angel-a - Il Parere dell ingegnere
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angel-a - Il Parere dell ingegnere
Il Parere dell ingegnere ANGEL-A ANGEL-A regia di LUC BESSON RECENSIONE DI JAMIL ASHOUR Un uomo disperato, a causa dei suoi numerosi debiti, decide di suicidarsi, una volta sul ciglio del ponte da cui si vuole buttare chiede aiuto a Dio che decide di darglielo inviandogli in soccorso un angelo con le sembianze della top model Rie Rasmussen. La storia è lineare e noiosa, i dialoghi semplici con frasi sentite e risentite dall’alba dei secoli ( “ Il problema è che qui sulla terra crediamo solo a quello che vediamo. ” ), il doppiaggio è pietoso, snervante, gli attori sono solamente mediocri. Eppure questo film non è un disastro grazie alle scelte stilistiche di Luc Besson ed in particolare alla splendida fotografia. La scelta degli attori è perfetta perché sono fisicamente, visivamente indovinati: Jamel Debbouze interpreta un uomo insicuro di se ed ha l’aspetto di un clochard non particolarmente alto, Rie Rasmussen con i suoi tacchi vertiginosi è chilometrica, bionda, magra, eterea ed al contempo sensuale ( spesso la telecamera si soffermerà sulle sue affusolate ed eleganti mani che impugnano l’immancabile sigaretta ), le immagini di questi due opposti che si parlano l’uno di fronte all’altra sono stilisticamente, esteticamente ottime. Il bianco e nero della pellicola è curato e patinato. La scena di un uomo che minaccia di lanciare il protagonista dalla Torre Eiffel, è la prima scena che anticipa la bella fotografia della pellicola: Parigi sfocata sullo sfondo in contrasto con le vivide immagini del ferro della Torre e dei protagonisti in scena. La scena, sempre su un ponte ( protagonisti inanimati della pellicola ), in cui Jamel parla dei suoi problemi economici e caratteriali con Rie è l’apice della tecnica fotografica di “ Angel-A ”: continui zoom cambiano i protagonisti della scena ( Jamel e Rie si alternano con la bella, romantica Parigi), e l’idea del ponte che diventa battello in modo continuo, difficilmente percettibile è assolutamente geniale. Ad ogni fotogramma sembra che Luc Besson stia gridando “ PARIGI! PARIGI! PARIGI!!! ”. Se questo film fosse stato una semplice storia d’amore, con lo sfondo di una delle più romantiche città del pianeta accompagnata da una fotografia così invidiabile e scritta con più cura, sarebbe stato davvero buono. Voto: 5/10 Jamil Ashour http://ilpareredellingegnere.altervista.org Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 15:36