IL MISTERO DEL MULINO Al suono della campanella uscimmo tutti

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IL MISTERO DEL MULINO Al suono della campanella uscimmo tutti
IL MISTERO DEL MULINO
Al suono della campanella uscimmo tutti insieme, ammassati, da quell’odiata scuola. Matteo, Giorgio ed io
abitavamo nello stesso quartiere e perciò giocavamo sempre insieme. Eravamo appassionati di calcio e ogni
volta, al ritorno da scuola, facevamo una partitina in tre. Giorgio in porta, io e Matteo in campo. Ognuno
indossava la sua maglietta, Giorgio del Milan, Matteo dell’Inter e io della mitica Juventus.
A dir la verità, quasi sempre il gioco tranquillo e sereno durava poco, trovavamo infatti motivi futili per
bisticciare; quel giorno io ero arrabbiata nera con Giorgio, che non la smetteva di lanciarmi sorrisetti ironici,
per ricordarmi la tragica mattinata a scuola, tre insufficienze nella stessa mattina, quasi un record.
Così, nello slancio della corsa, lo spinsi così forte che perse l’equilibrio e finì nel fossato che delimitava il
nostro campo di gioco, un fossato coperto di cespugli sui quali si fermò, piuttosto irritato e pronto a
vendicarsi. Ma mentre si sollevava sentì sotto la mano qualcosa di duro, ci chiamò, scavammo un po’ e
trovammo una cassettina dall’aria vecchia e malconcia, dentro la quale c’era un foglio di carta: avevamo
trovato una mappa.
“E’ sicuramente la mappa di un tesoro” esclamai.
“Evviva! Evviva! Diventeremo ricchi!” disse Giorgio, strafelice.
“Anna, vieni qua per piacere. La mappa è scritta in latino e tu lo hai studiato. Puoi tradurlo?”
“No che non volevo” pensai e dissi: “Assolutamente no! Perché se poi sbaglio la traduzione voi vi arrabbiate
con me e alla sottoscritta non sta bene!”
Ma Matteo fece un’espressione così sconsolata aggiungendo: “Ma, così non potremo mai sapere dove porta
questa mappa.” che decisi di rischiare, in fondo le tre insufficienze della mattinata erano state degli infortuni
casuali.
“Allora, vediamo un po’. Da quello che capisco sembra un indizio. Sì, c’è scritto: “Sono al centro di un
nuovo mercato, se getti una moneta realizzo un tuo desiderio, non sono una campana, ma sono una ….”
“E ora che facciamo?”pensai, e Matteo cominciò:”Tana, cina, cucina, fontana…uffa non me ne vengono altri
….” Giorgio lo fermò. “Ripeti cosa hai detto” “ Non me ne vengono altri” “No, prima” “Fontana” Ma certo,
una fontana in una piazza del nuovo mercato, se tu getti una moneta, esprimi un desiderio. “Sì, giusto, e
dev’essere la fontana in una piazza di un mercato nuovo della città! Quindi..” Tutti insieme ripetemmo
“Piazza S. Giacomo!” Ci fiondammo in piazza e all’interno della fontana, nascosta dal muschio, trovammo
un’altra scatoletta con un foglietto su cui c’era scritto “o cor svelt ma no ai scarpis, o ai un jet ma no
duar mai, no soi plen di plumis ma o soi el…” “Fiume” disse subito Giorgio. “Ma a Udine non c’è un
fiume” aggiunsi sconsolata, mi voltai verso Matteo e vidi che stava sorridendo “Un fiume no, ma quasi…la
roggia!” “Giusto”commentammo all’unisono Giorgio ed io, ma dove? Tornammo ad osservare la mappa.
Oltre l’indizio c’era anche un disegno. “Va orientato” dissi, “Beh, che problema c’è? Studieremo geografia
per qualche motivo!” replicò Matteo girando la mappa secondo i punti cardinali. Seguimmo il disegno e
dopo pochi minuti osservavamo un punto preciso della roggia di via Zanon. “La vedo” urlò Giorgio e
cominciò a tirare su un filo trasparente che in un primo momento non avevo notato. Altra scatolina, altro
indizio.
“Sono vecchio, son piccino, io sono…” “il mulino” esclamai.
“Un mulino? Non ne ho mai sentito parlare . Cosa facciamo adesso?”
“Ma ragazzi, a cosa serve la tecnologia secondo voi?” dicendo queste parole Giorgio tirò fuori il suo
telefonino, si collegò a internet e in un attimo il problema era risolto: a Udine c’era via Mulin Nascosto!!!
La raggiungemmo e…ci ritrovammo in una stretta e antica via del centro cittadino. In mezzo alla via
scorreva la roggia, delimitata da una ringhiera di ferro. Lungo i lati le case, piuttosto vecchie, erano tutte
colorate: rosse, arancioni, gialle,, bianche…La roggia aveva una piccola cascata e, su un lato, c’era un
lavatoio dove, anticamente, le donne si recavano a lavare i panni. L’acqua, scorrendo, provocava un rumore
rilassante che ti coccolava. Ad un certo punto ci ritrovammo sul ponte che attraversava la roggia e c’era,
davanti a noi, una casa a cavallo del corso d’acqua; una casa gialla e con tante finestre, la cui forma poteva
far pensare a un mulino.
Attraversammo il ponte ed entrammo in quella grande casa.
Era buio, così facemmo luce con i nostri cellulari e scoprimmo che la casa era priva di illuminazione
elettrica…forse c’erano delle candele da qualche parte. Le trovammo, le accendemmo e ci trovammo
immersi in una stanza ferma nel tempo: la pietra era grezza, i mobili pochi e di legno scuro, in fondo alla
stanza, una macina di pietra. Era proprio un mulino! Anche il rumore dell’acqua lo confermava.
Ci dividemmo per cercare il tesoro, forse era proprio qui. L’atmosfera era un po’ inquietante, ma non così
tanto da impedirmi di fare uno scherzo a Giorgio. Con Matteo mi nascosi, amplificammo la voce con le
mani: “ Sono il fantasma del mulino, hai osato disturbare il mio riposo eterno…” Non avevamo finito la frase
che Giorgio per lo spavento inciampò e finì a terra. Corremmo da lui per rassicurarlo e notammo l’oggetto in
cui era incappato: un baule. Lo aprimmo e scoprimmo un manoscritto che, a prima vista, sembrava molto
antico, ingiallito dal tempo, tanto che non riuscimmo a leggere quello che c’era scritto. Lo riponemmo con
attenzione nella nostra borsa, al museo cittadino avrebbero saputo dirci qualcosa.
Andammo al museo, era stupendo; eravamo circondati da fossili, oggetti antichi, ritratti, ma non era il
momento di distrarsi, dovevamo pensare al manoscritto.Chiedemmo al custode dove potevamo trovare Sara,
un’amica della mamma di Giorgio e ci indicò il secondo piano. Bussammo al suo ufficio e, una volta entrati
le mostrammo il testo. Lo prese fra le mani con estrema cautela, lo sfogliò, osservò, rigirò sempre più
sorpresa, poi ci disse: “Ragazzi, questo è un manoscritto antichissimo che parla della storia del Mulino, è
veramente prezioso per la nostra città! Sono sicura che per voi, oltre a una ricompensa, ci sarà la gratitudine
e il riconoscimento di tutta la cittadinanza”.
Eravamo felici ed orgogliosi; quella sera, andando a dormire, mi chiesi se, a Udine, ci fossero ancora enigmi
da svelare.
CLASSE 1^ E