Israele, un successo agronomico costruito sulle gocce d`acqua

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Israele, un successo agronomico costruito sulle gocce d`acqua
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n. 13/2013
30 marzo 2013
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[ ESTERI ] Microirrigazione e riciclo nel nome dell’efficienza. E il sale diventa opportunità
Israele, un successo agronomico
costruito sulle gocce d’acqua
[ DI ALESSANDRO MARESCA ]
I
l clima arido e la scarsità
di risorse idriche non fan­
no di Israele un paese na­
turalmente vocato all’agricol­
tura. I coloni ebraici hanno pe­
rò raccolto la sfida e svi­
luppato tecnologie di coltiva­
zione e di gestione della risor­
sa idrica unici al mondo.
[ SUL CAMPO
Le esperienze
degli agricoltori
Il successo dell’agricoltura
israeliana è dunque il risultato
di una lunga battaglia contro
l’aridità e le condizioni clima­
tiche avverse, ottenuto grazie
a un efficiente sfruttamento
dell’acqua (privilegiando mi­
croirrigazione e riciclo) e dei
limitati terreni coltivabili.
Oggi in Israele l’agricoltura
rappresenta circa il 2,4 del Pil e
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circa il 2% delle esportazioni.
Su una forza lavoro complessi­
va di 2,7 milioni di persone, in
Israele l’8,9% è occupata in
agricoltura (6,3% nei e servizi
e 2,6% nella produzione).
Il Paese produce oltre il
90% del proprio fabbisogno
alimentare che viene integrato
da prodotti importati, che co­
munque sono ampiamente bi­
acob Abudbul del kibbutz Gat (nel
centro­sud del Paese), che gestisce
800 ettari di colture di pieno campo
(cotone, mais, grano) e frutteto (agrumi,
mandorle, melograni) ritiene che la salinità
del terreno non sia assolutamente un pro­
blema. «Il cloruro di sodio – afferma Abudbul – contribuisce alla
sapidità dei prodotti e solo quando questa supera certi limiti
operiamo la desalinizzazione dell’acqua mentre un problema dei
nostri terreni è spesso la carenza di ferro che dobbiamo integrare
facendo uso di chelati (6 kg/ha)».
Abudbul dice di fare un uso abbastanza intenso nell’agrumeto
di rame per combattere la fitoftora e di prodotti per attenuare la
carica batterica. Ma per limitare l’impiego di fitofarmaci, i concimi
fosfatici rispondono bene a questa esigenza. Per portare a diame­
tro i frutti, la concimazione fogliare è fondamentale. La produzione
lanciati da quelli che prendo­
no la via dell’esportazione.
Anche la pesca è molto im­
portante (intorno alle 30mila
tonnellate di prodotto all’an­
no) e oltre la metà del pescato è
rappresentato da pesce di ac­
qua dolce proveniente da alle­
vamenti. Gli agronomi e i tec­
nici israeliani hanno ideato
nuove e sofisticate tecnologie e
media di arance è di 400
tonnellate a ettaro per otte­
nere le quali vengono im­
piegati 8mila m3 di acqua».
Il 95% della produzione
viene esportata in partico­
lare in Europa (Francia,
Olanda, Germania).
Così come avviene
nella maggioranza delle
aziende agricole israelia­
ne, anche qui viene fatta [ Jacob Abudbul (kibbutz Gat).
un’accurata analisi del
terreno in base alla quale viene preparato un concime liquido ad
hoc per la specifica coltura (la fertirrigazione, legata all’irriga­
zione a goccia, è un intervento fondamentale), che il commer­
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[ 1 – Nel deserto di Arava
l’agricoltura non trova
la sua naturale collocazione.
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[ 2 – Colture in serra
nel deserto di Arava.
[ 3 – I tubi di colore viola
veicolano le acque riciclate.
[ 4 – Ortofrutta prodotta
nella valle di Arava.
sfruttato al massimo quelle esi­
stenti per “inventare” una flo­
rida agricoltura in un ambiente
ostile per la coltivazione delle
piante. In particolare vantano
la creazione della microirriga­
zione, una tecnica che si è sem­
pre più affinata nel tempo.
Da Israele questo sistema
irriguo si si è diffuso in tutto il
mondo, non sempre però con
gli stessi vantaggi ottenuti in
[ I datteri sono una delle colture più diffuse.
ciante recapita direttamente in campo all’agricoltore.
Il 2013 si presenta per Israele come un’annata particolare molto ricca
di piogge che hanno favorito l’accumulo di acqua, una risorsa preziosa
per il territorio. «L’annata – affermano gli agricoltori israeliani – si
presenta molto favorevole per noi, ma anche per i produttori di concimi.
L’acqua infatti ha anche dilavato l’azoto per cui sono necessari ulteriori
interventi fertilizzanti».
Un sistema informativo efficientissimo è alla base dell’agricoltura
israeliana. «In base al clima, alle analisi del terreno e fogliari e alle
ispezioni alle colture – ci spiega un responsabile della Tali Grapes
(Moshav Lachish, cooperativa che comprende 66 coltivatori) che produ­
ce soprattutto uva da tavola all’interno del parco nazionale archeologico
Tel Lachis (nel centro di Israele) – il nostro servizio agronomico ogni
settimana ci manda una mail con le raccomandazioni relative agli
interventi da effettuare».
La raccolta dell’uva avviene fra fine maggio e inizio giugno, ma in
Israele, visto il particolare con­
testo che richiede una specifi­
ca modalità di applicazione.
In Israele gran parte del­
l’acqua viene anche riciclata e
fatta circolare in tubature color
viola, che spesso risaltano nei
territori desertici, in modo che
possa rimanere distinta.
[ LE STRUTTURE AGRICOLE
Il Paese vanta imponenti ope­
[ Riserva d’acqua da 150mila metri cubi nella vallata di Arava.
coltura protetta si può anticipare di 2­3 settimane; l’uso di reti rosse o
gialle, invece ritarda la maturazione. Grazie alle ombreggiature la matu­
razione dell’uva può essere spostata anche fino a ottobre (e anche
dicembre). Irrigazione e fertirrigazione sono sempre computerizzate.
Nei dintorni della Shizaf Reservor, una riserva d’acqua con una
capacità di 150mila m3 nel bel mezzo dell’Arava, si è sviluppata una
fiorente agricoltura che prevede in particolar modo coltivazioni in serra
(peperoni, pomodori, melanzane e uva da tavola) e di datteri.
«Anche se produciamo solo in inverno, la disponibilità di acqua – ci
spiega un agricoltore locale – per noi è molto importante sia per
raffreddare il terreno (irrigazione lenta e continua) che per dilavare i sali
in esso disciolti (irrigazione rapida). Per raffreddare il terreno in serra
servono circa 70 m3/ha mentre una pianta di datteri richiede circa 1.000
l/giorno. Il nostro sbocco commerciale è quasi esclusivamente verso
l’estero (almeno l’80%) in quanto la richiesta interna risulta modesta e
soprattutto instabile».
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re di bonifica e ambiziosi pro­
grammi di irrigazione che
hanno reso fertili territori in
precedenza inutilizzabili. Fra
questi si mette in evidenza
l’acquedotto Kinneret­Negev
che dal Lago di Tiberiade por­
ta l’acqua fino alle aree deser­
tiche del sud del Paese.
Le aziende agricole che ge­
stiscono i terreni israeliani so­
no strettamente legate alla co­
lonizzazione del Paese, che
nasceva nel 1948 alla scadenza
del Mandato britannico della
Palestina, l’unico a maggio­
ranza ebraica (dei circa 7 mi­
lioni di abitanti infatti quasi
l’80% sono ebrei, gli altri sono
per lo più arabi palestinesi).
Le tipologie sono fonda­
[ Agli Arava Open Day
gli stand della ricerca
e delle case sementiere
sono quelli più frequentati.
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[ Uva in serra presso la Yair
R&D Station (fine gennaio).
mentalmente tre: i kibbutz, i
moshav e le moshava.
I kibbutz sono le strutture
più radicali. Si tratta infatti di
forme associative volonta­
rie di lavoratori che non
vengono compensati in da­
naro ma che ricevono dalla
comunità tutto ciò di cui
hanno bisogno. Inizialmen­
te solo agricoli, in tempi più
recenti i kibbutz hanno visto
lo sviluppo anche di progetti
manufatturieri, lavorazione di
materie plastiche, ecc.
Più simili alle nostre coope­
rative sono invece i moshav.
Nei moshav ogni azienda la­
vora separatamente ma la pro­
duzione viene commercializ­
zata insieme a quella delle al­
tre aziende del villaggio di
appartenenza. Le moshava,
infine, sono invece le aziende
gestite in proprio da impren­
ditori privati.
Per una delle leggi fonda­
mentali (Basic Laws) di Israe­
le, i terreni non possono essere
venduti (se non a ebrei che abi­
tano all’estero). Per oltre il 90%
sono di proprietà dello Stato,
del Fondo nazionale ebraico e
dell’Amministrazione israe­
liana dei terreni e possono es­
sere affittati a lungo termine
(99 anni) solo a ebrei.
[ LA VALLE DI ARAVA
Uno degli straordinari aspetti
della lunga valle di Arava, tra
il Mar Morto ed Eilat, è che
nonostante sia praticamente
tutta desertica, il 90% dei suoi
abitanti si occupa con successo
di agricoltura.
I coltivatori di questa valla­
ta nonostante il terreno salino,
la scarsità di acqua, e un sole
cocente producono ottimi or­
taggi, datteri, fichi e uva. Tutte
le produzioni vengono effet­
tuate con varietà localmente
selezionate e per lo più sono
destinate all’esportazione.
Molte varietà di pomodo­
ro contengono livelli elevati
di licopene, un pigmento del­
la famiglia del carotene con
proprietà antiossidanti e tutte
sono state studiate per garan­
tire una lunga conservazione.
Alcuni coltivatori di Arava
si sono anche specializzati nel­
l’agricoltura biologica e senza
suolo, cooperando anche con i
coltivatori giordani con inten­
si scambi culturali attraverso il
vicino confine. Molte comuni­
tà di Arava offrono inoltre si­
stemazioni bed and breakfast
e tour della regione agricola
con le sue attrazioni storiche e
naturali.
[ UNA FIERA NEL DESERTO
La condivisione della cono­
scenza e delle informazioni in
Israele è molto importante
tanto che l’ente pubblico terri­
toriale ha realizzato in questa
zona un’avanzata stazione di
ricerca che accoglie allievi da
tutto il mondo, ma in partico­
lare dall’Asia. Proprio dal­
l’Asia, infatti, arriva gran par­
te della forza lavoro che per­
mette alle aziende agricole
israeliane di poter funzionare
e prosperare.
Presso la Yair R&D Station
si svolge ogni anno una delle
più importanti fiere agricole
israeliane, gli Arava Open
Days. L’ultima edizione, che si
è tenuta il 30 e 31 gennaio scor­
so, ha visto 200 compagnie,
provenienti da tutto il mondo,
esporre i propri prodotti e ser­
vizi di punta nonché le più re­
centi
innovazioni.
Oltre
30mila i visitatori provenienti,
oltre che da tutta la zona, dal­
l’intero Israele e anche dal­
l’estero.
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