scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 09 giugno 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
07/06/2014 Corriere della Sera - Milano
Assessorati, svolta in Regione Pronti a unire Sanità e Welfare
7
07/06/2014 Corriere della Sera - Milano
Pediatra abusò di minori A processo 12 anni dopo
9
08/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«Mire anche sul nuovo ospedale di Padova»
10
08/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Riprese le infusioni di Stamina Terremoto all'agenzia del farmaco
11
08/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale
I dottori e il buon uso dell'informatica
13
09/06/2014 Corriere della Sera - Milano
Fatebenefratelli, medici in rivolta contro il primario assenteista
14
09/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Giordania, un ospedale italiano per curare i profughi siriani
15
07/06/2014 Il Sole 24 Ore
Maxi appalti nelle mani di otto uomini
16
08/06/2014 Il Sole 24 Ore
Un Senato in dialogo coi saperi
18
08/06/2014 Il Sole 24 Ore
Stamina, lo Stato si muova
21
07/06/2014 La Repubblica - Nazionale
L'imprenditore in carcere "I partiti si sono sfarinati contano i potentati personali"
23
07/06/2014 La Repubblica - Nazionale
Caos Stamina: "Oggi le infusioni"
24
07/06/2014 La Repubblica - Nazionale
Frode al fisco indagato Angelucci re delle cliniche
26
07/06/2014 La Repubblica - Milano
Mantovani si salva ma Maroni pensa al superassessorato
27
07/06/2014 La Repubblica - Roma
Case, cliniche e Ferrari una dinasty inossidabile da portantini a "ras"
29
08/06/2014 La Repubblica - Nazionale
Stamina torna in ospedale per ordine del giudice il direttore Aifa: mi dimetto
31
08/06/2014 La Repubblica - Torino
Chiamparino spegne le polemiche nel Pd e presenta la giunta
32
09/06/2014 La Repubblica - Nazionale
Salasso ticket per le famiglie italiane pagati 3 miliardi nel 2013, +25% sul 2010
33
09/06/2014 La Repubblica - Milano
Una settimana di fuoco l'allarme di Asl e Comune
34
09/06/2014 La Repubblica - Roma
Record di caldo e afa in città E per una settimana sarà allerta
35
07/06/2014 La Stampa - Nazionale
Caos Stamina riprendono le infusioni
36
07/06/2014 La Stampa - Nazionale
La rabbia dei medici bresciani "Ci sentiamo umiliati"
38
07/06/2014 La Stampa - Nazionale
In stato vegetativo da 26 anni il risarcimento arriva solo ora
39
07/06/2014 La Stampa - Torino
Il bugiardino "dimentica" gli effetti collaterali Morto dopo la vaccinazione
40
08/06/2014 La Stampa - Nazionale
Il manager del Vaticano e i dirigenti delle Asl soci del "doge" nella sanità
41
08/06/2014 La Stampa - Nazionale
Stamina, il medico si rifiuta Andolina fa l'infusione da solo
42
09/06/2014 La Stampa - Nazionale
«Un giudice non può far reiterare un reato»
44
09/06/2014 La Stampa - Nazionale
"Io, medico, ho aiutato a morire un centinaio di pazienti gravi"
46
08/06/2014 Il Messaggero - Roma
Festa dei piccoli al Bambino Gesù: «Insegniamo l'educazione sanitaria»
47
08/06/2014 Il Messaggero - Nazionale
Pool Pharma (Kilocal) contro la congiuntura
48
07/06/2014 Il Giornale - Nazionale
Questo cane ci salverà dal cancro
49
07/06/2014 Il Giornale - Nazionale
«Da oggi cure con Stamina o chiamo la polizia»
50
08/06/2014 Il Giornale - Nazionale
La Lorenzin prepara lo scherzetto ad Alfano
51
08/06/2014 Il Giornale - Nazionale
Italia choc: 700mila bimbi subiscono violenze
52
08/06/2014 Il Giornale - Nazionale
Insufficienti i Centri diurni per i pazienti con Alzheimer
53
08/06/2014 Il Giornale - Nazionale
Le pericolose infezioni osteoarticolari colpiscono oltre 15mila pazienti italiani
54
08/06/2014 Il Giornale - Nazionale
Nuove terapie per vincere i tumori della vescica
55
08/06/2014 Il Giornale - Nazionale
L'illusione dell'immortalità
56
07/06/2014 QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Virus da trasfusione, chiede i danni
57
08/06/2014 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
La casa della Salute apre i battenti a Budrio
58
08/06/2014 Avvenire - Nazionale
Ieri l'infusione su Federico: «Tutto legale»
59
08/06/2014 Avvenire - Milano
Apre una casa d'accoglienza destinata ai parenti dei ricoverati
60
08/06/2014 Avvenire - Nazionale
«La rivoluzione della gioia»
61
08/06/2014 Il Gazzettino - Venezia
Ottanta specialisti a "lezione" all'Angelo
62
07/06/2014 Il Mattino - Napoli
Montemarano anche i manager contro la nomina
63
09/06/2014 Il Mattino - Napoli
Stamina, il sì del giudice e il silenzio del ministro
65
09/06/2014 Il Secolo XIX - Genova
Neurologia, doccia fredda per i pazienti
66
07/06/2014 Il Tempo - Roma
Regione, la fatturazione diventa elettronica
67
08/06/2014 Il Tempo - Roma
Stop alla sorveglianza delle camere mortuarie
68
07/06/2014 QN - La Nazione - Firenze
Ticket on line, per pagare serve il codice
69
07/06/2014 Il Fatto Quotidiano
Stamina, il caos giuridico su Andolina
70
08/06/2014 Il Fatto Quotidiano
La fiduciaria schermo tra Sanità & "Santità"
71
07/06/2014 Osservatore Romano
Nel mondo mancano oltre sette milioni di medici
73
07/06/2014 Gente
se fai scarabocchi controlla la tiroide
74
07/06/2014 Left
VACCINO ITALIANO CONTRO L'AIDS. CONTINUA LA TELENOVELA
76
06/06/2014 Vita
Medicina personalizzata, ovvero anticipare i bisogni dei pazienti
77
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
56 articoli
07/06/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1,2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nuove linee Ieri vertice dei capigruppo di maggioranza. Martedì la legge in aula
Assessorati, svolta in Regione Pronti a unire Sanità e Welfare
La riforma Maroni prevede meno direttori generali Il nodo Resta ancora da sciogliere il nodo politico per
quanto riguardai controllianti-corruzione
Simona Ravizza
Prende quota l'ipotesi di un unico assessorato, che unisca quello della Sanità e quello del Welfare. Un
superamento della divisione Salute/Assistenza che - se verrà realizzato, come ventilato ieri dal governatore
Roberto Maroni - sarà un punto cruciale della riforma sanitaria allo studio del Pirellone. Ci si muove nella
direzione di uno snellimento del sistema sanitario: i direttori generali, destinati a essere numericamente
meno, si occuperanno contemporaneamente sia del funzionamento dell'ospedale sia degli ambulatori sul
territorio. L'obiettivo è migliorare la presa in carico del malato, che oggi fuori dall'ospedale resta troppo
spesso senza punti di riferimento.
Così, dopo il ventennio formigoniano, prende corpo la riforma della Sanità. Il governatore Roberto Maroni
martedì prossimo la porterà in Consiglio regionale. Nel frattempo le sue linee guida sono state discusse in
una riunione con i capigruppo di Forza Italia, Lega, Ncd e Lista Maroni. Presenti, ovviamente, gli assessori
Mario Mantovani e Cristina Cantù. Ma le redini della riforma sono state prese da Maroni (che ieri non ha
escluso neppure una revisione delle deleghe date ai due assessori).
Sul tavolo c'è il documento elaborato dai tecnici Walter Bergamaschi (Sanità) e Johnny Daverio (Welfare),
dove i due esperti tentano di realizzare un compromesso tra le posizioni di Mantovani e quelle della Cantù,
decisamente distanti, come emerso nelle ultime settimane.
I punti cardine della riforma di sintesi sono almeno tre. Per la prima volta saranno messi insieme sotto lo
stesso tetto tutti gli attori della filiera sanitaria, quelli che offrono cure ambulatoriali, ospedaliere, sociosanitarie e per i malati cronici: è prevista la nascita di aziende integrate per la salute che prendono il posto
delle attuali aziende ospedaliere. Le nuove Asl - numericamente dimezzate - avranno, invece, solo funzioni di
programmazione, in collaborazione con i Comuni. In questo modo sarà realizzata una piena divisione tra chi
offre le cure mediche (aziende integrate per la salute ) e chi fa programmazione sanitaria (Asl). Resta
garantita, infine, la libertà di scelta tra ospedali pubblici e privati, un principio fondamentale per il Nuovo
Centro Destra (Ncd), come ricorda Luca Del Gobbo. Prevista, però, la diffusione di indicatori di qualità per
aiutare i pazienti a orientarsi.
Resta ancora da sciogliere - ed è un nodo tutto politico - la questione dei controlli anti-corruzione. È un tema
particolarmente caro alla Lega, come ribadito dal capogruppo Massimiliano Romeo. I nuclei operativi di
controllo (Noc), i cosiddetti poliziotti ospedalieri , faranno capo a un'Agenzia regionale creata ad hoc come
vuole il Carroccio o rimarranno in capo alle Asl, come previsto da Forza Italia?
Martedì sarà anche il giorno del voto sulla mozione di sfiducia contro Mantovani presentata dalla Lista
Ambrosoli e dal Pd. Ancora ieri Maroni ha confermato la fiducia all'assessore («La mozione - ha detto il
governatore - è da respingere»). Ma l'opposizione è pronta a dare battaglia. E non solo su questo fronte.
«Non c'è stata nessuna delle svolte annunciate - attacca Carlo Borghetti, Pd -. Dai primi dati sui ticket per i
farmaci appare che, al contrario di quanto annunciato, i lombardi hanno speso più di prima».
SimonaRavizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La vicenda
Stop alla separazionetra ospedale-territorio
1
Aziende integrate per la salute (in numero ridotto rispetto agli attuali ospedali). Per la prima volta saranno
insieme sotto lo stesso cappello tutti gli attori della filiera sanitaria: quelli che offrono cure ambulatoriali,
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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07/06/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1,2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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ospedaliere, socio-sanitarie e per i malati cronici
Le Asl vengono ridotteIl ruolo? Programmare
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Agenzie locali Le nuove Asl avranno le funzioni di programmazione territoriale socio-sanitaria, in
collaborazione con i Comuni. Saranno divisi i ruoli tra chi controlla, chi produce e chi programma/acquista le
prestazioni socio-sanitarie
Salva la libera sceltaMa più controlli
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Indicatori di qualità Il rapporto tra gli ospedali pubblici e privati resterà all'insegna della libera scelta del
cittadino. Ma saranno potenziati i controlli in base a un set di indicatori, secondo un sistema di vendor rating
come l'appropriatezza e la qualità delle prestazioni
Foto: Governatore Roberto Maroni
Foto: Assessore Mario Mantovani
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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07/06/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 10
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Monza
Pediatra abusò di minori A processo 12 anni dopo
MONZA - L'accusa è di quelle che pesano come macigni. Ancor di più se ad aver violentato due bambini di 7
e 8 anni ospitati presso una comunità di accoglienza per minori abusati, è, come sostiene la procura, un
medico pediatra 50enne, già in servizio presso una struttura sanitaria pubblica, poi trasferito ad incarico
dirigenziale all'Asl, dal quale è attualmente sospeso. Sono fatti datati (del 2002), quelli che vedono il
professionista monzese attualmente sotto processo per violenza sessuale aggravata. A farli emergere, è
stato il racconto di una delle due vittime, un bambino già abusato in precedenza dal padre, reso agli inquirenti
nell'ambito del processo celebrato anni fa proprio nei confronti di quest'ultimo. Le indagini, coordinate dal pm
Alessandro Pepè, hanno portato gli inquirenti a controllare il registro della comunità d'accoglienza in cui il
pediatra monzese faceva volontariato. Le due presunte vittime, oggi maggiorenni, sono state sentite ieri in
aula. Il pm le ritiene attendibili, l'imputato nega le accuse. (F. Be .)
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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08/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Mire anche sul nuovo ospedale di Padova»
VENEZIA - Voleva allargare le sue mire anche sull'affare miliardario per la costruzione del nuovo ospedale di
Padova, Giovanni Mazzacurati. Per questo avrebbe spinto per cercare «consenso politico» al progetto,
attraverso uno specifico incarico, dato dalla Coveco, a un dirigente regionale (Giancarlo Ruscitti). Il
particolare emerge dalle pagine dell'ordinanza firmata dal gip veneziano Alberto Scaramuzza. «Mazzacurati scrive il giudice - affida a Ruscitti, già dirigente sanità Regione Veneto, un incarico per promuovere il
consenso politico alla costruzione del nuovo ospedale di Padova, cui il Cvn è interessato». L'occasione è
offerta dalla decisione della Giunta veneta del marzo 2010, a guida Giancarlo Galan, di deliberare la
formazione di una commissione di lavoro per l'elaborazione del progetto del nuovo nosocomio. Per capirne di
più Mazzacurati si muove a tutto campo, anche con incontri con rappresentanze istituzionali, come una cena
documentata con l'allora sindaco Flavio Zanonato a «Le Calandre».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Il gip
08/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Riprese le infusioni di Stamina Terremoto all'agenzia del farmaco
Il direttore minaccia le dimissioni. Il caso della toga al Csm
Luca Angelini
Il direttore generale dell'Agenzia per il farmaco che minaccia le dimissioni. L'Ordine nazionale dei medici che
parla di «circostanza oscura e oscurantista», di «inazione della Regione Lombardia» e di «incredibili
paradossi di una magistratura civile che nomina, quali propri ausiliari, soggetti già inquisiti per la stessa
questione dalla magistratura penale». Lo scienziato Paolo Bianco che invita il ministro della Salute Beatrice
Lorenzin a dimettersi. La bufera politica per l'arrivo, agli Spedali Civili di Brescia, di una senatrice di Forza
Italia. E il mistero dell'anestesista di Verona che doveva arrivare con la senatrice, e che poi è svanito nel
nulla.
L'ago da lombare numero 22 che Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation e indagato dalla
Procura di Torino per associazione a delinquere, truffa e somministrazione di farmaci pericolosi, mostra
orgoglioso a telecamere e macchine fotografiche quando, alle 15 di ieri, esce dagli Spedali Civili di Brescia,
ha fatto scoppiare un bubbone che incancreniva da tempo. Con quell'ago, un'ora e mezza prima, Andolina,
nominato nei giorni scorsi ausiliario del giudice dal Tribunale di Pesaro (una sorta di commissario ad acta che
ha «scavalcato» i vertici dell'ospedale bresciano) ha infuso «cellule staminali mesenchimali» (ma in realtà che
cosa infonde è noto solo a Stamina, ndr ) al piccolo Federico, bimbo di tre anni e mezzo di Fano, affetto dal
morbo di Krabbe. «Bastavano questo e pochi secondi di tempo» dice polemico. I carabinieri del Nas hanno
seguito costantemente tutto quanto accadeva via telefono con il direttore generale dell'ospedale Ezio Belleri.
Ma la polemica vera, per quell'infusione (davanti a un'ufficiale giudiziario, ndr ) che pone termine a tre mesi di
stop, riaprendo un fronte che sembrava chiuso dopo il no dei medici dell'ospedale di Brescia a proseguire i
trattamenti Stamina, scoppia poche ore dopo. Prima il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda attacca la
collega veronese Cinzia Bonfrisco (Forza Italia), rea di essere andata ai Civili di Brescia, nelle ore
dell'infusione, accompagnata da un anestesista rianimatore poi scomparso(«Volevo solo farmi assicurare che
l'infusione avvenisse senza problemi per il bambino», ha replicato lei).
Poi Paolo Bianco, direttore del Laboratorio cellule staminali dell'università La Sapienza di Roma e fra i
massimi esperti internazionali di cellule staminali mesenchimali che, di fronte alla «aggressione alla salute
pubblica e all'evidente conflitto fra giudici e governo» dice: «Se fossi io il ministro della Salute, rimetterei il mio
mandato».
Quindi la nota del Comitato centrale della Fnomceo (la Federazione nazionale degli ordini dei medici) al
termine di una riunione tenuta proprio ieri a Brescia, «in una circostanza che non esitiamo a definire oscura e
oscurantista per la Sanità», nella quale la «scelta sofferta, ma determinata e responsabile, di tutti i medici del
più grande ospedale di Brescia, di non ottemperare a queste disposizioni dei tribunali» è ritenuta «quanto di
più alto e civile si possa interpretare per obiezione in scienza e coscienza».
Nel mezzo, prima delle minacciate dimissioni di Luca Pani, direttore generale dell'Aifa (che, a maggio 2012,
aveva interrotto con un'ordinanza le infusioni Stamina agli Spedali Civili, poi riprese grazie alle ordinanze di
giudici del lavoro di varie parti d'Italia), le agenzie battono anche l'autodifesa di Mario Perfetti, presidente del
tribunale di Pesaro che, nei giorni scorsi, ha nominato Andolina come ausiliario del giudice perché
consentisse le infusioni al piccolo Federico: al Tribunale di Pesaro «non risultava, né in via ufficiale (le
indagini penali sono o dovrebbero essere coperte da segreto) né ufficiosa (salvo vaghe notizie di stampa
circa una indagine della procura di Torino sul Vannoni e sul suo metodo), che Marino Andolina fosse indagato
e tantomeno per quali reati. Comunque, l'essere "indagato" da un pm non rappresenta alcuna preclusione o
incapacità all'esercizio della professione». Andolina, spiega il giudice, è stato nominato «considerando non
solo disponibilità dallo stesso dichiarata e la competenza specifica quale medico da tempo esecutore dei
protocolli di infusione Stamina, ma soprattutto la circostanza che egli era l'unico in grado di sostituirsi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
11
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Brescia Polemiche anche per la presenza della senatrice di Fi Bonfrisco
08/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
12
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
personalmente nel praticare le infusioni nel caso, del tutto prevedibile, in cui i sanitari della struttura avessero
opposto rifiuto agli ordini di servizio del commissario ad acta». Perfetti parla di accuse «gravi e gratuite» e
chiede «la tutela» del Csm e della Procura generale della Cassazione: gli stessi che potrebbero, in verità,
metterlo sotto accusa. In realtà la magistratura italiana è in agitazione proprio a causa di questo «doppio
binario» innescato dal caso Stamina e si stanno cercando soluzioni proprio per evitare in futuro fatti del
genere. Il documento di chiusura indagini della Procura di Torino non è certo una «vaga notizia di stampa»:
forse Perfetti poteva chiederlo al collega Raffaele Guariniello.
«Non ci credevo fino all'ultimo, ma sono davvero felice che il mio Federico abbia finalmente ricevuto
l'infusione - dice Tiziana Massaro, mamma del bimbo -. Ho sempre detto che la sua vita non è in mano ai
medici e agli scienziati, ma al Signore e alla Madonna». Nonno Felice è meno misericordioso: «La senatrice a
vita Elena Cattaneo - posta su Facebook - si è interessata di Federico (e, quindi, di tutti noi), noi adesso ci
dedicheremo a lei. Invieremo alle Procure competenti tutte le sue dichiarazioni che non trovano un minimo
riscontro nei fatti e nei dati clinici di cui siamo in possesso». Quell'ago da lombare non ha ancora smesso di
aprire ferite.
Mario Pappagallo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Protagonista Chi è
Luca Pani (foto in alto ), cagliaritano di 53 anni, è un medico, specialista in neuropsichiatria, esperto di
Farmacologia e Biologia Molecolare. È stato docente alla Georgetown University di Washington, negli Stati
Uniti, e attualmente all'università di Miami. È direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa)
L'Aifa
È stata istituita per legge nel 2003 e ha numerose funzioni. Autorizza e controlla i farmaci immessi sul
mercato in Italia e garantisce la loro qualità e sicurezza. L'Aifa monitora costantemente la rete di farmacovigilanza e vigila sulla produzione delle aziende farmaceutiche. Fra gli obiettivi primari c'è la tutela della salute
promuovendo una nuova politica del farmaco ed una informazione corretta e indipendente sulle medicine
rivolta sia ai cittadini sia agli operatori del settore
Foto: Vicepresidente Marino Andolina, vice di Stamina Foundation, ieri a Brescia (Campanelli)
08/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 48
(diffusione:619980, tiratura:779916)
I dottori e il buon uso dell'informatica
Finalmente i dottori utilizzano Internet Bene, purché non lo impieghino per fare le diagnosi
Riccardo Renzi
Non sembrerebbe, almeno a giudicare dagli sbuffi degli addetti all'accettazione degli ospedali e dalle
imprecazioni dei medici di famiglia, quando devono inviare i certificati online. Ma, a quanto pare, la nostra
sanità è una delle più informatizzate d'Europa. Secondo un rapporto della Ue siamo indietro in tutto: uso di
Internet, diffusione della banda larga, competenze digitali, e-commerce, e-government (scarsa
l'informatizzazione della pubblica amministrazione). Ma nel campo della sanità siamo sopra la media
europea, in quasi tutti parametri, comprese le connessioni veloci degli ospedali e l'accesso alle cartelle
cliniche dei pazienti. Non che sia tutto perfetto: c'è ancora molto da fare, soprattutto nella medicina del
territorio. Ma anche gli altri hanno i loro problemi: i migliori in sanità, da questo punto di vista, restano i
danesi, i norvegesi e gli spagnoli. Dunque i nostri medici hanno imparato a usare il computer. Bene, purché lo
usino per gli scopi organizzativi di cui si è detto e non per fare diagnosi o decidere le cure. Uno studio
pubblicato su una rivista specialistica americana ha analizzato le voci mediche di Wikipedia riguardanti 10
problemi di salute e ha trovato errori
in 9 casi su 10. Wikipedia ha ribattuto che il campione dello studio
è troppo piccolo. In ogni caso, preferiamo che i medici si affidino
di più alle proprie competenze e, casomai, alle riviste scientifiche. I centri di psiconcologia in Italia
La lista completa si può trovare su www.corriere.it/salute/sportello
_cancro/psiconcologia/index.html
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Pensa la salute
09/06/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1.5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Fatebenefratelli, medici in rivolta contro il primario assenteista
Su Facebook 300 «lavoratori onesti»: basta con l'impunità Carriera «lampo» Nominato dal dg Michiara,
Barzoi ha appena ottenuto una promozione
Simona Ravizza
L'avviso è stato appeso in bacheca lunedì scorso. Foglio scritto a penna. Testo: «Domani riunione
straordinaria. Parleranno dott. Tuveri e dott. Barzoi». La voce si diffonde nei corridoi del Fatebenefratelli. E
solleva una sola domanda: «Cosa avranno mai da raccontare?».
Interrogativi comprensibili: Giorgio Barzoi è il primario dell'Anestesia che, secondo le indagini appena chiuse
da polizia e carabinieri (il medico è indagato), ha truffato l'ospedale per 145 giorni di assenteismo. Roberta
Tuveri è la dottoressa che, per 63 volte nel 2013, ha «timbrato il cartellino» al suo posto. Per altri 66 giorni,
dicono gli investigatori, «in sostituzione della timbratura», il primario ha autocertificato «la sua presenza
contrariamente al vero». Quella riunione del 4 giugno alla fine è stata annullata. Nessuna motivazione
ufficiale. Ma molti all'interno del Fatebenefratelli pensano che il fatto sia dovuto alla rivolta di medici e
infermieri contro il direttore generale Giovanni Michiara (in quota Forza Italia, vicino a Paolo Berlusconi) e i
suoi più stretti collaboratori. Motivazioni: non sono stati presi provvedimenti contro il medico «assenteista» e
la collega (anche lei indagata). In altri casi, magari meno gravi, i provvedimenti disciplinari sono scattati
subito.
Il segnale più forte del malcontento si verifica proprio il 4 giugno, al mattino. La dottoressa si presenta in sala
operatoria come se nulla fosse. Tra i colleghi, nota una certa freddezza. Prova a ignorarli. Ma poco dopo
trova il suo armadio tappezzato dai ritagli dei quotidiani con la notizia della truffa. È il segno che il clima sta
precipitando. Molti pensano allo stipendio del primario (140 mila euro) e fanno un semplice conto: su 365
giorni, oltre 100 sono i sabati e le domeniche, 10 le festività, 39 le ferie; e allora, se l'ipotesi investigativa fa
riferimento a 145 tra false timbrature e autocertificazioni, «quanti giorni ha lavorato?». Intorno a queste
domande è nato anche il gruppo Facebook : «Lavoratori onesti del Fatebenefratelli». In poche ore, una
valanga di adesioni. Quasi 300 partecipanti. Sdegnati e indaffarati a raccogliere firme per chiedere
provvedimenti: «Non possono rimanere impuniti 145 giorni di vera e propria frode», denunciano medici e
infermieri, che si chiedono: «Come hanno fatto a sfuggire ai controlli che su di noi risultato essere precisi,
impeccabili e celeri?».
Ma Giorgio Barzoi, 46 anni e una rapida ascesa ai vertici del Fatebenefratelli, non è un personaggio
qualunque. In arrivo dall'ospedale di Castiglione delle Stiviere, Barzoi diventa primario di Anestesia al
Fatebenefratelli nel marzo 2011, per volere del dg Michiara. È sempre lui, appena due anni dopo, a
promuoverlo mega dirigente, con la supervisione non solo del reparto di Anestesia, ma di tutta l'EmergenzaUrgenza (54 mila pazienti l'anno). È un incarico di natura fiduciaria che gli vale un bonus da 15 mila euro
l'anno. I giorni della sua promozione coincidono con l'avvio della pluri-contestata sperimentazione che riduce i
medici di guardia in turno la notte. Adesso quella sperimentazione è diventata la regola. Davanti alle proteste
dei dottori che temono per la sicurezza dei pazienti, l'assessore alla Sanità, Mario Mantovani, ha spiegato:
«La presenza di personale nelle guardie in Pronto soccorso è relazionato a fattori come il numero di accessi,
la complessità, la tipologia di pazienti. Solo da una corretta valutazione di tutte queste variabili si possono
trarre conclusioni». Ma chi deve controllare in primis il tutto, proprio per il suo ruolo, è sempre lui: Giorgio
Barzoi, il «medico assenteista», appena promosso mega dirigente.
Gianni Santucci
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Il caso Indagato per 145 giorni di false presenze. Alla guida dell'Emergenza, dove sono state ridotte le
presenze di notte
09/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Giordania, un ospedale italiano per curare i profughi siriani
Un ospedale italiano in Giordania per aiutare gli oltre ottomila profughi siriani. È quello inaugurato, ieri, dalla
ministra degli Esteri Federica Mogherini nel campo profughi di Azraq. La struttura è stata finanziata dalla
cooperazione allo sviluppo con 1,2 milioni di euro, con la partnership della Provincia autonoma di Trento e
Bolzano, e costruita dalla Protezione civile. L'ospedale ha 130 posti letto, ha un reparto pediatrico, una sala
operatoria, sei posti letto di terapia intensiva, oltre a sala parto, laboratorio di analisi, pronto soccorso e una
farmacia. Il campo di Azraq è destinato ad accogliere fino a 130 mila persone. Solo nelle ultime 24 ore sono
arrivati 620 siriani. Secondo l'Unhcr, in Giordania ci sono oltre 600 mila rifugiati siriani registrati, ma per il
governo il totale supera 1,3 milioni.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Inaugurato dalla ministra Mogherini
07/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 7
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Maxi appalti nelle mani di otto uomini
SISTEMA VENETO Dal disinquinamento di Marghera agli ospedali, dal passante di Mestre al raccordo
anulare di Padova: la lunga lista dei casi anomali
Mariano Maugeri
VENEZIA. Dal nostro inviato
La cupola aveva una formazione calcistica a otto, il numero divinatorio che nella tradizione orientale è
sinonimo di successo, prosperità giustizia. Galan, Sartori, Chisso e Artico (a destra); Marchese e Brentan, (a
sinistra). Centravanti di sfondamento e cassieri: Mazzacurati (Consorzio Venezia Nuova) e Piergiorgio Baita
(presidente di Mantovani, l'impresa che ha ricostruito il Veneto dalle fondamenta).
Un ottobello d'oro che dai primi anni del 2000 ha benedetto decine di miliardi di opere pubbliche, dal
disinquinamento di Marghera agli ospedali, dal passante di Mestre al Mose. I magnifici otto li ritrovi in ogni
progetto, gara d'appalto, grande opera, infrastruttura, elucubrazione o fantasia che contenesse un solo
grammo di calcestruzzo. Un assetto bellico che non smetteva (e smette) di produrre piani faraonici, quasi
sempre in finanza di progetto e a pedaggio. Che significa: i soldi li anticipano le grandi imprese o lo Stato,
come nel Passante, poi però il cittadino-contribuente, suo figlio e suo nipote pagheranno fino alla fine dei loro
giorni. Tutto origina dalle proteste imprenditorial-leghiste della seconda metà degli anni '90, quando il Veneto,
allora straricco, recapitava al Quirinale le chiavi delle aziende e Umberto Bossi da Riva Sette Martiri, a
Venezia, invocava il Dio Po e la secessione. L'atto d'accusa era sempre quello, da Vicenza a Treviso, da
Verona a Venezia: «Fare impresa senza strade è come scalare una montagna a mani nude». Il cemento è
stata l'arma per riportare i veneti alla ragione, una pax durata quasi tre lustri con la Lega che da forza
agitatrice si trasfonde in un cocktail ansiolitico. Molti dimenticano che Luca Zaia fu pluriassessore di
Giancarlo Galan. E quel Renato Chisso, l'assessore galaniano alle Infrastrutture che ora sostiene di voler
cacciare, sedeva negli scranni della giunta accanto a lui.
Cemento metaforico, l'unità invece della disgregazione, e cemento reale, milioni di tonnellate di calcestruzzo
spalmato sulle tangenziali di Vicenza e Padova, il Passante di Mestre, sul Mose, sulla Pedemontana veneta
(2 miliardi), la terza corsia della Venezia-Trieste (costo totale 2,3 miliardi, primo lotto in corso aggiudicato
dalla solita Mantovani per un controvalore di 440 milioni), sugli ospedali di Mestre, Schio e Padova (progetto
preliminare da 1,7 miliardi). Un'idea degna di Richelieu. Opere quasi tutte indispensabili. Con il Passante e il
Mose in testa, checché ne dicano i catastrofisti. Ma il modus operandi mafioso non c'entra nulla, e la
pervicace ricerca del sistema migliore per non celebrare una gara e spartirsi i lavori fa orrore. Esempio
eclatante il Passante di Mestre, dove pur di evitare la gara il concedente (lo Stato) diventa concessionario
attraverso l'Anas, in società con la Regione Veneto. Ad anticipare il miliardo necessario alla costruzione dei
32,3 chilometri più agognati d'Italia (le declinazioni per gli ingorghi apocalittici verso Est furono le più svariate,
da "valico di Mestre" a "Cristo si è fermato a Mestre", ndr) ci ha pensato l'Anas.
Si archivia il quindicennio del Doge Galan, arriva Zaia. Lascia al suo posto Chisso, che si avvale dei buoni
uffici del fidatissimo Silvano Vernizzi, una specie di Superman delle opere pubbliche venete, soprannominato
mister Passante. Vernizzi è uno e trino: commissario della Pedemontana veneta, vicecommissario per la
terza corsia Venezia-Trieste, direttore generale di Veneto strade e fino a qualche anno fa amministratore
delegato della stessa struttura per tre mandati, oltre a gestire il dipartimento infrastrutture della Regione.
Troppi incarichi e conflitti d'interesse. A sua volta, mister Passante delega le partite più delicate al devoto
ingegner Giuseppe Fasiol, fedelissimo braccio destro. Una pedina fondamentale del risiko cementizio veneto,
se non fosse stato prelevato mercoledì alle cinque del mattino nella sua casa polesana dagli uomini delle
Fiamme gialle nell'ambito dell'inchiesta sul Mose. In carcere pure il suo capo, l'assessore Renato Chisso.
Così come sei degli otto componenti dell'ottobello (Mazzacurati e Baita li avevano preceduti). I due, Chisso e
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Il marcio a Nord-Est. Artico, Baita, Brentan, Chisso, Galan, Marchese, Mazzacurati e Sartori hanno gestito
affidamenti per decine di miliardi
07/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 7
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Fasiol, stavano lavorando alacremente a un'altra grande opera, una di quelle alchimie lapidee che possono
germogliare solo nella mente di uomini troppo svegli come questi: riconnettere le tangenziali di Verona,
Vicenza e Padova fino a crearne un nastro d'asfalto di 107 chilometri che correrebbe parallelo all'attuale
autostrada Serenissima, la A4. Costo: 1,8 miliardi, sempre nelle nobili e sicure mani della finanza di progetto.
Finita? Macché, gli uffici regionali e l'Anas lavorano pancia a terra. Pronto il piano del Grande raccordo
anulare di Padova, approvata dal Cipe la Nogara Mare sull'asse Rovigo-Cremona che a sua volta si
innesterebbe con la ciclopica Mestre-Orte, 396 chilometri attraverso Veneto, Emilia-Romagna, Toscana,
Umbria e Lazio. E le ferrovie? La linea Maginot della manifattura italiana, da Milano a Trieste, non ha neppure
un chilometro di Alta velocità. A Venezia sostengono che i progetti siano abortiti per l'indifferenza del solito
Chisso, complice la litigiosità arcaica tra i campanili. L'ottobello ha dimenticato però che la numerologia, come
la cosmologia, è meglio non siano avversate. A incastrali uno a uno è stato il magistrato trevigiano Stefano
Ancillotto, lo stesso che due anni fa tirò il filo della tangentopoli veneta arrestando l'ex amministratore
delegato della Padova-Venezia e alto esponente del Pd, Lino Brentan. L'otto che ritorna, stavolta nei panni
del censore.
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NON SOLO MOSE
LA FORMAZIONE
La cupola a «otto»
La cosiddetta cupola aveva una formazione calcistica a otto. Galan, Sartori, Chisso e Artico (a destra);
Marchese e Brentan, (a sinistra). Centravanti di sfondamento e cassieri: Mazzacurati (Consorzio Venezia
Nuova) e Piergiorgio Baita (presidente di Mantovani, l'impresa che ha ricostruito il Veneto dalle fondamenta)
LE OPERE STRADALI
I principali interventi
Dal Passante di Mestre (foto sopra) alle tangenziali di Vicenza e Padova, dalla Pedemontana Veneta (2
miliardi) fino alla terza corsia della Venezia-Trieste (2,3 miliardi il primo lotto, in corso, aggiudicato alla
Mantovani). Ma all'orizzonte ci sarebbero stati già altri interventi: la connessione tra le tangenziali di Verona,
Vicenza e Padova, 107 chilometri paralleli alla Serenissima, la A4. Costo: 1,8 miliardi. E poi anche il raccordo
anulare di Padova e la Nogara Mare
LE FERROVIE
Alta velocità al palo
Oltre la Lombardia l'alta velocità è al palo. A Venezia si dice che i progetti siano abortiti per l'indifferenza di
Chisso, complice la litigiosità arcaica tra i campanili
IL FRONTE SANITÀ
Nel mirino gli ospedali
Il sistema collaudato di politica e affari non poteva non comprendere gli ospedali: quelli di Mestre, di Schio
(nella foto) e di Padova
08/06/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 23
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Un Senato in dialogo coi saperi
Se la politica potesse avvalersi in maniera più sistematica di esperti riconosciuti non insorgerebbero casi
come Stamina Negli Usa ai vertici del National Institute of Healt ci sono studiosi di rilevanza internazionale
nominati dal presidente degli Stati Uniti
Carlo M. Croce*
In Italia accadono continuamente fatti gravi sul piano dell'uso sociale delle scienze. Siamo un Paese in cui
ciarlatani senza alcuna qualifica, che millantano di essere capaci di curare malattie ancora inguaribili,
riescono, molto più facilmente che altrove, a convincere gruppi di malati, i loro familiari e i politici, a fare
pressione perché si applichino tali "terapie" ai pazienti. Più tali soggetti strillano, ovvero più riescono a circuire
piccolissimi gruppi di persone purtroppo disperate, più sono ascoltati dalle autorità politiche del Paese.
Per la cosiddetta terapia Di Bella del cancro, pur non avendo i minimi requisiti di scientificità, fu stabilita dal
ministero della Salute una commissione di esperti per valutare la sua efficacia. Nel caso più recente, una
terapia basata su "cellule staminali" è stata proposta per il trattamento di svariate malattie incurabili dal
"gruppo Stamina", anche questo costituito da ciarlatani con nessuna conoscenza di biologia di cellule
staminali e delle malattie su cui dicevano di intervenire e con nessuna qualificazione scientifica. In questo
caso, il ministro della Sanità Balduzzi ha persino reso possibile a tali strilloni di trattare pazienti incurabili con
cosiddette "terapie", non descritte, quindi ignote, quindi non testate sperimentalmente, e tantomeno validate o
approvate. Tutto questo ha evidenziato ancor di più la fragilità del rapporto tra politica e scienza in Italia.
Nel mondo intero questi fatti sono stati visti con sbigottimento e incredulità, aumentando ancor più la
mancanza di rispetto per l'Italia e le sue istituzioni scientifiche, per non parlare di quelle politiche. Il verificarsi
di questi episodi è chiaramente dovuto alla mancanza di cultura e di educazione, non solo scientifica, del
Paese. Se guardiamo ai giornali, per esempio, è evidente che pochissimi si avvalgono di giornalisti con una
solida preparazione scientifica. Per non parlare poi della televisione. Quindi, notizie di scienza e medicina
sono riportate solitamente da persone che non hanno familiarità con il tema e che o prestano ascolto anche a
chi ha poco o nessuna qualifica, o tendono a presentare le questioni come se esistessero anche nella
scienza contrapposizioni politico-ideologiche.
A scuola le scienze non sono molto seguite e approfondite per cui la cultura scientifica degli italiani è
notoriamente tra le più scarse del mondo. Questo non impedisce che alcuni italiani raggiungano le vette più
alte della leadership scientifica, ma suggerisce che potrebbero essere molti di più se il Paese avesse una
rigorosa politica della scienza, facilitando ed espandendo l'educazione scientifica e sostenendo di più o
meglio la ricerca. È comunque evidente che la comprensione e l'apprezzamento della scienza da parte della
maggioranza dell'opinione pubblica italiana sono praticamente inesistenti.
Nel caso dello sviluppo dei farmaci vi sono procedure molto dettagliate che devono essere seguite prima che
un farmaco possa essere approvato. Queste regole devono essere rispettate perché è necessario che i
farmaci approvati non siano dannosi e siano efficaci. Nei casi Di Bella e Stamina si è fatto esattamente il
contrario e la politica e l'inerzia, o ignoranza, di molti giornali sono state le cause principali di questa disfatta.
Negli Stati Uniti la Food and Drug Ddministration (Fda) è incaricata di approvare o bloccare l'immissione in
commercio dei nuovi farmaci. In Italia, l'Aifa svolge attività di regolazione del farmaco in collaborazione con
l'Istituto superiore di sanità, che a sua volta ha una duplice funzione, quella del controllo della salute pubblica
e quella di Istituto di ricerca, un po' come il National Institute of Health (Nih) americano. Negli Stati Uniti i
vertici di queste istituzioni sono solitamente esperti di rilevanza internazionale, che hanno trascorso la loro
vita a fare scienza e a valutare attività scientifiche. Sono nominati dal Presidente degli Usa.
In Italia, l'ex solito ministro Balduzzi ha scelto di nominare presidente dell'Istituto superiore di sanità un
signore con nessuna qualificazione scientifica, quando poteva scegliere tra vari candidati altamente
qualificati. È naturale che poi scoppino i casi Stamina perché dentro alcune istituzioni governative ci sono
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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elzeviro
08/06/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 23
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persone che non hanno le capacità, forti delle loro competenze, di frenare derive che nulla hanno a che fare
con la scienza e la medicina. Quale capacità avrebbe questo signore per giudicare che Stamina è una truffa e
un pericolo per i cittadini? La cosa patetica è che qualunque individuo con un minimo di istruzione avrebbe
avuto forti dubbi su un personaggio come il patron di Stamina, un individuo senza alcuna educazione
scientifica che pratica una pseudoterapia mai pubblicata su riviste scientifiche.
Negli Usa la maggior parte della ricerca fondamentale (di base) è sostenuta dal governo federale tramite
varie agenzie come l'Nih. Sebbene questo tipo di ricerca sia ad alto rischio, perché non si è certi che possa
produrre risultati di rilievo, la si ritiene essenziale per il benessere e il futuro del Paese. Infatti, la maggior
parte dei traguardi scientifici più importanti sono stati raggiunti grazie alla ricerca di base.
Tale ricerca, essendo ad alto rischio, non può essere sostenuta dall'industria, al contrario della ricerca
applicata che è molto più vicina allo sviluppo dei prodotti ed è sostenuta prevalentemente dall'industria. In
altre parole, i risultati della ricerca fondamentale sono poi sviluppati ulteriormente dalla ricerca applicata
dell'industria. Sempre negli Usa, la ricerca di base pubblica e privata è sostenuta per lo più da fondi pubblici
attraverso il finanziamento di progetti di ricerca. Questi finanziamenti costituiscono un prezioso investimento,
in quanto agiscono da volano per tutta la scienza e l'industria del Paese e sono alla base della sua ricchezza
economica e tecnologica. Negli Stati Uniti esiste un sistema di "Checks and Balances" che funziona
abbastanza bene, almeno a livello nazionale. Per esempio, all'oscurantismo voluto da Bush sulla ricerca sulle
cellule staminali si sono contrapposti Senato, Università, giornali influenti, industria farmaceutica e gran parte
dell'opinione pubblica. A livello locale invece, anche negli Stati Uniti vi sono sacche di oscurantismo, per
esempio, vi sono Stati nei quali si vorrebbe proibire l'insegnamento dell'Evoluzione o mettere sullo stesso
piano l'insegnamento dell'Evoluzione e quello del Creazionismo. In sostanza, anche gli Stati Uniti hanno i loro
problemi, ma le élite politiche, economiche e intellettuali agiscono per cercare di assicurare che le decisioni
siano prese sulla base di una valutazione oggettiva dei fatti.
Si è parlato in Italia di indirizzare la riforma del Senato verso la creazione di un "Senato delle Competenze",
cioè per integrare la composizione del Senato con la presenza di cittadini legittimati a ricoprire l'incarico
dall'essersi distinti in ambito internazionale per le conoscenze acquisite in un determinato campo. Ho qualche
difficoltà nel capire in quale modo questo possa essere realizzato, ma non vi è dubbio che se nel parlamento
italiano vi fossero state personalità di elevata cultura scientifica, episodi come i casi Di Bella e Stamina
avrebbero avuto grosse difficoltà a manifestarsi. D'altro canto, se le nomine ai vertici delle istituzioni che
dovrebbero svolgere un ruolo consultivo per i politici, nei casi che richiedano specifiche competenze
scientifiche, sono fatte secondo criteri meramente politici e non meritocratici, è difficile immaginare che, come
invece succede negli altri Paesi, da esse possa provenire un contributo valido alle decisioni che la politica si
trova a prendere.
L'idea che alcuni dei membri di un eventuale "Senato delle Competenze" possano essere una sorta di
ulteriori "catalizzatori" in grado di accelerare e offrire un contribuito al dibattito politico, talvolta sterile e privo
di quella razionalità scientifica e competenza tecnica invece necessari, che si prolungano per mesi tra
Camera e Senato, potrebbe essere una via d'uscita a questa drammatica situazione di stallo dell'Italia. Ci
sono senz'altro competenze politiche, giuridiche, economiche elevate in Parlamento, ma queste
evidentemente non bastano per affrontare temi così complessi e ad alto rinnovamento come quelli imposti dai
quotidiani avanzamenti tecnologici e biomedici. Ecco perché un'alleanza tra scienza e politica attuata
attraverso il Senato sarebbe rivoluzionaria per l'Italia. Se riuscissero a far partorire al parlamento decisioni più
oculate in minor tempo, probabilmente questo avrebbe un riflesso positivo anche nella scarsa stima che gli
italiani attualmente hanno nei confronti dei loro rappresentanti politici e per il Paese. E, se si elevasse il livello
della discussione tra i politici, inevitabilmente vi sarebbe anche una crescita del livello nel dibattito tra i
cittadini, non più costretti a prendere esempio da confusionari urlatori televisivi, ma da persone abituate per
studio a ragionare e ad applicarsi con metodo alle cose.
08/06/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 23
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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*Distinguished University Professor Columbus, Ohio
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la proposta di domenica
Carlo Croce è lo scienziato italiano con il maggiore impatto al mondo secondo l'h-index. È direttore del
dipartimento di Virologia molecolare all'Ohio State University. Con questo articolo aderisce e rilancia la
proposta di riforma costituzionale per «un Senato delle competenze e del saper fare», lanciata dalla
«Domenica» il 5 dicembre scorso e approfondita in questi mesi, su numerose testate, da costituzionalisti,
opinionisti, umanisti e scienziati
Foto: saggezza antica |Il Senato dell'antica Roma, affresco di Palazzo Madama
08/06/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 23
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Stamina, lo Stato si muova
Ieri Andolina ha effettuato agli Spedali civili di Brescia un'infusione illegale deontologicamente abominevole.
E le istituzioni stanno a guardare
Elena Cattaneo
*, Gilberto
Corbellini** e Michele De Luca***
Ci si domanda come riescano i cittadini in questo paese a comprendere e accettare che ieri, a Brescia, un
medico abbia potuto trasgredire almeno una decina di articoli del Codice di Deontologia Medica, su mandato
di un magistrato e probabilmente reiterando un reato. Per quel reato (l'infusione di preparati privi di staminali
terapeutiche, e tantomeno di neuroni) il medico è accusato dalla procura di Torino. Ma un magistrato di
Pesaro l'ha nominato commissario "ad acta" degli Spedali Civili di Brescia per far infondere in un bambino i
preparati della Fondazione Stamina. L'infusione è stata effettuata ieri da Andolina in un clima surreale e
nell'assordante silenzio dell'Ordine nazionale dei medici.
Non si può nemmeno capire perché i ministri della Giustizia e della Salute, oltre al Consiglio superiore della
magistratura, non siano ancora intervenuti mettendo fine allo scempio dell'etica medica, quella che garantisce
la dignità ai malati e alla professione medica, oltre che delle leggi e della Costituzione della Repubblica.
Aspettiamo di capire anche come mai, chi ieri poteva, pensiamo, mettere sotto sequestro il laboratorio di
Brescia per proteggere un bambino da un doloroso e inutile trattamento, non abbia agito.
Non abbiamo più parole, se non per dire che troppe figure istituzionali sembrano non saper più identificare
l'impegno, la responsabilità, la serietà, le competenze, le prove. Anzi, sembra che non siano pochi coloro che
vorrebbero illudere il paese che si può vivere di finti miracoli. In politica, in medicina, in economia.
In uno qualunque degli altri paesi del G7, Vannoni e Andolina sarebbero stati fermati, e messi nella
condizione di non poter più abusare di malati gravi e dei loro parenti, da almeno due anni. In Italia tutto è
troppo lento. I giudici, alcuni almeno, invece di applicare la legge nel senso di garantire la tutela della salute
dei cittadini per evitare loro di essere abusati dai ciarlatani, li consegnano proprio nelle mani di costoro. Alcuni
parlamentari, che hanno il vincolo assoluto di rispettare la Costituzione, concorrono nel consentire che dei
medici possano far del male a bambini già gravemente provati. Addirittura accompagnano fisicamente
nell'esecuzione dell'abuso, chi quell'abuso intende perpetrare, poi fingendo di non esserci stati, quando
l'intento di acquisire visibilità personale fallisce. Parenti e genitori, presi nell'inganno che mai potranno
ammettere, usano il diritto alla patria potestà per esporre bambini o persone indifese a trattamenti faticosi,
pericolosi e inutili. E qualcuno minaccia pure, sui social network, chi mette la propria competenza e faccia,
affinché dei bambini non vengano trattati come cavie.
Da oltre due anni non temiamo di dire che il caso Stamina è una vicenda che dimostra l'inettitudine,
l'incompetenza e un amorale o bieco protagonismo di una parte non secondaria della classe politica e di
governo che in Italia si occupa di sanità pubblica. E non sono i ciarlatani a preoccuparci. Vogliamo quindi,
una volta di più, chiarire perché la vicenda denuncia un impazzimento generale a cui è urgente porre rimedio,
con interventi forti.
I principi che ispirarono un'etica medica finalmente rispettosa dei diritti fondamentali della persona malata
furono definiti e accolti esattamente 35 anni fa negli Stati Uniti. E sono parte integrante delle leggi sanitarie
italiane. Stabiliscono che i pazienti devono essere informati correttamente, in forma veritiera, e messi in
condizioni di decidere autonomamente se sottoporsi o meno a un trattamento, che i trattamenti medici
devono ridurre il più possibile i rischi di danni e produrre i maggiori benefici, e che non vi devono essere
discriminazioni o ingiustizie.
Questo significa che i trattamenti per i quali non esistono prove scientifiche di sicurezza ed efficacia non
sono etici. A fare da spartiacque furono il processo di Norimberga ai medici nazisti e la dichiarazione di
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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ciarlatani irredimibili
08/06/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 23
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Helsinski del 1964. Inoltre, nell'eventualità in cui i pazienti siano minori o incapaci di decidere c'è l'obbligo
morale di tutelarli e agire nel loro miglior interesse. Nessuno di questi principi è rispettato nel caso Stamina.
I pazienti e i parenti non possono dare un consenso valido, perché nessuno ha alcuna informazione sul
contenuto dei preparati e sui rischi associati al trattamento. Le uniche informazioni disponibili dimostrano che
in quei preparati c'è il solito intruglio da ciarlatani, le cui dichiarazioni valgono zero. Peraltro, i rischi di danni
sono stati accertati, mentre non esiste alcuna pubblicazione che dimostri qualche beneficio. Il che prefigura
addirittura una deviazione dal principio etico più antico per la medicina, presente già nel giuramento di
Ippocrate: primum non nocere, prima di tutto non far male. I costi sostenuti dal servizio sanitario per praticare
i trattamenti inefficaci di Stamina, sottraggono risorse per trattare o prevenire altre malattie con cure efficaci:
e questa si chiama ingiustizia.
Per quanto riguarda i piccoli malati, è chiaro che i genitori che chiedono per loro il trattamento non solo non
ne hanno diritto - come ha esplicitamente detto anche la Corte europea dei diritti dell'uomo - ma non stanno
agendo nel miglior interesse del minore. In questi casi, dei giudici che applicassero davvero la legge,
dovrebbero piuttosto tutelare i bambini dalle sofferenze e possibili danni causati da un'affettività irrazionale.
Cioè si dovrebbe considerare di sottrarre a quei genitori la patria potestà e assicurare a quei bambini i
trattamenti per cui esistono prove e che non sono pericolosi.
Nella vicenda Stamina è saltata completamente la dinamica di controllo equilibrato tra i poteri dello Stato. Ed
è necessario che questi vengano riportati in equilibrio perché non è accettabile che in un Paese che vuole
guidare il rinnovamento e il rilancio dell'Europa un docente di letteratura e un medico incompetente su
malattie neurologiche e staminali, che non rispetta il codice etico professionale, tengano in scacco le
istituzioni e possano far del male a bambini indifesi. Non mancano secondo noi al Parlamento, al Governo e
al Csm gli strumenti per chiudere definitivamente la vicenda. E se quelli esistenti non bastano s'intervenga
rapidamente, perché il caso Stamina è la punta di un iceberg contro il quale potrebbe schiantarsi in breve
tempo e quindi affondare l'organizzazione etica e funzionale dell'intero sistema sanitario.
*Università degli Studi di Milano
** Università La Sapienza di Roma
***Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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Foto: i «monta in banco» |Pietro Longhi, «Il cavadenti» (1750), Milano, Pinacoteca di Brera
07/06/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 9
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L'imprenditore in carcere "I partiti si sono sfarinati contano i potentati
personali"
Oggi esiste una totale e assoluta invadenza della politica con le sue diramazioni Rivolgersi alla cupola uno
stato di necessità ENRICO MALTAURO IMPRENDITORE
(e.r.)
MILANO. «Almeno fino agli anni '90-93, i partiti comunque sia avevano un proprio ordinamento, una
gerarchia, una logica, bellao brutta, sbagliata, giusta, questo è un altro ragionamento». Adesso invece, è
l'analisi del tangentista di Mani pulite prima, e del «Sistema Expo» poi, è una sciagura. Con una situazione
«sfarinata», spiega Enrico Maltauro, cinquantottenne timoniere dell'azienda di famiglia vicentina. Oggi, in
Italia, è la cruda visione di chi ha vissuto da dentro questo sistema, i riferimenti non sono più i partiti, «ma
hanno caratteristiche assolutamente personali, personalizzate». Per accaparrarsi gli appalti - giura Maltauro bisogna essere «nei gruppi di potere, di influenza, di gestione». Ed è per questo che per tentare di rilanciare
l'azienda di famiglia - l'indagato tiene a sottolineare che l'anno prossimo festeggerà 100 anni di vita - «ho
avuto la necessità, diciamo così, di impostare una mia comunicazione con la, chiamiamola, politica».
È questa la confessione che Maltauro rende ai magistrati milanesi che lo hanno arrestato lo scorso 8
maggio. Rinchiuso in carcere, a fianco i suoi legali Dedolae Grasso, Maltauro non cerca alibi, ma lucidamente
spiega perché si è affidato prima a Sergio Cattozzo - ex esponente ligure dell'Udc - e poi all'intera cupola di
Primo Greganti e Gianstefano Frigerio. Conferma tutto, con un'analisi quasi sociologica da addetto ai lavori.
Rivolgersi alla cupola? «Uno stato di necessità». Perché «una persona che fa il mio mestiere ha l'assoluta
necessità di avere un contatto, di avere un interlocutore, di avere un rapporto con le stazioni appaltanti». Oggi
- è il punto su cui ragiona l'imprenditore - «esiste una totale e assoluta invadenza e una dominanza della
politica, con le sue diramazioni».
A suo modo, e paradossalmente, è lo stesso capo della cupola Frigerio a confermare l'analisi. Paradossale
perché Frigerio respinge alla radice la ricostruzione dei magistrati milanesi riscontrata dallo stesso Maltauro.
Ma conferma perfettamente la descrizione dell'impianto, a modo suo. Per raccon"tare la sua attività
lavorativa, il «professore» dice di svolgere «un'attività di rapporti con una serie di imprenditori che venivano a
parlarmi dei loro problemi». E allora lui, che di professione risolve problemi, si attiva.
Cos'ha fatto, in fondo, Frigerio secondo Frigerio? «Un'attività che in America potrebbe definirsi di lobbying,
perché per lo più venivano presentate delle persone (imprenditori, ndr ), ad altri operatori (pubblici ufficiali,
ndr )». Frigerio nega le tangenti, ma non l'azione di lobbying. E in cambio di «finanziamenti ai miei libri e alla
loro realizzazione e presentazione, io chiamavo il pubblico ufficiale e gli dicevo "ricevi questo imprenditore,
che è molto bravo"». Un'attività legittima, secondo Frigerio, il che però cozza con i risultati delle indagini. E
così ammette candidamente di avere fatto da sponda con il Pirellone. «Ho partecipato molte volte a dibattiti
sulla Città della Salute (progetto finito nel calderone dell'inchiesta su Expo, ndr ), ma in termini di contenuti».
Frigerio dice anche di essere «an"che andato a parlare con i pubblici ufficiali in Regione».
Lobbying, e non solo. Confessa, senza considerarlo un reato o un fatto disdicevole, come «ad esempio il
direttore del Monzino (un ospedale milanese, ndr ), lo mandavo dall'assessore alla Sanità, o dal direttore
generale, a spiegargli perché tecnicamente era utile questa cosa qui (il progetto della Città della salute, ndr
)». Sembra secondario al professore sapere chei pm milanesi Gittardi e D'Alessio, siano convinti - come
emerge dalle carte - che a finanziare la campagna elettorale proprio di quell'assessore alla Sanità (Mario
Mantovani di Forza Italia) del governo regionale targato Roberto Maroni, sia stato proprio lo stesso Frigerio. E
che una volta nominato il nuovo direttore generale della sanità, lo abbia ricevuto nei suoi uffici e fatto
incontrare con imprenditori a lui vicini. Forse, come dice Maltauro, questa è solo la dimostrazione dello
«sfarinamento» del sistema. È il dopo-Mani pulite. PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.giustizia.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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L'INCHIESTA/ L'INTERROGATORIO DI MALTAURO
07/06/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 22
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Caos Stamina: "Oggi le infusioni"
L'annuncio a Brescia del "commissario" Andolina. "Se me lo vietano chiamo i carabinieri" Ma si profila un altro
stop con l'intervento dei Nas. Intanto, le famiglie preparano nuovi ricorsi "Se i dottori si rifiutano di collaborare
farò tutto da solo, le cellule per Francesco sono pronte"
MICHELE BOCCI
BRESCIA. Marino Andolina accelera il passo per affrontare con un saltoi tre scalini che portano dentro l'atrio
di ingresso degli Spedali Civili. Sono le 14.15 ed è raggiante. Ancora una volta ha piegato il sistema sanitario,
ha sconfitto chi ha provato ad estromettere Stamina dal servizio pubblico. Allarga le braccia, quasi non ci
crede nemmeno lui: dopo tre mesi di stop le infusioni riprendono.
Malgrado le inchieste penali, le perplessità dell'Europa, il rifiuto dei medici di collaborare, le prese di
posizione di Aifa e ministero della Salute e di praticamente tutta la comunità scientifica. «È fatta, domani alle
10 (oggi, ndr) facciamo le staminali a Francesco. Gli altri bimbi? Vedremo più avanti». È chiaro che il nuovo
schema di ricorso pensato dai legali del piccolo Federico Mezzina, che prevede la nomina di un ausiliario del
giudice, è vincente.
E già ieri le famiglie di altri bambini malati si apprestavanoa preparare nuove richieste per i giudici civili
scritte allo stesso modo.
La prima parte della giornata a Brescia è stata convulsa. Andolina si è presentato in ospedale battagliero,
pronto a ricevere un no e a tornare a parlare di decine di bambini mortia causa del blocco della "cura" ideata
dallo psicologo Vannoni. «Se non mi fanno fare l'infusione chiamo i carabinieri», spiegava seduto tra i
visitatori in attesa del passo nei reparti. A renderlo così sicuro era l'ordinanza del tribunale di Pesaro sul caso
di Federico Mezzina, 3 anni e mezzo e una terribile malattia, la sindrome di Krabbe. I giudici hanno nominato
un loro ausiliario, proprio Andolina dopo il rifiuto del presidente dell'ordine dei medici di Brescia, Ottavio Di
Stefano. Gli hanno dato l'incarico di trovare medici pronti a fare le infusioni, ovviamente solo per il caso di
quel bambino.
In più hanno duramente attaccato gli Spedali civili, scrivendo di "atteggiamento ostruzionistico" e "ambiguità"
e hanno trasmesso l'ordinanza alla procura bresciana. Andolina ha sfruttato fino in fondo i suoi nuovi poteri e
ieri mattina ha inviato un ordine di servizio a tre primari: "Ordino al dottor Porta, direttore dell'oncoematologia
pediatrica, alla dottoressa Molinaro, direttrice dell'anestesia e rianimazione pediatrica e alla dottoressa
Lanfranchi, responsabile del laboratorio trapianti, di attivarsi, anche coni propri collaboratori, per gestire in
giornata il trattamento con cellule staminali, manipolate con la metodica Stamina, per il piccolo Federico
Mezzina".
I tre medici si sono rifiutati di collaborare ma Andolina ha spiegato di poter fare comunque tutto da solo. In
pratica ha nominato se stesso. «Le cellule sono già pronte, vanno estratte dal congelatore e trattate, cosa a
cui penserà la nostra biologa Erica Molino. Io farò la puntura, ai colleghi chiedo una mano solo se ci fossero
problemi», ha detto dopo aver saputo che i vertici degli Spedali Civili, bloccati dall'ordinanza, avevano deciso
di non opporsi all'infusione. Non è però escluso che qualcuno provi oggi stesso ad intervenire per fermare
questo nuovo trattamento. Qualcuno che potrebbe far valere il conflitto di interessi di cui è portatore
l'ausiliario del giudice, che è anche il vicepresidente di Stamina e quindi non estraneo alla vicenda. Anzi.
Sulla scrivania del pm torinese Raffaele Guariniello, inoltre, c'è un fascicolo del Nas che propone
l'interdizione di Andolina come misura cautelare nell'inchiesta su Stamina in cui è coinvolto e che ipotizza
l'associazione a delinquere e la truffa.
La prossima settimana si riunirà finalmente il nuovo comitato ministeriale che deve decidere se avviare la
sperimentazione pubblica del metodo di Vannoni.
Sono passati oltre tre mesi dalle prime nomine perché le associazioni dei malati non riuscivano a trovare i
due membri di loro nomina. Il comitato potrebbe decidere in un paio di settimane. Se boccerà il metodo, la
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La polemica
07/06/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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sua presa di posizione potrà essere utilizzata per convincere i giudici civili che ricevono i ricorsi dei malati
dell'inefficacia di Stamina. PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it/argomenti www.repubblica.it > Salute Le
tappe I PAZIENTI La prima è una bambina già in cura nell'ospedale lombardo. Da quel giorno 530 malati
fanno ricorso ai giudici per le cure L'INCHIESTA Sulla terapia il pm Raffaele Guarinello di Torino ha chiuso
un'inchiesta. Nei mesi scorsi sono state indagate 14 persone LA SENTENZA È il 22 agosto 2012 quando un
giudice di Venezia obbliga gli Spedali Civili di Brescia ad eseguire le infusioni col metodo Stamina
Foto: TENSIONE A destra una manifestazione pro Stamina. Sopra, Marino Andolina giovedì davanti agli
Spedali Civili
07/06/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 24
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Frode al fisco indagato Angelucci re delle cliniche
ROMA. "Associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e all'appropriazione indebita".
Per questo quattro esponenti della famiglia Angelucci sono indagati a Roma con altre sei persone che
collaborano alle loro società. Sono l'ex deputato del Pdl ed editore Antonio, fondatore del gruppo Tosinvest e
considerato un "re" della sanità privata del Lazio con 25 cliniche, e i suoi tre figli Giampaolo, Alessandro e
Andrea.
L'inchiesta è partita da una serie di verifiche fiscali e ieri gli uomini della Guardia di Finanza hanno perquisito
le sedi delle società San Raffaele Spa, a cui fanno capo le cliniche, e della Roma Global Service. Per gli
inquirenti una specie di "schermo societario" usato per l'acquisizione di beni di lusso destinati agli Angelucci.
«Un sodalizio criminale - si legge nel decreto di perquisizione - nel quale i membri della famiglia esprimono
una posizione apicale».
Foto: Antonio Angelucci
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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ROMA
07/06/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 1,5
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Mantovani si salva ma Maroni pensa al superassessorato
In Regione un vertice di maggioranza teso sulla sanità "Presto un libro bianco poi la rivoluzione delle
deleghe" Il presidente punta a riunificare sotto il Welfare le competenze su Salute, Solidarietà sociale, Pari
opportunità e forse anche Casa
ANDREA MONTANARI
ROBERTO Maroni salva Mario Mantovani, ma il governatore avoca a sé la riforma della Sanità lombarda e
ora pensa alla creazione di un super assessorato al Welfare che, in futuro, potrebbe ridisegnare il ruolo
dell'assessore regionale alla Salute di Forza Italia. Ore d'ansia per Mantovani finito nel mirino dell'opposizione
di centrosinistra che ha presentato contro di lui una mozione di censura che sarà discussa martedì in
Consiglio regionale dopo il coinvolgimento di diversi direttori generali e amministrativi di ospedali in una
inchiesta della Procura su appalti truccati in alcuni presidi. Il nuovo assessorato accorperebbe le deleghe
della Sanità, della Famiglia e Solidarietà sociale, delle Pari opportunità e forse anche della Casa. Lo stesso
schema che Maroni impresse al ministero del Welfare quando fece parte del secondo governo Berlusconi.
Questo l'esito ieri del vertice di maggioranza tra i partiti che governano la Regione. Una riunione a tratti tesa.
Il governatore ha fatto la parte del mattatore. «Voteremo contro la mozione di censura, ma poi si cambia tutto
- avrebbe spiegato davanti ai capigruppo di Lega, Forza Italia, Ncd, Fratelli d'Italia e lista Maroni. Alla
presenza anche dello stesso Mantovani al quale - raccontano i presenti - sarebbe stato concesso solo lo
spazio per una difesa d'ufficio. «Mi accusano di non aver controllato, ma i controlli ci sono stati - si sarebbe
giustificato l'assessore alla Salute L'opposizione dice che non abbiamo dato riposte adeguate, ma siamo
intervenuti prima che presentassero la loro mozione».
Prima de definire una «cavolata» il video che lo aveva ripreso mentre durante un comizio ad Arconate
chiedeva ai suoi concittadini di segnalargli nomi per alcune nomine sanitarie.
Annunciando il percorso che, a tappe forzate, dovrebbe portare alla revisione della legge 33, nota come la
riforma della sanità di Roberto Formigoni. Entro la fine del mese, la presentazione di un libro bianco sulla
sanità lombarda sul modello di quello che scrisse il giuslavorista Marco Biagi sul lavoro. Entro luglio, il via
libera della giunta sulle linee guida su chi si baserà la nuova riforma della sanità targata Maroni, che
dovrebbe essere approvata entro l'anno. A quel punto, la Regione sceglierà se seguire la strada della nascita
del nuovo super assessorato (magari con l'aggiunta di alcuni sottosegretari) o conservare l'attuale
separazione tra le deleghe. Sempre che, nel frattempo il governo Renzi non approvi una riforma del titolo V°
della Costituzione per togliere alle regioni la competenza sulla sanità.
Non sono mancati momenti di tensione tra Legae Nuovo centrodestra sul ruolo che dovrà avere la nuova
Agenzia regionale peri controlli immaginata dall'assessore maroniana Maria Cristina Cantù e quello dell'Arca,
l'agenzia regionale per la centrale acquisti che dovrebbe diventare la stazione unica appaltante della
Regione.
Un duello tra chi come i leghisti sostiene che le inchieste della magistratura hanno dimostrato che «finorai
controlli non hanno funzionato e vanno potenziati» e chi come i ciellini accetta di parlare solo di «migliorare il
sistema» per non sconfessare il modello formigoniano che per loro resta «un'eccellenza». Altro tema di
scontro la libertà di scelta consapevole, dove l'Ncd insiste nel difendere la libertà dei cittadini di scegliere in
quale struttura farsi curare.
Quelli che si aspettavano di parlare di un nuovo possibile rimpasto e di nuove strategie, però, sono rimasti
delusi. L'Fdi Riccardo De Corato alla fine ha messo in guardia gli alleati: «Tante belle parole, ma guardate
che quando saremo in aula martedì con l'opposizione sarà tutta un'altra musica». © RIPRODUZIONE
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I PROTAGONISTI ROBERTO MARONI Il governatore difende l'operato dell'assessore regionale Mario
Mantovani sulla mozione di censura, ma avoca a sé la riforma della sanità e pensa a un nuovo super
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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La sanità
07/06/2014
La Repubblica - Milano
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assessorato al Welfare e a rivedere i controlli MARIO MANTOVANI L'assessore regionale alla Salute di Forza
Italia si difende: «I controlli ci sono stati.
Abbiamo preso provvedimenti adeguati prima della mozione di censura». Il video sulle raccomandazioni,
«una cavolata strumentalizzata»
LA SCHEDA I CONTROLLI Per la Lega i controlli sulla sanità non hanno funzionato, ma l'Ncd accetta di
parlare solo di «migliorare il sistema» per non sconfessare il modello introdotto con la riforma di Roberto
Formigoni LIBERTA' DI SCELTA La Lega vorrebbe ridurre lo spazio concesso ai privati nella sanità, ma i
ciellini difendono il principio in base al quale ogni cittadini può scegliere in quale struttura pubblica o privata
farsi curare
Foto: IL TERRITORIO La nuova riforma prevede tre livelli di ospedali. Poli super specialistici, plurispecialistici
e presidi di prossimità sul territorio da dedicare solo ad anziani e a malati cronici
07/06/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 3
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Case, cliniche e Ferrari una dinasty inossidabile da portantini a "ras"
Dalle umili origini abruzzesi agli splendori della Sanità, storia di un padre e dei suoi tre figli. Trent'anni per un
impero. Tra grandi successi e troppi scandali La passione per le auto del Cavallino e l'operazione Bottegone
PAOLO BOCCACCI
COME i Blues brothers. Ma sì, loro, Antonio, detto Tonino, classe 1944, di Sante Marie dell'Aquila, il
patriarca, ex portantino per vent'anni al San Camillo, poi diventato il "re delle cliniche private" e l'editore di
Libero e del Riformista, con qualche puntata all'Unità, ebbene Antonioei suoi tre figli grandi, amano farsi
fotografare così, tutti in completo scuro o blu d'ordinanza, e Tonino anche con gli inseparabili occhiali neri.
Una saga familiare con i suoi luoghi, la grande casa di via dell'Ara Coeli e l'ufficio della Tosinvest vicino via
Veneto,ei suoi amici, anzi amicissimi, rigorosamente bipartisan, dall'ex tesoriere del Pci Sposetti a Massimo
D'Alema (non fecero gli Angelucci il favore di accollarsi tutti i palazzi del partito compreso il mitico
Bottegone?) a Fini, poi tradito però per Berlusconi, ma non solamente Gianfranco, anche il fratello Massimo,
da anni primario una delle loro cliniche, quella a cui sono legati da maggior affetto, il San Raffaele alla
Pisana, il capofila degli altri loro ventotto centri di sanità privata ad alta specializzazione sparsi tra Roma,
Lazio, Abruzzo e Puglia.
Ma torniamo a Tonino.
L'impero nasce proprio trent'anni fa, quando Antonio, che da portantino faceva anche il sindacalista della Uil,
scopre il business della riabilitazione. E zac, conquista l'ospedale di Velletri. Da lì, con i figli, Giampaolo e i
gemelli Andrea e Alessandro (il quarto nacque dopo, dall'amata e scomparsa mamma Silvana, farmacista,
che ha dato anche il nome alla Tosinvest, Tonino e Silvana), la scalata, a ritmo di carica. Con un impero che
si allargaa macchia d'olio negli anni Novanta, con migliaia di posti letto e un giro complessivo di quasi un
miliardo di euro. Prudenti, bocca chiusa con i giornali, se proprio c'è da uscire allo scoperto si avventura lui,
Gianpaolo, magari dietro la scrivania del quartier generale, il villino d'epoca di via Boncompagni, con una sala
riunioni nella ex cappella, reliquia affrescata come uno scrigno dal suo primo proprietario, un monsignor
Folchi, alto prelato vaticano che però, come risalta dalla sua ex magione ora restaurata da capolavoro, non
disdegnava comodità e mollezze assai terrene.
Con fontana, terrazzi, scaloni d'accesso, marmi, pitture e dépendance.
E Gianpaolo? Parla sempre un po' inglese come tutti i manager, racconta del neurologo Albertini fatto
tornare dagli Stati Uniti, e poi il motto: «L'assistenza sanitaria non può essere un optional ma un diritto e, per
noi, un dovere». Con un occhio a cappellino e sciarpa da ultrà della Ferrari, di cui è tifosissimo, con la sua
posteggiata spesso in via dei Polacchi, sotto il Bottegone, dove hanno costruito anche appartamenti e in uno
si è sistemato il primogenito.
Ma la storia di famiglia è anche un susseguirsi di scandali. Dal processo di Bari per una tangente pagata a
Raffaele Fitto, all'epoca presidente della Regione, ma soprattutto al "colpo grosso" dell'ospedale San
Raffaele alla Pisana. Nel 1999 sono loro, gli Angelucci capitanati da papà Tonino, a comprare da don Verzé
per 270 miliardi di lire e poi rivendere dopo pochi mesi allo Stato e alla Regione per 320.
Roba da non credere, che finì in Parlamento e su cui indagò anche la procura. Banchieri, (hanno il 2% di
Capitalia), costruttori, editori e politici, con Tonino deputato del Pdl dal 2008 al 2013. Ecco, la politica, molto
bipartisan Con gli ex diessini amici, specie Marco Minniti. Ma poi anche Verdini, Laboccetta, con cui era solito
passeggiare in Transatlantico, Renata Polverini. Altro guaio. Nel 2009 la procura di Roma chiese l'arresto, di
Antonio, non concesso, per una storia di fatturazioni gonfiate per avere più rimborsi dalla Regione per una
clinica di famiglia ai Castelli. Ancora. Nel maggio del 2014, è rinviato a giudizio. Avrebbe ottenuto da parte
dell'ufficio Editoria della Presidenza del Consiglio circa 20 milioni di contributi pubblici non dovuti per le
imprese editrici che facevano capo al giornale Libero e Il Riformista. Prima, ad agosto del 2013, Fitto veniva
condannato per i 500 mila euro pagati da Gianpaolo Angelucci.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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I protagonisti
07/06/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 3
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Un mese davvero brutto. Di mezzo c'è anche una rapina. Quattro banditi fanno irruzione nella villa di Tonino,
a Fregene. Lui è fuori a cena. Picchiano la colf, immobilizzano il vigilante, poi fuggono con la Ferrari del
patriarca.
Per fortuna la figlia piccola, un bimba di quattro anni, non si accorge di nullae rimanea dormire nella sua
stanza.
LE ACCUSE LA FRODE Ammonta a oltre dieci milioni l'appropriazione indebita della famiglia Angelucci LA
PERQUISIZIONE Ieri la guardia di finanza ha perquisito la sede della società Roma Global Service degli
Angelucci
Foto: I quattro Al centro, con gli occhiali Antonio Angelucci con i tre figli nel 2009. Da sinistra, Andrea,
Alessandro e Giampaolo
08/06/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 16
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Stamina torna in ospedale per ordine del giudice il direttore Aifa: mi
dimetto
Eseguita l'infusione sul piccolo Federico. Il nonno: "Vittoria" Andolina, braccio destro di Vannoni, ha fatto tutto
da solo Il presidente del tribunale che ha autorizzato il trattamento: "È stato per il bene del paziente"
MICHELE BOCCI
BRESCIA. Quando esce dal reparto di pediatria degli Spedali Civili ha ancora in tasca la siringa usata per
l'infusione a Federico. Che se la sia portata dietro per caso o volontariamente, come sembra più probabile, la
conseguenza è comunque di grande effetto. I fotografi scattano e Marino Andolina si mette in posa con l'ago
in mano. Ieri è stato il giorno in cui un medico privato è entrato in un ospedale pubblico per praticare una
metodologia sulla cui efficacia non esiste alcuna prova e che viene portata avanti da un gruppo di persone
indagate per associazione a delinquere e truffa. Un giorno che segna una bruciante sconfitta per la comunità
scientifica, per il ministero, per lo stesso ospedale bresciano, per l'Aifa, il cui direttore generale Luca Pani
starebbe valutando di dimettersi, e per tutti coloro i quali ritengono che le cure debbano fondarsi su dati
scientifici solidi. Anche il sistema giudiziario italiano nelle sue varie articolazioni ne esce con le ossa rotte.
L'effetto di quella "iniezione semplicissima", come la definisce Andolina, fa presto a propagarsi in tutto il
Paese, riaccendendo le polemiche su Stamina, e anche fuori dai confini.
Proprio dall'estero arrivano commenti sbigottiti che hanno gettato nello sconforto Pani.
Starebbe pensando di mollare per la rabbia e la delusione nel veder tornare di nuovo in un ospedale il
metodo di Vannoni.
Andolina ha potuto fare l'infusione sulla base di un'ordinanza del tribunale di Pesaro, che lo ha incaricato
come ausiliare del giudice. Nessun medico ha voluto aiutarlo e lui ha fatto da solo. In realtà ieri mattina aveva
annunciato di aspettare un "primario di anestesia di Verona", che avrebbe dato una mano ma più tardi ha
spiegato che di quel dottore non c'era più bisogno. Le cose sono andate diversamente. Quel medico si
chiama Leonardo Gottin e ieri è davvero arrivato a Brescia, insieme alla senatrice Cinzia Bonfrisco (Fi), che
inizialmente ha provato a smentire di essere stata agli Spedali. Riguardo a Gottin, ha rifiutato di dare il suo
nome alla direzione aziendale che voleva chiarire chi fosse e quale fosse la sua specializzazione. Voleva
l'anonimatoe così gli è stato vietato di entrare in sala. Dopo l'infusione, il presidente del tribunale di Pesaro
Mario Perfetti ha annunciato di aver chiamato in causa Csm e Pg della Cassazione per avere tutela: «Non ci
risultava, né in via ufficiale (le indagini penali sono o dovrebbero essere coperte da segreto), né ufficiosa
(salvo vaghe notizie di stampa circa una indagine di Torino su Vannoni e sul suo metodo)- dice Perfetti, il
quale evidentemente negli ultimi mesi ha letto poco i giornali e visto poco i tg e i siti internet - che Marino
Andolina fosse indagato e tantomeno per quali reati. Comunque, l'essere "indagato" da un pm non
rappresenta alcuna preclusione o incapacità all'esercizio della professione. Ogni scelta diversa avrebbe
portato come i fatti hanno dimostrato alla concreta disapplicazione all'infinito dell'ordine del giudice e al
pregiudizio della salute del paziente».
Perfetti risponde anche all'Ordine dei medici, da dove spiegano: «Ci rifiutiamo di attuare procedure la cui
fondatezza scientifica, sicurezza e appropriatezza terapeutica non sono note».
Nella vicenda «giganteggiano l'inazione della Regione Lombardia e gli incredibili paradossi di una
magistratura civile che nomina, quali ausiliari, soggetti inquisiti da quella penale».
L'Ordine elogia la scelta di obiezione dei medici di Brescia. PER SAPERNE DI PIÙ
www.spedalicivili.brescia.it www.romapride.it
Foto: IL MEDICO E LA SIRINGA Mario Andolina, medico privato, mostra la siringa usata per l'infusione fatta
all'interno dell'ospedale di Brescia.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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La polemica
08/06/2014
La Repubblica - Torino
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L'annuncio alla vigilia dell'insediamento in Regione "Ma se il partito ha altre idee, pronto a discuterne" >
SARA STRIPPOLI
AL PD che si lam enta e chiede di pesare di più in giunta, Sergio Chiamparino risponde pungente: «Sono
torinese e sono del Pd. Mi pare di ricordare che quando al PalaIsozaki ho annunciato la mia intenzione di
riprendere la tessera ci sia pure stato qualche applauso. Di Torino sono stato sindacoe quando cammino c'è
ancora qualcuno che si ferma per salutarmi». La direzione regionale Pd si è conclusa con un cahier de
doléances da sottoporre al presidente e l'impegno ad affidare alla segreteria, questo pomeriggio, la proposta
conclusiva. Un pressing quasi fuori tempo massimo.
IN CIMA ai borbottii, la scarsa rappresentanza di torinesi e soprattutto la scelta di affidare la sanità ad
Antonio Saitta, visto come un "estraneo" perché indicato da Chiamparino come esterno. C'è chi attaccae chi
propone alternative (la parlamentare esperta di sanità Nerina Dirindin è un nome; Nino Boeti lascia
provocatoriamente il suo curriculum), mentre altri difendono il presidente uscente della Provincia. «Si cercano
strategie solo per fare posto a qualcun altro», dice in direzione il parlamentare Mino Taricco. Sull'attacco a
Saitta in serata Chiamparino interviene tranchant: «Anche Antonio Saitta è torinese e soprattutto mi è stato
proposto da alcuni ambienti del partito e sostenuto dalla componente renziana ufficiale del Pd.
Se hanno cambiato idea me lo facciano sapere e valuteremo».
Peraltro, l'operazione che coinvolge Gianna Pentenero, rappresentante dell'area cuperliana che la sua
corrente indica come nome alternativo per la sanità, non pare destinata ad avere esiti positivi. È la stessa
consigliera uscente a confermare di non essere disponibile a ricoprire quel ruolo. Pentenero lancia un appello
perché la discussione si sposti semmai sull'accorpamento delle deleghe per migliorare il lavori di tutti:
«Abbiamo una grande responsabilità ed è su questo che dovremmo ragionare. Credo tuttavia che il Pd faccia
bene a sottolineare il suo ruolo e che ci sia il dovere di riflettere fino all'ultimo minuto».
Terzo punto, terza risposta.
Sul dilemma dell'ultima ora, la sfida diretta Moderati-Mauro Laus (area fassiniana) per un posto in giunta,
urbanistica e politiche abitative, Chiamparino conferma di aspettare la sintesi del suo partito, ma poi fa capire
con chiarezza che a suo giudizio l'assessorato dovrebbe andare ai Moderati: «Ritengo che si debba arrivare
ad una giunta il più possibile articolata, inclusiva di tutta la coalizione. Credo che anche nei confronti di Scelta
Civica si debbano trovare delle soluzioni perché si sentano rappresentati». Questo pomeriggio il Pd - che in
direzione, per la prima volta a maggioranza, ha votato l'adesione al Gay Pride - dovrebbe svelare le sue
ultime carte per difendere il suo ruolo di partito del 40 per cento dei consensi e del 75 per cento di
rappresentanza in coalizione. Il segretario regionale Davide Gariglio, che ha cercato di proiettare lo sguardo
al prossimo lavoro del Consiglio e ha sferrato un attacco agli otto consiglieri grillini vicini di scranno
(«Passeranno il tempo a fare schiacciate»), non pare però troppo convinto che ci siano grandi margini di
manovra per convincere Chiamparino a ribaltare il suo schema per la giunta. Promette però che farà il
possibile perché il Pd abbia il riconoscimento che gli spetta: «Stiamo lavorando. Il nostro partito deve avere il
peso che gli è stato riconosciuto dagli elettori». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: IL TESTIMONE Domani passaggio delle consegne tra Cota e Chiamparino in Regione
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Chiamparino spegne le polemiche nel Pd e presenta la giunta
09/06/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 18
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Salasso ticket per le famiglie italiane pagati 3 miliardi nel 2013, +25% sul
2010
ROMA. Aumento del 25 per cento per i ticket sanitari tra il 2013 e il 2010. L'anno scorso sono stati sborsati
più di 2,9 miliardi di euro contro i 2,2 spesi nel 2010, secondo i rapporti della Corte dei Conti. I ticket valgono
attualmente il 3 per cento del fondo sanitario. In media, a spendere di più sono stati nel 2013 i cittadini della
Lombardia (490 milioni) seguiti dai veneti con 319, Lazio (281 milioni) e Campania (238 milioni). I rincari
pesano al punto che i ricavi nel 2013 sono fermi (solo più 0,1 per cento rispetto al 2012) perché i ticket in
molti casi sono diventati talmente alti che tanti malati rinunciano a curarsi oppure passano al privato, che offre
costi simili e, se non altro, attese più brevi. «Lo Stato ha cominciato a incassare meno rispetto a quanto
preventivato e la misura si è dimostrata così paradossale nel risultato», spiega Sabrina Nardi, vice
coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato: complessivamente, le famiglie italiane nel 2012
hanno speso in media 900 euro. Regioni e governo se ne sono accorti, e infatti hanno annunciato con il
prossimo Patto per la Salute che il sistema sarà "ritoccato".
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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IL CASO
09/06/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Una settimana di fuoco l'allarme di Asl e Comune
Tra giovedì e venerdì il picco, con punte massime di 35 gradi Ospedali in allerta Il meteorologo: "Simili
temperature a giugno non si raggiungevano da almeno dieci anni"
ALESSANDRA CORICA
CINQUE giorni di fuoco. Da oggi e fino a venerdì a Milano. Tutta colpa di Ciclope, anticiclone proveniente dal
continente africano. La scalata delle temperature è partita ieri e continuerà per tutta la settimana: il picco è
previsto tra giovedì e venerdì mattina quando le massime in città dovrebbero arrivare intorno ai 35 gradi,
record per il mese di giugno. Asl e ospedali sono già in allerta: corso Italia ha scritto ai 1.100 medici di
famiglia milanesi per invitarli a monitorare lo stato degli over 65 che hanno in cura. E che a causa dell'afa
potrebbero avere dei problemi: l'elenco dei pazienti a rischio è stato pubblicato su un sito riservato ai camici
bianchi. In più, corso Italia ha inviato agli ospedali una prima comunicazione sull'ondata di calore e le misure
precauzionali da adottare.
A Milano a giugno la media storica delle massime è di 27 gradi: già ieri, però, in città la colonnina di mercurio
è salita fino a 33. Presi d'assalto i centri balneari di Milanosport: tra sabato e domenica le piscine hanno
contato quasi 12mila ingressi. «Fino a venerdì la bolla di calore avvolgerà Milano e la Lombardia- spiega
Antonio Sanò, metereologo del ilmeteo. it - La situazione dovrebbe cambiare nel tardo pomeriggio di venerdì,
con valori in calo nella notte. Sabato sono previste piogge, che in città potrebbero anche trasformarsi in
grandinate». I temporali faranno scendere le massime, in 24 ore, anche di 8-9 punti.
«Ma prima di allora si arriverà a valori simili a quelli di agosto - dice Sanò - Anche nel 2013 e nel 2012 a
giugno l'Italia era stata investita da un'ondata di afa: in Lombardia, però, le temperature non avevano mai
superato i 30 gradi. Per avere un raffronto, bisogna tornare al 2003, un'altra estate con temperature
altissime». Unica consolazione, le minime contenute: dovrebbero mantenersi intorno ai 22 gradi. «È questa la
differenza tra l'afa di questi giorni e quella di agosto - ragiona Sanò - A giugno il terreno non si è ancora
surriscaldato, dopo il tramonto non rilascia calore e quindi il termometro si abbassa. L'escursione tra mattina
e sera può essere anche oltre i 10 gradi».
Un'ondata di calore prematura, ma non inattesa: già dalla scorsa settimana Asl e Comune sono al lavoro
sulle strategie da mettere in campo per tutelare anziani, malati cronici e persone sole. L'Asl sta ultimando il
piano caldo, che prevede il monitoraggio dei soggetti fragili (anziani over 65, malati con cardiopatie o
broncopatie) e lo stato di allerta degli ospedali dopo tre giorni di bollino arancione. Se le previsioni meteo
saranno rispettate, tra martedì e mercoledì dovrebbe partire una seconda comunicazione a tutti i presidi:
come da prassi, se necessario i reparti dovranno rimandare i ricoveri non urgenti, per avere letti liberi per i
pazienti con malori causati dall'afa. Palazzo Marino ha attivato il numero verde (800.777.888) per anziani soli
e persone con disabilità. Il centralino offre informazioni su come affrontare l'ondata di calore e gestisce le
prenotazioni dei servizi di assistenza (i pasti consegnati a domicilio, l'igiene personale e della casa,
l'accompagnamento dal medico o al supermercato) per chi è solo e ha bisogno di una mano nei giorni del
caldo record.
© RIPRODUZIONE RISERVATA PER SAPERNE DI PIÙ www.asl.milano.it www.balzoo.it
I PUNTI I VALORI Fino a venerdì temperature record: massime anche a 35 gradi minime ferme a 21-22 gradi
IL CENTRALINO È attivo il numero verde del Comune per anziani soli e persone fragili che permette di
prenotare servizi IL PIANO SANITARIO In allerta ospedali e medici di famiglia che sono invitati a monitorare
gli anziani e i pazienti fragili
Foto: IN CERCA DI FRESCO Prese d'assalto ieri le fontane, come quella di piazza Castello, e le piscine
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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L'emergenza caldo
09/06/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Record di caldo e afa in città E per una settimana sarà allerta
CARLO PICOZZA
LA PRIMA ondata di caldo ha investito l'Italia e si è accanita su Roma dove il termometro è salito a 32 gradi e
la temperatura percepita è stata più alta anche di due punti, complice «l'accumulo di umidità negli strati
bassi», informa meteo.it. A concorrere alla «sensazione di disagio, con la primavera appena conclusa»,è
anche la disabitudine del nostro corpo all'adattamento all'afa. Tant'è, la capitale si segnala tra le città italiane
dove le ondate di calore, destinatea permanere per l'intera settimana, hanno fatto la prima incursione pesante
con affanni e fastidi al seguito.
< DI CRONACA IL WEEKEND è stato segnato dalla corsa verso le spiagge. Preso d'assalto, il litorale
romano ha retto a stento il super-traffico, le soste selvagge e qualche incidente, tamponamenti per lo più,
appena mitigati dall'intervento dei vigili urbani, blocchetto delle multe in pugno.
E come sempre, cntro le insidie del caldo e dell'afa, anche quest'anno, i 5mila medici di famiglia del Lazio
saranno i "gestori" del Piano della Regione per la tutela dei più fragili, dagli over 65 ai malati cronici.
Sembrano restare fuori dalla prevenzione i bambini under 1: «Attenzione a non farli stare troppo tempo in
macchina», avverte Pier Luigi Bartoletti, segretario regionale della Fimmg, la federazione dei medici di
famiglia, «e mai lasciarli soli, neanche per pochi minuti». In forza del piano della Regione, saranno individuate
e visitate a casa, soprattutto nei giorni di maggiore calura, 40mila persone potenzialmente a rischio. Ma il
numero è destinato a crescere con le segnalazioni, da parte dei medici, di altri assistiti oltre ai cardiopatici,
con difficoltà respiratorie, etc. Prevenzione e tutela dalle ondate di calore dureranno quattro mesi, dal 15
giugno al 15 settembre. E ogni giorno, sui siti web del ministero della Salute (www.salute.gov.it) e del
dipartimento di Epidemiologia del Lazio (www.deplazio.net), potranno essere consultati bollettini di allerta. Il
varo del Piano è programmato per oggi in Regione in un incontro con i medici di base.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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IL METEO
07/06/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Caos Stamina riprendono le infusioni
Oggi a Brescia il vice di Vannoni interviene su bimbo
Paolo Russo
Caos Stamina riprendono le infusioni/ A PAGINA 15 Ha minacciato di chiamare polizia e carabinieri, ha
inviato ordinanze di servizio puntualmente ignorate dai medici. Ha persino tentato la via della «moral
suasion», con una serie di telefonate, ma niente da fare. Però alla fine ha vinto lui, Marino Andolina,
vicepresidente di Stamina, accusato dalla Procura di Torino di associazione a delinquere, truffa aggravata e
somministrazione di farmaci pericolosi ma che oggi eseguirà personalmente le infusioni al piccolo Federico,
affetto da morbo di Krabbe. Un cocktail di cellule pericoloso per il Procuratore Guariniello, scienziati e
istituzioni scientifiche ma non per il Tribunale di Pesaro, che ha nominato proprio Andolina «commissario ad
acta», con il compito di trovare chi disponibile a somministrare Stamina. Una ordinanza che ha scatenato una
vera bufera sui giudici marchigiani, con il comitato di presidenza del Csm che ha trasmesso gli atti alla prima
commissione e alla Procura generale della Cassazione, che potrebbero ora decidere trasferimenti o misure
disciplinari. Intanto a Brescia si va avanti. Il direttore generale degli Spedali Civili all'inizio sembra abbia
opposto resistenza, rilevando che Andolina ha mandato a coordinare, non ad eseguire le infusioni. Ma alla
fine si è arreso. «Il dottor Andolina si presenterà domani mattina (ndr. oggi) in azienda con la dottoressa
Molino per effettuare le operazioni di infusione», ha annunciato laconicamente dopo una mattinata di grande
tensione tra i camici bianchi bresciani. «Abbiamo ricevuto numerose pressioni per riprendere l'attività Stamina
negli ultimi mesi», confessa il dottor Franco, nome di fantasia perché «esprimersi liberamente significherebbe
essere licenziati», tiene a specificare. Insieme ai suoi colleghi ha però tenuto fermo il punto: con Stamina
nessuna collaborazione fintanto che il Comitato scientifico nominato dal ministero non avrà espresso un
parere. Per ora di riunioni dei super esperti nemmeno l'ombra ma dagli uffici della Lorenzin trapela che un
primo incontro potrebbe esserci il 19 giugno. Intanto il primo set lo ha vinto Andolina. «Non me lo aspettavo ha ammesso - ero tendenzialmente pessimista, ma alla fine il buon senso ha avuto il sopravvento. Rifiutare
un ordine di un giudice e di un suo ausiliario sarebbe stato un reato non da poco». Il problema per i medici
bresciani è però a quali giudici dare retta. A quelli che come a Pesaro ordinano di andare avanti o agli altri,
come il Tribunale di Torino, che a marzo ha dichiarato non sussistere le condizioni giuridiche per disapplicare
il divieto dell'Agenzia ministeriale del farmaco? Stretti tra l'incudine e martello di ben 519 ricorsi molti sanitari
degli Spedali civili hanno vissuto quella di ieri «come la giornata della vergogna», dichiara un dirigente, che
tiene anche lui all'anonimato, ma che si sfoga e racconta di epurazioni avvenute già nel 2008 dall'allora
dirigenza per eliminare ostacoli all'ingresso di Stamina nell'Ospedale. In tutto questo balletto resta comunque
il dolore delle famiglie coinvolte. Che quando prese dal dubbio a volte non trovano conforto nella scienza
ufficiale. «La mia Ludovica è affetta dalla sindrome di Tay-Sachs, una malattia metabolica
neurodegenerativa», racconta la mamma, Francesca Atzeni. «A dicembre ha dovuto sospendere le infusioni
Stamina e allora prosegue - abbiamo cercato di rivolgerci alla scienza ufficiale». «Ma uno dei massimi esperti
mondiali della malattia di mia figlia non ha nemmeno risposto e a Roma un noto ricercatore del Comitato di
bioetica mi ha detto di non voler prendere posizione su Stamina». E forse anche questo spiega perché
Vannoni e i suoi abbiano ancora dei seguaci.
Hanno detto
Il dottor Andolina si presenterà domani mattina (oggi) in azienda con la dottoressa Molino per
effettuare le infusioni Ezio Belleri Direttore generale Spedali Civili Brescia
Non me lo aspettavo Ero pessimista, ma ha prevalso il buon senso. Rifiutare l'ordine di un giudice
sarebbe stato un reato non da poco Marino Andolina Vice-presidente Stamina Foundation
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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DIARIO
07/06/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
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indagati a Torino Fra di loro Vannoni, Andolina e 5 dipendenti dell'ospedale bresciano
519
i ricorsi Fatti in tutta Italia dai malati e dalle loro famiglie
Foto: Marino Andolina con un malato
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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07/06/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
La rabbia dei medici bresciani "Ci sentiamo umiliati"
Il dg Belleri: "Siamo in difficoltà, intervenga la Cassazione" «I vecchi dirigenti e la politica hanno grosse
responsabilità per quello che sta succedendo»
[PAO.RUS.]
ROMA «Du e soggetti esterni all'azienda effettueranno le somministrazioni Stamina. Il personale medico del
reparto di rianimazione sarà comunque pronto a intervenire». Nel primo pomeriggio il direttore generale degli
Spedali civili di Brescia, Ezio Belleri, annuncia così la resa di uno dei più grandi e prestigiosi ospedali pubblici
del Nord. E tra i suoi medici esplode la rabbia, che cede spesso il passo all'avvilimento. Per una vicenda che
pochi di loro riescono a spiegarsi. Perché non è proprio normale che una struttura sanitaria pubblica
somministri qualcosa che ricercatori di fama internazionale e istituzioni scientifiche hanno definito l'assoluto
nulla, per di più potenzialmente pericoloso. I camici bianchi bresciani si nascondono tutti dietro l'anonimato.
Perché le vicende del passato insegnano che a parlare ci si rimette il posto. «Ma ci sentiamo umiliati per
quello che sta avvenendo oggi», ammette un dirigente «epurato» negli anni passati, quando tra il 2007 e il
2008 parecchi avrebbero dovuto lasciare i loro incarichi di prima linea perché contrari ad aprire a Stamina le
porte dell'ospedale. «L'allora direttore generale, poi deceduto, ha fatto di tutto per favorire l'ingresso di
Vannoni e i suoi nel nostro ospedale», racconta l'ex dirigente ancora in servizio. «Ma le responsabilità sono
più diffuse di quel che non dica l'elenco degli indagati notificato nei giorni scorsi dalla Procura di Torino»,
chiarisce. Non senza mancare di fare riferimenti a sponde politiche della vecchia dirigenza ospedaliera, che
avrebbero in qualche modo avvallato le scelte pro-Stamina. Che a Brescia è in effetti una storia un po' tutta
italiana, fatta di familarismi e di dirigenti della sanità pubblica pronti a scattare alla prima sollecitazione del
politico di turno. Come Luca Merlino, pezzo grosso della direzione sanità della Regione Lombardia, affetto da
«sindrome di Kennedy», che vuole tentare la carta Stamina, arrivando a raccomandarla agli Spedali Civili,
come documentano i verbali Nas e Aifa successivi alle ispezioni bresciane. Avendone in cambio
l'arruolamento come paziente numero uno. E poi ci sono quei legami di parentela che spesso ricorrono nelle
malestorie italiane. Perché la direttrice sanitaria degli Spedali bresciani è la dottoressa Ermanna Derelli. Un
noto magistrato lombardo per consorte e un cognato che vuole essere curato con Stamina. Magari facendosi
arruolare dall'ospedale della cognata, senza pagare i 40-50 mila euro spillati ai 68 pazienti trattati prima negli
scantinati di via Giolitti a Torino o nel centro estetico di San Marino. Questo è il retroterra del
commissariamento, di fatto, degli Spedali Civili da parte del pluri indagato, nonché vice presidente di
Stamina,MarinoAndolina. OraBelleri annuncia di aver presentato un esposto al Procuratore generale della
Cassazione «per evidenziare la situazione di grave difficoltà nella quale l'azienda si trova da tantimesi».
Intanto domani due inquisiti esterni all'ospedale ne sostituiranno i suoi medici. E anche questo, oltre alle
tangenti, non è facile da far capire in Europa.
Foto: Pronti a intervenire
Foto: Ieri i responsabili dell'ospedale bresciano (nella foto l'ingresso durante una manifestazione pro-Stamina)
hanno chiarito che «il personale medico del reparto di rianimazione sarà comunque pronto a intervenire»
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Retroscena
07/06/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 38
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In stato vegetativo da 26 anni il risarcimento arriva solo ora
"Medici negligenti": l'ex Ussl di Susa condannata a pagare 2 milioni La bambina, 5 anni, subì complicazioni
sottovalutate
PAOLA ITALIANO
Il problema non è più avere giustizia. Quello che è giusto per la legge è stato stabilito dopo 26 anni, tre
processi e due ricorsi in Cassazione. Ora, quello che conta per Alessandra Martinelli, 31 anni, in stato
vegetativo dal 1988, quando di anni ne aveva 5, è che la sentenza che riconosce le colpe di cui fu vittima
quando i medici non diagnosticarono e non curarono le complicanze insorte dopo la vaccinazione antitetanica
e antidifterite e che condanna la ex Ussl 36 di Susa a pagarle un risarcimento di quasi 2 milioni di euro,
venga rispettata. Insomma, ora bisogna pagare, anche se finora è stato fatto di tutto per evitarlo. L'ultimo
tentativo è stato il ricorso in Cassazione dopo la sentenza di secondo grado del luglio 2012. Che la Suprema
Corte ha rigettato pochi giorni fa. Ventisei anni fa La sera stessa della vaccinazione, allora obbligatoria, la
piccola Alessandra comincia a stare male nella sua casa, a Bussoleno. È il 20 maggio 1988. Mal di testa,
dolori alle gambe, febbre. Il pediatra dice di non preoccuparsi. Anche la guardia medica tranquillizza la
famiglia attribuendo le condizioni della piccola al morbillo, che in quei giorni circolava negli asili. Secondo gli
atti, per quasi un mese il pediatra e i dottori che hanno visitato la bambina avrebbero continuato a
minimizzare le sue condizioni. Fino al 17 giugno, quando i genitori la portano in ospedale con la febbre a 40 e
le convulsioni. La situazione precipita. Dopo una prima sentenza senza colpevoli né risarcimenti, nel 2004, si
arriva nel luglio 2012 al giudizio d'appello, che parla di «una serie di comportamenti negligenti e omissivi» dei
dottori. Secondo la Corte, non c'era stata un'adeguata valutazione prima della vaccinazione, che venne fatta
in modo sbrigativo e senza tenere conto dell'intervento di asportazione delle tonsille che Alessandra aveva
subito tre settimane prima. Poi, dopo il vaccino, i suoi sintomi furono sottovalutati, non riconosciuti e quindi
non adeguatamente trattati. Sarebbe bastato somministrare del cortisone per garantire alla piccola la vita
normale che non ha potuto avere per i danni cerebrali permanenti che la costringono ancora oggi a uno stato
vegetativo. Si stabilì un doppio risarcimento alla vittima e alla mamma Antonella: complessivamente, un
milione e 800 mila euro che oggi, per il maturare degli interessi, ammonta a 1 milione e 940 mila euro. E che
cresce un po' ogni giorno che passa. Fu una decisione storica, per il nuovo principio affermato: e cioè la
responsabilità dell'Asl (allora Ussl), anche se l'errore è commesso da un medico di base, perché quel medico
- dicono i giudici - opera per conto dell'ente. Chi deve pagare La vicenda di Alessandra, drammatica, è stata
ulteriormente complicata dal passaggio nei primi Anni 90 dalle Ussl alle Asl. Nel corso dell'odissea giudiziaria
vissuta dalla madre Antonella Scarpanti, assistita dai legali Stefano Bertone e Marco Bona, non si è trattato
solo di appurare le responsabilità dei dottori, ma anche di stabilire chi dovesse pagare il risarcimento. I debiti
e i crediti delle ex Ussl passarono alla Gestione Liquidatoria, sotto il controllo della Regione. Ed è la Gestione
che deve pagare, questo è stato definitivamente sancito con il rigetto del ricorso in Cassazione. Se i soldi in
cassa non ci sono, allora spetta alla Regione Piemonte. E se pure questa si sottrae al suo dovere, allora gli
avvocati dello studio Ambrosio & Commodo, che in questa impresa giudiziaria sono andati avanti nonostante
sentenze e ricorsi che avrebbero scoraggiato chiunque, potrebbero rivolgersi al Tar per un giudizio di
ottemperanza. Un'ipotesi che non vogliono nemmeno prendere in considerazione. «Spero davvero che non ci
costringano a dover portare avanti ulteriori azioni legali - commenta l'avvocato Renato Ambrosio -. Dopo una
sentenza che arriva a 26 anni di distanza, questa sarebbe un'ulteriore sconfitta».
Foto: La battaglia legale
Foto: La mamma di Alessandra, Antonella Scarpanti, ha portato avanti la causa per 26 anni
Foto: Maxi indennizzo
Foto: Il risarcimento per Alessandra Martinelli è il più alto riconosciuto a una persona per complicazioni da
vaccino
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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La storia
07/06/2014
La Stampa - Torino
Pag. 41
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Il bugiardino "dimentica" gli effetti collaterali Morto dopo la vaccinazione
Un effetto collaterale raro, ma gravissimo. Che però non sarebbe stato segnalato nel «bugiardino» del
farmaco, privando il paziente del diritto a un consenso realmente informato. Un veterinario del chierese è
morto dopo 16 mesi dalla somministrazione di un vaccino contro l'epatite B per l'insorgere di una devastante
malattia neurodegenerativa, la polimiosite. E ora la procura di Torino sta indagando per omicidio colposo in
seguito all'esposto presentato dai legali della famiglia, gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Bertone. La
richiesta dell'Asl
È il 2007 quando l'uomo riceve la lettera con cui l'Asl di cui era dipendente lo invitava a fare la vaccinazione
contro l'epatite B, in seguito alla stipula di un protocollo. Il veterinario manifesta stupore, si dichiara
tendenzialmente contrario. Peraltro, non c'è alcun obbligo, ma i legali parlano di «inviti pressanti» ricevuti da
parte dell'Asl. Alla fine, dopo il colloquio con il medico che gli illustra caratteristiche del farmaco e potenziali
rischi, accetta. Poco dopo, la malattia. Una patologia che provoca infiammazione muscolare, per la quale non
è stata ancora trovata una cura risolutiva. Una malattia inesorabile, che lo divora nonostante gli sforzi
prodigiosi dei medici che lo avevano in cura. Muore nel 2009. Il foglietto informativo
Il ministero della Salute certifica il nesso causale tra il vaccino e l'insorgere della polimiosite. La moglie
chiede e ottiene l'indennizzo previsto per legge. Su questo non c'è alcun dubbio e la famiglia porta avanti la
causa civile. Ma ora il punto, sul versante penale, è un altro ed è quello che ha fatto arrivare la vicenda sulla
scrivania del pm Raffaele Guariniello. Il vaccino era prodotto dalla Sanofi-Pasteur, ora Merck Sharp&Dhome.
L'inchiesta, per ora, è ancora a carico di ignoti. «La polimiosite - spiegano Ambrosio e Bertone - era già
indicata nella letteratura scientifica internazionale tra le complicazioni associate ai vaccini anti epatite B. Ci
sono in particolare due casi pubblicati su prestigiose riviste specialistiche nel 1998 e nel 2003». Le date sono
importanti: il foglio illustrativo del farmaco somministrato al medico era aggiornato al 2005. «Ma a quegli studi
non si fa cenno - dicono ancora i legali - e la polimiosite comparirà solo nei successivi aggiornamenti del
2008. La casa produttrice, a nostro avviso, si è limitata a elencare i possibili effetti collaterali e le complicanze
riportando informazioni di carattere generico che non chiariscono nè la tipologia né tantomeno la gravità di
queste e, soprattutto, la loro reale portata. Ne consegue la mancata, o comunque insufficiente informazione
del paziente o di chi a sua volta dovrebbe informare il paziente». Il dottore interrogato
Il pm Guariniello ha già ascoltato in questi giorni, come testimone, il medico dell'ex Asl To8 (oggi Asl To5)
che fece il colloquio prevaccinale. Gli avvocati avevano già provato a sentirlo, ma lui non aveva mai accettato
di rispondere alle loro domande. Da qui, l'istanza al magistrato, che lo ha convocato e al quale il dottore ha
confermato di non sapere nulla del rischio polimiosite: «Se lo avessi saputo, lo avrei certamente
comunicato». Resta poi da chiarire da cosa nascesse l'esigenza del protocollo per sottoporsi alla
vaccinazione su cui il veterinario aveva espresso tanti dubbi. [p. ita]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Un veterinario di Chieri
08/06/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 6
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Il manager del Vaticano e i dirigenti delle Asl soci del "doge" nella sanità
Per i pm un affare da 55 milioni di dollari del gas indonesiano con alcuni prestanome Difese le avances di
Berlusconi all'impiegata del gruppo nel quale ha investito
GIANLUCA PAOLUCCI
C'è la politica e ci sono i soldi. La solidarietà di partito e quella degli affari. In Giancarlo Galan c'erano tutte e
due le cose insieme. Andiamo con ordine: «Lei viene? E quante volte viene? E a che distanza temporale?
Può girarsi un'altra volta?». All'inizio del 2013, le battutacce di Silvio Berlusconi a un'impiegata della Green
Power spa durante una convention dell'azienda veneziana quotata in Borsa furono per qualche giorno un
piccolo caso politico. Angela Bruno, destinataria delle attenzioni dell'ex Cavaliere, venne tirata in mezzo a
una brutta polemica per la sua reazione alle parole di Berlusconi. Fu contenta, disse l'azienda. «Niente affatto
- rispose lei - Quelle parole mi hanno imbarazzato come donna e come madre e chi dice il contrario dice il
falso». Intervenne anche l'allora governatore del Veneto Giancarlo Galan: d'altra parte uno dei fondatori di
Green Power, Christian Barzazi era candidato alle elezioni, in lista con l'ex governatore del Veneto.
L'intervento di Galan fu piuttosto duro, ai limiti della minaccia. Era contenta eccome, disse Galan in tv: «Ho
qui nel mio telefonino gli sms che quella signora (Angela Bruno, ndr) ha mandato a una persona di cui non
rivelo il nome spiegò durante Agorà, su Rai 3 - La signora sappia, e mi ascolti, che io sono in possesso delle
comunicazioni che lei ha fatto». Un a re a z i o n e t a l m e n t e scomposta da suscitare la reazione indignata
del conduttore Andrea Vianello. Ecco, oggi si apprende che non c'era solo la politica a motivare la reazione di
Galan, ma anche gli affari. Tramite la Margherita srl, Galan ha infatti il 10% della Energia Green Power srl,
società formalmente al di fuori del perimetro del gruppo quotato in Borsa ma controllato dai medesimi soci,
ovvero i fratelli Christian e David Barzazi e da Luca Ramor. La sua attività d'altra parte è strettamente
connessa a quella della capogruppo Green Power spa: commercializza, annotano i pm, i servizi d e l l a s t e
s s a G re e n Powe r. D'altra parte l'energia è una fissa del Galan imprenditore: sempre secondo i pm
sarebbe a lui riconducibile, almeno in parte, la Thema Italia spa. La Thema controlla un gruppo che
distribuisce gas in Indonesia ed è il secondo operatore privato del Paese asiatico. Ma il suo capitale è sott o c
re d i t o p i g n o rat i z i o d a parte dei sottoscrittori di un p r e s t i t o o b b l i ga z i o n a r i o. Prestito che,
per un milione di euro, era garantito dai coniugi Venuti per conto dei Galan. «Nello specifico la società
rappresenta la facciata italiana di un importantissimo affare (stimato in 55 milioni di dollari) avente per oggetto
il commercio di gas proveniente dall'Indonesia», annotano i pm nella richiesta d'arresto. Un altro settore che
interessa ai Galan imprenditori è la sanità. Tramite una fiduciaria sarebbero soci con il 50% della Ihlf srl,
settore consulenze sanitarie. Ad essere interessanti in questo caso sono gli altri soci. Si tratta di Alberto
Prandin, ex direttore generale della struttura sanitaria pubblica-privata di Motta di Livenza, provincia di
Treviso. Bortolo Simoni, direttore generale della Asl 8 di Asolo. Stefano Del Missier, ciellino, già commissario
all'Asl di Lecco e in seguito direttore dei rapporti con le delegazioni straniere del Pirellone, era Formigoni.
Giancarlo Ruscitti, ex segretario regionale veneto alla sanità, anche lui indagato nell'inchiesta sul Mose.
Giuseppe Di Ponzio, direttore generale della casa di cura milanese San Pio X. E Giovanni Pavesi, direttore
generale della Ulss 17 del Veneto. E Massimo Bufacchi, direttore dell'Ufficio lavoro della Sede Apostolica
(quello che sovrintende ai dipendenti della Città del Vaticano) e in passato anche lui manager nel settore
della sanità.
Foto: DAVIDE BOLZONI/ANSA
Foto: Il leader di Forza Italia insieme ad Angela Bruno, la signora del caso Green Power
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Gli interessi dell'ex governatore La galassia delle società dal Veneto all'estero
08/06/2014
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Stamina, il medico si rifiuta Andolina fa l'infusione da solo
La Fondazione: vittoria. Il tribunale di Pesaro: ignoravamo fosse indagato La Bonfrisco (Fi) ha detto di non
essere a Brescia poi ha confermato
NICCOLÒ ZANCAN INVIATO A BRESCIA
Entrano dal retro dell'ospedale, dal retro se ne vanno. Sono la senatrice del Pdl Anna Cinzia Bonfrisco e il
dottor Leonardo Gottin di Verona. Il motivo dell'arrivo del secondo, lo aveva annunciato con fierezza il
vicepresidente di «Stamina Foundation» Marino Andolina: «Non farò l'infusione a Federico da solo. Sto
aspettando un primario anestesista. Un pezzo grosso». Per la cronaca, Gottin non è un primario. Arriva in
auto con la senatrice, non passano dall'ingresso principale. Insieme vanno a parlare con il direttore generale
dell'ospedale Ezio Belleri. Il medico chiede l'anonimato, non vuole che sia reso pubblico il suo nome: richiesta
inammissibile. Dopo una breve riunione in direzione, preferisce rinunciare. Esce dalla porta secondaria,
sempre accompagnato dalla vera sorpresa della giornata. La senatrice Bonfrisco alle 12: «Non sono a
Brescia». La senatrice Bonfrisco alle 15: «Sì, sono stata agli Spedali Civili di Brescia per sincerarmi che tutto
si svolgesse nelle migliori condizioni di sicurezza». La senatrice Bonfrisco alle 15.30: «Ero sola». La senatrice
Bonfrisco alle 16: «Non sono io che ho accompagnato il dottor Gottin, è stato lui ad accompagnare me». Ieri,
il cosiddetto metodo Stamina è tornato a essere somministrato in un ospedale pubblico italiano. È stato
resuscitato dalla decisione di un giudice di Pesaro, che con un'ordinanza ha contraddetto la decisione
dell'Agenzia del Farmaco che aveva definitivamente bloccato la sperimentazione. È tornato in vita,
nonostante il presidente e il vicepresidente di Stamina - Davide Vannoni e Marino Andolina, appunto - siano
indagati dalla Procura di Torino per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Ed entrambi, prossimi al
rinvio a giudizio. E dunque, così, verso l'ora di pranzo, Andolina ha preso una provetta con dentro presunte
cellule staminali, ancora conservate nel laboratorio dell'ospedale. Le ha messe in una siringa, pronto a fare
un'iniezione per via lombare senza anestesia, in modo da non coinvolgere altri medici. Federico, tre anni e
mezzo, affetto dal morbo di Krabbe, era ricoverato da due giorni nel reparto di rianimazione pediatrica. La
madre si è allontanata un attimo. È in quel momento che è successo. Dopo l'infusione, ecco Andolina: «Ho
fatto tutto da solo. I miei colleghi soffrivano troppo. Sono stati sottoposti a pressioni inaudite. Secondo me,
avrebbero voluto aiutarmi. Ma li ho visti in faccia, dovevo proteggerli. Me ne sono occupato io, senza
coinvolgere nessuno. In sala con me c'erano l'infermiera e il padre. Il bambino non si è accorto di nulla. Non
ha pianto. Tutto questo grande pasticcio, per una roba da 30 secondi». Iniettare un liquido senza controllo.
Somministrare una presunta terapia, disconosciuta dall'intera comunità scientifica. Continuare a stare dentro
a questa guerra assurda, che si combatte sulla pelle di pazienti bambini. Con famiglie istigate, sofferenze
strumentalizzate. Ieri quelli di Stamina pensavano di avere vinto. Davide Vannoni non si conteneva, via
Twitter: «Quanto rode a questi poveracci iscritti a Telethon, famiglie Sma e fan della Cattaneo che Federico
stia bene? Mentecatti». Questo è il clima. Questo è il linguaggio. Persino il nonno di Federico è arrivato a
dichiarare: «Vittoria! Infusione fatta. Poi ci occuperemo della Cattaneo...». La senatrice a vita Elena Cattaneo,
insieme ad altri scienziati esperti di cellule staminali, è colpevole di aver sempre lottato per la verità. E la
verità scientifica, per Elena Cattaneo e per i suoi colleghi, è che Stamina è un inganno. Nulla di minimamente
serio. Ma un giudice di Pesaro ha deciso che a Federico doveva essere somministrata un'altra infusione.
L'ottava. E ha nominato Marino Andolina «commissario ad acta» perché questo potesse accadere. La cosa
davvero speciale è che ieri il presidente del Tribunale di Pesaro Mario Perfetti, che ha chiesto la tutela al Csm
per le critiche piovute, ha dichiarato: «Al Tribunale non risultava, né in via ufficiale né in via ufficiosa, che
Marino Andolina fosse indagato e tantomeno per quali reati. Comunque, l'essere indagato da una procura
non rappresenta alcuna preclusione o incapacità all'esercizio della professione». Ora, bisogna precisare:
Marino Andolina è indagato dalla procura di Torino dal 2008. La prima parte dell'inchiesta è stata chiusa nel
2011. La seconda, ad aprile del 2014. Tutti i media italiani, giornali e televisioni, hanno riportato per giorni la
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il caso
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notizia. Eppure... Non risulta. Forse è proprio questo continuo cortocircuito fra pezzi delle istituzioni, che per
un attimo alla senatrice Cattaneo ispira questa frase: «Agli Spedali Civili di Brescia è morto lo Stato Italiano».
Ho fatto tutto da solo per non dover coinvolgere i colleghi Marino Andolina, Stamina
Sono stata a Brescia a sincerarmi che tutto si svolgesse in sicurezza Cinzia Bonfrisco, senatrice FI
Agli Spedali Civili di Brescia oggi è morto lo Stato italiano Elena Cattaneo, senatrice a vita
Foto: Obiezione in ospedale
Foto: Gli Spedali Civili di Brescia dove ieri è stata eseguita l'iniezione al piccolo Federico secondo quanto
ordinato dal tribunale di Pesaro I medici si sono rifiutati
Foto: ANDREA CAMPANELLI/ FOTOGRAMMA
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«Un giudice non può far reiterare un reato»
NICCOLÒ ZANCAN TORINO
La senatrice Cattaneo: l'Aifa aveva fatto il suo dovere bloccando il metodo, ma è stata lasciata sola Niccolò
Zancan A PAGINA 13 Senatrice Elena Cattaneo, cosa ha pensato quando ha visto un giudice del lavoro di
Pesaro resuscitare Stamina? «A un impazzimento giudiziario senza precedenti. Non so come il Csm e il
Ministro di Giustizia possano spiegarlo ai cittadini. Marino Andolina, un medico senza alcuna competenza in
materia di malattie neurologiche o staminali, per giunta indagato da un magistrato per truffa e
somministrazione pericolosa di farmaci, grazie ad un altro magistrato è stato messo nelle condizioni di
diventare l'esecutore materiale dello stesso reato. Perché proprio questo è presumibile che sia successo,
sabato, agli Spedali Civili di Brescia: la reiterazione di un reato su mandato di un giudice». Come spiega
questo conflitto fra parti delle istituzioni? «Sono altri che devono spiegarlo. Io sono inorridita e non ci provo
nemmeno. Sono mesi che giudici del lavoro decidono che è terapia ciò che per la medicina è nulla. A quali
consulenti si sono rivolti? Una parte della magistratura si arroga il diritto di decidere di scienza e salute. Dico
solo una parte, perché fortunatamente sentenze corpose e sostanziate ne sono state emesse. E tutte a tutela
del malato. Tutte contro questa pratica tribale». Tornare alle infusioni significa cancellare il pronunciamento
dell'Agenzia italiana del farmaco. Al punto che adesso il direttore Luca Pani minaccia le dimissioni. Qual è la
sua opinione? «L'Aifa aveva fatto il suo dovere già due anni fa, bloccando tutta la follia Stamina. Ma è stata
lasciata sola. Anzi, spesso attaccata da chi vuole un'agenzia più "accondiscendente" con le strategie di
pascolo politico della salute... Aifa è guidata in maniera impeccabile e coraggiosa». Il giudice di Pesaro ha
detto di non sapere che Andolina fosse indagato. Le sembra plausibile? «No. Non può un giudice che deve
disporre che sia continuata in un bambino una pratica tribale, già compiuta in precedenza, non informarsi
sulle persone su cui sta decidendo. Sono giustificazioni di lana caprina, nessuna persona intelligente può
accettarle». Che effetto le fa la presenza della senatrice Bonfrisco agli Spedali Civili insieme al medico che
chiedeva di restare anonimo nel giorno dell'infusione? «Basta pensare alla farsa del "non c'ero, anzi c'ero"
svelata dagli interventi del senatore Luigi Zanda e dal vostro servizio. Ecco il motivo per cui i cittadini non
hanno fiducia in questa politica disposta a tutto per la visibilità personale. Una politica capace persino di
smentire la realtà, quando l'obiettivo fallisce». Davide Vannoni ha messo il nome Cattaneo nella categoria
«mentecatti». Che cosa risponde? «È una persona che scrive queste cose nascosto dietro un tweet. Quando
si mostra in televisione cerca di dare un'immagine diversa e rassicurante. È il copione seguito dai ciarlatani.
Ora sta cercando di dare dei nemici da odiare alle persone che ancora inganna, per il suo tornaconto
personale». Persino il nonno di Federico, il bambino a cui è stata fatta l'infusione, è arrivato a dire: "Della
Cattaneo ci occuperemo dopo...". Parole bruttissime. La ritengono una specie di nemico. È così? «Non mi
pare una campagna d'odio. Anche perché quotidianamente ricevo il sostegno di tantissime persone, malati
compresi. Mi sembra piuttosto una campagna della disperazione. Sono persone che affrontano malattie gravi,
molto simili a quella che il mio laboratorio studia. I familiari dei malati vivono problemi che conosciamo
benissimo, per i quali diamo tutto noi stessi. Ma noi non possiamo mentire, nemmeno quando è doloroso...».
Come se ne esce? «Io non so come si facciano i miracoli. Conosco solo la fatica, il lavoro, l'impegno, la
responsabilità, il coraggio, anche delle proprie competenze, che devono essere tante e al più alto livello. Chi
ha competenze, abbia quindi il coraggio di fare il proprio dovere, quello che la sua funzione richiede. Significa
anche contribuire, istituzionalmente, ad organizzare la vita quotidiana di famiglie esposte a sofferenze che
vanno oltre ogni umano sentire. E sto parlando di tutti i malati. Perché esistono anche decine di migliaia di
malati che a Stamina non hanno mai voluto avvicinarsi. Anche loro chiedono di essere considerati».
Ha detto
Il criterio
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Stamina, nuove infusioni
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Non so come il Csm e il ministro della Giustizia potranno spiegare la decisione ai cittadini
La competenza
Da mesi dei giudici del lavoro stabiliscono che è terapia ciò che per la medicina è nulla
Calabrò (Ncd) «UncolpoallaSanità» n «Ieri agli Spedali di Brescia è stato dato un duro colpo al Servizio
sanitario che non può accettare una terapia senza criteri di scientificità e sicurezza». Così il deputato del Ncd
Raffaele Calabrò. «Non si può restare inermi dinanzi alla decisione di un giudice che ha autorizzato l'uso
delle staminali all'indagato Andolina».
Foto: La senatrice a vita Elena Cattaneo
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"Io, medico, ho aiutato a morire un centinaio di pazienti gravi"
NICOLA PINNA CAGLIARI
L'ha vista di spalle l'accabadora, nella camera di un tubercolotico che non riusciva a respirare e che un prete
sperava di liberare dal demonio. Nel 1953 Giuseppe Maria Saba era ancora un giovane medico ma nel corso
di una lunga e brillante carriera in corsia ha fatto concorrenza spietata alla misteriosa vecchina che nei paesi
della Sardegna accompagnava alla morte i malati terminali. Il professore, ex ordinario di Anestesiologia e
Rianimazione all'università di Cagliari e alla Sapienza di Roma, ha fatto molto di più di quelle donne senza
volto e senza nome: prima si è «occupato» del padre; dopo alcuni anni è stata la volta della sorella. Per il
metodo antico, raccontato ampiamente dalla tradizione popolare, bastava un martello in legno, quello del
professore sassarese (87 anni, in pensione dal 1999) si chiama eutanasia ed è da anni al centro della
polemiche. «Io non parlo mai di eutanasia, semmai di dolce morte. Può sfuggire ma sono due pratiche molto
diverse. L'eutanasia è un metodo drastico, la dolce morte no e si capisce già dal nome. Qualcuno in passato
mi ha chiamato Dottor Morte ma io ho soltanto aiutato le persone a smettere di soffrire inutilmente». La sua è
una confessione choc e sul caso ha già deciso di vederci chiaro la Procura della Repubblica di Cagliari.
L'elenco dei pazienti aiutati a morire è davvero molto lungo? «Facendo l'anestesista ho addormentato
migliaia di persone, in un centinaio di casi sono andato oltre. L'ho fatto ogni volta che era necessario, ma non
ho un elenco. Non mi sono mai pentito, anche perché erano i pazienti a chiedermi di intervenire. In tutte le
situazioni non c'era altra via d'uscita». Com'è possibile che a chiedere di morire fossero pazienti incoscienti?
«Non sempre un malato arriva in ospedale in stato vegetativo. E in ogni caso è possibile esprimersi anche
con gli occhi, con gli stati d'animo. Ci sono tanti modi di farsi comprendere. Tutti si stupiscono di questo
metodo, ma il vero problema è che in Italia ancora non si è capito cos'è il dolore. Nessuno lo ha studiato, in
pochi sanno quali sono le differenze e cosa lo determina. Col dolore non c'è medicina che tenga». Ha mai
detto ai parenti dei pazienti quello che avrebbe fatto? «Qualunque decisione è stata presa con il consenso dei
parenti, talvolta dopo una loro accorata richiesta. Spesso con un'espressa autorizzazione. La cosa più
importante è fare il bene del malato, aiutarlo a morire soffrendo il meno possibile. Spesso i pazienti restano
abbandonati a se stessi negli ospedali, sottoposti a terapie inutili, lunghissime e anche molto costose». Quali
sono i metodi per praticare la dolce morte? «Il più semplice è quello di aumentare la dose degli analgesici.
Somministrare una quantità superiore di morfina di certo non è reato, ma può bastare. Altra possibilità è
quella di somministrare un farmaco che blocca la respirazione: le benzodiazepine sono le più vendute al
mondo». Da quali malattie erano affetti i pazienti che, come dice lei, ha accompagnato alla morte? «Quelli
con la Sla, la stessa patologia di Piergiorgio Welby, erano sicuramente in numero maggiore. Le terapie a cui
questi pazienti sono sottoposti sono la chiara dimostrazione che talvolta non c'è altro rimedio, se non quello
di interrompere le sofferenze». In Italia si attende ancora la legge, ma lei sostiene che sono tanti gli ospedali
in cui i pazienti sono accompagnati alla morte. «Questa è una pratica consolidata in tutta Italia, ma per ragioni
di conformismo non se ne parla. Gli unici che alzano la voce sono gli esponenti di frange dell'estremismo
cattolico rigido e confuso. Parlo ora perché non ne posso più del silenzio su cose che sappiamo tutti». ANella
tradizione della Sardegna era una donna che aveva il compito di compiere una missione pietosa nelle case
dove c'era un malato terminale. Veniva lasciata da sola col malato e lo uccideva soffocandolo col cuscino o
sfondandogli la nuca con un martello in legno.
Foto: Giuseppe Saba
Foto: Ha 87 anni, è in pensione dal 1999: «Non sopporto più il silenzio su cose che tutti conoscono»
Foto: FOTO MAX SOLINAS ( L'UNIONE SARDA)
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Intervista
08/06/2014
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Festa dei piccoli al Bambino Gesù: «Insegniamo l'educazione sanitaria»
MADRINA DELL'EVENTO LORELLA CUCCARINI L'OSPEDALE HA ACCOLTO OLTRE 4.000 PERSONE
TEST MEDICI PER TUTTI CON UN CANE GIGANTE
Laura Bogliolo
Il viaggio virtuale a bordo delle Frecce Tricolori, lo spettacolo delle marionette di Accettella, giocolieri, clown e
il teatro animato di Gipo, cartastorie di Rai Yo-Yo. Più di 4.000 persone ieri hanno fatto festa al Bambino
Gesù (sede di San Paolo Fuori le Mura) nel secondo Open Day dell'ospedale pediatrico. Una giornata
dedicata all'accoglienza delle famiglie e dei loro bambini accolti da una sorridente Lorella Cuccarini, madrina
dell'evento, che insieme a decine di volontari e animatori ha trascorso l'intera giornata con i piccoli. TEST E
INTRATTENIMENTO Giochi e intrattenimento, ma anche la possibilità per i piccoli di sottoporsi a piccoli test
diagnostici e per mamma e papà di parlare direttamente con i medici per avere consigli al fine di promuovere
una corretta informazione sanitaria per la prevenzione delle patologie. Durante la giornata, aperta sulle note
della Fanfara della Polizia di Stato, le famiglie hanno potuto approfondire con gli esperti alcune tematiche
come allergie, obesità, cardiopatie, dermatologia, diabetologia, fibrosi cistica, patologie metaboliche,
oculistica. In particolare, molti bambini si sono sottoposti all'innovativo test della saliva messo a punto dai
medici dell'ospedale per individuare la predisposizione genetica allo sviluppo di malattie epatometaboliche.
NUOVA MASCOTTE È stato possibile anche sottoporsi a diversi test per la prevenzione di diverse patologie,
tra cui lecardiopatie aritmogene e il melanoma. Assistenza anche per le future mamme in gravidanza che
hanno potuto effettuare un'ecografia per l'esame di fisiopatologia fetale. I bambini, inoltre, hanno appreso
alcuni elementi di primo soccorso attraverso lezioni-gioco. Poi tutti ad abbracciare un cucciolo di cane
gigante, la nuova mascotte dell'ospedale. Nel corso dell'ultimo anno l'ospedale pediatrico della Santa Sede
diretto da Giuseppe Profiti ha erogato oltre 1 milione e 400.000 prestazioni ambulatoriali. Quasi 27.000 i
piccoli pazienti ricoverati, 73.000 gli accessi al Pronto Soccorso, 22.000 i bambini coinvolti nelle attività delle
ludoteche, presenti nelle diverse sedi dell'ospedale.
Foto: Giuseppe Profiti e la Cuccarini
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OPEN DAY
08/06/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
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Pool Pharma (Kilocal) contro la congiuntura
L'AZIENDA LOMBARDA CHE HA PUNTATO SUI PRODOTTI LEGATI ALL'ALIMENTAZIONE ORA SI
ALLARGA A TOSSE E INFLUENZE
Cecilia Pierami
MILANO Innovare, precorrere i tempi e investire in nuovi progetti. È questa la formula vincente che ha portato
Pool Pharma, azienda lombarda nata negli Anni 90 e specializzata in integratori alimentari, nutrizionali e
funzionali, a diventare uno dei punti di riferimento del mercato dei prodotti per la farmacia e a evitare la crisi.
«La nostra avventura - spiega il presidente, Giorgio Pizzoni - inizia come polo di deposito e distribuzione per
grandi marchi farmaceutici, attraverso la Dlf Spa, tuttora attiva. Dopo alcuni anni però, con la creazione di
grandi colossi farmaceutici e reti distributive interne ho deciso di ampliare l'attività e investire in nuovi progetti,
con un marchio e prodotti propri: nasce così Pool Pharma». L'iniziativa imprenditoriale si accompagna a
un'intuizione: il consumatore sta diventando sempre più attento al campo dell'alimentazione. Ed è proprio da
qui che Pool Pharma decide di partire. «Il nostro primo prodotto - spiega il patron dell'azienda - è stato
l'integratore Mg.K Vis. All'epoca siamo stati dei precursori, oggi siamo un punto di riferimento di questo
mercato. Ricerca e comunicazione - spiega Pizzoni - sono un po' le nostre stelle polari. Lavoriamo
costantemente sia su nuovi prodotti e sulla ricerca di materie prime di qualità, sia sulla divulgazione. Non solo
pubblicità, quindi, ma anche la costruzione di un rapporto di fiducia con la classe medica e con i farmacisti.
Per noi è fondamentale: la grande distribuzione richiede i nostri prodotti, ma abbiamo preferito continuare una
distribuzione solo attraverso le farmacie». La ricerca ha portato nel corso degli anni all'incremento delle linee
prodotte da Pool Pharma: hanno così visto la luce i prodotti dedicati al controllo del peso, come Kilocal, quelli
per i problemi di sonno, come Melasin, quelli estetici, come la linea Destasi per il trattamento della gambe o
la gamma Kute contro le smagliature. Nella categoria «progetti per il futuro», il presidente di Pool Pharma
inserisce anche gli ultimi investimenti fatti per l'acquisto di 12 molecole, base per ampliare il campo dei
prodotti contro le malattie del freddo. Quanto ai risultati, «fino a 3-4 anni fa - spiega Pizzoni - registravamo
una crescita anche a doppia cifra. L'anno passato abbiamo avvertito qualche contraccolpo, ma restando
sempre in attivo e registrando un aumento di fatturato del 4,5% a 30 milioni».
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FORMULA VINCENTE
07/06/2014
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Pag. 1
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Questo cane ci salverà dal cancro
I pastori tedeschi addestrati riconoscono al fiuto il 97% dei tumori alla prostata
Oscar Grazioli
Questo cane ci salverà dal cancro. a pagina 20 Diverse volte mi è capitato di scrivere circa le capacità
sensoriali che vengono attribuite agli animali. Tra queste quelle di chi sostiene siano in grado di percepire, in
largo anticipo, le scosse telluriche o quelle di chi è convinto che certi animali siamo in grado di avvertire
l'arrivo di devastanti tifoni. La realtà è che non esiste ancora una validazione scientifica di questi fenomeni,
anche se gli aneddoti e le storie di persone che hanno avuto esperienze con cani, gatti, piccioni e altri uccelli,
nella predizione di questi fenomeni naturali, cominciano a essere talmente frequenti, da rendere lecito
pensare che la materia si forse stata studiata poco e male. Qualche mese fa, scrivendo di questo argomento,
mi ha contattato un urologo di cui mantengo l'anonimato richiesto, avvertendomi che, a breve, sarebbe uscito
un importante studio sull'uso del cane come strumento diagnostico per la diagnosi del carcinoma prostatico,
un tumore maligno che, solo in Italia, colpisce 25.000 uomini ogni anno. Non avendo più sentito il collega,
pensavo che il suo ottimismo eccessivo lo avesse portato a farmi partecipe (anche se vincolato a un segreto
che ho rispettato) di una notizia rivelatasi poi inesatta. E invece il suo ottimismo non era per nulla di maniera
o esagerato. Era evidentemente già in possesso di dati per qualche verso veramente clamorosi che sono
stati resi pubblici al XXI Congresso Nazionale dell'Associazione Urologi Italiani che si sta svolgendo a Roma,
e si chiuderà oggi, dopo tre giorni di dibattito che ha visto impegnati 500 specialisti della materia. Un lungo
lavoro scientifico che ha coinvolto il Centro di Patologia Prostatica presso l'Istituto Clinico Humanitas di
Rozzano (Milano) e il Centro Militare Veterinario di Grosseto, patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa,
ha messo in evidenza che certi cani, addestrati allo scopo, sono in grado di diagnosticare con una precisione
del 97% i tumori maligni della prostata. In che modo? Annusando l'urina dei pazienti. «L'urina dei malati ha un
odore particolare, che cani specificatamente addestrati sono in grado di percepire e riconoscere» ha spiegato
Gianluigi Taverna, responsabile del Centro di Patologia Prostatica. «Nella prima fase, che si è conclusa pochi
mesi fa, abbiamo coinvolto 902 persone, suddivise tra sane e affette da cancro della prostata di diversa
aggressività». Nel frattempo, Zoe e Liù, due pastori tedeschi particolarmente addestrati allo scopo, hanno
cominciato ad annusare un piccolo quantitativo delle loro urine e l'analisi incrociata dei dati hamesso subito in
luce una straordinaria capacità di individuare i soggetti malati e quelli sani. Proprio come questi cani sono in
grado di percepire la presenza di pochi grammi di droga, nascosti all'interno di involucri «mistificati» con
profumi fuorvianti, allo stesso modo essi riescono a percepire un particolare odore emesso dall'urina dei
pazienti affetti da cancro prostatico, che nessun naso umano potrebbe mai rilevare. L'aiuto di questi animali
«può essere fondamentale» aggiunge il Colonnello Lorenzo Tidu, del Centro militare veterinario dell'Esercito.
«Basti sottolineare che possiedono circa 200 milioni di cellule olfattive rispetto alle 50 degli esseri umani».
D'altronde già per il diabete, l'epilessia e il melanoma, i cani vengono impiegati per le loro capacità
«mediche» che gli consentono di percepire in anticipo crisi ipoglicemiche, convulsive o trasformazione di nei
in tumori maligni.
97% I cani addestrati possono fiutare il tumore alla prostata con una precisione del 97 per cento
200 I cani hanno 200 milioni di cellule olfattive: un'enormità, che permette loro di fiutare anche le malattie
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«SCIENZIATI» A QUATTRO ZAMPE
07/06/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Da oggi cure con Stamina o chiamo la polizia»
Andolina, forte del responso dei giudici, minaccia per imporre la «sua» terapia ULTIMA SPERANZA I genitori
disperati: « Non ci sono altre cure ufficiali, lasciateci almeno questa»
Francesca Angeli
Roma Un medico, Marino Andolina, rinviato a giudizio per truffa che minaccia di chiamare la polizia se non si
eseguono i suoi ordini in un ospedale pubblico. Una «cura» bocciata dalla comunità scientifica mondiale
imposta per sentenza da giudici. Dottori che si appellano all'obiezione di coscienza per non somministrare
una terapia ritenuta pericolosa, rischiando la denuncia per omicidio. In questo frullatore impazzito che è la
vicenda Stamina c'è pure un gruppo di genitori disperati che di fronte alle sofferenze dei figli si aggrappa a
quella che vede come una speranza di sopravvivenza. Speranza alimentata da persone che, almeno
secondo la Procura di Torino, stanno lucrando sulla loro tragedia per ricavarne profitti in termini economici e
di notorietà. Nel caso Stamina si sono viste cose che nessuno mai avrebbe potuto immaginare. No, non
viviamo in un Paese "normale". La debolezza delle istituzioni responsabili e l'alta conflittualità tra poteri dello
Stato sono le cause della degenerazione di una vicenda drammatica le cui conseguenze potranno essere
valutate soltanto con il tempo. Quanta credibilità hanno fatto perdere alle istituzioni il conflitto fra l'Agenzia del
Farmaco organo del ministero della Salute che bloccò le infusioni perchè giudicate pericolose e lo stesso
ministro della Salute, Renato Balduzzi, che invece ordinò un nuovo via libera della terapia per decreto? E il
conflitto tra giudici? Uno ordina di dare la cura e l'altro rinvia a giudizio i responsabili di quella cura per truffa.
E poi l'ultimo atto. Il presidente del Tribunale di Pesaro Mario Perfetti che nomina commissario ad acta
Andolina e il Consiglio superiore della Magistratura che trasmette il fascicolo alla procura generale di
Cassazione per valutare se esistano i presupposti per un provvedimento disciplinare nei confronti di quel
giudice. Intanto presso gli Ospedali Civili di Brescia oggi dovrebbero riprendere le infusioni di staminali
secondo il metodo messo a punto da Davide Vannoni su uno dei piccoli pazienti che erano già stati sottoposti
a terapia, visto che Perfetti ha nominato Andolina, braccio destro di Vannoni, commissario ad acta per le
infusioni. E Andolina pur se rinviato a giudizio può ordinare all'ospedale di somministrare le infusioni,
avvertendo il direttore generale Ezio Belleri che sarà considerato responsabile della morte di quel bambino se
non si procede con la terapia. E i familiari del bimbo tramite il loro avvocato, Tiziana Cucco, chiedono al Csm
di non creare problemi con l'ordinanza di Pesaro perchè altrimenti si condannerebbe a morte il piccolo che,
assicurano, con le prime infusioni è migliorato. Tutto questo accade dopo la bocciatura del metodo Stamina
da parte di tutti gli esperti. Non solo i "padri" del metodo sono stati rinviati a giudizio ed indagati in due diverse
inchieste della Procura di Torino. Ci sono ex pazienti che li hanno pubblicamente accusati di aver estorto loro
del denaro in cambio di miracolose guarigioni. Per Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca
Coscioni, sono inequivocabili le responsabilità del ministero della Salute. In primis dell'ex ministro Balduzzi
che ha dato il via libera alla ripresa delle infusioni e ora però anche dell'attuale ministro, Beatrice Lorenzin.
Nonostante l'indagine della Procura di Torino, nonostante la sentenza della Corte di Strasburgo (che ha
considerato non illegittimo negare la cura Stamina perchè di efficacia non comprovata ndr.) dice la Gallo, «il
ministro è rimasto inerte e permette di somministrare in un ospedale pubblico una cura che non ha superato
alcuna sperimentazione scientifica».
Foto: CONTRATTACCO Il vicepresidente di Stamina Foundation Marino Andolina mostra una copia della
querela effettuata contro alcuni giornalisti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Il caso Dai letti d'ospedale ai tribunali
08/06/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:192677, tiratura:292798)
La Lorenzin prepara lo scherzetto ad Alfano
La titolare della Salute potrebbe lasciare il ministero per andare in Europa
Francesco Cramer
Roma «E se Beatrice Lorenzin lasciasse il ministero della Salute?». Da giorni i boatos rimbalzano nel
Palazzo e trovano perfino qualche sponda nell'Ncd. La diretta interessata non si esprime ma chi la conosce
bene giura che «no, non lo farà. Tutte panzane». Eppure una logica c'è: in questo modo potrebbe fare un
favore a Renzi, che considera spropositata la rappresentanza ministeriale di Ncd; potrebbe fare un favore
anche all'Ncd, contestato dall'alleato udiccino in materia di assegnazione degli europarlamentari; potrebbe
fare anche un favore a se stessa visto - ma questo lo dicono i maligni - «andando a Bruxelles avrebbe il
seggio blindato per cinque anni. Restando a Roma o sta al ministero o sennò chi la voterebbe più?». Il
ministro è irraggiungibile ma chi le ha parlato considera l'ipotesi «irragionevole, anche perché a luglio si apre
il semestre europeo e sarebbe come lasciare a metà il lavoro fatto finora sul piano europeo». La questione
che coinvolge il ministro Lorenzin è legata al ricorso presentato da Carlo Casini, eurodeputato uscente e
candidato nella circoscrizione centro nelle fila di Ncd-Udc. Casini, che correva con la pettorina dell'Udc, subito
dopo le urne e la conseguente assegnazione dei seggi, ha contestato il Viminale. Secondo il ministero
dell'Interno gli eletti a Bruxelles per l'Ncd-Udc sono Maurizio Lupi (Nord Ovest), l'udiccino Lorenzo Cesa
(Sud), Giovanni La Via (Isole). «No, c'è un errore», ha subito detto Carlo Casini che ha presentato un esposto
al ministero che poi ha girato tutto alla Cassazione che si dovrà esprimere sul caso. «Il seggio NcdUdc non
deve scattare nelle Isole, ma al Centro», sostiene Casini. La lista ha preso molti più voti lì che non nelle isole
e pertanto il seggio non deve andare a La Via ma alla Lorenzin. E qualora quest'ultima scegliesse di rimanere
al ministero, automaticamente subentrerebbe Casini, classificato alle spalle della ministra. Un rebus. La
Cassazione dirà la sua entro fine mese ed è già toto sentenza. «Il ricorso verrà respinto anche perché Casini
non ha un interesse diretto ma indiretto. Avrebbe una qualche possibilità di essere accolto ma solo se il
ricorso l'avesse presentato la Lorenzin e non lui», giura un alfaniano esperto di codicilli. «Il ricorso è
sacrosanto a prescindere da chi lo presenta perché l'errore nell'assegnazione del seggio c'è», ribattono gli
udiccini. Al di là della diatriba giuridica c'è il risvolto politico. Se la Cassazione accogliesse il ricorso di Casini
la Lorenzin potrebbe vanificare le ambizioni europee dello stesso udiccino ed evitare lo smacco di avere un
solo rappresentante all'europarlamento (Lupi o, come probabile, il secondo classificato Massimiliano Salini).
Se scegliesse Bruxelles, poi, il ministro della Salute potrebbe placare le tentazioni di rimpasto di Renzi: Ncd
sarebbe ridimensionato a palazzo Chigi, perdendo sì un ministero ma concordando un rimescolamento delle
carte e non subendolo.
Foto: EUROTENTAZIONE Beatrice Lorenzin, titolare della Salute
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Il caso In caso di riassegnazione del seggio
08/06/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Italia choc: 700mila bimbi subiscono violenze
Un pediatra su cinque tace di fronte a sospetti di violenze subite dai bimbi
Un pediatra su cinque sospetta di essersi imbattuto in casi di maltrattamenti nei confronti di bambini, ma
ammette di non aver denunciato. Lo rivela uno studio dell'Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e
dell'adolescenza (Paidoss) presentato in anteprima all' International pediatric workshop che si è chiuso ieri a
San Pietroburgo. E non è tutto: secondo il dossier spesso le violenze avvengono proprio per mano di chi
dovrebbe proteggere i piccoli, a cominciare dai genitori. Fratture, lividi, escoriazioni all'interno della bocca e
bruciature, causate da incidenti circospetti, sarebbero spia del fenomeno. Che comporta anche cambiamenti
nel comportamento dei piccoli, rendendoli più pigri, svogliati, o al contrario iperattivi e impulsivi. Il fenomeno in
Italia coinvolge, secondo le stime, circa 700mila tra bambini e adolescenti. Mentre sono 100mila, circa l'1%
del totale degli under 18 italiani, coloro che vengono presi in carico dai servizi per abusi. Nell'80% dei casi a
compiere la violenza è la madre, nel 10% il padre. Gli abusi sessuali rappresentano il 13 per cento dei casi di
violenza. A rischio sono soprattutto i più piccoli, e dunque più indifesi: l'età media delle vittime è tra i 4 e i 6
anni, e se le bimbe patiscono più spesso abusi sessuali, i bimbi sono invece bersaglio di comportamenti
violenti. Che fare, dunque? La salvezza passa in primo luogo da insegnanti e medici. La segnalazione degli
abusi, sottolineano dal convegno, la metà delle volte arriva dalla scuola o dal pediatra, e in un caso su quattro
dai servizi sociali o da uno dei genitori. Il 43 per cento dei 300 pediatri di famiglia intervistati per l'indagine di
Paidoss ha segnalato maltrattamenti su minori, in un caso su tre nell'ultimo anno e due volte su tre mettendo
al corrente i servizi sociali. Di fronte a queste situazioni, tuttavia, i pediatri ammettono di non sentirsi preparati
a sufficienza. L'80 per cento di loro non si ritiene competente e non conosce bene le leggi al riguardo, il 70
per cento pensa di avere troppo poco tempo per una valutazione corretta. Il 62 per cento, inoltre, teme di non
essere abbastanza tutelato in caso di sospetti non confermati e preferisce delegare agli esperti. E così il 20
per cento dei pediatri ammette di avere avuto sospetti ma di non averli segnalati, anche nel timore di
sbagliare. «Il pediatra è una sentinella della salute del bimbo: dobbiamo aumentare le sue conoscenze
perché possa decidere se e come sporgere una segnalazione in modo efficace, a maggior ragione oggi che,
per colpa della crisi economica, sono sempre di più i minori che vivono in condizioni di indigenza e di
deprivazione sociale, in cui abusi e maltrattamenti sono più probabili», ha detto Giuseppe Mele, presidente di
Paidosse della Società italiana medici pediatri. Che ha poi sottolineato come questo tipo di tutela si
fondamentale anche per evitare le gravi ripercussioni, che possono avere «effetti negativi su tutta l'esistenza
della vittima». Un minore che ha subito abusi, ha concluso il presidente, «sarà più spesso un adulto
problematico».
Foto: VITTIME Spesso è in casa che i bimbi sono preda di violenze
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Gli abusi tra le mura domestiche la ricerca
08/06/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Insufficienti i Centri diurni per i pazienti con Alzheimer
«Se dall'Alzheimer non si guarisce - ricorda il professor Giulio Masotti, presidente onorario della Società
italiana di geriatria e gerontologia - si può però ritardarne il decorso. Ma le risposte sempre più efficaci offerte
dal mondo scientifico si scontrano purtroppo con la penuria delle risorse: manca, cioè, un'adeguata rete di
strutture di assistenza». Presentando il 5 Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer in programma
all'Auditorium di Pistoia Masotti ha messo in risalto i due volti contradditori del problema: da un lato gli
indiscutibili successi delle nuove terapie (farmacologiche, fisiologiche e psicologiche) oggetto del congresso;
dall'altro il deprimente confronto tra i crescenti numeri della malattia e quello delle strutture . In Italia i malati di
demenza vanno verso quota 1,3 milioni, valore destinato a raddoppiare nel 2050 con il progressivo
invecchiamento della popolazione. I posti disponibili nei Centri Diurni Alzheimer sono invece 12 mila in Italia
centro-nord (al sud e nelle isole la situazione è disperata), sono 1500 in Toscana. Con Masotti ha presentato
il congresso il professor Ivano Paci, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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SOLIDARIETÀ
08/06/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Le pericolose infezioni osteoarticolari colpiscono oltre 15mila pazienti
italiani
OSTEOMIELITE È una grave patologia che colpisce le strutture ossee
LC
Ogni anno sono almeno 28mila le nuove infezioni croniche di interesse ortopedico, 32 per 100mila abitanti.
Sono 138mila i pazienti censiti con questa problematica e, ogni anno, 85mila persone tra pazienti e stretti
familiari sono coinvolti: in pratica il problema è toccato direttamente da poco meno di un milione di persone in
Italia. Il costo per la cura di queste patologie che sono complesse è elevato: oltre il 32% del budget dell'intera
ortopedia italiana. I pazienti con infezioni ossee croniche sono prevalentemente giovani e nell'economia
sociale rappresentano un problema più significativo rispetto a quello di una persona anziana con problemi
artrotici. «L'osteomielite - dice il professor Giorgio Maria Calori, presidente della European Society Tissue
Regeneration in Orthopaedies Traumatology, primario della chirurgia ortopedica riparativa dell'Istituto
Gaetano Pini, riconosciuto hub italiano della Associazione Italiana Infezioni Osteoarticolari- è una infezione
particolarmente grave che interessa l'apparato scheletrico sostenuta generalmente dallo stafilococco aureo.
É la manifestazione più grave delle infezioni che possono verificarsi a danno della struttura scheletrica. Non è
una patologia nota alla collettività e risulta spesso sottovalutata a causa del suo decorso molto lungo.
L'osteomielite si può verificare nelle fratture esposte, ma ancora molti sono i casi contratti in sala operatoria:
in Italia oltre 15mila ogni anno. Attualmente ci sono appositi reparti di alta specializzazione dedicati al
trattamento delle forme settiche, tra cui proprio quelle postchirurgiche». É importante che le famiglie siano
informate su quali sono i centri di riferimento per la cura specifica delle infezioni ossee.
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TRA I BATTERI FREQUENTE LO STAFILOCOCCO
08/06/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Nuove terapie per vincere i tumori della vescica
Luisa Romagnoni
L'immunoterapia oncologica (il tentativo di sfruttare il sistema immunitario dell'organismo, per aggredire ed
eliminare le cellule tumorali), dopo anni di risultati sconfortanti, si sta delineando ora, come uno dei campi più
promettenti e in maggiore sviluppo, nella lotta al cancro. Lo sottolineano i risultati emersi dalle numerose
sperimentazioni cliniche, presentate alla 50a edizione dell'American Society of Clinical Oncology (Asco).
L'appuntamento più importante a livello mondiale, dedicato all'oncologia: circa 30mila gli specialisti che vi
hanno preso parte e oltre 5mila gli studi clinici pervenuti. «Il campo dell'immunoterapia è esploso nell'ultima
decade e sempre più pazienti ne stanno beneficiando, non più solo contro il melanoma, ma anche per altri tipi
di tumori, al momento senza opzioni terapeutiche soddisfacenti», afferma l'oncologo Steven O'Day,
professore associato alla university of Southern California. É il caso del tumore alla vescica. Una neoplasia
(la più frequente dell'apparato genito-urinario, dopo il carcinoma prostatico. Oscilla fra il quinto e il settimo
posto per frequenza, in Italia, Europa e Stati Uniti) per la quale, nella forma avanzata, si ha un'esigenza
assoluta di identificare nuove efficaci strategie terapeutiche. In merito, all'Asco è stato presentato uno studio
di fase I, piccolo ma impattante (30 pazienti con tumore alla vescica in fase metastatica, resistenti alla
chemioterapia), su un anticorpo monoclonale sperimentale (MPDL3280A), progettato per rendere le cellule
del tumore più vulnerabili allo stesso sistema immunitario dell'organismo, interferendo con una proteina
chiamata PD-L1. Quest'ultima si trova sulla superficie delle cellule tumorali e si ritiene agisca come un
segnale di stop, impedendo al sistema immunitario di distruggere le cellule cancerogene. «I risultati ottenuti
sono molto interessanti con oltre il 49% di risposte in termini di riduzione della massa tumorale», commenta
Andrea Necchi, oncologo Fondazione IRCCS Istituto dei tumori di Milano. Questo anticorpo monoclonale,
sviluppato da Genentech e prodotto da Roche, è in sperimentazione in altri tumori come quello del polmone,
con un programma di 4 studi clinici.
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ASCO A CHICAGO
08/06/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:192677, tiratura:292798)
L'illusione dell'immortalità
La prevenzione è spesso frenata dalla convinzione di essere dei superuomini
Luigi Cucchi
La sindrome da immortalità è poca conosciuta, ma molti ne soffrono. Si manifesta dopo i quarant'anni quando
si diffonde la convinzione di avere davanti a se l'eternità, decenni di giovanilismo esasperato da poter vivere
senza freni passando da una emozione all' altra. É un atteggiamento pericoloso porta a sottovalutare la forza
negativa dei fattori di rischio legati allo stile di vita. L'ictus non è una patologia che colpisce solo i vecchi. La
fascia di età che subisce il più ripido aumento (non solo ictus, ma anche infarto) è quella compresa fra i 45 e i
64 anni. Ogni anno in Italia 38mila donne e 25mila uomini sono vittime di insulti cardiovascolari, milioni di
decessi in Europa. Stanno aumentando anche diabete e obesità, vere e proprie mine per le nostre arterie,
capaci di moltiplicare la probabilità di ictus anche nei giovani, specie se associate ad uno stile di vita
scorretto. Da qui al 2030 una persona su cinque nei Paesi industrializzati rischia di essere colpita da ictus
cerebrale. A determinarne l'aumento è l'allungarsi della vita , una conquista, ma una maggiore usura del
sistema cardiovascolare. Il nuovo Parlamento europeo,sensibilizzato dal Gruppo «parlamentari del cuore»
preparerà un piano strategico per agire sull'area della prevenzione. «Non è mai troppo presto per cominciare
a prendersi cura della propria salute», ricorda Lidia Rota Vender, presidente dell'Associazione per la lotta alla
trombosi e alle malattie cardiovascolari (Alt), una onlus che dal 1987moltiplica le iniziative a difesa del cuore.
Alt è legata all' European Heart Network, una un'alleanza, con sede a Bruxelles, di 31 Fondazioni e
Associazioni europee impegnate nella prevenzione delle malattie cardio e cerebrovascolari. Svolge un ruolo
di sensibilizzazione nei confronti del legislatore europeo. Infarto cardiaco, ictus cerebrale, embolia polmonare,
trombosi venosa e arteriosa, hanno un'incidenza doppia rispetto ai tumori. Solo in Italia, ogni anno, queste
malattie colpiscono 600 mila individui: 200 mila perdono la vita, altrettanti sopravvivono con gravi invalidità, i
rimanenti recuperano le funzioni basilari con la riabilitazione. In 90 malati su 100 l'ictus lascia segni indelebili,
a livello mentale e fisico; solo il 10% riconquista la salute piena. Alla base di gran parte di queste patologie
c'è la trombosi, cioè la formazione in una arteria di un trombo (tappo) che impedisce il nutrimento dei tessuti
non più irrorati. (ischemia). Già oggi, l'Ictus è uno dei primi quattro big killer in Europa e negli Stati Uniti.
Riconoscere i segni premonitori dell'ictus è fondamentale per intervenire in tempo utile. Esiste una terapia,
chiamata rTPA, se somministrata entro 4 -5 ore dall' esordio dei sintomi, può ridurre i danni organici. L 'rTPA (
attivatore del plasminogeno tissutale ) è la sola terapia approvata per la cura dell' ictus in acuto. Sebbene la
maggior parte degli ictus non sia preceduto da un attacco ischemico transitorio (Tia), un terzo dei pazienti che
lo presentano va incontro a un ictus entro un anno. Spesso chiamati mini stroke questi segnali devono essere
presi molto seriamente perché sono autentici campanelli d'allarme. I sintomi del TIA (perdita di coscienza,
difficoltà nel linguaggio, nella visione e nell'equilibrio statico e dinamico, indebolimento della forza di un arto)
si presentano in un tempo molto breve con apparente recupero delle funzioni. Il Tia può non lasciare segni
evidenti di danno neurologico. Anche l'organismo possiede agenti in grado di eliminare i coaguli che
costituiscono i fatti embolici. Un corretto stile di vita è fondamentale. Dopo i 40 anni non vanno sottovalutati i
campanelli d'allarme, non confidiamo nell'immortalità.
Foto: TROMBOSI Un trombo che ostruisce un'arteria impedisce il nutrimento dei tessuti. È l'origine di gran
parte delle malattie a carico del cuore e del cervello
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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RISCHI CARDIOVASCOLARI Un piano del Parlamento europeo
07/06/2014
QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Pag. 20
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Virus da trasfusione, chiede i danni
Ha contratto l'epatite C e ora pretende un milione dal Ministero
SI ERA sottoposta, ancora bambina, ad un intervento a cuore aperto a Roma, ma solo dopo 30 anni, nel
maggio 2010, ha scoperto di aver contratto il virus Hcv a causa di un'emotrasfusione ricevuta durante
quell'operazione. Per questo una 45enne di Jesi, assistita dall'avvocato Giorgio Rossetti, chiede al Ministero
della Salute un risarcimento di un milione di euro. Una battaglia che si sta incanalando finalmente sul binario
giusto, dopo che la richiesta si era scontrata con una sorta di muro di gomma eretto dal Ministero stesso. IL
RICORSO per ottenere l'indennizzo in virtù della legge 210/92 era stato infatti proposto nel 2011 e nel 2013
l'avvocato Giorgio Rossetti aveva notificato un atto di citazione al Ministero della Salute per ottenere il
risarcimento dei danni fisici conseguenti, ma il Ministero aveva contestato la richiesta sostenendo che si era
ormai prescritto il diritto al risarcimento, perché erano trascorsi più di 5 anni da quando era stato scoperto il
virus Hcv, nel 2004. In realtà solo 6 anni dopo, nel 2010, la paziente aveva avuto la certezza che l'epatite era
conseguenza dell'emotrasfusione. «La Giurisprudenza della Cassazione, anche a sezioni unite, già dal 2008
ha precisato che la prescrizione del diritto al risarcimento del danno decorre dalla data in cui gli effetti dannosi
si sono esteriorizzati e siano riconoscibili dal danneggiato - spiega l'avvocato Rossetti -. Il termine per
proporre la richiesta di risarcimento del danno da emotrasfusione decorre cioè da quando uno specialista
certifica la riferibilità dell'infezione da Hcv alla trasfusione o da quando la parte interessata invia la richiesta di
indennizzo al Ministero, in quanto in quel momento ha sicuramente percepito la riferibilità dell'infezione a una
responsabilità del Ministero della Salute per non aver fatto adottare sugli emoderivati tutti i controlli volti a
scongiurare il pericolo di infezione». Una linea ribadita anche dal consulente tecnico d'ufficio nominato dalla
Corte d'Appello, che il prossimo 3 luglio dovrebbe pronunciarsi sul diritto all'indennizzo, mentre quanto alla
richiesta di risarcimento del danno il Tribunale di Ancona ha ammesso consulenza tecnica d'ufficio. al.pa.
Image: 20140607/foto/301.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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IL CASO UNA JESINA DI 45 ANNI DA BIMBA SI ERA SOTTOPOSTA UN INTERVENTO A ROMA
08/06/2014
QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Pag. 24
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La casa della Salute apre i battenti a Budrio
- BUDRIO - CASA della Salute e ospedale uno a fianco dell'altro per concentrare ogni tipo di assistenza in un
unico grande polo sanitario. E' questo l'obiettivo della struttura inaugurata a Budrio in uno spazio di 1700
metri quadrati, ristrutturati con un investimento di 170mila euro da parte dell'Ausl. La casa della salute va ad
integrare i servizi dell'ospedale e può contare su 12 medici di medicina generale (di cui 7 sono già in pianta
stabile e altri 6 arriveranno in luglio). L'accesso agli ambulatori è garantito per almeno 10 ore al giorno per 5
giorni alla settimana. Sempre in uno spazio dell'ospedale ci sarà lo sportello unico per l'accettazione con 5
infermieri dedicati. Al taglio del nastro sono intervenuti il sindaco Giulio Pierini, il presidente della Provincia
Beatrice Draghetti, il vice Giacomo Venturi, il direttore sanitario Massimo Annicchiarico e il direttore del
distretto pianura est Mario Lavecchia. Image: 20140608/foto/1354.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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SANITA' SARANNO DODICI I MEDICI OPERATIVI
08/06/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Ieri l'infusione su Federico: «Tutto legale»
Il Tribunale di Pesaro difende il via libera dato a Brescia: legge rispettata
VIVIANA DALOISO
Alla fine, come ampiamente annunciato, il metodo Stamina ha ripreso il suo corso agli Spedali Civili di
Brescia. E il pediatra Marino Andolina, braccio destro di Davide Vannoni, ieri ha praticato l'infusione di cellule
staminali mesenchimali al piccolo Federico, una bambino di 3 anni affetto da una grave malattia
degenerativa. Tutto è filato liscio, come confermato anche dalla direzione dell'ospedale. E che Andolina fosse
solo, che alla fine l'anestesista atteso da Verona non sia arrivato e al piccolo sia stato somministrato valium
per tenerlo fermo durante l'iniezione spinale sono solo "dettagli" destinati a passare in secondo piano in una
vicenda che ha ben più abnormi profili di anormalità. A cominciare da quello giuridico, per cui a ordinare un
procedimento sanitario è stato un tribunale - precisamente quello di Pesaro - che ha nominato come suo
«ausiliario» e «commissario ad acta» un medico indagato per associazione a delinquere e truffa, per giunta
proprio a proposito di quel trattamento. Tutto corretto e legale, fanno sapere proprio da Pesaro: «Abbiamo
rispettato la legge (il riferimento è a quella del 2013 sui trattamenti sperimentali a uso non ripetitivo, ndr ).
Non ci risultava né in via ufficiale né ufficiosa che Marino Andolina fosse indagato e tantomeno per quali
reati», ha commentato ieri il presidente del Tribunale, Mario Perfetti. Che ha parlato di «vaghe notizie dei
giornali», come se l'inchiesta-bomba di Torino non avesse occupato per giorni tutte le aperture dei giornali e
telegiornali nazionali. E che ha sottolineato come «l'essere indagato da un Pm non rappresenta alcuna
preclusione o incapacità all'esercizio della professione». Dato che Andolina era «l'unico in grado di sostituirsi
personalmente nel praticare le infusioni nel caso», ovvio, il Tribunale ha pensato a lui. Ma c'è di più, visto che
ora è pronta a partire un'istanza al Csm a seguito delle «accuse gratuite» ricevute e affinché «venga tutelata
l'immagine dell'Ufficio». Un bel grattacapo per il parlamentino dei giudici, chiamati a prendere posizione su
una vicenda che praticamente in ogni tribunale del Paese ha preso una piega diversa, con sentenze spesso
discordanti, fino all'ultima pronuncia di Pesaro. Intanto la famiglia di Federico è soddisfatta: «Abbiamo vinto
noi». E le altre annunciano nuove battaglie e manifestazioni già per i prossimi giorni.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Stamina
08/06/2014
Avvenire - Milano
Pag. 3
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Apre una casa d'accoglienza destinata ai parenti dei ricoverati
PIERFRANCO REDAELLI
Da oggi San Donato, città alle porte di Milano, dove hanno la loro sede due importanti strutture ospedaliere
che ogni giorno accolgono ammalati provenienti da tutta Italia, ha una nuova struttura: la «Casa
dell'Accoglienza». «È il nostro primo progetto di housing sociale - ha dichiarato l'assessore alle Politiche
Sociali Gianfranco Ginelli - ora è un fatto concreto». L'edificio è ubicato in via Trivulziana. Realizzata dal
Comune, la «Casa dell'Accoglienza» dispone di sei appartamenti (3 monolocali e altrettanti bilocali), destinati
all'ospitalità di breve e media durata. Quelli di taglio più piccolo, al pian terreno, saranno messi a disposizione
dei familiari dei degenti delle strutture ospedaliere del territorio. Potranno beneficiare degli appartamenti per
brevi periodi anziani e disabili, che si trovano a vivere situazioni transitorie di difficoltà come post ricovero o
per offrire un periodo di sollievo alle famiglie. Ci sono inoltre piccoli appartamenti destinati alle famiglie e agli
studenti universitari. In questo caso le rette saranno ulteriormente calmierate dalla possibilità di saldare
l'affitto offrendo «ore solidali», attraverso il presidio e della struttura e il sostegno agli altri inquilini. «È questo
un progetto ambizioso che ha coinvolto diversi attori. - spiega il sindaco Andrea Checchi - Un edificio
comunale che si trasforma in uno spazio di accoglienza per persone fragili, per famiglie che si ritrovano loro
malgrado catapultate nella nostra realtà». Il taglio del nastro è previsto per oggi alle 14.30
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
60
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San Donato.
08/06/2014
Avvenire - Ed. nazionale - roma sette
Pag. 18
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Hunter Doherty, il medico statunitense noto come «Patch Adams», inventore della clown terapia, è stato
ospite del Policlinico Gemelli. La sua storia fu portata al cinema con Robin Williams
DANIELE PICCINI
La compassione, l'umorismo, la gioia e l'amore sono forze rivoluzionarie». Il dottor Hunter Doherty, meglio
noto come Patch Adams, medico statunitense inventore della clown terapia, non smette la sua divisa da
lavoro per tenere la sua prima conferenza in un ospedale romano, al Policlinico Gemelli, mercoledì 4 giugno.
Trasmette il suo messaggio e condensa tutto quello che ha imparato in quarant'anni di professione medica a
dir poco alternativa, indossando le sue scarpe taglia 60, pantaloni a fiori e un'improbabile camicetta
multicolore. Ogni tanto, dal suo trolley, tira fuori i suoi ferri del mestiere: ora degli slip giganteschi, ora un
escremento di plastica, ora un palloncino per produrre peti artificiali. Centinaia di studenti di medicina, che
gremiscono l'aula Brasca occupandone banchi, gradini e ogni spazio calpestabile, lo ascoltano divertiti,
curiosi, commossi. «Chiunque - spiega il medico americano, il cui volto, nella memoria di tutti, si sovrappone
a quello di Robin Williams, l'attore che lo impersonò nel film del 1999 di Tom Shadyac - può essere una
persona compassionevole, tutti i giorni. Vorrei distogliervi dall'idea che andare alla sofferenza mi privi della
mia forza. Prendersi cura di un'altra persona è un'esperienza energizzante. La felicità la si ottiene quando ci
si spende per gli altri. Non sono mai sazio di questo. Se siete medici o infermieri e alla fine della giornata vi
sentite stanchi, forse non state cogliendo il punto della vostra missione». L'umorismo, colonna portante della
sua professione medica, ha salvato la sua vita, dice, ma prima, altre parti del corpo. «Quando ero bambino
molti bulli volevano picchiarmi. Ma scoprii che se riuscivo a farli ridere non andavano a fare del male a
nessun altro. Dunque l'umorismo prima di avermi salvato la vita mi ha salvato... il lato B». Poi, durante
l'adolescenza, la drammatica scoperta che quella stessa violenza nutriva anche l'esistenza delle nazioni. «A
16 anni piangevo nel letto per ore, mi rendevo conto che il mondo in cui vivevo era falso. Per tre volte in un
anno - confessa Doherty - fui ricoverato in un ospedale psichiatrico perché avevo tentato di togliermi la vita.
Non volevo vivere in un mondo che professava violenza e ingiustizia. Poi mi ricoverarono ancora. Ma in
quell'occasione rimasi folgorato, mi dissi: "Stupido, non devi toglierti la vita ma fare la rivoluzione!". Ogni cosa
che mi sentite dire oggi proviene dai principi di questa rivoluzione: la rivoluzione della gioia, dell'amore e del
divertimento». Dopo la crisi, la risposta. «Presi due decisioni. Constatai che la mia nazione non si prendeva
cura delle persone più in difficoltà, quindi decisi di diventare un medico in grado di fornire assistenza sanitaria
gratuitamente. La seconda decisione era personale. Mi chiesi in che modo potevo essere un strumento al
servizio della pace e della giustizia in ogni istante della mia vita. Decisi di essere una persona felice,
divertente e amorevole per tutta la vita. Lo faccio da 51 anni e non mi ammalo più». Dal 1971 al 1983 prese
corpo il progetto pilota di un ospedale gratuito, raccontato dalla pellicola di Shadyac. Oggi, l'impegno di Patch
Adams si è allargato abbracciando tutto il mondo. «In questi anni abbiamo avuto circa 6mila partecipanti a
questo progetto. I clown oggi vanno negli ospedali in oltre 120 Paesi. Ho visitato 74 Paesi per tenere
seminari. Nelle prossime settimane sarò in altre 11 città. Il più grande donatore della nostra Fondazione è
una famiglia italiana». Dopo la conferenza Patch Adams ha incontrato i bambini ricoverati nelle Unità
operative di Oncologia pediatrica e di Neurochirurgia infantile del Gemelli. «Ci sono voluti quattro mesi di
contatti, gestiti da mio figlio, per portare Patch al Gemelli. Tutto il compenso per le sue conferenze - spiega
Silvia Riccardi, presidente di "Ali di Scorta", associazione che ha organizzato l'incontro e offre sostegno alle
famiglie di bambini malati - va nelle casse della sua Fondazione. Lui vive infatti da persona povera, modesta.
Il suo compenso è piuttosto cospicuo per un'associazione piccola come la nostra. Ma ora che l'ho sentito
parlare pagherei anche il doppio».
Foto: Patch Adams in visita al reparto di Oncologia pediatrica del Gemelli
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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«La rivoluzione della gioia»
08/06/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 14
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Ottanta specialisti a "lezione" all'Angelo
Ottanta specialisti, provenienti da tutta Italia, hanno assistito all'Ospedale di Mestre a due interventi operatori.
Per due giorni l'eccellenza dell'Angelo si è messa al servizio dei chirurghi e degli anestesisti di altri ospedali,
che hanno potuto seguire "live" due interventi neurochirurgici - uno al cervello e uno alla colonna vertebrale realizzati dai cmedici dell'Angelo. Al centro del corso-dimostrazione l'équipe multidisciplinare dell'Ospedale di
Mestre costituita cinque anni fa e coordinata da Franco Guida, primario di Neurochirurgia e da Rocco
Quatrale, primario di Neurologia. Gli interventi operatori effettuati nella "due giorni" (giovedì e venerdì) sono
durati circa cinque ore ciascuno, e sono stati seguiti dai medici iscritti al corso sul grande schermo nella sala
allestita per l'evento. Peculiari le condizioni in cui è stato effettuato l'intervento sul malato di cancro cerebrale:
l'équipe dell'Angelo è intervenuta infatti su un paziente di 55 anni operato "da sveglio", e sottoposto
semplicemente ad un'anestesia locale sulla cute.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Hanno assistito a due delicate operazioni dell'equipe multidisciplinare dell'ospedale
07/06/2014
Il Mattino - Napoli
Pag. 30
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Montemarano anche i manager contro la nomina
Paolo Mainiero
Ora che Angelo Montemarano è stato nominato direttore generale dell'Arsan, salta fuori che nel 2010
partecipò, in piena campagna elettorale per le regionali, a più di un'iniziativa del Pdl. All'epoca, si racconta, si
era molto avvicinato a Nicola Cosentino. Lui, tirato in ballo, se la cavò con una delle sue battute. «Vedo che ci
sono i soliti noti che ancora vivono con l'incubo della mia persona», scherzò. Un incubo che evidentemente
ritorna perchè il suo rientro sulla scena provoca disagi, dubbi, tensioni. Sono sconcertati i direttori generali
delle Asl, chiamati a gestire le aziende, come gli era stato sollecitato, «nel segno della discontinuità» con il
passato, e che oggi si ritrovano con un «pezzo» di quel passato a guidare l'Agenzia che dovrebbe supportare
il loro lavoro. Montemarano lasciò la Asl Napoli 1 nel 2005 dopo sei anni di direzione. La lasciò non solo in un
mare di debiti ma pure in uno sfascio organizzativo. Ernesto Esposito, l'attuale direttore generale, quando si
insediò trovò 27mila documenti contabili non verificati, per un totale di 831 milioni. Si scoprì che erano state
pagate fatture due volte, per circa 32 milioni. Uno scandalo. E infatti la Corte dei Conti ha aperto un'inchiesta
per un presunto danno all'erario. Nell'inchiesta è coinvolto lo stesso Montemarano. La stessa Asl Napoli 1 è
quella che più di altre ha alimentato il debito della sanità, con cifre da capogiro: nel 2009, ultimo anno di
Montemarano assessore, il bilancio dell'azienda chiuse con un passivo di circa 400 milioni. Roba da brividi
tanto che il governatore Caldoro il 22 gennaio 2011 definì la Asl Napoli 1 «un cancro».
Il ritorno al passato stona oggi che i numeri sono sicuramente diversi. Rispetto al 2009, quando il deficit
complessivo della sanità era di 853 milioni, è stato raggiunto il pareggio di bilancio. Un risultato ottenuto a
caro prezzo per l'effetto dei tagli e di una convinta azione di razionalizzazione ma anche per l'aumento delle
imposte, le più alte d'Italia. Anche nei pagamenti, si è scesi dai 427 giorni del 2009 ai 168 del 2013. Ecco,
sono i numeri che Caldoro preferisce far parlare, in risposta alle polemiche sulla nomina di Montemarano,
rispetto alla quale la linea di Palazzo Santa Lucia non cambia: sono state rispettate le procedure di legge, è
stato recepito il lavoro che la commissione ha fatto secondo le norme della Balduzzi che prevede la
valutazione comparativa e non discrezionale dei curricula. Fra l'altro, si osserva, un direttore in quiescenza
(quale è Montemarano) prende la metà dello stipendio. «Nessuna nomina politica», ci si affretta a precisare
dalla Regione anche se, nel momento in cui si procede a una indicazione, un minimo di fiducia verso il
prescelto ci deve pur essere. «Ho solo vinto un concorso», è intanto la insistente difesa di Montemarano,
difesa che non convince Mario Santangelo, che oggi racconta di aver presentato la domanda solo per capire,
a parità di titoli, quali «motivazioni avrebbe addotto la giunta per giustificare la scelta di Montemarano».
Perchè Santangelo è convinto che la nomina dell'ex assessore fosse scritta. «Voler far passare la nomina
come frutto di un concorso è una ingenua falsità alla quale non crederebbe neppure un neonato», dice il
professore che nel 2009 fu chiamato da Bassolino a sostituire Montemarano in giunta.
E in effetti, sono in pochi a credere alla storia del concorso e chi ci crede comunque non condivide il finale.
Anche Forza Italia prende le distanze. «Il vero e unico titolo che Montemarano può rivendicare è quello di
aver affossato la sanità. La nomina mi ha colto di sorpresa. Non la condivido e non ho timori a dirlo»,
sottolinea il capogruppo regionale di Forza Italia Gennaro Nocera. Ma il più agguerrito è Marcello Taglialatela
che attacca a muso duro Caldoro per una nomina sorprendente. «Se il presidente, prima di proporre il suo
nome, avesse fatto una ricerca su internet per controllare in quante indagini è coinvolto Montemarano
avrebbe dovuto perdere ore e ore. La sua nomina - attacca il deputato di Fdi - è una vergogna, sarà ricordata
come la decisione peggiore di questa giunta». Dal Pd, Angela Cortese osserva: «La nomina fa emergere tutte
le debolezze della politica sanitaria di Caldoro». «Uno schiaffo ai cittadini», dice il deputato di Sel Arturo
Scotto. Infuriati i sindacati. Lina Lucci (Uil) invita Montemarano a un «passo indietro», un «atto di
responsabilità verso i cittadini e i lavoratori della sanità che hanno dovuto affrontare pesanti sacrifici a seguito
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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La sanità, il caso
07/06/2014
Il Mattino - Napoli
Pag. 30
(diffusione:79573, tiratura:108314)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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del disastro provocato mentre era assessore». A Caldoro la Lucci chiede di «fare chiarezza» e di «non
assumere un atteggiamento pilatesco». Per Franco Tavella (Cgil) con la nomina di Montemarano «Caldoro
non potrà più prendere a pretesto l'eredità del passato per coprire le inefficienze della sanità. Il profilo
innovatore della sua giunta naufraga miseramente». Di «scelta deplorevole» parla Anna Rea (Uil). «Il
presidente Caldoro - aggiunge - non può nascondersi dietro la "tecnicalità". Di questa scelta dovrà rispondere
ai sindacati e ai cittadini».
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09/06/2014
Il Mattino - Napoli
Pag. 51
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Silvio Garattini
Va ricordato che sotto altra forma sono centinaia i magistrati che in Italia avevano ordinato con sorti alterne,
perché non tutti i medici avevano obbedito, di effettuare in ammalati gravi dette infusioni.
Pur ritenendo che questo furore prescrittivo della magistratura sia derivato da buoni sentimenti e dal desiderio
di giovare agli ammalati, non si può sottacere che questi atti generano confusione per una serie di ragioni. Si
tratta infatti di un prodotto il cui contenuto è mantenuto segreto contro tutte le leggi delle autorità regolatorie
che per autorizzare l'impiego terapeutico di un nuovo prodotto devono esaminare e verificare un dossier che
riassuma dati di laboratorio negli animali d'esperimento, prove di tossicologia e studi clinici. Nessun
adempimento di questo genere è stato effettuato per Stamina. Perciò, prima l'Istituto superiore di Sanità, poi
l'Agenzia italiana del farmaco avevano proibito, senza essere ascoltati l'impiego del prodotto per completa
mancanza di documentazione scientifica. Il sequestro del prodotto da parte del Nas aveva evidenziato nel
prodotto solo poche cellule di dubbia origine, nonché la presenza di detriti cellulari e di altre sostanze che
potevano determinarne una pericolosità per i pazienti. Naturalmente, in un Paese che rifiuta la scienza il
parere degli scienziati italiani non è stato preso in considerazione e molti mezzi di comunicazione hanno
giocato sull'emotività sfruttando il più possibile il parere favorevole di qualche pseudoscienziato in cerca di
notorietà per affermare che la scienza era divisa. Si è anche invocato l'impiego «compassionevole»
dimenticando che ciò si può applicare solo a casi singoli quando il prodotto sia già in fase di registrazione o
comunque abbia una serie di studi che ne documenti la efficacia. Quando ci si è messa la politica le cose si
sono ulteriormente complicate raggiungendo il massimo della confusione attraverso leggi e decreti
contradditori.
Incredibilmente sono stati stanziati 3 milioni di euro per una sperimentazione clinica assolutamente illegale
non essendoci le minime basi scientifiche per giustificarla. Si è messa in moto una Commissione scientifica
che avendo dato un parere assolutamente negativo su Stamina è stata smentita dal Tar del Lazio per un
cavillo amministrativo. Una seconda Commissione non si è mai riunita, mentre sono in corso i lavori di una
terza Commissione. Per carità di Patria si sorvola sulle prese di posizioni di vari politici in cerca di gloria,
come pure di Regioni che addirittura erano pronte a mettere risorse economiche ed umane per permettere a
Vannoni, lo psicologo apparentemente responsabile di questo colossale imbroglio, di realizzare le sue
deliranti scoperte.
Andolina ha portato a termine il suo mandato senza trovare ostacoli. Ci si chiede con sgomento se ci saranno
altri casi di questo tipo in dispregio a tutte le regole, mentre la comunità scientifica internazionale si interroga
incredula su come possano avvenire casi di questo genere. Come se ne esce? Intanto è assordante il
silenzio del ministero della Sanità che dovrebbe intervenire per dire una parola definitiva, stimolando la
Commissione a non perdere ulteriore tempo. È anche strano il silenzio dell'Associazione dei magistrati che
dovrebbe per lo meno fare in modo che le «prescrizioni» mediche debbano passare attraversso qualche filtro
competente. Questa farsa di Stamina dovrebbe terminare al più presto anche per rispetto degli ammalati e
delle loro famiglie che sono le vere vittime del miracolo di terapie illusorie.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Stamina, il sì del giudice e il silenzio del ministro
09/06/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 18
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Neurologia, doccia fredda per i pazienti
Da mesi è impossibile usare l'acqua calda. Protestano i ricoverati: «È un problema anche lavarsi le mani»
PABLO CALZERONI
PER FORTUNA che è arrivato il bel tempo e le temperature si sono alzate. Ma farsi una doccia fredda non è
mai una bella cosa, specie se il malcapitato è malato o si sta lentamente rimettendo in sesto dopo un lungo
periodo di degenza. Ma questa è la realtà delle cose, perché nel reparto di neurologia del San Martino, al
secondo piano del blocco delle "specialità", l'acqua calda è praticamente un miraggio. Qualcosa che viene e
che va, che scorre per un po' e all'improvviso sparisce per giorni e giorni. Come se l'ospedale più importante
della Liguria sorgesse in piena zona desertica con un costante allarme idrico da gestire. Di fatto, però, questa
è la situazione. Ne sanno qualcosa i quaranta genovesi ricoverati nel dipartimento. O i loro parenti. Nello
sguardo di un cittadino albanese di 40 anni, steso su un letto della sezione uomini, si legge un disagio che
accomuna tanti altri degenti. Ed è un disagio legato alla dignità di queste persone, messa a dura prova da un
impianto idraulico realizzato, evidentemente, non proprio a regola d'arte: «Se manca l'acqua calda lavarsi
diventa molto, molto difficile - dice l'immigrato Venerdì scorso non ce la facevo più: avevo bisogno di un bel
bagno. Per togliermi di dosso la stanchezza, l'aria da ospedale che ti si attacca sulla pelle quando vieni
ricoverato, il sudore dovuto all'ansia o alle preoccupazioni. E non è stato facile, perché la doccia era gelata.
Ho dovuto davvero stringere i denti». Bisogna avere molta pazienza: «A volte non riusciamo nemmeno a
lavarci le mani - dice la madre di un giovane paziente - Fino a poco tempo fa, quando faceva ancora freddo,
era un vero disastro. Pensare di trovare un poco di calore sotto il lavandino era impensabile, a qualsiasi ora
del giorno e della notte». La direzione ospedaliera è al corrente del «problema acqua calda» che si protrae
ormai da mesi. Negli uffici della palazzina che ospita gli uffici amministrativi del San Martino sono piovute
decine di segnalazioni da parte dei coordinatori infermieristici, quelli che sono più a contatto con le
"sofferenze" dei malati e ascoltano per primi le loro lamentele, oltre ad avere il polso della situazione per
quanto riguarda strumentazioni e impianti. Nel tempo sono stati eseguiti diversi interventi tecnici, ma «non si
è mai arrivati a una soluzione definitiva», mormora un infermiere che lavora al terzo piano: «Qui da noi
funziona tutto a dovere, l'acqua calda non manca mai. Giù di sotto, a neurologia, l'impianto idrico non va. E
sembra che non ci sia verso di metterlo a posto». In effetti gli operai, giusto pochi giorni fa, hanno cercato di
risolvere la problematica una volta per tutte, ma hanno ottenuto una vittoria a metà, per usare un eufemismo.
La direzione sanitaria lo sa e ha già programmato per il prossimo futuro un'altra serie di verifiche e lavori
perché al momento «l'acqua calda arriva solo in alcune stanze». Non è che non ci sia del tutto: «Il punto è
che arriva molto in ritardo, dopo parecchi minuti», fanno sapere dai piani alti del San Martino. Quanti? Lo si
può chiedere al paziente che ha avuto la malaugurata idea di farsi una doccia: «Non è mai arrivata». Di
sicuro siamo nell'ordine dei «10 o 15 minuti», specifica il primario Carlo Serrati. E forse anche di più, anche
perché nessuno ha mai pensato di controllare facendo scorrere l'acqua per mezz'ora. Sarebbe un vero
spreco. La speranza è che l'ufficio tecnico dell'ospedale riesca a sistemare l'impianto idrico del reparto «una
volta per tutte e al più presto», dicono gli operatori. Almeno entro la fine della stagione estiva. C'è comunque
una precisazione da fare. Le terapie e tutto quel che riguarda il trattamento dei pazienti non sono mai venute
meno a causa di questo problema idrico, perché la mancanza di acqua calda incide solo sulla "qualità"
alberghiera del dipartimento, uno dei fiori all'occhiello dell'intero ospedale con un bagno per ogni stanza. Le
attività sanitarie, i blocchi operatori, che sorgono altrove, o le stanze dove vengono pulite le attrezzature non
sono mai state compromesse. In ogni caso si tratta di un problema che deve essere risolto: «Ne va della
dignità di tutti noi - dice un paziente - La dignità di potersi lavare senza rischiare di prendersi una polmonite.
O peggio». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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IMPIANTO IDRICO IN TILT: «FLUSSO IRREGOLARE, BISOGNA ASPETTARE 15 O 20 MINUTI»
07/06/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 6
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Regione, la fatturazione diventa elettronica
A partire dal 1°luglio i fornitori dovranno mandare i documenti in formato digitalizzato
Francesca Mariani
Il Lazio è la prima Regione Italiana a dare il via al nuovo sistema di fatturazione elettronica all'interno del
proprio sistema contabile. A partire dal primo luglio 2014 i fornitori della Regione dovranno inviare le fatture di
somministrazioni, forniture, appalti e prestazioni professionali esclusivamente in formato elettronico. Con la
delibera approvata dalla Giunta, si anticipa dunque di otto mesi l'applicazione della norma nazionale (DI
66/2014) che introduce la fatturazione elettronica nei rapporti tra PA e fornitori. «Lo avevamo promesso in
campagna elettorale. Questa è la regione nella quale c'era la follia di avere un grande debito in sanità ma una
grande disinvoltura a volte nel pagare due volte le stesse fatture, quindi portiamo trasparenza e per primi in
Italia adottiamo su tutta la pubblica amministrazione la fatturazione elettronica. Non è poco nel Lazio che
purtroppo invece ha un passato di ricordi negativo», ha commentato il presidente della Regione Lazio, Nicola
Zingaretti, nel corso della presentazione del nuovo sistema svoltasi presso la sala Aniene della Regione. Da
non sottovalutare «la voce» risparmi: ogni anno la Regione Lazio riceve e lavora circa 500mila fatture di
pagamento (335mila solo nel settore della sanità) e secondo il Politecnico di Milano, grazie al nuovo sistema
di fatturazione elettronica si stima un risparmio di circa 10 euro a fattura. Questo significa che «risparmieremo
anche circa 5 mln l'anno per fare meglio di quello che facevamo prima senza fatturazione elettronica», ha
spiegato Zingaretti. Grazie alla piattaforma già esistente per i crediti verso il settore sanitario, la Regione
Lazio sarà infatti in grado di inserire nel sistema anche le fatture del settore non sanitario. Il software, creato
dalla società regionale Lait-Lazio innovazione tecnologica, è stato messo a disposizione di tutte le Regioni
che stanno avviando un analogo percorso di informatizzazione. Una rivoluzione che porterà all'eliminazione
graduale di tutti i supporti cartacei e alla digitalizzazione della documentazione amministrativa e contabile
dell'intero ciclo passivo dell'Ente Regione.Più trasparenza, semplificazione, dati certi in tempo reale,
puntualità nei pagamenti, niente più carta, risparmio sono alcuni dei vantaggi provenienti dalla fatturazione
elettronica. Il processo di trasmissione e registrazione delle fatture elettroniche riguarda circa 10.000 fornitori
della Regione e permetterà di aumentare ancora di più la trasparenza dei procedimenti amministrativi.
Dall'impegno al fornitore, fino alla liquidazione da parte della Tesoreria, sono almeno cinque i passaggi
d'ufficio che la fattura deve compiere prima che vengano emessi i pagamenti. Con la fatturazione elettronica
l'iter si semplifica e i tempi si azzerano. I fornitori avranno inoltre la possibilità di monitorare lo stato di
avanzamento e lavorazione dei loro documenti contabili accedendo al portale che si aggiornerà
progressivamente fino allo stato di «pagato» e gli operatori della Regione potranno effettuare più
efficacemente le azioni di liquidazione e pagamento. Si accorciano ancora di più i tempi di attesa per i
pagamenti dei debiti commerciali con l'obiettivo di raggiungere il tempo massimo di 90 giorni per l'anno 2014
e 60 giorni per il 2015 e si riimmettono nel circuito delle imprese quelle risorse liquide che permettono la
programmazione finanziaria degli investimenti. Da non trascurare i vantaggi derivanti dall'eliminazione della
carta: i dati delle fatture sono caricate automaticamente sui sistemi contabili e non necessitano di interventi
manuali, evitando possibili errori e oneri associati alla gestione cartacea delle fatture. La nuova modalità di
fatturazione comporta inoltre già un risparmio fino a circa 10 euro a fattura e a regime, con la fatturazione
completamente digitalizzata, si potrà avere un risparmio fino a 20 euro (stime dell'Osservatorio sulla
fatturazione elettronica del Politecnico di Milano). Il risparmio deriva dalla semplificazione del processo, in
termini di produttività del personale, accuratezza, tempestività, efficacia oltre ai risparmi di materiale e costi di
gestione degli archivi e alla riduzione dei costi di trasmissione e trasferimento dei documenti e delle
informazioni. Infine la gestione della piattaforma, a regime, abbatte i costi che una struttura amministrativa
comporta (personale, computer e spazi). Siamo i primi in Italia a portare questa forma di trasparenza nella
pubblica amministrazione "Il governatore
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Taglio alla burocrazia Il presidente Zingaretti: «In questo modo risparmiamo 5 milioni l'anno ed è più comodo»
08/06/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 9
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Stop alla sorveglianza delle camere mortuarie
Ant. Sbra.
TIVOLI Per ora devono accontentarsi delle veglie funebri. La Regione ha intimato lo stop all'appaltoper
esternalizzare il «servizio di sorveglianza, portierato ed il presidio dei locali adibiti a camere mortuarie» dei 6
ospedali dell'Asl Rm G. Alla quale la Centrale acquisti della Regione ha chiesto «di fornire chiarimenti circale
motivazioni per lequaliil fabbisogno relativo al servizio non venga coperto attraverso il contratto stipulato con
la ditta aggiudicataria dell'iniziativa regionale centralizzata per la fornitura del servizio di
vigilanza,sorveglianza eportierato». Vigilantes e portieri ci sono già, insomma, basterebbe incaricare quelli
che attualmente presidiano i 6 nosocomi. Così il nuovo direttore generale dell'Asl Rm G, Giuseppe Caroli, ha
revocato la procedura della gara di cottimo fiduciario, indetta nel gennaio 2013 dal suo predecessore acausa
della «impossibilità per l'azienda di gestire il servizio di sorveglianza,portierato ed ilpresidio dellecamere
mortuarie con ilproprio personale». Motivazione contestata subito dai sindacati, che inviarono una missiva
alla Corte dei Conti: «l'appalto da 180 mila euro è oneroso e non necessario per l'Asl, che può continuare a
organizzare il servizio con personale dell'azienda, evitando inutili aggravi di spesa». Un anno e mezzo dopo,
arriva la retromarcia, con la restituzione dei plichi presentati dalle 5 ditte invitate a partecipare alla procedura
negoziata.
Foto: Tivoli Uno dei sei ospedali interessati
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Asl La Regione revoca la gara per l'appalto da 180 mila euro. «Si può sopperire con il personale interno»
07/06/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 9
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Ticket on line, per pagare serve il codice
DA MARTEDÌ 10 giugno per pagare il ticket attraverso il sito internet dell'Azienda sanitaria di Firenze
all'indirizzo www.asf.toscana.it oltre al codice fiscale dell'assistito è indispensabile inserire anche il codice
della prenotazione. Si tratta di un numero che nel foglio di prenotazione compare chiaramente in alto a destra
evidenziato da un rettangolo rosso proprio sotto un vistoso codice a barre. La novità è stata introdotta su
prescrizione del Garante della privacy proprio per garantire una maggior riservatezza dei dati personali dei
pazienti. Il pagamento dei ticket on line non trova ancora grande affezione fra gli utenti. Lo scorso anno, solo
il 3% degli incassi, infatti, è giunto da cittadini che, muniti di posta elettronica, tessera sanitaria e codice
fiscale, sono andati nel sito della Asl 10, hanno cliccato la voce "Pagamento ticket". Nei primi 4 mesi del 2014
le transazioni via web sono state 4.050 per un importo complessivo di quasi 182 mila euro. Il canale di
pagamento più diffuso è quello dei 51 totem dislocati nelle varie sedi aziendali, 37 dei quali abilitati al solo
incasso con carte e 14 anche con contanti, che nel 2013 hanno assommato il 71% degli incassi, seguito, con
una percentuale del 15%, dai 168 uffici postali. Fino al novembre del 2013, un altro 10% si riversava sulla
rete di macchinette Lottomatica, servizio che è stato sospeso a causa dell'aumento unilaterale della
commissione a carico dell'utente. Il pagamento del ticket può inoltre essere effettuato nei bancomat del
gruppo Intesa San Paolo-Cassa di Risparmio di Firenze dove vengono accettate anche le tessere di qualsiasi
altro istituto bancario, ed anche presentandosi di persona agli sportelli della banca esibendo il documento che
attesta l'importo da pagare. Oltre al pagamento del ticket i servizi on line del sito internet dell'Azienda
sanitaria di Firenze consentono anche la prenotazione o la disdetta di viste ed esami, l'esenzione dal ticket, la
consultazione dei referti ed il cambio del medico. Le credenziali per accedere ai servizi on line possono
essere richieste presso un punto Cup della Asl presentando un documento di riconoscimento. Image:
20140607/foto/126.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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SANITA' LA NOVITA' DA MARTEDI': LO HA DECISO IL GARANTE DELLA PRIVACY
07/06/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 9
(tiratura:100000)
LA FAMIGLIA " Può far stare meglio nostro figlio " La disponibilità dopo l ' ordinanza che ha concesso di
riprendere la " cura "
Antonella Mascali
GLI SPEDALI DI BRESCIA ACCETTANO L ' INIEZIONE DEL VICE-VANNONI SU UN PAZIENTE DI TRE
ANNI CON IL MORBO DI KRABBE Forte dell ' ordinanza del Tribunale di Pesaro, finita nella bufera, oggi
Marino Andolina, vicepresidente di Stamina foundation dovrebbe praticare una infusione a un bimbo di 3
anni, Federico Mezzina, affetto dal morbo di Krabbe, e i cui genitori sono convinti, nonostante le indagini della
procura di Torino per associazione a delinquere e truffa nei confronti del vertice della fondazione, che il
metodo Stamina sia valido. L ' ordinanza è esecutiva perché non ci sono controparti ad opporsi. E l ' azione
del Csm contro i giudici pesaresi non ha il potere di sospenderla. SEMBRA CHE SOLO l ' avvocatura dello
Stato sia legittimata a opporsi al provvedimento pesarese, chiedendo una sospensiva d ' urgenza. Secondo il
giudice della Corte d ' Appello di Milano, Amedeo Santosuosso, " l ' avvocatura dello Stato deve svolgere il
suo lavoro e impugnare l ' ordinanza. Vogliamo che ci siano avvocati dello Stato che facciano gli interessi
dello Stato, della comunità e della scienza " . Fino a ieri non è stata praticata alcuna infusione perché
Andolina ha cercato, invano, un medico disponibile tra coloro che lavorano agli Spedali Civili di Brescia dove
è ricoverato il bimbo e dove, prima dell ' inchiesta di Torino, è stato praticato il metodo Stamina. Quindi
Andolina ha deciso di agire direttamente insieme a una biologa della sua fondazione. Il via libera c ' è stato
perché il direttore generale dell ' ospedale bresciano, Ezio Belleri, ha deciso di non opporsi all ' ordi nanza di
Pesaro. Gli Spedali Civili di Brescia, ha detto Belleri, " hanno sempre rispettato le decisioni della magistratura
" . E ha assicurato che se durante l ' infusione ci saranno complicazioni " è evidente che l ' azienda, che ha
come obiettivo primario la salute e la sicurezza dei propri pazienti, sarà pronta a intervenire con i propri clinici
" . Lo stesso Belleri, inoltre, ha annunciato che sta per inviare una relazione alla procura generale della
Cassazione dopo la decisione di giovedì del Csm di aprire un fascicolo in Prima commissione per un
eventuale trasferimento dei giudici pesaresi per incompatibilità ambientale e di trasmettere gli atti anche al Pg
della Suprema Corte, titolare dell ' azione disciplinare insieme al ministro della Giustizia. " Abbiamo
provveduto " , ha raccontato, " a evidenziare le problematiche che questa vicenda ha generato a livello
aziendale. Speriamo, con questo, di poter riuscire ad acquisire una maggiore certezza nell ' ambito dei
principi di diritto, nell ' interesse pubblico " . LA VICENDA STAMINA ha fatto emergere, ancora una volta, i
conflitti pure giuridici rispetto a questioni delicatissime legate alla salute. Non ha dubbi Marta Tomasi,
ricercatrice alla facoltà di Giurisprudenza di Trento: " Il legislatore e alcuni giudici hanno dimenticato che la
fondatezza scientifica rappresenta, come indicato ripetutamente dalla Corte costituzionale, un criterio
irrinunciabile per garantire la legittimità delle decisioni adottate " . In meno di due anni ci sono stati 500 ricorsi
per ottenere il permesso di usare il metodo Stamina. La stragrande maggioranza sono stati presentati dopo l '
approvazione di un decreto ad hoc del governo Letta e convertito in legge il mese scorso con il governo
Renzi. " Che tutela hanno i cittadini " , chiede Filomena Gallo, segretaria dell ' associazione Luca Coscioni, "
da parte di un ministero della Salute che permette di somministrare qualcosa che non ha superato alcuna
fase di sperimentazione? " . E auspica " un ' azione diretta del ministro Beatrice Lorenzin che blocchi per
sempre Stamina " .
Foto: Davide Vannoni
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Stamina, il caos giuridico su Andolina
08/06/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 3
(tiratura:100000)
IL DEPUTATO DETIENE IL 50% DELLA IHFL: AD AMMINISTRARLA C ' È RUSCITTI, INDAGATO PER IL
MOSE. HANNO QUOTE NOMI NOTI NELLE ASL E IN VATICANO ASSOCIATI DOC Bufacchi è direttore
dell ' Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, Del Missier è l ' uomo di Cl attivissimo in Lombardia
Marco Lillo
La società più misteriosa di Galan ha un nome enigmatico come la sua storia: IHLF SRL. È segnalata dalla
Procura di Venezia nella sua richiesta di arresto contro l ' ex presidente della Regione Veneto nel capitolo nel
quale si ricostruiscono le sue proprietà per verificare la rispondenza delle entrate con le uscite, davvero
cospicue dei Galan. La IHLF Srl è al 50 per cento di Galan, non è stata dichiarata pubblicamente al
Parlamento e vanta sette soci noti del mondo a cavallo tra Chiesa, politica regionale e Sanità. LA PROCURA
di Venezia scrive nella richiesta di arresto che: " IHLF Srl è una società con capitale sociale deliberato di
10.000 euro ed è partecipata da Galan Giancarlo al 50 per cento in modo anonimo, ovvero tramite la
fiduciaria milanese Sirefid SPA " . Aggiunge che IHLF è " operante nel settore delle consulenze sanitarie " e
che " per la restante parte del capitale, la società è partecipata da una serie di importanti dirigenti sanitari
veneti e lombardi, nonché, per il 6,25 per cento, da parte di altra fiduciaria (Esperia spa) per conto di ignoti " .
Il Fatto Quotidiano è andato a verificare alla Camera di Commercio scoprendo molte cose interessanti. La
società è stata fondata il 29 dicembre del 2011, quando Galan non era più presidente del Veneto ed era
andato a Roma a fare il ministro della cultura. L ' ammini stratore unico (socio con il solito 6,25 per cento) è
Giancarlo Ruscitti, indagato nell ' indagi ne del Mose. I pm hanno chiesto il 2 dicembre del 2013 per lui l '
arresto (senza ottenerlo dal Gip) perché " Ruscitti riceveva nell ' anno 2011 compensi per operazioni
soggettivamente inesistenti per 184.663 dal marzo 2011 al 5 gennaio 2012 " . La storia riguarda stavolta non
il Mose ma la sanità: " Giovanni Mazzacurati (il presidente del CVN che deve realizzare il Mose, ) infatti, a
partire dall ' anno 2010, è stato sensibilmente interessato - scrivono i pm - alle vicende relative del Nuovo
Ospedale di Padova. In tale contesto, Mazzacurati ha affidato un incarico all ' ex Segretario Regionale alla
Sanità e al Sociale della Regione Veneto - Dott. Ruscitti Giancarlo, già coordinatore dell ' iter procedurale
relativo alla programmazione del piano per la realizzazione del nuovo ospedale. Il pagamento dell ' onere è
stato effettuato con risorse del CVN transitate al Co.ve.co (la coop rossa che svolge i lavori del Mose, Ndr ) e
Mazzacurati ha affidato l ' incarico a Ruscitti al fine di cercare il consenso da parte delle autorità politiche
regionali, provinciali e nazionali nonché dei referenti degli Enti Pubblici interessati per promuovere la
costruzione del nuovo ospedale di Padova " . Per coprire l ' esborso il Co.ve.co si è prestato a firmare con
Ruscitti un contratto da co.co.pro. da 200 mila euro. Ruscitti è un personaggio legato al mondo del Vaticano,
membro del consiglio direttivo del Cerismas (Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario) costituito
nei primi mesi del 2000, su iniziativa dell ' Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione Carlo
Besta. Inoltre, dopo essere stato segretario della Sanità del Veneto in Regione, dal 2010 è Amministratore
Delegato della Fondazione Opera San Camillo fondata nel 2008, gestisce 18 strutture tra case di cura,
ambulatori, residenze di riabilitazione. Anche Giuseppe Di Ponzio viene da quel mondo: è il Direttore della
casa di cura San Pio X di Milano che fa parte della Fondazione Ordine di San Camillo, amministrata da
Ruscitti. E ANCHE MASSIMO Bufacchi è un nome noto in Vaticano. Il socio di Galan nella IHLF è infatti
direttore del personale dell ' ULSA, cioé l ' Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, il cui presidente è il
vescovo (nonché presidente dell ' Auto rità antiriciclaggio del Vaticano, AIF) Giorgio Corbellini. Ulsa, istituito
nel 1989 si occupa del personale della Curia romana. Poi c ' è una serie di soci di Galan che sono manager
sanitari della sua regione. Il socio di IHLF Bortolo Simoni è direttore generale della Usl 8 di Asolo ed è stato a
lungo il commissario della Usl 2 di Feltre, nominato dal presidente Galan. Un altro socio pesante è Stefano
Del Missier, così descritto da Repubblica in un articolo del luglio 2007 sui mega stipendi della Regione
Lombardia " Ottima annata per Stefano Del Missier, dopo l ' espe rienza di commissario all ' Asl di Lecco
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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La fiduciaria schermo tra Sanità & "Santità"
08/06/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 3
(tiratura:100000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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venne nominato direttore dei rapporti con le delegazioni straniere da Formigoni: dai 143mila euro del 2010 ai
189mila del 2012 " . Alberto Prandin è stato per anni il direttore generale dell ' ospedale di Motta di Livenza,
in provincia di Padova. Nel 2009 Galan andò in visita al suo ospedale e lo definì un ' eccelenza. Nel febbraio
2013 è stato rimosso ma lui ha impugnato il licenziamento. Infine c ' è Giovanni Pavesi: direttore generale
della Usl di Monselice in provincia di Padova. Cosa ci faccia Giancarlo Galan, nascosto dietro una fiduciaria,
in una società con manager delle Asl del Veneto e dirigenti dei camilliani e del Vaticano resta un mistero. L '
oggetto della società è " prestazione di servizi e attività di consulenza nel settore sanitario ed ospedaliero " in
particolare " nella costruzione e gestione di strutture sanitarie ed ospedaliere all ' estero " . Tra le tante cose
che l ' ex presidente della Regione deve spiegare ora c ' è anche la IHLF.
Foto: Alberto Prandin
Foto: Stefano Del Missier
07/06/2014
Osservatore Romano
Pag. 2
(tiratura:60000)
ROMA , 6. Nel mondo mancano oltre sette milioni di medici, di cui un milione in Europa. A lanciare l'allarme è
l'organizzazione internazionale Health Workers for All, che in un rapporto ha anche rivolto un appello all'E u
ro p a in vista di un impegno concreto su questo problema, reso più grave dalle politiche di austerità. «La
carenza di personale sanitario è globale - si legge nel sito dell'associazione - ben 57 Paesi nel mondo, in
maggioranza in Africa, hanno carenze critiche di personale sanitario, e un miliardo di persone al mondo non
vedrà mai un operatore sanitario nel corso di tutta la vita». Poiché il mercato del lavoro è sempre più
globalizzato - sostiene l'associazione - «la crescita della domanda ha stimolato i flussi migratori e la mobilità
del personale sanitario». Tuttavia, «il reclutamento all'estero degli operatori può peggiorare la condizione
attuale di carenza di personale qualificato sia nei Paesi a basso o medio reddito sia in quelli europei». Per
dare risposte concrete organizzazioni di otto Paesi europei (Italia, Romania, Polonia, Gran Bretagna, Belgio,
Spagna, Germania e Olanda) hanno deciso di promuovere insieme attività che contribuiscano a garantire una
presenza sostenibile dei medici.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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Nel mondo mancano oltre sette milioni di medici
07/06/2014
Gente - N.24 - 17 giugno 2014
Pag. 94
(diffusione:372741, tiratura:488629)
se fai scarabocchi controlla la tiroide
«la mano può tremare e rendere irriconoscibile la grafia», dice l'esperto. altro segnale è la fame continua. «il
problema poi si affronta con i farmaci»
paola occhipinti
Fame continua, intolleranza al caldo, sudorazione eccessiva e persino un tremore involontario delle mani che
porta all'alterazione della grafia: sono alcuni dei sintomi, pressoché sconosciuti, di una tiroide che non
funziona come dovrebbe. «In genere, invece, solo la magrezza eccessiva o l'aumento di peso fanno pensare
a un'alterazione della ghiandola tiroidea», spiega il professor Francesco Trimarchi, presidente della Società
italiana di endocrinologia (Sie) e ordinario di endocrinologia all'Università di Messina. In questa malattia, che
colpisce soprattutto le donne, è importante distinguere tra ipotiroidismo e ipertiroidismo. «Il primo rallenta il
metabolismo dell'organismo: la forma più diffusa è la tiroidite di Hashimoto, malattia autoimmune che provoca
stitichezza, sonnolenza e intolleranza al freddo, in genere legati tra loro. Solo nei casi più gravi l'ipotiroidismo
può portare all'infertilità». L'ipertiroidismo, al contrario, accelera il metabolismo. «Oltre alla perdita di peso e
alla difficoltà a concentrarsi, può sopravvenire anche un inaspettato tremore delle mani, causato
dall'innalzamento degli ormoni tiroidei». Un problema che compromette la grafia, al punto che tante donne
fanno fatica, e a volte non riescono, a riconoscere ciò che hanno scritto. I casi di ipotiroidismo sono sette
volte maggiori rispetto a quelli di ipertiroidismo: tra le cause, oltre alle oscillazioni ormonali e alla familiarità, la
principale è la carenza alimentare di iodio, cui la ghiandola risponde con il proprio ingrandimento (denominato
gozzo semplice). «Uno strumento di prevenzione è l'utilizzo del sale iodato al posto del comune sale da
cucina. Ci sono poi condizioni, come la gravidanza, in cui l'apporto di iodio deve essere maggiore per
sopperire alle esigenze della madre e del bambino, il cui sviluppo psichico e intellettivo è condizionato proprio
dallo iodio». Quanto ne serve? «Gli esperti sono concordi su una quantità minima di sale iodato di cinque
grammi al giorno». La prevenzione passa anche per la diagnosi precoce: «È l'elemento più importante perché
le alterazioni lievi, se non curate, possono progredire in forme più severe. Nelle ragazze, un non corretto
funzionamento della tiroide può interferire con la comparsa del primo ciclo mestruale, mentre nelle donne
gravide aumenta il rischio di aborto spontaneo e di parto prematuro». Per avere un quadro completo dello
stato di salute della tiroide è necessario fare un esame del sangue e verificare i valori ormonali di TSH, FT3 e
FT4. «Se non sono in ordine vanno tenuti sotto controllo con i farmaci. Che, nel caso dell'ipertiroidismo,
frenano la funzionalità tiroidea eccessiva. E i tionamidi sono composti chimici usati appunto per bloccare la
secrezione ormonale tiroidea». Gli ipotiroidei, grazie alle numerose soluzioni disponibili (compresse,
formulazioni liquide o capsule molli), possono contare su numerosi dosaggi, quasi personalizzati, «che
consentono un assorbimento ottimale, evitando le interferenze con alcuni alimenti, come il caffè e i grassi in
generale, oppure farmaci come il calcio, il ferro e gli antiacidi».
i cibi consigliati
sì a carne e pesce Il consumo di sale iodato è la prima arma contro i disturbi della tiroide. Ci sono alimenti
ricchi di questo minerale, in particolare pesce, molluschi e crostacei. La medicina non ufficiale consiglia
anche l'olio di cocco, perché sembra in grado di stimolare la funzionalità della ghiandola tiroidea e sostenere
il metabolismo. Invece cibi come cavoli, broccoli, cavolfiori, soia, semi di lino, rape, ravanelli, miglio e tapioca,
specie se crudi, aumentano il fabbisogno di iodio, alterandone l'assorbimento: nei casi accertati di disfunzione
della tiroide andrebbero quindi consumati con moderazione. Negli ultimi anni si è evidenziata l'importanza del
consumo di selenio per il metabolismo degli ormoni tiroidei: una buona fonte sono i cereali, la carne e il
pesce.
Foto: oCChIo aLLe aLterazIoNI Nella foto grande, una ragazza palpa l'area in cui è situata la ghiandola
tiroidea. a sinistra, uno dei sintomi dell'ipertiroidismo: la mano trema e la grafia è illeggibile. La farfaLLa deL
metaboLIsmo Nel disegno sono indicate, in viola, forma e posizione della tiroide: la ghiandola che regola il
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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salute I sIntomI meno notI della malattIa che colpIsce mIlIonI dI donne
07/06/2014
Gente - N.24 - 17 giugno 2014
Pag. 94
(diffusione:372741, tiratura:488629)
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metabolismo sembra una farfalla.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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07/06/2014
Left - N.21 - 7 giugno 2014
Pag. 4
(diffusione:57256, tiratura:78653)
VACCINO ITALIANO CONTRO L'AIDS. CONTINUA LA TELENOVELA
Vittorio Agnoletto
Nel novembre del 2012 pubblicavo insieme a Carlo Gnetti il libro Aids lo scandalo del vaccino italiano
(Feltrinelli) denunciando le tante incongruenze e gli innumerevoli punti di domanda relativi alla
sperimentazione finanziata dall'Istituto superiore di sanità. L'inchiesta è andata avanti denunciando la
privatizzazione di brevetti acquisiti attraverso fondi pubblici e la cessione (seppure temporanea) da parte
dell'Iss di alcuni suoi brevetti a un'azienda privata senza nemmeno definire preventivamente e in modo
preciso come andranno suddivisi eventuali profitti. Per non parlare di chi svolge diversi ruoli nell'affare e delle
varie relazioni amicali e familiari che emergono. A tale denuncia l'Iss ha risposto il 16/5 con un comunicato
stampa e la dott. ssa Ensoli il 28/5 con delle dichiarazioni rilasciate in occasione della VI edizione di Icar
(Italian conference on Aids and retrovirus). Né il comunicato stampa dell'ISS, né le dichiarazioni della dott.ssa
Ensoli rispondono alle domande poste dall'inchiesta, anzi. Nonostante si tratti di una ricerca pubblica
finanziata con fondi che appartengono a tutti i cittadini fino a ora l'Iss e i responsabili della sperimentazione si
sono rifiutati ai nostri quesiti. Mi auguro che la nuova presidenza dell'Iss scelga un comportamento differente,
più in sintonia con il ruolo ricoperto di garanzia pubblica nella sperimentazione biomedica. Nel frattempo
un'interrogazione al ministro della Salute è stata presentata dalla presidente della commissione Sanità del
Senato, on. Emilia De Biasi e una è stata annunciata dal M5s.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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lettere
06/06/2014
Vita - N.6 - giugno 2014
Pag. 101
(diffusione:45000)
Medicina personalizzata, ovvero anticipare i bisogni dei pazienti
La multinazionale elvetica pioniera del nuovo approccio
Poiché ogni paziente è diverso dall'altro, non si può utilizzare su tutti la stessa terapia; oltretutto grazie ai
progressi nella comprensione del genoma umano, oggi è possibile sviluppare farmaci studiati in funzione
delle caratteristiche genetiche e biologiche di singoli gruppi di persone. Il presente e il futuro è, insomma,
sempre più della medicina personalizzata, nella quale la prima azienda ad impegnarsi con le sue due
componenti, farmaceutica e diagnostica, è stata proprio l'elvetica Roche. In Italia, Paese in cui investe
mediamente 40 milioni di euro l'anno in ricerca clinica, l'azienda produce uno dei suoi farmaci più innovativi: il
primo medicinale personalizzato per il trattamento del melanoma metastatico, che agisce su una mutazione quella del gene BRAF V600 - rilevata in circa il 50% dei casi. Complessivamente, e solo nell'ultimo anno,
sono state circa 20 milioni le persone che, in tutto il mondo, hanno potuto beneficiare delle terapie innovative
di Roche in oncologia, virologia e nelle malattie infiammatorie. Per Roche, la ricerca di farmaci innovativi in
grado di fare la dierenza nella vita dei pazienti è un valore da perseguire:non a caso il Gruppo è tra i primi al
mondo per investimenti in R&D in rapporto al fatturato (il 19% del fatturato, 8,7 miliardi di franchi svizzeri nel
2013), ancor più di colossi tecnologici o automobilistici. Il perché lo spiega l'ad di Roche, Maurizio de Cicco.
«Solo perseguendo un concetto di innovazione dirompente possiamo determinare cosa significherà domani il
concetto stesso di "salute". Ecco perché Roche guida, in Italia e nel mondo, la rivoluzione della medicina
personalizzata: per provare a rispondere oggi a quello di cui i pazienti avranno bisogno domani». Il caso
Avastin-Lucentis Ma venendo all'attualità, l'attenzione al paziente si è riscontrata anche nel cosiddetto "caso
Avastin-Lucentis". Tutto nasce da un'indagine dell'Antitrust che, adombrando un'artificiosa mancanza di
concorrenza, ha condannato due case farmaceutiche, Roche e Novartis, ad un multa. Roche ha sempre
rifiutato ogni addebito, ritenendo le conclusioni dell'Antitrust ingiuste e prive di qualsiasi fondamento e
ribadendo le dierenze strutturali e farmacologiche esistenti tra il farmaco oncologico Avastin (bevacizumab) e
quello oftalmico Lucentis (ranibizumab), già peraltro sancite dalle Autorità regolatorie internazionali e
nazionali. La preoccupazione di Roche, che ha sempre aermato la correttezza del suo operato, nasce dal
fatto che le caratteristiche che fanno di Avastin un farmaco importante in ambito oncologico ne sconsigliano
l'uso in ambito oftalmico, poiché espongono i pazienti a rischi sistemici anche gravi - come l'ictus e l'infarto ingiustificati in oftalmologia, a maggior ragione in presenza di un'alternativa terapeutica approvata come
Lucentis (ranibizumab). Comprensibile, quindi, sia l'indignazione di Roche per una sanzione comminata, di
fatto, per aver segnalato gli eventi avversi relativi all'uso improprio del suo farmaco, come la legge e il senso
di responsabilità verso i pazienti e la comunità scientifica impongono, sia il desiderio di continuare a far
sentire la propria voce, a tutela della propria immagine e del primario diritto dei pazienti ad essere informati. AVASTIN VS LUCENTIS NOVARTIS NON CONTROLLA ROCHE Novartis ha una partecipazione azionaria
minoritaria in Roche, che si traduce in meno del 6% del capitale, e non ha alcun ruolo nelle scelte strategiche
non esprimendo alcun Consigliere d'Amministrazione. PARAGONE IMPOSSIBILE Qualsiasi paragone tra i
prezzi di farmaci registrati per differenti indicazioni è improprio. Nel suo uso off label, poi, il farmaco Roche
viene manipolato e frazionato per cui non è possibile ricavarne un prezzo di riferimento. Quest'ultimo si
riferirebbe, ad una preparazione galenica magistrale a base di bevacizumab, che non è mai stata sottoposta
a studi registrativi per uso oftalmico.
Foto: Headquarter. La sede di Roche in Italia a Monza.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 09/06/2014
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ROCHE /COME SI FA NON SOLO PROFIT