tutto ciò premesso e considerato
l’Associazione Nazionale
Coordinamento Camperisti
- chiede al Comune di Auronzo di Cadore di indicare gli estremi dei provvedimenti istitutivi delle
limitazioni alla circolazione delle autocaravan in
località Misurina al fine di agevolarne la ricerca sul
sito internet del Comune ovvero, in caso di mancata pubblicazione online, si chiede di integrare
l’archivio già disponibile in rete dandone comunicazione alla scrivente ovvero trasmettere i provvedimenti tramite posta elettronica certificata;
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- chiede al Sindaco di Auronzo di Cadore di avviare un procedimento disciplinare a carico del responsabile del servizio di Polizia locale Mina Plaito
Silvano la cui condotta si pone in contrasto con i
principi sanciti dall’art. 2, D.M. 28.11.2000;
- chiede alla Corte dei Conti di esercitare il potere
di controllo sulla gestione del Comune di Auronzo di Cadore viste le reiterate violazioni di legge
in materia di circolazione stradale nonché la contrarietà ai principi di economicità, trasparenza ed
efficienza dei procedimenti di accesso agli atti amministrativi.
In attesa di cortese riscontro, si porgono distinti
saluti.
La Presidente ANCC, Isabella Cocolo
Si trasmettono in allegato:
1. istanza dell’ANCC del 07.10.2007;
2. Ministero Infrastrutture e Trasporti, nota prot.
115540/2007;
3. Ministero Trasporti, direttiva prot. 31543/2007;
4. istanza di accesso della sig.ra (omissis per privacy) del 21.12.2008;
5. nota prot. 531/2009 del responsabile del servizio
di Polizia locale di Auronzo di Cadore Mina Plaito Silvano;
6. ordinanza n. 45/1996 del Comune di Auronzo di
Cadore;
7. ordinanza n. 46/1998 del Comune di Auronzo di
Cadore;
8. istanza del Dott. Marcello Viganò del 10.12.2009;
9. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti,
nota prot. 15298/2010;
10. nota prot. 6343/2010 del Sindaco del Comune di
Auronzo di Cadore.
11. Ministero Infrastrutture e Trasporti, nota prot.
66954/2010;
12. Provveditorato OO.PP Veneto, Trentino-Alto
Adige, Friuli Venezia Giulia, nota prot. 423/2011;
13. Istanza di accesso dell’ANCC del 19.03.2013;
14. Rapporto fotografico prodotto il 19.08.2012 da
un proprietario di autocaravan appartenente
all’A.N.C.C. relativo ai segnali di divieto alle autocaravan nel territorio del Comune di Auronzo
di Cadore;
15. nota prot. 3146/2013 del responsabile del servizio di Polizia locale di Auronzo di Cadore Mina
Plaito Silvano.
16. deliberazione della Giunta comunale di Auronzo
di Cadore n. 22/2012;
17. deliberazione della Giunta comunale di Auronzo
di Cadore n. 96/2012;
18. ordinanza del Comune di Auronzo di Cadore n.
75 del 02.08.2012
19. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, direttiva prot. 381/2011;
20. estratto sito internet Comune di Auronzo di Cadore.
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Fax/p.e.c. Spett. Comune di Auronzo di Cadore
c.a. Sindaco Daniela Larese Filon
Fax 0435/400035
[email protected]
Spett. Comune di Auronzo di Cadore
c.a. vice Sindaco Anna Vecellio Del Monego
Fax 0435/400035 - [email protected]
AUTOCARAVAN E DIVIETI
E p.c. Spett. Corte dei Conti
Ufficio regione Veneto - sezione controlli
Fax 0415/238845 - [email protected]
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Spett. Comando di Polizia locale del Comune di Auronzo di Cadore
c.a. Responsabile del servizio di polizia locale
[email protected]
Riferimento: Comune di Auronzo di Cadore, nota prot. 5218 del 13.06.2013
Oggetto: illegittimità gestione del Comune di Auronzo di Cadore
In risposta alla nota in riferimento del vice Sindaco di Auronzo di Cadore si evidenzia quanto segue.
In merito alla disciplina della circolazione stradale delle autocaravan, il Comune di Auronzo di Cadore ha precisato che le limitazioni attualmente in vigore sono quelle introdotte con ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998.
Dunque, l’amministrazione comunale persiste nella violazione del codice della strada e del regolamento
di attuazione e di esecuzione.
Infatti – richiamando quanto dettagliatamente esposto nella nota del 14.05.2013 – il citato Ministero con
nota prot. 15298 del 22.02.2010, diffidava il Comune ex art. 45, co. 2 c.d.s. ritenendo che la segnaletica
istituita con ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 fosse contraria al codice della strada e al regolamento di
esecuzione e di attuazione.
Nonostante ciò, il Comune di Auronzo di Cadore ha mantenuto in vigore i provvedimenti senza rimuovere la segnaletica addirittura con la presunzione di operare secondo legge (la propria).
Si precisa altresì che quest’Associazione non disconosce affatto il potere dell’amministrazione comunale di
diciplinare la circolazione stradale. Invero, ne rivendica l’esercizio in conformità alla legge. Niente di più.
Al riguardo, con la precedente istanza del 14.05.2013, si evidenziavano altresì i profili di illegittimità della
deliberazione della Giunta comunale n. 22 del 05.03.2012; della deliberazione della Giunta comunale n. 96
del 16.07.2012 e dell’ordinanza n. 75 del 02.08.2012.
Con tali provvedimenti, l’amministrazione è intervenuta in materia di circolazione stradale ponendosi nuovamente in contrasto con il codice della strada e le direttive ministeriali.
In merito alla responsabilità disciplinare del responsabile del servizio di Polizia locale Mina Plaito Silvano,
il vice Sindaco di Auronzo di Cadore ha omesso ogni cenno sebbene la gestione dei procedimenti di accesso
agli atti amministrativi da parte del dipendente sia palesemente illegittima per i motivi già esposti.
Tutto ciò premesso e considerato l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti
- chiede al Comune di Auronzo di Cadore di annullare le ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 e provvedere
alla rimozione della segnaletica dandone comunicazione alla scrivente entro sette giorni dal ricevimento
della presente. In mancanza, quest’Associazione si rivolgerà a uno studio legale per chiedere al Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti di intervenire ex art. 45, co. 3 c.d.s. vista la diffida ministeriale prot.
15298 del 22.02.2010. Gli oneri e i costi dell’evitabile attività legale oltre a quelli previsti dall’art. 45, co.
4 c.d.s. saranno posti a carico dell’amministrazione comunale;
- chiede al Comune di Auronzo di Cadore di annullare l’ordinanza n. 75 del 02.08.2012 dandone comunicazione alla scrivente entro sette giorni dal ricevimento della presente. In mancanza, quest’Associazione
si rivolgerà a uno studio legale per chiedere l’intervento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
ai sensi e per gli effetti dell’art. 5, co. 2 c.d.s. e dell’art. 6, D.P.R. n. 495/1992. Gli oneri e i costi di quest’ulteriore ed evitabile attività saranno posti a carico dell’amministrazione comunale;
- sollecita il Sindaco di Auronzo di Cadore affinché sia avviato un procedimento disciplinare a carico del
responsabile del servizio di Polizia locale Mina Plaito Silvano la cui condotta si pone in contrasto con i
principi sanciti dall’art. 2, D.M. 28.11.2000;
- sollecita l’esercizio del potere della Corte dei Conti di controllo sulla gestione del Comune di Auronzo di
Cadore viste le reiterate violazioni di legge comprovate anche dalla nota in riferimento.
Firenze, 06 luglio 2013
Distinti saluti.
Isabella Cocolo, Presidente A.N.C.C.
154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
I MESSAGGI RICEVUTI
Buongiorno, Grazie mille per l’aggiornamento e per il
perseverare nel portare avanti la battaglia contro l’illegalità. Ho letto la risposta del vice sindaco che si fregia
di aver realizzato aree apposite per i camper e grazie a
questi interventi si ritiene attento e benevolo nei confronti dei camperisti.
La cosa grave è che non si rende conto che mettendo un
divieto di sosta ai camper nei parcheggi di un lago o in
una piazzetta davanti ad un supermercato, oltre a violare
la legge, di fatto impedisce ad un utente del codice della
strada di usufruire dei servizi di cui tutti gli altri utenti
possono usufruire.Trovo questo atteggiamento discriminatorio e offensivo. È come se il signor vice sindaco
scrivesse: Guardate io sono favorevole ai turisti che vengono da noi perché ho realizzato tanti alberghi e rifugi’ però
poi chi arriva in auto o in moto può parcheggiare soltanto
nei parcheggi degli hotel o dei rifugi senza poter sostare davanti ad un supermercato oppure al parcheggio del lago.
È veramente ridicolo! La mia speranza è che la vostra associazione riesca a continuare nel suo operato!
Vi ringrazio di cuore, Marco M.
L’esperienza personale
10 luglio 2013
Buongiorno, leggo con piacere l’argomento riguardante Auronzo di Cadore-VENETO-Italia. Vorrei raccontare brevemente la mia esperienza personale al riguardo.
Era il 2007 precisamente il 1 Novembre, approfittando di
qualche giorno di festa, con la mia famiglia, ci dirigiamo
in Veneto, zona Misurina Tre Cime Lavaredo, Cortina, per
far assaporare ai miei figli delle zone da me conosciute e
ritenute di rara bellezza naturale.
Dopo aver trascorso l’intera giornata del 1 Novembre a
Cortina d’Ampezzo, facendo uno slalom incredibile, pur
di evitare le sanzioni della Polizia Locale, che faceva una
vera caccia al camperista, prima del calar della sera propongo a mia moglie, di spostarci al vicino Lago di Misurina, per la cena e il pernottamento.
Arriviamo al Lago, era ancora giorno il sole stava tramontando lentamente e la suggestione del luogo, era veramente importante.
Noto con dispiacere , che intorno al lago, vigeva il divieto di sosta per i camper, noto altresì, che le pochissime
persone a giro erano camperisti e i 2 negozietti aperti
lavoravano con i camperisti. Parcheggio nei pressi del
lago, dove non c’era nessun tipo di cartello, scendiamo
velocemente in questa atmosfera surreale, per acquistare qualche ricordo di questa felice scampagnata.
I camper aumentavano e le macchine sparivano, quando il pomeriggio, lasciava spazio alla sera.
Propongo a mia moglie, di andare a mangiare all’unica Piz-
A TUTTI I CAMPERISTI IL COMPITO DI
segnalarci i divieti e/o le sbarre anticamper e di associarsi,
alimentando così il fondo comune che ci permette di sostenere
economicamente le molteplici attività tecnico-giuridiche
necessarie per acquisire i provvedimenti istitutivi delle
limitazioni alle autocaravan, analizzarli, formulare e inviare
istanze/ricorsi/diffide al fine di farne dichiarare l’illegittimità e
far rimuovere i divieti e/o le sbarre.
zeria aperta fronte lago, e naturalmente l’invito è accettato.
Parcheggiamo il camper vicino alla pizzeria, dove c’è segnalato, “parcheggio pizzeria”, dopo le ultime manovre,
insieme a me anche altri equipaggi, esce una persona
dalla pizzeria, e con un linguaggio incomprensibile (forse dialetto Veneto), ma con un fare molto minaccioso,
tipo “accidenti ai camperisti” … “ma chi vi ci porta” … “ci
rovinate il lavoro”, ecc..
Decidiamo di spostarci e nonostante il divieto parcheggio, proprio fronte lago, e rinuncio ad andare a mangiare in quel locale. Cosciente, che in quel momento stavo
infrangendo la legge perché parcheggiavo in zona vietata, ma speranzoso nel fatto che erano già le 21.00, Novembre, stagione turistica finita da .... tempo, il comando
della Polizia Municipale più vicina, si trovava a circa 25
chilometri, quindi andata e ritorno, erano 50 chilometri,
mi dico, ma godiamoci questa serata e staremo a vedere.
La temperatura nella notte cala intorno 1-2 gradi, il risveglio la mattina, il lago, tanti camper assiepati per godere
il panorama e ..... tanti foglietti sui parabrezza che invitavano a pagare la multa, fatta dalla polizia locale, intorno
alle 23.30.
L’amarezza di altri camperisti, che rimpiangevano la
cena alla pizzeria, e la multa da pagare, la mia gioia di
non avere mangiato alla pizzeria e, pagando la contravvenzione, ... di aver destinato la quota al ricco comune
Veneto di AURONZO DI CADORE.
Mi scuso per la lunghezza, Saluti Fabio V.
AUTOCARAVAN E DIVIETI
Chi arriva in auto o in moto può
parcheggiare soltanto nei parcheggi
degli hotel o dei rifugi
9 luglio 2013
Interessante riflessione sull’Anarchia,
Libertarismo, Acrazia
11 luglio 2013
Probabilmente la vice sindachessa non conosce il termine “anarchia” e, come molti fanno, la scambia per caos
e disordine. Colgo l’occasione per ricordare che nel definire l’anarchia ci sono tanti modi, tante calunnie o
esaltazioni, ma sicuramente è il contrario del caos. Vale
ricordare che l’anarchico tende ad essere autodisciplinato non avendo bisogno di leggi o di gerarchie che
non riconosce e combatte, infatti, la , uno dei simboli
anarchici, rappresenta la frase Anarchy is Order, Anarchia
è Ordine. Certamente è un’utopia e, come tale, occorreranno solo tanti anni prima che possa realizzarsi.
Saluti da Luca C.
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154. SETTEMBRE-OTTOBRE 2013
DALLA FANTASCIENZA ALLA BICI
NUOVE PROSPETTIVE DI MERCATO
SOS AUTOCARAVAN
di Pier Luigi Ciolli
L’incredibile autocaravan da oltre due milioni di euro
Ci sono allestitori di autocaravan che puntano a vendere
pochi esemplari confidando sulla qualità. Un esempio
è l’autocaravan serie Elemment dall’austriaca Marchi
Mobile di cui sopra possiamo ammirare dei particolari.
Dodici metri di lunghezza per due milioni di euro.
Diviso in due piani, ha un abitacolo espandibile, che in
sosta si allarga per arrivare a una superficie di 40 metri
quadrati. Comprende un salotto, una sala riunioni, un
bar, un bagno, una camera da letto, una piccola piscina
e il tetto che può diventare un terrazzino.
Gli allestitori di autocaravan italiani, associati nella APC
(Associazione Produttori Camper), anziché seguire le
linee guida che l’Associazione Nazionale Coordinamento
Camperisti fornisce da anni per la sicurezza e l’economicità
delle autocaravan, hanno varato ancora una volta il
concorso “Camper e giovani designer”, (http://www.
designcontext.net/concorso-camper-e-giovani-designer/ ).
Concorso che impegna giovani diplomati, laureati o
studenti in progetti che sono essenzialmente dedicati
all’estetica.
Ricordiamo all’APC che se proseguiranno
su questa strada, evitando di collaborare
fattivamente con l’Associazione Nazionale
Coordinamento Camperisti, ecco cosa
compreranno i futuri acquirenti di
autocaravan, magari completando il tutto
con l’installazione di un pannello fotovoltaico
per elettrificare la bici e fare meno fatica!
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