La formazione per l`inserimento occupazionale. Evidenze empiriche
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La formazione per l`inserimento occupazionale. Evidenze empiriche
La formazione per l’inserimento occupazionale. Evidenze empiriche in una regione italiana Gabriele Mazzolini, IRS – Istituto Ricerca Sociale e Università Cattolica Nicola Orlando, IRS – Istituto Ricerca Sociale Agosto 2014 Abstract Il presente studio ha lo scopo di indagare gli effetti delle formazione per l‟inserimento occupazionale analizzando il caso di 16 corsi di formazione per l‟inserimento tenutisi tra il febbraio 2010 e il dicembre 2011in una regione italiana. La mancanza di una convergente evidenza empirica suggerisce di indagare approfonditamente questo tema per stabilire l‟efficacia di tali interventi nello stimolare l‟occupazione. Utilizzando due diverse fonti di dati amministrativi si è provveduto a studiare il fenomeno applicando un approccio controfattuale. I risultati evidenziano come la partecipazione a queste attività formative riduca le probabilità di occupazione durante la frequenza dei corsi (lock-in effect) e non accresca in maniera significativa tali probabilità dopo la conclusione dei corsi. Un‟analisi approfondita disaggregata per tipologia di corsi (formazione per il reinserimento lavorativo e formazione post obbligo formativo/post diploma) conferma la presenza di questi effetti nel caso dei corsi di formazione finalizzata al reinserimento lavorativo, mentre la partecipazione a corsi di formazione post-obbligo formativo/post diploma non sembra invece avere alcun effetto negativo statisticamente significativo sulla probabilità di trovare un impiego durante la frequenza del corso e, Indirizzi autori: Gabriele Mazzolini. Università Cattolica del Sacro Cuore. Centro di ricerca per i problemi del lavoro e dell'impresa. Tel: O2/72342973; e-mail: [email protected]. Istituto per la Ricerca Sociale (IRS); Via XX settembre, 24; 20123 Milano. Tel: O2/46764279; e-mail: [email protected]. Nicola Orlando. Istituto per la Ricerca Sociale (IRS); Via XX settembre, 24; 20123 Milano. Tel: O2/46764279; Fax: 02/46764227; e-mail: [email protected] Si ringraziano Manuela Samek Lodovici (IRS) e Daniela Oliva (IRS) per i preziosi consigli e suggerimenti ricevuti in sede di analisi e commento dei risultati. Il presente studio è stato estratto da un rapporto di valutazione realizzato dall‟Istituto per la Ricerca Sociale (IRS). 1 successivamente, evidenzia un effetto positivo e statisticamente significato (seppur solo a 18 mesi dall‟inizio delle azioni formative). Abstract The paper investigates the effects of off-the-job training on employment using data from 16 vocational courses organized between February 2010 and December 2011 in a region of Italy. The ambiguous empirical evidence in this respect suggests the need to better evaluate the validity of these policy interventions to promote and favour employment. We study this phenomenon using two different administrative data sources and an econometric approach based on counterfactuals. The results show that participation in vocational courses decreases the probability of being employed during the attendance of the course (lock-in effect) and does not increase significantly this probability after the end of the course. A detailed analysis suggests that the effects of off-the-job training can be attributed exclusively to those courses helping unemployed workers re-enter the labour market. On the contrary, the attendance of those courses helping young labour force to transit from school to work has a positive effect on the probability of employment 18 months after the beginning of the course. Parole chiave: valutazione; formazione per l‟inserimento occupazionale; analisi controfattuale; occupazione; dati amministrativi Key words: evaluation; off-the-job training; counterfactual analysis; employment; administrative data 2 Introduzione Negli ultimi vent'anni l'efficacia delle Politiche Attive del Mercato del Lavoro (PAML) è stata al centro di un ampio dibattito, che ha cercato in particolare di stabilire gli esiti di tali interventi sull'occupazione e se i risultati individuati si sarebbero comunque realizzati anche in mancanza di tali interventi di policy. La carenza di evidenze empiriche univoche è sottolineata dalla letteratura sia nel contesto del mercato del lavoro italiano sia in quello internazionale (si vedano in proposito le rassegne della letteratura di Card et al., 2010 e di Kluve, 2010). Tra le principali politiche attive del lavoro, la formazione professionale è finalizzata a migliorare le probabilità di occupazione delle popolazione in cerca di lavoro, in particolare dei soggetti meno competitivi, soprattutto in contesti territoriali sviluppati e dinamici, dove il rischio di un dead-weight effect delle politiche di inserimento è potenzialmente alto. Il rischio è quello di sostenere una spesa pubblica per interventi che creino effetti che comunque si sarebbero verificati in mancanza di tale intervento. Questi temi sono quanto mai attuali e coerenti con le politiche nazionali per l‟occupazione, nell‟ambito della strategia Europa 2020, e con i cicli programmatori strutturali del Fondo Sociale Europeo (FSE). In questo contesto, il presente studio intende investigare gli effetti degli “interventi di formazione per l‟inserimento occupazionale”1 svoltisi in una regione italiana2 grazie al cofinanziamento del FSE (Asse II Occupabilità) e conclusi nel 2011, contribuendo a fornire ulteriori evidenze empiriche sull‟efficacia della formazione professionale. La domanda a cui si cerca di fornire una risposta è essenzialmente la seguente: gli individui che, in un dato tempo, hanno partecipato a queste azioni formative hanno una maggiore probabilità di essere occupati rispetto al caso in cui, in quello stesso dato tempo, non vi avessero partecipato? Le analisi realizzate sono rivolte quindi a verificare gli effetti delle “formazione per l‟inserimento occupazionale” sui destinatari diretti, attraverso l‟adozione di un approccio controfattuale Nello specifico, lo studio si propone di valutare gli effetti occupazionali di 16 corsi di formazione per l‟inserimento occupazionale, di cui 9 percorsi di formazione finalizzata al reinserimento lavorativo e 7 percorsi di formazione post obbligo e post diploma. 1 Formazione finalizzata al reinserimento lavorativo e Formazione post obbligo formativo e post diploma. 2 Il nome della regione analizzata non viene indicato per ragioni di riservatezza. 3 La formazione post obbligo formativo è la formazione finalizzata al conseguimento o al perfezionamento di competenze professionali atte a favorire l'inserimento lavorativo di giovani in possesso del solo obbligo scolastico. La formazione post diploma è l‟attività rivolta invece a persone in possesso di diploma di scuola media superiore. La formazione per il reinserimento lavorativo degli adulti è quella rivolta a persone disoccupate che intendono rientrare nel mercato del lavoro e che, a prescindere dal titolo di studio posseduto, necessitano di aggiornare le proprie conoscenze ed acquisire competenze professionali immediatamente spendibili nei contesti di lavoro. I processi di selezione dei partecipanti ai corsi indagati nel presente studio sono stati condotti da commissioni costituite ad hoc, che, accertati in una prima fase i requisiti di accesso dei candidati, hanno proceduto alla selezione, attribuendo un punteggio al candidato sulla base del curriculum, in particolare titolo di studio e requisiti professionali, di una prova scritta e/o pratica sugli argomenti del corso o attitudinali o di cultura generale e di un colloquio sulle materie oggetto del corso, specialistiche o trasversali, e/o sulla motivazione di partecipazione al corso. L‟ammissione ai corsi è avvenuta sia sulla base del punteggio finale conseguito dal candidato, sia tenendo conto di specifici requisiti (come genere o nazionalità) che potessero portare a comporre l‟aula in modo da favorire candidati con specifiche caratteristiche, quali nazionalità e genere.3 I corsi si sono svolti tra febbraio 2010 e dicembre 2011 con una durata variabile tra 42 giorni a poco più di anno. Variabile è stato anche il numero di ammessi: in alcuni casi meno di dieci, in altri intorno alle cento unità. Lo scopo del presente studio è quindi quello di studiare l‟efficacia degli interventi di formazione sull‟occupazione utilizzando un‟analisi controfattuale in cui vengano confrontati, con opportune tecniche di matching statistico, soggetti che hanno partecipato a tali corsi di formazione con individui non partecipanti ma con caratteristiche simili. Lo scopo è quello di ricercare un effetto quanto più possibile causale del trattamento, ovvero la formazione per l‟inserimento occupazionale, basando l‟analisi sulla capacità specifica del criterio di abbinamento adottato di comparare individui omogenei, che si differenziano per il fatto di aver partecipato alla formazione (“essere stati trattati”) e non aver partecipato alla formazione (“non essere stati trattati”). Si provvede altresì a fornire stime disaggregate per tipologia di corso al fine di chiarire quale tipologia di corso ha avuto maggiore efficacia sia in 3 Inoltre, per essere ammessi al corso, i candidati dovevano aver conseguito un punteggio minimo di 60/100. 4 termini di attesa del “primo avviamento”, sia sullo stato occupazionale a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi dall‟inizio del corso. In dettaglio, la sezione che segue presenta una rassegna della letteratura empirica sulla valutazione degli effetti della formazione delle Politiche Attive del Mercato del Lavoro e dei percorsi di formazione, in particolare. La sezione 3 descrive brevemente i dati utilizzati nell‟analisi e fornisce alcune preliminari statistiche descrittive. La sezione 4 riporta una breve trattazione dei metodi di stima controfattuale adottati. I principali risultati delle analisi effettuate sono presentati nella sezione 5, mentre nella sezione 6 vengono discusse le differenze negli effetti per le diverse tipologie di corso di formazione. Infine, la sezione 7 formula alcune riflessioni conclusive. La rassegna della letteratura empirica Negli ultimi decenni le Politiche Attive del Mercato del Lavoro (PAML) hanno visto crescere progressivamente il loro ruolo come strumento per contrastare la disoccupazione nella maggior parte dei Paesi Europei, ricevendo tra l‟altro un ampio sostegno finanziario anche da parte dei Fondi Strutturali Europei e, in particolare, dal Fondo Sociale Europeo (FSE), nell‟ambito dei diversi periodi di Programmazione. Esistono diverse interpretazioni del concetto di PAML. Calmfors (1994) le definisce – secondo una accezione stringente -- come le misure, per migliorare il funzionamento del mercato del lavoro, destinate ai disoccupati e che, di conseguenza, comprendono tre sottocategorie: a) l‟«intermediazione al lavoro», che ha lo scopo di rendere più efficiente il processo di matching tra posti di lavoro disponibili e persone in cerca di un‟occupazione; b) la «formazione professionale», che mira ad aggiornare, accrescere ed adattare le competenze dei candidati al lavoro: c) la «creazione diretta di lavoro», che può assumere la forma o di occupazione nel settore pubblico o di incentivi all‟assunzione nel settore privato. Ciascun tipo di politica del mercato del lavoro può produrre i propri effetti mediante differenti canali. La valutazione degli effetti delle Politiche Attive del Mercato del Lavoro A partire dagli anni ‟90 si è progressivamente sviluppata un‟ampia letteratura empirica volta a verificare gli effetti microeconomici delle PAML e, nell‟ambito della quale, molte domande empiriche si concentrano 5 in particolare sugli effetti causali delle PAML. Il focus di questa letteratura è la valutazione dell‟esposizione di una serie di unità (le “persone in cerca di occupazione”) ad un trattamento (le “politiche attive del mercato del lavoro”) su un esito potenziale (“trovare una occupazione”). Il trattamento può essere rappresentato, ad esempio, da programmi di supporto nella ricerca di lavoro, corsi di formazione professionale, voucher, incentivi all‟assunzione, ecc. Imbens e Woolridge (2009) sottolineano che ciascuna unità può essere esposta ad uno o più diversi livelli di trattamento, ovvero - nel caso specifico delle PAML -- un individuo può iscriversi o meno ad un corso di formazione professionale, può ricevere o non ricevere un voucher, ecc. L‟effetto della politica è la differenza tra l‟esito osservato dopo l‟attuazione della politica (l‟esposizione al trattamento) e l‟esito che si sarebbe osservato senza la politica (in assenza di esposizione al trattamento). L'oggetto di interesse è dunque rappresentato dal confronto tra i due esiti per la stessa unità quando è esposta, e quando non è esposta, al trattamento. Tuttavia, è possibile osservare al massimo uno di questi esiti perché l'unità può essere esposta ad un solo livello di trattamento (Imbens e Woolridge, 2009): infatti, se il primo termine della differenza si riferisce ad un valore osservabile (“valore fattuale”), il secondo termine è relativo ad un valore puramente ipotetico, non osservabile per definizione in quanto, essendo stata attuata la politica, ciò che sarebbe accaduto in sua assenza non può essere osservato (“valore, o situazione, controfattuale”) (Martini e Sisti, 2009). Holland (1986) definisce la non osservabilità del controfattuale come il “dilemma fondamentale dell‟inferenza causale”. Se però in linea di principio il dilemma fondamentale dell‟inferenza causale non ha soluzione, è anche vero che per valutare gli effetti di una politica è ragionevole ipotizzare di approssimare nella maniera più credibile possibile ciò che sarebbe successo ai soggetti esposti alla politica se non lo fossero (ossia il “valore contro fattuale”) (Martini e Sisti, 2009). I metodi di stima per la valutazione degli effetti di una politica possono dunque essere essenzialmente ricondotti a metodi per approssimare il controfattuale con qualche valore credibile, utilizzando le informazioni disponibili. Una valutazione degli effetti sarà tanto più plausibile quanto più sarà credibile la strategia adottata per approssimare il controfattuale. Nel caso in cui -- come spesso accade nel caso delle politiche del mercato del lavoro -- il valutatore non abbia la possibilità di adottare il metodo sperimentale, ossia di manipolare il processo di selezione, determinando mediante la randomizzazione chi è ammesso al servizio, o al sussidio, o all‟agevolazione (trattato) e chi invece ne è escluso (controllo), al 6 valutatore non rimane che utilizzare gli esiti dei processi che avvengono “naturalmente” nel corso dell‟attuazione della politica, come conseguenza delle decisioni dei destinatari potenziali o di coloro che disegnano e/o gestiscono la politica. In altri termini, il valutatore deve utilizzare uno dei metodi di valutazione definiti collettivamente come non-sperimentali (regressioni, matching, ecc.), approssimando il controfattuale mediante l‟osservazione di cosa succede ad altri soggetti e/o in altri periodi di tempo (Imbens e Woolridge, 2009; Martini e Sisti, 2009). I metodi nonsperimentali fanno ricorso alle caratteristiche osservabili dei soggetti trattati e non-trattati e si basano su qualche assunto arbitrario che riguarda le caratteristiche non osservabili dei soggetti trattati e non-trattati (ad esempio, sull‟assunto che le eventuali differenze tra i due gruppi nelle caratteristiche non osservabili non influenzino l‟esito del trattamento). C‟è tuttavia ampio consenso in letteratura sul fatto che la credibilità dei risultati ottenuti mediante i metodi di stima degli effetti basati su caratteristiche dipenda dall‟inclusione tendenzialmente di tutte le variabili che sono distribuite diversamente tra unità esposte al trattamento e unità non esposte al trattamento e che influiscono sull‟esito potenziale o sugli esiti potenziali (ovvero, che generano selection bias). In particolare, nella valutazione di interventi di PAML, l‟opinione comune nella letteratura è che una componente essenziale sia data da un insieme di variabili che documentino in maniera dettagliata l‟esperienza lavorativa dei soggetti – esposti e non – in un congruo periodo precedente la realizzazione dell‟intervento. La storia lavorativa precedente l'intervento di PAML dovrebbe infatti incorporare parecchie delle caratteristiche individuali rilevanti per gli esiti sul mercato del lavoro (Heckman et al., 1999). La letteratura sulla valutazione degli effetti delle PAML evidenzia un altro aspetto rilevante, riconducibile alla possibilità che, sebbene dal punto di vista teorico la relazione tra partecipazione ad un programma di PAML ed un possibile esito positivo sul mercato del lavoro sia piuttosto chiara e lineare, si produca un effetto di lock-in (“effetto blocco”) (Calmfors, 1994): i destinatari di un programma di PAML tendono a ridurre l‟intensità con cui cercano un lavoro nel periodo in cui sono impegnati con la “partecipazione” al programma; addirittura, in alcuni casi, anche la sola prospettiva di partecipare ad un programma di PAML potrebbe rendere più sporadica la ricerca attiva di un lavoro (effetto ex-ante). D‟altra parte, però, per i destinatari dei programmi di PAML la scelta di continuare a partecipare è in parte “endogena”, ossia dipende dagli esiti occupazionali che il soggetto consegue o meno già durante la fase di partecipazione al programma (IRPET, 2011). Calmfors (1994) evidenzia che, per ottenere 7 l‟effetto delle PAML sul processo di matching tra domanda e offerta nel mercato del lavoro è necessario sottrarre gli effetti negativi di lock-in sulla ricerca attiva di lavoro dagli effetti potenzialmente positivi del trattamento una volta che i programmi si sono conclusi. Per queste ragioni è necessario che una strategia di valutazione degli effetti delle PAML destinate a soggetti disoccupati o inoccupati tenga complessivamente conto degli esiti occupazionali conseguiti a partire dall‟inizio del programma, e non solo di quelli che si verificano dopo la sua conclusione. Dallo studio di Calmfors (1994) emerge anche che il rischio che si produca un effetto di lock-in varia a seconda delle tipologie di politiche attive del lavoro: ad esempio, se l‟orientamento e l‟assistenza nella ricerca del lavoro solitamente non si accompagnano a tale rischio, la partecipazione a corsi di formazione tende a ridurre l‟intensità di ricerca del lavoro da parte dei destinatari in quanto impegnati con le lezioni. Alcune evidenze L‟analisi dei risultati di alcuni contributi alla letteratura empirica -proposta sinteticamente di seguito -- evidenzia un quadro piuttosto composito e diversificato circa l‟efficacia (occupazionale) dei diversi interventi di PAML oggetto di valutazione. Card et al. (2010) propongono una meta-analisi relativa a 97 precedenti studi, condotti tra il 1995-2007 nel contesto di un totale di 26 paesi, finalizzati alla valutazione di un totale di 199 programmi di Active Lavour Market Policies (ALMPs). Gli autori classificano gli impatti ex-post dei programmi in significativamente positivi, non significativi e significativamente negativi, trovando che i programmi di supporto nella ricerca attiva del lavoro sono quelli che con maggiore probabilità producono effetti postivi, mentre quelli di occupazione nel settore pubblico si caratterizzano per una minore probabilità di produrre effetti positivi. I programmi di formazione (sia in aula che sul lavoro) producono effetti relativamente positivi a medio termine, sebbene a breve termine questi programmi spesso si caratterizzino per effetti effetti negativi o non significativi. Card et al. (2010) evidenziano inoltre che la variabile risultato (l‟esito) usato per misurare l‟impatto del programma svolge un ruolo rilevante: in particolare, gli studi basati sulla disoccupazione amministrativa4 è più probabile che mostrino impatti positivi di quelli basati su altri esiti (quali l‟occupazione o i salari). D‟altra pare, nemmeno lo status della pubblicazione di uno studio o l‟uso del 4 Registrata presso i servizi pubblici per il lavoro. 8 disegno di valutazione randomizzato appaiono influenzare segno o significatività dell‟effetto del programma oggetto di valutazione. Gli autori, infine, utilizzano un sotto-campione di studi che si focalizzano sull‟occupazione ex-post per confrontare i modelli meta-analitici adottati per stimare la “dimensione del‟effetto” di un programma con i modelli applicati per determinare il segno e la significatività dell‟effetto del programma: entrambi gli approcci conducono a conclusioni molto simili sulle determinanti dell‟impatto del programma. Anche Kluve (2010) conduce una meta-analisi basata su un dataset comprendente 137 valutazioni di programmi di PAML, realizzate in 19 paesi, con la finalità di verificare quali sono i programmi che, a livello europeo, funzionano maggiormente e per quali destinatari, oltre che sotto quali circostanze (economiche ed istituzionali). I risultati mostrano che, più che il contesto economico ed istituzionale, ciò che conta ai fini dell‟efficacia dei programmi di politica attiva del lavoro è quasi esclusivamente la tipologia del programma. Infatti, se i programmi di occupazione nel settore pubblico appaino spesso produrre effetti negativi, i sussidi salariali sembrano più efficaci nell‟aumentare le probabilità di occupazione dei destinatari; mentre i programmi di formazione mostrano sovente modesti effetti positivi. Gerfin e Lechner (2000) stimano gli effetti di una ambiziosa politica attiva del lavoro, condotta in Svizzera nella seconda metà degli anni ‟90 ed articolata in un‟ampia gamma di programmi, sulla probabilità di occupazione individuale dei potenziali partecipanti. Utilizzando dati amministrativi su disoccupazione (AVAM) e sistema previdenziale (ASAL) ed applicando una procedura di matching adattata per il caso di programmi multipli, essi trovano effetti sostanzialmente positivi nel caso specifico dei sussidi salariali per i lavori temporanei, effetti ampiamente negativi per i tradizionali programmi occupazionali in mercati del lavoro protetti e risultati eterogenei nel caso dei corsi di formazione professionale. Gli autori evidenziano inoltre che partecipare in un programma di PAML all‟inizio del periodo di disoccupazione è meno efficace che parteciparvi quando la disoccupazione è di più lunga durata, in quanto chi partecipa riceve meno offerte di lavoro rispetto a chi partecipa. Ciò emerge in maniera più accentuata per coloro che rappresentano un buon matching per queste offerte di lavoro. All‟aumentare del periodo di disoccupazione, il sorting infatti avrà già eliminato i matching migliori e l‟effetto positivo di partecipare al programma sarà maggiore della temporanea riduzione di offerte di lavoro ricevute. Sianesi (2001) analizza la presenza di effetti di breve e lungo termine derivanti dal partecipare in un programma di PAML in Svezia negli anni ‟90 rispetto alla più intesa attività di ricerca attiva del 9 lavoro di coloro che non vi partecipano. Il dataset usato nello studio è ottenuto combinando due diverse fonti, una sulla disoccupazione amministrativa registrata presso gli uffici pubblici per il lavoro (Händel) e l‟altra relativa ai sussidi di disoccupazione (Akstat). Adottando un approccio non parametrico, l‟autrice stima in particolare gli effetti di aderire ad un programma in un determinato momento del periodo di disoccupazione rispetto al non aderirvi, perlomeno fino a quel determinato momento. Gli esiti del sistema di politiche attive del lavoro svedese sono eterogenei. Partecipare ad un programma aumenta il tasso di occupazione dei partecipanti. Ma d‟altra parte, permette altresì ai partecipanti di ricevere più a lungo il sussidio di disoccupazione e di rimanere in misura più prolungata nel sistema di disoccupazione, specialmente nel caso di individui che aderiscono al programma allorché il loro sussidio di disoccupazione sta per esaurirsi. Hujer et al. (2004) si concentrano sugli effetti dei programmi di formazione professionale dei primi anni 2000 sulla durata della disoccupazione nella Germania Est, usando dati amministrativi dell‟Agenzia Federale per il Lavoro. Lo studio distingue tra programmi di breve durata (1-3 mesi), di media durata (6-12 mesi) e di lunga durata (oltre 12 mesi) e stima il multivariate mixed proportional hazard model. Gli autori mostrano la presenza di un rilevante effetto di lock-in durante la partecipazione a programmi di formazione professionale ed effetti non statisticamente significativi sull‟uscita dallo stato di disoccupazione dopo la loro conclusione. Biewen at al. (2007), usando un ricco dataset di natura amministrativa (IEBS), valutano gli effetti occupazionali di un insieme di programmi di formazione a finanziamento pubblico realizzati in Germania nei primi anni 2000. Gli autori utilizzano i metodi di propensity score matching in un contesto di trattamento multiplo e dinamico per indirizzare le questioni legate alla eterogeneità dei programmi e alla selezione dinamica nei programmi. I risultati suggeriscono che, in Germania Ovest, sia i programmi a breve termine che quelli a medio termine producono effetti occupazionali significativi per alcuni sottogruppi della popolazione, anche se in alcuni casi gli effetti sono nulli nel medio termine. I programmi a breve termine sono particolarmente efficaci se confrontati con i tradizionali e più costosi programmi a lungo termine. Salvo alcune eccezioni, emerge invece una scarsa evidenza di effetti positive e significativi del trattamento in Germania Est. Inoltre, gli autori trovano che gli effetti occupazionali si riducono per i lavoratori più anziani e per quelli a bassa qualifica. 10 Nel contesto del mercato del lavoro italiano diversi studi hanno indagato il ruolo delle politiche attive, e, di particolare interesse per il presente studio, le politiche di formazione professionale o di on-the-job training. Tali studi mostrano risultati generalmente contrastanti senza che emerga una evidenza empirica convergente. In uno studio recente, Rettore et al. (2014)5 misurano l‟effetto occupazionale di 64 corsi di formazione di lunga durata (ossia tra i due e i sei mesi), riservati a disoccupati iscritti ai centri per l‟impiego, riguardanti venti diverse figure professionali qualificate, cofinanziati con i fondi del fondi del Fondo Sociale Europeo e attuati nel 2010. In particolare, gli autori confrontano le possibilità di trovare un (nuovo) lavoro da parte di 842 disoccupati che hanno frequentato i corsi (gruppo dei trattati), nei quindici mesi successivi al loro inizio, con quelle dei disoccupati iscritti ai centri per l‟impiego (32mila circa) e del tutto simili ai partecipanti quanto a caratteristiche socio-demografiche e precedenti esperienze lavorative, ma che non avevano preso parte ad alcun corso (gruppo di controllo). Nei primi cinque mesi successivi all‟inizio del corso, i trattati mostrano probabilità significativamente minori di trovare un nuovo impiego rispetto a quelle dei controlli. Tuttavia, dal settimo al quindicesimo mese dopo l‟inizio dei corsi, i formati posseggono una probabilità maggiore di essere occupati rispetto a quella dei non partecipanti. In particolare, ad un anno dall‟inizio dei corsi, la probabilità che un formato abbia trovato un nuovo impiego è, in media, di 6,5 punti percentuali superiore a quella che avrebbe sperimentato se non avesse preso parte al corso. Anche Berliri et al. (2002) e Bellio e Gori (2003) mostrano effetti positivi dei corsi di formazione sull‟occupazione. In particolare, Berliri et al. (2002) mostra come la partecipazione a corsi di formazione professionale in Emilia Romagna e Lombardia nel 1997 hanno avuto effetti positivi sulle possibilità di occupazione dei beneficiari. Utilizzando come metodo di stima l’endogenous switching model, al fine di correggere le stime per gli effetti di selection bias, tale studio stima che l‟impatto della formazione sia pari al 16.25% per gli uomini e 11.62% per le donne. Bellio e Gori (2003) trova effetti positivi dei programmi di training utilizzando dati relativi alla formazione al lavoro svolta durante diversi corsi finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE) in Lombardia nel periodo 1997-1998 e tecniche di stima basate su propensity score matching e multilevel hierarchical models, incorporando una misura di correlazione 5 Articolo pubblicato sul lavoce.info in data 10 luglio 2014 « Corsi FSE : la valutazione porta chiarezza ». I risultati delllo studio saranno pubblicati prossimanente in un rapporto di ricerca a cura dell‟Agenzia del Lavoro della Provincia Autonoma di Trento. 11 tra gli outcome e il processo di partecipazione e controllando per l‟eterogeneità nell‟efficacia dei diversi corsi. Nello studiare tale interventi Caroleo e Pastore (2001) e Battistin e Rettore (2002) non identificano invece effetti statisticamente significativi. Caroleo e Pastore (2001), usando dati di un‟indagine ad-hoc condotta nelle regioni della Campania e del Veneto nel periodo 1999-2000, investigano i diversi effetti generati dal on-the-job training, associato ad un‟esperienza lavorativa, e dal off-the-job training. I risultati, elaborati per mezzo di un modello multinomial logit in cui la variabile dipendente identifica la transizione dallo stato di disoccupazione a sei possibili stati nel mercato del lavoro (lavoro regolare, lavoro irregolare, on-the-job training, off-the-job training e istruzione, disoccupazione e non forze di lavoro), non evidenziano effetti significativi su alcuna forma di occupazione, sia essa regolare o irregolare, sia considerando l‟off-the-job training sia l‟on-the-job training, nonché tenendo conto della durata del training. Utilizzando dati relativi alla provincia di Torino, nel periodo compreso tra Settembre 1996 e Novembre 1997 ed applicando una strategia di analisi fuzzy regression discontinuity in cui il trattamento è identificato dall‟ammissione al corso e i gruppi confrontati sono identificati negli intorni del punteggio soglia ottenuto al test attitudinale predisposto per l‟ammissione al corso, Battistin e Rettore (2002) non trovano alcun effetto statisticamente significativo studiando l‟impatto della partecipazione ai corsi di formazione professionale di office automation sull‟occupazione a 17 mesi. Risultati negativi sono infine evidenziati da Croce e Montanino (1997) e da Origo et al. (2004). Croce e Montanino (1997) analizzano l‟impatto della formazione professionale svolta all‟interno del programma denominato CIG/Liste Mobilità, condotto nel periodo 1994-1995 in alcune regioni meridionali (Abruzzo, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) tra i lavoratori iscritti alle Liste di Mobilità o alla CIGS. L‟analisi, condotta attraverso un modello di stima logit in cui si studia l‟effetto della formazione professionale controllando per le caratteristiche relative al background socio-demografico degli individui presenti nel dataset, mostra che i partecipanti hanno una minore probabilità di uscire da uno stato di disoccupazione di lunga durata. Effetti negativi e statisticamente significativi vengono identificati anche da Origo et al. (2004), in uno studio sugli effetti del training fornito dalle agenzie per il lavoro interinale nella regione Emilia-Romagna nel 2001. La formazione ricevuta durante il contratto di lavoro interinale aumenta le probabilità di rimanere presso l‟agenzia; mentre riduce la probabilità di transizione verso l‟occupazione permanente, la disoccupazione e lo studio. Lo studio infine rileva che altri 12 tipi di training hanno effetti positivi sulla probabilità di transizione verso contratti a tempo determinato; mentre l‟impatto sulla probabilità di contrattazione permanente è irrilevante. Fonti statistiche e statistiche descrittive L‟analisi empirica condotta nel presente articolo è stata realizzata utilizzando due diverse fonti di dati amministrativi. Nello specifico, un database estratto dal sistema informativo regionale della formazione professionale, con i principali dati sulle caratteristiche socio-anagrafiche dei partecipanti alle selezioni per i corsi di formazione cofinanziati dal FSE. Tale fonte di informazione ha permesso di definire un gruppo di soggetti, ovvero i trattati, che hanno potuto partecipare ad uno dei corsi di formazione considerati nella presente indagine e un altro gruppo, i cosiddetti non-trattati o gruppo di controllo, composto da coloro i quali abbiano partecipato al processo di selezione ma la cui valutazione non sia risultata sufficiente per partecipare al corso.6 Di conseguenza, è stata creata la variabile dicotomica “trattamento” che assume valore 1 nel caso in cui il soggetto rientri nel gruppo dei trattati e 0 nel caso in cui, invece, parte rientri nel gruppo dei non-trattati. Gli esiti occupazionali dei soggetti presenti nel database estratto dal sistema informativo regionale della formazione professionale sono stati ottenuti utilizzando le informazioni fornite dal database amministrativo estratto dal sistema regionale di invio delle Comunicazioni Obbligatorie, per il periodo compreso tra il 1 marzo 2008 e il 2 aprile 2013. Tale fonte 6 Il processo di selezione dei candidati viene realizzato da una Commissione costituita ad-hoc. La Commissione, accertati in una prima fase i requisiti di accesso dei candidati (al momento della presentazione della domanda), procede alla selezione, attribuendo un punteggio (calcolato in centesimi) così ripartito: titolo di studio, requisiti professionali (015); una prova scritta e/o pratica, anche in forma di test, sugli argomenti del corso o attitudinali o di cultura generale (0-35); un colloquio sulle materie oggetto del corso specialistiche o trasversali e/o motivazione di partecipazione al corso e curriculum (0-50). I candidati per essere ammessi al corso devono aver conseguito un punteggio minimo di 60/100 (ad eccezione di un corso in cui il punteggio massimo è stato pari a 50/100 a seguito della mancanza di requisiti professionali minimi richiesti per la partecipazione e di una prova scritta). Nei bandi possono essere specificati dei requisiti ulteriori che, a parità di punteggio, possono costituire titolo di preferenza per essere ammessi alle attività formative (ad esempio, ISEE) oppure è possibile che vengano tenuti presente, nella composizione dell‟aula, partecipanti con specifiche caratteristiche (in alcuni bandi è richiesto, ad esempio, di garantire una determinata quota di donne o di cittadini extra-comunitari tra i partecipanti al corso). 13 fornisce la base statistica per ricostruire gli esiti occupazionali dei partecipanti ai corsi di formazione, dei quali si valutano gli effetti, oltre che di coloro che fanno parte del gruppo di controllo. Consente inoltre di documentare in maniera dettagliata l‟esperienza lavorativa degli individui – trattati e non – in un determinato periodo precedente la realizzazione dell‟intervento formativo. Il campione finale è composto da 652 individui, di cui 193 partecipanti ad un corso di formazione per l‟inserimento occupazionale e 459 nontrattati, che costituiscono il gruppo di controllo. Due diversi aspetti possono essere analizzati a seguito della partecipazione ad un corso: la durata del periodo necessario ad essere avviati, ovvero ad essere oggetto di un contratto di lavoro dipendente, e lo stato occupazionale a distanza di diversi periodi dalla fine del corso di formazione. Abbiamo quindi dapprima creato una variabile, avviamento, che misura, in giorni solari, la distanza tra il giorno di avvio del corso di formazione e il giorno in cui, secondo le Comunicazioni Obbligatorie, il lavoratore è stato oggetto di un avviamento. L‟analisi empirica è stata poi condotta utilizzando come variabile dipendente la variabile occupato che studia la probabilità di essere occupato successivamente all‟inizio del corso a determinati intervalli temporali, ovvero a distanza di 3, 6, 12, 18 e 24 mesi dall‟avvio del corso. La variabile assume valore 1 se, nei periodi di tempo considerati, l‟individuo è occupato. Viceversa, la variabile assume valore 0 se il lavoratore non è occupato. La scelta di questi periodi dall‟inizio delle attività formative consente di descrivere un orizzonte temporale sufficientemente ampio per identificare i diversi effetti derivanti dalla partecipazione a tali corsi. Nella Tabella 1 vengono riportate le statistiche descrittive relative alla durata di attesa dell‟avvio per gruppo socio-economico. Nella prima colonna viene riportata la durata media di tale periodo per l‟insieme del campione utilizzato. Nelle successive viene definita la durata media di tale periodo, rispettivamente, per i lavoratori che non hanno e che hanno partecipato ad un corso. La durata media tra l‟inizio del corso e l‟avviamento è pari a 232 giorni. Valori minori si rilevano tra gli uomini (225 giorni), tra i lavoratori con più di 45 anni (189 giorni) e tra coloro che sono in possesso di una laurea (200 giorni). La Tabella 1 mostra inoltre che, nel caso dei partecipanti ai corsi di formazione (i trattati), i tempi di accesso al mercato del lavoro sono mediamente più lunghi di quelli registrati nel caso di coloro che invece non 14 partecipano ad attività formative (non trattati o controlli). Sembra dunque trovare conferma la presenza del cosiddetto lock-in effect, precedentemente identificato nella rassegna della letteratura: i partecipanti ad un corso di formazione, durante il periodo in cui frequentano le lezioni, ricercano un lavoro con minore intensità rispetto a coloro che invece non partecipano ad alcuna attività formativa e, di conseguenza, hanno minori opportunità, rispetto a questi ultimi, di trovare una (nuova) occupazione. Tale differenza tra trattati e controlli è particolarmente rilevante nel caso delle donne, degli individui di età compresa tra 30 e 45 anni e di coloro in possesso della licenza media. La presenza del lock-in effect viene confermata dalla Figura 1, nella quale vengono mostrate le stime non parametriche ottenute utilizzando il modello di Kaplan-Meier e si evidenzia la presenza di differenze nella durata media di attesa tra soggetti trattati (linea continua) e di controllo (linea tratteggiata). Tali differenze sono particolarmente evidenti nel periodo compreso tra i 4 e i 12 mesi successivi all‟inizio del corso: in questo periodo i trattati hanno fino al 20 percento di probabilità in meno rispetto ai non trattati di interrompere il periodo di non occupazione e di essere oggetto di un contratto di avviamento. Successivamente le differenze si riducono e, dopo oltre un anno dall‟inizio del corso, i trattati mostrano che la probabilità di avviamento è simile a quella dei soggetti che non hanno partecipato ai corsi di formazione. Tabella 1: Statistiche descrittive sulla durata di attesa Tutti i corsi Tutti Non-trattati Tutti 231,32 220,53 Genere Donne 234,99 203,29 Uomini 224,66 246,39 Età <30 231,79 238,28 30-45 239,00 210,27 >45 188,50 113,00 Istruzione Licenza media 263,30 212,00 Diploma di scuola superiore 246,56 234,69 Laurea 199,24 194,20 Nazionalità Italiana 239,38 230,03 Europea 62,33 62,33 Extra-Europea 184,17 197,60 Nota: *** significativo all‟1%, ** significativo a 5%, * significativo al 10%. 15 Trattati 251,73 284,30 163,80 222,17 329,29 566,00 468,50 275,88 204,83 255,47 --117,00 * * * Figura 1: Stime non parametriche – Modello di Kaplan-Meier Nella Tabella 2 vengono invece presentate le statistiche descrittive relative alla quota di occupati, divisa tra trattati e non trattati, a 3 (prima e seconda colonna), a 6 (terza e quarta colonna), a 12 mesi (quinta e sesta colonna), a 18 (settima ed ottava colonna) e 24 mesi (nona e decima colonna). Considerando il campione nel suo complesso, successivamente all‟inizio del corso di formazione, la quota di occupati è crescente nel tempo: a 3 mesi è pari al 25,2 percento, a 6 mesi è pari al 30,9 percento, a 12 mesi al 38,4 percento, a 18 mesi al 39,5 percento e a 24 mesi al 40,3 percento. Il numero di occupati è costantemente maggiore tra le donne. Tra i giovani con meno di 30 anni si registrano le quote più elevate di occupati a 3 e a 6 mesi; mentre, in seguito, le differenze con le altre fasce di età sono più contenute. Diploma di scuola media superiore e laurea, in particolare, sono i livelli di istruzione in corrispondenza dei quali si registra la quota più elevata di occupati in ciascuno degli intervalli considerati. 16 Tabella 2: Statistiche descrittive sulla quota di occupati a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi A 3 mesi dall'inizio del corso NonTrattati trattati 0,2516 0,2719 0,2035 ** Tutti A 6 mesi dall'inizio del corso A 12 mesi dall'inizio del corso NonNonTrattati Tutti Trattati trattati trattati 0,3094 0,3339 0,2511 ** 0,3838 0,3741 0,4069 Tutti Tutti Genere Donne 0,2581 0,2843 0,2065 * 0,3102 0,3431 Uomini 0,2421 0,2562 0,1974 0,3082 0,3223 Età <30 0,2809 0,3070 0,2294 0,3488 0,3953 30-45 0,2318 0,2510 0,1789 0,2793 0,2928 >45 0,2268 0,2429 0,1852 0,2887 0,3000 Istruzione Licenza media 0,2182 0,1951 0,2857 0,2545 0,2561 Diploma di 0,2440 0,2677 0,1846 * 0,2923 0,3200 scuola superiore Laurea 0,2850 0,3262 0,2055 * 0,3738 0,4113 Nazionalità Italiana 0,2584 0,2782 0,2126 0,3066 0,3285 Europea 0,1923 0,3125 --0,3462 0,4375 Extra-Europea 0,2059 0,2037 0,2143 0,3235 0,3519 Nota: *** significativo all‟1%, ** significativo a 5%, * significativo al 10% A 18 mesi dall'inizio del corso NonTrattati trattati 0,3954 0,3777 0,4372 Tutti Non-trattati Trattati 0,4031 0,3905 0,4329 Tutti A 24 mesi dall'inizio del corso 0,2452 ** 0,3926 0,2632 0,3711 0,3824 0,3636 0,4129 0,3947 0,4056 0,3805 0,3824 0,3719 0,4516 0,4079 0,4208 0,3774 0,4118 0,3636 0,4387 0,4211 0,2569 ** 0,3951 0,2421 0,3631 0,2593 0,4227 0,3767 0,3688 0,3857 0,4312 0,3474 0,5185 0,4167 0,3715 0,4124 0,4000 0,3650 0,3571 0,4495 0,3895 0,5556 0,4043 0,4078 0,3814 0,3907 0,4030 0,3429 0,4312 0,4211 0,4815 0,2500 0,3091 0,2927 0,3571 0,3273 0,3171 0,3571 0,3455 0,3415 0,3571 0,2231 ** 0,3890 0,3692 0,4385 0,4154 0,3908 0,4769 0,4110 0,3938 0,4538 0,3014 0,4112 0,4326 0,3699 0,3879 0,3830 0,3973 0,4159 0,4113 0,4247 0,3810 0,4231 0,3971 0,3682 0,4375 0,4074 0,4106 0,4000 0,3571 0,4015 0,3462 0,3529 0,3787 0,3750 0,3704 0,4541 0,3000 0,2857 0,4175 0,3462 0,2794 0,4059 0,3750 0,2593 0,4444 0,3000 0,3571 0,2560 0,2000 0,2143 * 17 * * * I risultati riportati in Tabella 2 mostrano inoltre che, nei primi sei mesi dall‟inizio del corso (in dettaglio a 3 e a 6 mesi), la proporzione di occupati tra i trattati è mediamente inferiore a quella registrata tra i soggetti che compongono il gruppo di controllo. Tale differenza percentuale è quantificabile tra i 7 e gli 8 punti percentuali. Si conferma la presenza del lock-in effect che sembra riguardare in particolare le donne, per le quali le differenze a favore dei non trattati nella proporzione di occupati sono pari a 8 e a 10 punti percentuali, rispettivamente a 3 e a 6 mesi; nel caso degli uomini, invece, queste differenze sono più contenute e non risultano statisticamente significative. Tra le classi d‟età, la coorte che sembrerebbe risultare maggiormente interessata da questo fenomeno è quella degli under30: in questo caso, a 6 mesi di distanza dall‟inizio del corso, la quota di occupati tra quanti non partecipano a corsi di formazione supera di 14 punti percentuali quella registrata tra i partecipanti ai corsi. Per quanto concerne i livelli di istruzione, si evidenziano differenze statisticamente significative a favore dei non trattati nella proporzione di occupati a 3 e 6 mesi (rispettivamente di 8 e 10 punti percentuali) solo tra i soggetti in possesso di diploma di scuola media superiore. Nel brevissimo periodo (a 3 mesi) si rilevano comunque differenze statisticamente significative a favore di quanti non hanno partecipato a corsi di formazione, anche nel caso di soggetti in possesso della laurea (pari a 12 punti percentuali). Prendendo in considerazione la cittadinanza, emergono differenze statisticamente significative nella quota di occupati a 3 mesi e solo nel caso degli italiani: la quota di occupati tra i non trattati supera quella registrata tra i trattati di circa 7 punti percentuali. Dopo un anno dall‟inizio del corso, la proporzione di occupati tra i partecipanti ai corsi di formazione risulta superiore a quella rilevata tra i non partecipanti ad attività formative, sebbene le differenze tra gruppo di trattati e di controllo non siano statisticamente significative. Tuttavia, a 18 mesi si rileva che le quote di occupati tra i trattati over45, tra i trattati con diploma di scuola media superiore e tra i trattati di nazionalità italiana sono mediamente superiori a quelle dei non trattati. Allo scopo di controllare per l‟eterogeneità osservata nei criteri di valutazione, nelle stime successive è stato incluso un set di variabili di controllo relative alle caratteristiche personali e alle carriere lavorative precedenti all‟inizio delle azioni formative degli individui presenti nel dataset oggetto di analisi. Le caratteristiche personali considerate sono: il genere, l‟età, misurata in termini assoluti e al quadrato, la residenza, definita a livello provinciale, e la cittadinanza, distinta in italiana, europea ed extraeuropea. Inoltre, nell‟analisi si tiene conto del capitale umano acquisito, misurato con variabili dicotomiche che definiscono il livello di istruzione massimo raggiunto dal soggetto interessato (obbligo scolastico o inferiore titolo di studio, diploma di scuola media superiore, laurea o postlaurea). Al fine di controllare per l‟esperienza acquisita precedentemente al corso è stata inclusa una variabile dummy che identifica se ciascun individuo del campione sia stato occupato per almeno un mese nei tre mesi precedenti al corso. Allo stesso modo sono state create variabili dummy relative ai trimestri precedenti, fino a 24 mesi prima dell‟inizio del corso. Ciascuna dummy identifica se l‟individuo è stato o meno occupato in quel dato trimestre per almeno un mese. In questo modo si è dunque provveduto ad includere nelle analisi la storia lavorativa precedente l'inizio del corso di formazione che, come suggerito dalla letteratura in tema di valutazione di 'active labour market policies’, dovrebbe incorporare numerose caratteristiche individuali rilevanti per gli esiti sul mercato del lavoro. 18 Le informazioni relative all‟occupazione nei mesi precedenti e successivi all‟inizio del corso sono riportate nella Figura 2, che mostra l‟andamento medio dell‟occupazione nel tempo. La Figura 2 suggerisce quanto segue: i) precedentemente all‟inizio del corso, i due gruppi mostrano differenze molto contenute, tra trattati e controlli, nella quota di occupati a conferma della comparabilità dei due gruppi; ii) fino a 6 mesi dopo l‟inizio del corso, i trattati registrano quote di occupati mediamente inferiori a quelle dei controlli (lock-in effect); iii) successivamente la quota di occupati tra i partecipanti ai corsi di formazione è mediamente superiore a quella dei non partecipanti ai corsi. Figura 2: Andamento dell’occupazione prima e dopo il corso di formazione 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 -27 -24 -21 -18 -15 -12 -9 -6 -3 0 Trattati 3 6 9 12 15 18 21 24 27 Controlli Metodologie di analisi L‟analisi empirica è stata realizzata al fine di determinare gli effetti occupazionali della partecipazione agli “interventi di formazione per l‟inserimento occupazionale”7 realizzati grazie al cofinanziamento del FSE (conclusi nel 2011), sulla condizione occupazionale a distanza di diversi periodi dall‟avvio delle attività formative. Al fine di verificare se gli individui che, in un dato tempo, hanno partecipato a queste azioni formative hanno una maggiore probabilità di essere occupati rispetto al caso in cui, in quello stesso dato tempo, non vi avessero partecipato, si realizza un‟analisi controfattuale utilizzando il matching statistico. Tale metodologia di analisi prevede che in un primo momento si studi la probabilità di partecipare al corso di formazione sulla base delle caratteristiche osservate. Si individua quindi un matching statistico, ovvero un abbinamento che permetta, sulla base di caratteristiche osservate, a ciascun individuo trattato di essere confrontato con uno o più soggetti che non hanno partecipato ai corsi di formazione, ottenendo così un gruppo di controllo costituito da soggetti confrontabili. L‟effetto del trattamento sulla variabile risultato viene poi stimato calcolando la semplice differenza tra le medie della variabile risultato nei due gruppi. 7 Formazione finalizzata al reinserimento lavorativo e Formazione post obbligo formativo e post diploma. 19 Tale approccio di analisi può portare ad un corretta stima del trattamento solamente nel caso in cui i soggetti trattati e quelli di controllo abbiano un supporto comune, ossia esistano individui nei due gruppi con valori simili relativi alle variabili di controllo. Al fine di ottenere stime valide ed accurate è inoltre necessario definire adeguatamente il matching statistico, individuando nello specifico: la distanza tra unità (al fine di stabilire quali individui siano simili tra loro) e la tipologia di abbinamento, ovvero il criterio per scegliere quante unità abbinare e come, sulla base della distanza. La misura di distanza più usata è la distanza tra propensity score (indice di propensione); il propensity score di una unità (trattata o non-trattata) è la probabilità che un‟unità venga assegnata al trattamento date le sue caratteristiche osservabili prima del trattamento. Per quanto riguarda la tipologia di abbinamento, allo scopo di fornire risultati che siano robusti rispetto alla scelta della tipologia di abbinamento, l‟analisi verrà condotta proponendo le stime relative ad alcune delle principali tipologie di matching (Nearest neighbor matching, Radius matching, Kernel matching). Tali tipologie si differenziano per il numero di unità da abbinare e per la modalità di abbinamento, sulla base del propensity score. Analisi che, come quella oggetto del presente studio, investigano gli effetti di interventi di politiche attive in un contesto geografico limitato possono soffrire di due ordini di problemi. Da una parte, la scarsa numerosità del campione oggetto di analisi potrebbe in alcuni casi non permettere di ottenere stime statisticamente significative. Tuttavia questo problema non sembra affliggere il presente studio in quanto, raggruppando diversi corsi di formazione su di un fronte temporale piuttosto ampio, è possibile determinare un numero di soggetti trattati e di controllo sufficiente per una analisi statisticamente robusta. In secondo luogo, l‟eterogeneità nei requisiti richiesti dal bando di ciascun corso e la presenza di differenti soglie minime per la selezione possono portare a stime distorte da effetti relativi solo a specifici corsi. Nello stabilire gli ammessi al corso, le Commissioni si basano sui punteggi ottenuti nella selezione scritta ed orale e sulle priorità definite in precedenza dal bando: in tutti i bandi, viene data un‟iniziale priorità ai candidati della provincia in cui si svolge il corso di formazione; altri criteri di priorità sono il genere (in sette corsi viene data priorità alle donne garantendo loro la maggior parte dei posti) e la nazionalità (in un corso viene data priorità agli extraeuropei). Ne consegue dunque che la selezione non si basa esclusivamente sul soddisfacimento di un punteggio minimo di 60/100 ma anche sulla valutazione comparativa, fatta rispetto agli altri candidati, e sul possesso di requisiti che assicurano la priorità nella selezione. Tale problema potrebbe essere superato stimando separatamente l‟effetto di ciascun dei 16 corsi oggetto di analisi. In questo modo, il campione di soggetti trattati e non sarebbe eccessivamente ridotto non permettendo di evidenziare l‟eterogeneità relativa allo specifico corso di formazione indagato. Diversamente, è stato possibile effettuare stime distinte per le due tipologie di corsi oggetto della presente valutazione (formazione post obbligo formativo/post diploma e formazione finalizzata al reinserimento occupazionale) ipotizzando che gli effetti di corsi con la medesima finalità siano simili. 20 Evidenze empiriche Al fine di stimare l‟effetto della partecipazione a corsi di formazione sulla probabilità di occupazione a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi dall‟inizio del corso utilizziamo un approccio controfattuale, basato sul matching statistico per effettuare una stima adeguata della situazione controfattuale (ciò che sarebbe se gli individui non avessero partecipato ai corsi di formazione) e determinare gli esiti occupazionali degli interventi formativi oggetto di valutazione grazie al confronto con la situazione fattuale (ciò che accade a seguito della partecipazione ai corsi di formazione). L‟obiettivo è quindi quello di creare ex-post un gruppo di controllo, scegliendo tra i non-trattati un sottogruppo che, in termini di caratteristiche osservabili, sia il più possibile simile al gruppo dei trattati. La definizione del gruppo di controllo ha lo scopo di eliminare le differenze di partenza che il processo di selezione ha generato tra i due gruppi. Inoltre, a differenza di modelli che prevedono l‟utilizzo di tutte le osservazioni disponibili e l‟impiego di covariate per stime ceteris paribus, il matching permette di individuare unità non-trattate molto diverse dalle unità trattate al fine di non usarle per l‟abbinamento e quindi per la stima dell‟effetto. Una volta scelto un gruppo di controllo, composto da soggetti confrontabili con i trattati, la stima dell‟effetto si otterrà semplicemente calcolando la differenza tra la media della variabile-risultato nel gruppo dei trattati e nel gruppo dei controlli abbinati. Si tratta quindi di un approccio non-parametrico, che non richiede di imporre una precisa forma alla relazione tra variabile-risultato e variabili di controllo. Questa strategia si collega immediatamente all‟idea di controfattuale: la media della variabile-risultato delle unità non-trattate abbinate rappresenta la nostra migliore stima del controfattuale (ovvero come si sarebbero comportate le unità trattate in assenza del trattamento). Per poter ottenere una stima appropriata del trattamento è necessario verificare, a livello empirico, che esista un sufficiente supporto comune, ovvero una regione di sovrapposizione in cui ad ogni soggetto trattato si possa associare, come controllo, almeno un individuo che non ha partecipato al corso con caratteristiche pre-trattamento simili a quelle dei trattati. Dalla Figura 3 possiamo notare che nella parte destra della distribuzione la numerosità dei soggetti non-trattati si riduce ma risulta sufficiente per poter trovare un adeguato matching alla maggior parte dei trattati.8 Requisito per la validità è inoltre la capacità del matching di risultare bilanciato, ovvero che la differenza tra le distribuzioni di tutte le covariate dei trattati e dei controlli non sia statisticamente significativa. Anche in questo caso è possibile verificare 9 che il matching garantisce un sufficiente bilanciamento, senza che emergano differenze significative nei regressori. 8 9 Solo in tre casi di soggetti trattati non è possibile trovare una adeguato controllo. I risultati sono presentati in appendice. 21 Figure 3: Supporto comune Nella Tabella 3 vengono quindi presentati i risultati relativi all‟effetto del trattamento (ATT)10 tenendo conto di diverse tipologie di abbinamento, ovvero Nearest neighbor matching, Radius matching e Kernel matching.11 L‟analisi viene condotta sia utilizzando le sole variabili di controllo relative alle caratteristiche personali precedentemente descritte (prime due colonne) sia includendo anche la variabile che descrive la graduatoria di selezione sulla base di un punteggio che va da 0 a 100 (terza e quarta colonna).12 I risultati confermano l‟esistenza di un lock-in effect, statisticamente significativo e robusto rispetto sia all‟inclusione della variabile relativa al graduatoria sia alla scelta della tipologia di matching. Nella Tabella 3 si evidenzia, infatti, che, a 6 mesi dall‟inizio delle attività formative, la partecipazione ad un corso di formazione riduce la probabilità di occupazione di una percentuale compresa tra il 9 e il 12 percento, a seconda del tipo di matching utilizzato e dell‟inclusione o meno nel matching del punteggio ottenuto nella selezione. Questi risultati confermano che, durante la frequenza di un corso di formazione, i destinatari di attività formative riducono necessariamente l‟intensità delle attività di ricerca del lavoro e, quindi, hanno una probabilità minore di trovare un (nuovo) impiego. La probabilità dei controlli di essere occupati a 3 mesi dall‟inizio del corso risulta essere superiore a quella dei trattati, anche se in misura moderata e non statisticamente significativa, mentre la differenza a favore 10 Le tabelle relative a ciascuna stima in cui al fine di illustrare come viene stimata la probabilità di partecipare agli interventi di formazione finalizzata all‟inserimento occupazionale in relazione alle caratteristiche socio-anagrafiche considerate 11 L‟utilizzo di diverse tipologie di abbinamento permette di testare più approfonditamente la robustezza dei risultati considerando metodologie di matching che consentano accoppiamenti diversi tra soggetti trattati e non trattati. 12 Includere tale informazione all‟interno del processo di abbinamento ha lo scopo di restringere il gruppo dei controlli, eliminando coloro i quali hanno ottenuto valutazioni insufficienti o lontane da quelle dei trattati. Si può quindi ottenere in questo modo un più efficace matching e una stima più robusta dell‟effetto del trattamento. 22 dei controlli si amplifica con il progredire del corso. Con la conclusione dei corsi o con l‟approssimarsi della loro conclusione, l'iniziale impatto negativo del trattamento si riduce, come evidenziato dall'effetto statisticamente non significativamente significativo a 12 mesi. Successivamente, a 18 mesi dall‟inizio dei corsi, ovvero dopo la loro conclusione, si evidenzia un effetto positivo e generalmente statisticamente significativo (nell‟ordine all‟incirca dell‟8% e del 9% rispettivamente con il Radius e il Kernel matching). Includendo il punteggio ottenuto nella selezione nel matching, tale effetto positivo risulta statisticamente significativo soltanto utilizzando il Nearest neighbor matching, pregiudicando la robustezza delle stime precedenti. Inoltre, a distanza di ulteriori 6 mesi (ovvero a 24 mesi dall‟inizio delle azioni formative) l‟effetto si riduce ulteriormente, mostrando come non esistano differenze statisticamente significative tra trattati e non-trattati a due anni dall‟inizio del corso. La mancanza di robusti effetti significativi dopo due anni dall‟inizio delle azioni formative e quindi quando tutti i corsi si sono conclusi sembra quindi suggerire l‟inefficacia dei corsi di formazione oggetto di valutazione in quanto gli effetti negativi evidenziati a 6 mesi dall‟inizio dei corsi non sembrano essere compensati da una maggiore probabilità di occupazione in un‟ottica di più lungo periodo. Tabella 3: Stima dell’effetto del trattamento sulla probabilità di occupazione a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi - Analisi controfattuale con matching statistico Senza grade Con grade Differenza S.E. Differenza S.E. Occupazione a 3 mesi dalla fine del corso di formazione -0,0576 (0,0567) -0,0893 (0,0657) Nearest neighbors matching -0,0709* (0,0382) -0,0577 (0,0456) Radius matching Kernel matching -0,0606 (0,0397) -0,0484 (0,0531) N° osservazioni 652 533 Occupazione a 6 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors matching -0,0733 (0,0602) -0,1190* (0,0707) Radius matching -0,0995** (0,0405) -0,0896* (0,0488) Kernel matching -0,1006** (0,0422) -0,1067* (0,0567) N° osservazioni 652 533 Occupazione a 12 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors matching 0,0209 (0,0636) 0,0357 (0,0740) Radius matching 0,0446 (0,0433) 0,0722 (0,0513) Kernel matching 0,0592 (0,0449) 0,0556 (0,0590) N° osservazioni 652 533 Occupazione a 18 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors matching 0,0733 (0,0635) 0,1488** (0,0722) Radius matching 0,0794* (0,0433) 0,0810 (0,0513) Kernel matching 0,0889** (0,0449) 0,0881 (0,0590) N° osservazioni 652 533 Occupazione a 24 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors matching 0,0785 (0,0635) 0,0714 (0,0738) Radius matching 0,0559 (0,0433) -0,0017 (0,0514) Kernel matching 0,0528 (0,0449) -0,0047 (0,0592) N° osservazioni 652 533 Nota: *** significativo all‟1%, ** significativo a 5%, * significativo al 10% I risultati dell‟analisi evidenziano quanto già rilevato dalla letteratura empirica in termini di lock-in effect: i trattati hanno minori probabilità di essere occupati durante la partecipazione a programmi di politica attiva del lavoro e, nello specifico, la frequenza di corsi di formazione (Calmfors, 1994; Sianesi, 2001; Biewen at al. 2007; Rettore at al. 2014). Inoltre, i risultati del presente studio, indipendentemente dalla metodologia di analisi adottata, sono piuttosto coerenti soprattutto con quelli evidenziati da: 23 Hujer at al (2004) che mostrano la presenza di un rilevante effetto di lock-in durante la partecipazione a programmi di formazione professionale ed effetti non statisticamente significativi sull‟uscita dallo stato di disoccupazione dopo la loro conclusione; Battistin e Rettore (2002) che, a 17 mesi dalla loro conclusione, non trovano alcun effetto statisticamente significativo della partecipazione ai corsi di formazione professionale di office automation sull‟occupazione; Caroleo e Pastore (2001) che non trovano effetti significativi su alcuna forma di occupazione /regolare o irregolare) della formazione off-thejob che on-the-job training, anche tenendo conto della sua durata. Quale tipologia di corso di formazione ha una maggiore effetto? Alla luce di quanto evidenziato nella sezione precedente, risulta di interesse studiare se la mancanza di robusti effetti positivi, in termini di effetti sull‟occupazione, della partecipazione ai corsi di formazione nasconda significative differenze tra le diverse tipologie di corsi. Lo scopo di questa sezione è quindi quello di indagare se effettivamente esistano differenze in tal senso. A tale scopo si considerano separatamente i corsi finalizzati al reinserimento e quelli di formazione post obbligo formativo/post diploma. Stime non parametriche condotte con il modello di Kaplan-Meier suggeriscono che la partecipazione a corsi di formazione post obbligo formativo/post diploma (Figura 4a) non sembra portare a differenze statisticamente significative tra trattati e non-trattati nella durata di attesa del primo avviamento dopo l‟inizio del corso. Al contrario, la partecipazione a corsi di formazione finalizzati al reinserimento lavorativo (Figura 4b) sembra ridurre, fino ad un anno dall‟inizio delle azioni formativi e, quindi, durante la frequenza dei corsi, la probabilità di accedere al mercato del lavoro nel confronto con quanti invece non vi partecipano. Successivamente, tra i 12 e i 18 mesi, i frequentanti dei corsi finalizzati al reinserimento lavorativo sembrano tuttavia avere una maggiore probabilità di lasciare la condizione di non occupato, a seguito di un avviamento, rispetto a coloro i quali non hanno partecipato al corso. Figura 4: Stime non parametriche – Modello di Kaplan-Meier a) Formazione post obbligo formativo/post diploma 24 b) Formazione finalizzata al reinserimento Nella Tabella 4 vengono presentate le stime, ottenute mediante matching statistico, degli effetti occupazionali della partecipazione alle iniziative formative cofinanziate dal FSE, disaggregate per tipologia di corsi. Concentrandosi sui corsi di formazione finalizzati al reinserimento lavorativo è possibile rilevare che esiste un lock-in effect per i partecipanti ai corsi e che tale effetto negativo non viene compensato da un aumento delle probabilità di occupazione dopo la conclusione dei corsi. La minore probabilità di coloro i quali abbiano frequentato corsi di formazione a 6 mesi è quantificata nel 10 percento. Si può quindi ipotizzare che, tra quanti hanno perso il proprio lavoro, frequentare questi corsi di formazione, non solo riduce l‟intensità della ricerca di lavoro con effetti negativi sulla probabilità di trovare una (nuova) occupazione (lock.in effect), ma non consente nemmeno di acquisire un vantaggio competitivo rispetto ai non partecipanti che gli consenta di aumentare le probabilità di uscire dalla status di disoccupazione anche dopo un congruo periodo dopo la conclusione del percorso formativo. Al contrario la partecipazione a corsi di formazione post-obbligo formativo/post diploma non sembra avere alcun effetto negativo statisticamente significativo durante la frequenza del corso, mentre si evidenzia un effetto positivo e statisticamente significato a 18 mesi (che tuttavia a 24 mesi non rimane significativo). I risultati sembrano suggerire che la partecipazione a questa tipologia di corsi di formazione abbia quindi dei riflessi positivi aumentando le possibilità di occupazione al termine dei corsi stessi, in un arco temporale di 18 mesi. È possibile ipotizzare che tali corsi forniscano quindi particolari competenze che i frequentanti possano impiegare in tempi relativamente brevi – dopo la conclusione dei corsi -nel mercato del lavoro. Alla luce dei risultati illustrati nella Tabella 4 emerge che la mancanza di robusti effetti significativi sull‟occupazione delle azioni formative cofinanziate dal FSE è da attribuirsi principalmente alla formazione per il reinserimento lavorativo degli adulti. I corsi di formazione post obbligo e post diploma non sembrano mostrare la presenza di un effetto di lock-in durante la partecipazione ai corsi e, a 18 mesi dall‟inizio dei corsi, ovvero ad un certo lasso di tempo dopo la conclusione dei corsi, sembrano fornire un vantaggio competitivo, perlomeno nel breve periodo, ai soggetti trattati, i quali risultano avere probabilità di occupazione più elevate dei non-trattati. In altri termini, la formazione per l‟inserimento occupazionale rappresenta un valore aggiunto nel caso di individui senza precedenti esperienze lavorative e le cui conoscenze/competenze sono più aggiornate: questi corsi consentono 25 di accrescere ulteriormente le conoscenze e di acquisire competenze professionali immediatamente spendibili dai (giovani) disoccupati al fine di entrare in tempi rapidi nel mercato del lavoro. Tabella 4: Stima disaggregata per corso di formazione dell’effetto del trattamento sulla probabilità di occupazione a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi - Analisi controfattuale con matching statistico Formazione post obbligo Formazione finalizzata al formativo/post diploma reinserimento Differenza S.E. Differenza S.E. Occupazione a 3 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors -0,0390 0,0898 0,0755 0,0656 matching Radius matching -0,0827 0,0602 -0,0338 0,0526 Kernel matching -0,0831 0,0663 -0,0128 0,0552 N° osservazioni 318 330 Occupazione a 6 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors 0,0390 0,0931 -0,0755 0,0791 matching Radius matching -0,0321 0,0644 -0,1057 * 0,0560 Kernel matching -0,0159 0,0703 -0,1030 * 0,0589 N° osservazioni 318 330 Occupazione a 12 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors 0,1429 0,0946 0,1038 0,0822 matching Radius matching 0,0731 0,0667 0,0434 0,0603 Kernel matching 0,0742 0,0725 0,0558 0,0630 N° osservazioni 318 330 Occupazione a 18 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors 0,1688 * 0,0957 0,0094 0,0832 matching Radius matching 0,1138 * 0,0667 0,0752 0,0602 Kernel matching 0,1156 0,0725 0,0570 0,0629 N° osservazioni 318 330 Occupazione a 24 mesi dalla fine del corso di formazione Nearest neighbors 0,1558 0,0939 0,1226 0,0829 matching Radius matching 0,0507 0,0668 0,0679 0,0601 Kernel matching 0,0816 0,0727 0,0590 0,0628 N° osservazioni 318 330 Nota: *** significativo all‟1%, ** significativo a 5%, * significativo al 10% I corsi di formazione per il reinserimento lavorativo non sembrerebbero, invece, rappresentare un valore aggiunto, seppure nel breve periodo, per coloro i quali li frequentano in quanto le conoscenze e le competenze acquisite si innestano in un contesto formativo spesso obsoleto. I soggetti interessati da questi corsi, siano essi partecipanti o meno, pur generalmente caratterizzandosi per esperienze professionali pregresse più o meno sviluppate, sovente sono in possesso di basse qualifiche professionali con livelli di competenze e conoscenze non particolarmente aggiornati. Infatti, molto spesso la formazione per il reinserimento lavorativo si rivolgono soprattutto a destinatari adulti (quindi non particolarmente giovani) e con bassi livelli di istruzione che ai fini del reinserimento lavorativo forse necessiterebbero di interventi formativi di lunga durata o più intensivi o di politiche attive del lavoro più strutturate ed articolate (orientamento, formazione, accompagnamento nella ricerca attiva del lavoro, ecc.) per accrescere la propria spendibilità sul mercato del lavoro e trovare una collocazione adeguata, oltre che per garantire una loro maggiore occupabilità rispetto a coloro che non partecipano ad alcun programma. 26 Conclusioni ed implicazioni di policy La letteratura sull‟analisi dell‟efficacia delle politiche attive del lavoro in Italia pur essendo in crescita non è ancora particolarmente consistente, poiché la riflessione teorica sulla valutazione delle politiche per il lavoro ha iniziato a prendere corpo in tempi relativamente recenti. Tuttavia, nell‟area della formazione professionale, gli esercizi di valutazione degli interventi formativi sono stati relativamente numerosi, anche perché stimolati dalle attività di documentazione e monitoraggio richieste per il cofinanziamento dal Fondo Sociale Europeo (FSE). Il presente studio si colloca in questo filone delle letteratura proponendo un‟analisi degli effetti di complessivamente 16 interventi di formazione per l‟inserimento occupazionale realizzati, col cofinanziamento del FSE, in una regione italiana e conclusisi nel 2011, di cui 9 per il reinserimento lavorativo e 7 post obbligo/post diploma. Per valutare gli effetti della formazione per l‟inserimento occupazionale è stata adottata a seguente strategia di analisi: è stata analizzata la condizione occupazionale a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi dall‟inizio del corso di formazione al fine di stabilire se la partecipazione abbia avuto un effetto positivo sulla probabilità di occupazione a determinati intervalli temporali dall‟avvio degli interventi formativi. L‟effetto del trattamento sulla probabilità di occupazione a 3, 6, 12, 18 e 24 mesi è stato indagato attraverso un approccio controfattuale, utilizzando un adeguato matching statistico. Emerge che a 6 mesi dall‟inizio degli interventi formativi -- ovvero in un arco temporale durante il quale i partecipanti ai corsi di formazione ancora frequentano le attività formative -- la partecipazione ai corsi di formazione riduce significativamente (in una percentuale compresa tra il 9 e il 12) la probabilità dei partecipanti di essere occupati. Si tratta del noto effetto di lock-in: i partecipanti ai corsi di formazione riducono l‟intensità della ricerca di un lavoro e dunque hanno una minore probabilità di trovare un (nuovo) impiego durante la frequenza delle lezioni. Con la conclusione (o l‟approssimarsi della conclusione) dei corsi, l'iniziale impatto negativo del trattamento si riduce, come evidenziato dall'effetto statisticamente non significativamente significativo a 12 mesi. Tuttavia, successivamente -- a 18 e 24 mesi dall‟inizio degli interventi formativi, ovvero dopo la loro conclusione -- non sembrano differenze statisticamente significative tra trattati e non-trattati (in particolare a due anni dall‟inizio del corso). Disaggregando l‟analisi per tipologia di corsi (reinserimento lavorativo e post obbligo/post diploma), nel caso dei partecipanti alle azioni formative per il reinserimento lavorativo, si rileva la presenza di un effetto di lock-in a 6 mesi dall‟inizio degli interventi (durante la partecipazione alle attività formative) ed emerge che tale effetto negativo non viene compensato da un aumento delle probabilità di occupazione dopo la conclusione dei corsi. La partecipazione a corsi di formazione post-obbligo formativo/post diploma non sembra invece avere alcun effetto negativo statisticamente significativo sulla probabilità di trovare un impiego durante la frequenza del corso e, successivamente, si evidenzia un effetto positivo e statisticamente significato a 18 mesi (che tuttavia a 24 mesi non rimane significativo). Il presente studio contribuisce quindi a sviluppare ulteriormente il dibattito sulla valutazione degli effetti dei corsi di formazione nel contesto del mercato del lavoro italiano. L‟attenzione viene posta in particolare sugli effetti della formazione per l‟inserimento occupazionale cofinanziata dal 27 FSE, distinguendo tra formazione finalizzata al reinserimento lavorativo e formazione post obbligo formativo/post diploma. I risultati emersi sono interessanti perché evidenziano la mancanza di robusti effetti significativi dopo due anni dall‟inizio delle azioni formative, quando tutti i corsi -oggetto di valutazione nel presente studio -- si sono conclusi. Queste evidenze sembrano suggerire una scarsa efficacia occupazionale di questi corsi di formazione in quanto gli effetti negativi evidenziati a 6 mesi dall‟inizio dei corsi (lock-in effect) non sembrano essere compensati da una maggiore probabilità di occupazione in un‟ottica di più lungo periodo. Naturalmente, neppure queste analisi sono in grado di dare una risposta completa alla domanda sul rapporto tra i costi e i benefici delle iniziative formative cofinanziate dal FSE. Tuttavia, data l‟importanza di questi corsi, che rispondono all‟obiettivo di coniugare occupabilità ed equità sociale grazie all‟intervento pubblico, è opportuno sottolineare che le valutazioni d‟impatto possono fornire indicazioni rilevanti sulla loro efficacia e sui modi per migliorarla. Quindi, è comunque importante effettuare una valutazione di impatto degli esiti occupazionali degli interventi formativi cofinanziati dal FSE, anche quando -- come nel caso di questo studio -l‟analisi controfattuale mostra che questi interventi non sembrano migliorare le probabilità di occupazione delle popolazione in cerca di lavoro, in particolare dei soggetti meno competitivi sul mercato del lavoro (ovvero coloro i quali hanno perso il lavoro e hanno visto diventare obsolete le loro conoscenze/competenze). Come già sottolineato, emergono però delle differenze tra la formazione finalizzata al reinserimento e quella post obbligo formativo/post diploma. Infatti, sulla base delle stime effettuate, se, da un lato, emerge che partecipare ad attività formative per il reinserimento lavorativo, non solo riduce l‟intensità della ricerca di lavoro con effetti negativi sulla probabilità di trovare una (nuova) occupazione (lock.in effect), ma non consente nemmeno di aumentare le probabilità di uscire dalla status di disoccupazione, anche dopo un congruo periodo dopo la conclusione del percorso formativo, dall‟altro lato, la partecipazione a corsi di formazione post obbligo formativo/post diploma non è accompagnata da effetti di lockin ed aumenta le probabilità di occupazione dopo la loro conclusione, perlomeno nel breve periodo (a 18 mesi dal loro inizio). Emerge dunque una maggiore efficacia dei corsi di formazione post obbligo/post diploma, che nella maggior parte dei casi sostengono destinatari più giovani ed in possesso di competenze e conoscenza più aggiornate consentendogli di non perdere opportunità lavorative durante la partecipazione ai corsi e di trovare un‟occupazione – seppur non stabile -nel breve periodo (a pochi mesi dalla conclusione degli interventi formativi). D‟altra parte, il confronto tra trattati con la formazione per il reinserimento lavorativo e non trattati mostra che, durante la partecipazione a queste attività formative, i trattati hanno minori probabilità di trovare un (nuovo) lavoro e che, successivamente, i due gruppi non differiscono in maniera rilevante in termini di esiti occupazionali. La formazione occupazionale post obbligo formativo/post qualifica rappresenta dunque un valore aggiunto nel caso di individui giovani che, pur non in possesso di precedenti esperienze lavorative, dispongono di conoscenze/competenze più aggiornate, mentre nel caso dei meno giovani e meno istruiti, che costituiscono la gran parte dei destinatari dei corsi di formazione per il reinserimento lavorativo e che, pur avendo precedenti esperienze lavorative, possiedono conoscenze/competenze più obsolete, questi percorsi formativi (di breve e media durata) non sembrano in grado 28 di garantire un vantaggio competitivo. Forse questi destinatari (meno giovani e meno istruiti) -- per accrescere le loro opportunità di trovare un (nuovo) lavoro -- necessiterebbero di interventi formativi di più lunga durata o più intensivi oppure di percorsi e/o di servizi di politica attiva del lavoro più strutturati ed articolati, la partecipazione ai quali potrebbe introdurre un vantaggio in termini di competenze acquisite e di maggiore occupabilità rispetto a coloro che non vi partecipano. 29 Riferimenti bibliografici Barbieri G. e Sestito, P. (2008), Temporary workers in Italy: Who are they and where they end up, “Labour”, 22 (1), pp. 127-166. Barbieri, G., Gennari, P., Linfante, G., Rustichelli, E., & Sestito, P. (2003). Valutare i servizi pubblici per l'impiego: implementazione della riforma, attivismo dei servizi e chances lavorative degli utenti. Politica economica, 19(3), 343-372. Barbieri, P., e Scherer, S. (2007). Vite svendute. 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