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avviso: buone vacanze! per registrarsi
IN QUESTO NUMERO:
ISTITUZIONI
I nuovi nomi dell’Unione
europea.
25 Paesi in “devolution”.
POLITICHE E PROGRAMMI
Una
relazione
della
presidenza
irlandese
dell’Unione
europea
sottolinea i risultati ottenuti.
Bollettino 2004 sul rispetto
delle norme della politica
comune della pesca: “Gli Stati
membri devono fare di più”.
Un nuovo Fondo per la
pesca destinato alla pesca
sostenibile
e
alla
diversificazione.
Nuovi finanziamenti per le
reti transeuropee dell’energia
e dei trasporti e per i
programmi GALILEO e Marco
Polo dal 2007 al 2013.
ALTRE NOTIZIE
Euro: un rapporto della
Commissione
traccia
un
bilancio dopo i primi cinque
anni.
La
“Ricerca”
per
l’agricoltura.
Primo rapporto annuale
sull’immigrazione
e
l’integrazione.
APPUNTAMENTI ED
EVENTI
Le conferenze, gli incontri, i
seminari e le giornate
informative in Europa.
IN ALLEGATO:
BANDI E RICHIESTE DI
PARTENARIATO
Regioni italiane, salto di qualità in Europa: parteciperanno
d’ora in poi all’iter legislativo delle norme comunitarie.
Sicilia capofila.
Mentre anche la Francia, ultimo dei grandi Paesi membri dell’Unione
europea, inizia il suo processo di decentramento con uno storico voto di
fiducia dell’Assemblea Nazionale al progetto del primo ministro Raffarin,
le Regioni italiane si accingono a diventare protagoniste delle decisioni
europee.
La Conferenza Stato-Regioni, il tavolo presso la Presidenza del
Consiglio dove settimanalmente si confrontano ministri e presidenti delle
Regioni per le necessarie concertazioni, ha deciso, nell’ultima seduta, su
richiesta della Sicilia – capofila per le politiche comunitarie – di avviare
subito la partecipazione dei rappresentanti regionali nelle delegazioni
italiane per i negoziati sia tecnici (gli oltre 500 comitati e gruppi di lavoro
presso il Consiglio e la Commissione) che politici (Consigli dei Ministri)
che costituiscono gran parte dell’iter legislativo per l’approvazione delle
norme dell’Unione europea.
La legge nazionale che lo prevede, in attuazione della riforma del titolo
V° della Costituzione, è vigente da oltre un anno (n. 131 del 5/6/2003
“La Loggia”), ma l’art. 5 rinvia ad un’“intesa” della Conferenza StatoRegioni per regolamentare tale partecipazione e scegliere il capodelegazione, che può spettare alle Regioni.
Su quest’ultimo adempimento si è registrata una strenua resistenza di
alcune amministrazioni dello Stato (esteri, agricoltura, attività produttive)
alla nomina automatica di un capo-delegazione regionale per tutte le
numerose materie di competenza legislativa esclusiva.
(Continua nella pagina seguente…)
AVVISO:
in concomitanza con la chiusura delle Istituzioni europee, il
prossimo numero della newsletter sarà pubblicato a settembre.
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(…continua dalla pagina precedente)
Si è, pertanto, deciso che, nelle more della trattativa sul capo-delegazione che riprenderà in
settembre, i rappresentanti delle Regioni italiane partecipino pariteticamente alle delegazioni
nazionali: sarà presente almeno un rappresentante per tutto il sistema regionale (Regione capofila per
materia) ed almeno un rappresentante per le “speciali” (Sicilia, Sardegna, Friuli, Val d’Aosta, Trentino
e Alto Adige).
L’interesse a partecipare all’iter ascendente delle decisioni comunitarie è altissimo, basti considerare
che è appena iniziato, con la presentazione delle proposte legislative della Commissione, quello che
regolerà la nuova politica di coesione, cioè, gli interventi per lo sviluppo armonico dell’Unione europea
che hanno, finora, interessato anche la Sicilia e le Regioni meridionali italiane (intesi impropriamente
come “Agenda 2000”), convogliando su di esse ingenti cofinanziamenti e che dovremo condividere dal
2007 con i nuovi Paesi membri. Dopo i pareri consultivi del Parlamento europeo, del Comitato delle
Regioni e del Comitato Economico e Sociale, le proposte passeranno ai tavoli tecnici dei 25 e, infine –
raggiunti gli accordi – perverranno attraverso il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER)
all’approvazione legislativa del Consiglio dei Ministri dell’Unione europea e saranno legge per tutti.
Come questa, sono in corso centinaia di negoziati ai quali cominceranno a partecipare con pieno titolo
dalle prossime settimane i rappresentanti tecnici delle Regioni italiane e, poi, alla decisione finale in
Consiglio, i loro Presidenti. Non sfugge il grande salto di qualità che promuove le nostre Regioni, già
fornite di ampi poteri legislativi nel loro territorio (alcune, come la Sicilia, da oltre un cinquantennio) a
legislatori europei nelle stesse materie. Non si potrà più invocare l’alibi di “Bruxelles che decide contro
e senza di noi”.
Sarà, però, necessario chiarirsi a monte gli obiettivi, confrontandosi con le risorse, con i soggetti locali
e con il “sistema-Sicilia”, cioè programmare e decidere linee e comportamenti in tempi utili “europei”
(ordinariamente entro 20 giorni dalla proposta), concertandoli con le altre Regioni italiane,
possibilmente anche con le altre Regioni europee (con molte coltiviamo già rapporti privilegiati) perché
influiscano sui rispettivi Stati e si dovrà pervenire all’indispensabile posizione unitaria con il governo
italiano.
Non sarà facile: occorrerà formare un corpo di funzionari aggiornati costantemente sull’acquis
comunitario, riuniti in un’apposita struttura tecnica al centro dell’apparato regionale (Presidenza) e
capace, quindi, di interloquire prontamente ed efficacemente con tutti i rami dell’amministrazione, ma
anche con il sottostante sistema locale.
Occorrerà, quindi, che la burocrazia regionale sia meno burocrazia e meno regionale, assumendosi
piena responsabilità degli interessi non solo siciliani in Europa.
La dirigenza politica dovrà assumere piena consapevolezza del ruolo che va ad assolvere come
“autonomia pilota” del modello italiano e l’intera opinione pubblica siciliana dovrà dimostrare con la
sua attenzione che il coinvolgimento delle Regioni e dei soggetti locali nella nuova Europa è lo
strumento più efficace per imprimere all’Unione europea forza politica, colmando il deficit di
democrazia provocato finora dalla distanza fra i bisogni reali e i centri decisionali.
Così, la Sicilia potrà esercitare realmente un ruolo di “capofila” delle autonomie italiane in Europa ed
essere fra i migliori modelli di “buone prassi” per tutte le Regioni europee.
Francesco Attaguile
I nuovi nomi dell’Unione europea.
Il 20 luglio, il Parlamento europeo, riunito a Strasburgo per la prima plenaria della nuova legislatura, ha
dato il suo placet alla nomina del portoghese Josè Manuel Durao Barroso quale undicesimo presidente
del futuro esecutivo europeo. Dagli Stati membri iniziano ad arrivare i nominativi dei 24 commissari e,
per la fine di ottobre, l'
intero iter per l'
assunzione dei poteri da parte della nuova Commissione europea
dovrebbe essere completato.
Quali sono, a questo punto, le tappe previste prima della sostituzione della squadra di Romano Prodi?
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20 AGOSTO: entro questa data, i governi dei 24 Stati membri, escluso il Portogallo che avrà la
presidenza della Commissione europea, devono designare i propri rappresentanti nel nuovo
eurogoverno.
23 AGOSTO: è il limite annunciato dal presidente eletto Josè Manuel Durao Barroso per proporre
l'
assegnazione degli incarichi.
8 SETTEMBRE: si riunisce il Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri
dell'
Unione europea, per esaminare la composizione della Commissione europea.
13 SETTEMBRE: riunione del Consiglio dei ministri per definire, insieme al presidente nominato,
l'
assetto definitivo del nuovo governo europeo.
27-30 SETTEMBRE: prima serie di audizioni dei commissari davanti al Parlamento europeo.
4-7 OTTOBRE: completamento delle audizioni dei commissari davanti al Parlamento europeo.
25-28 OTTOBRE: il Parlamento europeo esprime il suo voto definitivo sulla Commissione Barroso.
31 OTTOBRE: termina il mandato della Commissione europea presieduta da Romano Prodi.
1 NOVEMBRE: si insedia la Commissione Barroso.
Josè Manuel Durao Barroso ha informato che, tenendo conto del fatto che il ministro degli Esteri
dell’Unione europea potrà essere formalmente nominato solo dopo la ratifica della Costituzione
europea, quindi, non prima di due anni, designerà un commissario alle Relazioni esterne, incaricato di
gestire la transizione e di contribuire a far parlare l’Europa con una sola voce.
Il socialista spagnolo Josep Borrell Fontelles è stato, invece, ufficialmente proclamato presidente del
Parlamento europeo. Borrell ha rivolto un appello all'
assemblea perché si adoperi per l'
efficace
funzionamento dell'
europarlamento e ha tributato un caldo omaggio al predecessore, il liberale Pat
Cox, e alla sua "presidenza brillante, nel rispetto di tutti i gruppi politici, che ha saputo condurre il
processo di riunificazione dell'
Europa e i lavori della Convenzione europea".
Tra le priorità dell'
europarlamento, Borrell ha citato l'
allargamento alla Bulgaria e alla Romania, il Patto
di Stabilità dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea che ha chiarito i poteri della Commissione
europea e del Consiglio, e la Costituzione europea.
L’annuario delle istituzioni europee è consultabile al seguente sito internet:
www.europa.eu.int/idea
25 Paesi in “devolution”.
L’allargamento a 10 nuovi Paesi ha evidentemente accentuato le diversità esistenti all’interno
dell’Unione europea. Per evitare che le differenze tra gli Stati membri rappresentino un ostacolo a
un’Europa unita e pienamente integrata, va, innanzitutto, realizzata una comprensione reciproca della
cultura e delle tradizioni di ciascun Paese membro, come pure dell’organizzazione politica e
istituzionale.
Riteniamo, quindi, particolarmente importante continuare a illustrare le tendenze in atto nei diversi Stati
membri in materia di “devolution”, per offrire un quadro completo dei ruoli svolti dai vari soggetti
pubblici operanti a livello sub-nazionale, soprattutto regionale e, altresì, al fine di individuare gli enti
responsabili per l’attuazione dei programmi europei nelle varie realtà territoriali e i destinatari di
eventuali proposte di cooperazione.
•
MALTA
Il potere legislativo nazionale copre tutte le aree.
Non esiste un sistema di autogoverno a livello regionale.
Tre Regioni, entità territoriali puramente amministrative, raggruppano i 68 consigli locali:
L’unico livello di autogoverno a livello sub-nazionale èil sistema dei consigli locali.
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L’unico livello di autogoverno a livello sub-nazionale èil sistema dei consigli locali.
•
CIPRO
Il potere legislativo nazionale copre tutte le aree.
Sei District Officers, pubblici ufficiali che rappresentano lo Stato nei distretti, sono responsabili
dell’applicazione delle politiche nazionali a livello regionale.
Circa il 60% della popolazione è suddiviso in trentatré municipalities.
Il restante 40% della popolazione è suddiviso in ottantacinque Community Councils.
•
TURCHIA
•
SLOVENIA
Lo Stato è responsabile per le seguenti materie:
• Mantenimento dell’ordine pubblico;
• Ambiente;
• Energia;
• Telecomunicazioni;
• Istruzione;
• Ospedali;
• Cultura.
I governatori (vali) delle 81 province, nominati dal Consiglio dei Ministri, rappresentano lo Stato a
livello regionale.
I distretti (ilçe bucak) sono amministrazioni statali dislocate sul territorio con responsabilità
amministrative.
Vi sono 3215 municipalities (belediye), 16 metropolitan municipalities (büyüksehir belediyesi) a
statuto speciale, che sono strutture comprendenti sia le metropolitan municipalities che i loro
costituenti district municipalities e 35128 villaggi (köy) o rural municipalities, che hanno
responsabilità amministrative a livello locale.
Il potere legislativo nazionale copre tutte le aree.
Cinquantotto unità amministrative statali decentralizzate gestiscono materie che ricadono nell’ambito
dei rispettivi ministeri. I ministeri sono, inoltre, competenti per il monitoraggio della legalità
dell’azione delle autorità locali.
Lo Stato può, attraverso un accordo con i corpi del governo regionale, investirli di specifici compiti e
funzioni. Queste regioni non sono state stabilite che in alcuni pochi casi e sono poco efficienti,
soprattutto perché lo Stato non gli ha ancora delegato alcun compito.
Le responsabilità statali sono esercitate a livello regionale attraverso corpi statali decentralizzati.
Le 192 municipalities possono integrarsi nelle Regioni per gestire affari locali di interesse più ampio.
Le municipalities includono 11 urban municipalities. Un’urban municipality è una municipalità con più
di 20.000 abitanti, di cui almeno 15.000 sono impiegati nel settore terziario e quartiario.
Le urban municipalities hanno responsabilità più ampie rispetto alle municipaities.
•
PORTOGALLO
Lo Stato ha potere legislativo elusivo in tutte le materie e poteri amministrativi residuali rispetto alle
autorità locali.
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5 Regional Coordinating Commissions (Nord, Centro, Lisbona e Tagus Valley, Algarve e Alentejo),
designati dal Governo centrale, sono responsabili per le seguenti materie:
• Coordinamento del supporto tecnico, finanziario e amministrativo per le autorità locali;
• Implementazione delle misure di sviluppo regionale.
Le Regioni autonome delle Azzorre e di Madeira, che godono di ampi poteri politici e legislativi,
costituendo una forma di autogoverno, sono responsabili per le seguenti materie:
• Perseguimento dei loro specifici interessi;
• Partecipazione al policy making nazionale;
• Difesa del loro statuto autonomo dinanzi alla Corte Costituzionale.
18 distretti (divis o distrital) costituiscono il livello intermedio tra il livello regionale e il livello locale.
Il livello locale, che gode di poteri amministrativi, è costituito da 308 municipalities (Municípios), che
formano un’associazione, amministrata dall’Assemblea Inter-municipale, 2 aree metropolitane,
quella di Lisbona e quella di Oporto e 4252 Freguesias.
Una relazione della presidenza irlandese dell’Unione europea sottolinea i risultati
ottenuti.
In una relazione appena pubblicata sui suoi sei mesi di presidenza dell’Unione europea, il
governo irlandese ha sottolineato i risultati conseguiti nell’area della competitività e dello
sviluppo.
In primo luogo, la relazione nota che al Vertice europeo di primavera, l’Unione europea ha ribadito
l’impegno sull’agenda di Lisbona e ha ammesso che ottenere una crescita sostenibile e creare nuovi e
migliori posti di lavoro rappresentano le priorità fondamentali dell’anno a venire. La presidenza
irlandese è stata in grado di ottenere un accordo per “includere la partecipazione di importanti attori
nell’implementazione dell’agenda di Lisbona”, continua il testo.
Gli autori della relazione ritengono che la revisione di metà percorso dell’agenda di Lisbona sarà
un’importante occasione per valutare quanto bene le riforme vengono introdotte. “Nel corso del vertice
europeo di primavera, la presidenza irlandese ha ottenuto un accordo sui parametri per il riesame e ha
invitato la Commissione europea a creare un gruppo ad alto livello per preparare un’analisi
indipendente sui progressi dell’agenda di Lsbona”, afferma il testo.
Anche nello sviluppo dello Spazio europeo per la ricerca SER) sono stati registrati progressi dal
gennaio 2004 e, secondo la relazione, tra i risultati fondamentali, bisogna annoverare la creazione
delle reti transeuropea per i trasporti e l’energia, i progressi nella realizzazione del progetto di
navigazione satellitare Galileo, le nuove misure per promuovere l’imprenditorialità e la rapida
approvazione del piano d’azione per le tecnologie ambientali.
Nonostante i risultati ottenuti dalla presidenza irlandese dell’Unione europea, restano, comunque,
alcuni temi in sospeso che la presidenza olandese deve cercare di risolvere, come, ad esempio,
l’accordo sul brevetto comunitario, le norme sul sostegno dell’Unione europea alla ricerca sulle cellule
staminali di embrioni umani, nonché un accordo soddisfacente sul sito di costruzione dell’ITER
(international Thermonuclear Experimental Reactor).
Per leggere la relazione completa, visitare:
http://www.eu2004.ie/templates/document_file.asp?id=20717.
Bollettino 2004 sul rispetto delle norme della politica comune della pesca: “Gli Stati
membri devono fare di più”.
La Commissione europea ha pubblicato la seconda edizione del bollettino sul rispetto delle
norme della politica comune della pesca, dal quale risulta che, nonostante alcuni progressi
compiuti dagli Stati membri nella trasmissione dei dati relativi al 2003, c’e ancora molto da fare
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per conservare gli stock ittici. Tre quarti delle procedure di infrazione in corso riguardano casi
di superamento dei contingenti. Dalla pubblicazione del bollettino dell’anno scorso, la
Commissione europea ha avviato quattro nuove procedure di infrazione: due nei confronti della
Spagna e del Regno Unito per inadempienze agli obblighi di applicazione della normativa e due
nei confronti della Francia e della Spagna per inadeguatezza dei controlli sull’uso di determinati
attrezzi da pesca. Viste le carenze continuamente riscontrate nelle attività di controllo
dell’applicazione della normativa da parte degli Stati membri, è possibile che i dati trasmessi
alla Commissione europea non riflettano esattamente la realtà. Queste discrepanze spiegano in
parte le catture in eccesso, in quanto la pesca non è chiusa in tempo per evitare il superamento
dei contingenti.
Franz Fischler, commissario responsabile della Pesca, ha commentato: ”Nonostante alcuni progressi,
resta ancora molto da fare. Gli Stati membri si sono impegnati ad assicurare un controllo
dell’applicazione delle norme più equo, efficace e uniforme. Ora devono rispettare gli impegni assunti”.
Potenziare i controlli sull’applicazione della normativa rendendoli più uniformi in tutta l’Unione europea
è uno dei pilastri della riforma della politica comune della pesca. La pubblicazione on-line del bollettino
sul rispetto delle norme nel settore della pesca rientra fra le azioni adottate per realizzare questo
obiettivo.
Prevenire le catture in eccesso.
Gli Stati membri devono controllare attentamente le catture della loro flotta per sospendere la pesca
per tempo e rispettare, così, i contingenti fissati dal Consiglio dei ministri della Pesca sulla scorta di
pareri scientifici. Rispetto all’anno scorso, la situazione è leggermente migliorata. La Danimarca è,
tuttavia, l’unico Stato membro ad aver rispettato pienamente le norme presentando, entro le scadenze,
tutte le relazioni richieste sulle catture.
Il numero dei contingenti superati è diminuito, passando dal 3% nel 2002 al 2% nel 2003. La
percentuale delle catture in eccesso rispetto ai contingenti varia sensibilmente e oscilla da meno
dell’1% al 76%, così come variano anche le relative quantità. Gli Stati membri maggiormente coinvolti
sono il Belgio, la Spagna e, per il terzo anno, i Paesi Bassi.
Monitoraggio e controllo.
Nel luglio del 1999, il Consiglio ha adottato un elenco di comportamenti che violano gravemente le
norme della politica comune della pesca. Ogni anno, gli Stati membri sono tenuti a trasmettere una
relazione sulle azioni adottate qualora siano individuate infrazioni gravi. La Commissione europea
osserva che le carenze constatate nelle relazioni rendono difficili i confronti.
In base ai dati ricevuti sembra che il numero di infrazioni gravi sia diminuito, passando da 8.139 nel
2001 a 6.756 nel 2002. Come l’anno scorso, la metà dei casi riguarda attività di pesca illegale, svolte
senza autorizzazione o in aree proibite.
Procedure di infrazione.
Tre quarti delle procedure di infrazione attualmente in corso contro gli Stati membri (61 su un totale di
81) riguardano casi di superamento dei contingenti fissati. Ad eccezione della Grecia e dell’Italia,
soggette a un unico contingente, tutti gli Stati membri sono coinvolti: la Danimarca (10), la Spagna (9),
il Belgio, la Francia e il Regno Unito (7), la Svezia (6), l’Irlanda e il Portogallo (5), la Germania e la
Finlandia (2) e i Paesi Bassi (1). Altre otto procedure riguardano la mancata notifica dei dati relativi alle
catture. Sono state avviate quattro nuove procedure di infrazione: due contro la Spagna e il Regno
Unito per gravi inadempienze agli obblighi di applicazione della normativa e due contro la Francia e la
Spagna per carenze nel controllo delle misure tecniche (uso di reti da posta derivanti).
Il bollettino è disponibile su Internet al seguente indirizzo:
http://europa.eu.int/comm/fisheries/scoreboard/index_en.htm
Un nuovo Fondo per la pesca destinato alla pesca sostenibile e alla diversificazione.
La Commissione europea ha presentato una proposta di Fondo europeo per la pesca (FEP) per
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il periodo 2007-2013 a sostegno della realizzazione di misure destinate a garantire la
sostenibilità del settore e la diversificazione delle attività economiche nelle zone di pesca, che
subentrerà all’attuale Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP). Ogni anno
verranno resi disponibili in media 700 milioni di euro. Le misure FEP costituiscono un
adeguamento all'
evolversi delle esigenze dei settori sia della pesca che dell'
acquacoltura e
delle zone di pesca costiera interessate. L’impostazione seguita consiste nel contribuire a
ridurre la pressione della pesca in modo da permettere la ricostituzione degli stock ittici e
incoraggiare l'
uso di attrezzature e pratiche più compatibili con le esigenze ambientali nei
settori della pesca e dell'
acquacoltura nonché in sede di lavorazione e commercializzazione dei
prodotti della pesca. Il FEP fornirà, inoltre, aiuti alle regioni più colpite dalla perdita di posti di
lavoro per aiutarle a diversificare e potenziare la propria base economica. Gli aiuti FEP
potranno, inoltre, essere erogati a favore di iniziative collettive e di azioni destinate a
incoraggiare le pari opportunità. Spetta agli Stati membri decidere quale combinazione di
provvedimenti sia più adeguata alle esigenze delle loro regioni. Come deciso in sede di riforma
della Politica comune della pesca nel 2002, con la nuova normativa non saranno più ammissibili
gli aiuti destinati a rinnovare la flotta, a esportare pescherecci o a creare imprese comuni.
“Il Fondo europeo per la pesca costituisce una risposta alle nuove esigenze del settore nel XXI°
secolo. Contribuendo a realizzare la riforma della Politica comune della pesca, il Fondo offrirà un
apporto molto sostanziale alla sostenibilità ambientale, economica e sociale nel settore della pesca”,
ha dichiarato Franz Fischler, commissario per l’agricoltura,lo sviluppo rurale e la pesca.
Garantire la sostenibilità della pesca e delle zone di pesca nel quadro del FEP.
Il progresso tecnologico ha reso necessario un numero minore sia di pescherecci che di addetti. Per
affrontare i problemi connessi al sovrasfruttamento, all’esaurimento degli stock e agli effetti indotti dalla
perdita di posti di lavoro, il FEP privilegia le misure destinate a realizzare la sostenibilità, incoraggiando
la riduzione e il miglioramento dell’attività di pesca e attenuando la dipendenza delle comunità costiere
da questo tipo di attività.
Esempi:
Aiuti al settore delle catture
Saranno disponibili aiuti ai proprietari e agli equipaggi obbligati a sospendere temporaneamente
l’attività di pesca per rendere possibile la ricostituzione degli stock o a motivo del mancato rinnovo
di un accordo di pesca o a seguito di calamità naturali.
Programmi di formazione e riqualificazione o regimi di prepensionamento.
Sarà ammissibile agli aiuti l’utilizzo di attrezzi da pesca con minore impatto sull’ambiente marino.
I giovani pescatori beneficeranno di incentivi specifici alla formazione.
Aiuti destinati a potenziare la sicurezza e l’igiene a bordo.
La cessazione permanente dell’attività dei pescherecci sarà oggetto di finanziamenti nel quadro del
FEP. Verranno, tuttavia, rese più rigorose le condizioni di erogazione degli aiuti.
Misure di supporto per la flotta da pesca artigianale.
Acquacoltura, lavorazione e commercializzazione.
Il FEP favorirà l’acquisizione e l’applicazione di attrezzature tecniche compatibili con le esigenze
ambientali.
Viste le condizioni di mercato, gli aiuti saranno destinati in priorità alle piccole imprese.
Gli allevatori di molluschi e crostacei obbligati a sospendere temporaneamente il raccolto saranno
ammissibili agli aiuti.
Sviluppo sostenibile delle zone di pesca costiera.
Saranno ammissibili le iniziative volte a diversificare e potenziare la base economica nelle zone di
pesca particolarmente colpite dall’esaurimento degli stock, nonché i progetti destinati a promuovere
il ruolo delle donne in tali zone.
Iniziative collettive
Saranno disponibili aiuti per progetti di comune utilità nel settore della pesca e dell’acquacoltura.
Le norme FEP saranno semplificate e saranno chiarite le responsabilità della Commissione europea e
degli Stati membri.
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Nuovi finanziamenti per le reti transeuropee dell’energia e dei trasporti e per i
programmi GALILEO e Marco Polo dal 2007 al 2013.
La Commissione europea propone finanziamenti per oltre 22 miliardi di euro, ripartiti su sette
anni, per le reti transeuropee dell’energia e dei trasporti, per il programma GALILEO e per il
programma Marco Polo a favore del trasporto non stradale di merci. «È giunto il momento di
dotare l’Unione europea di risorse di bilancio sufficienti per incentivare gli investimenti pubblici
e privati nelle grandi infrastrutture e nelle tecnologie chiave dell’energia e dei trasporti, con
l’obiettivo di arrivare alla creazione di un vero mercato interno e di accrescere la competitività»,
ha sottolineato il commissario europeo per i trasporti e l’energia, la signora Loyola de Palacio.
Nell’ambito delle prossime prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, la Commissione europea
propone una profonda revisione del bilancio delle reti transeuropee dell’energia e dei trasporti (RTE) e
delle modalità di assegnazione degli aiuti finanziari.
Per il settore dei trasporti, il regolamento proposto stanzia un bilancio di 20,35 miliardi di euro,
concentrando gli aiuti su un numero limitato di progetti e autorizzando un tasso di
incentivazione che, in casi eccezionali, potrà coprire il 50% del costo dei progetti
transfrontalieri. Gli aiuti saranno subordinati al rispetto degli obiettivi in materia di riequilibrio
modale e intermodalità. Sarà, altresì, chiarito il ruolo rispettivo della Commissione europea e
degli Stati membri nella gestione degli aiuti. Il nuovo bilancio, in sensibile aumento rispetto al
periodo precedente, permetterà di cofinanziare 30 progetti prioritari della rete RTE approvati dal
Parlamento europeo e dal Consiglio il 29 aprile 2004 per un costo totale di 225 miliardi di euro,
nonché i programmi per la diffusione dei sistemi europei di gestione del traffico aereo e
ferroviario. Considerando che entro il 2020 si prevede il raddoppio del traffico tra gli Stati
membri, esso contribuirà a sostenere la crescita economica e l’incremento del PIL (fino allo
0,3%), nonché a ridurre del 4% le emissioni di CO2.
Per il settore dell’energia, il regolamento prevede un bilancio di 340 milioni di euro per
cofinanziare gli studi di fattibilità sui gasdotti e le interconnessioni elettriche necessari per
completare il mercato interno e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento.
La Commissione europea ha presentato altri due regolamenti complementari.
Per sviluppare il programma esistente Marco Polo, destinato a riequilibrare il trasporto di merci
trasferendolo dalla strada ad altri mezzi, è stato istituito il programma Marco Polo II, che
prevede nuove azioni, tra cui le Autostrade del mare e le cosiddette «misure anti-traffico».
Questo programma, per cui sono stati stanziati 70 milioni di euro per il periodo 2007-2013, è
stato esteso agli Stati confinanti dell'
Unione Europea. La Commissione europea ritiene che 1
euro di sovvenzione accordato nel contesto del programma Marco Polo genererà 6 euro di
benefici per la società e l’ambiente.
È previsto uno stanziamento fino a un miliardo di euro per contribuire finanziariamente all’avvio
del sistema europeo di radionavigazione via satellite GALILEO, nelle fasi di diffusione e di
gestione. A lungo termine, gli utili commerciali generati dall’impiego del sistema dovranno
assicurare l’equilibrio finanziario.
Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito internet:
http://europa.eu.int/comm/ten/transport/revision/revision_1692_96_en.htm
Euro: un rapporto della Commissione traccia un bilancio dopo i primi cinque anni.
La Commissione europea ha presentato un rapporto che traccia il quadro dell'
Unione economica e
monetaria (UEM) a cinque anni dall'
adozione dell'
euro. Lo studio parla, in generale, della moneta unica
come di un successo, individuando, tuttavia, diverse difficoltà ancora da risolvere.
L'
introduzione dell'
euro, avvenuta nel 1999, ha diviso le opinioni degli economisti. Alcuni pensavano
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che avrebbe causato una paralisi, puntando il dito sulla mancanza di flessibilità in una zona di 12 Paesi
diversi che utilizzano tutti la stessa moneta. Altri, al contrario, ritenevano che l'
eliminazione del rischio
di cambio e l'
aumento del commercio tra gli Stati dell'
eurozona avrebbe accresciuto la posizione
dell'
Unione europea sul mercato mondiale.
Nel rapporto, la Commissione europea afferma che la moneta unica "ha superato le aspettative sia dei
suoi sostenitori che dei detrattori. L'
euro ha giocato un ruolo chiave nell'
accelerare l'
integrazione
economica in Europa " - si legge nel documento - "incrementando gli scambi tra i Paesi partecipanti".
L’esecutivo europeo ammette, tuttavia, che molto lavoro va ancora fatto, specialmente nel combattere
la lenta crescita dell'
eurozona. Nel 2003, questa si è attestata sullo 0,4%, contro il 2,1% nel Regno
Unito, circa il 3% negli Stati Uniti e più del 9% in Cina.
La Commissione europea ha identificato altre sfide per il sistema euro, tra cui consolidare la stabilità
macroeconomica nell'
Europa allargata e prepararsi alle conseguenze dell'
invecchiamento della
popolazione, riducendo i debiti pubblici e i tassi di disoccupazione e portando avanti le riforme del
sistema pensionistico e sanitario.
L'
impegno futuro deve, inoltre, rafforzare il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, con
un approccio preventivo e la volontà di rispettare gli impegni e di migliorare la rappresentazione
esterna della moneta unica, offrendole maggiore coerenza sulla scena internazionale.
La “Ricerca” per l’agricoltura.
Il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura si è riunito il 19 luglio scorso a Bruxelles e ha concentrato
l’attenzione su tre punti:
L’importanza della ricerca per il settore agricolo;
Il bisogno di ben organizzare la Ricerca su scala europea;
Il ruolo che i ministri dell’ agricoltura possono giocare.
Uno sforzo più importante e coerente nella ricerca e nello sviluppo tecnologico diventa essenziale per
un’Europa in continua crescita.
I recenti studi dell’OCDE (Organisation for Economic Co-operation and Development) mostrano che il
50% della crescita economica è il risultato di ingenti investimenti in Ricerca e Sviluppo. Lo stesso
avviene per il settore dell’agricoltura che ha l’importante compito di rispondere alle attese crescenti dei
cittadini e alle innumerevoli sfide. I cittadini esigono un’alimentazione di migliore qualità, più sana, più
sicura e più rispettosa dell’ambiente, hanno il diritto di conoscere l’origine di ciò che mangiano e
scegliere la loro alimentazione in piena consapevolezza.
Il concetto di sviluppo sostenibile s’impone sempre di più ed introduce nuove esigenze che richiedono
una particolare attenzione in materia di protezione dell’ambiente, di gestione delle risorse biologiche e
di sviluppo nelle zone rurali e costiere.
La globalizzazione e l’apertura progressiva del mercato agricolo europeo prospettano l’avvento di una
concorrenza più aggressiva, e quindi i prodotti e la produzione dovranno avere un forte valore
aggiunto.
Le misure prese nel quadro della politica agricola devono basarsi su un’esperienza scientifica forte e
indiscutibile come per esempio è avvenuto per le misure prese dal 1996 sotto la spinta dello sviluppo e
diffusione della BSE (il morbo della mucca pazza).
Lo sviluppo di una « agricoltura ragionata » rispondente a queste aspettative chiederà un investimento
più deciso e coerente nella Ricerca e Sviluppo.
Necessita pertanto una politica agricola europea che tenga conto dei sopra menzionati cambiamenti.
La riforma della politica agricola comune porterà dei cambiamenti importanti in materia di dazi, di
sovvenzioni e darà la possibilità agli agricoltori di adattare le loro produzioni in modo più rapido
alle evoluzioni del mercato.
L’ allargamento ha raddoppiato la percentuale della popolazione attiva impiegata nel settore
agricolo (dall’8% al 45% della popolazione attiva) e ciò porterà una modernizzazione accelerata
dei sistemi di produzione agricola nei nuovi Stati Membri, così come anche un bisogno di sviluppo
di nuove attività in certe zone rurali deboli.
I progressi scientifici recenti nei campi quali la genomia, la microbiologia, i biorivelatori o
l’alimentazione aprono prospettive nuove per lo sviluppo di nuovi prodotti e il miglioramento dei
sistemi di produzione, anche se esse suscitano talvolta delle incomprensioni o addirittura dei timori
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nella società. E’ d’altronde in questo contesto che la Commissione ha presentato nel gennaio 2002
una strategia europea e un piano d’azione per le scienze della vita e la biotecnologia.
La dimensione europea della ricerca.
L’Europa ha un’eccellenza scientifica di classe mondiale, ma non la valorizza sufficientemente.
Rischiamo noi stessi un’erosione progressiva della nostra eccellenza scientifica:
Investiamo troppo poco nella ricerca (2% del PIL contro il 2,8% degli USA e il 3% del Giappone).
Soffriamo di una frammentazione degli investimenti e degli sforzi di ricerca che ostacolano la
mobilitazione di masse critiche di risorse e di competenze.
Non trasformiamo abbastanza i risultati della ricerca in prodotti e servizi commerciali.
Questa analisi vale anche per la ricerca agronomica, che resta troppo frammentata in Europa.
Le differenti discipline che entrano in gioco sono troppo divise e gli enti di ricerca non possono sempre
contare sulle autorità regionali da cui essi dipendono per valorizzare ed estendere le loro attività al di là
dei limiti regionali.
Tuttavia la ricerca agronomica non è articolata in maniera strategica a diversi livelli di competenza :
locale, regionale, nazionale ed europea.
E’ in questo contesto che la Commissione europea agisce, con gli Stati Membri e gli altri attori della
ricerca, per la realizzazione di un vero spazio europeo per la Ricerca. Si tratta di creare un mercato
interno della Ricerca e della tecnologia dove le conoscenze, le tecnologie e i ricercatori circolino
liberamente attraverso le frontiere e dove le autorità pubbliche, a tutti i livelli, coordinino la loro politica
di ricerca.
Il risultato deve essere una migliore allocazione delle risorse, ma anche un rafforzamento
dell’eccellenza scientifica, grazie a una maggiore cooperazione e competizione.
Il VI Programma Quadro di Ricerca è stato riveduto affinché agisca non solo come un semplice
strumento finanziario di ricerca, ma come uno strumento per la realizzazione di uno spazio Europeo di
Ricerca. Il Programma Quadro, con un budget annuale di quasi 5 miliardi di euro, rappresenta
solamente il 5% delle spese pubbliche di Ricerca in Europa.
E’ stato diminuito il numero di soggetti coperti e sono stati sviluppati nuovi strumenti di finanziamento
della Ricerca, aventi un impatto più strutturante.
Più di 800 milioni andranno alla Ricerca agronomica, e al settore alimentare in diverse forme:
Grandi progetti ambiziosi, che mobilitano una massa critica di risorse e di competenze sulle sfide di
dimensione europea. Per quanto concerne “Qualità e sicurezza alimentare”, la Direzione Generale
Ricerca ha appena concluso dei contratti per 24 grandi progetti, che riuniscono parecchie decine
d’equipes di Ricerca con un finanziamento medio di 13 milioni di euro.
Delle attività di ricerca in appoggio alle politiche comunitarie, di cui una parte importante è
consacrata alle politiche della pesca, dell’agricoltura e dello sviluppo rurale
Il coordinamento di programmi nazionali e regionali di ricerca attraverso delle azioni ERANET.
ERANET sostiene la messa in rete e il coordinamento dei programmi di ricerca e s’indirizza ai
gestori di programmi di ricerca e di innovazione nazionali e regionali, piuttosto che ai ricercatori.
Lo sviluppo di un’agricoltura ragionata e innovatrice è un fatto importante e fondamentale per l’Europa
e passa attraverso la creazione di uno spazio europeo della ricerca agronomica e i ministri
dell’agricoltura hanno un ruolo molto importante per la realizzazione di ciò.
Questo contributo può svolgersi attraverso uno sforzo di sensibilizzazione nel settore dell’agricoltura,
all’importanza della Ricerca e dello sviluppo tecnologico, e attraverso un approccio sistematico nella
politica agricola che stimoli l’innovazione e il trasferimento tecnologico e attraverso l’incoraggiamento
continuo all’investimento nella Ricerca e al coordinamento degli sforzi di Ricerca su scala europea.
Primo rapporto annuale sull’immigrazione e l’integrazione.
Al Consiglio europeo di Salonicco del giugno 2003, la Commissione europea è stata incaricata di
presentare, con scadenza annuale, un rapporto sull’immigrazione e sull’integrazione in Europa per
offrire una panoramica generale sull’andamento dei fenomeni nell’Unione europea, analizzare i
cambiamenti delle politiche sull’immigrazione e descrivere le azioni intraprese circa l’accesso e
l’integrazione degli immigrati a livello nazionale ed europeo.
Il rapporto rappresenta un nuovo sistema per garantire un continuo monitoraggio e un nuovo e
importante strumento di revisione per lo sviluppo di una politica comune di immigrazione.
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Il primo rapporto, oltre a confermare che l’immigrazione ha un ruolo fondamentale nello sviluppo
sociale ed economico dell’Europa, ha evidenziato come una politica sull’immigrazione esclusivamente
di tipo economico non sia più sufficiente. Già nella Comunicazione sull’immigrazione e integrazione del
2003, la Commissione europea aveva indicato la necessità di un approccio globale di integrazione
come elemento chiave per una buona politica sull’immigrazione, sottolineando come gli aspetti
economico e occupazionale siano strettamente connessi con quello sociale e, quindi, come il successo
degli uni implichi il successo dell’altro. Gli immigrati non devono, infatti, limitarsi a parlare la lingua del
Paese ospitante e a occupare un posto di lavoro, ma devono anche rispettare i diritti fondamentali e i
valori di tale Paese.
Il rapporto rileva le due questioni chiave che devono essere immediatamente affrontate in ambito
europeo. Da un lato, l’Europa ha bisogno di continuare a lavorare sul sensibile argomento della
migrazione legale, in particolare, sulla questione occupazionale. Dall’altro, si deve necessariamente
affrontare, a livello politico, la questione dell’integrazione sociale, tenendo conto anche della nuova
sfida posta dall’invecchiamento della popolazione europea. Avendo chiaro ciò, la Commissione
europea supporta il desiderio del suo Presidente di volere sviluppare, attraverso i rapporti annuali e in
linea con il principio di sussidiarietà, un numero comune di principi che vadano oltre una semplice
dichiarazione di intenti e che costituiscano obiettivi e principi guida concreti e idonei per formulare le
differenti politiche.
Comunicazione sulle priorità per lo sviluppo di una politica comune di riammissione.
A seguito della richiesta del Consiglio d’Europa del 16-17 ottobre 2003, la Commissione europea
presenterà allo stesso una comunicazione in cui saranno riportati lo stato delle negoziazioni sulla
politica di riammissione e le concrete misure necessarie per assicurare il successo di una politica di
sviluppo comune, inclusiva dell’identificazione di un nuovo accordo di accesso con i Paesi terzi.
Gli accordi di riammissione determinano reciproci obblighi che intercorrono tra l’Unione europea e i
Paesi terzi e indicano le procedure amministrative e operative per facilitare il rimpatrio e il transito
illegale.
Dal settembre 2000, la Commissione europea è stata autorizzata a negoziare gli accordi di rimpatrio
comunitario con 11 Paesi terzi (Marocco, Sri Lanka, Russia, Pakistan, Hong Kong, Macao, Ucraina,
Albania, Algeria, Cina e Turchia), ma, fino ad ora, solo con 4 di questi (Hong Kong, Macao, Sri Lanka
e Albania) si è giunti a una effettiva conclusione.
La Commissione europea propone un’unica procedura per la richiesta di asilo.
La Commissione europea ha presentato la Comunicazione “Una politica di asilo più efficiente e
comune: la singola procedura come prossimo passo”, con cui sostiene che l’unico modo per migliorare
l’annosa procedura e i vari problemi che da essa scaturiscono, sia quello di instaurare un’unica
complesso di regole che valuti in un singolo esame tutte le richieste senza possibilità di presentare
ulteriori motivi in altri stadi. In questo modo, i tempi sarebbero ulteriormente ridotti e si ovvierebbe alle
frequenti forme di ostruzione.
Questi nuovi orientamenti della Commissione europea in tema di immigrazione e asilo sono in linea
con i nuovi orientamenti della Costituzione europea e con le prospettive finanziarie previste per il 20072013, che hanno stanziato un significante supporto finanziario per la nuova politica dell’immigrazione.
La Costituzione europea menziona la solidarietà come principio base di cooperazione tra gli Stati
membri. L’Unione europea deve supportare gli sforzi degli Stati membri miranti a rendere gli immigrati
di diversa cultura, lingua e religione capaci di stabilizzarsi e di prendere parte attivamente a tutti gli
aspetti della società.
LE CONFERENZE, GLI INCONTRI, I SEMINARI E LE GIORNATE INFORMATIVE IN
EUROPA.
Stoccolma, 25 agosto 2004
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Forum Euroscience 2004 – interazione fra scienza, società e cultura umanistica.
Bruxelles, 1-3ettembre 2004
Corsi di formazione sul Sesto Programma Quadro.
Per informazioni : www.cordis.lu
Tallin, 16-17 settembre 2004
Gruppi di lavoro sulle opportunità commerciali con l’Europa orientale.
Per informazioni : www.cordis.lu
Strasburgo, 21-22 settembre 2004
Conferenza su « E-learning dalla ricerca alla realtà : come valutare l’efficacia della formazione ».
Bruxelles, 21-23 settembre 2004
« Microcredit European Conference » organizzata dalla DG Impresa della Commissione europea.
Poznan, 23 settembre 2004
Seminario su « Qualità e sicurezza alimentare nel Sesto Programma Quadro ».
Per informazioni : www.cordis.lu
Oporto, 26-28 settembre 2004
Conferenza sulla cooperazione tra università, settore industriale e organismi governativi a livello
regionale, nazionale ed europeo.
Per informazioni : www.cordis.lu
Vienna, 10-12 novembre 2004
Inconto internazionale di partenariato « Rifiuti : aria, acqua, solidi »
Zilina, 22-24 novembre 2004
Conferenza internazionale sulla ricerca nel trasporto aereo.
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Modica, Francesca Parlagreco, Jane Torrisi.
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