anteprima assoluta - Acustica Applicata

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anteprima assoluta - Acustica Applicata
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ANTEPRIMA ASSOLUTA
di Riccardo Mozzi
Sistema di altoparlanti da pavimento
AVALON INDRA
Il nuovo diffusore della Avalon: come sempre, un piccolo avvenimento, vista l’accurata progettazione e sviluppo che ogni nuova
creatura di Neil Patel richiede; in anteprima assoluta per il lettori di Fedeltà del Suono.
In effetti viene da chiedersi come
mai alcune Ditte, anche di una
certa importanza “quantitativa”,
siano così parche nella presentazione dei nuovi apparecchi,
spesso limitati ad un solo modello all’anno; evidentemente lo
sforzo progettuale è di particolare impegno per cui è limitato
ad un solo prodotto e non ad una
eventuale linea di apparecchi.
Ho conosciuto personalmente
Neil Patel svariati anni orsono
(1993) in occasione della presentazione delle nuove (allora) Avalon Radian; nel 2005 ho poi
avuto l’onore di riceverlo a casa,
in saletta: dopo tanti anni di
esperienza ritenevo di conoscere
tante cosette del mio impianto
personale: ed invece con poche
regolazioni al giradischi, con lo
spostamento del tavolino del finale, con la rotazione di alcuni
DAAD ecco che il suono assumeva un aspetto più... veritiero:
poche sfumature migliorative ottenute con altrettanti sapidi “tocchi” ma sufficienti per migliorare
il risultato finale in modo significativo (e farmi fare la figura del
babbeo...).
Evidentemente la professionalità,
l’orecchio e l’esperienza non
sono cose che si possono improvvisare da un giorno all’altro;
e da quel giorno la mia personale
stima verso il patron della Avalon è ulteriormente cresciuta...
DESCRIZIONE
Eccomi quindi a descrivere sommariamente questi nuovi diffusori partendo dai modelli
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precedenti. Già, chissà perchè
spesso gli eventuali difetti o,
quantomeno, i lati negativi di un
apparecchio si riescono a scoprire solamente con la recensione del modello successivo...
Quante volte ci è capitato di leggere che “...si, il modello MkII era
buono, ma questo MkIII è più
equilibrato, non ha quella tonalità acida....”, ecc.
Probabilmente ci sono caduto
anch’io, quantomeno con questa
recensione...
Ebbene, i modelli sostituiti da
queste Indra sono le Opus e le
Ceramique; le prime erano diffusori a quattro vie, con medio ed
alto Accuton (in ceramica), woofer Eton e woofer inferiore sconosciuto (almeno per me),
entrambi da 9”.
Si trattava di diffusori nati per
permettere un ascolto “completo”
anche in ambienti di ampiezza
tale da non permettere l’inserimento delle più grandi Eidolon,
costando peraltro circa 8000
euro in meno di queste ultime; il
risultato finale era tuttavia un
poco sbilanciato verso le basse
frequenze che, con certe incisioni, non sembravano essere
controllate a dovere, anche senza
arrivare a certi “rigonfiamenti”
tipici di diffusori fortemente caratterizzati in tal senso.
Per ovviare personalmente a
questa saltuaria “invadenza”,
dopo svariati tentativi, nei miei
esemplari avevo posto tra il diffusore ed il pavimento un sottile
(lo spessore è stato ricavato dopo
alcune prove...) foglio di gommapiuma della stessa superficie
della base del diffusori; risultato
interessante, grazie al controllo
meccanico imposto al woofer inferiore dal minor volume di aria
a disposizione per la sua elongazione.
Le Ceramique (possedute per
poco tempo, giusto per fulminare
un woofer...) adottavano, invece,
un solo woofer Accuton (in ceramica); il risultato all’ascolto era
sì interessante, ma lasciava un
poco perplessi l’impatto della
gamma bassa, profonda a sufficienza, ma apparentemente di limitata immanenza; un basso
paragonabile ad un piccolo diffusore planare ove il volume di
aria spostata è orientativamente
pari a quello di un trasduttore
tradizionale, ma il cui punch
sembrerebbe essere inferiore; e
tale tipo di risultato mi è parso di
ascoltarlo anche in altri diffusori
adottanti altoparlanti completamente ceramici, seppur in quantità, ora presenti sul mercato.
Duole allo scrivente rammentare
inoltre una certa qual fragilità
dei trasduttori citati, evidentemente pensati per ascolti a volume non parossistico come
personalmente (ma non sono il
solo....) a volte prediligo.
E veniamo alle Indra: il cabinet
è lo stesso dei diffusori citati in
precedenza, così come pare essere identico il midrange ed il
tweeter; i woofer, invece, sono
gli Eton da 7” in nomex-kevlar
già utilizzati con successo sulle
più economiche Ascendant; e,
per quanto mi riguarda, con ottimi risultati: di questi diffusori
ho tutt’ora un’ottimo ricordo.
Non riuscii mai a mandarle in
crisi, neppure con finali Levinson
o Krell da 200 watt (nominali...)
durante ascolti degni di un Luna
Park...
Il crossover dovrebbe essere stato
pesantemente modificato rispetto
ai progetti precedenti non solamente per quanto riguarda le frequenze di taglio, ma anche per
altri particolari, non meglio specificabili, che coinvolgono la ri-
sposta nel tempo dei trasduttori,
caratteristica che pare asssimilare queste Indra, seppur con i
dovuti distinguo, alle recenti Isis.
I morsetti di ingresso sono ora finalmente sul pannello posteriore,
come già lo erano per le Ascendant e per le Isis, e sono peraltro
realizzati utilizzando un’intelligente connessione Cardas mediante la quale è possibile serrare
i due poli contemporaneamente.
La Avalon giustificava la necessità di utilizzo delle connessioni
da porre al di sotto del cabinet
con il fatto che il crossover era
ospitato in basso... Evidentemente ora sono riusciti a trovare
una soluzione decisamente più
funzionale e che svincola dalla
necessità di essere in due amici
per connettere i diffusori all’impianto... La griglia frontale segue
l’andamento esterno del profilo
del mobile e contiene al suo interno un feltro che, appoggiandosi sul pannello frontale,
controlla le diffrazioni che inevitabilmente si vengono a creare;
per mascherare questo (brutto)
feltro viene naturalmente utilizzata una stoffa di copertura, che
peraltro dona una certa eleganza
al tutto; nel corso del tempo ho
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programma...), risultato essere un vero
campione nel rapporto qualità/prezzo.
Numerose anche le amplificazioni utilizzate: Audio Research, Spectral e Lamm
,dei superbi Reference 1.2 (Ah, Riccardo,
fortunato tu... N.d.D.), provando quindi la
“compatibilità” di queste Indra con finali
a valvole, a stato solido ed ibridi.
Cavi di segnale Transparent (phono), Crystal Cable e NBS; De Antoni di potenza.
Il punto di ascolto e la collocazione in
ambiente sono quelli solitamente utilizzati per i miei diffusori personali, lasciando così quasi invariata anche la
collocazione dei vari correttori acustici
DAAD all’interno della saletta.
Fortunatamente i diffusori mi sono arrivati quasi completamente rodati per cui la
“legnosità” della gamma bassa che ricordavo durante il periodo di rodaggio delle
Ascendant era completamente assente.
Le primissime impressioni di ascolto possono essere fuorvianti se si proviene da
un diffusore di caratteristiche sensibilmente superiori; ma, vista la “naturalità”
di emissione di queste Indra (in verità al
pari un poco di tutte le Avalon), tale impressione è durata solamente pochissimo
tempo, emergendo subito anche durante
le prime sedute di ascolto la musicalità intrinseca di questo diffusore; il ricordo
corre immediatamente alle altre Opus (le
Ceramique sono superate di un balzo, a
mio avviso...), di cui ho tutt’ora un’impressione ben vivida; debbo dire che le
provato ad ascoltare svariati modelli di
Avalon con e senza stoffa, giungendo alla
conclusione della indispensabilità del feltro, ma della “perniciosità” della stoffa
stessa ai fini della trasparenza, almeno per
buona parte degli ambienti correttamente
trattati dal punto di vista acustico; in questi casi saranno disponibili presso l’Importatore delle griglie dotate di forature
per evitare “mascheramenti sonori” che, è
mio parere, non si limitano a semplici sfumature, ma sono decisamente determinanti per il risultato finale (per me che
sono un pignolo...), a meno di un aspetto
esteriore un poco più tecnico, ma forse
meno accettabile da parte di chi bada, giustamente, anche all’estetica.
ASCOLTO
Per l’ascolto di questi diffusori ho avuto a
disposizione una gran quantità (e qualità...) di altri componenti che saranno poi
specificatamente descritti in un prossimo
“hi-dream”.
In particolare ho potuto utilizzare la mia
sorgente digitale Madrigal ed una stellare
Metronome Kalista; il giradischi analogico
era un Dr.Feickert Twin Table (bellissimo),
corredato di braccio EMT 997 (“banana”
per gli amici) e testina EMT TSD15LZI,
versione speciale realizzata dalla Casa
“copiando” le caratteristiche elettromeccaniche della gloriosa Ortofon SPU A; stadio phono Grandinote Celio e Einstein
“The Turntable Choice’s” (un nome, un
WILSON AUDIO
TOTEM
EXPOSURE
AUDIO RESEARCH
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Una grande passione
pretende la più alta fedeltà.
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musicale” che pare costituire la
vera novità intrinseca entro
questo progetto: il senso del
ritmo, del tempo, oltre che dello
spazio, unito a grazia nel porgere la trama sonora ed, al
tempo stesso, alla potenza di
emissione, quando necessario.
La ricostruzione scenica risulta
essere davvero entusiasmante ed
(anche questa caratteristica...)
può parzialmente ricordare
quella da primato delle inarrivabili Isis. Direi che, sotto questo
aspetto, c’è la possibilità di discernere un’ottima capacità di
messa a fuoco anche dietro i
diffusori nel senso che vado a
spiegare: gli esecutori molto “lateralizzati” in sala di registrazione vengono solitamente
racchiusi entro un diffusore; in
questo caso gli stessi sono un
poco allontanati e posti più in
profondità, evitando quindi la
poco naturale scena “a teatrino”
che si viene a creare quando un
elemento è inciso quasi esclusivamente su un unico canale stereo;
una
prestazione
leggermente superiore a quella,
peraltro esaltante, delle sorelle
maggiori Eidolon che, d’altra
parte, ripropongono una profondità del palcoscenico un
poco superiore.
Ed a proposito di confronti con
le Eidolon Vision (dal costo superiore di circa 8000 euro...) è
da riferire la diversa riproposizione del basso (componenti
medio ed alto sono gli stessi...),
nel caso in esame riproposto da
due componenti da 7” rispetto
ad uno da 11”, montato entro un
volume d’aria superiore; come
immaginabile, la sensazione di
velocità di risposta parrebbe essere superiori nelle Indra che,
d’altra parte, si debbono inchinare rispetto ad una maggiore
immanenza e “autorevolezza”
riproposta dal diffusore dotato
del componente più grande, a
meno di casi particolari ove la
gamma bassa sia particolarmente “impulsiva”: nella riproduzione della Sagra della
Primavera i colpi delle percussioni si sussuegono con rapidità
e violenza unite ad una ragguardevole profondità; una prestazione, in questo caso,
superiore a quella ottenibile con
un solo trasduttore di maggior
superficie.
Entusiasmanti quindi le riproduzioni di dischi ad alto contenuto
dinamico ed energetico; mi
piace citare, tra questi, La
Bamba, O-Zone Percussion (K
Kla-
sorelle più anziane, una volta
trovata la giusta collocazione ed
amplificazione e, soprattutto,
una volta capito quale spessore
di gommapiuma “smorzatoria”
necessitasse al di sotto, si comportavano davvero più che
bene, riuscendo a stupire,
ascolto dopo ascolto, il sottoscritto ed i suoi amici che man
mano capitavano in saletta.
Potrebbe suonare un poco altezzoso immaginare di poter migliorare con della gommapiuma
il suono di un diffusore, ma
credo che possa altresì essere
accettabile la considerazione
che un giusto interfacciamento
in ambiente possa richiedere
anche interventi relativamente
drastici come quello descritto.
Tale ricordo è tuttavia poi ben
superato dalle caratteristiche di
riproposizione sonora di queste
nuove Indra rispetto alle precedenti Opus, caratteristiche
drammaticamente differenti per
quanto riguarda la gamma bassa
e che, di conseguenza, si ripercuotono anche in una maggior
piacevolezza della gamma alta;
vista l’identica presenza dei trasduttori Accuton deputati alla
riproduzione della parte superiore dello spettro, la spiegazione che mi illudo di dare a tale
maggior rifinitura, velocità e, in
definitiva, musicalità della
gamma alta risiede sia nella
probabile modifica alle caratteristiche elettriche del crossover,
sia, a mio parere, per il fatto che
essendo la gamma bassa maggiormente pulita, articolata e, in
due parolacce, “meno mascherante ed invadente”, la conseguenza è quella di una maggior
attenzione che è possibile dedicare anche alla parte alta dello
spettro che può così emergere
senza le distrazioni generate dai
woofer a volte poco controllati.
Non siamo quindi di fronte ad
una commistione tra il basso veloce ed articolato delle Ascendant e la bella gamma medioalta
delle Opus (o delle Ceramique),
ma ad un insieme la cui somma
è superiore a quella dei singoli
elementi, proprio grazie alla sinergia ed al “rispetto reciproco”
che si viene a creare tra i componenti stessi... La coerenza di
emissione è quindi davvero interessante, non riuscendo mai a
poter essere identificato con
precisione il trasduttore che sta
“lavorando” in un certo qual
momento; c’è, nel messaggio sonoro trasmesso da questi diffusori, una “risoluzione del tempo
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“gradibilità” delle varie amplificazioni utilizzate: le valvole del
VT130 Audio Research si sono
dimostrate davvero musicali e
godibili, mantenendo le caratteristiche tipiche della riproduzione valvolare a scapito di una
leggera perdita di controllo in
gamma bassa, seppur accettabilissima; il DMA100S Spectral si
è dimostrato il finale in grado di
mettere in maggior evidenza le
doti di capacità di risoluzione e
dettaglio possibili di questi diffusori: controllo del basso superlativo (maggiore dei Lamm
che hanno rischiato di mandare
a fondo corsa i piccoli woofer
delle Indra...); e velocissimo, al
pari dei sorprendenti Lamm Reference 1.2, per la prima volta
qui da me in saletta: straordinariamente musicali, sensibilmente
più scuri dello Spectral cui debbono anche una certa capacità
di messa a fuoco, ma dotati di
una meravigliosa fluidità di
emissione che si ripercuote in
una musicalità complessiva superiore; parrebbe che la sola
valvoletta presente in queste
macchine sia in grado, effettivamente, di fluidificare e levigare
il messaggio sonoro che scorre
all’interno di queste amplificazioni le cui caratteristiche sonore possono ricordare un poco
i Pass in classe A (che non possiedono tuttavia quella liquidità)
o i Levinson 20.6, sensibilmente
più lenti, anche se giova ricordare che questi ultimi sono nati,
nella versione originaria, due
decenni orsono...
vier Record), un CD facilmente
reperibile in rete a 15 U$ e che
sovente ho ascoltato in dimostrazioni di impianti di alto livello
qualitativo
(e
quantitativo...): la traccia 10
contiene 8 minuti di musica percussiva che impegna decisamente
un
sistema
di
altoparlanti, mettendo in evidenza eventuali carenze di profondità e, soprattutto, lentezze a
seguire il travolgente altalenarsi
delle miriadi di percussioni utilizzate.
Visto che siamo in tema di confronti viene naturale immaginare allora le prestazioni delle
Watt/Puppy, anch’esse dotate di
una più ampia capacità di impatto e livello di volume sonoro
massimo a scapito, tuttavia, di
una minore articolazione e trasparenza; anche le Wilson Sophia
risultano
essere
probabilmente più “impressive”
da questo punto di vista, ma la
precisione e raffinatezza della
ben diversa gamma medio-alta
delle Indra potrebbe giocare un
ruolo tale da far pendere la bilancia a loro favore nel caso di
un azzardato confronto “diretto”. Ho riferito azzardato perchè ritengo che sia ben difficile
poter far esprimere diffusori di
tale levatura al meglio nella
stessa sala a distanza di pochi
minuti; apparecchi del genere
meritano una messa a punto
specifica accurata e, soprattutto,
tempo ed attenzione da parte
dell’appassionato interessato.
Una partita più aperta potrebbe
essere giocata con le Kharma
Ceramique 2.3 (o meglio con le
1.2), dal costo peraltro sensibilmente inferiore, diffusori dalle
caratteristiche un poco diverse,
ma anch’essi molto musicali;
questi prodotti olandesi, oggetto
di una recente recensione, si
presentano senza ruffiani effetti
loudness e con una gamma
medio-alta parimenti raffinata
rispetto alle Indra, anche se, a
volte, bisognosa di una maggior
attenzione nella collocazione in
ambiente.
L’efficienza “reale” delle Indra
parrebbe essere un poco superiore a quella dichiarata (87 dB),
con soddisfazione dell’utilizzatore che può così risparmiare (?)
sull’acquisto del finale di potenza: direi che 100 watt sono
più che sufficienti per far esprimere al 100% questi diffusori
con il 99,99% dei dischi disponibili.
Due parole anche riguardo alla
CONCLUSIONI
Un sincero grazie al nuovo Importatore (Acustica Applicata)
che si è fidato di me lasciandomi più di un mese la prima
(ed unica) coppia di Indra arrivata in Italia, non immaginando
forse gli strapazzi a cui sarebbe
stata sottoposta...
Costo (giustificato, ahimè...) di
circa 24.000 euro: il prezzo all’origine è di circa 3000 dollari
superiore rispetto alle Opus; apprezzabile lo sforzo di porre a listino questi diffusori ad una
cifra che forse sarà la più bassa
d’Europa.
Al solito, a disposizione per suggerimenti e/o critiche.
Informazioni: Acustica Applicata
Tel. +39 0583 73.03.22
Web: www.acusticaapplicata.com
E-mail:
[email protected]
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