Società e costume

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Società e costume
Società e costume
Figura 1 Raffaello - Leone Magno e Attila
La moda nell’Alto Medioevo
Un fenomeno così volubile, quale può essere la moda1, non potrà mai essere considerato per un
periodo di tempo tanto lungo come si presenta, appunto, il Medioevo, all’interno del quale andranno
distinte diverse età con caratteristiche del tutto proprie. Una prima differenziazione va fatta subito
tra Alto e Basso Medioevo. Già trattando della moda nell’antica Roma, ci si è limitati, per sommi
capi, a esaminare l’abbigliamento da un punto di vista generale e nel periodo della nascita del
Principato. Per meglio analizzare il modo di vestire nel Medioevo, bisogna, anzitutto, tener presente
cha allo splendore della civiltà romana sono subentrati i regni romano-barbarici2, non solo con
decadenza ma anche con sovrapposizione di costumi, usi e tradizioni di popoli vari, che, in maniera
diversa, hanno influenzato le tante consolidate abitudini autoctone. Molti studiosi, oggi, chiedono di
posticipare la data di inizio del Medioevo di circa due secoli e ciò se, da una parte, accorcia la
durata di tale periodo, dall’altra, prolunga il decadimento dello splendore e del progresso perseguito
dall’Urbe3. I costumi, cioè, vengono soggiogati da tali eventi e riflettono una situazione altamente
caotica, durante la quale bisognava pensare solo a salvare la vita e a sfamarsi in qualche modo. Non
c’era tempo da dedicare all’apparire: urgeva sopravvivere. Ecco allora la discesa delle orde
barbariche che mostravano il loro abbigliamento, costituito, per gli uomini, da gambali alti, simili a
calze-maglia, di pelle di animali, nel periodo invernale e una specie di brache di rozzo tessuto nei
periodi più caldi. Una leggera tunica serviva più ad ammorbidire le spigolosità della corazza che
non a ripararsi dal freddo o a coprire le numerose cicatrici. Abitualmente le vesti femminili erano di
un solo pezzo, stretto in alto e sciolto e largo verso i piedi. Anche i calzari solitamente erano di
pelle di animali, o addirittura, calze solate di legno, in caso di piaggia (molto simili ai nostri
zoccoli). L’abbigliamento maschile era costituito da due pezzi, brache e giubba, quello femminile
da uno, la tunica. I “tessuti” venivano lavorati dalle ancelle nelle case signorili e dalle donne in
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Il termine “moda” deriva dal latino “modus” che significa semplicemente “tempo”. Tale è l’accezione che noi diamo,
ancora oggi, al monosillabo “mo’ “, in senso di “adesso”. Anche moderno a sua volta è costituito da “modus odiernus”,
cioè “tempi di oggi”.
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Con la parola “bàrbaroi”, i Greci intendevano tutti coloro che, non parlando la loro lingua, sembravano essere
“balbuzienti”, e, pertanto, erano considerati di civiltà rozza ed inferiore alla propria.
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Lo storiografo belga Henry Pirenne, in Maometto e Carlo Magno, sostiene che la cultura e la civiltà romane non
terminano con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ma con l’espandersi della civiltà araba con cui inizia il
Medioevo.
campagna. Pochi potevano permettersi il telaio e la maggior parte della gente usava il fuso o
addirittura le semplici dita per attorcigliare la lana grossolanamente cardata mediante un pettine
d’osso. Si sopperiva alla mancanza di scambi commerciali con l’allevamento di qualche animale
domestico che, oltre a fornire latte e carne, dava pure la lana, prodotto primo per i tessuti. Non
mancavano, però, anche fibre vegetali come cotone, misto a lino, e canapa4. I costi di un vestito
erano notevoli, cosicché ne bastavano uno o due per tutta la vita e, per risparmiare, i ceti popolari
usavano abiti corti fino al ginocchio, fatto di materiale alquanto scadente. Gli abiti dismessi erano
disfatti per formarne altri per i più piccoli. In queste condizioni anche l’igiene, quindi, lasciava a
desiderare. Gli antichi romani usavano molto più acqua rispetto ad altre popolazioni e i numerosi
acquedotti lo dimostrano ampiamente. L’abitudine, ad usare poco l’acqua per lavarsi, comincia con
le invasioni barbariche e dura in Europa fino al 1900. E’ difficile trovare un abbigliamento unico
per tutti i popoli che vengono indicati con il comune sostantivo di barbari: quasi tutti adoperavano
una corta tunica leggera e sopra si coprivano con dei mantelli, la cui pesantezza e natura dipendeva
dalle condizioni climatiche. I bambini di solito in casa erano quasi sempre nudi. Ciò che accomuna
molte popolazione dei primi secoli bui della storia dopo Cristo, è la capigliatura incolta e molto
lunga sia per gli uomini sia per le donne. Solo molto più tardi,
con l’affermarsi della Chiesa nei diversi strati della popolazione,
le donne cominceranno ad accorciarsi i capelli per meglio
indossare il velo o un copricapo. La veste dipende sempre dallo
stato sociale di appartenenza, dal clima e dal valore e significato
che si dà al corpo. Tra il VI e il X sec. d . C., gli uomini
coprono la parte superiore del corpo con una camicia di lino e le
gambe con una specie di brache strette fino alle ginocchia.
Sopra la camicia e le brache portano una corta tunica che si
adatta alle varie mansioni che ricoprono. La nobiltà e il re
indossano invece una tunica lunga e ricca, ma a distinguere lo
stato sociale sono soprattutto la foggia ed il materiale di cui è
costituito il mantello. Anche le donne indossano, direttamente
sulla pelle, una lunga camicia di lino e sopra una gunna, stretta
in vita e larga alle caviglie. Con i barbari del VI sec. d. C.,
l’abbigliamento prosegue quel cammino di semplicità e di
modestia cominciato con il riconoscimento del Cristianesimo
come religione di Stato da Costantino (Milano 313 d. C.), per
cui gli abiti divennero meno sgargianti e niente affatto
impreziositi: dovevano servire solo a coprire la persona e a
renderla più umile. Molte sono le testimonianze storiche che ci hanno tramandato le abitudini ed i
costumi della tarda latinità, degli Unni, dei Goti e dei Visigoti5, dei Vandali, dei Longobardi, dei
Franchi e dei Normanni. Dopo la rinascita dell’anno mille tutto cambierà e di ciò ce ne occuperemo
in uno dei prossimi numeri.
Michele Ciliberti
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Forse la canapa è stata la prima pianta a fornire all’uomo le fibre per i tessuti. Il più vecchio tessuto di canapa, che
l’archeologia ha datato, risale a 8.000 anni a. C.. dalla canapa si ottenevano soprattutto carta e medicinali. Anche i
primi jeans erano di fibre di canapa e si chiamano così poiché tale stoffa, negli Stati Uniti, arrivava da Genova.
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A tal proposito è da ricordare anche la letteratura successiva che, sebbene influenzata dall’età in cui è prodotta,
descrive abbigliamento e vesti con dovizia di particolari. Si pensi ad es. all’epica in genere, alla novellistica, alle
leggende tramandate dal Medioevo come al Carducci che in La tomba sul Busento, traducendo il poeta tedesco von
Platen, ci presenta la sepoltura di re Alarico, da parte dei Visigoti, “a cavallo armato in guerra con gli arnesi d’or
lucenti”.