Riunione 03.09.2003 Il turismo venatorio e lo

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Riunione 03.09.2003 Il turismo venatorio e lo
Intergroup
FIELDSPORTS, FISHING & CONSERVATION
Intergroupe
CHASSE, PECHE & ENVIRONNEMENT
Intergruppe
JAGD, FISCHEREI & UMWELT
Intergruppo
CACCIA, PESCA & AMBIENTE
Riunione
03.09.2003
Il turismo venatorio e lo sviluppo rurale
.
Deputati europei
P. BARTOLOZZI (PPE/IT)
J-L. BERNIÉ (EDD/F)
S. BERLATO (UEN/IT)
Y. BUTEL (EDD/F)
M. EBNER (PPE/I) presidente
A. ESCLOPÉ (EDD/F)
E. FERRI (PPE/IT)
R. HELMER (PPE/UK)
H. KEPPELHOFF-WIECHERT (PPE/D)
V. KVIETKAUSKAS
(osservatore/Lituania)
Rappresentati
J. DAUL (PPE/F)
P. STENMARCK (PPE/S)
Assenti giustificati
J. ELLES (PPE/UK)
Oratori
Roland MELISCH (TRAFFIC Europe-WWF/D)
Colin SHEDDEN (BASC Scozia/UK)
Osservatori
A. ANGELIDIS (DGII/PE)
J. ARY (CoE/P)
P. BESMAINE (EDD/F)
J. CAMPENET (ONF/F)
M. HØJSGAARD (NHC/DK)
P. MAGNE (Min. Agr/F)
M. MARRACCI (FACE/I)
P. MICH (EPP/I)
T. NEFF (ANCGG/F)
D. SYMONS (EBCD/B)
G. de TURCKHEIM (FNC/F)
G. von WÜLFING (DJV/D)
G. LISI (PPE/IT)
A. LULLING (PPE/LUX)
M. MANTOVANI (PPE/IT)
H. MARTIN (PPE/F)
V. MATHIEU (EDD/F)
J. PIENIAZEK (osserv./PL)
M. RAYMOND (EDD/F)
P. RÜBIG (PPE/A)
J. SAINT-JOSSE (EDD/F)
D. SOUCHET (NI/F)
P. WACHTMEISTER (PPE/S)
Segreteria
A. GRAHN (FACE)
Y. LECOCQ (FACE)
N. MALIVOIR (FACE)
1. Apertura e introduzione
M. EBNER porge il benvenuto ai membri, agli invitati, agli oratori e agli osservatori e li ringrazia
della loro presenza.
Egli comunica ai membri che la sentenza della CGCE nella causa C-182/02 (interpretazione
dell’articolo 9, par. 1 lettera c) “deroghe” della direttiva “uccelli”) è prevista per il 16 ottobre e che
qualche giorno più tardi si terrà una riunione dell’Ufficio di presidenza.
(Nota: la riunione è stata quindi fissata al 22 ottobre nel pomeriggio).
Egli ritiene che gli argomenti all’ordine del giorno della riunione odierna siano importanti per i
futuri Stati membri e presenta i due oratori.
2. Il mercato eurasiatico del turismo venatorio e il suo contributo allo sviluppo rurale e
alla conservazione della natura
Il sig. Roland MELISCH di TRAFFIC-Europe Germania/WWF fa una panoramica del mercato del
turismo venatorio eurasiatico e del commercio di trofei di caccia secondo la CITES. La panoramica
si basa su uno studio (www.traffic.org/news/traffic_jagstudie.pdf) condotto da TRAFFIC-Europe
nell’intento di raccogliere dati concreti sul turismo venatorio, per migliorare il dialogo fra i vari
attori implicati. I risultati dello studio sono stati ottenuti tramite interviste realizzate con i turisti
cacciatori, le agenzie di viaggio, le associazioni venatorie e altri settori interessati, oltre che sulla
base di un’analisi della letteratura, dei cataloghi, delle riviste di caccia, del materiale presente su
internet e dei listini prezzi.
La ricerca ha permesso di dare una stima del numero di cacciatori, che è pari a 6,4 milioni in
Europa; di questi, circa il 20%, (o 1,3 milioni) caccia all’estero. In media, ogni anno 330.000
cacciatori praticano l’arte venatoria al di fuori delle frontiere nazionali. Circa un quarto di essi
scelgono l’Eurasia (= ad est dell’attuale UE) quale meta di caccia. Il reddito così generato ammonta
a 120-180 milioni di euro l’anno.
Dai lavori condotti dalla DJV e TRAFFIC, emerge che la maggior parte dei cacciatori austriaci e
tedeschi si recano in Polonia o in altri paesi dell’Europa dell’est a cacciare (cervi, caprioli e
cinghiali), mentre i cacciatori spagnoli sembrano preferire le zone dell’America settentrionale, i
cacciatori provenienti dal Benelux l’Africa e i cacciatori italiani l’Europa orientale (per la caccia
agli uccelli). I cacciatori tedeschi spendono in media 1.250 – 3000 € per battuta di caccia all’estero
(meno di quanto ritenga la maggior parte della gente) e circa 1/3 di tale somma resta nell’economia
del paese di destinazione. La maggior parte dei cacciatori vorrebbe sapere di più sul modo in cui il
“loro” denaro viene reinvestito in programmi locali di conservazione della natura del paese in cui
essi hanno cacciato. R. MELISCH ritiene che il turismo venatorio, in quanto strumento di
conservazione della natura, abbia bisogno di essere maggiormente integrato nei programmi di
conservazione della natura, con criteri che ne garantiscano un utilizzo sostenibile.
R. MELISCH conclude proponendo le seguenti raccomandazioni:
- il turismo venatorio, in quanto strumento per la conservazione della natura, dovrebbe essere
maggiormente integrato nei programmi di conservazione della natura, con criteri che ne
garantiscano un utilizzo sostenibile;
- sono necessari migliori mezzi d’informazione e una maggiore trasparenza sui movimenti di
denaro e sulle motivazioni finanziarie per la conservazione della natura e lo sviluppo rurale;
- è inoltre necessario un maggior dialogo fra la comunità di cacciatori e i movimenti di
conservazione della natura, per promuovere obiettivi comuni di conservazione
dell’ambiente;
- l’avvio di una procedura di certificazione comune per i paesi ospitanti e per gli
organizzatori e le agenzie di viaggio;
- l’armonizzazione dell’applicazione delle sanzioni del regolamento CITES 338/97 per il
commercio di trofei di caccia.
(Il testo integrale è disponibile presso la segreteria su richiesta)
3. Il turismo venatorio sostenibile in Scozia
Il dr. Colin SHEDDEN, direttore per la Scozia della “British Association for Shooting and
Conservation”, presenta la Scozia come la regione più popolare del Regno Unito in cui si pratica il
turismo venatorio, grazie ai suoi paesaggi e alla ricchezza di fauna selvatica. La caccia contribuisce
ogni anno con oltre £100 milioni al bilancio delle regioni rurali scozzesi, in un periodo dell’anno di
bassa stagione turistica (autunno e inverno). La caccia produce più di 7.000 posti di lavoro e sono
almeno 8.000 i cacciatori che visitano la Scozia ogni anno.
Le richieste per una licenza di porto d’armi britannica per l’uso di un fucile (per la caccia alla
piccola selvaggina) sono maggiori di quelle per un’arma a canna rigata (per la caccia alla
selvaggina grossa), ma il numero totale di visitatori resta abbastanza stabile. Dei cacciatori che si
recano in Scozia, circa il 50% è composto da francesi e italiani.
Il turismo venatorio è ben gestito. Tutti i cacciatori stranieri devono avere un “Visitor’s Permit”, la
caccia è ben regolamentata tramite una legislazione nazionale che si basa sulle direttive europee,
oltre che su restrizioni supplementari. I turisti venatori sono accompagnati da una guida o da un
guardacaccia locale, e ciò garantisce la sicurezza e una caccia responsabile. Vi sono diversi codici
di condotta da rispettare.
C. SHEDDEN ritiene che il turismo venatorio in Scozia sia sostenibile, poiché il numero di
cacciatori è noto e stabile, e perché la caccia e ben gestita e contribuisce allo sviluppo rurale, alla
biodiversità e alla protezione delle campagne (come afferma lo Scottish National Heritage).
Per quanto riguarda il futuro, C. SHEDDEN pensa che non si possa dimenticare che il turismo resta
un elemento fondamentale per lo sviluppo rurale e la conservazione della natura in Scozia. Egli
ritiene quindi che le agenzie governative debbano cercare maggiormente di dotare di mezzi ed
eventualmente sviluppare il mercato del turismo venatorio.
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(Il testo integrale è disponibile presso la segreteria su richiesta)
4. Domande e dibattito
R. HELMER chiede perché non si sia fatto riferimento al recente divieto di cacciare con i cani in
Scozia.
C. SHEDDEN risponde che il divieto è in effetti solo “teorico”, in quanto la caccia con i cani può
continuare fintanto che nessuno abbia un fucile. La realtà è che attualmente viene ucciso un numero
maggiore di volpi di quante non fossero vittime dei cacciatori prima di questo divieto.
M. EBNER fa riferimento alla direttiva europea sullo sviluppo rurale e chiede se le sovvenzioni
previste siano state utilizzate per la promozione del turismo venatorio in Scozia.
C. SHEDDEN risponde che non è stato utilizzato alcun fondo pubblico per la promozione o per
sovvenzionare il turismo venatorio in questi ultimi anni (al contrario di quanto è successo per la
pesca sportiva).
M. EBNER insiste sull’importanza del turismo venatorio nelle regioni di montagna e illustra
l’esempio della Spagna, dove il turismo venatorio ha potuto far nascere varie professionalità;
malgrado ciò, esso non ha potuto ottenere un sostegno finanziario da parte delle autorità regionali.
Con riferimento al turismo venatorio che prospera in Scozia, egli si domanda se non si potrebbe
applicare il medesimo sistema in Italia.
Per C. SHEDDEN, bisogna prodigare molti sforzi per ottenere il riconoscimento dei benefici
generati dal turismo venatorio. Troppo spesso le autorità hanno la tendenza a considerarlo come una
“nicchia” di mercato, riservata a visitatori “fortunati”, ma le statistiche e i fatti affermano il
contrario.
R. MELISCH è convinto che il turismo venatorio potrebbe dare un contributo positivo e importante
a regioni molto povere, soprattutto nei paesi extracomunitari. Egli pensa alla Georgia, dove la
caccia è vietata, ma il bracconaggio è molto diffuso. Se la caccia potesse produrre reddito a livello
locale, il bracconaggio diminuirebbe. Non ci sono programmi europei che possano fornire un
sostegno finanziario a questi paesi?
Y. BUTEL ritiene che sia importante educare i cacciatori in visita, ma anche le persone responsabili
della caccia nei paesi ospitanti. I cacciatori in visita si aspettano di trovare cacciagione naturale,
mentre spesso trovano uccelli messi in libertà solo di recente. Egli auspica l’elaborazione di un
Codice di buona condotta.
C. SHEDDEN conferma che i cacciatori si recano in Scozia per cacciare i cervidi e gli uccelli
selvatici e non animali d’allevamento.
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S. BERLATO ritiene che la caccia debba essere considerata una risorsa che può contribuire alla
conservazione della natura. Il miglior messaggio da trasmettere all’opinione pubblica è quello che si
basa su studi di casi e su statistiche relative all’impatto positivo sulla conservazione della natura e
sullo sviluppo rurale.
Per R. MELISCH, sarebbe utile raccogliere dati socioeconomici sul contributo della caccia a livello
regionale. Sul piano nazionale, il turismo venatorio non può forse garantire un apporto economico
importante, ma può comunque rappresentare un reddito significativo a livello locale o regionale.
M. EBNER presenta il progetto di risoluzione sul turismo venatorio. Egli invita i membri a
presentare emendamenti o proposte in modo che l’intergruppo possa adottare la risoluzione. Egli
ritiene che il testo potrebbe illustrare con maggior chiarezza il fatto che in talune regioni “sfavorite”
il turismo venatorio rappresenta la fonte di reddito principale e pertanto è un aspetto essenziale
dello sviluppo rurale.
H. KEPPELHOFF teme che questo suggerimento non sia facile da far accettare al mondo agricolo.
L’intergruppo dovrebbe vegliare sulle posizioni che adotta, in modo da non dare l’impressione di
ignorare gli interessi degli altri attori del mondo rurale.
A. LULLING suggerisce di aggiungere un paragrafo alla risoluzione, per chiedere la libera
circolazione dei cacciatori e delle loro armi da fuoco fra gli Stati membri dell’UE.
Facendo riferimento alla situazione italiana, dove normative locali vietano l’accesso dei cacciatori a
tutti i Parchi nazionali, anche se con le armi smontate, E. FERRI afferma che i cacciatori
dovrebbero per lo meno avere il diritto di attraversare i siti protetti.
Per S. BERLATO, questo è un problema prettamente italiano, che andrà risolto a livello nazionale.
Inoltre, egli accetta il fatto che la caccia sia a volte la principale fonte di reddito per talune regioni
(o, in ogni caso, un reddito aggiuntivo importante a latere dell’agricoltura tradizionale) e che si
potrebbe precisare questo punto nella risoluzione.
A. ANGELIDIS propone di includere un paragrafo nella risoluzione che consenta di considerare il
turismo venatorio come uno strumento di misurazione agroambientali, in modo che possa essere
ammissibile e ottenere sovvenzioni nell’ambito dei Fondi strutturali dell’UE.
M. EBNER conclude affermando che occorre trovare il modo per integrare queste varie posizioni
nel testo definitivo della risoluzione e che la formulazione di queste osservazioni dovrà essere fatta
in modo da non irritare altri gruppi o settori. Egli si impegna ad occuparsi personalmente della
supervisione della fase di redazione e pensa che in queste condizioni la risoluzione possa essere
adottata per consenso (testo definitivo in allegato).
5. Varie
J. SAINT-JOSSE ricorda i problemi continui che esistono relativamente all’interpretazione
giuridica, a livello nazionale e europeo, delle direttive “uccelli” e “habitat”.
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Egli suggerisce che l’intergruppo e i suoi membri prendano in considerazione la possibilità di
presentare una nuova Dichiarazione scritta, in cui si chiede di emendare le due direttive per chiarire
le disposizioni chiave ed evitare che vi siano così interpretazioni divergenti.
A. LULLING comunica che le due associazioni di cacciatori lussemburghesi esistenti si sono unite
in un’unica federazione nazionale. Si è tuttavia costituito un piccolissimo gruppo che afferma di
rappresentare i “cacciatori ecologisti”: ella vorrebbe sapere se in altri paesi esistono simili
organizzazioni. La FACE accetterebbe, per esempio, una simile organizzazione fra i suoi membri?
Y.LECOCQ risponde che piccoli gruppi come questo sono in effetti presenti in alcuni Stati membri,
ma hanno una posizione molto marginale e scarsa credibilità ed influenza. E’ quindi preferibile
ignorarli, a maggior ragione in quanto tutti i cacciatori devono essere considerati “ecologisti”.
R. HELMER attira l’attenzione dei membri su una nuova direttiva, attualmente in preparazione, sul
trasporto degli animali. Essa prevede che nel caso di un trasporto di 24 ore, si debba prevedere 12
ore di riposo per gli animali, ma questo tempo di riposo dovrà essere fatto all’interno dei mezzi di
trasporto. Ciò è particolarmente inaccettabile per i cavalli e R.HELMER si chiede se l’intergruppo
non dovrebbe prendere posizione in proposito.
J-L. BERNIÉ esprime la sua preoccupazione in merito al parere formulato dall’Avvocato generale
nella causa C-182/02, in quanto egli si esprime con toni estremamente negativi sulla caccia,
compreso il turismo venatorio. Egli è convinto che le due direttive debbano essere emendate, in
particolare per quanto concerne la gestione degli uccelli migratori (importante per i paesi nordici) e
dei grandi carnivori (importante per i futuri Stati membri).
S. BERLATO solleva i suoi dubbi sull’opportunità di proporre una modifica della direttiva, in
questa fase. Egli si preoccupa soprattutto del fatto che i deputati del gruppo NI abbiano presentato
una dichiarazione scritta con cui si chiede di emendare la direttiva “uccelli”, fallita purtroppo per
mancanza di firme. Un tale insuccesso potrebbe essere controproducente per l’obiettivo che si cerca
di raggiungere con altre azioni volte a modificare la direttiva.
M. EBNER conferma che la dichiarazione scritta (scadenza: 12 settembre) ha ricevuto fino ad oggi
solo 13 firme di deputati, risultato sicuramente deludente. Questa iniziativa tuttavia non era stata
promossa di concerto con l’Intergruppo.
Y. BUTEL ammette che la dichiarazione scritta è stata soprattutto un segnale politico da parte dei
deputati francesi, ma che questo non cambia nulla alla necessità di emendare la direttiva a livello
europeo. Egli propone quindi che l’Ufficio di presidenza dell’Intergruppo si riunisca il più presto
possibile, preferibilmente con la FACE, per esaminare tutte le opzioni per emendare, se non
consolidare le due direttive.
M. EBNER comunica che l’Ufficio di presidenza si riunirà prossimamente. Egli si congratula, fra
l’altro, con Gilbert de TURCKHEIM per la sua candidatura ed elezione, poiché sarà il futuro
presidente della FACE.
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6. Prossima riunione
In considerazione del fatto che sono stati esaminati tutti i punti all’ordine del giorno e nessuno
chiede la parola, il presidente ringrazia gli intervenuti e dichiara chiusa la riunione.
La prossima riunione si terrà mercoledì 19 novembre e tratterà l’argomento dell’applicazione della
Carta europea delle armi da fuoco. Paul RÜBIG e Alexander RADWAN saranno i copresidenti
della riunione.
Anders GRAHN
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