mistral moon one

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mistral moon one
IL REGNO DEGLI ASCOLTI
di Alberto Guerrini
Sistema audio completo (pre, dock station, finale, diffusori)
MISTRAL MOON ONE
COSA DESIDERARE DI PIÙ?
Ci troviamo di fronte, ancora una volta, ad un sistemino completo per l’ascolto delle moderne sorgenti digitali ed in particolare a
quelle prodotte dalla Apple. Molto simile all’Eyetek che avevo recensito qualche tempo fa, anche se la tipologia di amplificatore,
in questo caso, a detta della casa produttrice, è completamente a valvole in classe A (a tutt’oggi non ho potuto visionare l’interno,
probabilmente abbiamo più un ibrido valvole-transistor, che giustifica il wattaggio altrimenti difficile da ottenere con le 6N1).
l collegamento, diversamente da quanto
avveniva con l’Eyetek, è effettuato mediante un cavo dotato da un lato del connettore proprietario Apple e dall’altro del
connettore usb, da inserire nell’apposito ingresso sul retro dell’amplificatore.
Non c’è una vera e propria docking station, solo
una basetta stampata in materiale polimerico,
con predisposti gli scassi per alloggiare i vari
modelli di I-pod e I-phone, da adagiare semplicemente al loro interno.
L’amplificatore è provvisto di un utile pulsante
(che non vedevo dai tempi dei compattoni anni
’80), il quale provvede all’aumento dei bassi di
circa 6 dB, e che personalmente ho lasciato sempre premuto,
visto il suo
intervento
assolutamente
benefico
per la
dinamica e
la solidità
del
I
cavo di alimentazione che non è purtroppo possibile sostituire alla bisogna con uno migliore; i
due ingressi rca; i connettori di potenza (possono
ospitare le banane fornite già collegate ai discreti
cavi OFC presenti nel bundle) con serraggio a
vite, e l’ingresso usb, dedicato alla conversione
D/A diretta dall’I-pod. Il tutto è sostenuto da
quattro semplici piedini in plastica. Purtroppo
non è possibile comandare in maniera remota il
sistema, cosa che, con il più modesto Eyetek, era
garantita anche per le funzioni del lettore.
Come accennato in precedenza, otre ai due cavi
di trasmissione dati (sono gli unici che possono
essere utilizzati con questo sistema, il cavo I-pod
originale di Apple non funzionerebbe assolutamente), sono offerti a corredo sia i cavi di segnale, che quelli di potenza terminati con
connettori a banana dorati.
Viene fornito nella confezione uno scarno manuale di istruzioni, esclusivamente in lingua inglese, comunque con figure piuttosto chiare sulla
metodologia di connessione delle sorgenti e dei
diffusori. Il corpo è in lamiera cromata, forata
nella
faccia
senza mantenere il trasduttore del medio in kevlar, sostituendolo con un cono più tradizionale.
L’elegante corpo bombato è sorretto da tre punte,
inusualmente disposte perpendicolari alla sezione curva della pancia, risultando evidentemente non perfettamente contrapposte al piano
d’appoggio, rendendone l’applicazione di un
eventuale sottopunta piuttosto problematica.
Il tweeter è a cupola, realizzata in seta, con una
protezione a tre razze in metallo cromato, il
woofer, come già detto sopra ha un cono in materiale polimerico con un’ogiva rifasatrice posta
al centro nello stesso materiale (piuttosto opinabile la scelta di non applicare alcuna griglia a
protezione di esso), accordato con un condotto
reflex, orientato po-
suono complessiva. Sul pannello anteriore sono
presenti: oltre al led di accensione posto superiormente al relativo tasto on-off, la manopola
del volume di buone dimensioni metallica e di
ottima fattura, che interviene in maniera perfettamente continua e con buona precisione sull’intensità della pressione sonora, e il selettore
degli ingressi.
Nella parte superiore, osservando dall’alto, verso
il frontalino e disposte parallelamente ad esso,
sono presenti le due valvole 6N1, circondate ciascuna da una protezione cilindrica in plexiglass
trasparente, piacevolmente retroilluminata da led
arancioni, dietro ad esse si trova il trasformatore,
di dimensioni di poco inferiori alla larghezza del
corpo dell’ampli, protetto da uno scatolotto metallico laccato nero e dagli spigoli laterali arrotondati.
Il pannello posteriore ospita rispettivamente: il
superiore per favorire la convezione naturale del
calore verso l’esterno, mentre i fianchi sono in
materiale laccato nero, il pannello frontale è costituito da uno spesso blocco di acciaio satinato.
Capitolo a parte è costituito dall’argomento diffusori, affiancati dalla Mistral Audio all’elettronica in prova, dalla fattura caratterizzata da una
qualità veramente alta, sicuramente migliore di
più di qualche gradino rispetto al resto della concorrenza.
Come accade anche per i fratelli maggiori, gli
speaker di questo ascolto ricordano molto il layout e le forme della più blasonata serie Nautilus
di B&W: sono dei bookshelf di ottima fattura caratterizzati da un peso notevole (indice in primis
dell’utilizzo di magneti dalla generose dimensioni) e da una costruzione a prova di bomba.
In effetti per realizzarli si ha l’impressione che
abbiano segato la parte superiore di una 804,
steriormente.
La finitura del mobile, in un inedito legno di
bambù, è un elegante laccato nero con finitura
pianoforte.
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Dicembre 2009
L’ASCOLTO
L'ascolto è stato effettuato confrontando i risultati ottenuti dall’EyeTek con il mio impianto di
riferimento così composto: Diffusori Martin
Logan SL3, diffusori Lumen White Silver Flame.
Sorgenti digitali: CD Teac VRDS-10 modificato a
valvole Emmebi, Lettore Ibrido DVD-DVDASACD Labtek Exclusive Limited Edition; Sorgente Analogica Giradischi Michell Gyrodec,
Braccio SME 3009 s3 Titanio, Testina Shure
V15VXMR, con Cablaggio Van Den Hul D502
(Prima Serie non Hybrid); Pre McIntosh C220,
con Stadio Phono MM; Pre fono MM Emmebi
Custom a valvole; Cavi di Potenza Nordost Spm
Fedeltà del Suono n. 168
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Reference; Cavi di segnale tra Pre ed Ampli Finali Mono Audioquest Horizon Dbs 72V; Cavo di
segnale tra CD VRDS-10 e pre Nordost Spm Reference; Cavi di segnale tra Labtek Exclusive e
pre Audioquest Horizon Dbs 72V; Cavo di Segnale tra pre fono e pre linea Nordost Valhalla
rca semi bilanciato; Cavo di Alimentazione Pre
Tproject Cable Ultra Ag AC1; Cavo di alimentazione Labtek Exclusive Nordost Brahma con terminazioni Furutech; Cavo di alimentazione
Finali Mono Nordost Valhalla con terminazioni
Furutech; Cavo di alimentazione CD Vrds-10
Nordost Shiva.
Ho effettuato un rodaggio che definire generoso
è veramente un eufemismo, mettendo in loop il
mio fido I-Pod nano special edition da 8 Gb, per
una settimana di seguito.
Gli ascolti sono stati effettuati riversando nell’Ipod CD che utilizzo normalmente come test per
impianti a “grandezza naturale”, utilizzando
l’opzione “LOSSLESS” da I-Tunes, cercando di
ottenere delle copie quanto più fedeli all’originale, per quanto possa essere possibile con il
media a disposizione.
Extreme “Saudades de Rock” (Frontiers Records,
da CD): subito mi sono adoperato per mettere
alla frusta il “pischello” (per dirla “alla romana”),
con un po’ di sano hard rock, di quello buono,
anzi buonissimo. La batteria risulta subito di
buon impatto e con i giusti ritorni, con una dinamica sicura e sincera, il basso poderoso e non
solo grazie allo switch del bass boost in posizione “ON”, Gary Cherone ha una voce presente
e ben riconoscibile, sia nei momenti di solo che
in quelli di coro con gli altri componenti del supergruppo americano. La chitarra del geniale
Nuno Bettencurt ha un impatto dinamico che
solo i virtuosi come lui sanno imprimere, tipico
della sua mitragliante pennata alternata, esaltato
dalla sua Washburn. L’equilibrio timbrico è molto
buono, la quantità abbondante di dettaglio è
quasi alla pari con quella di micro dettaglio, cosa
non semplice vista sia la tipologia dei diffusori a
basso litraggio, sia quella dell’amplificatore, ma
soprattutto della sorgente, tutt’altro che high end.
La scena sonora risulta profonda, ben tridimensionale ed articolata, discretamente aperta sul
piano frontale.
Particolare del finale, da notare la presenza del
curioso pulsante bass-boost sul pannello anteriore (costituito da uno spesso strato di acciaio
satinato), nella modanatura scura è ospitato
l’ingresso minijack per chi voglia collegare una
sorgente con questo tipo di interconnessione.
Pannellino posteriore davvero ben fatto.
Paul Anka “Rock Swings” (Verve Records, da
CD): disco dalla registrazione molto ben realizzata, che ben si adatta a testare le caratteristiche
soprattutto dei diffusori, visto che viene impiegata una swing band di discrete dimensioni. In
effetti il risultato in quanto a soundstage è leggermente schiacciato sia in ampiezza che in profondità, non mi aspettavo certo l’impossibile,
infatti quanto viene restituito è ben superiore a
quanto sentito in prove precedenti. La voce del
famoso interprete, è molto buona e ben delineata, si staglia nitida e mai si fa scavalcare dal
potente sound wall generato dall’orchestra di accompagnamento. Molto bene il fronte basso
della banda passante, frenato e tondo quanto
basta. I fiati sono percepiti con una franchezza
inaspettata da un mini impianto. Bella è anche la
sezione di archi, suadente e ammaliante, con
qualche bella spennellata di una convincente
arpa qua e là durante i brani. Superata l’empasse
dovuta allo stupore misto all’imbarazzo, per lo
stravolgimento in chiave swing di brani rock così
famosi, si viene letteralmente trascinati dal notevole risultato qualitativo, così vicino ad una
sorgente CD di buon livello.
Matt Bianco & Basia “Matt’s Mood” (Decca records, da CD): misto di jazz e mood caraibici, il
gruppo di Matt Bianco di nuovo in formazione
originale, con la bravissima Backing Artist Basia,
bellissima è sia la registrazione che l’album. Le
percussioni sono molto buone, ricche di variazioni dinamiche e di caratteristiche differenti,
tutte coerenti con i corrispettivi in formato originale. Molto belli i flauti e i fiati in generale che,
durante le tracce dell’album in questione, si alternano a un sax setoso e ricco di grana. Non
parliamo delle voci, sia Matt che Basia risultano
equilibrati nella timbrica e nella loro presenza
olografica all’interno della fotografia sonica dello
stage, persino i sussurri della traccia “I Never
Meant to Make You Cry”, sono dettagliati e
molto, molto dinamici. Il pianoforte anche se
leggermente ridotto rispetto alla sua dimensione
reale, risulta piacevole e inalterato al livello di
vibrazioni del mobile e dell’impostazione timbrica, molto veloce tra una pressione di un tasto
e l’altro. Contrabbasso e basso elettrico, presentati in maniera alternativa come supporto ritmico
ai brani, sono i migliori in assoluto di queste
prove, con leggera prevalenza per il primo in
quanto a ricchezza di particolari.
Stevie Ray Vaughan and Double Trouble “Couldn’t Stand the Weather” (Sony Records): immaginate subito cosa va ad ascoltare qualcuno che
ama la chitarra come me? Ovviamente se lo strumento di Stevie suona come dovrebbe: una sana
e vecchia Fender Stratocaster, e lo fa, lo fa eccome! Il complesso non è immanente come risulta dal vinile, di cui sono strafelice possessore
con buona pace dei digitalisti incalliti, ma più
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che sufficiente per dire che l’impiantino in prova
sa suonare piuttosto bene. Voce del bluesman in
piena regola per essere perfettamente affiancabile alla sua figura, persino i passaggi più impegnativi non offuscano l’inconfondibile ritmica
texas blues. L’imprinting ritmico e il contraltare
del basso elettrico, sono costanti per tutta la durata della registrazione, sostenuti da una batteria corretta, frenata e ben stagliata
dinamicamente sulla lavagna timbrica. La scena
sonora è ampia ma non profondissima, anche
in questa situazione: non si possono richiedere
miracoli al piccolo corpo sinuoso di questi trasduttori. Telarc’s Got The Blues (Telarc Records,
da CD): in questo caso, la scena sonora appare
profonda e ben fondata all’interno della scatola
di contorno. Tutti gli strumenti occupano una
posizione ben definita e solida, con una caratterizzazione timbrica molto forte. La voce si districa molto bene tra i meandri delle trame blues
e soprattutto con gli strumenti unplugged raggiunge livelli non consoni ad un budget di questo tipo di apparecchio hi-fi. L’armonica a bocca
risuona e riverbera, per nulla cancellata dalla
presenza, ad esempio, di uno strumento opprimente come potrebbe essere il contrabbasso.
Tutte le percussioni sono spettacolari, e scusate
se sembro esagerare, ma vi consiglio, caldamente, di provare voi stessi con questo disco.
Spazzolate sulle pelli, spazzolate sui piatti, colpi
sicuri sia di cassa, che raffiche di rullante,
escono più che credibili dalle piccole Mistral, parimenti alle semiacustiche 335 Gibson tipiche
del genere. Sia i cantanti maschili che le interpreti femminili escono ben formati dai coni,
senza enfatizzazioni o ingrassamenti di sorta. Il
pianoforte proposto dagli abili fonici della Telarc
è nettamente migliore rispetto ai precedenti, con
più corpo e complessivamente più verve e intensità.
Van Halen “The Best of Both Worlds” (Wea, da
CD): credo che oramai si sia capito chiaramente
il mio orientamento da vero “Guitar Enthusiast”.
E quindi perché non concludere questa prova di
ascolto con uno dei migliori interpreti ed innovatori dello strumento, che tento vanamente di
strimpellare di fronte ad un disgustato maestro,
la cui sopportazione nei confronti del sottoscritto credo sia arrivata al limite. Eruption dà
subito un livello di saturazione importante ai
diffusori, che senza grandi affanni incassano e
restituiscono per le rime, senza comprimere. Up
for Breakfast è un altro esempio della tranquillità con cui le piccoline digeriscano la musica
ad alto contenuto energetico. Ovviamente il livello del mixing è lungi dall’essere paragonabile a quello dei dischi precedenti, ma volevo
avere un’idea anche di quanta fatica potesse fare
il mistral con album, per così dire, più “terrestri”.
Michael Anthony supporta alla perfezione l’elucubrazione folle di Eddie Van Halen, il suo basso
è sufficientemente ben reso, così come la batteria di Alex Van Halen, anche se appena un po’
più piatta che in precedenza. L’attacco di Ain't
Talkin' 'Bout Love, caratterizza piuttosto bene la
Franken guitar di Eddie, ed è ricco di bei transienti dinamici.
Profonda e tridimensionale anche in questo caso
risulta la scena, allo stesso tempo credibile e riverberata. Finish What Ya Started ha una chitarra acustica elettrificata profonda ed estesa, in
quanto a tavolozza timbrica sulla banda passante.
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CONCLUSIONI
La sinergia con il lettore è notevole, si colgono
grandi quantità di dettaglio e micro dettaglio,
sconosciuti ai sistemi precedentemente provati,
che comunque si basavano su un collegamento
a valle del convertitore D/A dell’I-Pod. Prova di
questa affermazione è il rumore del movimento
delle testine tra un brano e l’altro, mai percepito
prima, scotto da pagare solo nei punti di assenza
musicale.
Direi che la prestazione complessiva è di tutto rispetto, nettamente superiore rispetto ai sistemi
di pari livello, la qualità dei diffusori e soprattutto il collegamento offerto; anche se in questo caso specifico, il rapporto qualità prezzo,
pur essendo alto, non è folgorante (940
euro non è una cifra economica).
La tenuta in potenza è perfetta, persino di
fronte a pressioni sonore di alto livello,
ciò parla a favore della qualità costruttiva del mobile e dei trasduttori, veramente ottima. Suggerisco di tenere
sempre in posizione “ON” il bass boost,
salvo in condizioni nelle quali si debbano posizionare gli speakers molto a
ridosso della parete posteriore o vicino
a degli angoli, visto il bass reflex rivolto verso il retro. Grande disappunto
solo per l’assenza di un telecomando,
vera pecca per un oggettino sfizioso e
ben suonante come questo.
Anche l’occhio vuole la sua parte e la particolarità delle forme dei diffusori, affiancata
al look classico dell’ampli, offrono un contrasto
giusto per catturare l’audience più attenta al risultato estetico (W.A.F. perfettamente assecondato a mio avviso).
Particolare dei caratteristici ed interessanti
diffusori .
CARATTERISTICHE TECNICHE
MODELLO: DT-307A AMPLIFICATORE VALVOLARE
Tipo di progetto:
valvole, classe A;
Potenza d'uscita:
25W x 2 @ 6 Ohm;
Risposta in frequenza:
20Hz~20KHz;
Distorsione armonica:
< 0.1%;
Rapporto S/N:
>85dB;
THD:
2%;
Impedenza d'ingresso:
47KOhm;
Tensione di Alimentazione:
AC-220~240V/50~60Hz;
Misure (L X A X P):
170 x 125 x 240 mm;
Valvole:
6N1 x 2;
Intervento bass boost:
+ 6 dB;
Ingressi:
2 x RCA, 1 x USB, 1 x mini jack frontale;
DIFFUSORI DT-307S
Modello:
Diffusori DT-307S 2 vie bass reflex;
Trasduttori:
4'' woofer + 3/4'' tweeter a cupola in seta;
Potenza:
30 W x canale;
Risposta in frequenza:
75 Hz-20 kHz,;
Impedenza:
6 Ohm;
Sensibilità:
87±3 dB SPL @ 1W, ad 1 metro di distanza;
Cabinet:
vero legno di bambù;
Finitura:
laccato nero “Piano Finish”;
Misure (l x h x p):
140 x 235 x 245 mm;
IPOD DOCKING STATION
Collegamento:
mediante 2 cavetti con terminale usb forniti,
alimentati dalla presa usb dell’amplificatore;
Materiale:
gomma;
Misure (l x h x p):
95 X 40 X 95 mm;
Prezzo IVA inclusa:
euro 940,00
Distributore: PaceTech - Web: www.pacetech.eu
Dicembre 2009
Fedeltà del Suono n. 168